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tratto dal n.6/11 di
© Edinat,
Milano
L’ALLUVIONE IN LIGURIA
BELLEZZA PAGATA A CARO PREZZO
La responsabilità del disastro nelle Cinque Terre e a Genova è dell’uomo. Parola di esperto
il 25 ottobre e precipitazioni eccezionali fanno dilavare la montagna che sovrasta gli spettacolari paesini
delle Cinque Terre, una striscia di territorio ligure compreso
fra la costa di Levante e la Lunigiana: Monterosso e Vernazza finiscono sotto il fango. Neppure due settimane dopo,
è il 4 novembre, e la pioggia torrenziale fa esondare i fiumi
Bisagno e Fereggiano: questa volta è Genova a finire sott’acqua, con le strade trasformate in torrenti in piena. In totale, le due alluvioni portano via la vita a diciotto persone,
dodici alle Cinque Terre e sei a Genova. Si parla di tragedia
annunciata, causata da una cattiva gestione del territorio.
Mario Tozzi, esperto geologo, nonché presidente del Parco
Nazionale Arcipelago Toscano, non usa mezzi termini: «La
responsabilità è principalmente dell’uomo – dichiara – che
ha costruito in modo indiscriminato, cementificando ovunque e senza criterio, finché il terreno di quell’area non è stato più in grado di assorbire l’acqua piovana. Così è venuta
giù una montagna di fango».
RdN - Quali sono le misure più
urgenti da prendere affinché non
si ripeta una simile tragedia?
Mario Tozzi - La prima cosa da fare è spostare le case che sono state
costruite nelle zone a rischio. Non
ci sono alternative. La popolazioMario Tozzi,
ne va aiutata a trovare altre sistedivulgatore e fra
mazioni, soprattutto nei dintorni
i maggiori esperti
È
geologi del CNR.
del fiume Magra. Basti pensare che, a tutt’oggi, esistono
edifici costruiti dentro il letto del fiume! A Genova, invece,
è necessario costruire un canale scolmatore affinché il Bisagno e il Ferregiano non subiscano le piene. Si tratta di
un’opera ingegneristica necessaria. Questo tipo di intervento va attuato solo se strettamente necessario, perché di cemento ce n’è già abbastanza. Negli altri casi devono essere
pianificate opere di ingegneria naturalistica per liberare il
letto del fiume, in modo che questo possa esondare liberamente. Del resto, è il loro destino. Poi, è indispensabile che
protezione civile e servizio meteo dell’areonautica siano
PER DARE UN AIUTO
Regione Liguria
raccoglie donazioni per
le popolazioni
alluvionate del 25
ottobre e del 4
novembre attraverso il
conto corrente 7464/80
presso l’agenzia 41 di
Banca Carige (Intestato
a Regione Liguria –
raccolta fondi alluvione
La Spezia 2011 codice
iban IT 53 I 06175 01472
000000746480).
A k u , azienda
specializzata in
calzature per il trekking
e l’outdoor, si fa
portavoce della
raccolta fondi
promossa dal Comune
di Sesta Godano (La
Spezia) per la
ricostruzione del borgo
medievale di Mangia,
piccolo paradiso del
trekking pesantemente
colpito dall’alluvione (conto
corrente numero:
IT32F06030498
50000046311392).
Peugeot, invece, mette in
campo un bonus
rottamazione per le vetture
colpite dall’alluvione e un
contributo del 10% per
l’eventuale riparazione del
veicolo danneggiato.
direttamente connessi alle autorità e ai cittadini: se c’è un allarme, la popolazione deve essere educata a comportarsi di
conseguenza. I cittadini non devono sottovalutare l’allarme
pericolo, salire ai piani superiori e non prendere la vettura.
Inoltre, all’approssimarsi di un allarme meteo, le vetture andrebbero spostate in un luogo sicuro, per evitare che diventino
dei proiettili in mezzo ai torrenti. Infine, ma è l’ultimo dei problemi, si possono ripulire i fiumi dai detriti e dai rifiuti.
RdN - In Italia si costruisce in zone pericolose da sempre?
M.T. - Nel caso delle Cinque Terre, le persone hanno vissuto in
quella zona per scommessa, perché non esistono le condizioni di
sicurezza in quanto si trovano esattamente alla confluenza di un
fiume a mare. Scommessa vinta grazie al durissimo lavoro dei
terrazzamenti sulla collina e sulla montagna. Una volta che la
necessità di costruire è aumentata, questo lavoro non è più stato
fatto, quindi hanno pagato dazio. In passato la popolazione viveva solo sulle alture, poi si è espansa verso il basso. È successo
anche a Genova: nelle vedute settecentesche, la città è arroccata
sulle colline, con i fiumi liberi di arrivare a mare. Nel caso del
Vara, il letto del fiume è stato ridotto da 820 metri nel 1957 a
140 metri di oggi perché si è cementato e costruito. Ma quel letto
appartiene al fiume, che prima o poi se lo riprende. Il problema
non riguarda solo la Liguria: in Italia le zone a maggiore rischio
idrogeologico sono la penisola Sorrentina, Calabria e Sicilia, dove sono frequenti le frane, alta Toscana e alto Lazio, Campania,
Veneto e Trentino. Abbiamo edificato dove non avremmo dovuto, poi siamo diventati sempre di più, le città si sono allargate,
abbiamo cambiato il corso dei fiumi e, per completare il quadro,
i cambiamenti climatici hanno incrementato le precipitazioni.
