appunti sulle finalitá e sulla unicitá del bilancio di esercizio

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APPUNTI SULLE FINALITÁ E SULLA UNICITÁ DEL
BILANCIO DI ESERCIZIO
- Breve rassegna della letteratura economico – aziendale in materia
Il tema della definizione della finalità che dovrebbe governare il processo di
redazione del Bilancio d’esercizio ha trovato ampia ed articolata attenzione nella
dottrina ragionieristica ed economico – aziendale italiana, avviando un dibattito che
in diverse fasi ha assunto toni alquanto animati. Allo stesso tema è risultato
lungamente collegato il tema relativo alla individuazione dei criteri che debbono
presiedere alla redazione di tali documenti di sintesi sulla base degli identificati
scopi 1.
Il dibattito appena menzionato presenta una evidente rilevanza e centralità che
risultano già ampiamente e chiaramente percepite dallo stesso Besta quando il
Maestro evidenziava come a “criteri e procedimenti diversi” corrispondono
“diverse cause e diversi fini che muovono alla formazione dell’inventario”2.
In sintonia con il proprio Maestro, Gino Zappa sottolineava come “secondo il
mutare dello scopo che si vuol raggiungere … uno stesso insieme di elementi può
razionalmente essere valutato in diverse misure”3.
A queste indicazioni si aggiungono quelle del Ceccherelli quando si trova a
evidenziare come nel Bilancio in base agli scopi perseguiti si modificano “i criteri
teorici e le modalità tecniche della sua formazione”4. Dello stesso tenore appaiono
1
In tal senso, P. ONIDA (Il Bilancio di esercizio delle imprese. Significato economico del Bilancio.
Problemi di valutazione, IV Edizione, Giuffré, Milano, 1974: 4) precisava che “senza la specificazione dei
fini non è possibile comporre o interpretare logicamente alcun bilancio”. Lo stesso Maestro considerava
“questo principio come generalmente trascurato, se non proprio ignorato, dagli antichi scrittori di
ragioneria”. In altro contributo, l’Onida, aveva ulteriormente specificato il suo pensiero argomentando che
“Si dice che i bilanci ordinari d’esercizio delle imprese in funzionamento hanno il comune obiettivo della
determinazione del reddito e della correlativa valutazione del patrimonio. Se non che, espresso in questi
termini, il comune obiettivo risulta … tutt’altro che sufficientemente specificato, considerate le diverse
configurazioni attribuibili al reddito e al patrimonio di bilancio” (P. ONIDA, Natura e limiti della politica di
bilancio, in Riv. Dottori Commercialisti, 1974: 908). Sulla grandezza oggetto di determinazione all’interno
del Bilancio d’esercizio lo stesso autore aggiunge che “La determinazione del patrimonio è strumentale
rispetto alla determinazione del reddito di ‘competenza’ dell’esercizio” (P: ONIDA, Natura e limiti della
politica di bilancio, in Riv. Dottori Commercialisti, 1974: 908).
2
F. BESTA, La Ragioneria, Vol. II, Vallardi, Prima edizione, 1920: Vol. II, 11.
3
G. ZAPPA, La determinazione del Reddito nelle imprese commerciali, Anonima Libraria Italiana, Roma,
1920: 24.
4
A. CECCHERELLI, Il linguaggio dei bilanci, Le Monnier, Firenze, Prima Edizione, 1939: 12. Lo stesso
studioso afferma, inoltre, che “Quando si afferma, come comunemente si usa affermare, che lo scopo del
bilancio è quello di determinare i resultati di esercizio e, nel contempo, di mettere in evidenza la situazione
patrimoniale dell’impresa, in un dato momento, bisogna accogliere con molta cautela la seconda parte
dell’affermazione” (A. CECCHERELLI, Il linguaggio dei bilanci, Le Monnier, Firenze, Prima Edizione, 1939:
13). Più in là il Ceccherelli conclude che “Di fatto, esso (il bilancio) dimostra il risultato dell’esercizio e
quella situazione patrimoniale che è conseguenziale di tale accertamento” (idem, 1939: 18).
