Così i ragazzi finlandesi imparano a stirare in classe

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Così i ragazzi finlandesi imparano a stirare in classe
CRONACHE
Corriere della Sera Lunedì 11 Maggio 2015
27
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Il reportage
Roma
Famiglie, slogan
e movimenti
alla marcia
contro l’aborto
di Federica Seneghini
ROMA «Una mamma, un papà,
DALLA NOSTRA INVIATA
Sono appena passate le undici e a Muurame, nel cuore della Finlandia, nell’aula Ko.3 della scuola
statale Nisulanmäki, 15 ragazzini tredicenni posano i libri
sui banchi e indossano i loro
grembiuli colorati. Ognuno ha
un compito ben preciso. Veera
scarica la lavastoviglie. Aada e
Joona apparecchiano, posizionando con attenzione piatti,
posate e bicchieri sui banchi.
Wenla e Juuli, invece, aspettano
che il ferro si scaldi prima di
stirare tovaglie e tovaglioli.
L’aula dove si insegna kotitalous, economia domestica, assomiglia a un grande monolocale: c’è una lavatrice, una
asciugatrice, un frigo, lavandini, piastre elettriche e un forno, nel quale Petrus ha appena
infilato una teglia di ciambelle.
L’insegnante Taru Lahti,
31enne dal piglio deciso, controlla che tutto sia fatto secondo le sue indicazioni. «La scorsa settimana abbiamo imparato come preparare un pranzo di
Pasqua» spiega. «Oggi bisognerà iniziare a pensare alla
prossima. Gli studenti decidono il menu, quello che vogliono imparare. Io faccio la spesa». I ragazzi obbediscono, sorridono. Sono tutti scalzi, come
in una qualsiasi casa finlandese, e forse anche questo contribuisce a rendere l’atmosfera
più familiare. Dalle grandi finestre s’intravede il parcheggio
delle bici e il lago Päijänne ricoperto ormai solo in parte dal
ghiaccio che l’ha nascosto durante l’inverno. Bussano alla
porta: è Peter. Ha fatto tardi
perché ha giocato a floorball —
sorta di hockey in palestra molto amato nel Nord Europa — e
la partita del torneo scolastico
è andata ai supplementari.
Il corso di Taru non è una
sperimentazione ideata da
qualche movimento femminista. A Muurame, come in tutto
il Paese, da almeno trent’anni
l’economia domestica fa parte
del programma della scuola
dell’obbligo per gli studenti dai
13 ai 15 anni. Si impara a cucinare, a lavare a mano i capi delicati e a usare il denaro in modo responsabile. Niente di così
diverso da quella che era l’economia domestica insegnata in
Italia fino agli anni Sessanta.
Solo che qui partecipano sia i
maschi sia le femmine. Tre ore
alla settimana per tutti: le loro
MUURAME (FINLANDIA)
1 abbonamento a
Insieme
Ragazzi e ragazze
preparano
insieme il caffè,
i dolci e
apparecchiano
i tavoli. L’aula
dove si fa lezione
somiglia a un
appartamento
con tutti gli
elettrodomestici
(foto Seneghini)
questa è la vera libertà».
Gridano i partecipanti alla
quinta «Marcia per la vita» che
si è tenuta ieri a Roma. Sono le
due di pomeriggio e sotto un
sole cocente una donna
prende in mano il microfono
per raccontare il dolore che
ancora si porta dentro per
avere abortito, un’altra, invece,
racconta di come un Centro
per la cita l’abbia aiutata a far
nascere suo figlio. Siamo in via
della Conciliazione, poco
prima papa Francesco, al
termine dell’Angelus, aveva
lodato l’iniziativa. Il corteo è
colorato, poco rumoroso, con
tante famiglie e bambini.
All’inizio sfila un enorme
Cristo in croce. Molti gli
striscioni contro la 194. «Basta
genocidi silenziosi», «Nata da
uno stupro, amo la mia vita»,
Così i ragazzi finlandesi
imparano a stirare in classe
Economia domestica obbligatoria per tutti. «Sono le ore più amate»
Su Corriere.it
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la versione
integrale e
guarda tutte le
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dalla scuola
finlandese su
www.corriere.it
preferite, secondo un recente
sondaggio pubblicato sul quotidiano Helsingin Sanomat.