RdN - Ci sono in Italia esempi di buon governo del territorio?
M.T. - Il più interessante è quello della Versilia, in Toscana,
dove c’è stata un’alluvione nel 1996 e nel corso di pochi anni
sono state attuate diverse opere di ingegneria naturalistica, anche spostando l’ubicazione delle case, tanto che oggi continuano a esserci piene d’acqua, ma senza che creino problemi.
E ci troviamo geograficamente a pochi passi dalla Liguria.
RdN - E all’estero?
M.T. - In America centrale le colate di fango sono molto simili a quelle che subiamo noi in Campania. È un problema
che interessa gli strati più poveri della popolazione, che non
trovando di meglio, sono costretti a collocarsi in zone di pericolo, diversamente da quanto accade in Italia, dove spesso
nelle aree a rischio si sono messi gli abusivi, non necessariamente poverissimi. Frane e alluvioni sono la regola anche nel
Sud Est Asiatico e in Sud America.
Dunia Rahwan
NATURA • 13
PRATERIE SOTTOMARINE
Il primo sistema artificiale al
mondo per la coltivazione della
Posidonia oceanica è stato sviluppato
dalla Tct srl di Brindisi in partnership
con Legambiente Puglia. Il progetto
Start (Sviluppo di una Tecnologia
Ambientale per la Ricostruzione, la
Tutela delle praterie sottomarine di
Posidonia e il miglioramento della
sostenibilità ambientale delle
operazioni su fondali) ha lo scopo di
ripopolare i fondali del Mediterraneo di
questa importante pianta. La Posidonia,
infatti, è indispensabile per
l’ecosistema e svolge un ruolo chiave
nella stabilizzazione e nel
consolidamento dei fondali. Ora la sfida
consiste nel riuscire a reinserire le talee
coltivate in ambiente marino.
M.BEZERGHEANU / SHUTTERSTOCK.COM
IL VIDEO SU
RIVISTANATURA.IT
MISTERIOSO PLANCTON
Tara Oceans è una spedizione
che, a bordo di una goletta, dal
2009 sta solcando le acque di tutto il
mondo per studiare il genoma del
plancton, il primo anello della catena
alimentare in mare. A capo del team
ora è arrivato l’italiano Gabriele
Procaccini, biologo della Stazione
Zoologica Anton Dohrn di Napoli, fra
gli istituti membri del coordinamento
del viaggio. Durante la seconda
tappa, la goletta Tara percorrerà in
circa un mese 3500 miglia (6300
chilometri), dalla California fino
all’istmo di Panama. Obiettivo del
progetto è saperne di più sul DNA del
plancton, composto da minuscoli
microrganismi indispensabili per la
vita in mare. Finora si è scoperto che
solo il 30% del genoma planctonico è
conosciuto. Pertanto, sono ancora
molti i misteri da svelare.
WIND OF GARDA / FOTOLIA
IL VIDEO SU
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in breve
N PRIMO PIANO
Il borgo
di Vernazza,
nelle Cinque
Terre.
BILL GROVE / ISTOCKPHOTO.COM
n atura
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L’ULTIMO RINOCERONTE
Per WWF e International Rhino
Fundation (IRF) l’ultima e unica
popolazione di rinoceronte di Giava
(Rhinoceros sondaicus annamiticus)
presente in Vietnam si è estinta.
L’ultimo esemplare è stato trovato
morto nel Parco Nazionale Cat Tien
nell’aprile del 2010, probabilmente a
causa del bracconaggio poiché aveva
una pallottola nella zampa e gli era
stato rimosso il corno. L’associazione
ambientalista ricorda che al mondo
sopravvivono solo 50 esemplari di
rinoceronte di Giava, concentrati in un
piccolo parco nazionale in Indonesia.
Per colpa della caccia illegale e del
commercio di specie esotiche, in
Vietnam sono sull’orlo dell’estinzione
anche l’elefante e la tigre asiatica,
ormai presenti con popolazioni
composte da poche decine di
esemplari, e molte specie e sottospecie
endemiche, fra cui il saola, il rinopiteco
del Tonchino e il coccodrillo siamese.