2
le riflessioni proposte sull’argomento da Aldo Amaduzzi ove afferma che rispetto
ad una data impresa “si possono redigere bilanci diversi per contenuto qualitativo e
per valori, a seconda che muti la finalità della compilazione”5; ed ancora lo stesso
autore puntualizza che “Il bilancio dice quanto il suo compilatore, in rispondenza
agli interessi semplici o combinati che lo ispirano, gli fa dire. Tuttavia il bilancio
non dice nulla o dice male quando viene dettato da gruppi di interessi che fra loro
non sono conciliabili nell’unica data soluzione di bilancio”6. Lo stesso autore
lapidariamente conclude con la seguente frase: “La plurivalenza del bilancio non
esiste”.
Alle precedenti considerazioni risultano concordi quelle dell’Amodeo ove
precisa come “uno degli scopi principali del bilancio di esercizio …, si riconosce,
generalmente, nell’informare numerose e svariate categorie di persone circa lo
“stato” dell’impresa societaria e il suo ‘andamento’”7; che, in altro contributo,
afferma come sia “universalmente noto … che il bilancio di esercizio non” possa
“rispondere, in unica struttura, ad esigenze diverse”8.
Ulteriormente suonano concordi le parole del Ferrero quando specificava che
“La redazione di un ‘bilancio concreto’ è vincolata non ad un ‘fine’ unico, ben
determinato, bensì ad una pluralità di obiettivi, per conciliare i quali il
‘compromesso’ è via obbligata”9.
Quanto richiamato nelle precedenti riflessioni costituisce testimonianza
evidente di come la dottrina economico – aziendale italiana abbia nel corso degli
anni individuato lo stretto legame che sussiste tra le finalità del bilancio e le
corrispondenti modalità di formazione. L’affermazione di questo legame ha
costituito solida base per segnalare come prassi da evitare quelle che prevedevano
il ricorso alla molteplicità dei fini ispiratori del bilancio. In tal senso, già il
Ceccherelli giudico negativamente il comportamento seguito in numerose prassi
aziendali giungendo a dichiarare come “non si possono attribuire al bilancio
illimitate possibilità dimostrative”10.
Ricorre a parole altrettanto nette l’Onida quanto giudica come comportamento
ampiamente superato dalla dottrina (quella migliore) “la tanto diffusa –
5
Aldo A MADUZZI, Conflitto ed equilibrio di interessi nel bilancio dell’impresa, in Studi di Economia
Aziendale, 1949: 433.
6
A . AMADUZZI, Conflitto ed equilibrio di interessi nel bilancio dell’impresa (1949), in Studi di
Economia Aziendale, pag. 433.
7
D. AMODEO, Il bilancio della società per azioni come strumento di informazione, in Riv. Dottori
Commercialisti, 1970, pag. 875.
8
D. AMODEO, Il bilancio della società per azioni come strumento di informazione, in Riv. Dottori
Commercialisti, 1970, pag. 878.
9
G. FERRERO, I complementari principi della “chiarezza”, della “verità” e della “correttezza” nella
redazione del bilancio d’esercizio, 1991: 33.
10
A. CECCHERELLI, Il linguaggio dei bilanci, Le Monnier, Firenze, Prima Edizione, 1939: 14.
3
specialmente per i pratici meno colti – pretesa --- di far servire lo stesso bilancio
per i più disparati intenti” 11.
L’unicità dello scopo richiede a questo punto l’identificazione di quale sia lo
scopo cui informare la stesura del bilancio. Lo stesso Besta lo individuava nella
capacità che ogni azienda dovrebbe avere nel “rilevare lo stato del patrimonio e i
risultamenti della gestione passata”12. In merito il Ceccherelli precisava che con il
Bilancio si intendeva giungere alla redazione di un documento che fornisse la
rappresentazione dell’utile o della perdita dell’impresa13. Ad una sintesi delle
opinioni espresse a tal riguardo era giunto l’Onida quando rilevava che “i bilanci
ordinari d’esercizio mirano specialmente a determinare lo stato o la situazione del
patrimonio dell’impresa e, insieme, il reddito (utile netto o perdita netta) …
dell’esercizio14.
