N° 22 del 17/06/2005
Transcript
N° 22 del 17/06/2005
17 giugno 2005 Anno VII N.22 € 1,00 Editore: Calore s.r.l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 50 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale: Via della Repubblica, 117 - Capaccio-Paestum (Sa) — Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Direzione Commerciale Business Salerno — Abbonamento annuale 20,00 € gli Editoriali Parco: non perdere il treno Continua l’erosione costiera di G i u s e p p e L i u c c i o di A n g e l o G u z z o Il mio editoriale sul Parco del Cilento e Vallo del Diano ha colpito nel segno. Mi sono arrivate centinaia di testimonianze di consenso, alcune pubbliche molte private, di amministratori locali, giornalisti, intellettuali, semplici cittadini a riprova che il tema è di scottante attualità. Non sono mancate le rimostranze, prevalentemente private, di chi è convinto che ci sono andato giù pesante con le critiche e la conseguente indignazione. Le une e le altre dimostrano inequivocabilmente che il Parco è ancora, per fortuna, nel cuore della gente cilentana e che la gestione dell’area protetta può ancora, anzi deve, innescare un meccanismo di sviluppo per l’intero territorio. Di qui la necessità di (ri)provocare un dibattito-confronto, che faccia leva più sulla proposta che sulla protesta. Ci riflettevo in queste ultime settimane, man mano che mi arrivavano i “messaggi” accorati, allarmati, preoccupati dalla mia terra. Ho rispolverato, allora, una mia vecchia proposta, che formalizzai qualche anno fa in un articolo scritto per un quotidiano a tiratura nazionale: Il treno verde. La ritengo ancora valida e la ripropongo quasi integralmente all’attenzione dei lettori di questo settimanale, ma, soprattutto, degli Amministratori dell’Ente, nella speranza che imbocchino con rapida determinazione la strada della concreta operatività: “Per molti erano il capolinea di un’avventura, una fuga verso la libertà e la civiltà. Per tanti una lacerazione verso l’ignoto dell’emigrazione. Per tutti i giovani, o quasi, il primo impatto con l’obbligo imposto dalla cartolina precetto. Per una nutrita schiera l’appuntamento quotidiano con il pendolarismo del lavoro. Erano le stazioni ferroviarie dove si scendeva dalle montagne e dalle colline dell’interno ai primissimi chiarori dell’alba, caracollando su mezzi di fortuna giù tra le povere campagne di agricoltura di sussistenza. Le complici confidenze della sala di aspetto, il caffè sorseg- Spiagge cancellate, divorate dal mare al ritmo incalzante di circa un metro all’anno. Interi tratti di costa scomparsi, sfregiati o distrutti dall’azione erosiva delle onde. Circa 40 metri, in media, di arretramento della linea del litorale negli ultimi cinquant’anni. Preoccupa sempre di più il problema dell’erosione, un’emergenza che, nonostante impegni e promesse di interventi, continua a suscitare giustificato allarme lungo l’intero litorale a sud di Salerno. I geologi della Campania, che stanno monitorando il fenomeno da oltre un quindicennio, hanno approntato un’accurata mappa delle zone più a rischio, arrivando a proporre soluzioni di tipo tecnico e legislativo per affrontare l’emergenza nel modo più adeguato. Quello che emerge dal loro “dossier” è uno scenario piuttosto inquietante che ripropone, in modo eclatante ed a tinte fosche, il gravissimo problema del perduto equilibrio ambientale. Particolarmente grave la situazione lungo la fascia costiera del Cilento, da Agropoli a Sapri, dove moto ondoso e mareggiate hanno cancellato chilometri di litorale e dove l’erosione, in costante crescita, appare molto più accentuata che altrove. Tra i casi più eclatanti sono da segnalare la zona alla foce del fiume Alento, alcuni tratti di costa presso Casalvelino, la località “Casa del Conte” a Santa Maria di Castellabate, la spiaggia dell’Arco naturale di Palinuro, il tratto compreso tra la foce del Bussento e Villammare, in modo particolare l’arenile di Capitello, ove è addirittura in pericolo il locale cimitero, e l’intera spiaggia di Sapri, in gran parte scomparsa. Un patrimonio naturale e turistico immenso che, se non si corre ai ripari al più presto, potrebbe scomparire nel breve volgere di qualche decennio. Ovvi e gravissimi i rischi e i contraccolpi negativi per l’economia della zona, collegata a filo doppio alle attività balneari e a quelle commerciali e turistico-ricettive a immediato ridosso della costa. Nel Cilento, secondo gli esperti, l’attuale rendimento dell’arenile è stimato in circa 60 euro annue al metro quadro, per cui, accertata la scomparsa di circa continua a pag. 11 Sica: “La gente è stufa di schiamazzi, alcool e rifiuti” STOP ALLA MOVI DA PESTANA “Fermare la movida pestana all’una di notte equivale ad uccidere le nostre residue possibilità di sviluppo turistico. E’ un provvedimento autolesionistico”. Il presidente del consorzio di commercianti “Paestum & Co”., Pasquale Annunziato, boccia senza mezzi termini i nuovi orari minimi e massimi deliberati dalla giunta per l’apertura e chiusura dei pubblici esercizi. La delibera parte da un assunto: “Visto l’esposto inoltrato da alcuni cittadini circa il disturbo alla quiete pubblica causato da avventori di pubblici esercizi di bar durante le ore notturne”. Non si tratta solo di musica sparata ad alti decibel ma anche di risse tre giovani, corse con le auto e moto, sempre con l’accompagnamento di alti tassi alcoolici dei protagonisti. Così il sindaco Sica ha deciso di metterci una pezza. Drastica. A seconda dell’orario di apertura mattutina bar, ristoranti, trattorie e pizzerie, chiuderanno alle 24 o all’1 di notte. A tutti sarà consentita un’ora di tolleranza per consentire ai clienti di consumare quanto precedentemente ordinato. Alle due il coprifuoco dovrà essere generale. Una riduzione dell’orario di apertura che a giudizio di Annunziato potrà comportare “un danno incalcolabile per i gestori dei locali e, più in generale, per il nostro turismo”. E vi sarebbe anche una contraddizione. “Da una parte - dice – l’amninistra- zione comunale parla di rilancio delle attività economiche e del turismo. Di contro, però, impone un restringimento degli orari che mal si concilia con una zona dove un patrimonio archeologico d’importanza mondiale si accompagna ad una forte vocazione turistica”. Secondo i altri il dover abbandonare il “cuore” di Paestum, intorno all’una e trenta, soprattutto in piena estate, spingerebbe i giovani a recarsi poi nelle vicine località di mare. Ad Agropoli e Castellabate, o verso Salerno e la costiera. Con l’aggravante che, prima o poi, si rinuncerebbe a far tappa nell’area dei templi privilegiando altre località. “Tutto questo - ritiene Annunziato - comporterà gravi perdite per molte aziende, che si vedranno costrette ad attuare dei tagli alle spese, licenziando di conseguenza giovani lavoratori. Mi rendo conto - aggiunge - che la tranquillità dei residenti non è assolutamente da sottovalutare, ma salvaguardare i sacrosanti diritti dei cittadini non significa dover tornare indietro nel tempo attuando una lenta eutanasia della realtà”. Alfonso Alfano è il titolare dello “0828”, frequentatissimo bar che dal Viale della Repubblica, collega Capaccio Scalo con la zona della Laura: “Devo pensare che il modello di turismo che al Municipio hanno in testa è quello della terza età. Noi abbiamo già presentato una richiesta per poter ri- manere aperti fino alle 4. Nella vicina Salerno c’è l’h24, disponibilità su tutta la giornata, perché noi ci dobbiamo limitare?”. Anche Valerio Capo, del Lido Nettuno, non nasconde le sue perplessità: “D’estate all’una di notte la gente esce. Non possiamo fargli trovare tutto chiuso. Mi auguro che il provvedimento sia limitato alla zona centrale di Capaccio Scalo e per le zone balneari si faccia un’eccezione”. L’INTERVISTA AL SINDACO “No, non sono certo un nemico della movida. Ho solo risposto ad una lunga serie di richieste da parte della cittadinanza. Schiamazzi che si protraevano fino all’alba, e poi corse con le auto. E la mattina gli addetti raccolgono quintali di schifezze, siringhe e bottiglie in grandi quantità”. Così Enzo Sica, sindaco di Capaccio, commenta la sua ordinanza. “Ho messo un punto alla questione. Ho agito per motivo cautelari. E’ ovvio che sono pronto a recepire le richieste di eccezione per le zone balneari. Sono pronto a discuterne”. Perché questa decisione improvvisa, presa all’inizio della stagione balneare? “Per la verità io mi sono lungamente raccordato alle forze dell’ordine che operano sul nostro territorio. L’ordinanza ha solo fini di contenimento di un fenomeno che desta allarme sociale e pregiudica l’attività turistica”. Oreste Mottola BATTIPAGLIA Ricordando Carmine Ferrante Zara contro tutti continua a pag. 11 a pagina 14 e 2 ❚ 17 giugno 2005 BATTIPAGLIA L’INTERVISTA A FERNANDO ZARA “Liguori è un sindaco incapace” Ha giocato a rugby con la maglia del glorioso Cus Napoli, ma pochi sanno che ha vinto due campionati italiani universitari nel ’73 e 74. Sono passati sei lustri, ma Fernando Zara conserva ancora il fisico asciutto e scattante del discreto mediano di mischia che era a quel tempo. Non fosse per i capelli spruzzati di grigio, nessuno sospetterebbe che ha oltrepassato la boa dei cinquant’anni. Dotato di gran temperamento, dice di commuoversi ascoltando le canzoni di Lucio Battisti scritte dal paroliere Mogol. L’uomo politico preferito è senza dubbio il tedesco Metternich, “primo europeista della storia”. A cinema si è emozionatocon la trilogia del Signore degli Anelli di Tolkien. Per gli attori preferiti, si torna in Italia. Il debole inconfessato è per la mediterranea Lina Sastri, mentre per stile e sensibilità di uomo, indica lo scomparso Ugo Tognazzi. L’ultimo libro sul comodino è “Non mi arrendo” di Girolamo de Antonellis, che narra la storia di un caporale fedele a Re Ferdinando che si oppone all’avanzata di Garibaldi. La politica, invece, è una passione di famiglia. “Respirata in casa prima ancora di nascere”. A trasmetterla è il papà Arnaldo che – correva l’anno 1952 – fondava a Campagna, per dirigerla a lungo, una delle prime sezioni del Movimento Sociale Italiano nella piana del Sele. Cresciuto alla scuola di Giorgio Almirante e nei valori della migliore destra europea, Fernando Zara diventa sindaco a Battipaglia per il Polo nel 1994 grazie a 14mila e rotti voti. Il secondo mandato, scaduto nel 2001, vale appena qualcosa in meno: 13.800. Da allora, però, di acqua sotto il ponte per il 52enne medico specializzato in odontoiatria ne scorre davvero parecchia. Zara affronta infatti il ruolo di primo cittadino con personalità e autonomia. Molta, anzi troppa, s’accorgono presto i “ras” della Cdl che pretendono invece di metter le briglie all’ex rugbista. Iniziano i primi contrasti, presto sfociati in una guerra dov’è vietato fare prigionieri. Scatenata, pare, per un raccomandato di ferro che Zara “tromba” alla faccia del suo potente padrino. Il finale, com’è noto, è a sorpresa: Zara emigra nell’Udeur alla corte di Clemente Mastella. Reca in dono spessore e carisma e, particolare non trascurabile, la cospicua dote di voti personali (almeno 3/4 mila secondo una stima attendibile degli addetti ai lavori) tanto da venire eletto al primo colpo al consiglio provinciale. Oggi, nato a nuova vita politica, Fernando Zara si definisce semplicemente “popolare e solidarista”. Tra gli obiettivi futuri c’è quello di far primeggiare a Battipaglia “la politica sull’economia. Non viceversa, come purtroppo accade oggi”. Lei è, si può affermare tranquillamente, un politico di razza in una città dove questa mercanzia non sembra abbondare. Non sembrano tante le persone che possono ambire a ricoprire la carica di primo cittadino. Ci sta facendo un pensierino? “Il problema non è in questi termini. Negli ultimi venti, trent’anni non è stato concesso al corpo elettorale di Battipaglia, per mancanza delle nostre classi dirigenti, di imporsi nel determinare la scelta di un soggetto che potesse incarnare il ruolo politico di rappresentanza della città. Una sola volta venne fatto e fu il più grande fallimento nella storia di questa città. Mi riferisco all’ex senatore Napoli, ma è meglio stendere un velo pietoso su questo personaggio, perché ha deluso fortemente la città… dove eravamo?” Vuole fare di nuovo il sindaco di Battipaglia? “ Aspetti, non voglio eludere la domanda, mi faccia spiegare: nel 2001 ci fu un assassinio scientifico nei miei confronti quando non venni candidato da Cuomo, Martusciello e Alleanza nazionale. Venni cancellato all’ultimo momento dalle liste per Camera o Senato, in una strategia non contro Zara ma contro la città di Battipaglia. Detto questo, e premesso che oggi mi sento più maturo politicamente, ritengo che la questione e l’individuazione del problema sia già avvenuto tra le persone, i movimenti politici, i dirigenti di riferimento. Ora la questione deve essere posta ai massimi livelli istituzionali: segreterie provinciali, regionali, nazionali. Se questo non dovesse avvenire, vorrà dire che ancora una volta la città di Battipaglia non avrà punti di riferimento. Per quanto mi riguarda, ho più volte sentito il parere degli elettori e devo dire che in molti mi vorrebbero rivedere nel ruolo di sindaco. Forse perché mi riconoscono capacità e un’esperienza in materia, forse per semplice stima personale. Mi rendo conto, però, che ci sono aspettative legittime anche da parte di altri esponenti della coalizione. Sono pronto a farmi da parte, ma in tutta franchezza ammetto che allora punterei ad una candidatura o alla Camera o al Senato. Oggi, comunque, è molto più importante l’obiettivo dell’intera coalizione. Lasciamo da parte i personalismi se non sono suffragati da idee e consensi. Anche perché ci sono molti ruoli per fare l’interesse dei battipagliesi.” Cosa ne pensa del sindaco Alfredo Liguori? “Incapace, incompetente, sordo, muto e cattivo. Nei prossimi giorni uscirà un manifesto sui quattro governi cittadini, sui quattro consigli di amministrazione della società Alba Nuova, sul casino generato dall’avvento in municipio di questo signore. Il titolo sarà: “un sindaco incapace e cattivo, la città nel caos”. Sì, cattivo, Liguori è capace anche di questo. Anche se, debbo ammettere, osservare le sue malefatte mi fa divertire davvero molto”. Andrà a votare, domenica prossima? “Assolutamente no. Seguo e condivido le indicazioni della conferenza episcopale e invito a non andare a votare. Se vincesse il sì, ci troveremmo di fronte una legge razzista e nazista voluta dai comunisti. Neppure Hitler avrebbe mai pensato a una cosa del genere. ” Quali sono i suoi ideali, i suoi valori di vita? “Semplice. Sono riuniti in tre semplici parole: Dio, patria, famiglia. Nell’ordine, ovviamente. Secondo l’importanza”. L’aggressione in piazza Madonnina a Pasquale Quaranta, portavoce del prossimo Gay Pride di Salerno, amplificata dai media, sembra gettare una brutta luce sulla sua città, sui battipagliesi. Ma questa città è davvero razzista e violenta come sembra? “Questa è una vera barzelletta. Anzi, dirò di più: ho l’impressione che questo signore speculi allegramente su episodi del genere, costruiti ad arte, per fini personali, per aspettative professionali chiare anche ai soggetti meno smaliziati. Non è la prima volta, infatti, che si rende protagonista di episodi simili. Battipaglia non è più o meno violenta di altre città del salernitano o del nostro paese. Qui si vivono le stesse contraddizioni che si vivono ovunque, con gli stessi problemi. Quello che è avvenuto al signor Pasquale Quaranta è davvero ridicolo, una trovata pubblicitaria bell’e buona. Se questo signore vuole incarnare il ruolo di protagonista del suo mondo, attraverso provocazioni o altre trovate circensi, nel futuro è pregato di andarlo a fare altrove, in altre città. Non discuto i suoi gusti sessuali, padrone di fare quello che vuole, ma ci lasci stare perché abbiamo ben altri e più seri problemi. A me, comunque, piacciono solo ed esclusivamente le donne. E a lei?” Pure. Stia tranquillo. Ma che fa, m’intervista lei adesso? “Era giusto per sapere. Sa, oggi non si capisce più nulla: esperimenti su embrioni, matrimoni tra gay, mentre cresce la disoccupazione ed aumentano i problemi insoluti per la nostra società. Ha idea di dove andremo a finire?”