L`HAIKU EI GIOVANI ESPLORAZIONE DI UNA

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L`HAIKU EI GIOVANI ESPLORAZIONE DI UNA
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Haiku Poesia del Futuro - Seconda Conferenza Italiana Haiku
domenica 28 giugno 2009, Circolo dei Lettori, Torino - Italy
L’HAIKU E I GIOVANI
ESPLORAZIONE DI UNA DIDATTICA DELL’HAIKU
di Pietro Tartamella
premessa n° 1 - “ …un bravo scrittore…”
Abbiamo sentito dire un milione di volte che per diventare un bravo scrittore non bisogna stancarsi mai di
leggere e rileggere libri scritti da bravi autori.
Per quanto riguarda l’haiku dovremmo apportare una piccola modifica a questo pensiero e dire che: “per
diventare un bravo scrittore di haiku non bisogna stancarsi mai di leggere e rileggere i buoni haiku scritti
dai bambini”.
Se riconosciamo sinceramente, e convintamente, l’importanza di leggere con attenzione gli haiku scritti dai
bambini e dall’handicap, stiamo asserendo tre concetti davvero importanti:
1°) riconosciamo ai bambini il ruolo inaspettato di essere nostri maestri
2°) riconosciamo il mondo infantile come portatore di una “abilità” che molto può insegnare all’adulto,
inducendoci ad “ascoltare” seriamente i bambini e il loro mondo.
3°) ristabiliamo una relazione seria e dimenticata, una sorta di “continuità ciclica educativa” con il mondo
infantile, facendolo di nuovo abitare con dignità e importanza nella nostra coscienza.
premessa n° 2 - “… i bambini nostri maestri…”
Ma se i bambini possono essere nostri maestri di haiku, qual è il senso di “insegnare” loro l’haiku?
Lo insegnamo per tre motivi:
1°) perché i bambini lo devono prima scoprire e conoscere, per poterne scrivere e diventare nostri maestri
2°) perché la pratica dell’haiku li educa a mille valori e a mille attitudini
3°) perché la pratica dell’haiku può aiutare i bambini a non perdere alcune loro specifiche qualità
In tanti anni di esperienza come insegnante di haiku nelle scuole posso affermare che in prima media, all’età
quindi di circa 12 anni, condizionati dalla cultura dominante, dai valori dei mass-media, dai problemi tipici
dell’adolescenza, dalla muta vocale, dai valori della scuola che non “educa” (tira fuori), ma “riempie” di
nozioni, i bambini hanno già perduto gran parte della loro spontaneità e della loro creatività; il loro pensiero
è già artificioso, contorto, impoverito.
Possiamo riassumere dunque in due filoni le motivazioni che ci inducono a insegnare la poetica haiku ai
bambini:
- l’haiku è una via praticabile per giungere alla scoperta e all’appropriazione di alcune attitudini particolari;
l’haiku diventa la pratica per allenarsi in quelle attitudini
- l’haiku è una via al mantenimento, alla conservazione di attitudini già naturali nel bambino
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premessa n° 3 - “… contrari all’haiku…”
Noi oggi siamo qui riuniti, perché siamo persone attratte in qualche modo, anche se con sfumature diverse,
dalla poetica haiku. Sostenere che insegnare l’haiku ai bambini è una cosa buona, probabilmente incontrerà
l’approvazione e il convincimento di tutti.
Ma questo convincimento non deve trarci in inganno.
In molti anni di esperienza come insegnante di haiku nelle scuole, posso sostenere che molti sono gli
insegnanti ideologicamente contrari all’insegnamento dell’haiku ai bambini.
Le maestre che insegnano l’haiku sono da considerare veramente degli apri-pista che affrontano difficoltà,
boicottaggi, negligenze, indifferenza; ma sono consapevoli di portare avanti una battaglia perché, se c’è un
mondo parallelo che ostacola l’haiku, di sottile battaglia appunto si tratta.
Quali le motivazioni degli insegnanti contrari all’insegnamento dell’haiku nelle scuole?
1) fanno fatica a considerare l’Haiku come letteratura. Lo ritengono per lo più un giochetto.
2) l’haiku è così breve che non riescono a concepirlo come “opera”, ma solo come cosa fuggevole,
leggera, di poca consistenza, senza “volume”.
3) fanno fatica a concepire l’imperfezione (il ribaltamento semantico) come “arte”.
4)
sostengono genericamente che l’haiku è difficile per i bambini (ma noi sappiamo che l’haiku è
in realtà difficile per gli adulti).
5)
le troppe regole dell’haiku (le sillabe, il kigo, il ribaltamento semantico…) vengono percepite
come qualcosa che imprigiona la libertà del bambino, una gabbia troppo stretta per loro.
6) la concisione che l’haiku richiede viene percepita in contrapposizione al proprio ruolo di
insegnante che fa lo sforzo di migliorare e ampliare nel bambino la conoscenza del lessico:
mentre l’insegnante “aggiunge parole” , l’haiku impone di “togliere parole”.
7) l’haiku di un bambino che ha raccontato con tante parole la sua esperienza a tutta la classe, se la
classe, collaborando, lo aiuta a trasformare il suo racconto in un haiku, quell’haiku viene
percepito dall’insegnante come “non scritto da quel bambino”. La sua mente pensa in termini di
“proprietà dell’haiku”, pensa al binomio “autore=haiku”; pensa più all’autore che all’haiku.
8) forse una preoccupazione inconfessata dell’insegnante è il conteggio delle sillabe, che richiede
una rivisitazione delle regole grammaticali e delle molte regole metriche.
