5 ottobre 2016 - F - Bollati Boringhieri
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5 ottobre 2016 - F - Bollati Boringhieri
05/10/2016 Pag. 51 N.41 - 12 ottobre 2016 diffusione:143645 tiratura:245968 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato STORIE della settimana BRIVIDI E AZIONE A destra, Tom Cruise, 54 anni, in Rogue Nation, quinto capitolo di Missioni Impossible. Scene ad alto tasso d'adrenalina, inseguimenti e scazzottate l'hanno resa una saga amata soprattutto dagli uomini. Il sesto episodio, sempre con Cruise nei panni dell'agente Hunt, verrà girato in primavera e uscirà nel 2018. ' "SÌ / J La violenza dei maschi ha origini antiche. E l'istinto animalesco che guidava i Centauri Ss*. LUIGI ZOJA Psicoanalista junghiano, ha dedicato vari saggi alla figura del maschio e alla crisi della paternità. L'ultimo è Centauri. Alle radici della violenza maschile (Bollati Boringhieri, 12 euro), versione aggiornata e ampliata con nuove riflessioni di un testo del 2010. Metà uomini e metà cavalli, conoscevano solo lo stupro come rapporto sessuale. Quelle creature mitologiche sono Varchetipo della parte buia che arma la mano di un marito o spinge il branco ad aggredire. E che sta schiacciando l'altro polo dell'identità maschile, oggi in crisi: ilpadre affettuoso. Ne parliamo con uno psicanalista che al "Centaurismo" ha dedicato un saggio m DI GAIA GIORGETTI C i uccidono, ci stuprano, ci trattano come un bottino di guerra. La violenza negli uomini ha a che fare con il gruppo. Nel loro inconscio, infatti, partecipano a un rito che risale alla notte dei tempi: predarci istintivamente, come fanno i Centauri del mito greco, metà uomini e metà cavalli, ovvero l'archetipo della parte buia del maschio. In questa istintualità animalesca, che conosce solo il possesso brutale, l'abuso, la devastazione, sta la radice della violenza maschile, che rischia di riemergere oggi come unico polo dell'identità dell'uomo. Un'«epidemia psichica della civiltà», come la definisce lo psicoanalista junghiano Luigi Zoja nel suo ultimo libro Centauri. Alle radici della violenza maschile (Bollati Boringhieri). In ogni atto di violenza su una donna, non agisce nell'uomo solo la sua identità psichica, ma un istinto collettivo, che affonda le radici nell'anima maschia, aggressiva e predatrice, che è dentro di lui sin dalla nascita. L'ombra dell'uomo-animale è quella del Centauro: si manifesta sia nel branco sia quando arma la mano di un marito che uccide la sua donna. Questo flusso di coscienza collettiva solleva dalla colpa e dalla responsabilità individuale e, in qualche modo, legittima un comportamento addirittura sociale. • 51 05/10/2016 Pag. 51 N.41 - 12 ottobre 2016 diffusione:143645 tiratura:245968 STORIE 33, a Colonia, in Germania. A gennaio della settimana ha protestato senza veli davanti al Duomo contro le violenze commesse selbs-t wenn w i r n a c k t s i n d IH da alcuni uomini nei confronti di un centinaio di donne che festeggiavano il Capodanno in piazza. Il suo cartello recita: «Rispettateci! Non siamo prede A libere nemmeno se siamo nude!». Sta qui, in questo "patto antico" tra maschi, la radice della violenza contro le donne: il branco che identifica l'eros con il possesso orgiastico e lo stupro. Dottor Zoja, oggi quale modello di identità maschile si sta imponendo? «L'identità maschile ha due poli: quella più recente, l'uomo-padre, una condizione sociale perché la paternità non è istintuale, ma frutto della civiltà, e quella antica dell'uomo-animale. Questi due aspetti sono meno collegati tra loro di quanto lo siano, invece, i due poli dell'identità femminile: la donna-madre e la donna-compagna, due condizioni che esistono nel mondo civile, ma anche in quello animale. L'evoluzione non ha cambiato l'armonia nella dualità della donna. Invece, dopo la crisi del modello patriarcale, è riemersa la parte più animale dell'uomo». Quindi è riemerso l'uomo-animale, mentre non è cambiata l'identità femminile? «L'identità maschile varia con il tipo di società e di cultura, molto più di quella femminile, che non ha scollamenti tra natura e società: la