REICAT-Libro antico-3
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REICAT-Libro antico-3
INDICAZIONI PER L'APPLICAZIONE DELLE REICAT ALLA CATALOGAZIONE DEL LIBRO ANTICO IN SBN Le REICAT forniscono indicazioni per la catalogazione di pubblicazioni di qualsiasi genere e su qualsiasi supporto (anche documenti non pubblicati). In ambito SBN i riferimenti normativi precedenti alle REICAT erano gli ISBD per la descrizione bibliografica e le RICA per la scelta e la forma dell'intestazione, nella loro applicazione specifica descritta dalle Guide SBN. Le nuove Regole italiane di catalogazione comprendono le norme per la descrizione bibliografica dell'edizione e per la formulazione degli elementi di accesso controllati, inoltre danno indicazioni sulla rilevazione dei dati di esemplare. Non si occupano degli accessi semantici. Si tratta di regole generali, che devono valere per la multiforme varietà di tipologie catalografiche, dalla scheda cartacea e quella informatizzata. Per questa ragione vengono spesso date soluzioni alternative, che possono meglio adattarsi alla situazione in cui si viene ad operare e per questa ragione è necessario un documento che guidi all'applicazione delle REICAT in SBN. L'ICCU ha previsto un aggiornamento delle guide SBN per il libro moderno e per il libro antico, per adeguarle alle nuove regole di catalogazione, ma nel frattempo sono stati prodotti due documenti che individuano i punti più problematici e danno delle indicazioni operative: la Circolare per l'applicazione delle REICAT in SBN e le FAQ. Tuttavia si richiedono degli approfondimenti per la catalogazione del libro antico, su cui la Circolare si sofferma poco. Inoltre molti poli ritengono sia preferibile aspettare l'uscita della nuova guida SBN(A) e rimandano quindi il passaggio alle nuove regole di catalogazione. Come è evidente si tratta di una fase di transizione molto complessa, che richiede cautela. Il polo di Bologna ha deciso di adottare le REICAT sia per il libro moderno che per il libro antico, e questo documento si propone di individuare quali sono i cambiamenti che possono essere accolti fin d'ora, distinguendoli da quelli su cui c'è ancora un dibattito aperto. Sono state riportate anche quelle parti che, pur non costituendo vere e proprie novità, è sembrato valesse la pena di richiamare all'attenzione perché riordinano o ribadiscono con chiarezza norme già presenti. Resta inteso che questo documento verrà aggiornato con nuove eventuali indicazioni che venissero dall'ICCU. Suggeriamo di applicare le nuove regole nella creazione delle nuove notizie, senza per ora intervenire sul pregresso (a meno che non si debba intervenire per altre correzioni consistenti), anche perché purtroppo si rischia di innescare una "lotta all'ultimo allineamento". 0. INTRODUZIONE 0.5.3. Le scritture diverse dall'alfabeto latino si traslitterano seguendo le indicazioni fornite nell'Appendice F, ma non è necessario segnalarlo in nota come prescriverebbero le REICAT (2.4 B). Viene accolta la raccomandazione di predisporre forme di rinvio per i titoli in greco antico che contengono i caratteri β η φ. 0.6. L'uso di abbreviazioni è limitato ad un piccolo numero di casi elencati nell'Appendice A 1 PARTE I. DESCRIZIONE BIBLIOGRAFICA E INFORMAZIONI SULL'ESEMPLARE I. Oggetto e modalità della descrizione bibliografica 1.1 C.a Gli esemplari di una stessa pubblicazione [...] possono presentare differenze che non vengono rilevate in quanto non incidono sulle informazioni comprese nella descrizione bibliografica. Si tratta di un trattamento già in uso, che REICAT sancisce in dettaglio. 1.2 C. Nel caso non si riesca a stabilire se una caratteristica è propria dell'edizione o dell'esemplare, la si segnala a livello di esemplare. 1.4.2 B. Pubblicazioni che presentano l'indicazione di volume solo sul secondo e non sul primo, non vengono trattate come pubblicazioni in più unità unicamente quando è evidente l'intenzione editoriale di pubblicare il primo volume come completo in una sola unità. Diversamente si deve sempre effettuare la catalogazione a livelli. 1.5.3.1 B. Si considerano collezioni anche quelle in cui le unità costituiscono un insieme predeterminato nel numero o nel contenuto. Un’edizione di opere complete di un autore si considera collezione solo quando si verificano tutte le seguenti condizioni: •le unità si presentano come pubblicazioni indipendenti sul frontespizio, e per il contenuto •l’insieme non prevede un piano esplicitamente definito o ha carattere aperto •l’indicazione dell’insieme compare in punti della pubblicazione di minor rilievo (p. es. in copertina o sulla sopraccoperta). L’occhietto non deve essere considerato punto di minor rilievo. II. Criteri generali di descrizione bibliografica 2.5.2. Maiuscole: vedi appendice B 2.5.2 D. Le REICAT confermano e dettagliano maggiormente quanto stabilito dalla Guida SBN(A) riguardo all'uso di u/v i/j. Nelle pubblicazioni antiche, quando lettere maiuscole devono essere riportate minuscole, per la trascrizione di V e VV si segue possibilmente l'uso della pubblicazione stessa (cioè la forma che viene usata all'interno nel testo). In particolare, se la pubblicazione usa la v come lettera iniziale e la u all'interno della parola, indipendentemente dalla pronuncia, o se usa la V come maiuscola e la u come minuscola, V e VV maiuscole si trascrivono secondo questo uso. Se la pubblicazione per le minuscole segue l'uso moderno (u oppure v secondo la pronuncia, sia al principio che all'interno della parola), o se l'uso è incerto o non è possibile determinarlo, V e VV maiuscole si trascrivono secondo l'uso linguistico moderno. La maiuscola gotica U si trascrive V. Le lettere I e J si trascrivono come si presentano (compresa la maiuscola finale I di modulo più grande, che si mantiene maiuscola), tranne la maiuscola gotica J che si trascrive I. Lettere con valore numerico in un cronogramma o nel testo si mantengono maiuscole. 2.5.6. Le iniziali puntate di nomi si riportano come si presentano, separandole con uno spazio, al contrario di quanto previsto in 0H3.1 (p. 42) della Guida SBN(A). 2.5.8 C.f Il trattino si riporta quando ha lo scopo ordinario di unire più parole o loro parti. III. Fonti delle informazioni 3.2.2 A. Per le pubblicazioni costituite da un solo foglio [...] si considera sostituto del frontespizio l'intero foglio. Per l'area delle note tipografiche valgono le regole della guida SBN (quindi quelle presenti sul verso vanno trascritte tra parentesi tonde); diversamente dal trattamento in uso l’indicazione di responsabilità principale che si trova all'interno del documento va trascritta in area 1 dopo la barra senza parentesi quadre. 2 3.2.4 B. Se la pubblicazione presenta più frontespizi (o altre fonti primarie) relativi ciascuno a una diversa componente del suo contenuto, senza un frontespizio complessivo o d'insieme e in mancanza di una fonte interna che presenti un titolo d'insieme, la fonte primaria si considera costituita dalla serie dei frontespizi relativi alle diverse componenti, nell'ordine in cui si presentano o vanno considerati. Per le pubblicazioni antiche, invece, l'indicazione è attualmente quella di trascrivere solo il titolo del primo frontespizio, riportando in nota i titoli successivi (Segue con proprio frontespizio a carta ....). 3.2.4 C. Se la pubblicazione presenta più frontespizi in diverse lingue o scritture, con informazioni sostanzialmente corrispondenti, si seguono le indicazioni date nella Guida SBN(A) 0F1c. IV. Aree ed elementi della descrizione 4.1. Area del titolo e delle indicazioni di responsabilità 4.1.0.5. Per quanto riguarda l'ordine delle informazioni e l'impiego della punteggiatura convenzionale per le pubblicazioni antiche, la Circolare ICCU stabilisce che deve essere applicata la normativa della Guida SBN. Ricordiamo inoltre che eventuali omissioni, segnalate con i tre punti preceduti da spazio, non possono comprendere nessuna delle prime quattro parole e nessuno dei primi cinquanta caratteri a partire dall'asterisco. Le due norme: •La numerazione o indicazione delle parti si riporta in forma cumulativa se è legata al titolo o ad altri elementi , mentre si omette se si presenta separata (4.1.0.5 B.b) •Nomi di autori che compaiono prima del titolo, anche senza un legame grammaticale evidente con questo (per esempio al nominativo) e con variazioni grafiche, vanno generalmente considerati farne parte integrante [...] si riportano dopo il titolo (ed eventuali titoli paralleli o complementi del titolo), precedute dalla punteggiatura convenzionale, solo indicazioni di responsabilità che compaiono in testa al frontespizio, chiaramente staccate dal titolo, con minore rilievo rispetto a quello, e se ne segnala in nota la posizione (4.1.0.5 B.c) non si applicano e rimane valido quanto previsto dalla Guida SBN(A). 