«Da solo» torna Vinicio Capossela

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«Da solo» torna Vinicio Capossela
l’altra musica — 
«Da solo»
torna
Vinicio Capossela
all’idea che di solito si ha della sua arte.
Fuori dai riflettori, decisamente, per pensare meglio, per
scrivere con meno sussiego, per tentare di essere sincero.
Al Minotauro si è sostituita, nei suoi archetipi, la Bibbia, fondamento culturale non dichiarato della grande nazione di oggi, per giunta in crisi: l’America.
Certo. È un nuovo posto che vive di vecchie storie e che
di John Vignola
si è trovato spesso sull’orlo dell’abisso. Mi viene in mente
l’Antologia di Spoon River, di Edgar Lee Masters, che cito scoONO PASSATI due anni da Ovunque proteggi, l’album che
pertamente in un brano. Come nei film western, con la loha definitivamente introdotto Vinicio Capossela fra
ro suggestione della Frontiera, nelle tradizioni del Nuovo
i grandi estrosi della musica, non solo italiana. Un laContinente stanno le nostre vicende, le nostre pellegrinavoro in cui l’ispirazione si è espansa a tal punto da visitare
zioni, riviste con una ingenuità commovente.
la culla della cultura occidentale (la Grecia, dove ad aprile
In tutto questo c’è un senso, se non di sconfitta, di malinconia.
del 2007 il musicista ha gloriosamente partecipato all’Half
È il sogno che si interrompe bruscamente: la facciata in teNote di Atene, suonandovi per una settimana consecutiva),
chnicolor si squaglia e dietro non c’è, assolutamente, niente.
senza rinunciare al gusto per la ballata, il tango, le radici neI brani del cd mettono a fuoco i disagi continui che si subire del rock. Un tour senza fine, in Europa e negli Usa (al Joe’s
scono per arrivare a qualsiasi traguardo. Poi ci sono anche i
Pub di New
momenti smaYork), un proglianti, quelli
getto legato alche non calcoli
le poesie di Mie ti colpiscono,
chelangelo,
ti trafiggono: il
l’eterna passioconsiglio è di
ne per le proviverli, magari
cessioni e le fefischiettando.
ste di strada.
La sempliciUna così vatà che si respira
sta girandola
in tutto l’album è
di suggestioacquisita: non si
ni si arresta,
tratta, insomma,
come d’incandi una scorciatoia
to, in Da solo.
per piacere un po’
A sorpresa, un
di più.
disco essenziaNon crele, liturgico, in
do, anche percui Capossela
ché ho la netta
fa i conti con se
sensazione che
stesso, a partire
una parte codal singolo, «In
spicua del mio
cattività», per
pubblico ami
proseguire sulla grandezza,
la rotta del rila difformità,
cordo, del rimpianto e della magnificenza. Qui invel’evocazione di una specie di
ce ci sono canzoni a lume di
innocenza perduta. Un’incandela. L’ispirazione è stata
nocenza dalla veste spoglia,
immediata, ma il lavoro sui
sostenuta dal pianoforte e
versi è stato abbastanza inda arrangiamenti «a scomtenso, laborioso.
parsa», di cui ci ha racconLei viene spesso dipinto come un
tato, con grande semplicità,
viaggiatore, o almeno un affabui retroscena.
latore legato all’idea del viaggio,
Come si passa dall’espansione
del movimento.
dei suoi ultimi lavori alla strinIn realtà non mi sento affatgatezza di Da solo?
to un viaggiatore: mi sposto
Ci si arriva, in realtà, in
molto, ma faccio parecchia
maniera quasi fisiologica.
fatica. Sento subito il legame
Si è trattato di una specie
con un posto e la partenza
di pellegrinaggio personami addolora sempre. Non ho
le, un passaggio dalla mitola leggera incoscienza di chi
logia collettiva a quella indivede il viaggio come l’unica
viduale. Avevo, diciamo corisorsa per vivere e per racsì, qualche conto in sospeso, di cui mi socontare
la
vita.
In questa ammirazione c’è
Conegliano (Tv)
no voluto occupare.
proprio tutto ciò che vorrei essere, e non
Teatro Accademia
20 febbraio, ore 20.30
Il tono intimistico, da luci spente, si contrappone
sono, quando mi metto in cammino. ◼
l’altra musica
S
 — l’altra musica
«L’Italia l’è malada…»
ma quando
l’abbiamo saputo?
Da qualche settimana si era spenta l’eco delle nostre manifestazioni per lo sbarco nella Baia dei Porci a Cuba e mi
trovavo a casa di Cesare De Michelis. Per la verità in quel
momento era la sede della redazione della rivista studentesca «Il Volto» di cui Cesare era il direttore, ma sempre a casa sua eravamo.
