N. 2 - Istituto Paritario Teresianum

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N. 2 - Istituto Paritario Teresianum
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Teres
A.S. 2011/2012
NUMERO 2
RICORDI PREZIOSI
S
uor Gemma, la memoria “storica” del
nostro Istituto, ricorda che…
… quando lei arrivò al Teresianum, nel 1949,
il grande parco era ancora così come l’aveva
lasciato il Conte. In fondo al giardino c’era il
laghetto con due cigni bellissimi e un ponte.
Accanto c’erano cinque grandissimi pioppi e,
separato da una piccola recinzione, si
estendeva il campo Marzotto, perché gli
stabili di via IV Novembre non erano ancora
stati costruiti. Quindi i bambini e i ragazzi del
quartiere facilmente scavalcavano la rete per
poter giocare nel parco. Grande fu il
divertimento quando il lago si ghiacciò - forse
era il 1956 - perché ci si poteva pattinare.
Uno dei bambini entrò con la sua bicicletta,
Suor Gemma lo avvistò e gli disse che
avrebbe chiamato i carabinieri: il bambino e i
suoi compagni si diedero alla fuga, ma la
bicicletta rimase lì. Suor Gemma ribadì che
per ritirarla il proprietario doveva andare in
portineria e così fu. Questo ricordo creò
un’amicizia di lunga durata, per cui ogni volta
che quel bambino – ormai adulto – passava
davanti alla porta principale, suonava il
campanello per salutare Suor Gemma.
Dopo un po’, nuove circostanze indussero il
Comune a concedere il permesso di
prosciugamento del lago: E bisogna
immaginare tutto il parco senza il campo da
tennis…. Era davvero un bellissimo parco!
… nel Teresianum iniziò subito una “Scuola di
religione” femminile, quella maschile si
teneva all’Antonianum e la dirigevano i
Gesuiti. Era una proposta formativa e
ricreativa per i ragazzi della città e durò molti
anni.
… Le teresiane aprirono pure le porte ad altre
iniziative della città. Infatti Mons. Giovanni
Nervo diede inizio, proprio nel Teresianum,
alla prestigiosa Scuola di Assistenti Sociali.
… Con la Comunità abitarono, per parecchi
anni, due Suore indiane che frequentavano
la Facoltà di Medicina. Vissero con noi
come se davvero fossero nostre sorelle. Il
Teresianum era nato come pensionato
universitario … nelle aule dell’attuale
Scuola Secondaria c’erano le stanze delle
pensionanti.
… Nel 1950 molte persone chiesero di
aprire la Scuola Materna: Suor Assunta
Lalle prese il gruppo delle bambine e Suor
Gemma quello dei maschietti in una
stanza grande nei pressi dell’attuale
Presidenza. Si moltiplicarono le richieste
per la Scuola Elementare e si era sempre
alla ricerca di nuovi spazi.
Rimane forte il ricordo dell’accoglienza
nel Teresianum degli alluvionati del
Polesine. Il Comune organizzò la loro
sistemazione e provvedeva inviando
coperte, pasta, ecc.
… E come non ricordare il Sig. Carlo
Galtarossa? Nelle feste della Scuola era
sempre presente con una squadra di
operai e nascevano palcoscenici nel
salone e nell’attuale sala da pranzo.
… La Sig.ra Golfetto regalò la rete del campo
da tennis. Il campo era di terra battuta e il
Sig. Cesare, il portinaio, ne aveva grande
cura. … Suor Irene Daigremont impartiva
lezioni di francese e la Sig.ra Rita Tormene
collezionò molti premi con i suoi allievi di
pattinaggio. Molti ex-alunni hanno portato
e portano tuttora i loro figli al Teresianum.
Ma prima i bambini erano più rispettosi e
ubbidienti … 
SOMMARIO:
La storia del
Teresianum
2
Una scuola
che riflette
3
Qui Scuola
dell’Infanzia
4
Qui Scuola
Primaria
5
Qui Scuola
Secondaria
8
L’angolo dei
Prof
10
Pianeta
Genitori
11
UN MOMENTO DI RIFLESSIONE
Ricerche di archivio
La storia del Teresianum
I
l 30 dicembre
1946 le Madri
Gloria Puente e
Imelda García
arrivarono
a
Padova
dopo
un viaggio in treno di 22 ore. Non erano abituate
a tanto freddo – 14° sotto zero – e molto
intirizzite incontrarono il Padre Gesuita Carlo
Messori,
allora
rettore
del
Pensionato
Antonianum. Siccome erano arrivate in cerca di
un nuovo campo di lavoro, il Padre Messori
rispose con entusiasmo che proprio in quei giorni
gli avevano parlato del Palazzo Dolfin che era in
vendita: sarebbe stato un ottimo ambiente per
accogliere un Pensionato Universitario femminile
di cui la città aveva bisogno. Il giorno dopo il P.
