UNA PREGHIERA A KRISHNA VIENE AScoltAtA

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UNA PREGHIERA A KRISHNA VIENE AScoltAtA
Una Preghiera a Krishna viene Ascoltata
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Dopo Kali Ghat, Baba e gli uomini si spostarono a Cuttack, nello stato di
Orissa, per contattare alcuni mast e consegnare a una famiglia povera 500 rupie.
Poi scesero nell’India del Sud e a Madras improvvisamente Baba sentì sete, così
mandò Eruch a cercare dell’acqua.
Non riuscendo a trovare dell’acqua potabile per Baba, Eruch entrò in un
negozio a comprare del latte di cocco fresco.
Nel frattempo, Baba e gli altri uomini avevano seguito Eruch fino al negozio e lo
aspettavano fuori mentre lui barattava una noce di cocco. Mentre la negoziazione
aveva luogo, udirono per caso un altro cliente del negozio parlare ad alta voce
di un signore che una volta era stato ricco ma aveva perso tutti i suoi averi e ora
viveva in povertà con la moglie e la figlia.
Concluso rapidamente l’acquisto, Eruch tornò da Baba, che bevve il latte di
cocco e poi gli disse improvvisamente: “Torna indietro e scopri qualcosa sulla
famiglia che è caduta in povertà”.
Eruch tornò al negozio e chiese al proprietario se poteva dirgli qualcosa
riguardo alla famiglia di cui avevano parlato gli altri clienti.
“Perché, cos’ha a che fare lei con loro?”, chiese il proprietario del negozio.
“Vorrei solo sapere”, insistette Eruch.
Alla fine, il proprietario gli diede il nome e l’indirizzo del gentiluomo che
aveva perso i suoi beni, ma che un tempo era stato un ricco mercante che viveva
in una casa sontuosa.
Quando Eruch glielo riferì, Baba disse che dovevano prendere subito un treno
e prendere contatto con quello sfortunato individuo il cui indirizzo era a Gudur,
a circa tre ore di treno.
Partirono immediatamente, e quando arrivarono alla periferia di Gudur era il
tramonto. Era anche Divali, la Festa delle Luci, perciò ogni strada, casa e negozio
era illuminato da lampade o candele.
Baba e gli uomini rimasero alla stazione, mentre Eruch si diresse in un
sobborgo chiamato Old Mambalam, all’indirizzo datogli. Quando lo trovò, invece
del tugurio decrepito che si era immaginato trovò una villa.
Bussò alla porta. Apparve un uomo ben vestito.
Eruch, sentendo che era nel posto sbagliato, spiegò: “Sto cercando un uomo
di nome Subranamian”.
“È il mio nome. Sono Subranamian”.
Poiché quell’uomo era vestito assai bene e con anelli di diamanti alle dita, per
Eruch era ovvio che non si trovava nella necessità di aiuti finanziari.
“Questa è casa mia”, aggiunse il gentiluomo.
Eruch era completamente confuso.
“Che cosa posso fare per lei?”, chiese l’uomo.
“Mi scusi, signore”, replicò Eruch alla fine. “Il fatto è che c’è qualcuno con
questo nome che ha molto bisogno di aiuto”.
“No”, rispose rapidamente l’uomo. “Io sono Subranamian. Non c’è nessun
altro qui. E lei può vedere che, per la grazia di Dio, possiedo ogni cosa che
desidero, e alle mie necessità provvede Lui. Non c’è nulla di sbagliato. Deve
esserci qualche errore da parte sua”.
A Eruch parve che l’unica risorsa fosse tornare da Baba e ammettere che l’intero
viaggio era stato un errore, ma proprio mentre si stava voltando per andarsene,
un bambino uscì dal soggiorno e disse in un chiaro inglese: “Io conosco l’uomo.
Conosco la casa dove vive”. Il bambino uscì e si avvicinò a Eruch, nonostante il
padre cercasse di fermarlo. Siccome in India molte persone condividono lo stesso
cognome, il bambino sapeva che Eruch stava alludendo al Subranamian che
aveva posseduto la casa in precedenza.
Emerse che il padre del ragazzino era un impresario che aveva partecipato
alla costruzione della villa per conto del gentiluomo, ma aveva in qualche modo
escogitato una maniera di imbrogliarlo sottraendogli tutti i suoi beni e poi lo
aveva sfrattato.
Continuando a opporsi ai desideri del padre, il ragazzino condusse Eruch
per strade e stradine fino a un quartiere molto povero a una certa distanza.