Dopo la grande manifestazione di fede castrista, Giuliano
Scabia, neolaureato e supplente di fi losofia proprio nella
mia scuola, le Magistrali di Venezia, mi aveva presentato a
Cesare dicendo che potevo diventare un buon collaboratore della rivista e così eccomi all’incontro preliminare.
Ma l’anno scolastico volgeva al termine e quindi la mia pardi Gualtiero Bertelli
tecipazione diretta alla vita del giornale è stata rinviata alla
fine di ottobre, quando, dopo la ripresa delle lezioni, si saON AVREI MAI immaginato che quello strano 33 girebbe riavviata anche la pubblicazione del periodico.
ri EP (si chiamavano così i 33 giri grandi come un
Trascorso qualche mese, a una riunione della redazione al45) così povero, con una copertina così poco atla quale partecipavano, oltre al padrone di casa, Massimo
Cacciari, Paolo Peruzza, Maurizio Meo,
Patrizia Pizzinato che curava la grafica e
l’impaginazione e altri collaboratori, Cesare annunciò: «È arrivato il disco, ci hanno risposto» e mostrava l’oggetto con una
certa deferenza. «Bello!», «l’hai ascoltato?»,
«interessante!»
Erano i Canti della Resistenza Italiana a cura di Roberto Leydi, un EP con cinque
canzoni.
«Un disco! È il mio genere..» ho pensato, e
l’ho preso tra le mani.
Suonavo e cantavo sabati, domeniche e feste comandate in un’orchestrina da ballo e quindi il genere «disco» era la cosa in
quel momento più vicina al mio modello
culturale.
Ma quel disco non c’entrava nulla: non c’era
un’orchestra, un cantante, un titolo conosciuto; non c’era casa discografica, poiché
Alan Lomax durante la sua ricerca in Italia
era assieme a un libro. Ascoltandolo si sentivano dei signori più o meno intonati che
cantavano strane canzoni, che in qualche modo ricordavano i cori alpini. E chi
sono?
La ricerca sul canto sociale in Italia stava
dando i suoi frutti e stava per nascere la casa discografica che li avrebbe restituiti alla
storia della nostra cultura.
«La canzone di protesta, nei suoi molteplici atteggiamenti più o meno consapevoli, è
una delle forme essenziali della musica popolare. Il suo sviluppo procede di pari passo con l’evolversi della coscienza collettiva;
nella storia di tutti i Paesi la canzone di protesta accompagna infatti ogni movimento
rivoluzionario, sia che questo maturi negli
spiriti, sia che si combatta sulle barricate.
In questo momento del folklore trova cioè
la sua voce più consapevole e concreta la
costante aspirazione popolare alla giustiRoberto Leydi e le sorelle Bettinelli negli anni 60
zia sociale ed alla libertà politica».
Con queste parole si apre l’introduzione di
un libretto (Roberto Leydi-Tullio Kezich
traente, con un piglio così severo che lo faceva assomigliaAscolta, mister Bilbo! Canti di protesta del popolo americano, Edire più a un libro che a un disco, avrebbe tanto contribuito a
zioni Avanti) che avrà un’importanza rilevante nella ricerdare un corso assolutamente imprevedibile alla mia vita.
ca in Italia sulla canzone d’impegno sociale e popolare, non
Tutto prese avvio nella tarda primavera del 1961.
solo per quello che dice, ma soprattutto per l’attenzione che
Origine e sviluppo
della ricerca sul canto
sociale nel nostro paese
l’altra musica
N
l’altra musica — 
giudizio – afferma ancora Leydi – e avviare una ricerca sistematica con metodi in parte nuovi (rispetto alla consuetudine delle nostre ricerche nel campo del folklore) per constatare la definitiva inconsistenza di quella opinione negativa e scoprire un terreno di raccolta quanto mai ricco e
stimolante».
Attorno alla metà degli anni cinquanta il grande etnomusicologo statunitense Alan Lomax , lo «scopritore» di Woody Guthrie, approdò in Italia con la sua immensa ricerca sul
campo e gli furono accanto al sud Diego Carpitella e al nord
Roberto Leydi. Le prime registrazioni in laguna di Venezia
(Pellestrina, Chioggia) sono del 1955 e fecero emergere un
patrimonio sommerso straordinario, da cui prese le mosse
il lavoro successivo del Canzoniere Popolare Veneto.
