N° 22 del 17/06/2005

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N° 22 del 17/06/2005
17 giugno 2005
Anno VII N.22 € 1,00
Editore: Calore s.r.l.
Sede Legale: Via S. Giovanni, 50 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale: Via della Repubblica, 117 - Capaccio-Paestum (Sa) — Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Direzione Commerciale Business Salerno — Abbonamento annuale 20,00 €
gli Editoriali
Parco: non
perdere il treno
Continua l’erosione
costiera
di G i u s e p p e L i u c c i o
di A n g e l o G u z z o
Il mio editoriale sul Parco del
Cilento e Vallo del Diano ha
colpito nel segno.
Mi sono arrivate centinaia di
testimonianze di consenso, alcune pubbliche molte private,
di amministratori locali, giornalisti, intellettuali, semplici
cittadini a riprova che il tema è
di scottante attualità.
Non sono mancate le rimostranze, prevalentemente private, di chi è convinto che ci
sono andato giù pesante con le
critiche e la conseguente indignazione.
Le une e le altre dimostrano
inequivocabilmente che il
Parco è ancora, per fortuna,
nel cuore della gente cilentana
e che la gestione dell’area protetta può ancora, anzi deve, innescare un meccanismo di sviluppo per l’intero territorio.
Di qui la necessità di (ri)provocare un dibattito-confronto,
che faccia leva più sulla proposta che sulla protesta.
Ci riflettevo in queste ultime
settimane, man mano che mi
arrivavano i “messaggi” accorati, allarmati, preoccupati
dalla mia terra. Ho rispolverato, allora, una mia vecchia
proposta, che formalizzai
qualche anno fa in un articolo
scritto per un quotidiano a tiratura nazionale: Il treno
verde.
La ritengo ancora valida e la
ripropongo quasi integralmente all’attenzione dei lettori di
questo settimanale, ma, soprattutto, degli Amministratori dell’Ente, nella speranza che
imbocchino con rapida determinazione la strada della concreta operatività:
“Per molti erano il capolinea
di un’avventura, una fuga
verso la libertà e la civiltà. Per
tanti una lacerazione verso l’ignoto dell’emigrazione. Per
tutti i giovani, o quasi, il primo
impatto con l’obbligo imposto
dalla cartolina precetto. Per
una nutrita schiera l’appuntamento quotidiano con il pendolarismo del lavoro. Erano le
stazioni ferroviarie dove si
scendeva dalle montagne e
dalle colline dell’interno ai
primissimi chiarori dell’alba,
caracollando su mezzi di fortuna giù tra le povere campagne
di agricoltura di sussistenza.
Le complici confidenze della
sala di aspetto, il caffè sorseg-
Spiagge cancellate, divorate
dal mare al ritmo incalzante di
circa un metro all’anno. Interi
tratti di costa scomparsi, sfregiati o distrutti dall’azione erosiva delle onde. Circa 40 metri,
in media, di arretramento della
linea del litorale negli ultimi cinquant’anni. Preoccupa sempre
di più il problema dell’erosione,
un’emergenza che, nonostante
impegni e promesse di interventi, continua a suscitare giustificato allarme lungo l’intero litorale a sud di Salerno.
I geologi della Campania, che
stanno monitorando il fenomeno
da oltre un quindicennio, hanno
approntato un’accurata mappa
delle zone più a rischio, arrivando a proporre soluzioni di
tipo tecnico e legislativo per affrontare l’emergenza nel modo
più adeguato. Quello che emerge
dal loro “dossier” è uno scenario piuttosto inquietante che ripropone, in modo eclatante ed a
tinte fosche, il gravissimo problema del perduto equilibrio ambientale.
Particolarmente grave la situazione lungo la fascia costiera
del Cilento, da Agropoli a Sapri,
dove moto ondoso e mareggiate
hanno cancellato chilometri di litorale e dove l’erosione, in costante crescita, appare molto più
accentuata che altrove.
Tra i casi più eclatanti sono da
segnalare la zona alla foce del
fiume Alento, alcuni tratti di
costa presso Casalvelino, la località “Casa del Conte” a Santa
Maria di Castellabate, la spiaggia dell’Arco naturale di Palinuro, il tratto compreso tra la foce
del Bussento e Villammare, in
modo particolare l’arenile di Capitello, ove è addirittura in pericolo il locale cimitero, e l’intera
spiaggia di Sapri, in gran parte
scomparsa. Un patrimonio naturale e turistico immenso che,
se non si corre ai ripari al più
presto, potrebbe scomparire nel
breve volgere di qualche decennio. Ovvi e gravissimi i rischi e i
contraccolpi negativi per l’economia della zona, collegata a
filo doppio alle attività balneari
e a quelle commerciali e turistico-ricettive a immediato ridosso
della costa.
Nel Cilento, secondo gli esperti, l’attuale rendimento dell’arenile è stimato in circa 60 euro
annue al metro quadro, per cui,
accertata la scomparsa di circa
continua a pag. 11
Sica: “La gente è stufa di schiamazzi, alcool e rifiuti”
STOP ALLA MOVI DA PESTANA
“Fermare la movida pestana all’una di
notte equivale ad uccidere le nostre residue possibilità di sviluppo turistico. E’ un
provvedimento autolesionistico”. Il presidente del consorzio di commercianti “Paestum & Co”., Pasquale Annunziato, boccia
senza mezzi termini i nuovi orari minimi e
massimi deliberati dalla giunta per l’apertura e chiusura dei pubblici esercizi. La delibera parte da un assunto: “Visto l’esposto
inoltrato da alcuni cittadini circa il disturbo alla quiete pubblica causato da avventori di pubblici esercizi di bar durante le
ore notturne”. Non si tratta solo di musica
sparata ad alti decibel ma anche di risse
tre giovani, corse con le auto e moto, sempre con l’accompagnamento di alti tassi alcoolici dei protagonisti. Così il sindaco
Sica ha deciso di metterci una pezza. Drastica. A seconda dell’orario di apertura
mattutina bar, ristoranti, trattorie e pizzerie, chiuderanno alle 24 o all’1 di notte. A
tutti sarà consentita un’ora di tolleranza
per consentire ai clienti di consumare
quanto precedentemente ordinato. Alle due
il coprifuoco dovrà essere generale.
Una riduzione dell’orario di apertura che a
giudizio di Annunziato potrà comportare
“un danno incalcolabile per i gestori dei
locali e, più in generale, per il nostro turismo”. E vi sarebbe anche una contraddizione. “Da una parte - dice – l’amninistra-
zione comunale parla di rilancio delle attività economiche e del turismo. Di contro, però, impone un restringimento degli
orari che mal si concilia con una zona dove
un patrimonio archeologico d’importanza
mondiale si accompagna ad una forte vocazione turistica”. Secondo i altri il dover
abbandonare il “cuore” di Paestum, intorno all’una e trenta, soprattutto in piena
estate, spingerebbe i giovani a recarsi poi
nelle vicine località di mare. Ad Agropoli
e Castellabate, o verso Salerno e la costiera. Con l’aggravante che, prima o poi, si
rinuncerebbe a far tappa nell’area dei templi privilegiando altre località. “Tutto questo - ritiene Annunziato - comporterà gravi
perdite per molte aziende, che si vedranno costrette ad attuare dei tagli alle spese,
licenziando di conseguenza giovani lavoratori. Mi rendo conto - aggiunge - che la
tranquillità dei residenti non è assolutamente da sottovalutare, ma salvaguardare
i sacrosanti diritti dei cittadini non significa dover tornare indietro nel tempo attuando una lenta eutanasia della realtà”.
Alfonso Alfano è il titolare dello “0828”,
frequentatissimo bar che dal Viale della
Repubblica, collega Capaccio Scalo con la
zona della Laura: “Devo pensare che il modello di turismo che al Municipio hanno in
testa è quello della terza età. Noi abbiamo
già presentato una richiesta per poter ri-
manere aperti fino alle 4. Nella vicina Salerno c’è l’h24, disponibilità su tutta la
giornata, perché noi ci dobbiamo limitare?”. Anche Valerio Capo, del Lido Nettuno, non nasconde le sue perplessità:
“D’estate all’una di notte la gente esce.
Non possiamo fargli trovare tutto chiuso.
Mi auguro che il provvedimento sia limitato alla zona centrale di Capaccio Scalo e
per le zone balneari si faccia un’eccezione”.
L’INTERVISTA AL SINDACO
“No, non sono certo un nemico della movida. Ho solo risposto ad una lunga serie di
richieste da parte della cittadinanza. Schiamazzi che si protraevano fino all’alba, e
poi corse con le auto. E la mattina gli addetti raccolgono quintali di schifezze, siringhe e bottiglie in grandi quantità”. Così
Enzo Sica, sindaco di Capaccio, commenta la sua ordinanza. “Ho messo un punto
alla questione. Ho agito per motivo cautelari. E’ ovvio che sono pronto a recepire
le richieste di eccezione per le zone balneari. Sono pronto a discuterne”. Perché
questa decisione improvvisa, presa all’inizio della stagione balneare? “Per la verità
io mi sono lungamente raccordato alle
forze dell’ordine che operano sul nostro
territorio. L’ordinanza ha solo fini di contenimento di un fenomeno che desta allarme sociale e pregiudica l’attività turistica”.
Oreste Mottola
BATTIPAGLIA
Ricordando
Carmine Ferrante
Zara contro tutti
continua a pag. 11
a pagina 14 e 2
❚ 17 giugno 2005
BATTIPAGLIA
L’INTERVISTA A FERNANDO ZARA
“Liguori è un sindaco incapace”
Ha giocato a rugby con la maglia del glorioso Cus Napoli, ma pochi sanno che ha
vinto due campionati italiani universitari
nel ’73 e 74. Sono passati sei lustri, ma
Fernando Zara conserva ancora il fisico
asciutto e scattante del discreto mediano
di mischia che era a quel tempo. Non
fosse per i capelli spruzzati di grigio, nessuno sospetterebbe che ha oltrepassato la
boa dei cinquant’anni. Dotato di gran temperamento, dice di commuoversi ascoltando le canzoni di Lucio Battisti scritte
dal paroliere Mogol. L’uomo politico preferito è senza dubbio il tedesco Metternich, “primo europeista della storia”. A
cinema si è emozionatocon la trilogia del
Signore degli Anelli di Tolkien. Per gli
attori preferiti, si torna in Italia. Il debole
inconfessato è per la mediterranea Lina
Sastri, mentre per stile e sensibilità di
uomo, indica lo scomparso Ugo Tognazzi. L’ultimo libro sul comodino è “Non
mi arrendo” di Girolamo de Antonellis,
che narra la storia di un caporale fedele a
Re Ferdinando che si oppone all’avanzata di Garibaldi. La politica, invece, è una
passione di famiglia. “Respirata in casa
prima ancora di nascere”. A trasmetterla
è il papà Arnaldo che – correva l’anno
1952 – fondava a Campagna, per dirigerla a lungo, una delle prime sezioni del
Movimento Sociale Italiano nella piana
del Sele. Cresciuto alla scuola di Giorgio
Almirante e nei valori della migliore destra europea, Fernando Zara diventa sindaco a Battipaglia per il Polo nel 1994
grazie a 14mila e rotti voti. Il secondo
mandato, scaduto nel 2001, vale appena
qualcosa in meno: 13.800. Da allora, però,
di acqua sotto il ponte per il 52enne medico specializzato in odontoiatria ne scorre davvero parecchia. Zara affronta infatti il ruolo di primo cittadino con personalità e autonomia. Molta, anzi troppa, s’accorgono presto i “ras” della Cdl che pretendono invece di metter le briglie all’ex
rugbista. Iniziano i primi contrasti, presto
sfociati in una guerra dov’è vietato fare
prigionieri. Scatenata, pare, per un raccomandato di ferro che Zara “tromba” alla
faccia del suo potente padrino. Il finale,
com’è noto, è a sorpresa: Zara emigra nell’Udeur alla corte di Clemente Mastella.
Reca in dono spessore e carisma e, particolare non trascurabile, la cospicua dote di
voti personali (almeno 3/4 mila secondo
una stima attendibile degli addetti ai lavori) tanto da venire eletto al primo colpo
al consiglio provinciale. Oggi, nato a
nuova vita politica, Fernando Zara si definisce semplicemente “popolare e solidarista”. Tra gli obiettivi futuri c’è quello di far primeggiare a Battipaglia “la politica sull’economia. Non viceversa, come
purtroppo accade oggi”.
Lei è, si può affermare tranquillamente, un politico di razza in una città dove
questa mercanzia non sembra abbondare. Non sembrano tante le persone
che possono ambire a ricoprire la carica di primo cittadino. Ci sta facendo un
pensierino?
“Il problema non è in questi termini. Negli
ultimi venti, trent’anni non è stato concesso al corpo elettorale di Battipaglia,
per mancanza delle nostre classi dirigenti, di imporsi nel determinare la scelta di
un soggetto che potesse incarnare il ruolo
politico di rappresentanza della città. Una
sola volta venne fatto e
fu il più grande fallimento nella storia di
questa città. Mi riferisco all’ex senatore Napoli, ma è meglio stendere un velo pietoso su
questo personaggio,
perché ha deluso fortemente la città… dove
eravamo?”
Vuole fare di nuovo il
sindaco di Battipaglia?
“ Aspetti, non voglio
eludere la domanda, mi
faccia spiegare: nel
2001 ci fu un assassinio scientifico nei miei
confronti quando non
venni candidato da
Cuomo, Martusciello e
Alleanza nazionale.
Venni cancellato all’ultimo
momento
dalle liste per Camera
o Senato, in una strategia non contro Zara ma
contro la città di Battipaglia. Detto questo, e
premesso che oggi mi
sento più maturo politicamente, ritengo che
la questione e l’individuazione del problema
sia già avvenuto tra le
persone, i movimenti
politici, i dirigenti di riferimento. Ora la questione deve essere
posta ai massimi livelli istituzionali: segreterie provinciali, regionali, nazionali. Se questo non dovesse avvenire, vorrà dire che
ancora una volta la città di Battipaglia non
avrà punti di riferimento. Per quanto mi
riguarda, ho più volte sentito il parere
degli elettori e devo dire che in molti mi
vorrebbero rivedere nel ruolo di sindaco.
Forse perché mi riconoscono capacità e
un’esperienza in materia, forse per semplice stima personale. Mi rendo conto,
però, che ci sono aspettative legittime
anche da parte di altri esponenti della coalizione. Sono pronto a farmi da parte, ma
in tutta franchezza ammetto che allora
punterei ad una candidatura o alla Camera o al Senato. Oggi, comunque, è molto
più importante l’obiettivo dell’intera coalizione. Lasciamo da parte i personalismi se non sono suffragati da idee e consensi. Anche perché ci sono molti ruoli
per fare l’interesse dei battipagliesi.”
Cosa ne pensa del sindaco Alfredo Liguori?
“Incapace, incompetente, sordo, muto e
cattivo. Nei prossimi giorni uscirà un manifesto sui quattro governi cittadini, sui
quattro consigli di amministrazione della
società Alba Nuova, sul casino generato
dall’avvento in municipio di questo signore. Il titolo sarà: “un sindaco incapace
e cattivo, la città nel caos”. Sì, cattivo, Liguori è capace anche di questo. Anche se,
debbo ammettere, osservare le sue malefatte mi fa divertire davvero molto”.
Andrà a votare, domenica prossima?
“Assolutamente no. Seguo e condivido le
indicazioni della conferenza episcopale e
invito a non andare a votare. Se vincesse
il sì, ci troveremmo di fronte una legge
razzista e nazista voluta dai comunisti.
Neppure Hitler avrebbe mai pensato a una
cosa del genere. ”
Quali sono i suoi ideali, i suoi valori di
vita?
“Semplice. Sono riuniti in tre semplici parole: Dio, patria, famiglia. Nell’ordine,
ovviamente. Secondo l’importanza”.