maternità è un processo armonico, che ha sì anche infiniti aspetti culturali e differenze a seconda delle società, però ha una parte fisiologica fondamentale in sintonia con la natura. L'identità femminile non è competitiva, perché le donne sono istintivamente portate alla cura verso gli altri». L'uomo-animale, invece, non prova empatia? E per questo che nasce la violenza? «Nei maschi c'è una mancanza di compassione: l'altro diventa ai loro occhi un oggetto e non una persona. Pensate alle guerre, dove la popolazione nemica è qualcosa da distruggere e viene percepita come non umana. In questo vuoto empatico cadono i tabù e le inibizioni. Negli stupri di guerra o di gruppo, nella violenza sulle donne accade proprio questo: lei è un oggetto 52 verso il quale non si prova nulla di umano». Quanto di questa istintualità animalesca ritroviamo nella società di oggi? «Ce tutto il potenziale perché si riattivi l'archetipo del Centauro, radicato nell'inconscio collettivo maschile. A ben vedere noi consideriamo gli antichi greci il massimo della raffinatezza culturale, la base del nostro sapere. Ma i loro dei rapiscono una donna al giorno e i Centauri, che sono esseri mitici a metà tra l'umano e il divino, conoscono solo lo stupro come rapporto sessuale. Oggi, davanti alle violenze sessuali o ai femminicidi, non dobbiamo fare gli ingenui sostenendo che queste cose non hanno precedenti: dentro noi uomini esiste addirittura una predisposizione alla violenza contro le donne, che in questo nostro mondo senza padri rischia di avere la meglio». Il bambino sa già che cos e il Centauro? «Sì. Ogni uomo, sin da piccolo, ha dentro questa parte inconscia pronta a riaffiorare». Lei ha parlato di "epidemia psichica della civiltà": la violenza dei singoli si riconnette a questo archetipo maschile, a una sorta di richiamo antico? «Sì, si connette a qualcosa di collettivo. Gli stupri di guerra, per esempio, sono puniti dai codici militari, ma sono tollerati dagli ufficiali. E assistiamo a stupri collettivi in Africa o in America Latina, anche quando è ufficialmente tornata la pace. Nelle guerriglie di questi Paesi vengono reclutati dodicenni, che conoscono la violenza come prima forma di sessualità. Ci sono poi documenti che testimoniano le razzie sessuali commesse dall'Armata Rossa nel 1945. Eppure tutto è passato sotto silenzio e le donne non hanno mai ricevuto nemmeno il riconoscimento del torto subito. Gli studi all'interno dell'esercito americano rivelano che il tasso di criminalità dei soldati, per esempio relativo ai furti, è simile a quello della popolazione civile eccetto che per lo stupro, molto più alto». L'esistenza di una violenza collettiva maschile solleva l'individuo dalle sue responsabilità individuali? «Cambia la consapevolezza della colpa perché entra in scena questo richiamo inconscio, orgiastico. Che si tratti di un gruppo di militari, di una banda delle periferie o di un singolo non viene avvertita la trasgressione». Quindi un marito che massacra la moglie è come se avesse agito partecipando all'orgia maschile del predominio? «Secondo me sì. L'inconscio personale può avere radici molto profonde in quello arcaico, dove riecheggia il mito del maschio Centauro. Non è necessaria la guerra perché questa dimensione psichica riaffiori e diventi un fenomeno di massa, un contagio psichico». Lei scrive: «Il Centaurismo è quasi ineducabile». Come se ne esce allora? «Tornando a coltivare l'identità paterna e ricostruendo l'affettività maschile». Il Centaurismo può imporsi ancora di più se avanzano culture che disprezzano le donne? «Sì, e infatti quando si parla di accoglienza degli immigrati credo che la strada giusta sia quella di dare la precedenza alle famiglie e non ai soli uomini. Nel mondo arabo, terribilmente arcaico nei confronti della donna, il maschio magari sogna le vergini in paradiso. Ben diverso, invece, il padre arabo che sa assumersi perfettamente le proprie responsabilità di genitore». 0 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LE DONNE NON SONO PREDE A destra, l'artista svizzera Milo Moiré, Respektiert m \ \ Vlir sirici keiri Treiwild