Proprio al nord, in particolare in Emilia e in Lombardia, fin
da queste ricerche ci si trovò di fronte a una raccolta molto
articolata di canti sociali: canti repubblicani e garibaldini,
di lavoro e di carcere, socialisti e anarchici,
legati alle lotte per la terra e per il lavoro. Un
repertorio straordinariamente ricco e ancora vivo nella memoria collettiva, molto diffuso presso le organizzazioni operaie e contadine. Ma i tempi che si stavano attraversando (un periodo di grande instabilità e di
rigurgiti neofascisti) diressero la ricerca verso il repertorio partigiano e da lì, nel 1960,
anno del governo Tambroni e dei Morti di
Reggio Emilia, nacque il libro e il disco cui
ho fatto sopra riferimento.
Quando poi si svilupparono I Dischi del
sole, nel 1962, quel disco divenne il numero 2 del catalogo, il primo era un discorso
di Nenni, e la serie dei Canti della Resistenza
Italiana arrivò, nell’anno del ventennale, il
1965, al numero dieci.
Fu un anno straordinario quel 1960 per la ricerca sul canto sociale.
Mentre sta incubando la grande impresa del
Nuovo Canzoniere Italiano e delle ricerche
sul campo da esso promosse, Cantacronache, durante gli incontri con il pubblico dei
suoi concerti, raccoglieva numerosi canti
sociali che pubblicò, reinterpretandoli, in 3
EP dal titolo Canti di protesta del popolo italiano
1-2-3. In quei tre dischi furono raccolte alcune delle canzoni sociali più amate e diffuse:
«Addio Lugano bella», «Gorizia», «Il crack
delle banche».
È la prima volta che viene usata in Italia la
definizione «canti di protesta» per indicare
quel repertorio popolare che aveva contrappuntato la storia del nostro Paese guardandola con gli occhi di chi non avrebbe dovuto avere voce.
Accanto a questo repertorio che possiamo definire «storico» si sviluppò, da Cantacronache in poi, la canzone sociale d’autore da cui prese avvio la vicenda dei numeroGianni Bosio (foto di Clara Longin)
si Canzonieri degli anni 60/70. Ma questa è
una storia su cui avremo tempo di tornare.
E il mio lavoro al «Volto?» Sta scritto sul relia non c’era niente, fondando questa affermazione sul fattro di copertina della rivista, da quell’autunno del 1961 in
to che qui la ricerca non era stata fatta, era stupido. Allora
poi, che ho fatto il «segretario di redazione», ed è l’unica tracmaturò l’idea di fare qui quella ricerca».
cia della mia presenza in quella straordinaria esperienza.◼
«È stato sufficiente superare alcuni schemi preconcetti di
l’altra musica
riuscirà a sollevare attorno al problema nelle persone coinvolte nella sua realizzazione e pubblicazione.
Infatti è dall’incontro di Roberto Leydi, critico musicale ed
etnomusicologo, con il suo editore, il fondatore e animatore delle edizioni Avanti, Gianni Bosio, organizzatore di
cultura, come amava definirsi, che si aprirà un confronto
sul canto popolare come strumento di comunicazione proprio delle classi popolari e da questo confronto si svilupperanno strutture e iniziative che, avviando anche al nord la
ricerca sul campo, porteranno a una ripresa d’interesse per
la cultura folklorica in Italia.
In un primo tempo gli autori affermarono che in Italia il
canto politico non c’era, ma poi Leydi precisò: «Subito dopo l’uscita di questo libretto io ho incominciato a pensare
che, in realtà, noi si diceva che c’erano quei canti americani perché c’erano state delle persone che negli anni ‘36, ‘37,
‘38 avevano fatto questo lavoro di ricerca. Dire che in Ita-
 — l’altra musica
Veneto
Jazz Winter 2008
New York Days Quintet vuole omaggiare il periodo trascorso,
alla fine degli anni sessanta, nella Grande Mela: accanto ai musicisti americani di allora (Roswell Rudd al trombone) e di oggi (Larry Grenadier al contrabbasso e Jeff Ballard alla batteria,
ovvero la ritmica di Brad Mehldau) si trova, al pianoforte, l’inseparabile Stefano Bollani, dal talento incredibile: lecito aspettarsi meraviglie dal gruppo, rivolto a un free condito di ironia e
romanticismo.
di Guido Michelone
Ma il piatto forte dell’intero festival riguarda forse gli Swingle
Singers, tra i più noti e celebrati vocal group nel mondo intero, il
A NUOVA EDIZIONE di Veneto Jazz Winter, imperniata socui virtuosismo fin da subito riesce a surclassare ogni altro stile
prattutto sui nuovi linguaggi della black music, rassegna
canoro di ascendenza afroamericana.