L’aggressione in piazza Madonnina a
Pasquale Quaranta, portavoce del
prossimo Gay Pride di Salerno, amplificata dai media, sembra gettare una
brutta luce sulla sua città, sui battipagliesi. Ma questa città è davvero razzista e violenta come sembra?
“Questa è una vera barzelletta. Anzi, dirò
di più: ho l’impressione che questo signore speculi allegramente su episodi del
genere, costruiti ad arte, per fini personali, per aspettative professionali chiare
anche ai soggetti meno smaliziati. Non è
la prima volta, infatti, che si rende protagonista di episodi simili. Battipaglia non
è più o meno violenta di altre città del salernitano o del nostro paese. Qui si vivono le stesse contraddizioni che si vivono
ovunque, con gli stessi problemi. Quello
che è avvenuto al signor Pasquale Quaranta è davvero ridicolo, una trovata pubblicitaria bell’e buona. Se questo signore
vuole incarnare il ruolo di protagonista
del suo mondo, attraverso provocazioni o
altre trovate circensi, nel futuro è pregato
di andarlo a fare altrove, in altre città. Non
discuto i suoi gusti sessuali, padrone di
fare quello che vuole, ma ci lasci stare
perché abbiamo ben altri e più seri problemi. A me, comunque, piacciono solo
ed esclusivamente le donne. E a lei?”
Pure. Stia tranquillo. Ma che fa, m’intervista lei adesso?
“Era giusto per sapere. Sa, oggi non si capisce più nulla: esperimenti su embrioni,
matrimoni tra gay, mentre cresce la disoccupazione ed aumentano i problemi insoluti per la nostra società. Ha idea di
dove andremo a finire?”.
Antonello Bruno
17 giugno 2005 ❚
EBOLI
Eboli, Gran botta di caldo
Conti in rosso, lidi in cottura e voglia di riposo
comunali ed ospedalieri, vari volantini salmodiano
offerte speciali. Eppure, molti scelgono stabilimenti
battipagliesi limitrofi. “Sembra di uscire in piazza
con il costume” racconta una ragazza. In più, a suscitare non pochi dubbi sono le acque marine, ingiallite di schiuma. E mentre sul piano spiagge restano i sigilli, il 26 maggio nell’ufficio del Direttore
generale, dott. Giovanni Moscatiello, le associazioni interessate all’utilizzo della Villa Falcone –
Borsellino (struttura utilizzata per la colonia marina comunale, ndr. ) , Officina Koinè, Legambiente, l’Altritalia hanno preso in considerazione diverse proposte tra cui l’ipotesi lapalissiana che prevede una turnazione da parte delle tre associazioni
nell’utilizzo della struttura a seconda dei periodi di
maggiore attività. Per quest’anno, dunque, un cambiamento che è un po’ ritorno al passato. Stessa
spiaggia, stesso mare: saggezza popolare.
Con i conti in rosso, i lidi in cottura e il riposo bollito per
fare le previsioni di quest’estate non c’è bisogno del metereologo. Caldo torrido, gli ebolitani lo sanno già.
Conti Pubblici :
Non hanno vita breve le polemiche sulla situazione economica della Città. Giorno dopo giorno,se ne sfornano delle
nuove, belle calde calde. Ecco le ultime. Giusto il tempo di
chiedere agli uffici un quadro economico per analizzare l’equilibrio e la condizione finanziaria delle casse comunali, ed
ecco il piano di risanamento dei conti pubblici del sindaco
Martino Melchionda: due anni di ‘austerity’ per le famiglie
abolitane, con 130 euro in meno nelle tasche. Perché bisogna
saldare tutti i debiti, come dicono le vecchiette, alzare da terra
tutti i capi: 3 milioni e 900 mila euro di fatture non pagate
per il 2004, 1 e 967 mila per il 2005. Eredità Rosania, spiegano a Palazzo di Città. Ma, per il novello consigliere regionale nelle fila di Rifondazione Comunista, l’aumento delle
tasse non è la soluzione migliore. E gli ebolitani, fatti due
conti in tasca, hanno già capito di trovarsi di fronte ad un estate rovente: tecnicamente comincerà solo tra qualche settimana ma un caldo anticipo è già arrivato. «La pressione fiscale
La Camomilla non basta.
resterà in piena media provinciale» spiegano da Palazzo di
Città. Ergo, se ci sembra così caldo è colpa dell’umidità.
Stabilimenti e Tormenti :
Accanto ai proverbiali lidi Grazia, Holiday, La Diligenza
e Le Ninfe, riaprono il Giamaica e l’Arenella. Requisiti dall’ex sindaco Rosania, una battaglia finita in tribunale, i nuovi
stabilimenti splendono di vernici ed ombrelloni. Per gli ebolitani, rosa di proposte balneari. Addirittura, per dipendenti
Di giorno è impossibile lavorare, leggere, guardare la televisione, sostare nelle stanze attigue alla
strada. Spesso, per poter studiare e lavorare, si è
costretti a chiedere ospitalità presso parenti ed
amici. Di notte, il transito ad alta velocità di auto
e motorini costringe a tenere chiuse le finestre e a
traslocare i letti nelle stanze interne dell’appartamento. Buongiorno e benvenuti in centro,dove non
c’è camomilla che tenga e le notti di mezza estate
sono tutt’altro che un sogno. Armati di articolo 659
del Codice Penale, alcuni cittadini stanno raccogliendo le firme per una petizione al Primo Cittadino Ebolitano. Stanchi di tappi per le orecchie e tisane fumanti di valeriana, ai poveri ebolitani che
vorrebbero chiudere occhio non resta che Palazzo di Città.
Dal 1995 infatti, il rumore non solo viene considerato a tutti
gli effetti una forma di inquinamento, ma ha anche dei limiti. E, sorpresa sorpresa, il Comune di Eboli rientra nei piani
di zonizzazione acustica della Regione Campania. E’, in pratica, lui stesso a dover classificare le varie zone, a decidere
e multare. E buona notte (si fa per dire).
Raffaella Rosaria Ferrè
La Uisp ancora una volta presente sul territorio salernitano
Ancora una volta il Comitato
Provinciale Uisp risulta presente sul territorio salernitano, infatti, dopo il successo di Eboli, Capaccio, Roccadaspide, Paestum e Roccapiemonte, anche
ad Altavilla Silentina e a Vallo della Lucania il 29 Maggio la manifestazione
con i cittadini e per i bambini, Bicincittà, ha avuto un enorme successo.
Si sta, finalmente , riscoprendo che oltre ai videogames interattivi e alla TV si può essere protagonisti e concorrenti diretti dei propri giochi, basta scendere nelle piazze e pedalare sulle strade della propria città,
approfittando della bella stagione per
trascorrere una giornata diversa con
tutta la propria famiglia o con gli
amici.
Il 4 Giugno al PalaSele di
Eboli il Sindaco Melchionda, gli assessori Capaccio e Cicia, l’assessore Provinciale Cariello e altri rappresentanti
della nostra politica, affiancati dal neo
presidente del Comitato Uisp Provinciale Angelo Orientale e dal presidente della Lega Ciclismo Amodio De Martino, hanno consegnato riconosci-
menti e pergamene a tutti coloro che
hanno collaborato e hanno creduto
nella riuscita della manifestazione Bicincittà di Eboli, manifestazione organizzata dall’Associazione “Ciclistica
Eboli-Campagna”.
Prossimi appuntamenti proposti
dalla Uisp:
Il 19 Giugno si terrà a Stella
Cilento (SA) una gara ciclistica aperta
ai tesserarti con gli enti della Consulta.
La gara è organizzata dal sig.
Roberto Vassalluzzo e dall’Associazione “Ciclo Cilento Team” con il supporto Tecnico della Lega Ciclismo del suddetto Comitato Uisp.
Tale gara è stata inserita nel
Circuito “Pedala Parco 2005”; … quale
mezzo migliore di una gara ciclistica
per disegnare itinerari e confini di un
territorio splendido nel cuore della
Campania come il Parco Nazionale del
Cilento e del Vallo di Diano?
Per ogni tipo di informazione si può visitare il sito internet:
www.uisp.it/salernoprov.
Adema
4
N.22 ❚ 17 giugno 2005
CAPACCIO
IL CONVEGNO
Helenia, liquidazione o ricapitalizzazione?
Sapori al grand tour
risorsa economica da giocarsi per il suo benessere presente e futuro.
L’ente dovrebbe fare un atto di fede nei
confronti dei suoi rappresentanti nel C.d.a.
e dei revisori dei conti, anch’essi nominati
da questa amministrazione, che hanno avuto
tutto il tempo per valutare la situazione attuale e per intravede quelle potenzialità che
dovrebbero portarla fuori dalle secche in cui
è stata scaraventata da una gestione, che visti
i risultati, è stata fallimentare.
Ma sembra che i giochi siano fatti: il 17
giugno è già convocato il C.d.a. con
all’O.d.G. la liquidazione della società. L’unica speranza di un ripensamento è affidata
all’alternativa che pure è prevista e suggerita dal C.d.A.: abbattimento del capitale sociale.
In fondo il C.d.a. ha concesso tutto quello
che l’ente, a più riprese, aveva richiesto: nessun versamento aggiuntivo, il miglioramento del servizio e un atteggiamento più responsabile dei lavoratori.
La tentazione di imboccare scorciatoie è
forte. Circolano voci di un approccio che il
comune abbia avuto con una società esterna
che ha garantito “tutto e subito”. Si potrebbe evitare il bando pubblico con un affidamento diretto vista l’urgenza della situazione con l’estate che già
la fa da padrona a Paestum.
L’ipotesi che circola tra gli addetti ai lavori è quella di spezzettare i servizi dell’Helenia riaffilandoli alla
responsabilità degli assessorati di competenza. Certo
non sarà possibile assumere il personale ma sarà possibile prevedere nei capitolati di gara la previsione di
doverlo fare. Intanto c’è già una società privata che si
occupa della manutenzione delle strade e questo è un
segnale eclatante. Se aggiungiamo che per il C.d.a. del
17 giugno è stato anche convocato il notaio, è facile
fare previsioni su come andrà a finire. Lo statuto prevede la nomina di uno o più liquidatori che, sembra, saranno scelti fuori dal C.d.A.. Se così sarà vorrebbe
E' previsto per stasera alle 18.00,
presso il Museo Nei Percorsi del
Grand Tour di Paestum, Complesso Monumentale di Sant'Antonio di
Capaccio, l'incontro dal titolo "Il
Grand Tour dei Sapori"- "Viaggiare, leggere, gustare, toccare. Un
nostos alle tradizioni archetipe del
Cilento-Riflessioni sul Cibo quale
Meta di Viaggio."
A fare gli onori di casa, in questa
serata all'insegna della gastronomia e della cultura sarà Eustachio
Voza, direttore del Museo Paestum
nei Percorsi del Grand Tour, a coordinare i lavori, Francesca Gallo,
responsabile de "I Parchi Letterari Giambattista Vico".
Tra gli "addetti ai lavori" in questa calda atmosfera ricca di tradizioni, vi saranno: Vincenzo Pepe,
presidente Fondazione Giambattista Vico, Mara Nocilla, giornalista
enogastronomico
"Gambero
Rosso",Carlo Galimberti, giornalista enogastronomico, Giuseppe
Limone, docente di Filosofia del
Diritto presso l'Università Federico II di Napoli, Roberto Paolillo,
rappresentante "Slow Food" del
Cilento e Vallo di Diano.
A concludere i lavori sarà Antonio Longo, amministratore delegato dell' "Azienda Santomiele".
Sarà proprio il geologo Longo,
con la presentazione della sua
azienda, ad esprimere il concetto
di promozione di cultura gastronomica, attraverso l' analisi di uno
dei più rappresentativi prodotti del
Parco nazionale del cilento: il "fico
bianco"
Claudia Izzo
Il diciassette giugno la soluzione finale. Lavoratori licenziati e i servizi spezzatino affidati agli assessori
La società mista è al capolinea. Sono pochi i margini di trattativa che rimangono dopo il C.d.a. della società che si è tenuto lunedì 6 giugno 2005.
Le posizioni si sono cristallizzate con il comune che
chiede più e migliori servizi e i privati, che hanno la gestione diretta dei servizi, che hanno presentato un piano
industriale di rilancio della società che non soddisfa le
richieste del socio di maggioranza.
Il tutto si può sintetizzare con la cifra di 700.000,00
Euro all’anno che corrispondono alla fiscalizzazione
degli oneri contributivi di cui l’Helenia ha beneficiato nei primi tre anni e che, da quest’anno, sono a carico della società.
Si tratta di una perdita secca di oltre 60.000,00 Euro
al mese che già nel 2005 sta gonfiando il deficit della
società e che, prima o poi, qualcuno dovrà pagare.
Ed è proprio da questa strettoia che dovrà passare
anche l’ipotesi di liquidazione che consentirebbe all’amministrazione Sica di trovare sul mercato un’azienda che garantisca un sevizio migliore e, allo stesso tempo, si faccia carico dei problemi occupazionali
relativi ai 62 dipendenti dell’attuale società.
Il C.d.a. della società, compresi i rappresentanti nominati dall’attuale maggioranza che amministra il Comune di Capaccio, ha proposto di abbattere il capitale sociale che attualmente è pari a 500,000 Euro e di
portarlo a 120.000. Altra proposta è quella di anticipare
al 2005 il passaggio della riscossione della Tarsu (Dal
2006 D.i.a.) come prevede la finanziaria del governo
Berlusconi. Questo consentirebbe alla società di recuperare, almeno in parte, quel circa 40% che l’evasione sottrae alle casse del comune che coprirebbero i
700.000 Euro di disavanzo previsto. Infine si chiede
al Comune di corrispondere l’IVA che finora l’Ente
non ha versato.
E’ caduta, quindi, la pretesa che sia l’ente locale a
farsi carico dei maggiori oneri derivanti dalla perdita
dei benefici fiscali perché superati i primi tre anni di attività.
Resterebbe solo da rinegoziare i termini della convenzione per garantire al territorio quel servizio all’altezza di una città che ha nel turismo la principale
dire che i rappresentanti che l’Amministrazione Sica ha
nominato in seno all’Helenia Paestum non godo più la
fiducia del Consiglio Comunale che li ha indicati.
Al cittadino sta a cuore la risoluzione del problema
rifiuti. Alla comunità sta a cuore la sorte dei dipendenti. Al turista sta a cuore godersi il mare, il sole e una
tranquilla visita alla zona archeologica e farebbe a
meno di imbattersi, anche qui, con cumuli di “munnezza” (soprattutto chi proviene da altre parti della
Campania) che hanno lasciato nel loro comune.
L’augurio è che ognuno faccia la sua parte per individuare una soluzione all’attuale situazione di incertezza. L’obiettivo è difficile ma non impossibile!
biesse
Museo di Hera. Convegno dedicato ad Umberto Zanotti Bianco
Per i cinquanta anni di Italia Nostra l’associazione celebra uno dei suoi fondatori
Paestum. Il museo narrante di Hera sarà la sede
di un prossimo convegno dedicato al grande archeologo Umberto Zanotti Bianco. È un’iniziativa della sezione regionale di Italia Nostra, sostenuta a livello nazionale, curata a livello organizzativo dalla sezione di Salerno.
In anteprima ne parliamo con Raffaella Di Leo,
presidente della sezione di Salerno di Italia Nostra. associazione dedita alla valorizzazione e
tutela dei beni ambientali e culturali della provincia di Salerno. Di Raffaella Di Leo va ricordata la battaglia durata trenta anni per l’abbattimento del Fuenti e attualmente la lotta contro il
progetto di un auditorium a Ravello.
Come e perché è nata l’idea di un convegno
su Umberto Zanotti Bianco a Paestum?
L’Associazione Italia Nostra è stata fondata
nell’ottobre del 1955, tra i firmatari Umberto Zanotti Bianco, che è stato anche il primo presidente. Durante il fascismo è vissuto a Paestum,
con Paola Zancani Montuoro, individuò il sito
dell’Heraion alla foce del Sele. Ci è sembrato interessante prevedere un momento dedicato particolarmente a Paestum. Il progetto è stato presentato e accettato positivamente da Giuliana
Tocco, sovrintendente ai beni culturali della provincia di Salerno, Marina Cipriani, direttrice del
Museo di Paestum e da Vincenzo Sica, sindaco
di Capaccio, che ci hanno concesso di poter utilizzare la sala delle metope del museo di Hera.