9)
l’insegnante medio italiano ritiene che concetti come “crasi”, “sinalefe”,
“anasinalefe”, “anfibologia”, “dàttilo” etc… siano troppo difficili per i bambini.
“episinalefe”,
10) gli insegnanti che si oppongono all’insegnamento dell’haiku nelle scuole hanno ascoltato solo
le proprie motivazioni. Ciò che essi fanno fatica ad ascoltare e a vedere (eppure è sotto i loro
occhi) è il grande piacere che i bambini dimostrano di provare quando si cimentano con
l’haiku, che sembra proprio fatto apposta per loro!
UNA DIDATTICA DELL’HAIKU
Vorrei illustrare un percorso ideale di didattica dell’haiku, immaginando di svolgerlo in 12 incontri di due
ore ciascuno, in una classe di 25 bambini, adatto anche alla prima elementare.
Esplorando le implicazioni positive dell’haiku si possono trovare argomentazioni utili da contrapporre a
coloro che rifuggono l’haiku, o lo ostacolano, o lo ritengono inadatto ai bambini.
1°-2° incontro: sillabe e ritmi
Nei primi due incontri del percorso esploriamo le sillabe col tamburo, le parole tronche, le parole piane, le
parole sdrucciole; la sillaba atona, la sillaba tonica; il ritmo jambico (cit-tà), il trocheo (cà-sa), il dàttilo (fùlmi-ne), il molosso (pal-ló-ne), l’anapesto (can-te-rò). Esercizi di voce e canto, suoni armonici, blues,
giocando e ballando. USO DEL DJEMBE’.
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3°-4° incontro: osservazione obiettiva - verità parziale del punto di vista
Si mette al centro della classe un oggetto e ciascuno descrive quello che può osservare dal suo punto di vista.
Esercizi volti a far comprendere ai bambini come ciascuno di loro è possessore solo di una “porzione di
verità”, e che “ascoltare davvero” significa riconoscere le porzioni di verità che tutti gli altri possiedono, e
che è questo contributo a consentire l’avvicinamento ad una “verità” più ampia. I bambini si allenano ad
osservare i dettagli, a tenere separata la realtà dall’immaginazione, a passare dalla realtà all’immaginazione
in modo consapevole e sciolto.
5° incontro: geografia - storia - scienze
Cartina geografica del Giappone, le città, i monti, accenni di storia, foto di piante, fiori, l’Imperatore, i
Samurai, i contadini… musica, teatro, origami, bonsai, il Tanka…
6° incontro: struttura dell’haiku – ascolto attentissimo di haiku – commento degli haiku letti
Vengono spiegate le 5-7-5 sillabe, il kigo, il ribaltamento semantico. Si ascoltano alcuni haiku, si rileggono
più volte e si commentano mostrando come gli autori hanno utilizzato il ribaltamento semantico.
7°-8°-9° incontro: i ragazzi scrivono il loro primo haiku
A turno i bambini raccontano ai compagni il ricordo di una esperienza che li ha colpiti, emozionati, coinvolti
emotivamente. Tutta la classe aiuta il compagno a trovare il suo haiku. Strada facendo si scoprono i
fenomeni metrici (crasi, anasinalfefe, episinalefe, etc). E’ il lavoro del “togliere parole”, di trovarne altre
migliori, di capire cosa generano le parole nella nostra immaginazione. Lavoro linguistico, psicolinguistico,
esplorazione del lessico, della sintassi, della grammatica, delle sillabe.
10° incontro: gli stati d’animo fondamentali: Sabi, Wabi, Aware, Yughen
rileggendo gli haiku dei ragazzi e quelli di autori famosi si cerca di comprendere i quattro stati d’animo
fondamentali che ricorrono nell’haiku e lo caratterizzano. Differenza tra Haiku, Senryu, Haikai, Haibun,
Raccolta Tawani…
11° incontro: la lettura Zikan
i bambini si esercitano in una lettura particolare che li immerge in una dimensione di grande attenzione e
spiritualità. Ogni haiku viene letto tre volte in modo diverso, mettendo in risalto:
1) le lunghe pause di silenzio alla fine di ogni verso (stile Sizuka Na = senza rumore-silenzio)
2) la struttura sillabica, mostrando con la voce anche i fenomeni metrici (stile Tanzi Suru = esporre le
sillabe)
3) stile Wabi Sabi: delicate intonazioni e colorazioni vocali legano tutte le parole, cercando di far emergere i
ribaltamenti semantici e i diversi significati contenuti nell’haiku.
12° incontro – lettura pubblica ad alta voce degli haiku
a conclusione dell’esperienza, ora che tutti i bambini hanno prodotto il loro primo haiku, all’ultimo incontro
si invitano in classe genitori e parenti, per l’ascolto della lettura rituale degli haiku in modalità Zikan
(lentezza, chiarezza verbale, silenzio, ascolto…). La lettura è accompagnata da strumenti musicali e suoni
(ciotola tibetana, anelli tibetani, dongu, soffietto di Florian, Pentatonico, bastone della pioggia, canto
armonico). Momento pubblico di condivisione carico tensione emotiva.
VALENZE DIDATTICHE ED EDUCATIVE DELL’HAIKU
62 buoni motivi in ordine alfabetico
per insegnare l’haiku nelle scuole, ai bambini, agli adolescenti
1)
arte nell’imperfezione
è qui che i bambini sono maestri! Le loro piccole imperfezioni linguistiche e grammaticali
producono ribaltamenti semantici di straordinaria bellezza e semplicità, in grado di mostrarci
come l’imperfezione può essere trasformata in arte e come può svelare a volte immagini
poetiche potenti. Avere consapevolezza dell’imperfezione può aiutare i bambini a non
desiderare di coltivare l’immortalità o l’onnipotenza, e a conservare le loro virtù naturali:
spontaneità, freschezza, semplicità, immediatezza.