presente nei migliori teatri regioL’ensemble viene fondato nel 1962 da
nali – una ventina di date in cartellone e
otto cantanti francesi che lavorano a PaChioggia – Auditorium San Nicolò
un programma da gennaio ad aprile –
rigi come voci di sottofondo. I loro pri15 gennaio, ore 20.30
quest’anno comprende artisti importanmi esperimenti vocali si basano su imEsperanza Spaulding
tissimi, tra sorprese, conferme, scoperprovvisazioni in stile jazz con arrangiate e aperture verso generi affini al jazz sia
menti sincopati e un po’ madrigalistici
Conegliano – Teatro Accademia
per la scena nazionale sia in un panorama
dal Clavicembalo ben temperato di Johannes
6 febbraio, ore 20.30
Swingle Singers
cosmopolita.
Sebastian Bach. Già nel 1963 sottoscriTra gennaio e febbraio sono sei gli apvono un accordo con la Philips per pubpuntamenti di grande valore: in ordine Costabissara (Vi) – Auditorium Maxlive blicare il loro primo lp dall’eloquente ti7 febbraio, ore 20.30
di tempo Esperanza Spaulding all’Auditolo di Jazz Sébastien Bach, che negli Stati
Enrico Rava
torium San Nicolò di Chioggia (15 genUniti riscuote un successo ancora magnaio); gli Swingle Singers al Teatro Accagiore che in Francia, dove pure l’ottetto
Mirano – Teatro Comunale
demia di Conegliano (6 febbraio), Enrico
è osannato. Il gruppo, con i primi tre al28 febbraio, ore 20.30
Rava all’Auditorum Maxlive di CostabisSarah Jane Morris
bum, riesce a vincere i Grammy Awards
sara (7 febbraio);
come Best New
Sarah Jane MorArtist e migliore
ris al Teatro Coperformance comunale di Mirarale. Nonostante
no (28 febbraio).
il successo planeVeneto Jazz
tario, gli avvicenWinter prosedamenti tra i mug u i rà qu i nsicisti sono purdi con l’MGT
troppo assai freTrio a Chioggia
quenti al punto
(13 marzo), con
che l’attuale fori Quintorigo al
mazione con i
Teatro Giardibritannici Tom
no di San GiorBullard, Richard
Sarah Jane Morris
Esperanza Spaulding
gio delle PerEteson, Joanna
tiche (20 marGoldsmith, Tozo) e con il Bill
bias Hug, Julie
Mays trio ancoKench, Kineret
ra a Chioggia (3 aprile). Il Festival viaggia dalle parti di un jazz
Maor, Johanna Marshall, Jeremy Sadler, è totalmente diversa
contemporaneo che non rinuncia alla spettacolarità più autenda quella iniziale, benché nel proprio organico risultino sempre
tica e consolidata. In tal senso la bellissima Esperanza Spalding,
due contralti, due soprani, due bassi e due tenori.
in quartetto, incanta per le doti di contrabbassista, cantante,
Il fatto è che uno dei membri originari, il tenore Ward Swincompositrice, che vengono fuse in una sonorità inventiva, tra
gle, dopo lo scioglimento del gruppo nel 1973, decide di rifonbebop, scat, vocalese, echi brasiliani, come nel recente album Espedarlo in Inghilterra con lo stesso nome e di passare dietro le
ranza (Egea). Altra voce originalissima resta quella dell’inglequinte nel ruolo di consulente musicale. Resta intatta, oggi cose Sarah Jane Morris passata dal pop al jazz con estrema natume ai tempi di Jazz Sébastien Bach, la bravura nel miscelare generalezza, come dimostrano i raffiri, forme, stili, tendenze, per ricrearli
nati duetti assieme al chitarrisecondo una tecnica denominata
sta Dominic Miller: una mini«swingle singing», metodo vocaband ridotta all’osso e in grale impeccabile con una notevodo di stupire nelle cover version
le armonia riversa alla raffinadi Sting («Fragile») o persita fusione dei timbri musicali,
no di Britney Spears («Toche permettono agli otto di
xic»), rimusicate con gusto
giostrare con un repertorio
singolarissimo. Completache parte dal barocco e armente inedita è la formariva al contemporaneo, tra
zione dell’immenso trommadrigalisti fiamminghi
Swingle Singers
bettista Enrico Rava: il suo
e boppers afroamericani. ◼
Da gennaio ad aprile
un ricco calendario
l’altra musica
L
l’altra musica — 
Tornano i Tre
Allegri Ragazzi
Morti: vivi e vegeti
Per il gruppo anche un cameo
nel nuovo film di Salvatores
N
di Tommaso Gastaldi
ON APPAIO, dunque sono. Da quando si sono forma-
l’altra musica
ti i Tre Allegri Ragazzi Morti hanno deciso di non