4.1.0.5 B.k Indicazioni di responsabilità non presenti nella fonte primaria si riportano in nota, specificandone quando necessario la fonte Le REICAT, non distinguendo tra responsabilità principale o secondaria, prevedono che anche la responsabilità principale contenuta all'interno della pubblicazione debba essere riportata in nota. La Circolare, invece, ha ribadito che ci si attiene a quanto stabilito nella Guida SBN(A) alle p. 4647. 4.1.1.7 B. Varianti del titolo in una pubblicazione in più unità. Secondo le REICAT se una forma è comune alla maggior parte delle unità si preferisce anche se non corrisponde a quella presente nella prima unità. Invece in SBN, per le pubblicazioni antiche, in caso di variazioni di qualunque elemento tra le varie unità di una pubblicazione si deve fare riferimento al primo volume. 4.1.3.8 B. Variazioni nelle indicazioni di responsabilità in una pubblicazione in più unità. In SBN si sceglie di riportare la forma presente nella prima unità. La variazione si indica in nota. 4.1.4.1. Si avverte in nota se la pubblicazione non include il testo nelle lingue dei titoli riportati o segnalati. Vedi esempio a p. 253 (4.7.1.15 A.b). 4.2. Area dell'edizione 4.2.0.5 C.d Informazioni che compaiono in più lingue si riportano nell'ordine in cui si presentano. In 4.2.4. viene ribadito che per le pubblicazioni antiche si riportano tutte le indicazioni parallele, nell'ordine in cui compaiono, o si segnala l'omissione con i tre punti. 4.2.0.5 C.e Indicazioni di edizione non presenti nella fonte primaria si riportano tra parentesi quadre se compaiono in parti complementari (3.4 B.), o altrimenti in nota, segnalandone la fonte. 3 4.4. Area della pubblicazione, produzione e distribuzione 4.4.0.2. Indicazioni pertinenti all'area che compaiono in un'etichetta affissa all'origine (di solito a coprire un'indicazione diversa a stampa) sono riportate come quelle ordinarie, avvertendo in nota. L'eventuale indicazione coperta, se facilmente accertabile, si riporta in nota. Si tratta di un trattamento già in uso, che REICAT sancisce in dettaglio. 4.4.0.5. Ordine delle informazioni, trascrizione e punteggiatura. Le indicazioni relative alle pubblicazioni antiche presenti nelle REICAT non vengono applicate. Si continua ad applicare la normativa della Guida SBN(A), cioè con la suddivisione dell’area in due semiaree, la prima per le informazioni tratte dal frontespizio, la seconda, in parentesi tonde, per quelle presenti nel colophon (Circolare p. 6). 4.4.1.3. Se il luogo di pubblicazione varia tra le parti di una pubblicazione in più unità si riporta quello indicato nella prima unità. In SBN le variazioni si segnalano in nota in forma generica, perché sono riportate nelle descrizioni delle singole unità. 4.4.2.4. Se l'editore (o gli editori o altre figure) varia tra le parti di una pubblicazione in più unità si riporta l'indicazione che compare nella prima unità. In SBN le variazioni si segnalano in nota in forma generica, perché sono riportate nelle descrizioni delle singole unità. 4.4.4.3. Gli esempi di integrazione della data tra parentesi quadre (REICAT p. 189) valgono solo in assenza di qualsiasi indicazione relativa alla pubblicazione nelle fonti prescritte per entrambe le semiaree (Guida SBN(A) p. 64) [Tra 1805 e 1815] [1820 o 1821] [1820 circa] [18..] [16..?] 4.5. Area della descrizione fisica 4.5.1. Designazione specifica del materiale ed estensione. Le indicazioni: volumi (4.5.1.1 B), parti (4.5.1.2 D), carte, colonne vanno scritte per esteso. Unica abbreviazione consentita: p. per pagine. 4.5.1.6 B. L'abbreviazione p. e i termini carte o colonne seguono sempre la sequenza anche quando questa è costituita da lettere e non da numeri. La variazione della forma di numerazione all'interno di una stessa sequenza va segnalata in nota (es.: Paginazione in numeri romani fino a p. XIII) . 4.5.1.6 C. Se la paginazione è ripetuta su pagine opposte si aggiunge l'indicazione doppie. 4.5.1.6 D. Per le pubblicazioni antiche [...] si indica in nota se il verso delle carte è bianco. Questa indicazione, come appare evidente dagli esempi, si deve intendere solo in casi particolari (pagine dispari bianche, verso di tutte le carte o di un numero consistente di carte bianco). Va invece sempre segnalata la presenza di carte bianche. 4.5.1.6 E. In presenza di numerazione per colonne, si indica in nota se vi sono più di due colonne per pagina. 4.5.1.6 F. Se le pagine, carte o colonne sono numerate come parte di una sequenza più ampia si riportano i numeri della prima e dell'ultima seguiti dal termine o abbreviazione appropriati. Come si ricava dall'esempio a p. 201, se la prima pagina non reca la numerazione, ma questa è dedotta si indica tra parentesi quadre. 4.5.1.6 G. Per le pubblicazioni bifronti si riporta la numerazione della parte citata per prima, seguita dall'altra nel normale ordine di lettura (ossia dall'esterno verso l'interno), separandole con un punto e virgola. 4.5.1.7 A. Per le pubblicazioni antiche quando l'errore dipende da salti, omissioni o ripetizioni nella numerazione, si possono riportare le sequenze come si presentano, invece del numero errato con la rettifica. 4 Es.: [12], 120, [4], 121-156 p. (preferibile, per una pubblicazione antica, a [12], 156 [i.e. 160] p.) L'esempio non è pertinente perché si riferisce ad un caso già previsto dalla Guida SBN(A) a p. 67: Se una sequenza di pagine, carte o colonne non numerate si trova all'interno di una sequenza numerata, si riportano i numeri della prima e ultima pagina, carta o colonna delle due parti della sequenza numerata. Es.: 1-200, [8], 201-232 p. Rimangono valide le indicazioni date dalla Guida SBN(A). 4.5.1.8 A. La definizione di tavola data dalle REICAT presenta una imprecisione che rettifichiamo: per tavola si intende una carta contenente materiale illustrativo oppure tabelle, alberi genealogici, schemi, etc., con o senza testo, non compresa nella numerazione delle pagine o carte contenenti il testo e non compresa nella composizione del fascicolo e di solito stampata separatamente per essere inserita nel volume. La presenza di illustrazioni a piena pagina comprese nella numerazione (che quindi non devono considerarsi tavole) può essere indicata in nota. 4.5.1.8 B. Le carte o pagine di tavola non numerate si indicano come carte tra parentesi quadre. Le REICAT limitano l'uso delle parentesi quadre a un numero di carte di tavola maggiore di 1. Quest'ultima indicazione, ancora oggetto di discussione, per il momento non viene accolta. 4.5.1.8 C. Secondo le REICAT se le tavole sono di generi particolari si può sostituire l'espressione carte di tav. con designazioni appropriate al materiale (scritte per esteso) e se non vi sono altre illustrazioni si omette l'indicazione : ill. In attesa di una determinazione da parte dell'ICCU su questo punto delle REICAT ci si attiene alle disposizioni date dalla Guida SBN(A) e si continua quindi a indicare la quantità di carte o pagine di tavola dopo la virgola, specificando la tipologia di materiale dopo i due punti. 4.5.2.4. Per illustrazioni si intendono figure, immagini o rappresentazioni grafiche di qualsiasi genere che accompagnano il testo, all'interno della stessa pagina o foglio o a pagina intera, sia se le pagine sono comprese nella numerazione sia se non vi sono comprese. Non si considerano illustrazioni le tabelle, i prospetti o gli schemi costituiti da testo e numeri e i diagrammi o grafici con cui sono visualizzati dati testuali o numerici (p. es. gli istogrammi). Elementi ornamentali [fregi, testate, finalini, iniziali incise, o la singola vignetta (o stemma, o insegna) sul frontespizio] non si indicano come illustrazioni, ma in nota. 4.5.2.4 B. Indicazioni più specifiche sul tipo di illustrazione (ad esempio antiporta, ritratto, carta geografica) vanno scritte per esteso. Ulteriori informazioni (p.es. sulla tecnica utilizzata, particolarmente per le edizioni antiche) possono essere fornite di seguito, come per i documenti grafici, o in nota. Ad esempio: antiporta calcografica. 4.5.3.3 A. Il formato si indica sempre con un numerale seguito da °: quindi non più atl. ma 1° e non più fol. ma 2°. L'indicazione oblungo va data per esteso. Per i formati irregolari le REICAT ribadiscono quanto prescritto dalla guida SBN(A): quando sono usati mezzi fogli o fogli di formato doppio si indica possibilmente il formato di stampa effettivo, seguito tra parentesi tonde da quello apparente. Variazioni all'interno della singola unità o tra più unità si possono indicare in nota. 4.5.3.3 B. Se il formato bibliografico è incerto si può aggiungere un punto interrogativo. 