. Antonello Bruno 17 giugno 2005 ❚ EBOLI Eboli, Gran botta di caldo Conti in rosso, lidi in cottura e voglia di riposo comunali ed ospedalieri, vari volantini salmodiano offerte speciali. Eppure, molti scelgono stabilimenti battipagliesi limitrofi. “Sembra di uscire in piazza con il costume” racconta una ragazza. In più, a suscitare non pochi dubbi sono le acque marine, ingiallite di schiuma. E mentre sul piano spiagge restano i sigilli, il 26 maggio nell’ufficio del Direttore generale, dott. Giovanni Moscatiello, le associazioni interessate all’utilizzo della Villa Falcone – Borsellino (struttura utilizzata per la colonia marina comunale, ndr. ) , Officina Koinè, Legambiente, l’Altritalia hanno preso in considerazione diverse proposte tra cui l’ipotesi lapalissiana che prevede una turnazione da parte delle tre associazioni nell’utilizzo della struttura a seconda dei periodi di maggiore attività. Per quest’anno, dunque, un cambiamento che è un po’ ritorno al passato. Stessa spiaggia, stesso mare: saggezza popolare. Con i conti in rosso, i lidi in cottura e il riposo bollito per fare le previsioni di quest’estate non c’è bisogno del metereologo. Caldo torrido, gli ebolitani lo sanno già. Conti Pubblici : Non hanno vita breve le polemiche sulla situazione economica della Città. Giorno dopo giorno,se ne sfornano delle nuove, belle calde calde. Ecco le ultime. Giusto il tempo di chiedere agli uffici un quadro economico per analizzare l’equilibrio e la condizione finanziaria delle casse comunali, ed ecco il piano di risanamento dei conti pubblici del sindaco Martino Melchionda: due anni di ‘austerity’ per le famiglie abolitane, con 130 euro in meno nelle tasche. Perché bisogna saldare tutti i debiti, come dicono le vecchiette, alzare da terra tutti i capi: 3 milioni e 900 mila euro di fatture non pagate per il 2004, 1 e 967 mila per il 2005. Eredità Rosania, spiegano a Palazzo di Città. Ma, per il novello consigliere regionale nelle fila di Rifondazione Comunista, l’aumento delle tasse non è la soluzione migliore. E gli ebolitani, fatti due conti in tasca, hanno già capito di trovarsi di fronte ad un estate rovente: tecnicamente comincerà solo tra qualche settimana ma un caldo anticipo è già arrivato. «La pressione fiscale La Camomilla non basta. resterà in piena media provinciale» spiegano da Palazzo di Città. Ergo, se ci sembra così caldo è colpa dell’umidità. Stabilimenti e Tormenti : Accanto ai proverbiali lidi Grazia, Holiday, La Diligenza e Le Ninfe, riaprono il Giamaica e l’Arenella. Requisiti dall’ex sindaco Rosania, una battaglia finita in tribunale, i nuovi stabilimenti splendono di vernici ed ombrelloni. Per gli ebolitani, rosa di proposte balneari. Addirittura, per dipendenti Di giorno è impossibile lavorare, leggere, guardare la televisione, sostare nelle stanze attigue alla strada. Spesso, per poter studiare e lavorare, si è costretti a chiedere ospitalità presso parenti ed amici. Di notte, il transito ad alta velocità di auto e motorini costringe a tenere chiuse le finestre e a traslocare i letti nelle stanze interne dell’appartamento. Buongiorno e benvenuti in centro,dove non c’è camomilla che tenga e le notti di mezza estate sono tutt’altro che un sogno. Armati di articolo 659 del Codice Penale, alcuni cittadini stanno raccogliendo le firme per una petizione al Primo Cittadino Ebolitano. Stanchi di tappi per le orecchie e tisane fumanti di valeriana, ai poveri ebolitani che vorrebbero chiudere occhio non resta che Palazzo di Città. Dal 1995 infatti, il rumore non solo viene considerato a tutti gli effetti una forma di inquinamento, ma ha anche dei limiti. E, sorpresa sorpresa, il Comune di Eboli rientra nei piani di zonizzazione acustica della Regione Campania. E’, in pratica, lui stesso a dover classificare le varie zone, a decidere e multare. E buona notte (si fa per dire). Raffaella Rosaria Ferrè La Uisp ancora una volta presente sul territorio salernitano Ancora una volta il Comitato Provinciale Uisp risulta presente sul territorio salernitano, infatti, dopo il successo di Eboli, Capaccio, Roccadaspide, Paestum e Roccapiemonte, anche ad Altavilla Silentina e a Vallo della Lucania il 29 Maggio la manifestazione con i cittadini e per i bambini, Bicincittà, ha avuto un enorme successo. Si sta, finalmente , riscoprendo che oltre ai videogames interattivi e alla TV si può essere protagonisti e concorrenti diretti dei propri giochi, basta scendere nelle piazze e pedalare sulle strade della propria città, approfittando della bella stagione per trascorrere una giornata diversa con tutta la propria famiglia o con gli amici. Il 4 Giugno al PalaSele di Eboli il Sindaco Melchionda, gli assessori Capaccio e Cicia, l’assessore Provinciale Cariello e altri rappresentanti della nostra politica, affiancati dal neo presidente del Comitato Uisp Provinciale Angelo Orientale e dal presidente della Lega Ciclismo Amodio De Martino, hanno consegnato riconosci- menti e pergamene a tutti coloro che hanno collaborato e hanno creduto nella riuscita della manifestazione Bicincittà di Eboli, manifestazione organizzata dall’Associazione “Ciclistica Eboli-Campagna”. Prossimi appuntamenti proposti dalla Uisp: Il 19 Giugno si terrà a Stella Cilento (SA) una gara ciclistica aperta ai tesserarti con gli enti della Consulta. La gara è organizzata dal sig. Roberto Vassalluzzo e dall’Associazione “Ciclo Cilento Team” con il supporto Tecnico della Lega Ciclismo del suddetto Comitato Uisp. Tale gara è stata inserita nel Circuito “Pedala Parco 2005”; … quale mezzo migliore di una gara ciclistica per disegnare itinerari e confini di un territorio splendido nel cuore della Campania come il Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano? Per ogni tipo di informazione si può visitare il sito internet: www.uisp.it/salernoprov. Adema 4 N.22 ❚ 17 giugno 2005 CAPACCIO IL CONVEGNO Helenia, liquidazione o ricapitalizzazione? Sapori al grand tour risorsa economica da giocarsi per il suo benessere presente e futuro. L’ente dovrebbe fare un atto di fede nei confronti dei suoi rappresentanti nel C.d.a. e dei revisori dei conti, anch’essi nominati da questa amministrazione, che hanno avuto tutto il tempo per valutare la situazione attuale e per intravede quelle potenzialità che dovrebbero portarla fuori dalle secche in cui è stata scaraventata da una gestione, che visti i risultati, è stata fallimentare. Ma sembra che i giochi siano fatti: il 17 giugno è già convocato il C.d.a. con all’O.d.G. la liquidazione della società. L’unica speranza di un ripensamento è affidata all’alternativa che pure è prevista e suggerita dal C.d.A.: abbattimento del capitale sociale. In fondo il C.d.a. ha concesso tutto quello che l’ente, a più riprese, aveva richiesto: nessun versamento aggiuntivo, il miglioramento del servizio e un atteggiamento più responsabile dei lavoratori. La tentazione di imboccare scorciatoie è forte. Circolano voci di un approccio che il comune abbia avuto con una società esterna che ha garantito “tutto e subito”. Si potrebbe evitare il bando pubblico con un affidamento diretto vista l’urgenza della situazione con l’estate che già la fa da padrona a Paestum. L’ipotesi che circola tra gli addetti ai lavori è quella di spezzettare i servizi dell’Helenia riaffilandoli alla responsabilità degli assessorati di competenza. Certo non sarà possibile assumere il personale ma sarà possibile prevedere nei capitolati di gara la previsione di doverlo fare. Intanto c’è già una società privata che si occupa della manutenzione delle strade e questo è un segnale eclatante. Se aggiungiamo che per il C.d.a. del 17 giugno è stato anche convocato il notaio, è facile fare previsioni su come andrà a finire. Lo statuto prevede la nomina di uno o più liquidatori che, sembra, saranno scelti fuori dal C.d.A.. Se così sarà vorrebbe E' previsto per stasera alle 18.00, presso il Museo Nei Percorsi del Grand Tour di Paestum, Complesso Monumentale di Sant'Antonio di Capaccio, l'incontro dal titolo "Il Grand Tour dei Sapori"- "Viaggiare, leggere, gustare, toccare. Un nostos alle tradizioni archetipe del Cilento-Riflessioni sul Cibo quale Meta di Viaggio." A fare gli onori di casa, in questa serata all'insegna della gastronomia e della cultura sarà Eustachio Voza, direttore del Museo Paestum nei Percorsi del Grand Tour, a coordinare i lavori, Francesca Gallo, responsabile de "I Parchi Letterari Giambattista Vico". Tra gli "addetti ai lavori" in questa calda atmosfera ricca di tradizioni, vi saranno: Vincenzo Pepe, presidente Fondazione Giambattista Vico, Mara Nocilla, giornalista enogastronomico "Gambero Rosso",Carlo Galimberti, giornalista enogastronomico, Giuseppe Limone, docente di Filosofia del Diritto presso l'Università Federico II di Napoli, Roberto Paolillo, rappresentante "Slow Food" del Cilento e Vallo di Diano. A concludere i lavori sarà Antonio Longo, amministratore delegato dell' "Azienda Santomiele". Sarà proprio il geologo Longo, con la presentazione della sua azienda, ad esprimere il concetto di promozione di cultura gastronomica, attraverso l' analisi di uno dei più rappresentativi prodotti del Parco nazionale del cilento: il "fico bianco" Claudia Izzo Il diciassette giugno la soluzione finale. Lavoratori licenziati e i servizi spezzatino affidati agli assessori La società mista è al capolinea. Sono pochi i margini di trattativa che rimangono dopo il C.d.a. della società che si è tenuto lunedì 6 giugno 2005. Le posizioni si sono cristallizzate con il comune che chiede più e migliori servizi e i privati, che hanno la gestione diretta dei servizi, che hanno presentato un piano industriale di rilancio della società che non soddisfa le richieste del socio di maggioranza. Il tutto si può sintetizzare con la cifra di 700.000,00 Euro all’anno che corrispondono alla fiscalizzazione degli oneri contributivi di cui l’Helenia ha beneficiato nei primi tre anni e che, da quest’anno, sono a carico della società. Si tratta di una perdita secca di oltre 60.000,00 Euro al mese che già nel 2005 sta gonfiando il deficit della società e che, prima o poi, qualcuno dovrà pagare. Ed è proprio da questa strettoia che dovrà passare anche l’ipotesi di liquidazione che consentirebbe all’amministrazione Sica di trovare sul mercato un’azienda che garantisca un sevizio migliore e, allo stesso tempo, si faccia carico dei problemi occupazionali relativi ai 62 dipendenti dell’attuale società. Il C.d.a. della società, compresi i rappresentanti nominati dall’attuale maggioranza che amministra il Comune di Capaccio, ha proposto di abbattere il capitale sociale che attualmente è pari a 500,000 Euro e di portarlo a 120.000. Altra proposta è quella di anticipare al 2005 il passaggio della riscossione della Tarsu (Dal 2006 D.i.a.) come prevede la finanziaria del governo Berlusconi. Questo consentirebbe alla società di recuperare, almeno in parte, quel circa 40% che l’evasione sottrae alle casse del comune che coprirebbero i 700.000 Euro di disavanzo previsto. Infine si chiede al Comune di corrispondere l’IVA che finora l’Ente non ha versato. E’ caduta, quindi, la pretesa che sia l’ente locale a farsi carico dei maggiori oneri derivanti dalla perdita dei benefici fiscali perché superati i primi tre anni di attività. Resterebbe solo da rinegoziare i termini della convenzione per garantire al territorio quel servizio all’altezza di una città che ha nel turismo la principale dire che i rappresentanti che l’Amministrazione Sica ha nominato in seno all’Helenia Paestum non godo più la fiducia del Consiglio Comunale che li ha indicati. Al cittadino sta a cuore la risoluzione del problema rifiuti. Alla comunità sta a cuore la sorte dei dipendenti. Al turista sta a cuore godersi il mare, il sole e una tranquilla visita alla zona archeologica e farebbe a meno di imbattersi, anche qui, con cumuli di “munnezza” (soprattutto chi proviene da altre parti della Campania) che hanno lasciato nel loro comune. L’augurio è che ognuno faccia la sua parte per individuare una soluzione all’attuale situazione di incertezza. L’obiettivo è difficile ma non impossibile! biesse Museo di Hera. Convegno dedicato ad Umberto Zanotti Bianco Per i cinquanta anni di Italia Nostra l’associazione celebra uno dei suoi fondatori Paestum. Il museo narrante di Hera sarà la sede di un prossimo convegno dedicato al grande archeologo Umberto Zanotti Bianco. È un’iniziativa della sezione regionale di Italia Nostra, sostenuta a livello nazionale, curata a livello organizzativo dalla sezione di Salerno. In anteprima ne parliamo con Raffaella Di Leo, presidente della sezione di Salerno di Italia Nostra. associazione dedita alla valorizzazione e tutela dei beni ambientali e culturali della provincia di Salerno. Di Raffaella Di Leo va ricordata la battaglia durata trenta anni per l’abbattimento del Fuenti e attualmente la lotta contro il progetto di un auditorium a Ravello. Come e perché è nata l’idea di un convegno su Umberto Zanotti Bianco a Paestum? L’Associazione Italia Nostra è stata fondata nell’ottobre del 1955, tra i firmatari Umberto Zanotti Bianco, che è stato anche il primo presidente. Durante il fascismo è vissuto a Paestum, con Paola Zancani Montuoro, individuò il sito dell’Heraion alla foce del Sele. Ci è sembrato interessante prevedere un