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2)
ascolto
allenamento a “vedere” quali “immagini” si formano nella mente ascoltando una sequenza di
“parole”, e come si trasforma l’immagine mentale cambiando anche solo un articolo nel testo.
3)
assenza di giudizio
partire con la mente vuota pronta a cogliere ciò che mi trovo davanti (concretamente o nella
memoria) e andare verso il “centro dell’esperienza” passando in mezzo a tutti i trabocchetti
della mente che tendono a velare la realtà.
4)
bellezza
cogliere nella semplicità, nell’imperfezione, nell’immagine dell’haiku, il senso della bellezza, il
senso dell’arte, e provarne piacere. Cogliere nell’autore la bravura con cui ha risolto un
problema di forma, come ha disposto le sue parole all’interno dei tre versi dell’haiku,
apparentemente una gabbia, ma che invece sollecita una sfida e fa dell’haiku un gioco serio e
importante.
5)
capacità di abbandonarsi
è lo sforzo di farsi permeare dal ricordo di un evento, dall’osservazione profonda e osmotica
della realtà, cercando di svuotare la mente da ogni pensiero, di cogliere solo quello che osservo
e la relazione reciproca, vigile per poter percepire il momento in cui potrebbe scattare e farsi
strada un “pre-giudizio”.
6)
collaborazione
entrare in sintonia con la classe e i compagni, riconoscere l’aiuto che gli altri dànno. Il valore
della solidarietà. Sentire quando un haiku è “ben riuscito”, e capire che l’haiku è più importante
dell’autore e che quindi, come un gioco, può essere fatto in gruppo.
7)
compassione
nella grande congerie di fatti e di esperienze della nostra vita, l’haiku ci insegna a “fotografare”
l’attimo significativo che si staglia da un quotidiano diventato immancabilmente routine, dietro
cui si cela una bellezza e una profondità originaria che resta invisibile alla nostra coscienza.
L’arte dell’haiku ci riporta a questa “presenza”, all’attenzione necessaria che consente di
cogliere il trascorrere del tempo fatto di mille “avvenimenti”, piccoli e grandi. La
consapevolezza di questo tempo che scorre, dell’alternarsi delle stagioni, del nostro essere
immersi in questo fluire cosmico e ineluttabile, ci riconsegna il sentimento della compassione.
8)
compiacimento
l’haiku non gradisce il compiacimento, il crogiolarsi in immagini ricercate, in metafore ardite,
in contorcimenti mentali. L’haiku è essenza e semplicità. Questa regola è per il bambino una
campanella d’allarme e di riflessione, che lo induce ad essere vigile, a controllare e riconoscere
quando il suo narcisismo lo fa cadere nel compiacimento. In questo modo l’haiku diventa una
scuola di vita che restituisce al bambino, come un’eco, le onde emotive che si muovono in lui.
9)
concisione
allenamento a riconoscere il superfluo e l’orpello, a rinunciarvi senza rimpianto, a concentrarsi
sull’attimo che l’haiku deve fermare. Allenamento ad entrare in profondità nello strumento
“lingua” per capire quando ci sono ripetizioni inutili, ridondanze, cose già dette che innacquano
o banalizzano l’haiku.
10) condivisione
il lavorare con il contributo dei compagni crea un senso di appartenenza, un senso di comunità
che lavora insieme per raggiungere uno scopo: creare un bell’haiku. Il piacere, una volta
approdati all’haiku, viene condiviso da tutti e, in fine, anche con i genitori e i parenti
nell’incontro finale.
11) contemplazione
osservando un ricordo, o la realtà, permeati da una emozione, ci si allena ad entrare nello
svuotamento mentale, nel non giudizio, e quindi a godere di un momento contemplativo. Anche
quando si ascoltano gli haiku degli altri compagni.
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12) dislessia
l’haiku, che richiede concentrazione, spiritualità, essenzialità, lentezza, ritualità nella lettura,
procura un rilassamento e una calma che i bambini dislessici scoprono e apprezzano
particolarmente, in quanto “sentono” che la pratica dell’haiku li allontana dalle tensioni di
prestazione e dalla sensazione di inadeguatezza. Relativamente alla lettura, migliora
notevolmente il loro approccio, e il loro piacere, corroborato da piccole, ma intime
soddisfazioni, che rafforzano l’autostima.
13) distacco - familiarità e consapevolezza
non è facile per i bambini affrontare il distacco. Ma è sorprendente notare come in breve tempo,
guidati dalle regole precise dell’haiku, distratti e attratti dal desiderio di applicarle, distratti e
attratti dal piacere e dalla sfida del gioco matematico delle sillabe, essi affrontano il distacco
con coraggio, consapevolezza, maturità insospettata. E’ commovente vedere un bambino che di
fronte al ricordo di una esperienza vissuta con il papà, la mamma, i fratellini, la nonna, dovendo
togliere molte parole, perché tutte non ci stanno nelle 17 sillabe dell’haiku, si mette a
ripercorrere pensieroso la sua esperienza, cercando di cogliere “che cosa” davvero lo ha
emozionato o colpito, cercando di cogliere “l’attimo” che vorrebbe trasferire nel suo haiku… e
alla fine “accetta di rinunciare” alla mamma, o al papà, o ai fratellini, o alla nonna, consapevole
che se vuole scrivere un haiku, deve farlo.