IL VIDEO SU
RIVISTANATURA.IT
tratto dal n.6/11 di
natura
© Edinat,
Milano
I fondali e la superficie del
Mediterraneo sono invasi dai
rifiuti, il 70-80% dei quali è costituito da
plastica, che viene confusa per cibo e
ingerita da cetacei, pesci, uccelli e
rettili marini. In questo modo, la
plastica entra nella catena alimentare e
ritorna indietro pericolosamente
nascosta nel cibo. È questo il grido di
allarme lanciato dal Wwf, che ha rivolto
un appello al mondo della nautica
affinché venga realizzata entro il 2012
la prima mappatura interattiva
dell’inquinamento nel Mediterraneo. Il
progetto vede coinvolti pescatori,
circoli nautici e velici, scuole di vela,
aziende del settore nautico,
Capitanerie di Porto, Marine e i turisti
(www.mediterraneo.wwf.it).
in breve
LA MAPPA DELLA PLASTICA
N PRIMO PIANO
AL VIA UN PROGETTO IN MEDITERRANEO
AMICI SQUALI
Si stanno estinguendo: un piano per salvarli
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LUNGA VITA A TORI...
E GALLINE
MTROMMER / FOTOLIA.COM
IL VIDEO SU
RIVISTANATURA.IT
Grazie alla legge votata nel luglio del
2010 dal Parlamento autonomo della
Catalogna, dal 1° gennaio 2012 sono
vietate le corride nella regione
spagnola. Non si placa, però, il fronte
antiabolizionista che finora ha
raccolto mezzo milione di firme per
cercare di dare un futuro ai
tradizionali spettacoli di
tauromachia. Con l’anno nuovo,
anche milioni di galline avranno vita
più facile: dal 2012 scatta per i 27
Paesi membri il bando dell’Unione
Europea contro le gabbie di batteria
per l’allevamento delle galline
ovaiole. Mentre la Germania ha
anticipato la scadenza, abbracciando
l’iniziativa fin dal 2009, in Italia gli
allevatori stanno cercando di
posticipare l’adeguamento. Ma da
Bruxelles nessun passo indietro.
U
niti per salvare gli squali nel Mediterraneo. Nasce così il progetto SharkLife, voluto da Ue e CTS,
e appoggiato da Fipsas (Federazione Italiana Pesca
Sportiva ed Attività Subacquee), associazioni del settore agro-ittico-alimentare, Fondazione Cetacea Onlus,
Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena e
dall’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie. Lo scopo dell’iniziativa è scongiurare l’estinzione di squali e
razze del Mediterraneo: secondo la lista Rossa della
Iucn, infatti, il bacino ospita la percentuale più alta al
mondo di specie minacciate. Delle circa 80 specie di
pesci cartilaginei presenti, 45 sono squali (di cui 43 vivono in acque italiane), e su 71 specie valutate il 42%
sarebbero a rischio di estinzione. La principale causa è
la pesca professionale, ma anche quella sportiva. Per
questo si stanno studiando tecniche che scongiurino le
catture accidentali di questi predatori dei mari. (D.R)
IL LAMBRO UN ANNO DOPO
CUBEPHOTO / FOTOLIA.COM
Il 23 febbraio 2010 2.600
tonnellate di idrocarburi sono
fuoriusciti dalle cisterne di una
raffineria di Villasanta, a nord di
Monza, nelle acque del Lambro, il
fiume lombardo tributario del Po. In
attesa di sapere se si è trattato di
un’azione dolosa, si tirano le somme
dei danni. La situazione del fiume, già
fortemente compromessa
dall’inquinamento delle acque, dalle
piene urbane e della carenza di
habitat, è ora peggiorata nella tratta
interessata dallo sversamento. Delle
2600 tonnellate di oli fuoriuscite, circa
2200 sono state recuperate mentre ne
mancano all’appello circa 400.
Secondo l’Arpa, una parte di
idrocarburi leggeri è defluita verso
valle, per poi disperdersi in mare e/o
nell’aria, mentre gli oli più pesanti si
sono accumulati nei sedimenti di
fondo. Sono al vaglio azioni di
recupero delle zone più colpite.
VIA LIBERA AGLI ANIMALI
Dopo tre anni di ricerca si conclude a Berchtesgaden, in
Germania, il progetto europeo Econnect, che ha visto
coinvolti sei paesi alpini (Austria, Francia, Svizzera,
Italia, Germania, Slovenia) per migliorare e sviluppare i
corridoi ecologici lungo l’arco alpino. «Il risultato più
importante è stato scoprire che la connettività delle Alpi
è buona» ha dichiarato Chris Walzer, capofila del
progetto. Per mantenere, e migliorare, questa
situazione, nasce la piattaforma JECAMI, uno strumento
che ha permesso di capire quali sono i principali
corridoi biologici e le barriere che condizionano gli
spostamenti delle specie alpine. Econnect è stato
finanziato dall’Unione Europea attraverso il programma
Alpine Space e il Fondo di Sviluppo Regionale (ERDF).
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