4.5.3.3 C. Possono essere registrate dopo il formato, tra parentesi tonde, le dimensioni in centimetri di un esemplare non rifilato, [...] ma esclusa l'eventuale legatura anche se presumibilmente originale (p.es. una cartonatura editoriale). Le dimensioni si indicano preferibilmente in millimetri se inferiori a 10 cm. In SBN non si applicano le REICAT: le dimensioni in centimetri (o in millimetri) si danno solo al posto del formato, se questo non si può determinare. 4.6. Area della collezione Circolare SBN: I titoli di collezione continuano ad essere soltanto oggetto di legami 1 C. 4.6.2 A. I complementi del titolo della collezione si riportano dopo la punteggiatura convenzionale, eventualmente abbreviati. Se sono di scarso rilievo si possono omettere. Se non compaiono sulla 5 stessa fonte da cui è desunto il titolo si trascurano o altrimenti si racchiudono tra parentesi quadre. Nella Circolare si precisa che si applicano le REICAT solo quando il complemento del titolo è necessario per disambiguare un titolo poco significativo. I complementi del titolo non devono confondersi con espressioni che indicano sezioni o sottocollezioni (per le definizioni di sezione e sottocollezione: 1.5.3.2.) 4.6.3 A. Le indicazioni di responsabilità si riportano, ma si possono omettere se non sono necessarie per l'identificazione della collezione. Indicazioni di responsabilità che non compaiono nella stessa fonte da cui è desunto il titolo della collezione si trascurano o, quando è necessario riportarle, si racchiudono in parentesi quadre. 4.6.6. La Circolare recepisce la norma REICAT: Qualora il titolo della collezione appaia nella fonte prescritta in più di una lingua si riporta la forma che compare con maggior rilievo o, a parità di rilievo, quella che compare per prima. I titoli paralleli che figurano nella stessa fonte vanno riportati di seguito al titolo scelto, preceduti dalla punteggiatura convenzionale. Il pregresso si lascia inalterato a meno che non si abbia la possibilità di esaminare gran parte delle pubblicazioni che fanno parte della collezione e si intenda procedere ad una bonifica (p. 9). Ricordiamo che, per quanto riguarda l'area della pubblicazione nelle notizie di natura C, vale quanto detto per il libro moderno: in caso di variazione di luogo o editore non si utilizza la forma prevista dalla Guida: ; [poi] … ma si segnala la variazione in nota. 4.7. Area delle note 4.7.0.4 A. Punteggiatura convenzionale. Le note sono separate l’una dall’altra da un punto. Non si applicano le REICAT, viene mantenuta la punteggiatura SBN (Circolare p. 9). Quindi: . (( per la prima nota . - per le successive Questo paragrafo presenta un numero molto maggiore di esempi rispetto a quelli suggeriti dalla guida SBN. Si rilevano alcune aggiunte e alcuni cambiamenti nell'ordine delle note. I più significativi sono: •4.7.1.5. inserimento di note sulle relazioni con altre opere, quando non trattate attraverso un legame •4.7.1.8. anticipazione delle note di contenuto o dei contenuti aggiuntivi (precedono l'indicazione della fonte del titolo) •4.7.1.10 B. non se ne tiene conto e quindi non si segnala se il titolo è stato traslitterato •4.7.1.13 A. si usa il termine sottotitolo al posto di complemento del titolo •4.7.1.15. spostamento delle note relative alla lingua della pubblicazione dopo quelle relative alle responsabilità (e aggiunta della nota che segnala l'eventuale assenza di testo nella lingua di un titolo parallelo) •4.7.2.4. spostamento della nota di variante all'interno delle note relative all'area dell'edizione: in SBN non si applicano le REICAT e quella di variante rimane l'ultima nota dell'area •4.7.5.4.c inserimento della nota relativa alla presenza della marca tipografica tra quelle relative alla descrizione fisica e non tra quelle relative alla pubblicazione (separandola dalla nota “Il nome dell'editore si ricava dalla marca” [p. 259 4.7.4 A.b]). In SBN la nota relativa alla presenza della marca tipografica continua invece ad essere inserita tra quelle relative alla pubblicazione, mentre la nota “Il nome dell'editore si ricava dalla marca” si tralascia •4.7.6. inserimento di note relative alla collezione. In SBN la fonte da cui si ricava l'informazione, che non sia frontespizio o occhietto, si dovrà specificare in nota al legame. Eventuali forme varianti del titolo della collezione daranno luogo a titoli D, legati al titolo C, e si dovrà dichiarare in nota al legame in quali volumi si riscontrano. Di un eventuale titolo errato della collezione si darà, invece, notizia in nota alla descrizione bibliografica del 6 volume che presenta l'errore •4.7.10. la nota relativa alla base della descrizione, in presenza di esemplare incompleto, per le pubblicazioni antiche consiste nella prima nota di citazione dei riferimenti bibliografici (vedi 4.7.1.1.) Le note relative alle varianti del titolo (4.7.1.10 A) possono essere sostituite dai legami. Così pure quelle che informano di relazioni tra la pubblicazione descritta e altre pubblicazioni, ma solo se il collegamento permette di specificare la natura della relazione (4.7.0.6.). 4.8.3 Impronta per le pubblicazioni antiche Per le pubblicazioni in più unità o parti si rileva l'impronta di ciascuna. In SBN si registra l'impronta di ogni volume che abbia paginazione autonoma. Per le pubblicazioni con paginazione continua, nel caso siano già state inserite le impronte dei volumi successivi, rilevate contando le carte, queste si mantengono. In presenza di un frontespizio d'insieme con altre pagine preliminari che precedono il frontespizio del primo volume si rilevano due impronte, una a partire dal frontespizio generale (quest'ultima eccezionalmente registrata sulla M generale) e una dal frontespizio del primo volume. Di entrambe si dovrà dare spiegazione in nota all'impronta (es.: Dal frontespizio generale / Dal frontespizio del vol. 1). Ricordiamo però che vale sempre la regola per cui il terzo gruppo dell'impronta va preso sul recto della carta, pagina o colonna correttamente numerata 13 in cifre arabe, quindi se le carte iniziali che seguono il frontespizio generale non sono numerate o hanno una numerazione in cifre romane il terzo e quarto gruppo dell'impronta coincideranno con quelli della seconda impronta. Per quanto riguarda la descrizione di questi casi vale l'esempio riportato a p. 90 della Guida SBN(A): paginazione, segnatura e contenuto delle carte che precedono il frontespizio del primo volume vanno riportate in nota alla M generale. V. Descrizione di pubblicazioni in più parti e descrizione analitica In SBN resta obbligatoria la registrazione bibliografica delle notizie relative alle singole unità (Circolare p. 10). 5.2.0. La descrizione a più livelli di pubblicazioni monografiche in più unità si articola in un livello generale, che consiste nella descrizione della pubblicazione nel suo complesso, e descrizioni di secondo livello (o di livelli successivi), ciascuna delle quali corrisponde a un’unità o a un gruppo di unità. Nella Circolare, invece, si ribadisce che non si creano notizie per gruppi di unità. 5.2.0.1. Aree ed elementi nella descrizione a più livelli: in SBN a livello inferiore si fa una descrizione completa per notizie di natura M, mentre per notizie di natura W si riportano solo gli elementi specifici o che differiscono da quelli dati a livello generale. Collegamenti autori-titoli: alla monografia superiore si collegano le responsabilità comuni a tutta la pubblicazione. Per le notizie inferiori di natura M è obbligatorio il legame alle responsabilità principali e coordinate (Circolare, p. 10). Alle altre indicazioni di responsabilità (secondarie e per la produzione materiale) si crea un legame solo se diverse da quelle già presenti nella M generale. Nelle notizie di natura W si fanno solo i legami pertinenti al singolo volume. 5.2.0.3. La designazione dell'unità: per l'antico si continuano a seguire le regole espresse dalla guida SBN(A) a p. 88-89. 