14) eco interiore
l’intenso ascolto degli haiku e lo sforzo di vedere gli effetti e la meccanica dei ribaltamenti
semantici, produce stimoli senso-motori e psicolinguistici che fanno sperimentare al bambino la
sensazione di una “eco interiore” che le immagini mentali producono.
15) essenzialità
che è diversa dalla concisione. L’essenzialità riguarda il contenuto e mira a rimuovere dalla
mente le cose che “sembrano importanti”, ma che in realtà “nascondono” il centro di una
emozione o di una esperienza.
16) esplorazione della diversità
in una classe molte sono le presenze di bambini stranieri. Il racconto che ogni bambino fa ai
compagni della propria esperienza e del proprio ricordo viene socializzato, reso “pubblico”.
Dovendo raccontare un “attimo della propria vita” che in qualche modo li ha colpiti, si assite ad
una carrellata di “attimi” narrati da ciascun bimbo, anche da quelli stranieri. I bambini scoprono
con sorpresa quante cose hanno in comune con gli altri bambini, pur se hanno lingua, cultura,
pelle diversa. Si rendono conto di come sono spesso simili gli “attimi” che ci hanno colpito. Le
storie vengono poi, con la collaborazione di tutti, trasformate in haiku, ridotte all’essenziale,
cercando di capire quali sono le parole importanti che bisogna lasciare, e quali quelle a cui si
può e si deve rinunciare.
17) fotografia
Fabrizio Virgili definisce l’Haiku: “un attimo di vita che si fa verso”. Poiché la vita è tempo che
scorre, un “attimo” è qualcosa di questa vita corrente che viene fermato sulla pagina. Equivale
ad uno “scatto”. Uno scatto “fotografico”. Ma non è solo “documentazione”. L’attimo fermato
con l’haiku, permeato di Sabi, o Wabi, o Aware, o Yughen, diventa poesia, visione universale,
diventa arte. Il bambino che pratica l’haiku allena il suo sguardo proprio come fa il fotografo
che impara a cogliere nel flusso del tempo e degli eventi quotidiani gli attimi significativi che
contengono bellezza e poesia. Un vero allenamento ad osservare la realtà da punti di vista nuovi.
18) haiku: che cosa è, che cosa non è
l’haiku non è una definizione , non è un insegnamento morale, non è un pensiero filosofico, non
è una immagine astratta, non è un gioco di parole, non è un gioco di rime, non è un aforisma,
non è una massima, non é una sentenza, non è un proverbio, non è un pensiero, non è un’idea.
L’haiku non si prefigge di “stupire” con metafore bizzarre o ardite. L’haiku è concentrazione, è
un vero e proprio poema racchiuso in 17 sillabe, è un poema lirico, è pura concretezza, è una
poesia di “cose” di “fatti”, è nuda realtà, semplice realtà, non è un mezzo, ma il fine, non fa
parte del poema, è il poema. L’Haiku fotografa nella sua semplicità ed essenzialità un
particolare realmente vissuto, visto, osservato, della nostra vita, della natura, di una esperienza.
Il bambino naviga in mezzo a tutti questi concetti e si pone domande e si interroga e, nello sforzo di
capire e di applicare, semplicemente lo accompagniamo nella sua crescita.
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19) handicap
i bambini con handicap, o con disabilità, o dislessici, o con deficit comportamentale o di
apprendimento, riuscendo anche loro ad esprimersi con l’haiku, vengono ripresi in
considerazione dai compagni di classe che riconoscono la loro bravura di poeti e le loro qualità
che non avevano visto prima.
20) illuminazione - piccola esplosione di luce
l’illuminazione è una esperienza molto familiare ai bambini che stanno crescendo, perché il
mondo è per loro ancora tutto da scoprire. I loro giorni trascorrono con continue illuminazioni
man mano che comprendono le cose e ne diventano consapevoli e le fanno proprie. Haiku vuol
dire “piccola esplosione di luce”. Grazie alle mille regole dell’haiku e ai suoi mille paletti,
grazie a questa “gabbia” che è il componimento haiku con confini molto delimitati (il conteggio
delle sillabe, i fenomeni metrici, i diversi tipi di ribaltamento semantico, il kigo, il non
giudicare, il non compiacersi, la semplicità, il qui e ora…) i bambini vivono e sperimentano
continue “illuminazioni”, comprese quelle che derivano dall’aver compreso e decodificato gli
haiku che ascoltano.
21) interculturalità
l’haiku, di origine giapponese, mette in risalto un’altra parte del mondo, un paese orientale
diverso e lontano. I bambini riprendono in considerazione, con un punto di vista nuovo, e con
valenza culturale, l’importanza di qualcos’altro che essi hanno a portata di mano: i compagni di
classe che provengono da altri paesi. Le diverse ricchezze e differeze culturali vengono
rivisitate, messe in risalto, esplicitate, socializzate, condivise.
22) io e la natura
l’haiku richiedendo il kigo (la stagione) ci allena a restare in osservazione, a cogliere il
cambiamento della natura, il tempo che passa, l’attimo significativo che possiamo fermare e
raccontare, e ci tiene all’erta, senza dramma né panico o paura, sulla consapevolezza che la
nostra vita va verso lo spegnimento.
23) io e l’altro
con la pratica dell’haiku cambia l’atteggiamento mentale. Ci si allena ad osservare gli altri con
occhio nuovo. Insegnando a non giudicare l’haiku ci fa comprendere la verità parziale posseduta
da ogni essere umano e ci fa comprendere come il “ punto di vista” di ciascuno è davvero una
concreta ricchezza.