Come sarà articolato il convegno?
Questo “momento celebrativo” (tra virgolette) di Umberto Zanotti Bianco si pone come riflessione dal punto di vista urbanistico e culturale. Affronterà tre aree. Una di studio, inerente
i vari aspetti della personalità di Zanotti Bianco,
che non fu solo archeologo, ma un appassionato
meridionalista. La seconda sarà una riflessione
sulla funzione del museo come istituzione, coordinata da Vezio De Lucia, architetto. Infine ci
sarà un discorso sulla trasformazione del territorio dal punto di vista urbanistico, dal 1950 ad
oggi. Zanotti Bianco, infatti, fu relatore della
legge che porta il suo nome. Purtroppo ci sono
stati pesanti e innegabili interventi sul territorio
successivi alla legge. A livello di studio si analizzeranno le successive trasformazioni. Per tale
ricerca il sindaco Vincenzo Sica ha messo a disposizione gli archivi del Comune.
Quali personalità del mondo della cultura interverranno?
La presidente nazionale di Italia Nostra Desideria Pisolini Dall’Onda, l’unica dei soci fondatori vivente, contiamo di avere Marina Cipriani,
Emanuele Greco, attualmente direttore della
Scuola Archeologica italiana di Atene, Angela
Potrandolfo, ordinario presso la facoltà di Lettere e filosofia Università degli Studi di Salerno e
Salvatore Settis, docente di Storia dell’arte e di
archeologia classica alla Scuola Normale Superiore di Pisa.
Quando si svolgerà?
La data non è stata ancora fissata, pensavamo
settembre, ma potrebbe anche slittare ad ottobre
per ragioni organizzative.
Prevede la pubblicazione di un volume sui risultati del convegno?
Prevediamo un allestimento di foto e documenti, ma anche un volume che raccolga l’aspetto scientifico di questa iniziativa, sperando di
poter ottenere i fondi per sostenere l’onere di una
pubblicazione. Avevamo intenzione di arrivare al
convegno con la pubblicazione già realizzata, ma
i tempi sono brevi. Purtroppo attualmente i comuni hanno pochi fondi, la provincia deve ancora approvare il bilancio, tuttavia spero in un
contributo di enti e operatori economici, magari
anche come impegno di acquisto di un determinato numero di copie”.
Un tributo a Zanotti Bianco il comune di Capaccio, la provincia, il mondo dell’archeologia
e della cultura lo devono, per cui sarebbe davvero auspicabile la realizzazione di questo volume che permetterà di attingere ai risultati di un
convegno che si prevede interessante per il territorio, in un momento in cui il futuro urbanistico di Paestum è di piena attualità e in discussione.
Enza Marandino
CAMPAGNA
17 giugno 2005
“Messe Nere? Si tratta solo di giovani drogati
Secondo don Marcello Stanzione si tratta di maniaci religiosi
Abbiamo avvicinato don Marcello Stanzione (nella foto), parroco poco più che
quarantenne di Santa Maria Nova in Campagna, per avere un suo autorevole parere
sulle ipotetiche sette sataniche all’opera in
provincia e a Campagna in modo particolare. Secondo gli inquirenti, potrebbe servire per riti e messe nere tutto ciò che negli
ultimi tempi viene trafugato nei cimiteri,
su tombe e cappelle: oggetti, quadri, portafiori, candelabri, statuette bronzee, che
hanno un valore più affettivo, che economico. Un’ipotesi inquietante che non si può
né si deve sottovalutare. Il luogo, di cui si
parla sempre con insistenza, è l’ex antico
Monastero dei frati Cappuccini, dove, nella
seconda metà degli anni novanta, furono
trovate, tra tant’altro, figurine di santi su
un affresco stupendo dell’Ultima Cena ed
alcune strane scritte sui muri..
Proveniente da due esaltanti iniziative
religiose e culturali (il Convegno “Angelologico Annuale” dell’1-2 Giugno, che ha
fatto registrare le presenze prestigiose dei
Padri Ladislao Suzy e William Wagner e
dei dottori Paola Giovetti, Alberto Cavallini, Grazia Francescato, e la Mostra Permanente sulla “Devozione degli Angeli”,
arricchita da 14 stupende opere pittoriche
ad olio su tela del maestro battipagliese Rolando Quaranta, dal tema “La via Angelica”
e, perciò, dedicate ai “messaggeri del Dio
vivente”), don Marcello ci ha accolto con
affabilità e disponibilità.
Senza perdersi in divagazioni, è entrato
subito nell’argomento: “Sono da 15 lunghi
anni che vivo ed opero a Santa Maria Nova
e periodicamente, ogni due o tre anni, è ricorrente sugli organi di stampa la notizia,
che, presso l’antico Monastero dei Cappuccini, si verificano riti satanici. Diverse
volte mi sono recato in loco, anche su sol-
lecitazione di vari giornali, ad esaminare il repertorio <diabolico>, in
quanto ritenuto non solo
sacerdote, ma anche e,
soprattutto, uno studioso
di occultismo, di sette, di
movimenti religiosi alternativi”. Alla nostra domanda sulle deduzioni da
lui ricavate, don Marcello è stato lapidario: “Non
ho mai riscontrato alcun
indizio serio. L’ultima
volta, che ho visitato l’ex
monastero è stato due
mesi fa e c’erano semplicemente diverse decine di
immaginette sacre allineate sui muri. Su di esse
non vi era alcun segno di
profanazione. Secondo le
mie ipotesi, si tratta di un
maniaco religioso. Così
come esistono i maniaci
sessuali, che si circondano di immagini pornografiche e di Video o
DVD hard, così ci sono soggetti squilibrati, che, attraverso un numero esasperato di
immagini sacre, placano la
loro ansietà”. Poi aggiunge:
“Come ho già affermato, non
si tratta di disprezzo della religione, ma di un’esasperazione patologica.
Il buon senso mi dice che chi proprio volesse fare una messa nera, se ne starebbe al
sicuro e non andrebbe di certo in un luogo
decadente, buio e fetido”. Ad un’altra nostra domanda su chi potrebbe essere, oggi,
il potenziale frequentatore di posti simili,
fino alla fine degli anni
ottanta meta non rara di
coppiette, Stanzione taglia corto: “In quei luoghi molto probabilmente
ogni tanto si appartano
dei giovinastri per fumarsi delle canne e per
bere delle birre, ma da qui a parlare di rituali di magia nera ci passa l’oceano Atlantico. Penso che sono degli scoop periodici, in genere ogni due o tre anni, di giornalisti che devono riempire le pagine con
argomenti che suscitano la morbosità di parecchi lettori. Le vera vergogna non ri-
guarda inesistenti messe nere, bensì l’abbandono, il degrado di un monumento simbolo del Comune di Campagna. Se proprio
vogliamo parlare del diavolo, è in questa
incuria, indifferenza, che vedo il suo zampino. Quelli che cercano il diavolo, invece, di venirlo a cercare a Campagna, lo possono comodamente trovare attraverso certi
programmi televisivi, tipo quelli che fa la
signora Maria De Filippi”.
Perché non parlare di recupero di questo
mastodontico monumento, per testimoniare alle future generazioni un passato ricco
di storia e di cultura?”.
Mario Onesti
GLI AMICI DELLA BOTTIGLIA E NON SOLO
In aumento il consumo nel salernitano
Crack, mdma, cobret, speed: le parole della droga oggi.
Per tante persone la droga è un mistero, nessuno sa
cos’è e nessuno sa cosa faccia, dove si trovi, come si assuma, cosa provochi. Quando se ne parla a scuola a
farlo sono professori per cui la parola “droga” è un concetto irreale, un qualcosa che esiste ma in maniera vaga,
le vittime sono i pochi sfortunati provenienti da classi
sociali estremamente a rischio e mai l’ adolescente
medio,è questo un atteggiamento di bassa consapevolezza da parte degli operatori che rende sempre più pericoloso il divario tra l’aula scolastica e il mondo di
fuori, quello vero. Per tanti ragazzi invece la droga è
una realtà con cui ci si ritrova spesso a fare i conti nell’arco della settimana o addirittura della giornata, è infatti in netto aumento l’utilizzo di vecchie e nuove sostanze psicotrope e questa tendenza vale soprattutto per
i giovanissimi.
Un discorso serio sull’”universo droga” va fatto partendo dalla consapevolezza della pericolosità delle sostanze che invadono la piazza, nelle “notti brave” della
Salerno giovane vengono utilizzati crack, cocaina e pasticche con la sensazione di non essere drogati ma
“trendy”, alla moda ed in breve tempo dalla divisione
un tempo ben definita tra il consumatore occasionale
di droghe leggere ed i “tossico da eroina” si è passati ad
un numero altissimo di “sballi” misti associati all’ onnipresente alcool. Il numero delle sostanze facilmente
reperibili sul mercato locale è aumentato, le regine del
momento sono lo “zitone” ed il “cobretto”, droghe dal basso prezzo che danno un’altissima
assuefazione e portano molti consumatori a diventare in breve tempo pusher, spacciatori per
potersi permettere lo “sfizio”.
Lo “zitone” nel gergo dei consumatori è il
crack, un derivato cristallino della cocaina che
viene alterato chimicamente per dare effetti
molto potenti in pochi attimi ed una dipendenza smodata, un grammo di sostanza costa sui
30 euro per cui dato il prezzo relativamente basso
sta diventando la droga preferita dagli adolescenti i
quali, complice l’età e la poca informazione, lo percepiscono come un gioco e soprattutto non lo considerano come sostanza pericolosa come l’eroina.
Il crack si assume utilizzando “la bottiglia” cioè una
semplice bottiglietta di acqua minerale ed una cannuccia e il “fumare la bottiglia” è diventato il passatempo
preferito di un gran numero di ragazzi ma anche di persone adulte. Il “cobretto” è invece una sostanza sintetica derivata dagli scarti della lavorazione dell’eroina,
ha un prezzo bassissimo ed effetti psicofisici devastanti
ma neanche tale sostanza viene considerata tra quelle
pericolose perché a differenza dell’eroina classica viene
fumata e non iniettata per via endovenosa.
La cocaina, pochi anni fa vista come un bene di lusso
destinato a pochissimi “fortunati” oggi spopola nella
versione economica cioè tagliata con gesso, polvere di
vetro e di gesso, Mesulid triturata ed anfetamine a basso
costo. Le droghe chimiche come l’MDMA (in pratica
extasy e suoi derivati sintetizzati in maniera sempre diversa dal chimico di turno ) che venivano usate da pochi
iniziati per lo più nei week-end in riviera adriatica sono
diventate la norma nelle discoteche del salernitano, la
“pasticca” è facilmente reperibile, aiuta a disinibirsi ed
a reggere tutta la notte in pista, il tutto al modico prezzo del rischio infarto e di disturbi permanenti del sistema nervoso. Il giovane “di successo” beve moltissimo, fuma spinelli come sigarette e crack nelle sere infrasettimanali, nel fine settimana si tiene su a cocaina,
il sabato in discoteca qualche cocktail bello forte e qualche pasticca per ballare e reggere il ritmo.
Un panorama apocalittico che ogni giorno sfila davanti agli occhi di chi lo sa riconoscere ed interpretare ma
di tutto ciò quanti se ne sono davvero accorti?
Fabio Trotta
6
N.22 ❚ 17 giugno 2005
ALBURNI
Acqua pagata, regalata, potabile ... non garantita
Quando dal rubinetto non si sa cosa esce
L’acqua: un bene essenziale
sempre più scarso, a causa degli
sprechi, delle scriteriate politiche di gestione delle risorse idriche, dell’ambiente e del territorio.
Sempre più spesso si ricorre al
consumo dell’acqua minerale
per sentirsi tutelati e sicuri sul
tipo di acqua che si va a bere, dal
punto di vista dei controlli igienico-sanitari e chimici.
Questa che per il passato era
soltanto una moda, è diventata,
purtroppo un’esigenza anche qui
da noi sulle colline degli Alburni e Alto Cilento - pur essendo
la zona ricca di sorgenti - data la
scarsità dei controlli effettuati
sulle acque potabili, fornite dai
vari acquedotti della zona, la
gente comune si fida di più dell’acqua acquistata ed etichettata.
Non che le acque minerali
siano sempre perfette!, bisognerebbe avere un chimico ed un
medico sempre a disposizione
per scegliere l’acqua minerale
più adatta al consumo: spesso
però questa scelta viene dettata
dal prezzo!
La pubblicità, soprattutto quella televisiva, ci propone l’acqua
“povera di sodio”, quella ricca di
questo o quell’altro elemento,
ma sempre più spesso si dimentica di dirci che circa un terzo
delle acque minerali italiane supera il limite di 10 mg/litro di nitrati (potenzialmente cancerogeni) posto dall’Organizzazione
Mondiale per la Sanità, il limite
consentito in Italia è di 45 mg/l,
e che, comunque, il sodio presente nell’acqua è solo una piccolissima parte di quello che assumiamo quotidianamente con
gli alimenti.
Per quanto concerne, invece,
l’acqua potabile: quella che
viene giù dai rubinetti, ci sono
una serie di normative e di con-
trolli in tutto il suo ciclo, che non
vengono ottemperati…Un’acqua
che rispetti la legge ha bisogno
di un trattamento chimico che
varia in relazione all’inquinamento della falda o del fiume da
cui viene presa, per non parlare
poi delle condotte che sono vecchie e fatiscenti e, frequentemente, corrono parallele alle
condotte delle acque di scarico
(fognature), è il caso, sembrerebbe, di Bellosguardo e S.Angelo a Fasanella ,dove sarebbero
state rilevate sostanze inquinanti di origine organica nel corso
degli ultimi due anni anche da
parte della Asl, ma probabilmente anche di tutti gli altri piccoli comuni del comprensorio;
manca, infatti, un intervento
serio e mirato sul controllo dell’acqua fornita dagli acquedotti
. Segnalazioni provenienti da
Roscigno indicano una presenza
di cloro eccessiva in certi periodi, tant’è che l’odore di questa
sostanza si trasmette anche al
caffè o addirittura alla pasta cucinata con l’acqua in questione,
a Sacco, invece, nel corso di quest’inverno, a causa forse delle
abbondanti precipitazioni, l’acqua che fuoriusciva dai rubinetti era torbida.
Ci chiediamo allora per quale
ragione paghiamo in bolletta il
prezzo relativo al consumo di
“acqua di qualità per il consumo
umano” e anche quello per la depurazione, quando invece nessuna tutela e nessuna informazione è data al cittadino sulla qualità dell’acqua erogata? Le analisi
effettuate dall’Asl, a scadenze
prefissate o concordate con i vari
comuni, non vengono rese note,
o addirittura (quando i valori risultano alterati) si cerca di tenere la cosa sotto silenzio.
I comuni sprovvisti di depuratore, quelli che effettuano la clo-
razione “a occhio”, quelli che
hanno le condotte obsolete, ecc.
effettuano forse uno sconto in
bolletta o ci fanno pagare comunque la fornitura di acqua potabile? Ovviamente nessun cittadino ha mai ricevuto sconti di
alcun genere, ma ci viene spontaneo chiedere che almeno l’informazione sia tutelata e salvaguardata e, allora, giacché nessuna amministrazione provvede
a comunicare i valori relativi alle
Fe s t i v a l m u s i c a l e
analisi delle acque, quando questi non rientrano nei limiti previsti per legge, ci viene spontanea
una proposta: i risultati delle
analisi devono essere resi noti direttamente dalle Asl di competenza con affissione di manifesti
e pubblicazione su giornali, con
le relative indicazioni e consigli
per il consumo umano.
Ovviamente questa è solo una
mia personale proposta!