Cipriano Casella le accompagnò a visitare il
Palazzo. Ma esso era ancora occupato dalle
truppe inglesi e così dovettero recarsi alla sede
del Comando militare, perché senza un esplicito
permesso non si poteva visitare lo stabile. Il
Maggiore inizialmente rifiutò di riceverle ma,
avendo conosciuto lo scopo della visita si
presentò con l’interprete ed accordò il permesso.
Decise pure che un sergente le accompagnasse
durante la visita: si poteva ammirare la bellezza
del Palazzo anche se ogni dove era tappezzata
di materassi e da zaini militari … Lasciarono lo
stabile con un velo di sottile malinconia
pensando che i Superiori non avrebbero mai
acconsentito all’acquisto di una simile casa. Ma
dopo un pacifico viaggio di 21 ore in treno
ritornarono a Roma alle cinque del mattino: tutta
la Comunità era in gioiosa attesa! Cominciò una
fitta corrispondenza con i referenti di Padova, e
ogni novità era ritrasmessa alla Madre Generale,
la quale giudicò che, tutto sommato, era
conveniente continuare le trattative. Il 24 gennaio
arrivarono, per posta, le piantine del Palazzo
Dolfin e, dopo averne fatte le copie – a mano –,
quello stesso giorno furono inviate, per posta,
alla Madre Generale, la quale già il 2 di marzo,
spedì un telegramma con la sua risposta
affermativa mentre metteva a disposizione la
prima somma per l’acquisto del Palazzo.
Tralasciando le varie difficoltà intercorse nel
frattempo per ottenere i necessari permessi, il 17
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di maggio 1947 ritornarono a Padova le Madri
Gloria e Imelda: questa volta però erano già le
“fondatrici”. Due giorni dopo firmarono le scritture
davanti al notaio e il Palazzo Dolfin-Boldù passò
a essere proprietà della Compagnia di Santa
Teresa di Gesù. Il primo giorno di giugno
andarono a presentarsi e a salutare il Prefetto di
Padova, accompagnate dall’Ingegnere Giovanni
Testa. Questa data figura come quella della
concessione ufficiale dell’autorizzazione alla
fondazione da parte dell’autorità civile.
Le due Sorelle erano piene di coraggio e di
entusiasmo: il 21 di giugno arrivarono da Milano
50 coperte richieste per la prossima apertura del
pensionato Universitario.
Nei primi giorni di permanenza a Padova
risiedevano nella casa delle Suore di Maria
Bambina in Via San Massimo, ma il 26 di maggio
era il giorno indicato per la presa di possesso
della nuova dimora.
Ma gli inglesi erano ancora lì e occupavano
quasi tutto il Palazzo. Le Suore si stabilirono in
due piccole stanze riservate al Conte Francesco,
nipote del Conte Paolo. Per fortuna c’era una
scala di servizio che le manteneva isolate; anche
se erano già le proprietarie: avevano due
materassi, due sedie e due piatti. Dopo un po’
arrivò l’ingegnere G. Testa e le Sorelle scorsero
un’espressione di dolore nel suo volto nel vedere
come erano ridotte. Chiese se per caso avessero
già la cena pronta e di fronte alle evasive
risposte, spuntarono le lacrime dai suoi occhi:
prese dalla tasca il buono per il “razionamento” si era nel dopoguerra – affinché potessero
acquistare un po’ di pane per quella notte. Il
giorno dopo arrivarono i rinforzi da Roma: due
giovani consorelle – Suor Amalia Ortega e Suor
Giuseppina Alfano – che con la loro grinta e la
loro gioia riempirono la povertà degli inizi. Ma era
arrivato pure l’ingegnere: prima sistemò la porta
che non erano riuscite a chiudere bene la notte
precedente e dopo prese la sua borsa. C’era
farina bianca, burro, latte e vino. E come uomo di
intensa vita spirituale non aveva dimenticato di
portare libri per la meditazione e la lettura
spirituale …(Continua)Maria Dolores Elías STJ
TERESIANUM
UNA SCUOLA CHE RIFLETTE
L
MINORI E SOCIAL NETWORK: ISTRUZIONI PER L’USO
’utilizzo diffuso – e per certi adulti forse incomprensibile – dei siti di socializzazione in rete ha modificato le modalità
di relazione dei minori: i ragazzi usano Facebook et similia per scambiarsi opinioni, per commentare avvenimenti (ma anche
film, libri, canzoni), per organizzare uscite con gli amici, per mandare gli auguri di compleanno, ecc.