5.3. Descrizione su più di due livelli. Non si considerano articolate su più di due livelli le pubblicazioni le cui unità presentano una numerazione progressiva continua, riferita alla pubblicazione nel suo complesso e non alle singole parti, sezioni o gruppi di unità. Se le unità hanno anche una numerazione relativa al livello intermedio le due indicazioni si riportano di seguito, come titolo comune e titolo dipendente. Vedi Guida SBN(M) p. 130-131 (falsi livelli) 5.4. Descrizione di allegati e di parti non autonome, come nella Guida SBN(M) p. 132 (materiale 7 allegato in forma di volume). VII. Informazioni relative all'esemplare In Precisazione d'inventario si possono usare le abbreviazioni consuete (es.: v., misc.) 7.1.2. Indicazioni relative a varianti e stati. In Precisazione d'inventario e Consistenza in Indice: uso del termine non abbreviato variante 7.1.3. Indicazioni relative a esemplari numerati o ad personam. In Precisazione d'inventario 7.1.4. Indicazioni relative a riproduzioni locali. In Precisazione d'inventario 7.3. Completezza, mutilazioni e imperfezioni. In Precisazione d'inventario e in Consistenza in Indice 7.4.1. Caratteristiche del supporto. In Precisazione d'inventario 7.4.2. Illustrazione, ornamentazione e decorazione. In Dati copia, Note e decorazione 7.4.3. Dimensioni. In Precisazione d'inventario 7.4.4. Legatura. Vengono riunite in questo paragrafo delle REICAT due note distinte: 1)indicazione delle edizioni legate insieme (Legato con: / In misc.) 2)descrizione della legatura La nota 1) va in Precisazione d'inventario, la nota 2) in Dati copia, Legatura 7.5. Note di possesso, altri elementi di provenienza e postille. Note di possesso e altri elementi di provenienza come timbri ed ex libris possono essere segnalati in Dati copia, Note e decorazione, mentre le collocazioni precedenti devono essere trascritte in Dati copia, Colloc. precedente. Danno comunque luogo ad un legame con il Possessore/Provenienza. La segnalazione di postille, sottolineature e note manoscritte va fatta in Dati copia, Note e decorazione 7.5.4. Inserti. In Dati copia, Note e decorazione 7.6. Informazioni sullo stato di conservazione e sul restauro. In Dati copia, Stato conservazione, oppure in Precisazione d'inventario (ad esempio la nota Ricevuto intonso [al posto di Fogli chiusi suggerito da REICAT]). PARTE II. OPERE E ESPRESSIONI VIII. Opera e espressione 8.1.1 A. Ogni opera è identificata nel catalogo tramite un titolo uniforme. Nella Circolare (p. 12) si ribadisce che l'applicazione in SBN deve essere graduale e per il momento il titolo uniforme verrà creato a partire dalle notizie M e S. È consentito solo il titolo di natura A e il livello di catalogazione testimonia se è stato o meno effettuato un lavoro di controllo e verifica sui repertori. I titoli di natura B devono essere progressivamente trasformati in titoli A. 8.1.2. Un'opera può risultare dalla collaborazione o dal contributo di più persone o enti, che possono avere svolto uno stesso ruolo o ruoli diversi, per l'intera opera o soltanto per sue parti o aspetti determinati. Il risultato di queste attività si considera un'opera unitaria se è identificato nel suo complesso da un titolo. 8.1.3. Oggetto della pubblicazione può essere il risultato di una capacità o abilità particolare, tecnica o interpretativa, o un insieme di testi o altri materiali raccolti e presentati con un senso o una funzione diversi da quelli che avrebbero se presi singolarmente o nelle circostanze ordinarie, o anche, tramite la riproduzione, un documento o una scrittura considerati come prodotto materiale o artistico invece che come supporto o mezzo di registrazione di un testo. 8.1.4 A. Una raccolta di due o più opere preesistenti (o di loro parti o brani) di autori diversi o anonime, riunite in un'unica pubblicazione, si considera come un'opera se ha un titolo d'insieme che la identifica nel suo complesso (vedi in particolare 8.1.4 B e C). Attenzione però al punto 8.1.4. D.: Non si considerano raccolte le opere che contengono al loro interno, per le esigenze dovute alla loro natura e ai loro scopi, opere o brani di opere di vari autori 8 o anonime, anche in misura quantitativamente predominante. 8.1.5. Parti di un’opera. Un’opera può essere costituita da più parti o contributi componenti, che possono essere o non essere dotati di un proprio titolo idoneo a identificarli. 8.1.6. Un'opera può essere pubblicata accompagnata da contributi subordinati o aggiuntivi, che non sono parte integrante dell'opera com'è stata originariamente concepita o pubblicata, o di una sua particolare espressione: p.es. introduzioni o prefazioni, note e commenti, illustrazioni, appendici, indici. 8.2. Per espressione si intende la specifica forma intellettuale o artistica che un'opera ha assunto in una sua particolare realizzazione. In SBN non verranno mai effettuati i titoli uniformi per l'espressione giacché il livello dell'espressione viene individuato in ricerca tramite i filtri (i codici di qualificazione bibliografica di lingua e di genere). 8.2.2. Bisogna saper distinguere le espressioni di una stessa opera e le opere nuove connesse a opere preesistenti. Quando una modificazione dà origine ad un'opera nuova di norma la si collega con un richiamo reciproco all'opera da cui deriva (che non viene fatto, ad esempio, nel caso di riassunti a scopo didattico perché il numero di rinvii per opere note sarebbe troppo elevato vedi 11.6.). In SBN non è attualmente possibile creare un rinvio reciproco tra titoli uniformi di opere connesse tra loro. Per il momento quindi la connessione continuerà ad essere stabilita attraverso il collegamento tra la pubblicazione e l'autore dell'opera preesistente (intestazione secondaria) e per supplementi o continuazioni, dai legami titolo con codice 2 e 4. IX. Titoli uniformi 9.0.3. Secondo le REICAT la registrazione del titolo uniforme è obbligatoria per tutte le opere, anche quando coincide con il titolo della pubblicazione. In SBN bisogna procedere ad una più sistematica creazione dei titoli uniformi per l'opera, ma la registrazione è obbligatoria solo in questi casi (cfr. Circolare): 1) Traduzioni 2) Opere musicali 3) Testi sacri 4) Opera pubblicata più volte con titoli diversi 5) Opera edita in più lingue con titoli diversi e per la quale non si può determinare una lingua originale 6) Parti di un'opera (fino a tre: un titolo uniforme per ogni parte) 7) Un'antologia di un'opera 8) Raccolte contenenti fino a tre opere 9) Opere indipendenti che rientrano in cicli o serie Non è necessario quindi creare titoli uniformi se questi coincidono con il titolo della pubblicazione. 9.0.5. In SBN non si possono creare titoli collettivi uniformi, che presupporrebbero la creazione di una nuova natura (Circolare p. 12). Non devono quindi più essere creati i titoli di raggruppamento Opera. Per l'uso dell'indicazione Antologie (9.4.4.), si attendono comunicazioni dall'ICCU (si sta valutando l'ipotesi di darne indicazione in nota al legame). 9.1. Il titolo uniforme per un'opera si basa sul titolo con cui l'opera stessa è generalmente identificata. [...] Se un'opera è indicata con titoli diversi o in forme diverse, o è comunque conosciuta con più titoli o designazioni, come titolo uniforme si sceglie di norma il titolo o la forma del titolo usati più frequentemente. [...] Si fa rinvio dalle varianti non adottate e dai titoli italiani d'uso corrente, se il titolo uniforme è in un'altra lingua (9.1.1 A). Ricordiamo però: ◦per opere antiche o medievali si adotta il titolo tradizionale o convenzionale ◦per i testi sacri si adotta il titolo comunemente usato in italiano ◦per opere liturgiche si adotta il titolo tradizionale nella lingua originale 9 ◦per le costituzioni, codici, leggi, decreti e altri provvedimenti con valore di legge si adotta il titolo tradizionale o convenzionale con cui sono generalmente citati nella lingua originale ◦per i trattati, i concordati, le convenzioni e gli accordi internazionali si adotta il titolo correntemente usato per identificarli nella forma italiana se esiste ◦per le opere musicali cfr. Guida Musica, in uscita. 9.1.3.1 A. Il titolo uniforme è dato, per quanto possibile, nella lingua originale dell’opera, secondo la norma generale. 9.1.3.1 B. Per le opere greche classiche e bizantine che siano note con una forma latina del titolo, tuttavia, si adotta questa come titolo uniforme. Si fa rinvio dalla forma o forme italiane e da quella greca, [...] con la sua traslitterazione se differisce dalla forma latina. 9.1.3.1 C. Se un’opera è pubblicata in più lingue con titoli diversi e non c’è o non si può determinare una lingua originale si preferisce il titolo in italiano, se esiste. Se tra le lingue non c’è l’italiano si preferisce il titolo nella lingua dell’intestazione principale o, se questo criterio non è applicabile, si sceglie secondo l’ordine generale di preferenza tra le lingue (par. 0.5.2). Si fa rinvio dai titoli nelle altre lingue o, se sono numerose, dalle più conosciute. 9.1.3.3. Per i legami coi titoli di natura D rimangono validi quelli previsti nella guida SBN(A). 9.1.4.1. Le parti di un'opera pubblicate autonomamente hanno come titolo uniforme quello dell'opera complessiva, seguito da quello della parte (o dalla designazione o numerazione che la contraddistingue) nei seguenti casi: a) se la parte non ha un titolo ed è identificata semplicemente da una numerazione o una designazione d’altro genere; b) se la parte ha un titolo generico; c) se le parti, pur avendo un titolo idoneo a identificarle, sono prevalentemente pubblicate con il titolo comune; d) se le parti o opere singole, pur avendo un titolo idoneo a identificarle, sono prevalentemente pubblicate insieme (in una o più unità, anche se descritte in registrazioni indipendenti); e) nel caso dei testi sacri. 