Lo scopo del bilancio di esercizio viene pertanto generalmente inteso nella
contestuale e complementare determinazione e rappresentazione del capitale di
funzionamento e del reddito di uno specifico periodo amministrativo. Se, tuttavia,
vi è da tempo concordia nell’enunciare lo scopo del bilancio altrettanta unanimità
non sussiste nella possibilità che esso possa essere perseguito secondo condivise
ed oggettivamente determinate modalità. A tal riguardo sono esemplare, per
chiarezza, le parole dell’Onida quanto afferma che la “così detta ‘ reale situazione
dell’azienda o del patrimonio’ … si potrebbe dire un’entità tanto potente quanto
misteriosa, avente sede (soltanto) nell’umana coscienza”15.
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- Il quadro concettuale dello IASB
Il Framework dello IASB è stato approvato e pubblicato nel luglio del 1989 allo
scopo di sostenere il perseguimento dell’obiettivo della standardizzazione
contabile internazionale, attraverso la definizione di un quadro concettuale da cui
far discendere per via deduttiva un insieme coerente di principi contabili.
Nel documento in parola vengono affrontate le questioni contabili connesse al
processo di redazione del Bilancio di esercizio e di quello consolidato, ovvero
relative alla rilevazione, rappresentazione e valutazione delle voci presenti nella
Situazione patrimoniale e nel Conto economico.
11
P: ONIDA, Natura e limiti della politica di bilancio, in Riv. Dottori Commercialisti, 1974. Per una più
completa rassegna sulla letteratura nazionale ed internazionale relativa al tema della molteplicità degli scopi
connessi alla redazione del Bilancio di esercizio rinviamo al contributo di P. DI TORO, G. IANNIELLO, La
politica di redazione del bilancio di esercizio, Cedam, Padova, 1996.
12
. BESTA, La Ragioneria, Vol. II, Vallardi, Prima edizione, 1920: Vol. II, 13.
13
. A. CECCHERELLI, Il linguaggio dei bilanci, Le Monnier, Firenze, Prima Edizione, 1939: 17.
14
. P: ONIDA, Natura e limiti della politica di bilancio, in Riv. Dottori Commercialisti, 1974: 7.
15
. P: ONIDA, Natura e limiti della politica di bilancio, in Riv. Dottori Commercialisti, 1974: 5-6.
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Nel quadro concettuale l’allora IASC aveva ritenuto di individuare un contributo
alla standardizzazione contabile, dato che da esso derivava la definizione di un
Bilancio redatto con la funzione di fornire informazioni utili ai processi
decisionali dei vari operatori economici interni ed esterni all’azienda. I documenti
di sintesi annuale consentono, infatti, di soddisfare le esigenze conoscitive delle
molteplici categorie di utilizzatori favorendone gli specifici processi decisionali.
Tali soggetti compiono le rispettive scelte gestionali valutando la solidità
finanziaria dell’azienda, la capacità di distribuire dividendi, la possibilità di pagare
gli stipendi ai dipendenti, etc.
Le valutazioni in parola presuppongono la disponibilità di informazioni che, in
parte, richiedono un ampliamento del tradizionale contenuto dei Bilanci e che
conducono tuttavia ad altre fonti estranee alle rilevazioni contabili.
Le iniziali impostazioni del quadro concettuale hanno subíto una modificazione
nella fase di riforma dello IASB accogliendo l’idea che la finalità delle informazioni
di Bilancio deve essere primariamente orientata alla soddisfazione dei bisogni
degli investitori. Tale cambiamento rientra nel processo di collaborazione con la
IOSCO legato all’accoglimento dei principi IAS da parte delle principali autorità di
vigilanza sui mercati dei capitali.
Nella struttura e nel contenuto del Framework dello IASB approvato nel 1989 si
sono riflesse differenti impostazioni teoriche sulla finalità dei Bilanci, in quanto
espressione di diverse culture contabili. Tra queste un riferimento particolarmente
significativo è derivato dal contesto statunitense ed in particolare dal quadro
concettuale del FASB elaborato tra il 1978 ed il 1985.
In termini generali una delle prime asserzioni relative al Conceptual
Framework chiarisce la funzione di servizio che tale documento è destinato ad
assolvere. Il quadro concettuale intende essere di ausilio, non solo all’attività di
emanazione dello IASB, contribuendo anche all’operatività di altri enti contabili
nazionali ed internazionali, ma anche al miglioramento qualitativo dei processi di
redazione e di revisione dei Bilanci, nonché all’utilizzazione delle informazioni da
parte di tutti i soggetti comunque coinvolti.