Luciana Di Mieri
12 mesi
Sono aperte le iscrizioni al primo Festival Musicale giovanile “Città di Roccadaspide”, che si
terrà nell’Aula Consiliare di Roccadaspide il giorno 16 Luglio 2005 alle ore 20:30. Il Festival è rivolto a tutti i migliori giovani musicisti dei Comuni viciniori che si cimentano nello studio della
musica classica e nei seguenti strumenti: pianoforte, violino, viola, violoncello, contrabbasso,
arpa, oboe, clarinetto, fagotto, flauto traverso, sassofono, corno, tromba, chitarra classica. Per informazioni contattare il M° S. Martiello al n.
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COMUNI
Perchè il bilancio sociale?
La costituzione prevede che le autonomie locali provvedano al soddisfacimento diretto ed immediato dei bisogni
della comunità che li rappresenta. Da
questo semplice principio nasce la figura del comune quale rappresentante
della comunità locale che è responsabile delle politiche e dei programmi messi
in atto al fine del soddisfacimento dei bisogni e della tutela degli interessi sociali sia della collettività che si manifesta
tramite tutti i gruppi portatori di specifiche esigenze.
I comuni, perseguono costantemente
questi obiettivi, cercando di definire i bisogni e strutturando le politiche necessarie per soddisfarli mettendo in atto
tutte le operazioni necessarie al fine del
loro raggiungimento.
I momenti di confronto con la comunità però sono pochi e si estrinsecano
solo nel momento dell’elezione del Sindaco e del Consiglio Comunale, mediante la definizione delle le politiche di
indirizzo generale e al termine di ogni
esercizio mediante il consuntivo e la relazione collegata. I documenti prodotti e
previsti dalla legge (bilancio consuntivo
e collegati) hanno lo svantaggio di essere eccessivamente tecnici e difficilmente
comprensibili e di trovare solo parziale
diffusione all’esterno dell’ente.
Nasce pertanto il bisogno di una maggiore apertura all’esterno e la necessità
di introdurre uno strumento più semplice ed immediato, che permetta al Comune di comunicare all’esterno gli obiettivi che si è prefissato e i tempi del loro
raggiungimento, le politiche portate
avanti nelle diverse aree d’intervento e
nei confronti dei vari portatori di interesse, le difficoltà e i punti critici su cui
è necessario continuare ad investire
sforzi e risorse.
Il bilancio sociale è uno strumento volontario e quello più indicato con cui
l’ente decide di gestire e comunicare in
modo responsabile e trasparente la responsabilità sociale che ha nei confronti dei portatori di interessi.
E’ uno strumento di gestione strategica, in quanto comporta l’accrescimento
della legittimazione e del consenso nei
confronti e da parte di tutti gli interlocutori.
E’ uno strumento di gestione operativa, in quanto dal processo di bilancio sociale provengono utili input per il miglioramento dei processi e dei risultati
qualitativi e quantitativi della gestione.
Nell’ambito degli enti locali, il bilancio sociale svolge soprattutto la funzione di rendere conto della gestione complessiva dell’ente in modo trasparente,
comprensibile ed accessibile a tutti contribuendo, nello stesso tempo, a colmare
o a ridurre la distanza tra pubblica amministrazione e cittadini.
Si tratta di scegliere tra questo strumento o un altro da “inventarsi” ma non
si può fare finta di non vedere il problema di comunicazione che esiste tra chi
amministra e chi è amministrato.
Continuare a fare finta che tutto va
bene è miope ed autolesionista.
Maria Carmela Scandizzo
17 giugno 2005 ❚ N.22
ROCCADASPIDE
Su di una seduta qualsiasi del Consiglio Comunale
“Vi sarà il tentativo della riproposta dei perdenti e dei vincenti”
Dall’avvocato Michele Gorga, protagonista della vita politica e culturale di Roccadaspide, riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Voglio prendere spunto dalla sintetica, ma
esauriente, descrizione fatta dal Direttore di
“Unico” sull’ultima seduta del Consiglio Comunale di Roccadaspide in occasione dell’importantissimo atto di approvazione di bilancio, per fare alcune considerazioni su quella che è l’attuale situazione politica nel nostro
Comune.
Il Direttore pare stupirsi sia per il mutismo
espresso da quasi tutti i Consigliere Comunali sull’argomento, sia dalla puntigliosità di
controllo di alcune situazioni – marginali- di
bilancio. Ebbene, illustre Direttore non vi è
da stupirsi affatto sia dell’assenza di interventi su un atto così importante per la vita
della nostra Comunità, sia dall’apparente intransigenza del controllo. Esse sono solo due
manifestazioni opposte della stessa inefficienza. Da un lato è oramai divenuto costume
dei consiglieri Comunali – alcune dei quali
credo che non abbiano mai preso la parola per
più di una volta nel quinquennio – astenersi
di manifestare ogni loro idea, e quando la
manifestano è l’esatto opposto di quello che
vanno poi a votare. Dall’altro l’espressione
del vecchio modo di intendere la politica –
della carta bollata e del ricorso - ma senza
nessuna capacità di essere alternativi con
delle serie proposte politiche.
Faccio, per spiegarmi meglio, solo due
esempi: a)- si è parlato, qualche tempo fa, in
Consiglio Comunale, della proposta pubblicata su “Unico” relativa alla individuazione
della zona Pip a Fonte. Lo si è fatto mentre al-
l’unanimità il Consiglio approvava
un’altra concessione – per impianto
produttivo – in deroga ai sensi dell’art. 10 del Regolamento; b)- sul bilancio in Consiglio tanto fumo e
fiamme ma non vi è stato un Consigliere “dico uno solo” tra maggioranza ed opposizione che abbia proposto un qualche emendamento al Bilancio stesso. Ma per le prossime elezioni amministrative vi sono segnali
che indicano che qualcuno tenterà
ancora la carta degli opposti estremismi e delle posizioni preconcette
già ampiamente sperimentate ?
Vi sarà il tentativo della riproposta dei perdenti e dei vincenti di un
tempo in versione riveduta e corretta, dal mescolamento di singole posizioni personali?
L’obiettivo finale sarà sempre
quello di riprodurre le condizioni
per la propria sopravvivenza politica
tirando in ballo, e succhiandone il relativo consenso elettorale, ora Tizio
ora Caio ora la forza di destra ora
quella di centro?
Queste le domande spontanee che dobbiamo
porci indipendentemente dal fatto che la nostra comunità ha avuto o no dei benefici, che
il nostro Comune abbia ottenuto o meno dei
vantaggi sotto il profilo politico ed amministrativo.
Lo scopo dell’agire, a questa latitudine, è
irrilevante ed il personale politico e selezionato non in base alle idee che ha avuto modo
di far conoscere o dell’eventuale capacità nell’amministrazione pubblica. La selezione è
fatta su altri requisiti primo fra tutti quello
delle professione, specie quella medica.
E’ giunto io credo però, anche da noi, il
tempo di pensare in positivo di dichiarare
chiusa la stagione del bipolarismo, degli antagonismi, dei cartelli elettorali e creare una
terza via di unione civica e popolare. Questa è l’esperienza che si sta realizzando con
i nuovi comitati delle frazioni con i circoli
culturali, con i gruppi politici disponibili a
realizzare questo progetto che ha come
scopo di costruire, con metodo democratico,
la rinascita di Roccadaspide.
Michele Gorga
MOBILITAZIONE CITTADINA
In difesa delle chiese delle Grazie e dell’Assunta
Osvaldo Ignarro promuove una petizione popolare: “Ineguagliabile patrimonio”
I cittadini rocchesi partono al contrattacco per difendere la dignità delle
chiese S.Maria delle Grazie e dell’Assunta. Per tale finalità, Osvaldo Ignarro ha promosso una sottoscrizione
popolare indirizzata al vescovo Mons.
Giuseppe Rocco Favale. Nel documento si chiede, innanzitutto, l’impegno dell’alto prelato per la ristrutturazione della prima chiesa con il relativo ripristino della tredicina in
onore di S. Antonio. E le parole del
testo, a riguardo, sono eloquenti: “I
sottoscritti cittadini ritengono che l’ineguagliabile patrimonio di religione
e cultura che detto luogo sacro ha
rappresentato per generazioni e generazioni, possa essere definitivamente perduto nel caso non fosse più
ripristinato”. Numerosi
sono i firmatari della
sottoscrizione laica, a
riprova dell’indignazione collettiva suscitata dallo stato di abbandono della chiesa.
C’è chi, però, non ritiene sufficiente la
sottoscrizione:
“Si
deve fare un pullman
ed andare direttamente a consegnare il
documento, solo così
il vescovo ci ascolterà.
Egli, inoltre, dovrebbe
chiamare il proprietario del convento e
mettersi
d’accordo
per la ristrutturazione
dell’edificio”. C’è chi
afferma amaramente:
“Se la croce potesse
parlare, anch’essa si indignerebbe”.
Come accennato, il documento non
tralascia la chiesa dell’Assunta, che si
vorrebbe restituita integra ai fedeli sia
come Parrocchia, che come luogo di
culto. “Non è per niente assopito il
profondo dispiacere per il trasferimento e l’abbandono della Parrocchia
dell’Assunta (da fonti certe la più antica della Diocesi), dimora storica dei
santi patroni Sinforosa e Getulio, che
ha incontestabilmente privato i fedeli, di un fondamentale punto di riferimento per la vita comunitaria”, recita il documento.Chi vuole firmare la
sottoscrizione può rivolgersi a Osvaldo Ignarro.
Francesca Pazzanese
7
LETTERA A MANCOLETTI
A Mucciolo tutti
i suoi meriti
Mi pregio rispondere all’articolo pubblicato sull’Unico n. 19 del 27 maggio 2005 pag. 7, dal titolo: “Roccadaspide, Mucciolo si chieda dove ha
sbagliato” di Carmine Mancoletti. Ti ringrazio per
l’attenzione che hai dato sul giornale alla questione. In politica, poi, si dice che è importante
parlarne di un problema o di una persona ed anche
per questo ti ringrazio. Mi rivolgo a questo punto
al caro “Opinionista” . Intendo parlagli in prima
persona per consentire un tono “confidenziale”.
“Hai fatto pubblicare un articolo, in cui hai commentato in modo passionale un pezzo pubblicato
sullo stesso settimanale (“Quando tutti gli altri
passano, Mucciolo resta” n. 17 del 13 maggio
2005). Innanzitutto debbo rammaricarmi per la
mancanza di buon gusto e buona educazione (almeno quella che è stata insegnata a me). Chi parla
a nome di altre persone, come dici tu, soprattutto
se ha intenzione di offendere gratuitamente altri
concittadini ne deve avere il mandato. (Ma queste sono solo delle piccolezze). Nella tua analisi
affermi che io asserisco nel mio articolo delle falsità. Ora, supponiamo che tu abbia ragione, dimmi
come mai, se perviene qualcosa di brutto dalla
Regione Campania è colpa di Mucciolo, invece
se si tratta di cose buone, i meriti sono di altri politici? Forse perché è comodo così? Bisogna favorire quei politici che chiedono il voto e poi non
si vedono più a Roccadaspide e forse mai vedremo, se non in periodo elettorale? (Vedi Brusco)!
Ad un certo punto richiami una mia frase dove
dico “che l’On. Mucciolo non potrà non tener
conto delle menzogne ignominiose”, chiedendomi se è una minaccia o una promessa. Mio caro
“Opinionista”, evidentemente è la prima volta che
leggi un mio articolo. Ne ho fatti altri e non sono
stati mai suggeriti, perchè se l’avessi fatto, avresti visto una continuità in quello che dico. Mi sono
sempre rivolto alle persone, per informarle e non
per denigrarle, o parlare per loro senza averne il
consenso. Quando ho criticato, mi sono sempre
rivolto all’operato dei politici. La frase a cui ti riferisci è rivolta alle menzogne che sono state dette
dai politici che hanno sempre fatto una campagna
denigratoria nei confronti dell’On. Mucciolo, dandogli sempre la colpa per qualsiasi cosa di brutto
succedeva e mi scuso con i cittadini se ho dato
l’impressione di generalizzare, ma non penso che
tutti abbiano letto il mio articolo con lo stesso
stato d’animo con il quale tu lo hai letto. Poi, ancora, non dimentico che le elezioni per il rinnovo
delle Amministrazioni locali sono alle porte ma
non dimenticarlo nemmeno Tu mio caro “Opinionista” Anonimo, anche se non capisco dove
collochi questa affermazione nel mio articolo!.
Forse è un Tuo pensiero o hai paura che dei giovani con tanta voglia di restare nel loro paese possano minare la leadership di “qualcuno”, a te vicino? Ora voglio farti un’altra domanda: come
mai nell’arco di quattro anni nei quali ho scritto
tanti articoli per sensibilizzare la popolazione tutta
sui problemi del centro storico di Roccadaspide,
non hai mai risposto nemmeno per dirmi che
avevo torto? Forse non era un tuo problema, anche
se ci abiti, o non eravamo prossimi alle elezioni
comunali o, ancora, non è un argomento sul quale
si può fare sciacallaggio politico come viene fatto
puntualmente sull’ospedale di Roccadaspide?
Concludo facendoti una richiesta: se hai intenzione di rispondere ancora ai miei articoli fallo
cercando di fare un’analisi costruttiva e non denigratoria anche perché penso che il confronto, se
costruttivo e leale, è sempre una cosa buona che
può aiutare a crescere e forse a migliorare.
Michele Perrelli
A
Au
ug
gu
ur
ri
i
E’ arrivato Pier Ugo, un amore di
bimbo a render più lieta l’unione dei
carissimi Giuseppe e Rossella. A
mamma, papà e ai nonni, sinceri ral legramenti; a Pier Ugo, che si affaccia
alla vita l’augurio di un mondo di
bene.
8
N.22 ❚ 17 giugno 2005
IN FARMACIA
Servizi per
la salute
Da
alcuni
recenti
studi
sembra che molti
pazienti assumono
o troppi farmaci o
troppo pochi, o li
assumono
in
modo sbagliato.
La possibilità per i
farmacisti
di
indicare sempre ai
pazienti il modo corretto di utilizzo del
farmaco può sicuramente contribuire a
migliorare la salute pubblica. Ma quale
può essere il principale servizio che il
farmacista deve offrire ad un suo
cliente/paziente? Come recita la
definizione di Pharmaceutical Care, il
farmacista deve mettere a disposizione
del paziente in modo responsabile un
trattamento farmacologico con lo
scopo di ottenere gli obiettivi
terapeutici
predefiniti
e
deve
monitorare eventuali reazioni avverse
durante il trattamento. Il monitoraggio
delle reazioni avverse ovvero la
farmacovigilanza
oggi
si
basa
prevalentemente sulla segnalazione
spontanea. L’importanza di una
corretta
farmacovigilanza
nasce
soprattutto dalle contrastanti evidenze
che spesso accadono nel mondo
farmaceutico. Infatti, il problema è che
molto spesso le industrie farmaceutiche
sono le uniche e principali responsabili
della valutazione dei dati sulla sicurezza
di prodotti. Sebbene siano trascorsi
quattro anni dal ritiro dal commercio
del farmaco per il colesterolo
cerivastatina, facciamo un po’ di storia:
* 18 febbraio 1998 inizia la
commercializzazione di questo farmaco
* 10 maggio 1998 la ditta
produttrice aveva ricevuto ben 7
segnalazioni di casi di pazienti che
avevano sviluppato effetti collaterali a
livello muscolare
* marzo 2000 un rapporto interno
della ditta riportava che nei pazienti che
ricevevano cerivastatina esisteva un
rischio
di
danno
muscolare
sostanzialmente più elevato rispetto
agli altri farmaci usati per il colesterolo
* agosto 2001 la ditta decise di
ritirare il farmaco dal commercio dopo
alcuni eventi fatali. Questo piccolo
report può sicuramente far riflettere e
capire che gli unici protagonisti della
farmacovigilanza devono essere il
paziente, il medico e il farmacista e non
solo le aziende farmaceutiche. Troppi
operatori sanitari hanno ancora una
concezione burocratica della scheda di
segnalazione, quando invece essa
dovrebbe essere considerata una
cartella clinica vera e propria. L’invito ai
lettori è quello di rivolgersi al proprio
medico o al proprio farmacista quando
si hanno effetti collaterali durante
l’assunzione di farmaci e di compilare
insieme a loro la scheda di
farmacovigilanza.