9.1.4.4. Hanno come titolo uniforme il proprio titolo specifico le opere che, pur facendo parte di cicli (saghe, trilogie, etc.), serie o raccolte analoghe, vengono pubblicate prevalentemente in forma autonoma. Si fa rinvio dal titolo che identifica il ciclo nel suo complesso seguito da quello dell’opera singola, con l’eventuale designazione numerica. Se non esiste un titolo che identifichi il ciclo nel suo complesso i titoli delle singole opere connesse, p. es. come seguito o continuazione, si collegano con richiami reciproci. Si applicano le REICAT, fatta eccezione per il prescritto collegamento con richiami reciproci che attualmente non è tecnicamente possibile. 9.3. Se due o più titoli uniformi (compresi i titoli di rinvio) risultassero identici pur riferendosi a opere diverse, in assenza di un'intestazione principale o quando questa non è sufficiente a distinguerli, si aggiungono una o più qualificazioni. Le qualificazioni si aggiungono ai titoli uniformi in posizione finale, tra parentesi uncinate. Più qualificazioni vengono separate da un punto e virgola ( ; ), preceduto e seguito da uno spazio, dentro un’unica coppia di parentesi. In alcuni casi per distinguere titoli identici che si riferiscono a opere diverse si utilizza, invece, il complemento del titolo. Se il titolo di rinvio coincide con altri titoli uniformi, non essendo possibile distinguerlo tramite il legame autore, si può disambiguare aggiungendo l'indicazione di responsabilità in area 1 (esempio a p. 358 Storia di Roma ). Attenzione: negli esempi relativi ai titoli uniformi riportati dalle REICAT (ad es. quelli a p. 358) l'autore si presenta in forma inversa dopo la barra di responsabilità, ma questa non è altro che una visualizzazione del legame autore. Non deve quindi essere intesa come indicazione di responsabilità 10 in area 1. 9.4. Aggiunte convenzionali al titolo uniforme. Per distinguere e ordinare le diverse espressioni o famiglie di espressioni (versioni, traduzioni, etc.) di un’opera, al titolo uniforme che identifica l’opera stessa possono essere aggiunte [...] l’indicazione della lingua (o delle lingue) della pubblicazione, se diversa da quella originale. In SBN la funzione di questa aggiunta convenzionale continuerà ad essere svolta dal codice di qualificazione bibliografica "lingua" della notizia (Circolare p. 13). X. Espressioni di una stessa opera Cfr. anche punto 8.2. Costituiscono espressioni di una stessa opera: •edizioni varianti e versioni alternative •versioni abbreviate o non integrali, antologie •versioni accresciute, rivedute o aggiornate •traduzioni 10.3. Versioni accresciute, rivedute o aggiornate. Come titolo uniforme si sceglie quello prevalentemente usato nelle pubblicazioni, ma se il cambiamento di titolo è avvenuto per volontà dell'autore si deve scegliere l'ultimo titolo (esempio a p. 371). XI. Opere nuove connesse a opere preesistenti Costituiscono opere nuove connesse a opere preesistenti: •rifacimenti, riscritture, rielaborazioni •libere traduzioni e parafrasi •compendi ed epitomi •elaborazioni autonome di temi narrativi o d'altro genere •testi ufficiali connessi o derivati da altri •concordanze, indici, sunti e altre elaborazioni con funzione pratica o didattica •trasposizioni •continuazioni, appendici e supplementi •opere funzionali o connesse alla realizzazione o all'impiego di altre opere (es.: libretti) Ricordiamo che non potendo per ora effettuare legami tra notizie di natura A non si possono attualmente mettere in relazione opere nuove connesse a opere preesistenti. La relazione tra l'opera nuova e quella preesistente può essere stabilita soltanto attraverso il collegamento di responsabilità a livello di pubblicazione: responsabilità principale e coordinate dell'opera preesistente vengono legate all'opera nuova con responsabilità secondaria (si può utilizzare il ruolo "antecedente bibliografico" con codice 3, "autore secondario"). XII. Opere contenute nella pubblicazione e assegnazione dei titoli uniformi 12.2. Se la pubblicazione contiene una parte di un'opera si assegna il titolo uniforme appropriato a quella parte. 12.2.2. Quando la pubblicazione contiene più parti di una stessa opera si creerà un titolo uniforme per ogni parte. Se le parti sono più di tre si utilizzerà il titolo uniforme dell'opera. Quindi non si possono assegnare titoli uniformi accompagnati dall'indicazione cumulativa delle parti: non si devono utilizzare i titoli creati in passato né crearne di nuovi. 12.3. Alla pubblicazione che contiene fino a tre opere di uno stesso autore si assegnano titoli uniformi (anche quando avremmo fatto legami a titoli T) e l'autore viene collegato sia alla monografia che ai titoli uniformi. Se le opere contenute sono più di tre l'assegnazione dei titoli uniformi è facoltativa. 12.4. Raccolta di opere (o parti di opere) preesistenti di autori diversi o anonime con titolo 11 d'insieme: se le opere contenute sono due o tre, e sono indicate nella fonte primaria, si creerà un titolo uniforme per ciascuna. Non si creerà invece un titolo uniforme per il titolo d'insieme della raccolta e gli autori verranno collegati alla monografia (come intestazioni secondarie) e ai rispettivi titoli uniformi. Se le opere contenute sono più di tre l'assegnazione dei titoli uniformi è facoltativa. 12.5.1. Raccolta di opere (o parti di opere) preesistenti di autori diversi o anonime priva di titolo d'insieme: se le opere contenute sono due o tre si creerà un titolo uniforme per ciascuna. Gli autori verranno collegati alla monografia (come intestazioni secondarie) e ai rispettivi titoli uniformi. Se le opere contenute sono più di tre si crea un titolo uniforme per l'opera principale (o la prima) e per le altre opere l'assegnazione dei titoli uniformi è facoltativa. Attenzione: Raccolte di opere di autori diversi sia con titolo d'insieme, sia prive di titolo d'insieme avranno legami autori con responsabilità 3. Questa regola naturalmente non riguarda le pubblicazioni in parti che devono avere legami autori con reponsabilità 1 per la prima parte e responsabilità 3 per le parti aggiunte. 12.5.2. Agli autori dei contributi subordinati o aggiuntivi si assegna sempre un'intestazione secondaria a livello della registrazione bibliografica della pubblicazione (anche se viene creato un titolo uniforme per il contributo). XIII. Accesso da altri titoli La creazione dei titoli uniformi non esclude ulteriori accessi: forme varianti del titolo, titoli paralleli, titoli di collezione. È necessario utilizzare i titoli T per le pubblicazioni in parti [guida SBN(A) p. 100-101], con, eventualmente, un ulteriore legame T9A. Il titolo T è importante per aiutare chi è in possesso della sola parte seconda ad identificare la pubblicazione. Se il titolo T coincide con il titolo A si preferisce quest'ultimo. Non si esclude la possibilità di utilizzare i titoli T anche per opere contenute di carattere aggiuntivo che si ritengono significative, ma per le quali non è stato possibile formulare un titolo A. PARTE III. RESPONSABILITÀ XIV. Relazioni di responsabilità 14.2.1. Responsabilità per l’opera e responsabilità per le sue particolari espressioni. Le norme distinguono le responsabilità a livello dell’opera da quelle relative a particolari espressioni. Si considerano responsabilità a livello dell’opera quelle che riguardano la concezione, composizione o realizzazione dell’opera stessa nella sua forma originale. Si considerano invece responsabilità a livello dell’espressione quelle che riguardano espressioni derivate da quella originale (edizioni rivedute o aggiornate, traduzioni, esecuzioni o rappresentazioni, etc.). Di norma si considera forma o espressione originale quella della prima pubblicazione, indipendentemente dalle modificazioni che possono essere intervenute da parte dell’autore o di altri prima della pubblicazione stessa. Tuttavia in circostanze particolari (opere postume, incompiute, a circolazione clandestina, etc.) può essere necessario considerare la prima pubblicazione come espressione derivata: p.es. per un’opera pubblicata in traduzione prima che nella lingua originale. Un’opera può esistere in più forme originali, o da considerare tali quando non è nota o accertata la derivazione di una dall’altra. Le responsabilità stabilite a livello dell’opera non sono di norma assegnate anche a livello dell’espressione. Analogamente non si