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Commentary, 18 novembre 2016
LA DESTRA FRANCESE ALLA PRIMA PROVA
PIERO IGNAZI
A
©ISPI2016
nche la droite francese si è inchinata al rito
delle primarie. Rispetto all’assenza di regole
e prassi che la governava fino alla fine degli
anni Novanta il passo in avanti è gigantesco. Gli
iscritti poterono intervenire nel processo decisionale
solo nel 1999 quando vennero chiamati, per la prima
volta a eleggere il presidente del partito. Alla fine di
questo mese, con il classico sistema dei due turni,
iscritti e simpatizzanti si recheranno nei seggi installati dal partito per scegliere il candidato presidenziale.
La corsa è incominciata molto tempo fa, già
all’indomani delle dimissioni dell’ex fedelissimo di
Nicolas Sarkozy, Jean-François Copé, costretto al
passo indietro per il coinvolgimento in una vicenda di
finanziamenti illegali e tangenti e l’insediamento
transitorio di un comitato di saggi. Da quel momento
sono cominciate le grandi manovre per ridefinire la
gerarchia interna. E allo stesso tempo, l’ex presidente
della repubblica, nonostante i suoi propositi di rimanere fuori dall’agone politico, si è ripresentato sulla
scena andando a conquistare di nuovo la leadership
del partito. Nel novembre 2014 con il 64,5% dei consensi si reinsediò alla testa dell’Ump. Ma solo
l’outsider Bruno Le Maire gli si era contrapposto. Gli
altri poids lourds del partito, gli ex primi ministri
François Fillon e Alain Juppé, erano rimasti fuori dalla contesa in quanto membri del comitato di saggi.
Sarebbero però tornati alla ribalta nel momento delle
candidature per la corsa all’Eliseo.
Nella primavera del 2016, dopo un lungo e acceso dibattito interno, sono state indette le primarie, aperte
anche ai simpatizzanti cioè a coloro che accettano di
firmare la carta dei valori dei Répubblicains (il nuovo
nome dell’Ump) e di contribuire con almeno 2 euro.
L’oggetto del contendere riguardava proprio la composizione dell’elettorato attivo. La scelta di non limitarsi agli iscritti rappresenta una sconfitta per Nicolas
Sarkozy. Infatti dei sette candidati che hanno ottenuto
il parrinage di 250 eletti di cui almeno 20 parlamentari e di 2500 iscritti – Jean-François Copé, Fillon,
Alain Juppé, Nathalie Kosciusko-Morizet, Bruno Le
Maire, Jean-Frédéric Poisson e Nicolas Sarkozy – il
presidente del partito è quello che raccoglie, di gran
lunga, il maggior consenso tra i militanti. Non altrettanto forte è la sua presa su una platea più vasta di
elettori.
A oggi, sulla base dei sondaggi svolti, la competizione è limitata a tre candidati: Fillon, Juppé e Sarkozy.
Fino a poche settimane fa sembrava che l’ex primo
ministro Fillon non avesse chance di arrivare al bal-
Piero Ignazi, Università di Bologna
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Le opinioni espresse sono strettamente personali e non necessariamente riflettono l‘opinione dell’ISPI.
Anche le pubblicazioni online dell’ISPI sono pubblicate con il supporto della Fondazione Cariplo.
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lottaggio ma ora viene dato in netta ripresa. La campagna elettorale è stata comunque marcata dal conflitto di personalità e prospettive politiche di Juppé e
Sarkoy. Il primo si è presentato, in coerenza con la
sua (positiva) esperienza amministrativa come sindaco di Bordeaux, come un “rassembleur”, un uomo
che vuole ricomporre le divisioni nella società e nella
politica. Il suo è stato un messaggio trasversale, di
taglio presidenziale, volto a rassicurare e proteggere.
Ha cercato quindi di interpretare quel bisogno di ricompattamento e pacificazione che percorre buona
parte dell’opinione pubblica francese, non sono a destra. Sarkozy invece si è proposto con un’immagine
molto netta e divisiva per intercettare i consensi di
coloro che identificano nella tradizione più musclé
della destra. Per certi aspetti ha ricalcato le orme della
sua campagna elettorale presidenziale del 2007 quando riuscì a strappare la rappresentanza di alcuni temi
come l’identità nazionale e la sicurezza al Front National di Jean Marie Le Pen.
Point quasi la metà dei francesi segue con interesse la
sfida in casa dei Répubblicains. In termini di consensi, Juppé guida ancora con il 36%, seppur in calo nelle preferenze, seguito da Sarkozy (stabile) con il 30%,
e infine terzo è Fillon in grande ripresa, ma ancora
lontano, con il 18%.
Se votassero solo gli iscritti al partito non ci sarebbe
storia: Sarkozy trionferebbe con il 42% contro il 28%
di Juppé. Ma moderati, centristi e socialisti (questi ultimi rappresentano quasi un 15% di coloro che dichiarano di andare votare) contribuiscono a ribaltare il rapporto. E al secondo turno la vittoria di Juppé su Sarkozy sembra acquisita. Anche perché è sorprendente la
critica che gli elettori che andranno sicuramente a votare alle primarie rivolgono all’ex presidente: solo il 46%
gli riconosce “la statura del presidente”, caratteristica
che riconoscono invece a Fillon (60%) e a Juppé
(67%). E se si prende un campione ben più ampio di
intervistati, rappresentativo di tutti gli orientamenti politici, Sarkozy, riceve, superato solo da Copé (!), il giudizio più negativo sulla sua qualità di presidente. I sondaggi sono destinati a essere smentiti (anche se in
Francia succede meno che altrove). Eppure l’esito di
queste primarie sembra scontato.
©ISPI2016
Certo è che le primarie della destra stanno suscitando
un interesse imprevisto nell’opinione pubblica. Secondo un recentissimo sondaggio (effettuato ai primi
di novembre) da parte dell’istituto Kandar-Sofres-One
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