Il primo obiettivo perseguito dal Framework consiste nel fornire assistenza al
Board dello IASB nella definizione dei nuovi principi contabili internazionali,
nonché nei processi di revisione ed aggiornamento degli standards emanati prima
del 1989. In particolare, tale documento intende sostenere le scelte relative alla
riduzione ed eliminazione dei metodi contabili alternativi presenti negli IAS, in
coerenza ed in coordinamento con il progetto comparabilità definito con la
pubblicazione nel 1990 dello Statement of intent.
Secondo lo IASB gli enti di regolazione contabile nazionale, siano essi istituzioni
private od enti governativi, possono trovare nel Framework un sistema
interpretativo cui fare ricorso nei processi di emanazione dei principi contabili
nazionali ed internazionali.
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Il quadro concettuale si rivolge, inoltre, a tutti i professionisti della contabilità
che si occupano della redazione dei documenti di sintesi, nonché dei processi
legati alla loro revisione. Per i redattori del Bilancio il Framework costituisce un
utile ausilio per l’interpretazione ed applicazione dei principi contabili
internazionali, nonché per dedurre le soluzioni da adottare rispetto alle questioni
contabili non ancora affrontate dallo IASB. I revisori dei conti, incaricati di eseguire
i controlli sui Bilanci, possono trovare nel quadro concettuale un opportuno
riferimento per valutare la conformità dei documenti di sintesi sottoposti
all’attività di revisione rispetto ai principi contabili internazionali. Al Framework
fanno ricorso gli utilizzatori delle informazioni di Bilancio che trovano in esso la
chiave interpretativa delle voci di Stato patrimoniale e di Conto economico,
potendo così giungere alla razionale assunzione delle decisioni.
Il quadro concettuale dello IASB fornisce, infine, utili informazioni per
comprendere e ricostruire il processo che ha condotto all’emanazione dei principi
IAS. Riguardo al contenuto del Framework, ovvero alla individuazione dei temi
connessi alla redazione dei Bilanci, viene proposta la seguente articolazione
relativa a:
a) gli obiettivi;
b) i postulati;
c) le caratteristiche qualitative che le informazioni devono possedere affinché
siano utili per i processi decisionali;
d) le regole per la definizione delle voci di Stato patrimoniale e di Conto
economico e le norme da seguire per la loro corretta iscrizione e
valutazione;
e) i concetti di capitale e di “conservazione” dello stesso.
Il quadro concettuale dello IASB riguarda la corretta redazione dei documenti di
sintesi annuale siano essi i Bilanci di esercizio, oppure quelli consolidati.
Nell’impostazione dell’allora IASC il Bilancio veniva inteso come uno dei
principali strumenti utilizzati dalle aziende per realizzare la comunicazione
economico – finanziaria nei confronti di tutti i potenziali destinatari esterni ed
interni.
Il Bilancio comprende lo Stato patrimoniale, il Conto economico e lo schema di
rendiconto finanziario. Il documento in parola contiene di norma anche i prospetti
esplicativi delle voci di Bilancio e della gestione aziendale. Ad esso si aggiungono
alcuni schemi supplementari relativi ad informazioni di dettaglio (come nel caso
dei risultati conseguiti in specifici settori d’attività o in particolari aree
geografiche).
Occorre notare, infine, come le possibilità di applicazione del Framework
interessa tutte le tipologie aziendali, prescindendo dalla loro specifica attività
economica (come nel caso delle aziende che operano nell’ambito di settori
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specializzati e tradizionalmente separati dal punto di vista normativo) e dalla
differente natura giuridica (aziende private o pubbliche).
Prima di esporre le finalità del Bilancio di esercizio, occorre precisare che il
Framework dello IASB propone una propria classificazione dei diversi e potenziali
destinatari delle informazioni contabili.