Nei confronti di questo fenomeno si registrano atteggiamenti differenti da parte degli esperti (pediatri, psicologi, sociologi,
educatori, ecc.). A grandi linee si può affermare che alcuni considerano il Web come uno strumento oramai indispensabile
per lo sviluppo della personalità e per l’educazione dei minori, un arricchimento sul piano personale, sociale e culturale. Le
amicizie in rete, in particolare, vengono considerate una risorsa. Altri, invece, con atteggiamento più cauto e senz’altro più
pessimista, temono che possa incidere negativamente sullo sviluppo cognitivo degli adolescenti, considerandolo un mezzo
per arginare la solitudine che troppo spesso isterilisce la loro vita.
Certo genitori e insegnanti non possono più cullarsi in atteggiamento di fiducioso disinteresse perché i dati parlano chiaro:
alla luce del recente Rapporto dell’Istituto nazionale di statistica (Infanzia e vita quotidiana) dal 2001 al 2011 l’utilizzo della
rete tra i minori dai 6 ai 17 anni è passato dal 34, 3% al 64, 3%.
La mediazione degli adulti, dunque, è indispensabile perché troppo elevato è il rischio che il fanciullo prenda visione di
contenuti violenti o comunque idonei a turbarlo o venga in contatto con persone sconosciute. Oramai quasi quotidianamente
troviamo riportati nei giornali episodi di cyberbullismo e sexting, segnale evidente della fragilità dei minori nello sconfinato
universo del Web. Inoltre i ragazzi difficilmente riescono a gestire con consapevolezza i profili legati alla privacy perché
non hanno la piena percezione che i dati personali (foto, post, commenti, video), una volta immessi in rete, sfuggono alla
loro possibilità di controllo.
Di recente il nostro Garante per la protezione dei dati personali si è mostrato particolarmente sensibile nei confronti delle
insidie derivanti dall’evoluzione tecnologica : “In una realtà virtuale nella quale spesso non è possibile distinguere l’età
degli utenti, i minori rischiano di essere vittime inconsapevoli di loro stessi perché chiamati a rispondere di fatti più grandi
di loro, come nel caso in cui diano imprudentemente l’assenso a proposte di acquisto o cadano vittime di forme di
adescamento, o mettano in rete dati, foto e filmati di sé stessi e dei propri amici, senza considerare i pericoli attuali e
futuri” (PIZZETTI, Uomini e dati. Evoluzione tecnologica e diritto alla riservatezza, in F. it. 2011, V, c. 230 ss).
All’attenzione per i minori di età è ispirato anche l’opuscolo (Social network: attenzione agli effetti collaterali, pubblicato
dallo stesso Garante nel 2009 e consultabile sul sito www. Garanteprivacy.it.), che invita loro a riflettere sul seguente
interrogativo: “Sei sicuro che le foto e le informazioni che pubblichi ti piaceranno anche tra qualche anno?”; ai genitori
invece chiede “Gli hai insegnato a difendersi dalle aggressioni dei potenziali provocatori, degli adescatori on line? A non
raccontare a tutti, anche a sconosciuti, la tua vita privata e quella dei tuoi amici?”.
Un chiaro invito alla valorizzazione, nell’ambito dell’istruzione scolastica, dell’alfabetizzazione mediale è contenuto nel
Documento (Tutela dei minori nel mondo digitale) presentato dalla Commissione Europea il 13 settembre 2011, e subito
condiviso dal Consiglio, che ha ribadito l’importanza di un ambiente mediatico sicuro per i minori, ispirato a principi di
dignità umana, sicurezza e rispetto della vita privata, realizzabile anche attraverso sistemi tecnici, come ad esempio filtri,
sistemi di verifica dell’età, strumenti di controllo genitoriale.
L’educazione digitale è, quindi, un ineludibile compito che spetta oggi alla scuola, agli insegnanti, ma anche ai genitori, che
non possono farsi cogliere impreparati o peggio distratti di fronte agli inediti pericoli che possono sfuggire alla percezione
dei piccoli utenti. Va da sé – ricordarlo è quasi superfluo - che la prima forma di tutela è data dall’installazione nel pc di
software specifici per il filtraggio dei contenuti provenienti dalla rete. Ma ovviamente non si tratta solo di questo.
Quasi tutti i social network riconoscono la possibilità di iscrizione da parte di minori di età. La tendenza è quella di fissare
l’età minima a 13 anni (così ad. es. Facebook) e i gestori raccomandano di non mentire al momento dell’inserimento dei
propri dati personali. In concreto, tuttavia, non esiste nessun sistema di controllo. Il discorso è, invece, diverso per le
piattaforme dedicate ai più piccini (Mypage, Shidonni, Togetherville), che subordinano l’attivazione dell’account al
consenso dei genitori.