Alberto Di Muria
[email protected]
DIANO
Atena Lucana per un giorno capitale del calcio giovanile
Giovani atleti del Vallo impegnati in occasione della prima “Festa dello sport”
Risultati delle finali del
1°torneo quadrangolare
“Festa dello sport”
Categoria “Primi calci”
Finale 1° e 2° posto: Real Casalbuono - Libertas
Sala Consilina 5-0
Finale 3° e 4° posto: Caggianese - Atena Lucana
1-0
Categoria “Pulcini”
Finale 1° e 2° posto: Caggianese - Libertas Sala
Consilina 3-0
Finale 3° e 4° posto: Real Casalbuono - Atena
Lucana 3-2 dopo i calci di rigore
Categoria “Esordienti”
Finale 1° e 2° posto: Libertas Sala Consilina Caggianese 2-1
Finale 3° e 4° posto: Real Casalbuono - Atena
Lucana 3-1
Giornata di grandi emozioni e di
spettacolo calcistico ad Atena
Lucana, che ha ospitato la prima
edizione del torneo quadrangolare
“Festa dello sport”, disputatosi
domenica 5 giugno, che ha messo di
fronte
i
ragazzi
di
quattro
formazioni di calcio giovanile del
Vallo di Diano: l’A.S. Atena
Lucana, guidata dall’organizzatore
dell’iniziativa , geom. Antonio
Iuzzolino,
la
Libertas
Sala
Consilina, capitanata da Tonino
Freda,
l’A.S.
Caggianese,
capeggiata da Pino Valisena e il
Real Casalbuono, con la guida
tecnica di Osvaldo Migliore, che
hanno
affrontato
l’importante
manifestazione con le squadre delle
categorie “Primi calci” (calciatori
nati nel 1996), “Pulcini” (nati nel
1994 e nel 1995) ed “Esordienti”
(nati nel 1992 e nel 1993). La
pregevole organizzazione, oltre al
decisivo contributo di Iuzzolino, è
stata affidata al Comitato feste, alla
Pro Loco e alla locale scuola calcio
A.S. San Ciro, guidata dal parroco
del piccolo centro, Don Michele
Totaro, garantendo così la riuscita
della festa, che si è svolta in
occasione della giornata nazionale
dello sport, promossa dal nostro
Comitato olimpico. Le sfide hanno
rispecchiato in pieno il significato di
questa stupenda iniziativa, nata sotto
l’egida di uno scontro sportivamente
intenso, ma del tutto corretto e leale:
un bene per questi ragazzi, destinati
ad essere protagonisti non solo nella
vita sportiva, ma anche nella società
di tutti i giorni. Il valore di questa
giornata si può leggerlo nelle parole
del sacerdote atenese: “Questi
ragazzi, grazie ad una simile
iniziativa, da ripetere nel tempo,
sono stimolati ad un comportamento
corretto e a sviluppare ideali di
civiltà
e
fratellanza,
affinché
possano raggiungere una maturità
non solo sportiva, ma soprattutto
esistenziale”. L’organizzatore
Antonio Iuzzolino, nelle vesti di
mister della formazione di casa, ha
invece ringraziato “le quattro
società per aver raccolto il
significato di questa festa, che
permette di dare non solo visibilità a
questi giovani, ma garantisce loro
un confronto sano, nella piena egida
di uno scambio di idee e di
passioni”. A confermare la riuscita
della bella iniziativa, Iuzzolino ha
sottolineato il “grandioso successo
di pubblico, che ci spinge a
proseguire in vista di future
iniziative sportive, che sappiano
coniugare i valori dello sport pulito
con gli ideali dell’amicizia e del fair
play”.
Carmine Marino
LA CURIOSITA’
Teggiano, le erbe e le antiche coltivazioni del Parco
Un museo, ma anche un centro studi
sulla flora tipica del Parco Nazionale del
Cilento e Vallo di Diano. È il Museo delle
Erbe di Teggiano, dove sono raccolte e
classificate numerose varietà di erbe che
avevano nella tradizione locale molteplici utilizzi. Le erbe nell’uso domestico, adoperate per tingere, deodorare o preparare pietanze. Le erbe per la medicina popolare, una volta usate dal contadino per
curare i malanni propri e dei suoi animali. E le erbe impiegate nella magia, negli
antichi filtri e fatture. Interessante è poi
la sezione dedicata all’etnobotanica con
la ricostruzione di una spezieria medievale in cui, oltre alle spezie, sono esposti
gli attrezzi di lavoro e i recipienti dello
speziale. Il museo funge anche da banca
semi di molte varietà e specie di piante cerealicole e ortofrutticole presenti nelle antiche coltivazioni locali.
E la salvaguardia di queste antiche coltivazioni è alla base della creazione anche
del Museo vivente della Valle delle Orchidee e delle antiche coltivazioni di Sassano, altro centro del Vallo di Diano. Qui
sono inoltre catalogate le circa 70 specie
di orchidee naturali presenti sul territorio locale. E al museo è associato un percorso ecomuseale lungo la cosiddetta
Valle delle Orchidee per ammirare le varietà di queste piante nel loro ambiente
naturale.
Due musei – sottolinea Nicola Di Novella, ideatore e direttore di entrambe le
strutture museali – concepiti non come
spazi contemplativi. Sono infatti laboratori di studio, ricerca e recupero di antiche coltivazioni e di varietà botaniche a
rischio di estinzione”.
Info: Museo delle erbe di Teggiano
tel. 0975 79600; Museo vivente della
Valle delle Orchidee e delle antiche coltivazioni di Sassano tel. 0975 78809 –
72288.
Teggiano, è nata Aurora la più
giovane Papagirl del mondo
La bella notizia ce l’ha
data Massimo, lo zio
della piccola mascotte
dei Papaboys, che, oltre
a comunicarci la sua felicità, ci ha spedito una
foto della nipotina. Aurora era una Papagirl ancora prima di venire al
mondo, i genitori, Papaboys entusiasti, l’hanno
iscritta quando aveva ancora poche ore di vita.
Speriamo di ricevere
sempre annunci così
lieti, allora fiocco rosa
per la nuova teggianese
e mille augurissimi alla
sua famiglia da tutti noi!
9
17 giugno 2005 ❚ N.22
DIANO
Una mostra fotografica per celebrare Giacomo Matteotti
Alla Certosa di San Lorenzo, per una settimana, la storia del leader del Psi
A poco più di ottant’anni dalla sua morte, la fondazione “Pietro Nenni” ha portato nel Vallo di Diano
una mostra fotografica per ricordare il leader socialista Giacomo Matteotti, barbaramente ucciso dalle
squadracce fasciste il 10 giugno 1924, pochi giorni
dopo un suo celebre discorso alla Camera dei deputati, in cui denunciò le efferatezze del regime. La mostra, allestita nel salone delle spezie della Certosa di
San Lorenzo a Padula, è stata arricchita da un interessante convegno di presentazione e di analisi della
figura del celebre politico, alla quale hanno presenziato Enzo Mattina, politico e presidente dell’associazione culturale ”La comunità” di Buonabitacolo,
Italo Gallo e Carmine Pinto, storici, Gaetano Arenare, assessore provinciale alla cultura, Giuseppe Pittella, eurodeputato, Giuseppe Tamburrano, presidente della fondazione Nenni e autore di un libro su
Matteotti, pubblicato dall’Utet, e Gianna Granata,
esponente dell’istituzione culturale. “In lui si riconoscono i valori dei giovani, dalla pace all’impegno
per i deboli - afferma Granata - che ha cercato di testimoniare la sua netta contrarietà al fascismo, scegliendo di guidare la classe agricola a ribellarsi ai
proprietari terrieri del Polesine e schierandosi nel
fronte dei non interventisti in occasione della prima
guerra mondiale”.
“Coniugare il passato con il presente: questo è l’obiettivo dell’associazione “La comunità” - secondo
Enzo Mattina - cercando di non disperdere il passato che l’Italia sta smarrendo, senza svolgere alcun
revisionismo storiografico e critico, come nel caso di
Giacomo Matteotti”.
L’assessore Arenare ha posto in essere “un’attenta
riflessione sull’orizzonte socialista, che ci porta così
a riconoscere il valore inveterato del suo pensiero,
basato su un impegno a livello locale, con i contadini, a riparo da qualsiasi condizionamento ideologico
o sociale. La politica, di conseguenza, costituirà la
forza della storia”.
Il professore Gallo ha letto nella diffidenza del Pci,
che ha rivalutato Gramsci, l’errore di valutazione nel
giudizio matteottiano. “E’ quindi giusto - ha concluso Gallo - rivalutarne la figura, con un’analisi storica e sociale attenta a darne una precisa contestua-
lizzazione culturale”.
“Matteotti è stato il primo a capire cosa fosse il fascismo, i suoi caratteri, smentendo chi potesse interpretare quest’ideologia in maniera effimera”: questo il pensiero del parlamentare europeo Pittella, che
ha cercato di esprimere “la coerenza del politico e
dell’uomo, a conferma del valore della sua ars politica, da riprendere in pieno in questi tempi di crisi
valoriale della politica”. Con la sua visione politica,
bisogna ripartire in vista della “realizzazione di un
Fiera Exposud: torna per una nuova edizione
Fiera EXPOSUD 2005, organizzata dall’ente Fiera Vallo
Di Diano, quest’anno si svolgerà dal 2 al 10 luglio presso il Centro Sportivo Meridionale San Rufo. Riconosciuta come Fiera Regionale, EXPOSUD per l’edizione
2005 fa una prima stima e
prevede la presenza di 250
espositori e oltre 65.000 visitatori. Le novità di que-
st’anno: un Padiglione sulle tradizioni popolari e una mostra-mercato dei prodotti tipici locali. Non ci saranno significativi cambiamenti
per quanto riguarda il Padiglione dell’enogastronomia e i Padiglioni riservati all’Impiantistica, Arredamento, Servizi, Turismo verde,
Autovetture. Faranno da contorno mercatini,
concerti, mostre e animazione per una manifestazione che vuole distinguersi per la qualità e
punta alla crescita della sua notorietà. Per ulteriori informazioni i numeri di riferimento
sono: 0975 399402 335 1412723.
socialismo europeo moderno, inserito in un’ideologia forte, concreta, in vista di un programma certo”.
Lo storico Pinto ha messo in luce la coazione in Matteotti della politica nella quotidianità, nell’intento di
svolgere il ruolo del buon politico, cercando di compiere un completo lavoro di militanza e di appartenenza alla sua fazione politica. Ma il limite del socialismo - chiosa lo storico di Padula - “è aver vissuto
faide interne che hanno sfiduciato i sostenitori del
partito, allontanandosi dai problemi del paese, a
causa delle divisioni tra socialdemocratici e massimalisti, alla ricerca di una terza via politica”.
Nelle parole di Tamburrano c’è una forte critica alla
sinistra che ha dimenticato la storia, uccidendo una
terza volta Matteotti (dopo l’uccisione fisica e morale operata dal regime totalitario), come teorizzato
dallo stesso scrittore, avvalorando l’idea di una cecità
politica, non solo legata alla “smatteottizzazione” fascista, ma anche dei partiti di sinistra, che ha dimenticato uno dei padri del socialismo. “Il socialismo prosegue Tamburrano - intende riconoscere l’uguaglianza di tutti gli uomini, con una forte azione politica e sociale, in cui Matteotti si inserì con un “socialismo cristiano”, contro la violenza, fondandolo
su un messaggio civile e sociale di assoluta concretezza”. Il suo lavoro contro il fascismo è collegabile
“alla sua mirabile intelligenza, comprendendo cosa
sarebbe accaduto nel ventennio di totalitarismo, con
la subordinazione totale allo stato”.
La mostra, presentata anche al museo di Trastevere
di Roma, è in esposizione alla Certosa fino al 12 giugno.
Carmine Marino
Teggiano: strip fuori programma
Ha provato ad ammaliare i passanti con un strip, ma si è ritrovato i carabinieri di Teggiano che
lo hanno ammanettato. Arrestato
un 28enne residente nel Vallo di
Diano per atti osceni in luogo
pubblico. E’ successo il 3 giugno
a Prato Perillo, durante la festività patronale di San Cono, nella
popolosa piazzetta della frazione
di Teggiano. Lo hanno portato
via a bordo dell’auto dell’Arma
sotto gli occhi di bambini e adulti increduli. Non si conoscono le
generalità del giovane e nemmeno i motivi che lo hanno indotto
ad un insolito comportamento da
“American Gigolò”, ma nel comune teggianese non si parla
d’altro e ognuno prova a cercare
una sua personale motivazione.
Tania Tamburro
10
N.22 ❚ 17 giugno 2005
SAN GREGORIO MAGNO
La turniata, riscoperta delle tradizioni pastorali
Sono tre giri (o “turni”) di pastori e greggi variopinte e infiocchettate, intorno alla cappella di San Vito
Il prossimo 15 giugno si terranno i festeggiamenti in onore del Santo Martire Vito, noto non
solo in Italia ma anche all’ estero, in questa occasione nel paese situato tra il fiume Platano e
il fiume Sele si potrà assistere alla tradizionale
“turniata” ,sopravvissuta a millenni di storia e
presente anche nel comune limitrofo di Ricigliano.
L’antico rito è oggi un insolito quanto divertente spettacolo che consiste in tre giri (o “turni”)
dei pastori con le rispettive greggi variopinte e
infiocchettate , in senso antiorario intorno alla
cappella di San Vito, seguiti poi da tutti gli altri
animali presenti, in segno di adorazione per assicurarsi prosperità e abbondanza.
Veri protagonisti sono i pastori,impegnati già
ad inizio primavera per la tosatura delle pecore
e durante il rito a gareggiare per far compiere
un percorso perfetto alle greggi. Talvolta accade che qualche animale ,facendosi largo tra la
folla,riesca ad intrufolarsi in chiesa,diventando
automaticamente proprietà del Santo fatta salva
la possibilità del pastore di riscattarlo offrendo
il prezzo di mercato del capo in offerta al Santo.
Una volta concluso il rito il parroco impartisce la “benedictio solemnis super animalia”.
Pare che la “turniata” affondi le sue radici
nella preistoria, sicuramente le prime testimonianze certe legano questo rito al culto del dio
Silvanus ,divinità minore fra i Romani, venerato nelle terre irpine e lucane. Similmente ad altri
riti pagani con l’avvento del cristianesimo questa pratica propiziatoria si lega ad un culto nella
fattispecie a quello di San Vito, assumendo così
un carattere di particolare devozione. La sua sopravvivenza odierna, senz’altro dovuta allo stato
dell’economia di San Gregorio Magno fondata
PROGRAMMA DELLA
FESTA DI SAN VITO MARTIRE
14 giugno
ore 08,00 - Fiera di San Vito
ore 21,00 - Spettacolo musicale
15 giugno
ore 07,30 - Santa Messa presso la Chiesa di San
Vito
ore 08,30 - Inizio della “Turniata”, dimostrazione
della “cagliata” e della tosatura delle greggi
ore 17,00 - Processione in onore del Santo per le vie
del paese
ore 21,00 - Concerto bandistico
ore 24,00 - Fuochi pirotecnici
16 giugno
ore 21,00 - proiezione cinematografica in Piazza San
Vito
17 giugno
ore 21,00 - esibizione di organetti locali e gruppi folkloristici
18 e 19 giugno
fino a qualche decennio fa quasi esclusivamente sull’agricoltura e pastorizia e ancora oggi forte
nella produzione di ottimi formaggi e salumi è
un indubbio indice di attaccamento alla tradizione.