assegnano responsabilità a livello dell’espressione a persone o enti che abbiano una responsabilità a livello dell’opera, anche se di tipo differente (p.es. 12 per un’edizione riveduta dall’autore dell’opera originale o un’esecuzione di musica da parte del compositore stesso), a meno che questo non sia necessario per specificare il tipo di responsabilità (par. 14.2.4). Le REICAT stabiliscono che le responsabilità vadano distribuite ai livelli appropriati di opera, espressione, pubblicazione o esemplare, e che le responsabilità stabilite a livello dell'opera non siano di norma ripetute anche a livello dell'espressione e viceversa. Come abbiamo già visto, in SBN l'espressione non dà luogo ad un titolo uniforme ma viene individuata tramite i codici di lingua e forma di realizzazione, quindi le responsabilità vengono collegate al titolo uniforme (opera), alla registrazione bibliografica (espressione e pubblicazione ) e inserite come dati copia (esemplare). In questa fase di transizione, tuttavia, il legame autore riferito all'opera deve essere mantenuto anche a livello della registrazione bibliografica per diversi motivi tecnico-informatici (es.: produzione dei record UNIMARC, import-export, protocollo SBN Marc, funzionamento corretto di Opac e altri software che leggono il record). Si adottano quindi i trattamenti alternativi previsti dalle REICAT (14.2.5.): tutte le responsabilità possono essere trattate a livello della registrazione bibliografica della pubblicazione. XV. Intestazioni uniformi per le persone 15.1.2.2 A. Per i sovrani si adotta come intestazione il nome con cui sono generalmente identificati, costituito di solito dal loro nome personale accompagnato dal numero ordinale relativo e dal titolo appropriato, che si dà possibilmente in italiano. 15.1.2.2 E. Per i papi e i capi di altri gruppi religiosi si adotta come intestazione il nome assunto con la carica, accompagnato dal numero ordinale relativo e dal titolo appropriato, che si dà possibilmente in italiano. I nomi dei papi e degli antipapi si registrano nella forma latina. Dai nomi usati prima di assumere la carica e dalle eventuali forme italiane si fa rinvio. La Circolare, a p. 18, stabilisce per i casi succitati 15.1.2.2. A. e E.: In SBN i numeri ordinali che fanno parte del nome di una persona vengono trasformati in numeri arabi e riportati dopo il titolo appropriato nelle parentesi uncinate. 15.2.2.1 B. Per i santi vissuti in epoca moderna o contemporanea si segue la regola generale, ovvero il cognome precede sempre il prenome. Le intestazioni andranno corrette quando vengono riutilizzate, creando sempre un rinvio per la forma attualmente presente (forma prevista da RICA). Cfr. Circolare, p. 19. 15.2.2.5 A. Elementi di uno pseudonimo o di un nome assunto che si presentano o vengono usati come un cognome si adottano come primo elemento dell'intestazione. In caso di dubbio, però, si preferisce la forma diretta. 15.2.2.6 Nomi rappresentati o costituiti da sole iniziali o lettere isolate si registrano in forma diretta. 15.2.3. Titoli, appellativi, termini onorifici o altri elementi di distinzione che fanno parte di un nome o lo accompagnano abitualmente nelle pubblicazioni, si riportano dopo le altre parti del nome. In SBN si trascrivono tra parentesi uncinate, ma non vanno confusi con le qualificazioni formulate dal catalogatore, in italiano, per disambiguare gli omonimi. Gli elementi che accompagnano abitualmente il nome devono essere trascritti nella lingua originale, fatta eccezione per: sovrani, papi, dignitari religiosi (se il nome è costituito da un solo elemento altrimenti si omette), santi (solo se il termine accompagna abitualmente il nome altrimenti si omette). Esempi: Bessarion <cardinale> Thant <U> Vignola <il> Eckhart <Meister> Caetani, Michelangelo <duca di Sermoneta> 13 ma: Azeglio, Massimo : d’ (marchese e Taparelli si trascurano) Il titolo nobiliare che accompagna abitualmente il nome va trascritto tra parentesi uncinate. Tuttavia se il titolo nobiliare si lega grammaticalmente all’elemento scelto per l’intestazione, generalmente il predicato nobiliare traslato in prima posizione, si riporta dopo i due punti come seconda parte del nome. Esempi: Orléans, Henri : d’ <comte de Paris> Orléans, Charles : duc d’ 15.3. Qualificazioni. La scelta voluta dalla Nazionale di Firenze per BNI e adottata anche in SBN è quella di qualificare solo la seconda delle intestazioni omonime create, e comunque quella meno conosciuta. In casi dubbi è opportuno qualificare tutte le intestazioni. È comunque opportuno registrare in un archivio di autorità tutte le informazioni utili a identificare con certezza una determinata persona (nome reale completo e altri nomi o loro varianti, date e luoghi di nascita, morte e attività, genere, nazionalità, lingua o lingue usate, qualifiche professionali o d’altro genere, titolo dell’opera o delle opere più note, etc.). 15.3.2. Nomi usati come qualificazioni. Se non si conoscono le date di nascita o morte, o se questa indicazione fosse di scarsa utilità (p.es. per pseudonimi o forme incomplete), per distinguere intestazioni che nel catalogo risulterebbero identiche si possono usare il nome completo della persona, il suo nome reale o altri nomi che ne facilitino l’identificazione. 15.3.4. Omonimi non distinti. Se uno stesso nome si riferisce sicuramente a due o più persone, ma mancano informazioni sufficienti a identificarle e a collegare all’intestazione per ciascuna persona le opere di cui è responsabile, può essere eccezionalmente usata un'intestazione indifferenziata. La qualificazione prescritta è quella già in uso: <omonimi non identificati>. 15.4.2 A. I richiami (o rinvii reciproci) collegano due o più intestazioni uniformi connesse: p. es. il nome di una persona e il nome di un ente (...) di cui la persona fa parte oppure uno pseudonimo collettivo. In questa fase non è possibile creare rinvii reciproci tra autori personali in Indice o tra autore personale e nome di un ente (non gestiti da SBN e da Unimarc) e quindi per ora si devono fare dei rinvii dal nome dell'ente o dallo pseudonimo collettivo ai nomi personali dei singoli componenti. 15.4.2 C. Si possono aggiungere, quando è opportuno, richiami generali che rimandano a un insieme di intestazioni affini. Come chiarito dalla Circolare a p. 19: Al momento in SBN non è possibile creare richiami generali che rimandano a un insieme di intestazioni affini. 15.4.2 D. A seconda dei casi e dei sistemi utilizzati alcuni richiami possono essere formulati come rinvii qualificati, o viceversa. Circolare p. 19: Al momento in SBN non è possibile creare rinvii reciproci tra nomi di persone; per gli pseudonimi collettivi continueranno ad essere utilizzati i rinvii qualificati. Si prevede l’implementazione di questo legame. In caso di cambiamento nella scelta della forma accettata di un nome (es.: Erasmus, Desiderius al posto di Erasmus Roterodamus; Machado de Assis al posto di Assis, Machado de; Coen Pirani, Emma al posto di Pirani, Emma Coen ...), anche in seguito ai cambiamenti intervenuti nelle tabelle di traslitterazione, alla forma RICA non accettata si fa rinvio. XVI. Intestazioni uniformi per gli enti 16.0.2 A. Non costituiscono una denominazione idonea a identificare un ente le espressioni descrittive o generiche. 16.0.2B. La denominazione di un ente può essere costituita dai nomi di uno o più componenti, accompagnati da un’espressione che indichi la natura del gruppo o dell'organizzazione. 16.0.2C. Un’espressione costituita solo dai nomi dei componenti di un gruppo, in forma completa o 14 incompleta, si considera una denominazione idonea a identificare il gruppo stesso come ente se si presenta costantemente nella stessa forma ed è comunemente usata per designarlo. Se l’espressione non si presenta in forma costante, o in caso di dubbio, i componenti si considerano come persone (o gruppi) distinti. 16.0.2D. Quando il nome assunto da due o più persone si presenta come pseudonimo collettivo si utilizzano le norme per l'intestazione uniforme per le persone. 16.0.3.1. Si considerano cambiamenti minori del nome, che non comportano la creazione di più intestazioni uniformi distinte: a) le variazioni grafiche o di ortografia; b) l’uso di segni o simboli invece di parole, o viceversa, di numeri arabi oppure romani, di numeri o date in cifre o in lettere; c) l’uso di forme abbreviate o sciolte, al singolare o al plurale, o di parole staccate o unite (o legate da un trattino); d) i cambiamenti nell’ordine delle parole che non comportino mutamenti sostanziali di significato; e) l’aggiunta, soppressione o sostituzione di articoli, preposizioni, congiunzioni e segni di punteggiatura; f) l’aggiunta, soppressione o sostituzione di espressioni o sigle che indicano la forma giuridica (...) e di termini di privilegio o appartenenza (p.es. reale, statale, comunale); g) l’aggiunta, soppressione o sostituzione di un’intitolazione (vedi anche 16.1.1.2.); h) il cambiamento della lingua della denominazione; i) il cambiamento della località in cui l’ente ha sede o del nome di una stessa località, quando il nome dell’ente lo comprende o richiede una qualificazione di luogo (par. 16.2.5 e 16.3.2). Per la scelta tra le diverse forme vedi i par. 16.1.1 e 16.1.2. Dalle forme non adottate si fa rinvio. 