Così come sono molto amate le
lezioni di käsityö, obbligatorie
dal primo anno di scuola. Si
impara a fare la maglia, rattopparsi un calzino o costruire una
slitta per divertirsi sulla neve.
«Insegnare a questi ragazzi
come cavarsela da soli in casa
significa renderli autonomi»
commenta Taru Lahti, che a 31
anni è insegnante di ruolo da 5.
«Sono cose di cui tutti avranno
bisogno fra cinque anni, quando andranno a vivere da soli».
Le fa eco il giovane Petrus. Che
ha già deciso. «Dopo la maturità andrò a vivere a Jyväskylä e
mi iscriverò a Economia» spiega asciugandosi le mani sporche di farina su uno strofinaccio. Lo Stato gli garantirà una
borsa di studio di 500 euro, come a tutti gli studenti del Paese. «Ma nessuno verrà a casa a
stirarmi le camicie o prepararmi da mangiare, di certo non
mia madre. Per questo credo
In «classe» Taru Lahti, 31 anni, insegna anche a stirare. Nella scuola «Nisulanmäki» di Muurame c’è
un’aula specifica dove si insegna «kotitalous», cioè economia domestica (foto di Federica Seneghini)
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sia giusto, e naturale, che anche i maschi imparino come si
fa».
Parole che sgretolano i ruoli
di genere, vale a dire cosa la società si aspetta dai maschi e cosa dalle femmine. E misurano
tutta la distanza che c’è tra la
Finlandia, dove ogni persona
adulta nata dopo il 1970 ha imparato a scuola come prendersi
cura della casa, e l’Italia. «Dove
le iniziative che puntano a eliminare gli stereotipi di genere
spesso sono viste con sospetto» dice Emanuela Abbatecola,
docente del Dipartimento di
Scienze della formazione dell’Università di Genova. «Anche
se l’obiettivo è fare crescere
(nuovi) adulti più liberi nella
vita privata oltre che nel mercato del lavoro».
Oltre le paure e le parole, restano i dati. Con la Finlandia
che nella classifica del «World
Economic Forum» sul «Gender
Gap», che misura la parità tra i
generi, quest’anno si è piazzata
al secondo posto, subito dopo
l’Islanda. L’Italia al 69esimo.
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@fedesene
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il piano
 In Finlandia
da decenni
l’economia
domestica
fa parte
del programma
della scuola
dell’obbligo
per gli studenti
dai 13
ai 15 anni
 Gli alunni —
femmine e
maschi —
imparano
a cucinare, a
lavare a mano i
capi delicati
e a riconoscere
un’intolleranza
alimentare
 Il calendario
prevede 3 ore
alla settimana:
secondo
un sondaggio
è il momento
preferito
a scuola
«L’aborto non è diritto è un
delitto». Alcuni mostrano foto
di ecografie con su scritto:
«Mamma lasciami vivere». Un
trenino pieno di bimbi
accompagna il corteo. I vessilli
politici sono banditi, quelli
che sventolano appartengono
ai gruppi e ai movimenti. Chi
sfila non è incline ai
compromessi. «La donna non
può decidere della vita di un
altro essere umano, l’utero è
suo ma non la vita che c’è
dentro» dice Giovanni, 25
anni. «Il problema è se lei in
un seme ci vede un seme o se
ci vede un albero — spiega
Giampaolo, 42 anni, senese,
alla sua terza marcia per la
vita—. L’aborto non deve
essere consentito neanche in
caso di stupro, non vedo
perché dovremmo aggiungere
a un crimine un altro
crimine». All’iniziativa,
secondo gli organizzatori,
hanno preso parte 40mila
persone provenienti da tutta
Italia, più alcune delegazioni
internazionali.
Mo. Ri. Sar.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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