Secondario, ma non meno importante e folkloristico, risulta l’aspetto culinario della
festa,durante la quale si assiste alla cosiddetta
“cagliata” ovvero il primo stadio della lavorazione del formaggio che si ottiene aggiungendo
il caglio (prodotto naturalmente dallo stomaco
o “ventriglio” di agnelli e
capretti) al latte in ebollizione, ottenendo così la coagulazione della caseina con
LA “TURNIATA”
Gli abitanti di San Gregorio Magno e Ricigliano, due
centri posti al confine tra Campania e Basilicatta, da secoli resistono alla miseria e alle calamità naturali difendendo la loro terra così come le loro tradizioni. La
storia di questi comuni è millenaria e le loro testimonianze artistiche e storiche possono essere ammirate
il 15 giugno, in occasione della “turniata”, antico rito
pastorale in onore di San Vito. I tre giri, compiuti dalle
greggi attorno all’edificio dedicato al Santo, vogliiono
assicurare prosperità e abbondanza. I veri protagonisti della festa sono i pastori che, con impegno, gareggiano per far compiere agli animali un giro perfetto sebbene il controllo sulle greg
ggi, talvolta, sia interrotto da qualche capo che, facendosi strada fra la
folla, riesce a entrare in chiesa diventando, automaticamente, proprietà del Santo e il proprietario, se
vorrà riaverlo, dovrà riscattarlo. Non secondario l’aspetto culinario della festa, durante la quale si consuma la
a pecora cotta, carne di pecora bollita per
molte ore, ricotta e formaggio pecorino.
tutta la giornata - “San Vito: arte sapori e tradizione”,
prima mostra dell’artigianato, dei prodotti tipici del
comprensorio e del turismo montano
la successiva formazione della cagliata e del siero, quest’ ultimo
sfruttato per ottenere la ricotta. La
19 giugno
grande tradizione enogastronoore 8,00 - gara di enduro valevole per il titolo regiomica di San Gregorio vive in quenale.
sto giorno di festa un momento di
particolare splendore per offrire a
colui che si rechi nel piccolo comune dell’en- nuino annaffiato da un paio di bicchieri di buon
troterra salernitano i migliori piatti tipici della rosso locale.
A testimoniare la ferrea volontà della consercucina pastorale rielaborati dalle sapienti mani
dei tanti ristoratori presenti in zona.Piatti vazione di questo stile di vita e molte altre traquali:”le patane cunzate”, la “pizza chiena” o i dizione paesane le parole dell’attuale Presiden“graviuoli” hanno infatti origini antichissime e te della Pro-Loco, Michele Iacullo: ”…bisogna
riportano oggi, nei tempi del fast food, sulle no- scoprire chi eravamo, per sapere chi siamo”, costre tavole il gusto del mangiare semplice e ge- stituiscono un invito esteso non solo a tutta la
Campania Felix, ma a quanti italiani o stranieri, serbano nel cuore la fierezza delle proprie
origini ed in esse si riconoscono.
Olga Robertazzi
In alto al centro: via Bacco, il quartiere del vino
di San Gregorio Magno.
A lato: il professore Rapuano mostra una delle
chiavi delle case-grotte
Per gli internauti è consigliata una visita al sito della Pro-Loco
raggiungibile all’indirizzo www.prolocogregoriana.it e costantemente aggiornato
su tutti gli eventi del piccolo e vitale borgo.
17 giugno 2005 ❚
IL DIBATTITO
l’Editoriale
Giuseppe Liuccio , dalla prima...
Parco: non perdere il treno
giato tra fili di fumo (sigarette, vapori,
aliti), la minzione ai gabinetti pubblici, i binari lividi, lo sbuffo svaporante degli stantuffi del treno in arrivo, la mitria rossa del
capostazione, la paletta verde, il fischio, lo
sferragliare della partenza e le campagne
arabescate di brina con gli alberi a contagiarti di fredda solitudine o di fresca solarità da scialo di fioritura, secondo le stagioni, e correrti contro, a filo di finestrino:
sfocati fotogrammi di poesia della memoria!
Sono tante le stazioncine aperte al mare
e alle brevi pianure o chiuse nelle valli a ridosso di torrenti limacciosi d’inverno e
aridi d’estate. I nomi hanno ritmato tappe
importanti della vita dei cilentani: Capaccio-Roccadaspide, Ogliastro, Torchiara,
Rutino, Omignano, Casalvelino, Caprioli,
San Mauro La Bruca, Centola, Celle di
Bulgheria, Torre Orsaia, Policastro. Oggi
niente o quasi resta dell’antica vitalità:
sportelli chiusi, sale d’attesa al degrado,
sottopassi campi di esercitazione di maniaci dei graffiti con la fregola dei messaggi. Si
salvano i centri più grossi o baciati dal miracolo turistico: Agropoli, Vallo, Ascea, Pisciotta-Palinuro, Sapri. Per il resto l’abbandono. Ai malcapitati viaggiatori lo
squallore indifeso di soste senza un minimo
di confort, con gli annunzi metallici megafonati non si sa da dove né da chi. Una
fredda lunarità tecnologica sperimentata
nelle assolate e serene campagne del Sud!
Eppure le tante solitarie stazioni ferroviarie cilentane costituiscono un patrimonio immobiliare di enorme valore e sarebbero ancora utilissime se ripensate in un
riuso intelligente, fecondo e funzionale a
supporto del territorio.
Cominciamo con una constatazione addirittura banale, ma che vale la pena sottolineare: la ferrovia attraversa il cuore verde
del Parco del Cilento ed il treno è un mezzo
comodo e non inquinante per accedervi a
fruire dei beni paesaggistici, storici, artistici, monumentali, enogastronomici.
Il patrimonio immobiliare delle stazioni
ferroviarie in disuso (uffici, sale d’aspetto,
sottopassi, magazzini) può essere trasformato in punti di accoglienza con tanto di
pannelli luminosi e poster, uffici-informa-
l’Editoriale
zioni e vetrine dei prodotti tipici artigianali ed enogastronomici del territorio. Ecco
una strada da percorrere fino in fondo con
concrete opportunità di lavoro per giovani
(LSU o meno) che vogliano correre l’avventura stimolante del rischio d’impresa.
Ma la rianimazione delle vecchie stazioni
come centri di accoglienza e di smistamento verso le zone interne con una opportuna
rete di ecobus (ecco un’altra opportunità
di lavoro per giovani e non) presuppone un
Protocollo di Intesa con la Società delle
Ferrovie, che troverebbe utile e conveniente, suppongo, immettere nel circuito
della fruizione un patrimonio diversamente destinato al degrado totale. Così come sarebbe utile e necessario ipotizzare un
“Treno Verde”, che, partendo da Napoli,
trasferisca nel territorio del Parco carovane di turisti con itinerari prefissati e organizzati almeno nel week-end: Il tema è avvincente e merita ulteriori approfondimenti e concrete articolazioni, anche per offrire agli enti territoriali, ma soprattutto al
Parco, spunti di riflessione e dibattito”
Questo scrivevo alcuni anni fa, all’inizio
dell’era Tarallo. Mi risulta che la proposta
trovò un qualche interesse in qualche amministratore avveduto e con la voglia di
fare. Non ebbe seguito, non so se per pigrizia o per obiettive difficoltà: Mi sembra ancora valida e la ripropongo, pronto e determinato a dare il mio contributo alla realizzazione se contattato e coinvolto: A puro
titolo di cronaca mi risulta che le Ferrovie
hanno concreto interesse a disfarsi di un
patrimonio immobiliare dimesso e alla malora. Profittiamone. Comunque, su questa
come su altre concrete proposte che dovessero venire apriamo un confronto, a dimostrazione che le critiche verso la gerenza o
la “governance”, come dicono e scrivono
quelli che usano il linguaggio criptico degli
specialisti, sono costruttive ed interessate
alla operatività.
Per quanto riguarda me, non vorrei essere costretto, fra qualche anno, a rispolverare questa come altre proposte. Probabilmente me ne mancherebbe la voglia o,
peggio ancora, potrei non averne il tempo
non fosse altro che per ragioni anagrafiche.
Buon lavoro!
Angelo Guzzo , dalla prima...
Continua l’erosione
costiera
70 mila metri quadri di spiaggia, si registra
una perdita di oltre 4 milioni di euro (circa 8
miliardi di vecchie lire all’anno). Ma oltre che
a fattori naturali, il fenomeno erosione è imputabile anche alla cattiva gestione del territorio: il prelievo sconsiderato di sabbia, la cementificazione, l’impoverimento dell’apporto
sedimentario dei fiumi, la costruzione di porti
e porticcioli con il conseguente sconvolgimento delle correnti marine, la dissennata pesca
a strascico che distrugge la Posidonia marina,
le cui praterie fanno da freno alle onde. Cosa
si può ancora fare per frenare il fenomeno?
Per i tecnici, oltre ad un articolato e colle-
gato piano di difesa del territorio ed alla costituzione di osservatori comprensoriali con
lo specifico incarico di monitorare le coste e
la loro evoluzione, occorrerebbe l’emanazione
di provvedimenti molto drastici, capaci di disciplinare con estremo rigore gli interventi
dell’uomo sul territorio. L’assessore provinciale Angelo Paladino, intanto, ha comunicato che sono stati aggiudicati i lavori per la difesa del litorale di Capitello, al centro del
Golfo di Policastro. Tre milioni di euro di intervento finanziario affidato alla ditta Icop.
I lavori dovrebbero iniziare a breve.
OFFICINA KOINÈ
Rassegna fotografica al
Tempio di Pomona:
Clown a Capoverde
La vasta aula del Tempio di Pomona a Salerno ha accolto, nelle giornate del 27, 28 e 29
maggio, la rassegna fotografica promossa
dalla Federazione Nazionale delle Associazioni “Ridere per Vivere”.
Attraverso la ricerca, la sperimentazione,
l’applicazione e la divulgazione, la Federazione studia il fenomeno della risata (gelotologia) e soprattutto gli effetti e i benefici che
il ridere provoca al corpo, alla psiche e allo
spirito delle persone.
Le foto esposte, suddivise in tre sezioni tematiche (clown-dottori, ritratti, contesti e paesaggi) ed evidenziate in particolari cornici dai
colori diversi, testimoniano il lavoro dei partecipanti alla missione umanitaria svoltasi nel
novembre 2004 nell’arcipelago di Capoverde.
Il progetto prevedeva una spedizione di
clown-dottori (operanti e aspiranti), educatori, documentaristi, volontari e membri di associazioni umanitarie, con lo scopo di diffondere la terapia del sorriso presso ospedali,
centri d’assistenza locali, asili e scuole.
Le immagini lasciano trasparire grandi
emozioni: fortemente visibile e quasi palpabile è l’empatia che gli operatori-clown sono
riusciti a creare con i capoverdiani, bambini,
ragazzi e anziani, rispettivamente coinvolti
negli spettacoli e negli interventi di animazione effettuati nei Centri Giovanili per il recupero dei ragazzi di strada, negli ospedali,
nei centri parrocchiali, nelle prigioni, negli
asili, nelle scuole, nei Centri per anziani.
Il contrasto tra la miseria e la povertà dei
luoghi e i colori e i sorrisi delle persone che li
abitano è enorme. Ogni sezione è inoltre introdotta da un racconto personale intriso di
ricordi, nostalgia e commozione per gli intensi
momenti vissuti e per le nuove amicizie strette, “regali” della vita per i clowns-dottori che
hanno vissuto in prima persona l’esperienza
di Capoverde.
Il successo della missione, che nell’arco di
due settimane ha visto realizzati tutti gli ambiziosi obiettivi che si prefiggeva, tra cui corsi
di formazione sulla terapia del ridere, ha dato
il via ad una pre-missione, sempre a Capoverde, che partirà a metà giugno 2005 dove si
cercherà di strutturare due corsi di formazione di comicoterapia (per maestre e per giovani) sull’isola di S.Antao.
La nuova missione partirà tra novembre e
dicembre 2005, in bocca al lupo!!!
Francesca Liotti
12
N.22 ❚ 17 giugno 2005
COLLIANO
Agnelli, zampogne, tartufi e poi il segretario di Starace
Luci ed ombre della ricostruzione. Il sogno del preside: “Una città del Sele” D’Ambrisi
Qui “Carni no strane”, è scritto proprio
così, l’insegna nuovissima della macelleria
all’ingresso del centro cittadino parla da
sola. Benvenuti a Colliano, qui dove uno
scrittore come Massimo Grillandi ci “cacciò” la trama per uno dei suoi racconti più
suggestivi, quello del dottor Andrea, ma
nessuno oggi lo ricorda. Qui ganno avuto
i batali Beniamino De Vecchis ordinario
all’ università la Sapienza di Roma, Pietro
Capasso giudice alla corte Costituzionale
e Sottosegretario all’ Agricoltura. E … dulcis in fundo, Vito Borriello segretario particolare di Achille Starace, il gerarca delle
coreografie delle grandi adunate fasciste. A
Colliano ci siamo arrivati due giorni dopo
che Francesca, una ragazza del paese, dopo
una nottata di tormenti, ha deciso di non
presentarsi alla celebrazione del matrimonio lasciando di stucco un paio di paesi
(c’è anche quello dell’ex sposo) e scatenando così la stampa provinciale. Questi
sono paesi dei quali i quotidiani provinciali parlano solo per tragedie o farse. La
storia del matrimonio mancato è tragedia
per chi l’ha vissuta da protagonista e farsa
per chi è corso a giocarsi i numeri al lotto.
Tartufi e zampogne
Colliano è il paese dei tartufi e dei ciaramellari. Produce l’agnello più saporito,
gli ottimi caciocavalli del brigante e salumi fatti in casa e sopraffini. Dove il farmacista si chiama Amato Grisi ed è il
maggiore studioso della storia della Valle
del Sele ed il tabaccaio è Carlo Fumo, cesellatore di belle storie di vita collianesi su
“Il Saggio”. Il santo protettore è San
Leone, e così tanti hanno questo nome.
Troppi, ed è così che abbondano le varianti
sul tema. Leone, detto Lilino, Napoliello,
73 anni, è stato insegnante elementare pur
avendo una laurea in lingue presa all’Orientale. Negli anni Cinquanta scriveva le
lettere di presentazione ai compaesani che
volevano emigrare in Francia o in Svizzera. Un industriale parigino, quando seppe,
da un suo operaio collianese, del caso di
questo professore che assisteva chi andava
in cerca di un avvenire migliore, volle conoscerlo, così come la figlia, che volle
anche sposarselo.
Paese di individualisti
“Questo è un paese di individualisti. E’
la nostra condanna. “, dice mentre esce dal
bar. Leone Tartaglia è “Leo” per gli amici
ed ha buttato il sangue per dare un’utilità
ad palazzetto dello sport costruito coi fondi
della ricostruzione... in un bosco. Ha sempre un sorriso sincero stampato sulle labbra ma non nasconde l’amarezza. “Non ho
ricevuto aiuti. Il campo di calcio, il tennis,
sono disseminati in altre parti del paese.
Così non si va avanti. A 22 anni prese la
valigia e se nandò a Genova. Nei fine settimana tornava a Colliano e con le sue
mani si costruì la casa. Con i suoi risparmi,
non con i soldi del terremoto”. Gerardo
Strollo di professione fa il veterinario ma
“l’animale” che più l’appassiona è il suo
paese. Ha valorizzato quant’altri mai il tartufo, organizzando perfino una mostra
mercato - nazionale ed una rivista quadrimestrale: “La via del tartufo”. “Dalle 15
alle 20 famiglie vivono agiatamente di
questa attività”.
Il ratto delle Sabine
Il preside Adriano D’Ambrisi, figlio di
falegname e laurea in matematica, guarda
ad Oliveto Citra e, scherzando ma mica
tanto, vagheggia una sorta di moderno
“ratto delle Sabine”. “Gli olivetano ci
sanno fare. Grandi commercianti, eccezionali lavoratori, sanno anche
mettersi assieme”. Il professore
Napoliello, “il parigino”, tira
fuori un recente reportage di
“Unico” sul paese vicino dove
era stata affacciata la tesi dell’esistenza di un rapporto tra sviluppo dell’economia e diffusione
del protestantesimo. “Osservazione acuta, è proprio così”. Grazie, professore. Andrea Goffredo,
un altro insegnante, recrimina
sulle classi dirigenti del passato:
“Ci hanno abituato alla divisione
degli uni contro gli altri”, dice.