momento dedicato particolarmente a Paestum. Il progetto è stato presentato e accettato positivamente da Giuliana Tocco, sovrintendente ai beni culturali della provincia di Salerno, Marina Cipriani, direttrice del Museo di Paestum e da Vincenzo Sica, sindaco di Capaccio, che ci hanno concesso di poter utilizzare la sala delle metope del museo di Hera. Come sarà articolato il convegno? Questo “momento celebrativo” (tra virgolette) di Umberto Zanotti Bianco si pone come riflessione dal punto di vista urbanistico e culturale. Affronterà tre aree. Una di studio, inerente i vari aspetti della personalità di Zanotti Bianco, che non fu solo archeologo, ma un appassionato meridionalista. La seconda sarà una riflessione sulla funzione del museo come istituzione, coordinata da Vezio De Lucia, architetto. Infine ci sarà un discorso sulla trasformazione del territorio dal punto di vista urbanistico, dal 1950 ad oggi. Zanotti Bianco, infatti, fu relatore della legge che porta il suo nome. Purtroppo ci sono stati pesanti e innegabili interventi sul territorio successivi alla legge. A livello di studio si analizzeranno le successive trasformazioni. Per tale ricerca il sindaco Vincenzo Sica ha messo a disposizione gli archivi del Comune. Quali personalità del mondo della cultura interverranno? La presidente nazionale di Italia Nostra Desideria Pisolini Dall’Onda, l’unica dei soci fondatori vivente, contiamo di avere Marina Cipriani, Emanuele Greco, attualmente direttore della Scuola Archeologica italiana di Atene, Angela Potrandolfo, ordinario presso la facoltà di Lettere e filosofia Università degli Studi di Salerno e Salvatore Settis, docente di Storia dell’arte e di archeologia classica alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Quando si svolgerà? La data non è stata ancora fissata, pensavamo settembre, ma potrebbe anche slittare ad ottobre per ragioni organizzative. Prevede la pubblicazione di un volume sui risultati del convegno? Prevediamo un allestimento di foto e documenti, ma anche un volume che raccolga l’aspetto scientifico di questa iniziativa, sperando di poter ottenere i fondi per sostenere l’onere di una pubblicazione. Avevamo intenzione di arrivare al convegno con la pubblicazione già realizzata, ma i tempi sono brevi. Purtroppo attualmente i comuni hanno pochi fondi, la provincia deve ancora approvare il bilancio, tuttavia spero in un contributo di enti e operatori economici, magari anche come impegno di acquisto di un determinato numero di copie”. Un tributo a Zanotti Bianco il comune di Capaccio, la provincia, il mondo dell’archeologia e della cultura lo devono, per cui sarebbe davvero auspicabile la realizzazione di questo volume che permetterà di attingere ai risultati di un convegno che si prevede interessante per il territorio, in un momento in cui il futuro urbanistico di Paestum è di piena attualità e in discussione. Enza Marandino CAMPAGNA 17 giugno 2005 “Messe Nere? Si tratta solo di giovani drogati Secondo don Marcello Stanzione si tratta di maniaci religiosi Abbiamo avvicinato don Marcello Stanzione (nella foto), parroco poco più che quarantenne di Santa Maria Nova in Campagna, per avere un suo autorevole parere sulle ipotetiche sette sataniche all’opera in provincia e a Campagna in modo particolare. Secondo gli inquirenti, potrebbe servire per riti e messe nere tutto ciò che negli ultimi tempi viene trafugato nei cimiteri, su tombe e cappelle: oggetti, quadri, portafiori, candelabri, statuette bronzee, che hanno un valore più affettivo, che economico. Un’ipotesi inquietante che non si può né si deve sottovalutare. Il luogo, di cui si parla sempre con insistenza, è l’ex antico Monastero dei frati Cappuccini, dove, nella seconda metà degli anni novanta, furono trovate, tra tant’altro, figurine di santi su un affresco stupendo dell’Ultima Cena ed alcune strane scritte sui muri.. Proveniente da due esaltanti iniziative religiose e culturali (il Convegno “Angelologico Annuale” dell’1-2 Giugno, che ha fatto registrare le presenze prestigiose dei Padri Ladislao Suzy e William Wagner e dei dottori Paola Giovetti, Alberto Cavallini, Grazia Francescato, e la Mostra Permanente sulla “Devozione degli Angeli”, arricchita da 14 stupende opere pittoriche ad olio su tela del maestro battipagliese Rolando Quaranta, dal tema “La via Angelica” e, perciò, dedicate ai “messaggeri del Dio vivente”), don Marcello ci ha accolto con affabilità e disponibilità. Senza perdersi in divagazioni, è entrato subito nell’argomento: “Sono da 15 lunghi anni che vivo ed opero a Santa Maria Nova e periodicamente, ogni due o tre anni, è ricorrente sugli organi di stampa la notizia, che, presso l’antico Monastero dei Cappuccini, si verificano riti satanici. Diverse volte mi sono recato in loco, anche su sol- lecitazione di vari giornali, ad esaminare il repertorio <diabolico>, in quanto ritenuto non solo sacerdote, ma anche e, soprattutto, uno studioso di occultismo, di sette, di movimenti religiosi alternativi”. Alla nostra domanda sulle deduzioni da lui ricavate, don Marcello è stato lapidario: “Non ho mai riscontrato alcun indizio serio. L’ultima volta, che ho visitato l’ex monastero è stato due mesi fa e c’erano semplicemente diverse decine di immaginette sacre allineate sui muri. Su di esse non vi era alcun segno di profanazione. Secondo le mie ipotesi, si tratta di un maniaco religioso. Così come esistono i maniaci sessuali, che si circondano di immagini pornografiche e di Video o DVD hard, così ci sono soggetti squilibrati, che, attraverso un numero esasperato di immagini sacre, placano la loro ansietà”. Poi aggiunge: “Come ho già affermato, non si tratta di disprezzo della religione, ma di un’esasperazione patologica. Il buon senso mi dice che chi proprio volesse fare una messa nera, se ne starebbe al sicuro e non andrebbe di certo in un luogo decadente, buio e fetido”. Ad un’altra nostra domanda su chi potrebbe essere, oggi, il potenziale frequentatore di posti simili, fino alla fine degli anni ottanta meta non rara di coppiette, Stanzione taglia corto: “In quei luoghi molto probabilmente ogni tanto si appartano dei giovinastri per fumarsi delle canne e per bere delle birre, ma da qui a parlare di rituali di magia nera ci passa l’oceano Atlantico. Penso che sono degli scoop periodici, in genere ogni due o tre anni, di giornalisti che devono riempire le pagine con argomenti che suscitano la morbosità di parecchi lettori. Le vera vergogna non ri- guarda inesistenti messe nere, bensì l’abbandono, il degrado di un monumento simbolo del Comune di Campagna. Se proprio vogliamo parlare del diavolo, è in questa incuria, indifferenza, che vedo il suo zampino. Quelli che cercano il diavolo, invece, di venirlo a cercare a Campagna, lo possono comodamente trovare attraverso certi programmi televisivi, tipo quelli che fa la signora Maria De Filippi”. Perché non parlare di recupero di questo mastodontico monumento, per testimoniare alle future generazioni un passato ricco di storia e di cultura?”. Mario Onesti GLI AMICI DELLA BOTTIGLIA E NON SOLO In aumento il consumo nel salernitano Crack, mdma, cobret, speed: le parole della droga oggi. Per tante persone la droga è un mistero, nessuno sa cos’è e nessuno sa cosa faccia, dove si trovi, come si assuma, cosa provochi. Quando se ne parla a scuola a farlo sono professori per cui la parola “droga” è un concetto irreale, un qualcosa che esiste ma in maniera vaga, le vittime sono i pochi sfortunati provenienti da classi sociali estremamente a rischio e mai l’ adolescente medio,è questo un atteggiamento di bassa consapevolezza da parte degli operatori che rende sempre più pericoloso il divario tra l’aula scolastica e il mondo di fuori, quello vero. Per tanti ragazzi invece la droga è una realtà con cui ci si ritrova spesso a fare i conti nell’arco della settimana o addirittura della giornata, è infatti in netto aumento l’utilizzo di vecchie e nuove sostanze psicotrope e questa tendenza vale soprattutto per i giovanissimi. Un discorso serio sull’”universo droga” va fatto partendo dalla consapevolezza della pericolosità delle sostanze che invadono la piazza, nelle “notti brave” della Salerno giovane vengono utilizzati crack, cocaina e pasticche con la sensazione di non essere drogati ma “trendy”, alla moda ed in breve tempo dalla divisione un tempo ben definita tra il consumatore occasionale di droghe leggere ed i “tossico da eroina” si è passati ad un numero altissimo di “sballi” misti associati all’ onnipresente alcool. Il numero delle sostanze facilmente reperibili sul mercato locale è aumentato, le regine del momento sono lo “zitone” ed il “cobretto”, droghe dal basso prezzo che danno un’altissima assuefazione e portano molti consumatori a diventare in breve tempo pusher, spacciatori per potersi permettere lo “sfizio”. Lo “zitone” nel gergo dei consumatori è il crack, un derivato cristallino della cocaina che viene alterato chimicamente per dare effetti molto potenti in pochi attimi ed una dipendenza smodata, un grammo di sostanza costa sui 30 euro per cui dato il prezzo relativamente basso sta diventando la droga preferita dagli adolescenti i quali, complice l’età e la poca informazione, lo percepiscono come un gioco e soprattutto non lo considerano come sostanza pericolosa come l’eroina. Il crack si assume utilizzando “la bottiglia” cioè una semplice bottiglietta di acqua minerale ed una cannuccia e il “fumare la bottiglia” è diventato il passatempo preferito di un gran numero di ragazzi ma anche di persone adulte. Il “cobretto” è invece una sostanza sintetica derivata dagli scarti della lavorazione dell’eroina, ha un prezzo bassissimo ed effetti psicofisici devastanti ma neanche tale sostanza viene considerata tra quelle pericolose perché a differenza dell’eroina classica viene fumata e non iniettata per via endovenosa. La cocaina, pochi anni fa vista come un bene di lusso destinato a pochissimi “fortunati” oggi spopola nella versione economica cioè tagliata con gesso, polvere di vetro e di gesso, Mesulid triturata ed anfetamine a basso costo. Le droghe chimiche come l’MDMA (in pratica extasy e suoi derivati sintetizzati in maniera sempre diversa dal chimico di turno ) che venivano usate da pochi iniziati per lo più nei week-end in riviera adriatica sono diventate la norma nelle discoteche del salernitano, la “pasticca” è facilmente reperibile, aiuta a disinibirsi ed a reggere tutta la notte in pista, il tutto al modico prezzo del rischio infarto e di disturbi permanenti del sistema nervoso. Il giovane “di successo” beve moltissimo, fuma spinelli come sigarette e crack nelle sere infrasettimanali, nel fine settimana si tiene su a cocaina, il sabato in discoteca qualche cocktail bello forte e qualche pasticca per ballare e reggere il ritmo. Un panorama apocalittico che ogni giorno sfila davanti agli occhi di chi lo sa riconoscere ed interpretare ma di tutto ciò quanti se ne sono davvero accorti? Fabio Trotta 6 N.22 ❚ 17 giugno 2005 ALBURNI Acqua pagata, regalata, potabile ... non garantita Quando dal rubinetto non si sa cosa esce L’acqua: un bene essenziale sempre più scarso, a causa degli sprechi, delle scriteriate politiche di gestione delle risorse idriche, dell’ambiente e del territorio. Sempre più spesso si ricorre al consumo dell’acqua minerale per sentirsi tutelati e sicuri sul tipo di acqua che si va a bere, dal punto di vista dei controlli igienico-sanitari e chimici. Questa che per il passato era soltanto una moda, è diventata, purtroppo un’esigenza anche qui da noi sulle colline degli Alburni e Alto Cilento - pur essendo la zona ricca di sorgenti - data la scarsità dei controlli effettuati sulle acque potabili, fornite dai vari acquedotti della zona, la gente comune si fida di più dell’acqua acquistata ed etichettata. Non che le acque minerali siano sempre perfette!, bisognerebbe avere un chimico ed un medico sempre a disposizione per scegliere l’acqua minerale più adatta al consumo: spesso però questa scelta viene dettata dal prezzo! La pubblicità, soprattutto quella televisiva, ci propone l’acqua “povera di sodio”, quella ricca di questo o quell’altro elemento, ma sempre più spesso si dimentica di dirci che circa un terzo delle acque minerali italiane supera il limite di 10 mg/litro di nitrati (potenzialmente cancerogeni) posto dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità, il limite consentito in Italia è di 45 mg/l, e che, comunque, il sodio presente nell’acqua è solo una piccolissima parte di quello che assumiamo quotidianamente con gli alimenti. Per quanto concerne, invece, l’acqua potabile: quella che viene giù dai rubinetti, ci sono una serie di normative e di con- trolli in tutto il suo ciclo, che non vengono ottemperati…Un’acqua che rispetti la legge ha bisogno di un trattamento chimico che varia in relazione all’inquinamento della falda o del fiume da cui viene presa, per non parlare poi delle condotte che sono vecchie e fatiscenti e, frequentemente, corrono parallele alle condotte delle acque di scarico (fognature), è il caso, sembrerebbe, di Bellosguardo e S.Angelo a Fasanella ,dove sarebbero state rilevate sostanze inquinanti di origine organica nel corso degli ultimi due anni anche da parte della Asl, ma probabilmente anche di tutti gli altri piccoli comuni del comprensorio; manca, infatti, un intervento serio e mirato sul controllo dell’acqua fornita dagli acquedotti . Segnalazioni provenienti da Roscigno indicano una presenza di cloro eccessiva in certi periodi, tant’è che l’odore di questa sostanza si trasmette anche al caffè o addirittura alla pasta cucinata con l’acqua in questione, a Sacco, invece, nel corso di quest’inverno, a causa forse delle abbondanti precipitazioni, l’acqua che fuoriusciva dai rubinetti era torbida. Ci chiediamo allora per quale ragione paghiamo in bolletta il prezzo relativo al consumo di “acqua di qualità per il consumo umano” e anche quello per la depurazione, quando invece nessuna tutela e nessuna informazione è data al cittadino sulla qualità dell’acqua erogata? Le analisi effettuate dall’Asl, a scadenze prefissate o concordate con i vari comuni, non vengono rese note, o addirittura (quando i valori risultano alterati) si cerca di tenere la cosa sotto silenzio. I comuni sprovvisti di depuratore, quelli che effettuano la clo- razione “a occhio”, quelli che hanno le condotte obsolete, ecc. effettuano forse uno sconto in bolletta o ci fanno pagare comunque la fornitura di acqua potabile? Ovviamente nessun cittadino ha mai ricevuto sconti di alcun genere, ma ci viene spontaneo chiedere che almeno l’informazione sia tutelata e salvaguardata e, allora, giacché nessuna amministrazione provvede a comunicare i valori relativi alle Fe s t i v a l m u s i c a l e analisi delle acque, quando questi non