Gli utilizzatori sono distinti in relazione ai rapporti che intrattengono con
l’azienda ed alle decisioni economiche che devono assumere. Per ogni possibile
destinatario vengono indicate le differenti esigenze conoscitive e le informazioni
di Bilancio che, più di altre, possono favorire l’assunzione delle decisioni. Lo IASB
in questo modo ribadisce il fine principale assegnato al Bilancio, ovvero la
diffusione di informazioni sulla situazione patrimoniale e finanziaria e sul risultato
economico conseguito allo scopo di consentire la consapevole e razionale
assunzione di decisioni da parte di un’ampia comunità di destinatari.
Nella prospettiva dello IASB tutti gli utilizzatori del Bilancio non si collocano
sullo stesso livello, dato che è possibile individuare due categorie in base al potere
di cui gli utilizzatori dispongono nell’ottenere le informazioni necessarie
all’assunzione delle decisioni.
Appartengono al primo gruppo tutti i destinatari che, nell’esercizio di una
specifica competenza, possono acquisire dalle aziende le informazioni contabili di
cui necessitano per assumere decisioni. Tali utilizzatori, di norma, si rivolgono
direttamente agli amministratori, ottenendo informazioni che, oltre al Bilancio,
riguardano ulteriori strumenti conoscitivi (si pensi ad esempio ai flussi informativi
derivanti dalla contabilità dei costi). Nelle categorie in esame rientrano
sicuramente le aziende di credito, che nella prospettiva di erogare un
finanziamento, dispongono del potere di chiedere all’azienda informazioni
particolareggiate sulle sue condizioni finanziarie.
Nell’altro gruppo di utilizzatori lo IASB include tutte le categorie che sono prive
del potere di ottenere dall’azienda informazioni aggiuntive rispetto a quelle
normalmente disponibili. Fanno parte di questo gruppo i creditori commerciali,
oppure i piccoli risparmiatori, per i quali il Bilancio costituisce la principale, ed in
alcuni casi unica, fonte per il reperimento di informazioni.
Nel quadro concettuale si afferma che nella redazione dei Bilanci dovrebbero
essere enfatizzate proprio le esigenze conoscitive di questa seconda categoria di
utilizzatori.
Le precedenti riflessioni sulle diversificate esigenze conoscitive degli
utilizzatori dei Bilanci hanno condotto lo IASB a ritenere estremamente difficoltosa
la piena e contemporanea soddisfazione all’interno dei documenti di sintesi
annuale. All’interno del quadro concettuale lo IASB rileva, tuttavia, come una parte
delle informazioni contabili richieste alle aziende risulti comune ad una vasta
gamma di utilizzatori. In particolare, le informazioni che consentono di soddisfare
un’esigenza comune a tutti i destinatari del Bilancio riguarda la possibilità di
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valutare la capacità dell’azienda di generare adeguati flussi di cassa o equivalenti
(valori prontamente liquidabili). Tale valutazione si fonda sull’analisi della
situazione patrimoniale, economica e finanziaria.
La presenza di comuni esigenze informative per tutti i possibili destinatari ha
condotto lo IASB ad operare la seguente scelta: “dato che sono gli investitori a
fornire il capitale di rischio all’impresa, la preparazione dei bilanci, che
soddisfano le necessità informative di costoro, soddisferà anche la maggior
parte delle necessità degli utilizzatori” (Framework, 1989: paragrafo 10).
Il quadro concettuale in esame individua nella categoria degli investitori i
principali destinatari delle informazioni di Bilancio. Tale scelta non pregiudica le
esigenze informative degli altri destinatari, dato che i documenti di sintesi redatti
nella prospettiva degli investitori consentono di soddisfare anche le altre categorie
di utilizzatori attraverso l’adeguata rappresentazione della situazione patrimoniale e
finanziaria, nonché del risultato economico.
In definitiva, il procedimento logico seguito dallo IASB è consistito nella
costruzione di un Bilancio funzionale alle necessità informative e decisionali degli
investitori, constatando che il documento così redatto consente di aiutare gli altri
utilizzatori nell’assunzione delle loro specifiche decisioni.
Siena, 16 gennaio 2004
Prof. Angelo Riccaboni – Università degli Studi di Siena
Prof. Roberto Di Pietra – Università degli Studi di Siena
Prof.ssa Anna Paris – Università degli Studi della Tuscia