Luciano Fasano parla di effetto
“Cinecittà” della ricostruzione
che tanto si allontana dalla piazza principale e più diventa approssimativa. Franco Annunziata
è un ingegnere: “Le nostre campagne sono state polverizzate
dalla possibilità data a chi non
era lavoratore della terra di potervi trasferire la propria abitazione”. Mauro Iannarella da
poche settimane è stato eletto
presidente della Pro Loco: “Oggi
facciamo i conti con venti anni di
ricostruzione sbagliata che ha
tolto l’anima a questo paese”. A
parlare, in questa domenica mattina collianese, è l’intellettualità
paesana: “Siamo emarginati. La
UNA DOMENICA IN PIAZZAI
n alto sinistra: Antonio Russo, suonatore
di zampogna. A destra: Iannarella, Tartaglia, Annunziata e Strollo. A sinistra:
il professore Napoliello. A fianco: Luciano Fasano
classe politica non ci ascolta”, dice D’Ambrisi.
Ricostruzione da 50 milioni a testa
“E’ stato stimato che la ricostruzione a
Colliano è costata 200 miliardi, 50 milioni per abitanti. Non lo dico io, lo ha scritto Il Corriere della sera”, sospira Luciano
Fasano. Un altro choc. Eppure il post terremoto di Colliano è portato ad esempio,
ed è preceduto solo da Valva per aver rispettato il paese originario. “Sono stati
venduti a 1000 lire i nostri coppi che stavano sui tetti e sostuiti con materiali scadenti che costano un decimo. Sono spariti
- dice ancora - anche i portali. Rubati o
venduti a niente”. Coi fondi del Pit Antica
Volcei sta per essere recuperato Palazzo
Borriello, al “Chiazzillo” o “Riccio”, come
i collianesi chiamavano questa piazza. Ottima iniziativa, ma dopo un quarto di secolo della costruzione nobiliare rimangono solo le mura. Così come all’imponente
palazzo Augusto, a ridosso della chiesa
madre. “Adagiata come in una conca, immersa fino alla gola tra i castagni e gli
ulivi, fusa in un groviglio di case e strade,
dove tutto finisce poi per fare da ornamento...”., così la racconta Carmine
Manzi. Che continua: “Colliano è adagiato sui monti che sono alla sinistra del Sele:
a prima vista dà l’impressione di essere un
paese depresso e di starsene un po’ in disparte, quasi sonnacchioso; poi te lo vedi
dinnanzi con la estesa zona dei suoi boschi
e con tutte le altre tipiche caratteristiche
dei comuni montani, una vegetazione fitta
ed in alcune parti quasi selvaggia ed inesplorata, gli ulivi pressochè centenerai, le
viti, i castagni, le case sparse ed a gruppi,
dello stesso colore...”.
Visita a Collianello
Il 10 luglio l’attiva Pro Loco ridarà vita
a Collianello con un maxi concerto di musica etnica che sposerà taranta e zampogna. “Case abbracciate alla stessa roccia,
dai tufi che rivelano spesso le crepe del
tempo e dove anche il selciato sembra conservare le impronte di quelli che furono i
suoi primi abitatori”, scrive Manzi ed una
visita veloce ci rivela un mondo primigenio, fatato, con pochi abitanti (poco più di
trecento) con alcuni di loro ancora dediti ai
vecchi mestieri. E’ per Gerardo e Luciano
il paesello dei loro nonni, conoscono i vicoli perchè ci venivano a giocare da bambini. “Gli uomini? Sono alla Scara. Carosano le pecore”, dice l’anziana che si affaccia all’uscio e riconosce il gruppo. Decine di giovani visitatori si aggirano curiosi. “Quasi vent’anni di promozione saranno pure serviti a qualcosa”, si schernisce Gerardo Strollo.
L’imprenditorialità con le risorse locali
Torniamo al capoluogo: Colliano. Le
novità sono nella crescita di nuove attività imprenditoriali che chiudono con la
“bolla” dei soldi facili che giravano attorno alla ricostruzione. Un esempio è il “Panificio Biscottificio Pasticceria” di Erminia
Gugliucciello, che ha come slogan “Il buon
pane cotto a legna”, con il marito della proprietaria che dapprima ha fatto l’imprenditore edile e poi si è inventato questo panificio artigianale che, in poco più di un
decennio, ha imposto all’attenzione provinciale “il pane di Colliano” e presso il
punto vendita offre anche una ricca gamma
di dolci e pizze di tutti i tipi. La conduzione è tutta familiare e il preside D’Ambrisi
addita proprio questa azienda come esempio dello sviluppo che può arrivare solo
dall’intelligente valorizzazione delle risorse locali. Lo stesso avviene per le macellerie e per i tre caseifici che puntano
tutti sulla ricotta e sul caciocavallo di Colliano e sul latte delle 23 mila pecore che
ancora popolano la zona dell’Alto Sele e
del Tanagro. Le tradizioni ritornano prepotenti sulla scena. Antonio Tateo racconta con delle belle fotografie dei Russo e
degli Strollo che costruiscono zampogne
e ciaramelle e le relative “ance” indispensabili per emettere i suoni, i “tuoni” come
dicono gli zampognari. Lo stesso fanno
Giuseppe Carbone, Rocco Iannarella e
Carmine Di Lione.
Da quel 23 novembre di 25 anni fa
tutto è cambiato
Il punto di svolta, benedetto o maledetto, secondo i punti di vista rimane il terremoto, qui non fece solo tre morti e distrusse le case:”Da quel momento ci si è
immessi in un mondo nuovo, tutto è trasformato e molte cose non sono state dimenticate”, sottolinea Grisi. A partire dalla
rivoluzione di 4500 persone che fino a 25
anni fa vivevano addossate le une all’altra
ed ora si sono disperse in un territorio di 53
Kmq. “Chi abita vicino a Oliveto, Contursi, Palomonte ha ormai troncato i rapporti
col vecchio centro”, dice Luciano Fasano.
“Sono rimasti gli anziani. Le classi di
mezzo, che erano bambini durante il terremoto, se ne sono andati - aggiunge nelle nuove contrade”. E’ questa nuova
realtà che spinge Adriano D’Ambrisi, Angelo Di Guida e Andrea Goffredo a cominciare ad “accarezzare” l’idea di spingere sempre più l’acceleratore sull’idea di
una vera e propria “città dell’Alto Sele”.
Non potendo attuare lo “scambio” di dna
con gli olivetani, potrebbe essere una via
d’uscita dalle angustie di una comunità che
ha storia, risorse naturali e sapori da vendere ma lamenta “la capacità di fare sistema”. E’ la vera dannazione meridionale.
Oreste Mottola
17 giugno 2005 ❚
AGROPOLI
Ecco il nuovo volto di Luisa Sanfelice: Carolina Damiani
Agropoli, otto serate teatrali al Castello Medioevale
Il 15 e il 16 giugno e poi tutti i mercoledì fino al 27 luglio al Castello Medioevale di Agropoli Luisa Sanfelice ritornerà a suo castello. Tutta la sua vita,
la sua storia vera sarà rappresentata in
una piece teatrale denominata “Luisa,
ovvero l’involontaria. La storia vera di
Luisa Sanfelice” in cui si intervalleranno recitato, narrazione, cantato e frammenti di danza.
L’opera sarà ambientata, proprio,
nello scenario del Castello Medioevale, luogo in cui Luisa realmente soggiornò tra il 1783 e il 1791.
Carolina Damiani col suo volto, la
sua grazia, la sua bravura, farà rivivere
tutte le emozioni di una donna che non
ha conosciuto mai amore e rispetto,
neanche dopo la morte.
Luisa Sanfelice fonde il proprio ricordo tragico a quello della Rivoluzione napoletana del 1799.
Il suo coinvolgimento nello sventare
la congiura controrivoluzionaria dei fratelli Baccher, la fece diventare, suo malgrado, “Madre della Patria” e tornati i
Borboni a Napoli, il suo epilogo fu
quanto di più doloroso sia possibile ricordare.
Luisa fu dolcissima donna bella e
passionale, vittima di un marito irresponsabile e opportunista, della ferocia
dei Borboni, simbolo della disumanità.
SAN GIOVANNI A PIRO
Il marito stesso la
condurrà in carcere e
l’11 settembre 1800,
Ferdinando IV la farà
decapitare, dopo terribile tortura.
Quando Carolina, lo
scorso 2 maggio, è
stata scelta per interpretare Luisa, le emozioni, che la giovane e
valente attrice di Cava
dei Tirreni, aveva suscito, sono state forti e
appaganti.
Carolina, infatti, ha
una personalità spigliata e passionale, è attrice che si emoziona ed emoziona, trascina con maestria in momenti di grande suggestione
e d’incanto.
La sua voce seducente, dalle note
calde, la malia del suo canto, che richiama alla mente le leggendarie sirene,
la sua frizzante e semplice vivacità, la
sua duttilità interpretativa, ma soprattutto la grande capacità di emozionare,
di commuovere e di turbare hanno indotto a sceglierla per la parte della protagonista.
Carolina Damiani non recita, sente,
interpreta, vive la gioia, la passione e il
dolore fino al momento drammatico del
martirio.
Carolina ripercorrerà per il
pubblico le orme di Luisa
Sanfelice, nel suo triste pellegrinaggio, darà voce ad un
antico lamento che il Cilento
e il Regno di Napoli non
hanno mai potuto dimenticare, farà rivivere l’emozione
di un sogno, la ricerca appassionata di inutili chimere.
Attualmente la brava Carolina è impegnata nella realizzazione dello spettacolo di
rievocazione storica della
peste a Cava de’ Tirreni che
si terrà il 3 giugno in piazza
Duomo con la regia di Annamaria
Morgera e di Magda Bisogno e partecipa alla sit com “Coffee Break” , esperimento ludico di tre ragazzi di Cava dei
Tirreni Mauro Paolucci, Amleto Picerno Ceraso e Andrea di Domenico, che
hanno scritto e diretto le puntate in onda
su Lira Tv e Telenuova.
La bell’attrice cavese, che frequenta
la prestigiosa Accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico e che ha cominciato a muovere i primi passi nell’affascinante mondo teatrale già dal
1992, a dispetto della sua giovane età, e
successivamente anche in quello del cinema, è garanzia di spettacoli di quali-
tà e di serate appassionanti, avvincenti
e commuoventi.
Carolina, sulla scena, è come Luisa, è
come il mare, in lei le passioni annegano, si inabissano, ma la corrente di queste acque, sempre più velocemente la
trasformano, lei stessa si trasfigura, intenerisce il cuore, lenta diventa per noi
non più onda marina che travolge, ma
pianto, dapprima immenso, che
sgorga, scende, poi nelle tinte più fosche e cupe muta in piccola lacrima, che
scorre nelle stanze intime dei nostri
pensieri, fluisce verso emozioni che incontrano i dolori di tutta l’umanità.
Luisa è l’emblema della tortura, quella antica e quella attuale, Carolina simboleggia un mondo che non si modifica mai: il nostro.
Oggi questi spettacoli particolarissimi, organizzati dalla Casteldario e dall’ass. cult. “Arte e Parte” di Agropoli,
che portano la firma di un regista d’eccezione quale quella di Roberto Biselli, direttore artistico del teatro di Sacco
di Perugia, ambiscono a far ritrovare,
alla sventurata ed involontaria eroina
settecentesca, una dimensione nuova,
caritatevole, una dignità umana, che riporti il rispetto della vita.
www.castelloagropoli.com
Milena Esposito
Festa per i sei anni di pubblicazioni di Pyros
Ermanno Corsi, presidente dell’ordine dei
giornalisti della Campania e giornalista della Rai,
ebbe a definirlo un “piccolo miracolo editoriale”.
Domenica 5 giugno Pyros Informazioni , il
giornale di San Giovanni a Piro, Scario e Bosco, ha
festeggiato i sei anni di attività editoriale con
manifestazione dal titolo “Pyros in festa”.
Nel tardo pomeriggio si è svolto un convegno sul
tema “Le istituzioni e l’informazione” e moderato
dal giornalista Angelo Guzzo. Al tavolo dei relatori
il neo sindaco di San Giovanni a Piro Maria Stella
Giannì, il direttore di “Pyros” Salvatore Paradiso, il
direttore del quotidiano “La Città” Luigi Vicinanza
e Nicola D’Angelo, neo commissario dell’Authority
per le Garanzie delle Comunicazioni.
Dopo aver espresso i rituali saluti di benvenuto
agli illustri ospiti, il Primo Cittadino ha svolto
alcune puntuali riflessioni sul delicato tema della
comunicazione istituzionale confermando il dirittodovere della pubblica amministrazione alla
comunicazione verso i cittadini
come un
presupposto
che
assicura
la
trasparenza,
l’imparzialità ed il buon andamento dell’attività
amministrativa. Il sindaco Giannì, però ha
richiamato tutti “al rigoroso rispetto delle regole,
ciascuno nel proprio ambito di competenza”.
Il direttore del mensile “in festa” ha declinato la
“relazione pericolosa” esistente tra centri
istituzionali ed informazione limitatamente al
territorio comunale sangiovannese da quello
speciale osservatorio del giornale locale.
Dopo aver osservato che “la rubrica più letta sulla
nostra testata è ‘Gli atti del municipio’ e che grande
è il bisogno di informazione locale”, il direttore
Paradiso ha testimoniato che la risposta delle
istituzioni in questi anni non è stata univoca:
accanto ad istituzioni che hanno compreso
l’importanza del profilo informativo, altre hanno
avuto paura dell’informazione”.
Il direttore del quotidiano salernitano “La Città” ,
invece,
ha
rivendicato
l’importanza
dell’informazione locale osservando che “spesso le
istituzioni sfuggono al dovere informativo
trincerandosi diritto al dovere di riservatezza” .
Velenosa anche la stoccata verso i poteri politici
che negli ultimi anni hanno privilegiato
l’informazione televisiva relegando la carta
stampata nelle retrovie.
I lavori del convegno sono stati conclusi
dall’autorevole commissario dell’Authority per le
Comunicazioni Nicola D’Angelo che ha ringraziato
per le congratulazioni espresse da tutti i relatori
sviluppando alcune considerazioni di pregio sul
rapporto messo a tema dal convegno. D’Angelo ha
evidenziato che “la relazione tra centri istituzionali
e mondo dell’informazione può essere virtuosa
come, per esempio, quando si aprono prospettive di
agevolazione fiscale ed economica tali da
consentire uno sviluppo più solido e duraturo dei
mezzi di informazione”.
Tuttavia, ha proseguito il magistrato, “il rapporto
può anche essere vizioso laddove freni la libertà di
espressione e ciò può avvenire anche attraverso il
mancato rifornimento delle risorse. E’ anche e
soprattutto un problema di risorse”- ha affermato
con nettezza e forza il neo commissario
dell’Authority guidata da Catricalà.
Il moderatore del dibattito, Angelo Guzzo, ha
ricordato che “Pyros Informazioni si colloca al
secondo posto nella classifica di longevità di tutti i
tempi dei giornali locali del Golfo di Policastro,
subito dietro una testata vissuta tra il ’20 ed il ’30
denominata ‘Vaco i pressa”.
Dopo una serie di domande del pubblico, tra cui
quella del nostro Direttore Scandizzo relativa
all’allocazione delle risorse, il direttore di Pyros ha
presentato la nuova veste grafico del mensile che
presenta con la copertina a colori, il passaggio alla
stampa laser ed il nuovo modulo organizzativo del
gruppo di gestione.
Il convegno, al quale hanno partecipato circa
duecento perosne, si è chiuso con la consegna delle
targhe ai relatori e con un videoclip sulla storia
editoriale dei sei anni di Pyros.
