Steve House a Milano
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Steve House a Milano
Comunicato stampa Messner lo definisce il più grande alpinista d’alta quota del mondo Steve House a Milano Alt(r)i spazi e Patagonia lo ospitano martedì 2 novembre p.v. all’Apollo SpazioCinema Alt(r)i spazi, Associazione culturale Ettore Pagani, apre la stagione autunnale con il nuovo programma di Alt(r)e sere – cinema, teatro, musica, idee a confronto. Il primo degli appuntamenti mensili con la cultura di montagna, i suoi film e i suoi protagonisti proposti a Milano dall’associazione sarà l’incontro con Steve House, straordinario protagonista dell’alpinismo mondiale. Approfittando dell’uscita dell’edizione italiana del suo primo libro Oltre la montagna (Priuli&Verlucca), Alt(r)ispazi, in collaborazione con Patagonia, propone al pubblico milanese una serata in compagnia dell’alpinista americano per una chiacchierata libera con Alessandro Gogna (noto alpinista e presidente dell’Associazione), un breve excursus delle principali ascensioni di Steve House raccontate dal protagonista, corredate da un slideshow e 2 filmati adrenalinici e assolutamente inediti in Italia di sue rilevanti ascensioni: K7, Pakistan (Usa, 28’- lingua orig.) sull’impresa che l’ha reso famoso, Soloing ice climb (Usa 2010, 15’- lingua orig.) un corto di “Ice solo” su due esili cascate di ghiaccio. Il tutto martedì 2 novembre (ore 21,30) all’Apollo Spazio Cinema (galleria De Cristoforis 3 - Milano) Ingresso € 5,00 (raccomandiamo di procurarsi per tempo i biglietti) Dalla prefazione di Reinhold Messner al libro Oltre la montagna: “Ammiro Steve House per come affronta le montagne. Passo dopo passo egli è giunto là dove la sua bravura lo ha condotto: dal mio punto di vista, ai vertici dell’alpinismo. In un’epoca in cui tutti salgono l’Everest, Steve scala le vie giuste sulle montagne giuste. Spesso le vette che affronta neppure si conoscono. Ma ciò che trovo interessante è come e con chi lo fa. ... La dedizione con cui affronta i suoi obiettivi lo spinge a cimentarsi, ripetutamente. E quando l’obiettivo è raggiunto, Steve impara che il successo ha la stessa effimera durata della neve in primavera. Le storie di questo alpinista, oggi tra i migliori al mondo, sono avvincenti. È appassionante leggere dei suoi maestri, dei suoi momenti di apprendistato, trasformazione e rivelazione; dei suoi eroi e sogni; dei suoi successi e insuccessi. Dei compagni di scalata, della fiducia che lo lega a loro, del profondo dolore per la loro perdita. È stato appassionante entrare nella sua vita”. Alt(r)i spazi – Associazione culturale Ettore Pagani Corso S.Gottardo, 22 – 20136 Milano tel. 02-8373124 e-mail [email protected] sito www.altrispazi.it Breve biografia di Steve House Nato nell’agosto del 1970 in Oregon, Stati Uniti, Steve House approda all’alpinismo dopo un primo soggiorno in Slovenia, durante un periodo di scambio con la scuola, grazie alla sensibilità della famiglia ospitante che, vedutolo scontento e malinconico, pensa di assecondare le sue inclinazioni per la natura e l’attività all’aperto facendogli incontrare il gruppo che si raccoglie intorno al club alpino locale. Lì muove i primi passi sulla bellissima roccia della regione del Triglav. È con il gruppo di alpinisti sloveni che si ritrova per la prima volta ai piedi del Nanga Parbat, la nona più alta montagna della Terra, a soli 19 anni. L’incontro è folgorante. Da quella esperienza si stende un filo rosso che lo condurrà poi nel 2005 a diventare uno dei migliori alpinisti al mondo di alta quota, quando con il compagno Vince Anderson, sale e ridiscende in soli 7 giorni una elegante linea di salita in puro stile alpino, sulla parete himalayana più elevata e tra le più insidiose di tutta la catena, la Rupal. Comincia la sua attività come aspirante guida presso l’American Alpine Institute in Bellingham, Washington, e si guadagna il certificato di guida alpina riconosciuto dall’American Mountain Guide Association nel settembre 1992, in occasione di una delle prime sessioni di esame guide organizzate negli Stati Uniti. Dopo aver conseguito con successo anche l’esame di guida su roccia nel 1998, l’anno successivo diviene il settimo americano a ricevere il diploma riconosciuto dalla International Federation of Mountain Guide Associations. Alternando a esperienze professionali con clienti, realizzazioni personali, comincia ben presto a essere notato dai più forti scalatori di misto – ghiaccio e roccia – che da anni frequentano le Montagne Rocciose americane nello stato di Washington e canadesi nel British Columbia. Tra gli altri, da alpinisti come Barry Blanchard, Joe Josephson, Alex Lowe e Mark Twight. In quelle regioni ci sono smisurate pareti verticali solcate da esili e improbabili colate di ghiaccio che