rientrano nei limiti previsti per legge, ci viene spontanea una proposta: i risultati delle analisi devono essere resi noti direttamente dalle Asl di competenza con affissione di manifesti e pubblicazione su giornali, con le relative indicazioni e consigli per il consumo umano. Ovviamente questa è solo una mia personale proposta! Luciana Di Mieri 12 mesi Sono aperte le iscrizioni al primo Festival Musicale giovanile “Città di Roccadaspide”, che si terrà nell’Aula Consiliare di Roccadaspide il giorno 16 Luglio 2005 alle ore 20:30. Il Festival è rivolto a tutti i migliori giovani musicisti dei Comuni viciniori che si cimentano nello studio della musica classica e nei seguenti strumenti: pianoforte, violino, viola, violoncello, contrabbasso, arpa, oboe, clarinetto, fagotto, flauto traverso, sassofono, corno, tromba, chitarra classica. Per informazioni contattare il M° S. Martiello al n. 0828/742665. Cercasi... Il "Centro Estetico Donna in" di Giovanna Scorzelli - via Ponte Barizzo, 30 - 84040 Capaccio (Sa) Telefono: 0828/871431 cerca: Estetista qualificata Requisiti: III anno Scuola di Estetica Specializzata in Trattamenti Corpo COMUNI Perchè il bilancio sociale? La costituzione prevede che le autonomie locali provvedano al soddisfacimento diretto ed immediato dei bisogni della comunità che li rappresenta. Da questo semplice principio nasce la figura del comune quale rappresentante della comunità locale che è responsabile delle politiche e dei programmi messi in atto al fine del soddisfacimento dei bisogni e della tutela degli interessi sociali sia della collettività che si manifesta tramite tutti i gruppi portatori di specifiche esigenze. I comuni, perseguono costantemente questi obiettivi, cercando di definire i bisogni e strutturando le politiche necessarie per soddisfarli mettendo in atto tutte le operazioni necessarie al fine del loro raggiungimento. I momenti di confronto con la comunità però sono pochi e si estrinsecano solo nel momento dell’elezione del Sindaco e del Consiglio Comunale, mediante la definizione delle le politiche di indirizzo generale e al termine di ogni esercizio mediante il consuntivo e la relazione collegata. I documenti prodotti e previsti dalla legge (bilancio consuntivo e collegati) hanno lo svantaggio di essere eccessivamente tecnici e difficilmente comprensibili e di trovare solo parziale diffusione all’esterno dell’ente. Nasce pertanto il bisogno di una maggiore apertura all’esterno e la necessità di introdurre uno strumento più semplice ed immediato, che permetta al Comune di comunicare all’esterno gli obiettivi che si è prefissato e i tempi del loro raggiungimento, le politiche portate avanti nelle diverse aree d’intervento e nei confronti dei vari portatori di interesse, le difficoltà e i punti critici su cui è necessario continuare ad investire sforzi e risorse. Il bilancio sociale è uno strumento volontario e quello più indicato con cui l’ente decide di gestire e comunicare in modo responsabile e trasparente la responsabilità sociale che ha nei confronti dei portatori di interessi. E’ uno strumento di gestione strategica, in quanto comporta l’accrescimento della legittimazione e del consenso nei confronti e da parte di tutti gli interlocutori. E’ uno strumento di gestione operativa, in quanto dal processo di bilancio sociale provengono utili input per il miglioramento dei processi e dei risultati qualitativi e quantitativi della gestione. Nell’ambito degli enti locali, il bilancio sociale svolge soprattutto la funzione di rendere conto della gestione complessiva dell’ente in modo trasparente, comprensibile ed accessibile a tutti contribuendo, nello stesso tempo, a colmare o a ridurre la distanza tra pubblica amministrazione e cittadini. Si tratta di scegliere tra questo strumento o un altro da “inventarsi” ma non si può fare finta di non vedere il problema di comunicazione che esiste tra chi amministra e chi è amministrato. Continuare a fare finta che tutto va bene è miope ed autolesionista. Maria Carmela Scandizzo 17 giugno 2005 ❚ N.22 ROCCADASPIDE Su di una seduta qualsiasi del Consiglio Comunale “Vi sarà il tentativo della riproposta dei perdenti e dei vincenti” Dall’avvocato Michele Gorga, protagonista della vita politica e culturale di Roccadaspide, riceviamo e volentieri pubblichiamo. Voglio prendere spunto dalla sintetica, ma esauriente, descrizione fatta dal Direttore di “Unico” sull’ultima seduta del Consiglio Comunale di Roccadaspide in occasione dell’importantissimo atto di approvazione di bilancio, per fare alcune considerazioni su quella che è l’attuale situazione politica nel nostro Comune. Il Direttore pare stupirsi sia per il mutismo espresso da quasi tutti i Consigliere Comunali sull’argomento, sia dalla puntigliosità di controllo di alcune situazioni – marginali- di bilancio. Ebbene, illustre Direttore non vi è da stupirsi affatto sia dell’assenza di interventi su un atto così importante per la vita della nostra Comunità, sia dall’apparente intransigenza del controllo. Esse sono solo due manifestazioni opposte della stessa inefficienza. Da un lato è oramai divenuto costume dei consiglieri Comunali – alcune dei quali credo che non abbiano mai preso la parola per più di una volta nel quinquennio – astenersi di manifestare ogni loro idea, e quando la manifestano è l’esatto opposto di quello che vanno poi a votare. Dall’altro l’espressione del vecchio modo di intendere la politica – della carta bollata e del ricorso - ma senza nessuna capacità di essere alternativi con delle serie proposte politiche. Faccio, per spiegarmi meglio, solo due esempi: a)- si è parlato, qualche tempo fa, in Consiglio Comunale, della proposta pubblicata su “Unico” relativa alla individuazione della zona Pip a Fonte. Lo si è fatto mentre al- l’unanimità il Consiglio approvava un’altra concessione – per impianto produttivo – in deroga ai sensi dell’art. 10 del Regolamento; b)- sul bilancio in Consiglio tanto fumo e fiamme ma non vi è stato un Consigliere “dico uno solo” tra maggioranza ed opposizione che abbia proposto un qualche emendamento al Bilancio stesso. Ma per le prossime elezioni amministrative vi sono segnali che indicano che qualcuno tenterà ancora la carta degli opposti estremismi e delle posizioni preconcette già ampiamente sperimentate ? Vi sarà il tentativo della riproposta dei perdenti e dei vincenti di un tempo in versione riveduta e corretta, dal mescolamento di singole posizioni personali? L’obiettivo finale sarà sempre quello di riprodurre le condizioni per la propria sopravvivenza politica tirando in ballo, e succhiandone il relativo consenso elettorale, ora Tizio ora Caio ora la forza di destra ora quella di centro? Queste le domande spontanee che dobbiamo porci indipendentemente dal fatto che la nostra comunità ha avuto o no dei benefici, che il nostro Comune abbia ottenuto o meno dei vantaggi sotto il profilo politico ed amministrativo. Lo scopo dell’agire, a questa latitudine, è irrilevante ed il personale politico e selezionato non in base alle idee che ha avuto modo di far conoscere o dell’eventuale capacità nell’amministrazione pubblica. La selezione è fatta su altri requisiti primo fra tutti quello delle professione, specie quella medica. E’ giunto io credo però, anche da noi, il tempo di pensare in positivo di dichiarare chiusa la stagione del bipolarismo, degli antagonismi, dei cartelli elettorali e creare una terza via di unione civica e popolare. Questa è l’esperienza che si sta realizzando con i nuovi comitati delle frazioni con i circoli culturali, con i gruppi politici disponibili a realizzare questo progetto che ha come scopo di costruire, con metodo democratico, la rinascita di Roccadaspide. Michele Gorga MOBILITAZIONE CITTADINA In difesa delle chiese delle Grazie e dell’Assunta Osvaldo Ignarro promuove una petizione popolare: “Ineguagliabile patrimonio” I cittadini rocchesi partono al contrattacco per difendere la dignità delle chiese S.Maria delle Grazie e dell’Assunta. Per tale finalità, Osvaldo Ignarro ha promosso una sottoscrizione popolare indirizzata al vescovo Mons. Giuseppe Rocco Favale. Nel documento si chiede, innanzitutto, l’impegno dell’alto prelato per la ristrutturazione della prima chiesa con il relativo ripristino della tredicina in onore di S. Antonio. E le parole del testo, a riguardo, sono eloquenti: “I sottoscritti cittadini ritengono che l’ineguagliabile patrimonio di religione e cultura che detto luogo sacro ha rappresentato per generazioni e generazioni, possa essere definitivamente perduto nel caso non fosse più ripristinato”. Numerosi sono i firmatari della sottoscrizione laica, a riprova dell’indignazione collettiva suscitata dallo stato di abbandono della chiesa. C’è chi, però, non ritiene sufficiente la sottoscrizione: “Si deve fare un pullman ed andare direttamente a consegnare il documento, solo così il vescovo ci ascolterà. Egli, inoltre, dovrebbe chiamare il proprietario del convento e mettersi d’accordo per la ristrutturazione dell’edificio”. C’è chi afferma amaramente: “Se la croce potesse parlare, anch’essa si indignerebbe”. Come accennato, il documento non tralascia la chiesa dell’Assunta, che si vorrebbe restituita integra ai fedeli sia come Parrocchia, che come luogo di culto. “Non è per niente assopito il profondo dispiacere per il trasferimento e l’abbandono della Parrocchia dell’Assunta (da fonti certe la più antica della Diocesi), dimora storica dei santi patroni Sinforosa e Getulio, che ha incontestabilmente privato i fedeli, di un fondamentale punto di riferimento per la vita comunitaria”, recita il documento.Chi vuole firmare la sottoscrizione può rivolgersi a Osvaldo Ignarro. Francesca Pazzanese 7 LETTERA A MANCOLETTI A Mucciolo tutti i suoi meriti Mi pregio rispondere all’articolo pubblicato sull’Unico n. 19 del 27 maggio 2005 pag. 7, dal titolo: “Roccadaspide, Mucciolo si chieda dove ha sbagliato” di Carmine Mancoletti. Ti ringrazio per l’attenzione che hai dato sul giornale alla questione. In politica, poi, si dice che è importante parlarne di un problema o di una persona ed anche per questo ti ringrazio. Mi rivolgo a questo punto al caro “Opinionista” . Intendo parlagli in prima persona per consentire un tono “confidenziale”. “Hai fatto pubblicare un articolo, in cui hai commentato in modo passionale un pezzo pubblicato sullo stesso settimanale (“Quando tutti gli altri passano, Mucciolo resta” n. 17 del 13 maggio 2005). Innanzitutto debbo rammaricarmi per la mancanza di buon gusto e buona educazione (almeno quella che è stata insegnata a me). Chi parla a nome di altre persone, come dici tu, soprattutto se ha intenzione di offendere gratuitamente altri concittadini ne deve avere il mandato. (Ma queste sono solo delle piccolezze). Nella tua analisi affermi che io asserisco nel mio articolo delle falsità. Ora, supponiamo che tu abbia ragione, dimmi come mai, se perviene qualcosa di brutto dalla Regione Campania è colpa di Mucciolo, invece se si tratta di cose buone, i meriti sono di altri politici? Forse perché è comodo così? Bisogna favorire quei politici che chiedono il voto e poi non si vedono più a Roccadaspide e forse mai vedremo, se non in periodo elettorale? (Vedi Brusco)! Ad un certo punto richiami una mia frase dove dico “che l’On. Mucciolo non potrà non tener conto delle menzogne ignominiose”, chiedendomi se è una minaccia o una promessa. Mio caro “Opinionista”, evidentemente è la prima volta che leggi un mio articolo. Ne ho fatti altri e non sono stati mai suggeriti, perchè se l’avessi fatto, avresti visto una continuità in quello che dico. Mi sono sempre rivolto alle persone, per informarle e non per denigrarle, o parlare per loro senza averne il consenso. Quando ho criticato, mi sono sempre rivolto all’operato dei politici. La frase a cui ti riferisci è rivolta alle menzogne che sono state dette dai politici che hanno sempre fatto una campagna denigratoria nei confronti dell’On. Mucciolo, dandogli sempre la colpa per qualsiasi cosa di brutto succedeva e mi scuso con i cittadini se ho dato l’impressione di generalizzare, ma non penso che tutti abbiano letto il mio articolo con lo stesso stato d’animo con il quale tu lo hai letto. Poi, ancora, non dimentico che le elezioni per il rinnovo delle Amministrazioni locali sono alle porte ma non dimenticarlo nemmeno Tu mio caro “Opinionista” Anonimo, anche se non capisco dove collochi questa affermazione nel mio articolo!. Forse è un Tuo pensiero o hai paura che dei giovani con tanta voglia di restare nel loro paese possano minare la leadership di “qualcuno”, a te vicino? Ora voglio farti un’altra domanda: come mai nell’arco di quattro anni nei quali ho scritto tanti articoli per sensibilizzare la popolazione tutta sui problemi del centro storico di Roccadaspide, non hai mai risposto nemmeno per dirmi che avevo torto? Forse non era un tuo problema, anche se ci abiti, o non eravamo prossimi alle elezioni comunali o, ancora, non è un argomento sul quale si può fare sciacallaggio politico come viene fatto puntualmente sull’ospedale di Roccadaspide? Concludo facendoti una richiesta: se hai intenzione di rispondere ancora ai miei articoli fallo cercando di fare un’analisi costruttiva e non denigratoria anche perché penso che il confronto, se costruttivo e leale, è sempre una cosa buona che può aiutare a crescere e forse a migliorare. Michele Perrelli A Au ug gu ur ri i E’ arrivato Pier Ugo, un amore di bimbo a render più lieta l’unione dei carissimi Giuseppe e Rossella. A mamma, papà e ai nonni, sinceri ral legramenti; a Pier Ugo, che si affaccia alla vita l’augurio di un mondo di bene. 8 N.22 ❚ 17 giugno 2005 IN FARMACIA Servizi per la salute Da alcuni recenti studi sembra che molti pazienti assumono o troppi farmaci o troppo pochi, o li assumono in modo sbagliato. La possibilità per i farmacisti di indicare sempre ai pazienti il modo corretto di utilizzo del farmaco può sicuramente contribuire a migliorare la salute pubblica. Ma quale può essere il principale servizio che il farmacista deve offrire ad un suo cliente/paziente? Come recita la definizione di Pharmaceutical Care, il farmacista deve mettere a disposizione del paziente in modo responsabile un trattamento farmacologico con lo scopo di ottenere gli obiettivi terapeutici predefiniti e deve monitorare eventuali reazioni avverse durante il trattamento. Il monitoraggio delle reazioni avverse ovvero la farmacovigilanza oggi si basa prevalentemente sulla segnalazione spontanea. L’importanza di una corretta farmacovigilanza nasce soprattutto dalle contrastanti evidenze che spesso accadono nel mondo farmaceutico. Infatti, il problema è che molto spesso le industrie farmaceutiche sono le uniche e principali responsabili della valutazione dei dati sulla sicurezza di prodotti. Sebbene