24) internazionalità
la presenza di etnie diverse all’interno della classe, unita all’informazione che Cascina Macondo
organizza ogni anno un Concorso Internazionale di Poesia Haiku a cui partecipano adulti e
bambini di ogni parte del mondo, produce nel bambino una sorta di visione “globale”
dell’interculturalità che mostra il mondo come affratellato, anche se solo intorno ad una cosa
piccola come l’haiku.
25) lateralizzazione - coodinazione muscolare-vocale
gli esercizi col tamburo e le percussioni, mano destra, mano sinistra, suono alto, suono medio,
suono basso, orlo del tamburo, centro del tamburo, voce, canto ritmico, la ricerca delle parole
sdrùcciole contenute nel nostro corpo, l’esplorazione del punto di vista e delle porzioni di
“verità” possedute da ciascun bambino in relazione allo spazio tridimensionale, alla distanza,
all’angolazione, diventano pratica senso-motoria per la lateralizzazione, la cordinazione
muscolare, l’equilibrio.
26) lettura ad alta voce
leggere gli haiku in modo rituale significa riconoscere che l’haiku è concentrazione,
contemplazione, silenzio e, nel contempo, significa restituire alla parola il suo valore di
sacralità. Significa ribadire l’importanza dell’ascolto e del punto di vista degli altri esseri umani.
La lettura “Zikan” è una particolare modalità di leggere gli haiku che riassume i valori suddetti
(ogni haiku viene letto tre volte: modalità Sizuka Na (senza rumore-silenzio), modalità Tanzi
Suru (esporre le sillabe), modalità Wabi Sabi (intonazioni vocali che legano il tutto).
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27) lettura - pluralità dei percorsi - assunzione di responsabilità
leggendo haiku di altri autori, compresi quelli scritti dai suoi compagni di classe, il bambino
esplora diverse libertà di lettura, ponendo autonomamente pause, silenzi, intonazioni che
nell’haiku non sono indicate. La bellezza di un haiku, e la sua comprensione, richiedono
un’assunzione di responsabilità. Alcuni haiku sembrano brutti a prima vista: la loro bellezza si
svela se si scopre la modalità e il respiro giusto con cui leggerli.
28) lingua giapponese
citando termini giapponesi, parlando degli on-ji (equivalente della sillaba italiana), dell’accento
tonico (che i giapponesi non hanno), si danno informazioni su come può essere la struttura di
un’altra lingua stimolando l’interesse per il linguaggio come strumento di comunicazione.
29) materie curriculari: geografia - storia - geometria - matematica - musica - scienze
educazione all’immagine
nel percorso haiku i bambini affrontano in modo inedito i temi delle materie curriculari con
stimoli all’approfondimento e connessioni interdisciplinari.
30) obiettività
praticare l’obiettività non è facile. Anche provare il piacere dell’obiettività è un’arte. La pratica
dell’haiku può aiutare il bambino a vedere le cose per quello che sono, e a riconoscere i
momenti in cui il “mondo fuori di noi” viene cambiato o ricoperto dai veli delle nostre paure,
preoccupazioni, desideri, che finiscono spesso per ingannarci.
31) osservazione
l’haiku che ferma sulla carta “un attimo” che accade qui e ora abitua il bambino a guardare il
dettaglio, le cose minute del presente apparentemente insignificanti, e a riconoscerne la
bellezza.
32) percezione del confine - suo riconoscimento – sua accettazione
proprio perché l’haiku ha tante regole esso risulta alla fine una specie di “gabbia”. Il bambino
prova il piacere di restare in quella “gabbia”. Utilizzando tecnicamente il conteggio delle sillabe
e le possibilità della metrica impara ad esprimersi con poco, mettendo alla prova la sua
percezione, la sua logica, la sua matematica, la sua creatività.
“Gabbia” è un termine che usiamo solo perché lo usano i detrattori dell’haiku che con esso
intendono dire “prigione”, “contenitore” entro cui si trovano a disagio. Ad essi ci rivolgiamo
quando sosteniamo che il termine “gabbia” ha una connotazione negativa e non è propriamente
adatto. Il termine giusto sarebbe “confine” a indicare che l’haiku è un “territorio”, un
“universo” entro cui ci si può muovere, ma sino a quei confini. L’idea del “confine” è percepita
con molta chiarezza dal bambino che, praticandola, si allena alla concretezza della realtà,
all’accettazione e al rispetto delle regole, al rifiuto della prevaricazione.
33) percezione - intuizione
praticando l’haiku (scriverne e leggerne) la mente si allena a cogliere quel piacere sottile che
deriva dal rimbalzo delle immagini nella nostra mente, da quell’attimo di “vuoto” che si prova
prima di aver “compreso” l’haiku, da quella sensazione di “indefinito”, di “incompiuto”, di
“non comprensione totale” che alcuni haiku producono. Tutto questo stimola la percezione,
l’intuizione, l’immaginazione.
34) permeanza
abbandono totale, svuotamento mentale, sorta di illuminazione, assenza di giudizio così totale,
da sentirsi completamente “permeato” dalla cosa che si sta vivendo o osservando tanto da
sentirsi un tuttuno con essa, e a volte sentire di essere quella stessa cosa.