Nonostante l’apparente povertà della zona, Eruch notò che tutte le capanne,
eccetto una, erano illuminate con le luci di Divali. Il bambino indicò l’unica che
era al buio e se ne andò.
Eruch si avvicinò alla capanna. Attraverso la porta aperta vide una stanza
singola dove una minuscola lampada bruciava fiocamente. La capanna non
aveva né mobili né decorazioni tranne una statua a grandezza naturale del
Signore Krishna. Una giovane donna con un sari lacero vi si inginocchiò davanti.
La famiglia poteva aver perso tutti i suoi averi, ma era chiaro che la sola cosa
dalla quale non si sarebbero separati era la loro statua di Krishna.
Anche se Eruch non voleva interrompere la devozione della giovane donna,
il Signore Stesso stava attendendo sulla banchina del treno, perciò aspettò dieci
minuti e poi bussò. La giovane donna si voltò verso la porta: “Che cosa desidera?”,
domandò in un eccellente inglese.
“Sono stato mandato dal mio Fratello Maggiore che è venuto da Bombay.
Sta aspettando alla stazione e vorrebbe incontrarsi con un signore chiamato
Subranamian. Si trova qui?”.
“Sì, è qui”, disse la giovane donna, invitandolo a entrare. Fu allora che, nella
luce soffusa, Eruch vide in un angolo una bassa brandina con un uomo steso
sopra. All’altro lato della stanza, una donna giaceva in un’altra brandina.
“Sono i miei genitori”, disse la giovane donna con tono di scusa. “Sono
entrambi malati”. Poi chiese a Eruch il proposito della sua visita.
“Il mio Fratello Maggiore”, rispose Eruch, “ha del lavoro da fare con tuo
padre, e ha in mente di fornire aiuto”.
“Com’è che conosce mio padre?”.
“Sembri spaventata”, disse Eruch. “Non esserlo. Ti assicuro che non c’è niente
di cui spaventarsi. Solo, per favore, fammi una promessa. Non lasciare questa
casa. Tra un’ora porterò qui il mio Fratello Maggiore, e ogni cosa ti sarà chiara.
Non devi preoccuparti di niente. Non siamo stranieri. Conosciamo la tua gente”.
La giovane fece la promessa.
Prima di partire, Eruch le chiese di preparare dell’acqua calda per quando
tornava con il suo Fratello Maggiore.
Mentre si trovava con Baba e Pendu su una tonga tirata da un bue, Eruch
raccontò loro l’intera storia. Baba era molto felice.
Quando arrivarono alla capanna, Eruch presentò il suo Fratello Maggiore,
mentre Pendu rimaneva alle loro spalle reggendo un secchio, una bacinella e un
asciugamano, perché Baba potesse lavare i piedi del vecchio.
I due anziani erano troppo malati per essere coscienti della presenza del loro
visitatore, così, senza ulteriori indugi, Pendu riempì il secchio di acqua calda e
Baba si inginocchiò per terra e cominciò a lavare i piedi del vecchio steso sulla
brandina. Dopo che li ebbe asciugati con l’asciugamano, posò la Sua fronte sui
piedi dell’uomo e poi appoggiò una busta con un’abbondante somma di denaro
sul suo petto. Essendo incapace di muoversi, l’anziano osservò tutto questo senza
pronunciare una sola parola.
Fu Eruch il primo a rompere quel silenzio: “Mio Fratello dice che questo
denaro, donato da amorevoli cuori a persone degne e bisognose, è ora offerto a
te. Non devi prenderlo come una forma di carità né sentirti sottomesso a nessun
obbligo. Per favore, consideralo come un dono d’amore”. Poi chiese alla figlia di
occuparsi del denaro.
Udendo questo, gli occhi dell’uomo si riempirono di lacrime. Baba, Eruch e
Pendu erano pronti per partire, ma prima che potessero uscire, la figlia cadde
ai piedi della statua del Signore Krishna, piangendo: “O Signore, non sapevo
che fossi così compassionevole, così gentile e misericordioso. Non appena ti ho
implorato aiuto, in pochi minuti me lo hai mandato!”.
Dopo che Baba, Eruch e Pendu si furono allontanati in tonga, scoprirono che
la sciarpa di Baba era rimasta nella casa.
“Lasciate perdere!” insistette Baba. “Lasciate che la mia sciarpa rimanga con
loro. Sono estremamente felice di questo lavoro che è stato fatto”.
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