In viaggio senza valigie. Con un figlio disabile

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In viaggio senza valigie. Con un figlio disabile
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In viaggio senza
valigie. Con
un figlio disabile
C
osa c’entrano delle cipolle
con peluche e collage? Cattura e rapisce in un viaggio
dell’anima la mostra di Laura Morelli Maternage. Tracce di un viaggio, installazione allestita fino al
7 febbraio presso il Museo diocesano di Milano, in corso di Porta
Ticinese 95, inaugurato nel 2001
nei chiostri di Sant’Eustorgio,
parte integrante della basilica e
dell’antico convento domenicano.
Un’iniziativa che nasce dal progetto “In viaggio senza valigie”,
promosso dall’associazione L’abilità (Labilita.org) per raccontare il vissuto quotidiano di genitori
e fratelli dei bambini con disabili-
tà: a 27 famiglie la onlus ha consegnato valigie vuote, chiedendo di
riempirle con oggetti che rappresentassero il nuovo viaggio esistenziale con il figlio disabile.
Il contenuto è stato poi affidato all’artista, perché ne schiudesse il “guscio” di emozioni in
otto stanze del percorso espositivo. I visitatori possono entrare in contatto con questa intimità
domestica attraverso esperienze
sensoriali: guardando immagini, annusando odori, ascoltando
suoni che raccontano emozioni, vissuti, sogni di padri, madri,
fratelli, sorelle di bambini con disabilità. Le ultime stanze descrivono il progetto e la genesi della
mostra, dando allo spettatore la
possibilità di esprimere quali siano i bagagli indispensabili per
il suo personale itinerario di vita.
«Maternage è un’annunciazione. Il parto dell’uomo provoca
SuperAbile INAIL
In alto a sinistra, una
sfera specchiante
è sospesa su un
letto di cipolle e, ai
lati, quattro cuffie
dove si ascoltano le
parole di genitori,
fratelli e sorelle; si
possono selezionare
la traccia “femmina”
e “maschio” (foto
di Alessandro
Grassani). A
destra, scatti di
Giovanni Diffidenti:
“Elementi naturali”
e “Gli oggetti delle
famiglie”.
30 Febbraio 2016
pianto. Ma le lacrime sono ebollizione emotiva e anche la possibilità di vedere il mondo in forma
nuova – puntualizza Laura Morelli –. Lo sguardo sociale si incrocia così con il mio sguardo e
nella prima stanza un grande pallone gonfiato d’aria rispecchia, ricalca, gioca con la realtà alterata e
accompagnata da voci che nel privato delle proprie orecchie risuonano di sguardi», ritenuti «osceni
perché irraccontabili, offensivi,
mortiferi, assoluti, rigati da difficoltà. Ritorna lo specchio deformante che ho usato nel 2014 per
il ritratto interiore nel progetto
sull’Alzheimer».
Fin dal 2003 l’artista si è dedicata a una ricerca sulle relazioni
e le problematiche sociali, costruendo una macchina chiamata “Survivor”, sedia robotica che
cammina sui sopravvissuti alle
mine antiuomo. [L.B.]