35) pregnanza semantica
la pratica dell’haiku sviluppa conoscenza delle parole, dei vuoti, dei silenzi, delle imperfezioni,
del potere evocativo dei suoni, dell’essenzialità. Un haiku con sole diciassette sillabe è in grado
di riversare nel lettore o nell’ascoltatore moltissimi contenuti (Basho direbbe “un poema
intero”). Il bambino comprende tutta la molteplicità dei contenuti semantici veicolati con i
cambiamenti di tono, di pausa, di ritmo, di silenzio, di sospensione… La sua conoscenza dello
strumento “lingua” e dello strumento “voce” si affina, ed egli entra, con la pratica e
l’allenamento, sempre più in profondità.
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36) presente
il componimento haiku predilige le cose raccontate al “presente”. Rifuggendo dai modi futuri e
passati, il bambino elabora un atteggiamento mentale che guarda le cose qui e ora.
37) profondità
il bambino con molta serietà comprende e “sente” quando un haiku contiene il Sabi (il grande
silenzio, il distacco), il Wabi (l’inatteso, il risveglio dell’attenione portato da qualcosa che si
profila alla nostra coscienza all’improvviso), lo Aware (la nostalgia, la transitorietà, il tempo
che passa, la caducità delle cose), lo Yughen (il mistero, l’inafferrabile, la bellezza indecifrabile
che avvolge le cose, anche le più piccole). La pratica dell’haiku lo conduce in questa profondità
che egli già possiede, lo aiuta ad esplorarla meglio, lo aiuta a conservare questa sua capacità di
esplorare la profondità.
38) pulizia formale
è ancora l’esplorazione del “confine”, l’aspetto tecnico e sillabico, la comprensione del “cosa”
rende l’haiku scorrevole, pulito, essenziale, e “cosa” invece lo sporca, lo innacqua, lo inquina,
lo indebolisce, lo svuota di forza e di pregnanza semantica. Ancora conoscenza dello strumento
lingua, delle sue possibilità, dei suoi difetti, dei suoi limiti. Ancora la sfida e il mettersi in gioco
per superare gli ostacoli formali con gli strumenti dell’artigiano.
39) punto di vista
l’haiku richiede uno sforzo. Non è facile scrivere haiku, non è facile leggerli, non è facile
ascoltarli. Richiede sempre uno sforzo, un’attenzione, una concentrazione, una sincera
disponibilità all’ascolto, un azzeramento dei pre-giudizi. Richiede di disporsi con umiltà
all’ascolto profondo di un punto di vista di un altro essere umano. Un punto di vista molto
particolare, trattandosi di “un attimo” fermato sulla carta.
40) qui e ora
capire che l’abbandono, la mente vuota, la contemplazione, il silenzio, l’ascolto profondo, ci
fanno essere “qui e ora” aprendoci all’esperienza di sentirsi parte del mondo, goccia
dell’universo.
41) ragionamento analitico - ragionamento sintetico
man mano che il bambino, cimentandosi con l’haiku, conosce le regole metriche della
sillabificazione, nel tentativo di approdare ad un componimento di 17 sillabe (5-7-5) la sua
mente entra in un lavoro di logica-creativa e di logica-matematica che stimolano
contemporaneamente il ragionamento analitico (quello che esplora a ritroso verso il passato) e
il ragionamento sintetico (quello che esplora in avanti verso il futuro).
42) relazione
in una classe il lavoro di comporre haiku con l’aiuto e il contributo di tutti i compagni genera
un’atmosfera di solidarietà e di condivisione, amalgama il gruppo, attutisce le “differenze” e fa
scoprire talenti che si pensava di non possedere. La relazione con i compagni si fa più matura.
Leggendo nuovi haiku si impara ad entrare in relazione con i punti di vista degli autori, si
impara non solo a rispettarli, ma ad ascoltarli, a farne tesoro.
43) respiro
allenarsi a riconoscere i pre-giudizi e ad osservare il mondo per quello che è, aiuta ad entrare in
relazione con il proprio respiro e, in modo più consapevole, con il mistero e la bellezza della
vita.
44) ribaltamento semantico
è la nozione più difficile dell’haiku, la più difficile da spiegare, la più difficile da attuare. E’ la
scoperta importante di Matsuo Basho, la caratteristica fondamentale dell’haiku. Un ribaltamento
semantico, peculiarità psico-linguistica del linguaggio umano, fa accadere qualcosa di “strano”
nella nostra mente, come se smuovesse dei neuroni, come se facesse rimbalzare “qualcosa” nel
cervello. L’haiku allena la mente dei bambini a questi rimbalzi, e la conserva elastica, perché è
una qualità particolare dei bambini produrre ribaltamenti semantici in modo naturale, qualità
che perdono spesso nell’adolescenza già condizionati dalla cultura e dalle sovrastrutture.
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45) ricerca linguistica
il lavoro con l’haiku mette in moto una ricerca linguistica, sintattica, semantica, molto raffinata
svelando al bambino i cambiamenti sottili delle immagini che le parole formano nella nostra
mente. Territorio di indagine affascinante: una virgola (pausa) che cambia il senso della frase,
un articolo determinativo, invece di un articolo indeterminativo, che svuota o amplia il
significato, l’aggiunta o meno di una congiunzione che sposta i significati verso altre
interpretazioni, l’uso di un aggettivo, di un verbo, i sinonimi che si svelano non più sinonimi,
perché modificano, anche se di poco, l’immagine nella mente.
46) riconoscimento del pre-giudizio
nell’haiku non bisogna giudicare, ma solo osservare ciò che accade. E’ un’altra caratteristica
dell’haiku. E’ difficile resistere alla pulsione del giudicare. Anche per i bambini è difficile.