16.0.3.1 B. Si possono considerare cambiamenti minori anche i casi nei quali il nome di un organo o di un ufficio (cfr. i par. 16.1.3.2 e 16.1.4.4) subisca variazioni frequenti, o di breve durata, che non rientrino nelle categorie sopra indicate ma non comportino differenze sostanziali di significato. 16.0.3.2 A. Un ente che ha origine dalla trasformazione (o fusione, scissione, etc.) di uno o più enti preesistenti si considera una nuova e distinta entità se assume un nome diverso da quello dell’ente o degli enti preesistenti, indipendentemente dai cambiamenti di funzioni, natura giuridica, composizione o organizzazione. Le intestazioni uniformi per enti in successione tra loro si collegano con richiami reciproci (par. 16.4.2 A). 16.0.3.2 B. Per un ente che debba essere registrato in forma gerarchizzata (par.16.1.3.2) è necessaria una nuova e distinta intestazione, anche se è rimasta invariata la sua denominazione particolare, quando cambia il nome di un ente sovraordinato che figura nell’intestazione stessa. 16.1. Se un ente è indicato nelle sue pubblicazioni con nomi diversi o in forme diverse, o è comunque identificato con più nomi, per l’intestazione uniforme: 1) si sceglie, di norma, il nome o la forma usati più frequentemente (forma prevalente) (par. 16.1.1); 2) tra forme varianti del nome (in lingue o scritture diverse o con variazioni grammaticali o grafiche) si seguono i criteri di preferenza indicati nel par. 16.1.2. 16.1.1 A. Il nome con cui un ente è prevalentemente presentato nelle sue pubblicazioni in lingua originale si adotta come intestazione anche se non si tratta della denominazione ufficiale o della forma più completa del nome. Se le pubblicazioni dell’ente si estendono per un lungo arco di tempo o se il suo nome ha subito cambiamenti minori (par. 16.0.3.1) si preferisce la forma prevalente nelle pubblicazioni più recenti. 16.1.1 B. Tra le forme presenti in una stessa pubblicazione (p.es. l’unica prodotta o l’unica nota) si preferiscono, nell’ordine: 1) quella presente nella fonte primaria rispetto a quelle che figurano in altre parti; 2) quella che figura come indicazione di responsabilità piuttosto che come parte del titolo, come 15 indicazione di editore, nella collezione, etc.; 3) a parità di altre condizioni, quella che ha maggiore evidenza; 4) se le diverse forme hanno pari evidenza, quella che si presenta per prima sulla fonte primaria. 16.1.1.1 C. Le sigle si riportano secondo l'uso dell'ente (maiuscole e punti). Si omettono gli spazi tra le lettere. Nei casi dubbi preferire la forma senza punti. Ai fini dell'ordinamento viene considerata un'unica parola. 16.1.2.1 Forme in lingue diverse: se l’ente si presenta con una forma italiana del nome la si preferisce, anche se non è la forma prevalente. Se manca la forma italiana del nome comunemente usato dall’ente: •per gli enti di carattere internazionale o di aree multilingui, che usino abitualmente il nome in forme diverse, si sceglie secondo l’ordine generale di preferenza delle lingue (0.5.2.) •per gli enti di carattere nazionale che usino abitualmente più lingue, tra cui quella del paese in cui hanno sede, si preferisce quest’ultima •per gli enti che non usino abitualmente più lingue, si adotta la forma usata dall’ente stesso nelle sue pubblicazioni. 16.1.3. Enti subordinati o collegati ad altri. […] L’intestazione per un ente subordinato o collegato a un altro può avere come base il suo nome, se sufficiente a identificarlo, oppure può essere costituita dal nome dell’ente sovraordinato seguito da quello dell’ente subordinato (sottointestazione), separati da un punto. Le REICAT in nota precisano che il segno di punteggiatura indicato non è prescrittivo. In SBN si continuerà ad utilizzare la punteggiatura prevista dalla Guida (spazio, due punti, spazio), cfr. Circolare p. 20. 16.1.4.2 A. Le qualificazioni degli enti territoriali di norma si aggiungono. Fanno eccezione solo: stati moderni e contemporanei e nomi di città quando ne indicano l'amministrazione comunale. Unica differenza con il trattamento precedente: le Regioni. 16.1.5.3. Gli enti religiosi che hanno una giurisdizione territoriale (p.es. diocesi e parrocchie) si registrano direttamente sotto il loro nome, nella forma prevalentemente usata. Si trattano allo stesso modo gli organi ecclesiastici con competenza territoriale (p.es. conferenze episcopali e province ecclesiastiche). Ad esempio: *Arcidiocesi di *Bologna Se però il loro nome include quello di un altro ente che è necessario per identificarli si seguono le norme per gli enti subordinati (par. 16.1.3.2 e 16.1.5.5). 16.1.5.4. Chiese, abbazie, monasteri, conventi, sinagoghe, moschee e altre istituzioni religiose locali si registrano sotto il nome con cui sono prevalentemente identificate, anche se sono comunemente citate con il nome del luogo in cui si trovano. Ad esempio: *Abbazia di *Montecassino In caso di dubbio tra più forme del nome si preferisce quella che contiene l’intitolazione e, in subordine, quella che inizia con un termine descrittivo. 16.1.5.5 B. Le sacre congregazioni, i tribunali, i pontifici consigli, commissioni e comitati e gli altri uffici e organismi della Curia romana, le nunziature, internunziature e delegazioni apostoliche della Santa Sede si registrano come sottointestazione di Chiesa cattolica, analogamente agli organi degli enti territoriali (cfr. il par. 16.1.4.4). Si preferisce la forma breve del nome in italiano, se comunemente usata. 16.1.5.5 C. Le accademie, gli atenei, gli istituti culturali e altri enti dipendenti dalla Curia romana o collegati con la Santa Sede si registrano direttamente sotto il loro nome, possibilmente in italiano. 16.1.6.1 C. Non costituiscono un nome idoneo a identificare un ente le espressioni interrotte da variazioni grafiche (p.es. nel tipo di carattere), se i gruppi di parole non sono collegati da un legame grammaticale o dai due punti. 16.1.6.3 A. Numero ordinale e qualificazioni degli enti a carattere occasionale. L’eventuale numero 16 ordinale (che, se presente, figura normalmente al principio) si riporta dopo il nome, separato da una virgola, in cifre arabe seguite da un punto. Si aggiungono come qualificazioni, anche in assenza di omonimie, l’anno e il luogo di svolgimento, nell’ordine e separati da un punto e virgola ( ; ), preceduto e seguito da uno spazio. Anche in questo caso, una nota specifica che il segno di punteggiatura indicato, non è prescrittivo. Quindi il numero ordinale sarà mantenuto entro le parentesi uncinate, cfr. Circolare p. 21. 16.2.4. Numeri nel nome di un ente. Se il nome dell’ente comprende un numero ordinale (o il suo equivalente in lettere o un elemento analogo) che lo identifica uniformemente rispetto ad altri enti dello stesso tipo o in successione tra loro, lo si riporta alla fine del nome, separato da una virgola. Numeri romani e numeri ordinali, anche in lettere, si riportano come numeri arabi, seguiti da un punto. Numeri che fanno parte del nome di un ente ma non indicano una serie o successione uniforme di enti dello stesso tipo si riportano come si presentano. Come chiarito in nota, il segno di punteggiatura indicato, non è prescrittivo. In SBN quindi i numeri ordinali che fanno parte del nome di un ente e indicano una serie o successione uniforme di enti dello stesso tipo vengono trasformati in numeri arabi seguiti da punto e sono inclusi entro le parentesi uncinate, cfr. Circolare p. 21. 16.2.5. Indicazione della sede o dell’ambito territoriale. Se il nome dell’ente comprende l’indicazione del luogo in cui ha sede (o dell’ambito territoriale di riferimento) lo si registra come si presenta. Ad esempio: *Biblioteca *nazionale *centrale di *Roma Se l’indicazione del luogo accompagna il nome ma non ne è parte integrante si omette o, se è necessaria per distinguere enti omonimi o per altre ragioni, si riporta come qualificazione (par. 16.3.2). Nella Circolare, a p. 21, si ricorda che: le intestazioni andranno corrette quando vengono riutilizzate, creando sempre un rinvio per la forma attualmente presente (forma prevista da RICA). 