siano trascorsi quattro anni dal ritiro dal commercio del farmaco per il colesterolo cerivastatina, facciamo un po’ di storia: * 18 febbraio 1998 inizia la commercializzazione di questo farmaco * 10 maggio 1998 la ditta produttrice aveva ricevuto ben 7 segnalazioni di casi di pazienti che avevano sviluppato effetti collaterali a livello muscolare * marzo 2000 un rapporto interno della ditta riportava che nei pazienti che ricevevano cerivastatina esisteva un rischio di danno muscolare sostanzialmente più elevato rispetto agli altri farmaci usati per il colesterolo * agosto 2001 la ditta decise di ritirare il farmaco dal commercio dopo alcuni eventi fatali. Questo piccolo report può sicuramente far riflettere e capire che gli unici protagonisti della farmacovigilanza devono essere il paziente, il medico e il farmacista e non solo le aziende farmaceutiche. Troppi operatori sanitari hanno ancora una concezione burocratica della scheda di segnalazione, quando invece essa dovrebbe essere considerata una cartella clinica vera e propria. L’invito ai lettori è quello di rivolgersi al proprio medico o al proprio farmacista quando si hanno effetti collaterali durante l’assunzione di farmaci e di compilare insieme a loro la scheda di farmacovigilanza. Alberto Di Muria [email protected] DIANO Atena Lucana per un giorno capitale del calcio giovanile Giovani atleti del Vallo impegnati in occasione della prima “Festa dello sport” Risultati delle finali del 1°torneo quadrangolare “Festa dello sport” Categoria “Primi calci” Finale 1° e 2° posto: Real Casalbuono - Libertas Sala Consilina 5-0 Finale 3° e 4° posto: Caggianese - Atena Lucana 1-0 Categoria “Pulcini” Finale 1° e 2° posto: Caggianese - Libertas Sala Consilina 3-0 Finale 3° e 4° posto: Real Casalbuono - Atena Lucana 3-2 dopo i calci di rigore Categoria “Esordienti” Finale 1° e 2° posto: Libertas Sala Consilina Caggianese 2-1 Finale 3° e 4° posto: Real Casalbuono - Atena Lucana 3-1 Giornata di grandi emozioni e di spettacolo calcistico ad Atena Lucana, che ha ospitato la prima edizione del torneo quadrangolare “Festa dello sport”, disputatosi domenica 5 giugno, che ha messo di fronte i ragazzi di quattro formazioni di calcio giovanile del Vallo di Diano: l’A.S. Atena Lucana, guidata dall’organizzatore dell’iniziativa , geom. Antonio Iuzzolino, la Libertas Sala Consilina, capitanata da Tonino Freda, l’A.S. Caggianese, capeggiata da Pino Valisena e il Real Casalbuono, con la guida tecnica di Osvaldo Migliore, che hanno affrontato l’importante manifestazione con le squadre delle categorie “Primi calci” (calciatori nati nel 1996), “Pulcini” (nati nel 1994 e nel 1995) ed “Esordienti” (nati nel 1992 e nel 1993). La pregevole organizzazione, oltre al decisivo contributo di Iuzzolino, è stata affidata al Comitato feste, alla Pro Loco e alla locale scuola calcio A.S. San Ciro, guidata dal parroco del piccolo centro, Don Michele Totaro, garantendo così la riuscita della festa, che si è svolta in occasione della giornata nazionale dello sport, promossa dal nostro Comitato olimpico. Le sfide hanno rispecchiato in pieno il significato di questa stupenda iniziativa, nata sotto l’egida di uno scontro sportivamente intenso, ma del tutto corretto e leale: un bene per questi ragazzi, destinati ad essere protagonisti non solo nella vita sportiva, ma anche nella società di tutti i giorni. Il valore di questa giornata si può leggerlo nelle parole del sacerdote atenese: “Questi ragazzi, grazie ad una simile iniziativa, da ripetere nel tempo, sono stimolati ad un comportamento corretto e a sviluppare ideali di civiltà e fratellanza, affinché possano raggiungere una maturità non solo sportiva, ma soprattutto esistenziale”. L’organizzatore Antonio Iuzzolino, nelle vesti di mister della formazione di casa, ha invece ringraziato “le quattro società per aver raccolto il significato di questa festa, che permette di dare non solo visibilità a questi giovani, ma garantisce loro un confronto sano, nella piena egida di uno scambio di idee e di passioni”. A confermare la riuscita della bella iniziativa, Iuzzolino ha sottolineato il “grandioso successo di pubblico, che ci spinge a proseguire in vista di future iniziative sportive, che sappiano coniugare i valori dello sport pulito con gli ideali dell’amicizia e del fair play”. Carmine Marino LA CURIOSITA’ Teggiano, le erbe e le antiche coltivazioni del Parco Un museo, ma anche un centro studi sulla flora tipica del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. È il Museo delle Erbe di Teggiano, dove sono raccolte e classificate numerose varietà di erbe che avevano nella tradizione locale molteplici utilizzi. Le erbe nell’uso domestico, adoperate per tingere, deodorare o preparare pietanze. Le erbe per la medicina popolare, una volta usate dal contadino per curare i malanni propri e dei suoi animali. E le erbe impiegate nella magia, negli antichi filtri e fatture. Interessante è poi la sezione dedicata all’etnobotanica con la ricostruzione di una spezieria medievale in cui, oltre alle spezie, sono esposti gli attrezzi di lavoro e i recipienti dello speziale. Il museo funge anche da banca semi di molte varietà e specie di piante cerealicole e ortofrutticole presenti nelle antiche coltivazioni locali. E la salvaguardia di queste antiche coltivazioni è alla base della creazione anche del Museo vivente della Valle delle Orchidee e delle antiche coltivazioni di Sassano, altro centro del Vallo di Diano. Qui sono inoltre catalogate le circa 70 specie di orchidee naturali presenti sul territorio locale. E al museo è associato un percorso ecomuseale lungo la cosiddetta Valle delle Orchidee per ammirare le varietà di queste piante nel loro ambiente naturale. Due musei – sottolinea Nicola Di Novella, ideatore e direttore di entrambe le strutture museali – concepiti non come spazi contemplativi. Sono infatti laboratori di studio, ricerca e recupero di antiche coltivazioni e di varietà botaniche a rischio di estinzione”. Info: Museo delle erbe di Teggiano tel. 0975 79600; Museo vivente della Valle delle Orchidee e delle antiche coltivazioni di Sassano tel. 0975 78809 – 72288. Teggiano, è nata Aurora la più giovane Papagirl del mondo La bella notizia ce l’ha data Massimo, lo zio della piccola mascotte dei Papaboys, che, oltre a comunicarci la sua felicità, ci ha spedito una foto della nipotina. Aurora era una Papagirl ancora prima di venire al mondo, i genitori, Papaboys entusiasti, l’hanno iscritta quando aveva ancora poche ore di vita. Speriamo di ricevere sempre annunci così lieti, allora fiocco rosa per la nuova teggianese e mille augurissimi alla sua famiglia da tutti noi! 9 17 giugno 2005 ❚ N.22 DIANO Una mostra fotografica per celebrare Giacomo Matteotti Alla Certosa di San Lorenzo, per una settimana, la storia del leader del Psi A poco più di ottant’anni dalla sua morte, la fondazione “Pietro Nenni” ha portato nel Vallo di Diano una mostra fotografica per ricordare il leader socialista Giacomo Matteotti, barbaramente ucciso dalle squadracce fasciste il 10 giugno 1924, pochi giorni dopo un suo celebre discorso alla Camera dei deputati, in cui denunciò le efferatezze del regime. La mostra, allestita nel salone delle spezie della Certosa di San Lorenzo a Padula, è stata arricchita da un interessante convegno di presentazione e di analisi della figura del celebre politico, alla quale hanno presenziato Enzo Mattina, politico e presidente dell’associazione culturale ”La comunità” di Buonabitacolo, Italo Gallo e Carmine Pinto, storici, Gaetano Arenare, assessore provinciale alla cultura, Giuseppe Pittella, eurodeputato, Giuseppe Tamburrano, presidente della fondazione Nenni e autore di un libro su Matteotti, pubblicato dall’Utet, e Gianna Granata, esponente dell’istituzione culturale. “In lui si riconoscono i valori dei giovani, dalla pace all’impegno per i deboli - afferma Granata - che ha cercato di testimoniare la sua netta contrarietà al fascismo, scegliendo di guidare la classe agricola a ribellarsi ai proprietari terrieri del Polesine e schierandosi nel fronte dei non interventisti in occasione della prima guerra mondiale”. “Coniugare il passato con il presente: questo è l’obiettivo dell’associazione “La comunità” - secondo Enzo Mattina - cercando di non disperdere il passato che l’Italia sta smarrendo, senza svolgere alcun revisionismo storiografico e critico, come nel caso di Giacomo Matteotti”. L’assessore Arenare ha posto in essere “un’attenta riflessione sull’orizzonte socialista, che ci porta così a riconoscere il valore inveterato del suo pensiero, basato su un impegno a livello locale, con i contadini, a riparo da qualsiasi condizionamento ideologico o sociale. La politica, di conseguenza, costituirà la forza della storia”. Il professore Gallo ha letto nella diffidenza del Pci, che ha rivalutato Gramsci, l’errore di valutazione nel giudizio matteottiano. “E’ quindi giusto - ha concluso Gallo - rivalutarne la figura, con un’analisi storica e sociale attenta a darne una precisa contestua- lizzazione culturale”. “Matteotti è stato il primo a capire cosa fosse il fascismo, i suoi caratteri, smentendo chi potesse interpretare quest’ideologia in maniera effimera”: questo il pensiero del parlamentare europeo Pittella, che ha cercato di esprimere “la coerenza del politico e dell’uomo, a conferma del valore della sua ars politica, da riprendere in pieno in questi tempi di crisi valoriale della politica”. Con la sua visione politica, bisogna ripartire in vista della “realizzazione di un Fiera Exposud: torna per una nuova edizione Fiera EXPOSUD 2005, organizzata dall’ente Fiera Vallo Di Diano, quest’anno si svolgerà dal 2 al 10 luglio presso il Centro Sportivo Meridionale San Rufo. Riconosciuta come Fiera Regionale, EXPOSUD per l’edizione 2005 fa una prima stima e prevede la presenza di 250 espositori e oltre 65.000 visitatori. Le novità di que- st’anno: un Padiglione sulle tradizioni popolari e una mostra-mercato dei prodotti tipici locali. Non ci saranno significativi cambiamenti per quanto riguarda il Padiglione dell’enogastronomia e i Padiglioni riservati all’Impiantistica, Arredamento, Servizi, Turismo verde, Autovetture. Faranno da contorno mercatini, concerti, mostre e animazione per una manifestazione che vuole distinguersi per la qualità e punta alla crescita della sua notorietà. Per ulteriori informazioni i numeri di riferimento sono: 0975 399402 335 1412723. socialismo europeo moderno, inserito in un’ideologia forte, concreta, in vista di un programma certo”. Lo storico Pinto ha messo in luce la coazione in Matteotti della politica nella quotidianità, nell’intento di svolgere il ruolo del buon politico, cercando di compiere un completo lavoro di militanza e di appartenenza alla sua fazione politica. Ma il limite del socialismo - chiosa lo storico di Padula - “è aver vissuto faide interne che hanno sfiduciato i sostenitori del partito, allontanandosi dai problemi del paese, a causa delle divisioni tra socialdemocratici e massimalisti, alla ricerca di una terza via politica”. Nelle parole di Tamburrano c’è una forte critica alla sinistra che ha dimenticato la storia, uccidendo una terza volta Matteotti (dopo l’uccisione fisica e morale operata dal regime totalitario), come teorizzato dallo stesso scrittore, avvalorando l’idea di una cecità politica, non solo legata alla “smatteottizzazione” fascista, ma anche dei partiti di sinistra, che ha dimenticato uno dei padri del socialismo. “Il socialismo prosegue Tamburrano - intende riconoscere l’uguaglianza di tutti gli uomini, con una forte azione politica e sociale, in cui Matteotti si inserì con un “socialismo cristiano”, contro la violenza, fondandolo su un messaggio civile e sociale di assoluta concretezza”. Il suo lavoro contro il fascismo è collegabile “alla sua mirabile intelligenza, comprendendo cosa sarebbe accaduto nel ventennio di totalitarismo, con la subordinazione totale allo stato”. La mostra, presentata anche al museo di Trastevere di Roma, è in esposizione alla Certosa fino al 12 giugno. Carmine Marino Teggiano: strip fuori programma Ha provato ad ammaliare i passanti con un strip, ma si è ritrovato i carabinieri di Teggiano che lo hanno ammanettato. Arrestato un 28enne residente nel Vallo di Diano per atti osceni in luogo pubblico. E’ successo il 3 giugno a Prato Perillo, durante la festività patronale di San Cono, nella popolosa piazzetta della frazione di Teggiano. Lo hanno portato via a bordo dell’auto dell’Arma sotto gli occhi di bambini e adulti increduli. Non si conoscono le generalità del giovane e nemmeno i motivi che lo hanno indotto ad un insolito comportamento da “American Gigolò”, ma nel comune teggianese non si parla d’altro e ognuno prova a cercare una sua personale motivazione. Tania Tamburro 10 N.22 ❚ 17 giugno 2005 SAN GREGORIO MAGNO La turniata, riscoperta delle tradizioni pastorali Sono tre giri (o “turni”) di pastori e greggi variopinte e infiocchettate, intorno alla cappella di San Vito Il prossimo 15 giugno si terranno i festeggiamenti in onore del Santo Martire Vito, noto non solo in Italia ma anche all’ estero, in questa occasione nel paese situato tra il fiume Platano e il fiume Sele si potrà assistere alla tradizionale “turniata” ,sopravvissuta a millenni di storia e presente anche nel comune limitrofo di Ricigliano. L’antico rito è oggi un insolito quanto divertente spettacolo che consiste in tre giri (o “turni”) dei pastori con le rispettive greggi variopinte e infiocchettate , in senso antiorario intorno alla cappella di San Vito, seguiti poi da tutti gli altri animali presenti, in segno di adorazione per assicurarsi prosperità e abbondanza. Veri protagonisti sono i pastori,impegnati già ad inizio primavera per la tosatura delle pecore e durante il rito a gareggiare per far compiere un percorso perfetto alle greggi. Talvolta accade che qualche animale ,facendosi largo tra la folla,riesca ad intrufolarsi in chiesa,diventando automaticamente proprietà del Santo fatta salva la possibilità del pastore di riscattarlo offrendo il prezzo di mercato del capo in offerta al Santo. Una volta concluso il rito il parroco impartisce la “benedictio solemnis super animalia”. Pare che la “turniata” affondi le sue radici nella preistoria, sicuramente le prime testimonianze certe legano questo rito al culto del dio Silvanus ,divinità minore fra i Romani, venerato nelle terre irpine e lucane. Similmente ad altri riti pagani con l’avvento del cristianesimo questa pratica propiziatoria si lega ad un culto nella fattispecie a quello di San Vito, assumendo così un carattere di particolare devozione. La sua sopravvivenza odierna, senz’altro dovuta allo stato dell’economia di San Gregorio Magno fondata PROGRAMMA DELLA FESTA DI SAN VITO MARTIRE 14 giugno ore 