mostrare le proprie facce al pubblico, nascondendosi dietro a una maschera che richiama la forma di un teschio. C’è una duplice valenza in questa scelta: se da un lato
c’è la rinuncia alla notorietà corporale, al vedere la propria
immagine duplicata all’infinito su qualsiasi supporto pro-
2000 fondano una propria etichetta, chiamata La Tempesta,
con la quale continuano a pubblicare i propri lavori e a produrre nuovi artisti come Moltheni e Giorgio Canali. Il primo disco uscito di questa nuova fase è l’EP il Principe in Bicicletta, seguito da La Testa Indipendente e il Sogno del Gorilla Bianco, preceduto da una raccolta di vecchi brani, Le Origini. Il
sound fin qui è ben definito, un mix di punk lontano dall’essere troppo radicale, che a volte è influenzato dal pop con
richiami new wave e sonorità che rimandano agli Smiths; con
il loro sesto lavoro da studio, La Seconda Rivoluzione Sessuale,
il gruppo allarga le proprie sonorità, influenzate soprattutto
da un prezioso viaggio in Sudamerica. Ritroviamo nel disco
numerose collaborazioni che segnano il nuovo corso della
band: dai Meganoidi che suonano gli ottoni, a interventi di
musicisti provenienti dagli Africa United, dei Lombroso fino al rap francese della cantante Flora Michal. Ma l’attività
culturale dei tre allegri ragazzi morti non si ferma alla registrazione di dischi e all’attività concertistica: Pasolini-diario di
un incontro è una performance artistica che mescola disegno,
musica e parole, ideata da Davide Toffolo e ispirata a un suo
mozionale, alle scariche ormonali di qualche ragazzina faprecedente lavoro a fumetti dedicato appunto Pier Paolo Panatica, dall’altro c’è la creazione di un’icona, c’è il trasfesolini. Sul palco Toffolo, col viso coperto dall’immancabirimento su di un’invenzione scenica dell’essere artista che
le maschera, disegna, proiettandole su di uno schermo, imscinde dall’essere persona, lasciando maggior spazio all’atmagini della vita dell’artista mescolandole alle musiche che
tenzione musicale e creando al contempo una buona dogli altri due componenti suonano e a spezzoni, oltre a frasi
se di curiosità rivolta a tutto ciò che quelle maschere possoe poesie recitate dalla voce di Pasolini, andando a comporno nascondere. Nascono a Pordenone, città inevitabilmenre un tributo all’intellettuale più scomodo e controverso del
te influenzata dalla vicinanza della base di Aviano: Davide
Novecento italiano. C’è poi il progetto Cinque Allegri RagazToffolo, voce e chitarra del gruppo, inizia a suonare punk
zi Morti, composto da tre cd con le musiche del gruppo e da
già dalla fine degli anni settanta per poi affiancare la carrietre libri a fumetti ideati da Toffolo che raccontano la storia
ra di musicista a quella di disegnatore di fumetti. È stato lui
di cinque amici (Gianni Boy, Sumo, Vasco, Sleepy, Mario)
a ideare l’immagine del gruppo, ritraendo se stesso, Luca
morti viventi costretti a cibarsi di carne umana, in un alterMasseroni ed Enrico Molteni (rispettivamente batterista e
narsi di situazioni e avventure che girano attorno al tema di
bassista) in un disegno a pennarello che è rimasto senza siAmore e Morte. Infine sono stati scelti per interpretare se
gnificato per molto tempo finché non ne è scaturita l’idea
stessi in una scena dell’ultimo film di Gabriele Salvatores,
dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Iniziano la loro carriera auCome Dio Comanda, tratto dall’omonimo romanzo di Niccoto-producendosi i primi lavori su musicassetta (allora ancolò Ammaniti in cui il protagonista cerca una donna durante
ra si usava) per poi esser messi sotto contratto dalla BMG
un concerto in un centro sociale di Pordenone. C’è chi dice
con la quale pubblicano un live, Piccolo Inche apparire in un film dona l’immortalitervento a Vivo del 1997 e Mostri e Normali del
tà, ma si può rendere eterno chi è già feliceConegliano (Tv)
’99. Evidentemente, però, non si sentivano
mente defunto? Per ora non è dato a saperZion Rock Club
a proprio agio con una major visto che nel
si: limitiamoci ad ascoltarli, dall’aldiqua. ◼
31 gennaio, ore 21.00