Spesso giudichiamo senza che ce ne accorgiamo. Analizzando gli haiku scritti con i bambini
possiamo individuare quelle particelle grammaticali, anche minime, che denunciano un
giudizio. Per i bambini nasce uno stimolo a guardare meglio le parole e a riconoscere quelle che
sono portatrici di giudizio. Essi allora si rendono conto di quando un “pre-giudizio” ha steso un
velo sull’oggetto o sulla esperienza che stiamno osservando e, di conseguenza, non riusciamo a
coglierne la sua autonoma essenza.
47) rinuncia
la rinuncia è diversa dal distacco. Il distacco ha maggiori connotazioni emotive ed affettive. La
rinuncia è un allenamento al non possesso, un fine lavoro di cesello. Il bambino impara a
scalpellare il marmo del suo desiderio di conservare tutto, esercitando la rinuncia ogni volta
che deve scegliere, tra le molte parole a disposizione, quelle più funzionali, più semplici, più
adatte ad entrare nel suo haiku. Lavoro importante che lo libera dalla prigionia delle
sovrastrutture mentali e lo allena all’essenzialità.
48) ritmo sillabico
il gioco delle sillabe e dei ritmi apre la strada al piacere della lingua, all’ascolto del suono delle
parole, riconfermandole strumento magico in bocca agli uomini. Allena la sensibilità musicale e
l’importanza della lingua come strumento di comunicazione.
49) scorrevolezza
il testo dell’haiku deve essere semplice e scorrevole. Ricercando la semplicità e la scorrevolezza
il bambino comprende i meccanismi del linguaggio che contorcono la mente ed il pensiero,
affina l’ascolto, si allena alla precisione e all’efficacia, alla comprensione degli effetti
psicolinguistici e sonori, alla comprensione della sintassi e della grammatica.
50) semplicità
è nella virtù della semplicità, sia concettuale che di pensiero, sia formale, ma anche in senso
etico e morale, che il bambino esprime il suo talento. Essendo la semplicità una caratteristica
fondamentale dell’haiku il bambino sente il componimento come “adatto a lui” e viene
stimolato nel desiderio di cimentarsi e confrontarsi. Praticando l’haiku forse il bambino
conserverà la virtù della semplicità che negli adulti è raro ritrovare.
51) senza titolo
i bambini hanno il pre-concetto che tutte le “opere scritte” (racconti, fiabe, favole, novelle,
canzoni, libri, film…) debbano avere un titolo. Quindi anche l’haiku. Trovarsi di fronte ad un
“prodotto letterario” che non ha titolo, li mette inizialmente in crisi. Quando comprendono che
con il titolo l’haiku non sarebbe più formato da 17 sillabe, allora superano la sensazione di
disagio. Ma continuando a lavorare con l’haiku un’altra cosa importante comprendono: il titolo
è qualcosa che “preannuncia” un qualcos’altro che segue. Rinunciare ad avere un “avviso” di
ciò che contiene l’haiku è un allenamento mentale che li aiuta a capire e ad accettare il fatto che
anche le cose della vita spesso accadono senza nessun preavviso. Li aiuta ad entrare nel “qui e
ora”.
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52) socializzazione
in classe i bambini raccontano le proprie esperienze che desiderano trasformare in haiku. I
racconti li svelano, mettendo a nudo cose che li accomunano, tristezze e gioie. Il gioco stesso
dell’haiku, la lettura ad alta voce, il tentativo di cogliere “la verità” della loro emozione,
aumentano la condivisone, la partecipazione, l’ascolto, la collaborazione, la solidarietà, la
socializzazione. Le tensioni derivanti dalle personalità in contrapposizione e dalle dinamiche
socio-culturali vanno quietandosi man mano. La classe progredisce verso un positivo e
affettuoso spirito di gruppo.
53) spiritualità
per la sua origine legata allo zen, per la sua origine giapponese, per la sua origine orientale, per
il suo venire dai luoghi dove nasce il sole, per i suoi stessi contenuti, per il legame con le
stagioni, per le sue regole, per il suo essere piccolo, per la sua essenzialità, l’haiku apre
immancabilmente la mente alla “spiritualità” che i bambini accarezzano e sanno cogliere, e che
possiedono già. La pratica dell’haiku può aiutarli a conservare la loro comprensione della
spiritualità, prima che il mondo rovinato degli adulti li possa allontanare.
54) stato d’animo AWARE - riconoscimento della transitorietà, della caducità delle cose
la consapevolezza che il tempo trascorre inesorabile, che si vive e che si muore, che siamo
puntini nell’universo, può farci meglio comprendere il valore della comunione, della solidarietà,
del percorre insieme ad altri il nostro cammino verso la fine. E’ un pre-concetto dell’adulto
pensare che queste cose il bambino non possa capirle. La pratica dell’haiku affina
l’atteggiamento mentale della comprensione di tutte le vite. Il bambino avrà meno paure e meno
angosce, perché più profonda e veritiera diventa la sua conoscenza del mondo.
55) stato d’animo SABI - riconoscimento del grande silenzio, della solitudine, del distacco
i giapponesi definiscono l’haiku “una letteratura delle riunioni” o “la letteratura delle riunioni e
dello spirito solitario”. Il lavoro in classe assomiglia ad una Kessha giapponese, uno di quei
circoli dove gli scrittori di haiku si confrontano seguiti da un maestro. E i bambini capiscono il
valore del silenzio, il valore della solitudine. E ne hanno meno paura. E quando negli haiku
emergono il Sabi, il Wabi, l’Aware, lo Yughen, essi comprendono quanto è grande l’universo,
quanto piccoli siano gli uomini, quanto grandi siano i bambini. Un’ atmosfera di compassione,
di immota nostalgia, di indefinibile malinconia li avvolge, mentre magari fuori, sui vetri, scivola
la pioggia o cade la neve.