In serata il festeggiamento per il giornale
sangiovannese è proseguito in piazza con un
assaggio gastronomico, la musica ed una serie di
filmati
storici
sull’attività
svolta
dal
giornale.Inoltre, è avvenuta la premiazione ufficiale
del concorso svolto dal giornale che ha proclamato
il miglior calciatore del secolo a San Giovanni a
Piro ed a Scario. Non poteva mancare, e non è
mancata, una gigantesca torta con le sei candeline
spente dall’editore, dal direttore e dal tipografo in
una cornice di festa popolare tranquilla e gioiosa.
Si è chiusa così una giornata che ha visto
protagonista questa esperienza editoriale longeva ed
unica nel suo genere: è un fatto oggettivamente straordinario che su di un piccolo territorio di nemmeno
quattromila anime, viva un mensile di venti pagine
dedicato solo ed esclusivamente al territorio
comunale. Tutto questo nell’era di internet e del
mondo globalizzato.
Salvatore Paradiso
14
N.22 ❚ 17 giugno 2005
CULTURA
Remolino libera da auto e rumori all’abbraccio coni suoi amatori
Maurizion Caronna: cultura e ambiente nel futuro dell’oasi del WWF
“Nel silenzio assorto di un meriggio d’autunno tiepido, hai paura finanche di parlare per
non profanare il regno di ninfe e satiri, gnomi
e fate che di sicuro popolano gli anfratti segreti dei boschi e delle Gole del Calore” (Giuseppe Liuccio).
Il 4 e il 5 giugno scorso, le Gole del Calore, in
località Remolino di Felitto, si sono animate,
popolate, arricchite di amanti della natura selvaggia che ancora regna nei territori dell’entroterra campana. Gruppi di escursionisti tra
cui il Cai di Salerno, il Noitour di Agropoli, il
Circolo canottieri della penisola Sorrentina ed
altri si sono dati appuntamento a Remolino per
una simpatica escursione tra grotte, pignatte e
cascate, attraversando il ponte di Petratetta
fino ad arrivare al ponte Medievale, in prossimità di Magliano. Al ritorno non sono mancati poi gli assaggi dei prodotti tipici felittesi, dai
dolci ai fusilli, dai formaggi ai salami, all’acquasala con tanto buon vino locale.
L’iniziativa, voluta dall’Amministrazione comunale, è riuscita nell’intento perché ha visto
arrivare in due giorni molta gente soprattutto
dei paesi costieri che si sono uniti ai felittesi
per far festa.
“Questa due giorni ci è servita come prova generale - afferma il sindaco di Felitto Maurizio
Caronna – abbiamo dimostrato una buona organizzazione, vietando l’accesso alle macchine
ed offrendo il sevizio navetta ai visitatori. Si
sono mobilitati amministratori, componenti del
WWF, della Pro-loco, della cooperativa sociale
“Orizzonte” e le donne del paese che hanno
preparato piatti speciali ed allestito una mostra di prodotti tipici molto variegata”.
Naturalmente non si sentono pienamente soddisfatti e si pongono nuovi obiettivi da raggiungere. “Per far decollare il nostro turismo
dobbiamo comunque costruire un “qualcosa”
che sia autonomo, anche se connesso all’Amministrazione, che abbia al suo interno persone professionalmente capaci di organizzare,
promuovere e gestire l’offerta turistica di questo territorio”.
“E poi – sollecita ancora il sindaco – dobbiamo
spingerci più avanti ed abbinare alla manifastazione un concorso letterario sull’ambiente”.
Diventerebbe più interessante abbinare cultura, turismo e tradizioni.
Gli interventi politici gli hanno dato ragione e
Gennaro Mucciolo si è dichiarato d’accordo
nel sostenere, in ambito regionale, un progetto del genere.
“L’idea me l’ha suggerita il professor Giuseppe
Liuccio che avevo invitato alla manifestazione
e che per impegni già presi non ha potuto esserci. Ma le sue parole, i suoi messaggi sono
molto forti. Ho infatti preso in prestito una sua
frase per far conoscere questa iniziativa”.
Gina Chiacchiaro
CONTRONE
E’ scomparso
Carmine Ferrante
Era laureato in
scienze biologiche
ma Carmine Ferrante, 49 anni, quattro
figli, aveva un amore
sconfinato per la natura e per la vita. E
poi c’era la comunità, con l’impegno civile.
Innanzitutto
per Controne, microcosmo ma con un
gran concentrato di
passioni ed intelligenze, poco più di un
fazzoletto di terra per
meno di mille abitanti. Poi gli Alburni, e la Valle del
Calore.Ogni mattina era a Roccadaspide, il comune
capofila della zona, dove era professore amato dai
ragazzi e stimato dai colleghi. Faceva politica, ma
con dolcezza e stile. Il cuore di Carmine batteva a
sinistra, poiché già suo padre, anche lui scomparso
giovanissimo, era stato un socialista nenniano. Da
qualche anno Carmine Ferrante si era avvicinato ai
Ds. Era consigliere comunale a Controne, assessore
alla comunità montana degli Alburni. La difesa puntigliosa dell’ambiente naturale e di un’idea non
astratta di giustizia sociale erano al centro della sua
vita. Era un uomo semplice, della disponibilità con
tutti aveva fatto il suo tratto caratteriale. Così come
della trasparenza. La pensava così anche sulle conoscenze scientifiche ed agronomiche sul fagiolo che
suo cugino Michele aveva messo assieme con tanti
sacrifici: “La gente deve sapere tutto. Spiega quello
che sai”, gli diceva. E poi, più di altri, ha continuato a pensare che l’avvenire di quel suo “luogo dell’anima” fosse innanzitutto nelle energie dei suoi giovani. Con i quali aveva un rapporto splendido, da
fratello maggiore. Carmine Ferrante aveva un concetto altissimo dell’onestà e così non esitava a dire
come la pensava anche su argomenti spinosi. Era tra
coloro che pensava che la Fondovalle Calore non poteva tramutarsi in sviluppo immediato, e a buon
mercato. Lui pensava sempre al fiume, alla montagna, e poi i fagioli. Prima ancora venivano i giovani.
Con loro, e per loro, aveva combattuto la sua ultima battaglia elettorale, quando per poche decine di
voti aveva perso. Erano in molti a pensare, nel suo
paese, che l’anno prossimo ce l’avrebbe fatta. Sì, nessuno più di Carmine Ferrante meritava quella carica. Alla moglie Ivana Caruso, ai figli, al fratello
Mario vanno le condoglianze della nostra redazione.
PISCIOTTA
AII’agriturismo edu-didattico di Carlo Sacchi “il treno ha fischiato”
Davvero “fantasioso”, il marchese
Carlo Sacchi, proprietario dell ‘agriturismo edu- didattico di Pisciotta!
La sua signorilità vive in felice connubio con la cultura, lo svago, il teatro e l’ospitalità.
Sul fianco della collina che degrada
verso quel mare solcato un dì dal nocchiero Palinuro, su quella fascia di terra
contesa dalla ferrovia e dal mare è il San
Carlo, antica dimora della nobilissima famiglia Sacchi.
La struttura, ancora oggi è testimone
della laboriosa vita che vi si svolgeva: è
presente un forno a legna di pietra areìiaria , un frantoio con macina in pietra e
torchio a vite completamente in legno con’
una leva a due bracci,
una cappella privata
dove ordine e misura
architettonica ispirano
devozione e, sotto le arcate in bella vista, grossi orci in terracotta che
custodiscono gelosamente i segreti di un passato ormai lontano
ma proprio per questo affascinante e misterioso ancora.
Intorno, ulivi ultracentenari nodosi, autorevoli, imponenti, traboccanti di pagine
di un tempo andato. Un manto verde cangiante, or si allarga a~chiudere il cielo,
or si piega a rubare luce e terra a quel
mare che, dalla notte dei tempi, lambisce
questa costa e non sempre dolcemente!
L’antica costruzione
agrituristica, vera terrazza sul mare, è immersa in una natura I
che inebria l’io dell’ospite sferzando il suo essere con fragranze di candido gelsomino,
di acacia e rubicondo corbezzolo, svettante sentinella della brezza marina che
intorno arruffa.
E’ musico-terapia respirare il canto di
variopinti uccelli, clandestini tra i rovi e
sterpi. Divina la voluttuosità di questa
splendida cornice e solo dopo che “ . . . il
treno ha fischiato” si indossa malvolen-
tieri la maschera del pirandelliano Belluca, troppo, schiavo della problematicità
del quotidiano per potere immergersi in
questo elisir di sapori e profumi dall’
anima antica.
Incredibile ma vero: questo angolo di
meraviglie, il marchese Sacchi l ‘ha messo
a disposizione delle scolaresche del territorio compreso tra il Crinale degli Dei e
Capo Palinuro.
La professionalità dei suoi collaboratori, la tenace passion~ per la madre terra
dei suoi contadini, farà conoscere agli
scolari gli antichi cerimoniali che già i
Greci e Focesi qui celebravano convinti
del panteismo di questa terra.
Carmela Migliorino
LA SETTIMANA
17 giugno
a cura di Diodato Buonora
[email protected]
Viaggi e assaggi
Cucina con fantasia al “Miramare”di Agropoli
Le luci di “Agropoli Vecchio” che si
specchiano nel mare illuminato
dalle barche che ormeggiano nel
porto. Questa è la bella vista che si
può ammirare dal ristorante
“Miramare” di Agropoli, locale
gestito da un giovane dinamico e
volenteroso, Emilio Rizzo (nella
foto). Per arrivarci, è sufficiente
raggiungere il porto della ridente
cittadina cilentana, da qui si
prende la strada che va verso
Trentova e dopo poche centinaia
di metri si nota vistosa l’insegna
blu del “Miramare”, nonostante
che, in occasione della mia visita,
le ultime due lettere dell’insegna
“re” sono fulminate. Entrati, noto
che l’interno è caldo, vivace (muri
di colore arancione e lampadari
variopinti) ed accogliente. Sin
dall’inizio, a prendersi cura del
nostro tavolo (eravamo in tre) ci
ha pensato Emilio, che ci ha
veramente coccolato per tutta la
serata. Ci porta sia il menu
(redatto con fantasia) che la carta
dei vini. Quest’ultima è molto ricca
nella scelta; in essa si possono
trovare oltre ad etichette regionali
e nazionali, anche quelle straniere
della Francia, dell’Australia, del
Canada, della Spagna e così via.
Veramente
due
belle
liste,
sarebbero perfette con un po’ di
cura e “manutenzione” in più:
sono leggermente sgualcite e
quella dei vini oltre ad avere degli
errorini di maiuscole e minuscole,
non presenta le annate dei vini,
particolare importante per i clienti.
Tel 0828.720114 Fax 0828.720859
e-mail: [email protected]
url: www.ilvalcalore.it
Da
fare
presente
l’ottima scelta
di distillati di
primissima
qualità. Come
accade,
sempre di più,
ultimamente,
essendo stato
riconosciuto,
ho
lasciato
fare in tutto.
Ecco cosa mi
hanno servito:
mantecato di
stoccafisso
con
scampi
grigliati,
mousse di ceci
con polipo di
scoglio
all’aceto
balsamico,
patate carciofi
e riccioli di
calamari fritti
(qui i carciofi
erano un po’
duretti),
tubetti con testa di ricciola,
cavatelli con broccoli e tonno
fresco al profumo di finocchietto
selvatico, sformatino di spada
farcito con scarola su letto di
crema di fave. Tutti piatti
abbastanza
innovativi,
ben
presentati, che ho, per la maggior
parte, gradito. A seguire, vista la
buona scelta di formaggi della
“Muraro Sapori”, selezionati dal
Grafica ed Impaginazione
Grafica
Direttore Responsabile
Il Valcalore / Il Diano
Bartolo Scandizzo
Direttore Responsabile
Il Sele
Stampa
Grafiche Letizia - Roccadaspide (Sa)
Oreste Mottola
[email protected]
In Redazione
Vincenzo Cuoco, Enza Marandino, Anna Vairo
Corrispondenti:
Eboli:
Raffaella R. Ferrè
Agropoli:
Nicola Rossi
Golfo Policastro:
Salvatore Paradiso
Campagna:
Mario Onesti
Francesca Pazzanese
Roccadaspide:
Vallo di Diano:
Carmine Marino
Gian Paolo Calzolaro
Battipaglia:
Segreteria di Redazione
Iscritto nel Registro della Stampa periodica
del Tribunale di Salerno il 24.4.1999 al n.1047
Iscritto nel Registro della Stampa periodica del Tribunale
di Vallo della Lucania al n. 109 del 27/6/2003
Iscritto nel Registro della Stampa periodica del Tribunale
di Vallo della Lucania al n. 101 del 27/11/2002
Gina Chiacchiaro
Responsabile Trattamento Dati
Tiratura: 5000 copie
Bartolo Scandizzo
grande
esperto
Alberto
Marcomini, ho approfittato per
assaggiarli con diverse confetture.
Così, come ha consigliato Emilio,
ho preso cinque grandi formaggi
abbinati ad altrettante confetture
come quella alla rosa canina, ai
mirtilli rossi, ai fichi, ai limoni
amari o al miele d’acacia. Non
pachi, abbiamo voluto vedere
anche l’abilità del pizzaiolo, così,
in tre ci siamo divisi un’ottima
pizza con mozzarella, rucola,
pomodorini
e
lardo
di
Colonnata. Dulcis in fundo, mi
è arrivato un buon dolce
“ricotta e fragole”. Come vino,
per
“innaffiare”
questa
piacevole serata, abbiamo
bevuto: “Sauvignon 2003 Alto
Adige Doc di Tramin”, “Casalta
2004 Pinot Grigio Colli della
Toscana Centrale Igt della
Ruffino” e “Passula Passito di
Alfonso Rotolo”. Comunque,
un locale che merita una
vostra visita. Per una cena
come la nostra, prevedete una
spesa di 35 euro a persona,
vini esclusi.
P.S. Ho saputo che dopo la
nostra visita, seguita da una
breve chiacchierata, l’insegna è
stata aggiustata e le carte sono
arrivate nuove fresche di
stampa. A voi il compito di
verificare…
Ristorante “Miramare”, Via S.
Francesco 63, 84043 Agropoli
(SA). Tel. 0974.822022. Chiuso
il martedì. A pranzo aperto
solo la domenica o su
prenotazione. Voto 74/100.
La ricetta della
settimana
Zuppa di pescatrice e ceci
Ingredienti per 4 persone: 2 code
di pescatrice - 400 g di ceci in
scatola - 1 scalogno - 1 spicchio
d’aglio - 150 g di salsa di
pomodoro - 1 bustina di zafferano
- 2 bicchieri di brodo vegetale - 2
cucchiai di prezzemolo tritato - 8
fette di pane casereccio - olio
extravergine d’oliva – sale.
Preparazione: Pulire la pescatrice.
Tagliarla a tranci. Far tostare le
fette di pane per alcuni minuti nel
forno già caldo a 200°, poi
strofinarle, ancora calde, con uno
spicchio d’aglio diviso a metà.
Tritare finemente lo scalogno.
Scolare i ceci dal liquido, metterli in
un colino e sciacquarli sotto
l’acqua. Far appassire lo scalogno
nella casseruola con un filo d’olio,
unire la salsa di pomodoro e
cuocere per 5-6 minuti a fuoco
dolce. Aggiungere i pezzi di
pescatrice, cuocere un minuto per
parte. Sciogliere lo zafferano in una
tazzina di brodo caldo e versare
nella zuppa. Unire il resto del
brodo, bollente, e i ceci. Mettere il
coperchio alla casseruola e cuocere
a fuoco moderato per altri 10
minuti. A fine cottura regolare di
sale
e
completare
con
il
prezzemolo. Mettere le fette di
pane nei piatti, versare sopra la
zuppa e portare in tavola.
Vino consigliato: Rosagiulia, Rosato
Colli di Salerno Igt, Monte
Pugliano.