16.3.1. Se l’omonimia riguarda una sigla, adottata come intestazione uniforme o usata come rinvio, la si qualifica con la forma estesa, se conosciuta. XVII. Responsabilità per l'opera 17.1.1 C. Il nome dell’autore, di cui si conosce o non si conosce l'identità, può essere indicato con le sole iniziali, o in altra forma incompleta. Al contrario di quanto stabilito dalle RICA (par. 5.2), è possibile creare un'intestazione principale in presenza delle sole iniziali dell'autore [tipo nome B]. 17.2. Viene ribadito che non costituiscono opere in collaborazione le raccolte di opere preesistenti di autori diversi. 17.2.0. Variazioni nelle responsabilità. A. Se la presentazione dei responsabili di un'opera varia tra le edizioni (...) ci si basa sulla forma prevalente nelle edizioni in lingua originale, a meno che non risulti chiara la volontà di adottare una nuova indicazione al posto di quella usata in precedenza. In caso di dubbio si preferisce la forma che risulta nell’edizione originale, o nella prima edizione in cui sono indicate le responsabilità. Quindi si richiede, per una corretta attribuzione dei legami autore al titolo uniforme, un esame di tutte le edizioni in lingua originale per stabilire la forma prevalente. B. Se in parti o edizioni successive della stessa opera uno o più autori si aggiungono all'autore (o agli autori) delle parti o edizioni precedenti si assegnano loro le intestazioni appropriate. Quindi sia la descrizione bibliografica che l'eventuale titolo uniforme dovranno essere integrati con le responsabilità relative all'opera che intervengono nelle edizioni successive. 17.2.4.3 C. In SBN, non potendo utilizzare i titoli collettivi uniformi, i carteggi e le raccolte di lettere scambiate tra più persone si devono trattare come opere singole. 17.2.4.4 B. Le tesi o proposizioni da disputare e le dissertazioni accademiche italiane fino al principio del XIX secolo hanno come intestazione principale il nome della persona che le ha formulate, generalmente un docente. Si fanno intestazioni secondarie per il candidato o i candidati 17 che le hanno esposte o difese, se sono indicati nelle pubblicazioni. Se non si conosce il nome della persona che le ha formulate si adotta come intestazione principale il nome del candidato, se indicato. Altrimenti l'opera non ha intestazione principale. 17.3.2. Come affermato dalla Circolare a p. 22: Il titolo uniforme per le collezioni non va creato. Si assegna obbligatoriamente un’intestazione secondaria agli enti che curano, dirigono o promuovono una collezione se sono indicati nella fonte primaria per la collezione o in fonti complementari. Se curatori o direttori sono una o più persone l’intestazione secondaria è facoltativa. I collegamenti saranno stabiliti solo con la registrazione bibliografica della collezione. Il pregresso si lascia inalterato a meno che non si abbia la possibilità di esaminare gran parte delle pubblicazioni che fanno parte della collezione e si intenda procedere ad una bonifica. 17.4.0.4 A. Se un'opera è il prodotto dell'attività di singoli membri di un ente e questi non figurano quali rappresentanti dell'ente, si assegna un'intestazione secondaria all'ente. Vedi l'esempio a p. 511 relativo agli Omaggi di Parnaso resi dagli Arcadi della Colonia ligustica. 17.5. Tra le responsabilità indirette si prevede quella relativa all'opera precedente o connessa quando non è possibile ricorrere a richiami tra titoli uniformi delle opere (così in SBN). XVIII. Responsabilità per particolari espressioni Le responsabilità per particolari espressioni e per i contributi aggiuntivi danno luogo a intestazioni secondarie che in SBN devono essere assegnate a livello di pubblicazione. In questa sezione vengono considerate anche le responsabilità nella cura di una raccolta di opere o brani dello stesso autore o di opere o brani di autori diversi (o anonime) pubblicata senza un titolo d'insieme che la identifichi come opera. 18.6. Più responsabilità per l'espressione. A)Stesso tipo: se sono due o tre si assegnano a tutti intestazioni secondarie, se sono più di tre si assegna un'intestazione secondaria a quelli presentati come principali o, se di pari rilievo, al primo nominato (altre intestazioni secondarie sono facoltative) B)Tipo diverso: si assegnano a tutti le intestazioni secondarie appropriate. Se i tipi di responsabilità sono più di tre si tiene conto di quelli presentati con maggior rilievo o di maggiore importanza (altre intestazioni secondarie sono facoltative) 18.7 A. Si assegnano intestazioni secondarie, [...] anche per le responsabilità che non si riferiscono propriamente o direttamente all'espressione in esame, ma a un'espressione derivata precedente su cui questa si basa. 18.7 B. Si possono assegnare altre intestazioni secondarie, generalmente facoltative, alle persone o enti che rivestono responsabilità indirette, o comunque minori, per un'espressione (anche il dedicatario). XIX. Responsabilità per la pubblicazione e la produzione materiale Per la formulazione delle responsabilità nella produzione materiale valgono le indicazioni fornite dalla Guida SBN(A) nell'appendice VI e a p. 130. 19.2 A. [...] le intestazioni per editori e tipografi delle pubblicazioni antiche (o che comunque inizino la loro attività entro l'anno 1830), quando le relative indicazioni sono costituite dai nomi di una o più persone e non da espressioni impersonali (Compagnia dei librai, Società tipografica, etc.), si trattano per motivi di opportunità pratica – mancando di solito una formulazione uniforme e stabile del nome della “ditta” – con modalità analoghe ai nomi di persona (p.es. l’inversione del cognome rispetto al nome personale). Anche nel caso in cui editori pre-1830 siano responsabili dell'opera (ad esempio nel caso di avvisi o cataloghi editoriali) si dovrà usare l'intestazione in forma inversa. Editori e tipografi la cui attività inizi dopo il 1830 andranno registrati in forma diretta con un rinvio alla forma inversa. 19.2 B. L'intestazione si riferisce, per quanto possibile, a ciascuna azienda (impresa, bottega, etc.) 18 distinta, anche se identificata tramite il nome di una o più persone, e si basa di norma sulle denominazioni o espressioni usate nelle pubblicazioni stesse. In presenza di variazioni (di forma, lingua, completezza, etc.) o cambiamenti minori nella denominazione, che non identifichino aziende distinte, si preferisce di norma la forma prevalente, [...] ma tenendo conto anche della forma adottata nei repertori di riferimento se esistono. XX. Responsabilità relative all'esemplare In SBN le responsabilità relative all'esemplare danno luogo ai legami Possessore/Provenienza in Dati copia. 20.1 B. L’assegnazione di responsabilità relative al singolo esemplare è raccomandata almeno per il materiale antico e di pregio e per tutte le persone e gli enti che è possibile identificare, di qualsiasi epoca e con qualsiasi funzione o ruolo, indipendentemente dal loro numero. È opportuno assegnare responsabilità di questo genere anche quando le informazioni disponibili non consentono di identificare la persona o l’ente, se è possibile formulare un elemento di accesso utile per la ricerca (p.es. un nome incompleto o privo di qualificazioni sufficienti a distinguerlo da omonimi). Si applicano le REICAT, ma in presenza di un timbro di possesso con le sole iniziali S. M. invece di creare un legame al possessore S. M. <timbro> (come nell'esempio a p. 557), si preferisce creare il legame alle sole iniziali S. M. [tipo nome B], specificando in nota al nome che si tratta di un timbro, con misure e breve descrizione che ne permettano l'identificazione. È possibile, però, utilizzare la qualificazione <timbro> in casi particolari, ad esempio per disambiguare gli omonimi o, se si ritiene necessario per specifiche esigenze della singola biblioteca, per evidenziare la periodizzazione nell'uso di timbri diversi per uno stesso possessore. Altrimenti anche in quest'ultimo caso è preferibile elencare le diverse tipologie di timbro in nota al nome. In caso di dedica dell'autore vengono assegnati due legami: al nome del dedicatario e al nome dell'autore. APPENDICI A: Abbreviazioni e simboli B: Uso delle maiuscole e dei numerali C: Designazioni generiche del materiale D: Designazioni specifiche del materiale E: Forme di presentazione della musica scritta F: Traslitterazione o trascrizione di scritture diverse dall'alfabeto latino G: Titoli uniformi per le edizioni della Bibbia H: Termini di genere consigliati per i titoli collettivi uniformi Decisa riduzione del numero delle abbreviazioni previste nell'appendice A. Più ampia la spiegazione nell'appendice B. Attenzione alle variazioni presenti nelle tabelle di traslitterazione dell'appendice F e nei titoli uniformi e nei rinvii dell'appendice G. 19