08,00 - Fiera di San Vito ore 21,00 - Spettacolo musicale 15 giugno ore 07,30 - Santa Messa presso la Chiesa di San Vito ore 08,30 - Inizio della “Turniata”, dimostrazione della “cagliata” e della tosatura delle greggi ore 17,00 - Processione in onore del Santo per le vie del paese ore 21,00 - Concerto bandistico ore 24,00 - Fuochi pirotecnici 16 giugno ore 21,00 - proiezione cinematografica in Piazza San Vito 17 giugno ore 21,00 - esibizione di organetti locali e gruppi folkloristici 18 e 19 giugno fino a qualche decennio fa quasi esclusivamente sull’agricoltura e pastorizia e ancora oggi forte nella produzione di ottimi formaggi e salumi è un indubbio indice di attaccamento alla tradizione. Secondario, ma non meno importante e folkloristico, risulta l’aspetto culinario della festa,durante la quale si assiste alla cosiddetta “cagliata” ovvero il primo stadio della lavorazione del formaggio che si ottiene aggiungendo il caglio (prodotto naturalmente dallo stomaco o “ventriglio” di agnelli e capretti) al latte in ebollizione, ottenendo così la coagulazione della caseina con LA “TURNIATA” Gli abitanti di San Gregorio Magno e Ricigliano, due centri posti al confine tra Campania e Basilicatta, da secoli resistono alla miseria e alle calamità naturali difendendo la loro terra così come le loro tradizioni. La storia di questi comuni è millenaria e le loro testimonianze artistiche e storiche possono essere ammirate il 15 giugno, in occasione della “turniata”, antico rito pastorale in onore di San Vito. I tre giri, compiuti dalle greggi attorno all’edificio dedicato al Santo, vogliiono assicurare prosperità e abbondanza. I veri protagonisti della festa sono i pastori che, con impegno, gareggiano per far compiere agli animali un giro perfetto sebbene il controllo sulle greg ggi, talvolta, sia interrotto da qualche capo che, facendosi strada fra la folla, riesce a entrare in chiesa diventando, automaticamente, proprietà del Santo e il proprietario, se vorrà riaverlo, dovrà riscattarlo. Non secondario l’aspetto culinario della festa, durante la quale si consuma la a pecora cotta, carne di pecora bollita per molte ore, ricotta e formaggio pecorino. tutta la giornata - “San Vito: arte sapori e tradizione”, prima mostra dell’artigianato, dei prodotti tipici del comprensorio e del turismo montano la successiva formazione della cagliata e del siero, quest’ ultimo sfruttato per ottenere la ricotta. La 19 giugno grande tradizione enogastronoore 8,00 - gara di enduro valevole per il titolo regiomica di San Gregorio vive in quenale. sto giorno di festa un momento di particolare splendore per offrire a colui che si rechi nel piccolo comune dell’en- nuino annaffiato da un paio di bicchieri di buon troterra salernitano i migliori piatti tipici della rosso locale. A testimoniare la ferrea volontà della consercucina pastorale rielaborati dalle sapienti mani dei tanti ristoratori presenti in zona.Piatti vazione di questo stile di vita e molte altre traquali:”le patane cunzate”, la “pizza chiena” o i dizione paesane le parole dell’attuale Presiden“graviuoli” hanno infatti origini antichissime e te della Pro-Loco, Michele Iacullo: ”…bisogna riportano oggi, nei tempi del fast food, sulle no- scoprire chi eravamo, per sapere chi siamo”, costre tavole il gusto del mangiare semplice e ge- stituiscono un invito esteso non solo a tutta la Campania Felix, ma a quanti italiani o stranieri, serbano nel cuore la fierezza delle proprie origini ed in esse si riconoscono. Olga Robertazzi In alto al centro: via Bacco, il quartiere del vino di San Gregorio Magno. A lato: il professore Rapuano mostra una delle chiavi delle case-grotte Per gli internauti è consigliata una visita al sito della Pro-Loco raggiungibile all’indirizzo www.prolocogregoriana.it e costantemente aggiornato su tutti gli eventi del piccolo e vitale borgo. 17 giugno 2005 ❚ IL DIBATTITO l’Editoriale Giuseppe Liuccio , dalla prima... Parco: non perdere il treno giato tra fili di fumo (sigarette, vapori, aliti), la minzione ai gabinetti pubblici, i binari lividi, lo sbuffo svaporante degli stantuffi del treno in arrivo, la mitria rossa del capostazione, la paletta verde, il fischio, lo sferragliare della partenza e le campagne arabescate di brina con gli alberi a contagiarti di fredda solitudine o di fresca solarità da scialo di fioritura, secondo le stagioni, e correrti contro, a filo di finestrino: sfocati fotogrammi di poesia della memoria! Sono tante le stazioncine aperte al mare e alle brevi pianure o chiuse nelle valli a ridosso di torrenti limacciosi d’inverno e aridi d’estate. I nomi hanno ritmato tappe importanti della vita dei cilentani: Capaccio-Roccadaspide, Ogliastro, Torchiara, Rutino, Omignano, Casalvelino, Caprioli, San Mauro La Bruca, Centola, Celle di Bulgheria, Torre Orsaia, Policastro. Oggi niente o quasi resta dell’antica vitalità: sportelli chiusi, sale d’attesa al degrado, sottopassi campi di esercitazione di maniaci dei graffiti con la fregola dei messaggi. Si salvano i centri più grossi o baciati dal miracolo turistico: Agropoli, Vallo, Ascea, Pisciotta-Palinuro, Sapri. Per il resto l’abbandono. Ai malcapitati viaggiatori lo squallore indifeso di soste senza un minimo di confort, con gli annunzi metallici megafonati non si sa da dove né da chi. Una fredda lunarità tecnologica sperimentata nelle assolate e serene campagne del Sud! Eppure le tante solitarie stazioni ferroviarie cilentane costituiscono un patrimonio immobiliare di enorme valore e sarebbero ancora utilissime se ripensate in un riuso intelligente, fecondo e funzionale a supporto del territorio. Cominciamo con una constatazione addirittura banale, ma che vale la pena sottolineare: la ferrovia attraversa il cuore verde del Parco del Cilento ed il treno è un mezzo comodo e non inquinante per accedervi a fruire dei beni paesaggistici, storici, artistici, monumentali, enogastronomici. Il patrimonio immobiliare delle stazioni ferroviarie in disuso (uffici, sale d’aspetto, sottopassi, magazzini) può essere trasformato in punti di accoglienza con tanto di pannelli luminosi e poster, uffici-informa- l’Editoriale zioni e vetrine dei prodotti tipici artigianali ed enogastronomici del territorio. Ecco una strada da percorrere fino in fondo con concrete opportunità di lavoro per giovani (LSU o meno) che vogliano correre l’avventura stimolante del rischio d’impresa. Ma la rianimazione delle vecchie stazioni come centri di accoglienza e di smistamento verso le zone interne con una opportuna rete di ecobus (ecco un’altra opportunità di lavoro per giovani e non) presuppone un Protocollo di Intesa con la Società delle Ferrovie, che troverebbe utile e conveniente, suppongo, immettere nel circuito della fruizione un patrimonio diversamente destinato al degrado totale. Così come sarebbe utile e necessario ipotizzare un “Treno Verde”, che, partendo da Napoli, trasferisca nel territorio del Parco carovane di turisti con itinerari prefissati e organizzati almeno nel week-end: Il tema è avvincente e merita ulteriori approfondimenti e concrete articolazioni, anche per offrire agli enti territoriali, ma soprattutto al Parco, spunti di riflessione e dibattito” Questo scrivevo alcuni anni fa, all’inizio dell’era Tarallo. Mi risulta che la proposta trovò un qualche interesse in qualche amministratore avveduto e con la voglia di fare. Non ebbe seguito, non so se per pigrizia o per obiettive difficoltà: Mi sembra ancora valida e la ripropongo, pronto e determinato a dare il mio contributo alla realizzazione se contattato e coinvolto: A puro titolo di cronaca mi risulta che le Ferrovie hanno concreto interesse a disfarsi di un patrimonio immobiliare dimesso e alla malora. Profittiamone. Comunque, su questa come su altre concrete proposte che dovessero venire apriamo un confronto, a dimostrazione che le critiche verso la gerenza o la “governance”, come dicono e scrivono quelli che usano il linguaggio criptico degli specialisti, sono costruttive ed interessate alla operatività. Per quanto riguarda me, non vorrei essere costretto, fra qualche anno, a rispolverare questa come altre proposte. Probabilmente me ne mancherebbe la voglia o, peggio ancora, potrei non averne il tempo non fosse altro che per ragioni anagrafiche. Buon lavoro! Angelo Guzzo , dalla prima... Continua l’erosione costiera 70 mila metri quadri di spiaggia, si registra una perdita di oltre 4 milioni di euro (circa 8 miliardi di vecchie lire all’anno). Ma oltre che a fattori naturali, il fenomeno erosione è imputabile anche alla cattiva gestione del territorio: il prelievo sconsiderato di sabbia, la cementificazione, l’impoverimento dell’apporto sedimentario dei fiumi, la costruzione di porti e porticcioli con il conseguente sconvolgimento delle correnti marine, la dissennata pesca a strascico che distrugge la Posidonia marina, le cui praterie fanno da freno alle onde. Cosa si può ancora fare per frenare il fenomeno? Per i tecnici, oltre ad un articolato e colle- gato piano di difesa del territorio ed alla costituzione di osservatori comprensoriali con lo specifico incarico di monitorare le coste e la loro evoluzione, occorrerebbe l’emanazione di provvedimenti molto drastici, capaci di disciplinare con estremo rigore gli interventi dell’uomo sul territorio. L’assessore provinciale Angelo Paladino, intanto, ha comunicato che sono stati aggiudicati i lavori per la difesa del litorale di Capitello, al centro del Golfo di Policastro. Tre milioni di euro di intervento finanziario affidato alla ditta Icop. I lavori dovrebbero iniziare a breve. OFFICINA KOINÈ Rassegna fotografica al Tempio di Pomona: Clown a Capoverde La vasta aula del Tempio di Pomona a Salerno ha accolto, nelle giornate del 27, 28 e 29 maggio, la rassegna fotografica promossa dalla Federazione Nazionale delle Associazioni “Ridere per Vivere”. Attraverso la ricerca, la sperimentazione, l’applicazione e la divulgazione, la Federazione studia il fenomeno della risata (gelotologia) e soprattutto gli effetti e i benefici che il ridere provoca al corpo, alla psiche e allo spirito delle persone. Le foto esposte, suddivise in tre sezioni tematiche (clown-dottori, ritratti, contesti e paesaggi) ed evidenziate in particolari cornici dai colori diversi, testimoniano il lavoro dei partecipanti alla missione umanitaria svoltasi nel novembre 2004 nell’arcipelago di Capoverde. Il progetto prevedeva una spedizione di clown-dottori (operanti e aspiranti), educatori, documentaristi, volontari e membri di associazioni umanitarie, con lo scopo di diffondere la terapia del sorriso presso ospedali, centri d’assistenza locali, asili e scuole. Le immagini lasciano trasparire grandi emozioni: fortemente visibile e quasi palpabile è l’empatia che gli operatori-clown sono riusciti a creare con i capoverdiani, bambini, ragazzi e anziani, rispettivamente coinvolti negli spettacoli e negli interventi di animazione effettuati nei Centri Giovanili per il recupero dei ragazzi di strada, negli ospedali, nei centri parrocchiali, nelle prigioni, negli asili, nelle scuole, nei Centri per anziani. Il contrasto tra la miseria e la povertà dei luoghi e i colori e i sorrisi delle persone che li abitano è enorme. Ogni sezione è inoltre introdotta da un racconto personale intriso di ricordi, nostalgia e commozione per gli intensi momenti vissuti e per le nuove amicizie strette, “regali” della vita per i clowns-dottori che hanno vissuto in prima persona l’esperienza di Capoverde. Il successo della missione, che nell’arco di due settimane ha visto realizzati tutti gli ambiziosi obiettivi che si prefiggeva, tra cui corsi di formazione sulla terapia del ridere, ha dato il via ad una pre-missione, sempre a Capoverde, che partirà a metà giugno 2005 dove si cercherà di strutturare due corsi di formazione di comicoterapia (per maestre e per giovani) sull’isola di S.Antao. La nuova missione partirà tra novembre e dicembre 2005, in bocca al lupo!!! Francesca Liotti 12 N.22 ❚ 17 giugno 2005 COLLIANO Agnelli, zampogne, tartufi e poi il segretario di Starace Luci ed ombre della ricostruzione. Il sogno del preside: “Una città del Sele” D’Ambrisi Qui “Carni no strane”, è scritto proprio così, l’insegna nuovissima della macelleria all’ingresso del centro cittadino parla da sola. Benvenuti a Colliano, qui dove uno scrittore come Massimo Grillandi ci “cacciò” la trama per uno dei suoi racconti più suggestivi, quello del dottor Andrea, ma nessuno oggi lo ricorda. Qui ganno avuto i batali Beniamino De Vecchis ordinario all’ università la Sapienza di Roma, Pietro Capasso giudice alla corte Costituzionale e Sottosegretario all’ Agricoltura. E … dulcis in fundo, Vito Borriello segretario particolare di Achille Starace, il gerarca delle coreografie delle grandi adunate fasciste. A Colliano ci siamo arrivati due giorni dopo che Francesca, una ragazza del paese, dopo una nottata di tormenti, ha deciso di non presentarsi alla celebrazione del matrimonio lasciando di stucco un paio di paesi (c’è anche quello dell’ex sposo) e scatenando così la stampa provinciale. Questi sono paesi dei quali i quotidiani provinciali parlano solo per tragedie o farse. La storia del matrimonio mancato è tragedia per chi l’ha vissuta da protagonista e farsa per chi è corso a giocarsi i numeri al lotto. Tartufi e zampogne Colliano è il paese dei tartufi e dei ciaramellari. Produce l’agnello più saporito, gli ottimi caciocavalli del brigante e salumi fatti in casa e sopraffini. Dove il farmacista si chiama Amato Grisi ed è il maggiore studioso della storia della Valle del Sele ed il tabaccaio è Carlo Fumo, cesellatore di belle storie di vita collianesi su “Il Saggio”. Il santo protettore è San Leone, e così tanti hanno questo nome. Troppi, ed è così che abbondano le varianti sul tema. Leone, detto Lilino, Napoliello, 73 anni, è stato insegnante elementare pur avendo una laurea in lingue presa all’Orientale. Negli anni Cinquanta scriveva le lettere di presentazione ai compaesani che volevano emigrare in Francia o in Svizzera. Un industriale parigino, quando seppe, da un suo operaio collianese, del caso di questo professore che assisteva chi andava in cerca di un avvenire migliore, volle conoscerlo, così come la figlia, che volle anche sposarselo. Paese di individualisti “Questo è un paese di individualisti. E’ la nostra condanna. “, dice mentre esce dal bar. Leone Tartaglia è “Leo” per gli amici ed ha buttato il sangue per dare un’utilità ad palazzetto dello sport costruito coi fondi della ricostruzione... in un bosco. Ha sempre un sorriso sincero stampato sulle labbra ma non nasconde l’amarezza. “Non ho ricevuto aiuti. Il campo di calcio, il tennis, sono disseminati in altre parti del paese. Così non si va avanti. A 22 anni prese la valigia e se nandò a Genova. Nei fine settimana