risalgono, anche grazie alla tecnica della piolet-traction, in condizioni invernali e di isolamento totali (decine di chilometri di percorso con gli sci li separano dall’ultimo avamposto della civiltà) in condizioni di autosussistenza e di autosoccorso. Sono montagne come il Mount Robson e la sua famigerata Emperor Face, il Mount Baker, il Mount Hunter in Alaska, il Mount Logan, il Mount Foraker e il Mount Alberta in Alberta. Altro grande polo di attrazione per House sono le pareti, gli speroni e i couloir ghiacciati della prima vetta del Nordamerica, il Mount McKinley (anche noto come Denali, 6,194 m). È qui che apre fin dalle sue prime realizzazioni importanti vie di misto a partire dalla metà degli anni novanta, in cordata e in solitaria, in estate e in inverno. Steve House è considerato uno dei principali sostenitori del cosiddetto "stile alpino", ovvero la propensione ad effettuare ascensioni con un ridotto quantitativo di materiale, prediligendo la velocità d'azione garantita solo da un meticoloso allenamento e da notevoli capacità tecniche; la sua etica ferrea comporta anche il totale rispetto per l'ambiente affrontato durante la scalata, la quale avviene senza l'ausilio di corde fisse e bombole d'ossigeno, attrezzature che costituiscono una notevole fonte di inquinamento per gli ambienti d'alta quota. Riconoscimenti internazionali 1) Boardman Tasker Prize 2009 (evento legato al Kendal Film Festival in Gran Bretagna) 2) Jon Whyte Award for Mountain Literature, con il contributo del Whyte Museum of the Canadian Rockies, in occasione del Banff Mountain Film and Book Festival 2009, Banff. Di seguito le sue maggiori realizzazioni A partire dai primi anni del nuovo millennio, incontra il forte alpinista sloveno Marko Prezelj con cui si instaura un rapporto di grande stima e reciproco rispetto e il suo teatro d’azione di amplia alle pareti himalayane e del Karakorum. A House non interessano le vie normali dei grandi Ottomila, ma si appassiona a montagne meno frequentate che diventano in alcuni casi, una vera e propria ossessione. Luoghi come i più reconditi circhi glaciali del K7, nella Charakusa Valley in Pakistan, dove torna e ritorna 5 volte prima di realizzarne la prima ascensione solitaria nel 2004. Salita che gli vale la nomination al prestigioso riconoscimento internazionale Piolet d’Or 2005 di Chamonix, Francia, che gli verrà assegnato all’edizione dell’anno successivo (Piolet d’Or 2006), per la bellissima salita del pilastro centrale della parete Rupal, con Vince Anderson, nel 2005. Principali ascensioni ▪ 2008, Mount Alberta (3619m), via House-Anderson (WI5+ M8 R/X, 1000m), versante Nord, Canadian Rockies, Alberta, Canada. Prima ascensione della via con Vince Anderson, 26-28 Marzo. ▪ 2007, K7 (6858m), versante W, Charakusa Valley, Karakorum, Pakistan, prima ascensione assoluta della vetta con Vince Anderson e Marko Prezelj. ▪ 2005, Nanga Parbat, pilastro Centrale della parete Rupal, Pakistan settentrionale, (4100m, M5 X, 5.9, WI4), 1 -8 Settembre, con Vince Anderson. Completata in poco più di una settimana (un tempo molto breve per un'ascensione di questo tipo), è valsa alla coppia House-Anderson il Piolet d'Or. L'intervista a Steve House è stata pubblicata sul sito “Alpinist Magazine”, tratta dal numero 16; egli descrive l'ascensione come il culmine di "un viaggio fisico e mentale durato anni." ▪ 2004, K7, versante SW, Charakusa Valley, Karakorum, Pakistan (seconda ascensione della vetta, prima assoluta della via; VI 5.10a M6 A2 80 gradi, 2400m), solitaria. ▪ 2000. McKinley, Czech Direct aka. Slovak Route, parete sud, 3a ascensione assoluta, in 60 ore non-stop, con Mark Twight e Scott Backes (5.9 WI6 M5, Alaskan Grade VI). ▪ 1999. Howse Peak, via Ml6, parete est, 1° ascensione assoluta, in inverno, con Barry Blanchard e Scott Backes (difficoltà: WI 7+A2). ▪ 1998. Mount Bradley, via The Gift That Keeps on Giving, parete sud, prima ascensione, in winter, con Mark Twight and Johnny Blizz (difficoltà: 5.9 A3 WI6, Alaska GradeVI) ▪ King Peak, via Call of the Wild, via nuova, 4° ascensione della montagna, con Joe Josephson (difficoltà: V+ WI6). ▪ 1997. McKinley, via Mascioli's Pillar, South Buttress, 1° ascensione, con Steve Swenson (difficoltà: 5.10 A0, WI6, Alaskan GradeVI). ▪ 1996. McKinley, via Beauty is a Rare Thing, diretta alla parete ovest del West Buttress, 1a ascensione, in solitaria (difficoltà: 5.8 AI4+, Alaskan GradeV). ▪ 1995. McKinley, via First Born, Fathers and Sons Wall, prima ascensione con EH Helmuth (difficoltà: 5.7 AI5, Alaskan Grade V). Nel marzo 2010, un incidente lo obbliga a trascorrere una fase di recupero fisico e di riflessione che lo rivede in parete già a settembre con alcune salite in Dolomiti ed infine l’ascensione della Nord del Mönch (4.105 m) nell’Oberland bernese (Svizzera).