56) stato d’animo WABI - riconoscimento dell’inatteso che risveglia l’attenzione
per il bambino è una esperienza comune. Egli vive ogni giorno lo stato d’animo WABI, perché
per lui il mondo è stracolmo di cose nuove, ed ogni momento è una sorpresa e una meraviglia:
dal leggere, al calcolo, alle scienze, alla tecnica, agli insetti, al disegno. Ritrovando lo stato
d’animo WABI codificato nell’haiku egli riconosce le sue esperienze come universali, e non
individuali come avrebbe potuto pensare. Questo “riconoscimento” lo arricchisce di
consapevolezza e di compassione.
57) stato d’animo YUGHEN - riconoscimento del mistero,
della bellezza indecifrabile che avvolge le cose
è il sentimento del mistero, della bellezza indecifrabile che avvolge le cose, anche le più
piccole, è l’energia del mondo che palpita ovunque, è la meraviglia, lo stupore, lo splendore
delle cose, è la sensazione dell’universale, della magia, della complessità della vita. È un po’
come il “Grande Spirito”, il “Wakan-Tanka” (Grande Mistero)” degli Indiani d’America,
presente in ogni cosa. Il bambino è il primo ad avere percezione di questo mistero. L’haiku lo
aiuta a restare in questa percezione, a non perdere la sua capacità di stupirsi e di riconoscere la
bellezza del creato.
58) storia delle religioni
parlando dello zen e della spiritualità si coglie l’occasione per una breve panoramica sulle
religioni (Indiani d’America, Arabi, Ebrei, Cristiani…).
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59) svuotare la mente
c’è una storiella, di un un uomo occidentale, ansioso di apprendere, che fa un lungo viaggio per
andare a trovare un maestro zen. Gli chiede di insegnargli tutto sullo zen, perché non vede l’ora
di essere un praticante. Il maestro, che lo ospita nella sua umile casa, gli propone di bere prima
una tazza di tè. L’occidentale resta stupito di fronte alla sua tazza quando vede che il maestro
continua a versargli il tè sino a farlo tracimare sul tavolo in copioso rivolo. “La tua mente è
come questa tazza - gli dice il maestro - “come posso insegnarti lo zen se prima non la svuoti e
non fai posto nella tua mente per accogliere quello che mi chiedi di insegnarti?”. E’ il grande
sforzo di abbandonare ogni pensiero pre-costituito, di non attribuire significati, di non giudicare,
di non avere aspettative, lo sforzo di svuotare la mente. Solo così la mente e la coscienza
possono accogliere ciò che accade intorno a noi nella sua pienezza e nella sua essenza. Solo
così riusciremo a “vedere” gli altri e le cose per quello che realmente sono. L’haiku insegna
questa attitudine al bambino.
60) tradizione e modernità
con l’haiku il bambino si trova di fronte al concetto di tradizione e modernità. Impara ad
accettare, riconoscere, rispettare la tradizione, lasciando però libero uno spazio mentale per
poter creare altra tradizione incidendo sulle origini, ma riconoscendone i valori importanti che
conviene salvaguardare. Con l’haiku il bambino si trova sempre ad affrontare il concetto di
“responsabilità”. Egli può comprendere il pensiero profondo di Matsuo Basho (1644/1694):
“Non seguire le orme degli antichi, ma quello che essi cercarono”.
61) umanesimo
la pratica dell’haiku mantiene costantemente presente una concezione della vita permeata di
spiritualità e umanesimo, dove l’uomo e la natura mirano ad essere in sintonia con semplicità e
umiltà.
62) umiltà
con la ricerca della semplicità, dell’essenzialità, della profondità, con l’osservazione della
natura, con la disciplina delle regole sillabiche, con lo sforzo di non giudicare, di guardare le
cose per quello che realmente sono, con la ricerca della bellezza che alberga nelle piccole cose,
l’haiku educa ad una dignitosa umiltà che diventa ricchezza e consapevolezza dell’esistere.
CONCLUSIONI
Molti dunque sono i contenuti e i valori che i bambini incontrano in un percorso haiku.
Spesso l’adulto pensa che siano valori eccessivi e difficili per i bambini, ma questo solo perché gli adulti
hanno difficoltà a considerare i bambini come nostri possibili veri maestri.
I bambini hanno la sensibilità necessaria per affrontare ciò che la poetica haiku porta con sé.
L’elenco delle motivazioni è frutto di una analisi che ha voluto esplorare nel dettaglio tutte le minute
implicazioni della poetica haiku. Nella realtà concreta di una lezione i motivi esposti entrano in gioco e
agiscono in modo complesso, spesso molti di essi in sincronia nello stesso momento.
Naturalmente il percorso di 12 incontri è condotto con una modalità adatta all’età dei bambini, ed ogni
lezione e informazione è improntata e condotta con le modalità della DIDATTICA TASSELLARE.
Vorrete chiedermi ora che cos’è la DIDATTICA TASSELLARE .
Avete ragione. Ma credo che il mio tempo a disposizione sia scaduto.
Eventualmente ne parleremo in una prossima occasione.
Pietro Tartamella
Cascina Macondo - Haiku Poesia del Futuro - Seconda Conferenza Italiana Haiku
domenica 28 giugno 2009, Circolo dei Lettori, Torino - Italy
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