tornava a Colliano e con le sue mani si costruì la casa. Con i suoi risparmi, non con i soldi del terremoto”. Gerardo Strollo di professione fa il veterinario ma “l’animale” che più l’appassiona è il suo paese. Ha valorizzato quant’altri mai il tartufo, organizzando perfino una mostra mercato - nazionale ed una rivista quadrimestrale: “La via del tartufo”. “Dalle 15 alle 20 famiglie vivono agiatamente di questa attività”. Il ratto delle Sabine Il preside Adriano D’Ambrisi, figlio di falegname e laurea in matematica, guarda ad Oliveto Citra e, scherzando ma mica tanto, vagheggia una sorta di moderno “ratto delle Sabine”. “Gli olivetano ci sanno fare. Grandi commercianti, eccezionali lavoratori, sanno anche mettersi assieme”. Il professore Napoliello, “il parigino”, tira fuori un recente reportage di “Unico” sul paese vicino dove era stata affacciata la tesi dell’esistenza di un rapporto tra sviluppo dell’economia e diffusione del protestantesimo. “Osservazione acuta, è proprio così”. Grazie, professore. Andrea Goffredo, un altro insegnante, recrimina sulle classi dirigenti del passato: “Ci hanno abituato alla divisione degli uni contro gli altri”, dice. Luciano Fasano parla di effetto “Cinecittà” della ricostruzione che tanto si allontana dalla piazza principale e più diventa approssimativa. Franco Annunziata è un ingegnere: “Le nostre campagne sono state polverizzate dalla possibilità data a chi non era lavoratore della terra di potervi trasferire la propria abitazione”. Mauro Iannarella da poche settimane è stato eletto presidente della Pro Loco: “Oggi facciamo i conti con venti anni di ricostruzione sbagliata che ha tolto l’anima a questo paese”. A parlare, in questa domenica mattina collianese, è l’intellettualità paesana: “Siamo emarginati. La UNA DOMENICA IN PIAZZAI n alto sinistra: Antonio Russo, suonatore di zampogna. A destra: Iannarella, Tartaglia, Annunziata e Strollo. A sinistra: il professore Napoliello. A fianco: Luciano Fasano classe politica non ci ascolta”, dice D’Ambrisi. Ricostruzione da 50 milioni a testa “E’ stato stimato che la ricostruzione a Colliano è costata 200 miliardi, 50 milioni per abitanti. Non lo dico io, lo ha scritto Il Corriere della sera”, sospira Luciano Fasano. Un altro choc. Eppure il post terremoto di Colliano è portato ad esempio, ed è preceduto solo da Valva per aver rispettato il paese originario. “Sono stati venduti a 1000 lire i nostri coppi che stavano sui tetti e sostuiti con materiali scadenti che costano un decimo. Sono spariti - dice ancora - anche i portali. Rubati o venduti a niente”. Coi fondi del Pit Antica Volcei sta per essere recuperato Palazzo Borriello, al “Chiazzillo” o “Riccio”, come i collianesi chiamavano questa piazza. Ottima iniziativa, ma dopo un quarto di secolo della costruzione nobiliare rimangono solo le mura. Così come all’imponente palazzo Augusto, a ridosso della chiesa madre. “Adagiata come in una conca, immersa fino alla gola tra i castagni e gli ulivi, fusa in un groviglio di case e strade, dove tutto finisce poi per fare da ornamento...”., così la racconta Carmine Manzi. Che continua: “Colliano è adagiato sui monti che sono alla sinistra del Sele: a prima vista dà l’impressione di essere un paese depresso e di starsene un po’ in disparte, quasi sonnacchioso; poi te lo vedi dinnanzi con la estesa zona dei suoi boschi e con tutte le altre tipiche caratteristiche dei comuni montani, una vegetazione fitta ed in alcune parti quasi selvaggia ed inesplorata, gli ulivi pressochè centenerai, le viti, i castagni, le case sparse ed a gruppi, dello stesso colore...”. Visita a Collianello Il 10 luglio l’attiva Pro Loco ridarà vita a Collianello con un maxi concerto di musica etnica che sposerà taranta e zampogna. “Case abbracciate alla stessa roccia, dai tufi che rivelano spesso le crepe del tempo e dove anche il selciato sembra conservare le impronte di quelli che furono i suoi primi abitatori”, scrive Manzi ed una visita veloce ci rivela un mondo primigenio, fatato, con pochi abitanti (poco più di trecento) con alcuni di loro ancora dediti ai vecchi mestieri. E’ per Gerardo e Luciano il paesello dei loro nonni, conoscono i vicoli perchè ci venivano a giocare da bambini. “Gli uomini? Sono alla Scara. Carosano le pecore”, dice l’anziana che si affaccia all’uscio e riconosce il gruppo. Decine di giovani visitatori si aggirano curiosi. “Quasi vent’anni di promozione saranno pure serviti a qualcosa”, si schernisce Gerardo Strollo. L’imprenditorialità con le risorse locali Torniamo al capoluogo: Colliano. Le novità sono nella crescita di nuove attività imprenditoriali che chiudono con la “bolla” dei soldi facili che giravano attorno alla ricostruzione. Un esempio è il “Panificio Biscottificio Pasticceria” di Erminia Gugliucciello, che ha come slogan “Il buon pane cotto a legna”, con il marito della proprietaria che dapprima ha fatto l’imprenditore edile e poi si è inventato questo panificio artigianale che, in poco più di un decennio, ha imposto all’attenzione provinciale “il pane di Colliano” e presso il punto vendita offre anche una ricca gamma di dolci e pizze di tutti i tipi. La conduzione è tutta familiare e il preside D’Ambrisi addita proprio questa azienda come esempio dello sviluppo che può arrivare solo dall’intelligente valorizzazione delle risorse locali. Lo stesso avviene per le macellerie e per i tre caseifici che puntano tutti sulla ricotta e sul caciocavallo di Colliano e sul latte delle 23 mila pecore che ancora popolano la zona dell’Alto Sele e del Tanagro. Le tradizioni ritornano prepotenti sulla scena. Antonio Tateo racconta con delle belle fotografie dei Russo e degli Strollo che costruiscono zampogne e ciaramelle e le relative “ance” indispensabili per emettere i suoni, i “tuoni” come dicono gli zampognari. Lo stesso fanno Giuseppe Carbone, Rocco Iannarella e Carmine Di Lione. Da quel 23 novembre di 25 anni fa tutto è cambiato Il punto di svolta, benedetto o maledetto, secondo i punti di vista rimane il terremoto, qui non fece solo tre morti e distrusse le case:”Da quel momento ci si è immessi in un mondo nuovo, tutto è trasformato e molte cose non sono state dimenticate”, sottolinea Grisi. A partire dalla rivoluzione di 4500 persone che fino a 25 anni fa vivevano addossate le une all’altra ed ora si sono disperse in un territorio di 53 Kmq. “Chi abita vicino a Oliveto, Contursi, Palomonte ha ormai troncato i rapporti col vecchio centro”, dice Luciano Fasano. “Sono rimasti gli anziani. Le classi di mezzo, che erano bambini durante il terremoto, se ne sono andati - aggiunge nelle nuove contrade”. E’ questa nuova realtà che spinge Adriano D’Ambrisi, Angelo Di Guida e Andrea Goffredo a cominciare ad “accarezzare” l’idea di spingere sempre più l’acceleratore sull’idea di una vera e propria “città dell’Alto Sele”. Non potendo attuare lo “scambio” di dna con gli olivetani, potrebbe essere una via d’uscita dalle angustie di una comunità che ha storia, risorse naturali e sapori da vendere ma lamenta “la capacità di fare sistema”. E’ la vera dannazione meridionale. Oreste Mottola 17 giugno 2005 ❚ AGROPOLI Ecco il nuovo volto di Luisa Sanfelice: Carolina Damiani Agropoli, otto serate teatrali al Castello Medioevale Il 15 e il 16 giugno e poi tutti i mercoledì fino al 27 luglio al Castello Medioevale di Agropoli Luisa Sanfelice ritornerà a suo castello. Tutta la sua vita, la sua storia vera sarà rappresentata in una piece teatrale denominata “Luisa, ovvero l’involontaria. La storia vera di Luisa Sanfelice” in cui si intervalleranno recitato, narrazione, cantato e frammenti di danza. L’opera sarà ambientata, proprio, nello scenario del Castello Medioevale, luogo in cui Luisa realmente soggiornò tra il 1783 e il 1791. Carolina Damiani col suo volto, la sua grazia, la sua bravura, farà rivivere tutte le emozioni di una donna che non ha conosciuto mai amore e rispetto, neanche dopo la morte. Luisa Sanfelice fonde il proprio ricordo tragico a quello della Rivoluzione napoletana del 1799. Il suo coinvolgimento nello sventare la congiura controrivoluzionaria dei fratelli Baccher, la fece diventare, suo malgrado, “Madre della Patria” e tornati i Borboni a Napoli, il suo epilogo fu quanto di più doloroso sia possibile ricordare. Luisa fu dolcissima donna bella e passionale, vittima di un marito irresponsabile e opportunista, della ferocia dei Borboni, simbolo della disumanità. SAN GIOVANNI A PIRO Il marito stesso la condurrà in carcere e l’11 settembre 1800, Ferdinando IV la farà decapitare, dopo terribile tortura. Quando Carolina, lo scorso 2 maggio, è stata scelta per interpretare Luisa, le emozioni, che la giovane e valente attrice di Cava dei Tirreni, aveva suscito, sono state forti e appaganti. Carolina, infatti, ha una personalità spigliata e passionale, è attrice che si emoziona ed emoziona, trascina con maestria in momenti di grande suggestione e d’incanto. La sua voce seducente, dalle note calde, la malia del suo canto, che richiama alla mente le leggendarie sirene, la sua frizzante e semplice vivacità, la sua duttilità interpretativa, ma soprattutto la grande capacità di emozionare, di commuovere e di turbare hanno indotto a sceglierla per la parte della protagonista. Carolina Damiani non recita, sente, interpreta, vive la gioia, la passione e il dolore fino al momento drammatico del martirio. Carolina ripercorrerà per il pubblico le orme di Luisa Sanfelice, nel suo triste pellegrinaggio, darà voce ad un antico lamento che il Cilento e il Regno di Napoli non hanno mai potuto dimenticare, farà rivivere l’emozione di un sogno, la ricerca appassionata di inutili chimere. Attualmente la brava Carolina è impegnata nella realizzazione dello spettacolo di rievocazione storica della peste a Cava de’ Tirreni che si terrà il 3 giugno in piazza Duomo con la regia di Annamaria Morgera e di Magda Bisogno e partecipa alla sit com “Coffee Break” , esperimento ludico di tre ragazzi di Cava dei Tirreni Mauro Paolucci, Amleto Picerno Ceraso e Andrea di Domenico, che hanno scritto e diretto le puntate in onda su Lira Tv e Telenuova. La bell’attrice cavese, che frequenta la prestigiosa Accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico e che ha cominciato a muovere i primi passi nell’affascinante mondo teatrale già dal 1992, a dispetto della sua giovane età, e successivamente anche in quello del cinema, è garanzia di spettacoli di quali- tà e di serate appassionanti, avvincenti e commuoventi. Carolina, sulla scena, è come Luisa, è come il mare, in lei le passioni annegano, si inabissano, ma la corrente di queste acque, sempre più velocemente la trasformano, lei stessa si trasfigura, intenerisce il cuore, lenta diventa per noi non più onda marina che travolge, ma pianto, dapprima immenso, che sgorga, scende, poi nelle tinte più fosche e cupe muta in piccola lacrima, che scorre nelle stanze intime dei nostri pensieri, fluisce verso emozioni che incontrano i dolori di tutta l’umanità. Luisa è l’emblema della tortura, quella antica e quella attuale, Carolina simboleggia un mondo che non si modifica mai: il nostro. Oggi questi spettacoli particolarissimi, organizzati dalla Casteldario e dall’ass. cult. “Arte e Parte” di Agropoli, che portano la firma di un regista d’eccezione quale quella di Roberto Biselli, direttore artistico del teatro di Sacco di Perugia, ambiscono a far ritrovare, alla sventurata ed involontaria eroina settecentesca, una dimensione nuova, caritatevole, una dignità umana, che riporti il rispetto della vita. www.castelloagropoli.com Milena Esposito Festa per i sei anni di pubblicazioni di Pyros Ermanno Corsi, presidente dell’ordine dei giornalisti della Campania e giornalista della Rai, ebbe a definirlo un “piccolo miracolo editoriale”. Domenica 5 giugno Pyros Informazioni , il giornale di San Giovanni a Piro, Scario e Bosco, ha festeggiato i sei anni di attività editoriale con manifestazione dal titolo “Pyros in festa”. Nel tardo pomeriggio si è svolto un convegno sul tema “Le istituzioni e l’informazione” e moderato dal giornalista Angelo Guzzo. Al tavolo dei relatori il neo sindaco di San Giovanni a Piro Maria Stella Giannì, il direttore di “Pyros” Salvatore Paradiso, il direttore del quotidiano “La Città” Luigi Vicinanza e Nicola D’Angelo, neo commissario dell’Authority per le Garanzie delle Comunicazioni. Dopo aver espresso i rituali saluti di benvenuto agli illustri ospiti, il Primo Cittadino ha svolto alcune puntuali riflessioni sul delicato tema della comunicazione istituzionale confermando il dirittodovere della pubblica amministrazione alla comunicazione verso i cittadini come un presupposto che assicura la trasparenza, l’imparzialità ed il buon andamento dell’attività amministrativa. Il sindaco Giannì, però ha richiamato tutti “al rigoroso rispetto delle regole, ciascuno nel proprio ambito di competenza”. Il direttore del mensile “in festa” ha declinato la “relazione pericolosa” esistente tra centri istituzionali ed informazione limitatamente al territorio comunale sangiovannese da quello speciale osservatorio del giornale locale. Dopo aver osservato che “la rubrica più letta sulla nostra testata è ‘Gli atti del municipio’ e che grande è il bisogno di informazione locale”, il direttore Paradiso ha testimoniato che la risposta delle istituzioni in questi anni non è stata univoca: accanto ad istituzioni che hanno compreso l’importanza del profilo informativo, altre hanno avuto paura dell’informazione”. Il direttore del quotidiano salernitano “La Città” , invece, ha rivendicato l’importanza dell’informazione locale osservando che “spesso le istituzioni sfuggono al dovere informativo trincerandosi diritto al dovere di riservatezza” . Velenosa anche la stoccata verso i poteri politici che negli ultimi anni hanno privilegiato l’informazione televisiva relegando la carta stampata nelle retrovie. I lavori del convegno sono stati conclusi dall’autorevole commissario dell’Authority per le Comunicazioni Nicola D’Angelo che ha ringraziato per le congratulazioni espresse da tutti i relatori sviluppando alcune considerazioni di pregio sul rapporto messo a tema dal convegno. D’Angelo ha evidenziato che “la relazione tra centri istituzionali e mondo dell’informazione può essere virtuosa come, per esempio, quando si aprono prospettive di agevolazione fiscale ed economica tali da consentire uno sviluppo più solido e duraturo dei mezzi di informazione”. Tuttavia, ha proseguito il magistrato, “il rapporto può anche essere vizioso laddove freni la libertà di espressione e ciò può avvenire anche attraverso il mancato rifornimento delle risorse. E’ anche e soprattutto un problema di risorse”- ha affermato con nettezza e forza il neo commissario dell’Authority guidata da Catricalà. Il moderatore del dibattito, Angelo Guzzo, ha ricordato che “Pyros Informazioni si colloca al secondo posto nella classifica di longevità di tutti i tempi dei giornali locali del Golfo di Policastro, subito dietro una testata vissuta tra il ’20 ed il ’30 denominata ‘Vaco i pressa”. Dopo una serie di domande del pubblico, tra cui quella del nostro Direttore Scandizzo relativa all’allocazione delle risorse, il direttore di Pyros ha presentato la nuova veste grafico del mensile che presenta con la copertina a colori, il passaggio alla stampa laser ed il nuovo modulo organizzativo del gruppo di gestione. Il convegno, al quale hanno partecipato circa duecento perosne, si è chiuso con la consegna delle targhe ai relatori e con un videoclip sulla storia editoriale dei sei anni di Pyros. In serata il festeggiamento per il giornale sangiovannese è proseguito in piazza con un assaggio gastronomico, la musica ed una serie di filmati storici sull’attività svolta dal giornale.Inoltre, è avvenuta la premiazione ufficiale del concorso svolto dal giornale che ha proclamato il miglior calciatore del secolo a San Giovanni a Piro ed a Scario. Non poteva mancare, e non è mancata, una gigantesca torta con le sei candeline spente dall’editore, dal direttore e dal tipografo in una cornice di festa popolare tranquilla e gioiosa. Si è chiusa così una giornata che ha visto protagonista questa esperienza editoriale longeva ed unica nel suo genere: è un fatto oggettivamente straordinario che su di un piccolo territorio di nemmeno quattromila anime, viva un mensile di venti pagine dedicato solo ed esclusivamente al territorio comunale. Tutto questo nell’era di internet e del mondo globalizzato. Salvatore Paradiso 14 N.22 ❚ 17 giugno 2005 CULTURA Remolino libera da auto e rumori all’abbraccio coni suoi amatori Maurizion Caronna: cultura e ambiente nel futuro dell’oasi del WWF “Nel silenzio assorto di un meriggio d’autunno tiepido, hai paura finanche di parlare per non profanare il regno di ninfe e satiri, gnomi e fate che di sicuro popolano gli anfratti segreti dei boschi e delle Gole del Calore” (Giuseppe Liuccio). Il 4 e il 5 giugno scorso, le Gole del Calore, in località Remolino di Felitto, si sono animate, popolate, arricchite di amanti della natura selvaggia che ancora regna nei territori dell’entroterra campana. Gruppi di escursionisti tra cui il Cai di Salerno, il Noitour di Agropoli, il Circolo canottieri della penisola Sorrentina ed altri si sono dati appuntamento a Remolino per una simpatica escursione tra grotte, pignatte e cascate, attraversando il ponte di Petratetta fino ad arrivare al ponte Medievale, in prossimità di Magliano. Al ritorno non sono mancati poi gli assaggi dei prodotti tipici felittesi, dai dolci ai fusilli, dai formaggi ai salami, all’acquasala con tanto buon vino locale. L’iniziativa, voluta dall’Amministrazione comunale, è riuscita nell’intento perché ha visto arrivare in due giorni molta gente soprattutto dei paesi costieri che si sono uniti ai felittesi per far festa. “Questa due giorni ci è servita come prova generale - afferma il sindaco di Felitto Maurizio Caronna – abbiamo dimostrato una buona organizzazione, vietando l’accesso alle macchine ed offrendo il sevizio navetta ai visitatori. Si sono mobilitati amministratori, componenti del WWF, della Pro-loco, della cooperativa sociale “Orizzonte” e le donne del paese che hanno preparato piatti speciali ed allestito una mostra di prodotti tipici molto variegata”. Naturalmente non si sentono pienamente soddisfatti e si pongono nuovi obiettivi da raggiungere. “Per far decollare il nostro turismo dobbiamo comunque costruire un “qualcosa” che sia autonomo, anche se connesso all’Amministrazione, che abbia al suo interno persone professionalmente capaci di organizzare, promuovere e gestire l’offerta turistica di questo territorio”. “E poi – sollecita ancora il sindaco – dobbiamo spingerci più avanti ed abbinare alla manifastazione un concorso letterario sull’ambiente”. Diventerebbe più interessante abbinare cultura, turismo e tradizioni. Gli interventi politici gli hanno dato ragione e Gennaro Mucciolo si è dichiarato d’accordo nel sostenere, in ambito regionale, un progetto del genere. “L’idea me l’ha suggerita il professor Giuseppe Liuccio che avevo invitato alla manifestazione e che per impegni già presi non ha potuto esserci. Ma le sue parole, i suoi messaggi sono molto forti. Ho infatti preso in prestito una sua frase per far conoscere questa iniziativa”. Gina Chiacchiaro CONTRONE E’ scomparso Carmine Ferrante Era laureato in scienze biologiche ma Carmine Ferrante, 49 anni, quattro figli, aveva un amore sconfinato per la natura e per la vita. E poi c’era la comunità, con l’impegno civile. Innanzitutto per Controne, microcosmo ma con un gran concentrato di passioni ed intelligenze, poco più di un fazzoletto di terra per meno di mille abitanti. Poi gli Alburni, e la Valle del Calore.Ogni mattina era a Roccadaspide, il comune capofila della zona, dove era professore amato dai ragazzi e stimato dai colleghi. Faceva politica, ma con dolcezza e stile. Il cuore di Carmine batteva a sinistra, poiché già suo padre, anche lui scomparso giovanissimo, era stato un socialista nenniano. Da qualche anno Carmine Ferrante si era avvicinato ai Ds. Era consigliere comunale a Controne, assessore alla comunità montana degli Alburni. La difesa puntigliosa dell’ambiente naturale e di un’idea non astratta di giustizia sociale erano al centro della sua vita. Era un uomo semplice, della disponibilità con tutti aveva fatto il suo tratto caratteriale. Così come della trasparenza. La pensava così anche sulle conoscenze scientifiche ed agronomiche sul fagiolo che suo cugino Michele aveva messo assieme con tanti sacrifici: “La gente deve sapere tutto. Spiega quello che sai”, gli diceva. E poi, più di altri, ha continuato a pensare che l’avvenire di quel suo “luogo dell’anima” fosse innanzitutto nelle energie dei suoi giovani. Con i quali aveva un rapporto splendido, da fratello maggiore. Carmine Ferrante aveva un concetto altissimo dell’onestà e così non esitava a dire come la pensava anche su argomenti spinosi. Era tra coloro che pensava che la Fondovalle Calore non poteva tramutarsi in sviluppo immediato, e a buon mercato. Lui pensava sempre al fiume, alla montagna, e poi i fagioli. Prima ancora venivano i giovani. Con loro, e per loro, aveva combattuto la sua ultima battaglia elettorale, quando per poche decine di voti aveva perso. Erano in molti a pensare, nel suo paese, che l’anno prossimo ce l’avrebbe fatta. Sì, nessuno più di Carmine Ferrante meritava quella carica. Alla moglie Ivana Caruso, ai figli, al fratello Mario vanno le condoglianze della nostra redazione. PISCIOTTA AII’agriturismo edu-didattico di Carlo Sacchi “il treno ha fischiato” Davvero “fantasioso”, il marchese Carlo Sacchi, proprietario dell ‘agriturismo edu- didattico di Pisciotta! La sua signorilità vive in felice connubio con la cultura, lo svago, il teatro e l’ospitalità. Sul fianco della collina che degrada verso quel mare solcato un dì dal nocchiero Palinuro, su quella fascia di terra contesa dalla ferrovia e dal mare è il San Carlo, antica dimora della nobilissima famiglia Sacchi. La struttura, ancora oggi è testimone della laboriosa vita che vi si svolgeva: è presente un forno a legna di pietra areìiaria , un frantoio con macina in pietra e torchio a vite completamente in legno con’ una leva a due bracci, una cappella privata dove ordine e misura architettonica ispirano devozione e, sotto le arcate in bella vista, grossi orci in terracotta che custodiscono gelosamente i segreti di un passato ormai lontano ma proprio per questo affascinante e misterioso ancora. Intorno, ulivi ultracentenari nodosi, autorevoli, imponenti, traboccanti di pagine di un tempo andato. Un manto verde cangiante, or si allarga a~chiudere il cielo, or si piega a rubare luce e terra a quel mare che, dalla notte dei tempi, lambisce questa costa e non sempre dolcemente! L’antica costruzione agrituristica, vera terrazza sul mare, è immersa in una natura I che inebria l’io dell’ospite sferzando il suo essere con fragranze di candido gelsomino, di acacia e rubicondo corbezzolo, svettante sentinella della brezza marina che intorno arruffa. E’ musico-terapia respirare il canto di variopinti uccelli, clandestini tra i rovi e sterpi. Divina la voluttuosità di questa splendida cornice e solo dopo che “ . . . il treno ha fischiato” si indossa malvolen- tieri la maschera del pirandelliano Belluca, troppo, schiavo della problematicità del quotidiano per potere immergersi in questo elisir di sapori e profumi dall’ anima antica. Incredibile ma vero: questo angolo di meraviglie, il marchese Sacchi l ‘ha messo a disposizione delle scolaresche del territorio compreso tra il Crinale degli Dei e Capo Palinuro. La professionalità dei suoi collaboratori, la tenace passion~ per la madre terra dei suoi contadini, farà conoscere agli scolari gli antichi cerimoniali che già i Greci e Focesi qui celebravano convinti del panteismo di questa terra. Carmela Migliorino LA SETTIMANA 17 giugno a cura di Diodato Buonora [email protected] Viaggi e assaggi Cucina con fantasia al “Miramare”di Agropoli Le luci di “Agropoli Vecchio” che si specchiano nel mare illuminato dalle barche che ormeggiano nel porto. Questa è la bella vista che si può ammirare dal ristorante “Miramare” di Agropoli, locale gestito da un giovane dinamico e volenteroso, Emilio Rizzo (nella foto). Per arrivarci, è sufficiente raggiungere il porto della ridente cittadina cilentana, da qui si prende la strada che va verso Trentova e dopo poche centinaia di metri si nota vistosa l’insegna blu del “Miramare”, nonostante che, in occasione della mia visita, le ultime due lettere dell’insegna “re” sono fulminate. Entrati, noto che l’interno è caldo, vivace (muri di colore arancione e lampadari variopinti) ed accogliente. Sin dall’inizio, a prendersi cura del nostro tavolo (eravamo in tre) ci ha pensato Emilio, che ci ha veramente coccolato per tutta la serata. Ci porta sia il menu (redatto con fantasia) che la carta dei vini. Quest’ultima è molto ricca nella scelta; in essa si possono trovare oltre ad etichette regionali e nazionali, anche quelle straniere della Francia, dell’Australia, del Canada, della Spagna e così via. Veramente due belle liste, sarebbero perfette con un po’ di cura e “manutenzione” in più: sono leggermente sgualcite e quella dei vini oltre ad avere degli errorini di maiuscole e minuscole, non presenta le annate dei vini, particolare importante per i clienti. Tel 0828.720114 Fax 0828.720859 e-mail: [email protected] url: www.ilvalcalore.it Da fare presente l’ottima scelta di distillati di primissima qualità. Come accade, sempre di più, ultimamente, essendo stato riconosciuto, ho lasciato fare in tutto. Ecco cosa mi hanno servito: mantecato di stoccafisso con scampi grigliati, mousse di ceci con polipo di scoglio all’aceto balsamico, patate carciofi e riccioli di calamari fritti (qui i carciofi erano un po’ duretti), tubetti con testa di ricciola, cavatelli con broccoli e tonno fresco al profumo di finocchietto selvatico, sformatino di spada farcito con scarola su letto di crema di fave. Tutti piatti abbastanza innovativi, ben presentati, che ho, per la maggior parte, gradito. A seguire, vista la buona scelta di formaggi della “Muraro Sapori”, selezionati dal Grafica ed Impaginazione Grafica Direttore Responsabile Il Valcalore / Il Diano Bartolo Scandizzo Direttore Responsabile Il Sele Stampa Grafiche Letizia - Roccadaspide (Sa) Oreste Mottola [email protected] In Redazione Vincenzo Cuoco, Enza Marandino, Anna Vairo Corrispondenti: Eboli: Raffaella R. Ferrè Agropoli: Nicola Rossi Golfo Policastro: Salvatore Paradiso Campagna: Mario Onesti Francesca Pazzanese Roccadaspide: Vallo di Diano: Carmine Marino Gian Paolo Calzolaro Battipaglia: Segreteria di Redazione Iscritto nel Registro della Stampa periodica del Tribunale di Salerno il 24.4.1999 al n.1047 Iscritto nel Registro della Stampa periodica del Tribunale di Vallo della Lucania al n. 109 del 27/6/2003 Iscritto nel Registro della Stampa periodica del Tribunale di Vallo della Lucania al n. 101 del 27/11/2002 Gina Chiacchiaro Responsabile Trattamento Dati Tiratura: 5000 copie Bartolo Scandizzo grande esperto Alberto Marcomini, ho approfittato per assaggiarli con diverse confetture. Così, come ha consigliato Emilio, ho preso cinque grandi formaggi abbinati ad altrettante confetture come quella alla rosa canina, ai mirtilli rossi, ai fichi, ai limoni amari o al miele d’acacia. Non pachi, abbiamo voluto vedere anche l’abilità del pizzaiolo, così, in tre ci siamo divisi un’ottima pizza con mozzarella, rucola, pomodorini e lardo di Colonnata. Dulcis in fundo, mi è arrivato un buon dolce “ricotta e fragole”. Come vino, per “innaffiare” questa piacevole serata, abbiamo bevuto: “Sauvignon 2003 Alto Adige Doc di Tramin”, “Casalta 2004 Pinot Grigio Colli della Toscana Centrale Igt della Ruffino” e “Passula Passito di Alfonso Rotolo”. Comunque, un locale che merita una vostra visita. Per una cena come la nostra, prevedete una spesa di 35 euro a persona, vini esclusi. P.S. Ho saputo che dopo la nostra visita, seguita da una breve chiacchierata, l’insegna è stata aggiustata e le carte sono arrivate nuove fresche di stampa. A voi il compito di verificare… Ristorante “Miramare”, Via S. Francesco 63, 84043 Agropoli (SA). Tel. 0974.822022. Chiuso il martedì. A pranzo aperto solo la domenica o su prenotazione. Voto 74/100. La ricetta della settimana Zuppa di pescatrice e ceci Ingredienti per 4 persone: 2 code di pescatrice - 400 g di ceci in scatola - 1 scalogno - 1 spicchio d’aglio - 150 g di salsa di pomodoro - 1 bustina di zafferano - 2 bicchieri di brodo vegetale - 2 cucchiai di prezzemolo tritato - 8 fette di pane casereccio - olio extravergine d’oliva – sale. Preparazione: Pulire la pescatrice. Tagliarla a tranci. Far tostare le fette di pane per alcuni minuti nel forno già caldo a 200°, poi strofinarle, ancora calde, con uno spicchio d’aglio diviso a metà. Tritare finemente lo scalogno. Scolare i ceci dal liquido, metterli in un colino e sciacquarli sotto l’acqua. Far appassire lo scalogno nella casseruola con un filo d’olio, unire la salsa di pomodoro e cuocere per 5-6 minuti a fuoco dolce. Aggiungere i pezzi di pescatrice, cuocere un minuto per parte. Sciogliere lo zafferano in una tazzina di brodo caldo e versare nella zuppa. Unire il resto del brodo, bollente, e i ceci. Mettere il coperchio alla casseruola e cuocere a fuoco moderato per altri 10 minuti. A fine cottura regolare di sale e completare con il prezzemolo. Mettere le fette di pane nei piatti, versare sopra la zuppa e portare in tavola. Vino consigliato: Rosagiulia, Rosato Colli di Salerno Igt, Monte Pugliano.