Al momento della conclusione del contratto di social network è importante la presenza attenta di un adulto per aiutare a
definire in maniera rigorosa e restrittiva le impostazioni di privacy, per consigliare ai ragazzi una gestione consapevole delle
informazioni personali, proprie e altrui (idee, immagini, pensieri ed emozioni) e per suggerire un atteggiamento prudente
quando si stringono le amicizie.
Senz’altro utile rammentare il monito, prezioso anche per gli adulti, del nostro Garante: “I social network sono strumenti
che danno l’impressione di uno spazio personale, o di una piccola comunità. Si tratta però di un falso senso di intimità
che può spingere gli utenti a esporre troppo la propria vita privata, a rivelare informazioni strettamente personali,
provocando effetti collaterali - anche a distanza di anni - che non devono essere sottovalutati”.
Arianna Thiene
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QUI SCUOLA DELL’INFANZIA
U
EMOZIONI!!!
na giornata come tante altre.
ALLA Scuola dell’Infanzia erano le
9.30 ed eravamo quasi tutti presenti…
Durante la fase di accoglienza
dedicata al gioco e al disegno
spontaneo alcuni di loro erano già
particolarmente “irrequieti” e le
richieste di “coccole” continue erano
un segnale chiaro di come sarebbe
andata quella mattina.
Nonostante questa consapevolezza ho
deciso di seguire la tabella di
marcia che mi ero prefissata, ma ho
dovuto fare i conti con il loro
bisogno di “attenzione”.
Così è iniziato il “tiro alla fune”: da
una parte io pretendevo la loro
attenzione durante la spiegazione di alcuni concetti indispensabili per poter eseguire il compito
che avevo loro affidato e dall’ altro “loro”, i miei “nani”, che in modi e forme diverse mi stavano
chiedendo “mi vedi?”!
Inizialmente ho accettato che a turno arrivassero per raccontarmi i loro “mal di pancia, mal di
testa, freddo, caldo, sete, fame…” o in alternativa le richieste più esplicite di coccole e abbracci
fino ad arrivare, sommersa dalle loro richieste, a decidere che quel giorno l’avremmo dedicato
alle “emozioni libere”!
Così abbiamo aperto il “baule delle sorprese” e da lì abbiamo pescato teli, nastri, cappelli,
bambole, orsacchiotti, pulcini e gufi… e ci siamo trasformati in mamme, papà, fate, streghe,
fantasmi, mostri, domatori, maestre, principi e principesse… ed entrando e uscendo da ruoli
diversi ci siamo “scoperti” ed abbiamo condiviso paure e desideri, liberi di gestire le nostre
emozioni senza timore di essere fraintesi.
Quando alla fine di questa avventura ci siamo seduti esausti sapevamo che nulla di quello che
avremmo vissuto quel giorno ci avrebbe più spaventati!
Ho ripensato spesso a quella giornata e ora posso dire con assoluta certezza che anche in
questa occasione ho imparato qualcosa da loro: questa volta l’importanza di vivere le
emozioni, tutte, sia quelle positive che quelle negative.
Ho riflettuto sull’atteggiamento comune a molti di noi educatori, genitori, insegnanti, che spinti
dal desiderio di aiutare il “piccolo” ad affrontare una situazione che suscita il lui emozione
intensa, tendiamo a minimizzarla.
L’altra tendenza è quella contraria: l’intolleranza di fronte alle emozioni del “piccolo” che
riteniamo “troppo intense”.
Tutto questo non aiuta noi ma soprattutto non aiuta loro che crederanno che certe emozioni non
sono accettate dalle figure di riferimento (quelle che più ama) e tenderà a reprimerle o
nasconderle per timore di deludere!
Impariamo insieme a loro a instaurare un sereno dialogo emotivo anche attraverso il disegno, le
fiabe e il catartico gioco del “far finta di…”
Donatella Marcato
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TERESIANUM
QUI SCUOLA PRIMARIA
LA SCUOLA IN…FORMA
L
a cosa più difficile per un insegnante, è sicuramente quella, di interessare e far appassionare i
propri allievi all’argomento di volta in volta in questione; ma quando, a salire in cattedra non sono
maestri o professori, lo stesso obiettivo sembra decisamente meno ambito!
Giovedì 9 febbraio, gli allievi dell’istituto Teresianum, dalla classe terza primaria alla terza
secondaria, hanno avuto per una mattinata dei maestri davvero particolari: Manuela Levorato,
campionessa di atletica leggera e Pasquale Presutti,, allenatore del Petrarca rugby,
accompagnato dal capitano della squadra Pezzati Nicola e dai giocatori Chillon Alessandro e
Gatto Nicola.
L’incontro è stato fortemente voluto ed organizzato, nell’ambito di un Progetto ministeriale al quale la
scuola ha aderito, lavorando in rete con altre scuole paritarie.
Il progetto ha come obiettivo finale, la promozione di una cultura della sicurezza in vari ambiti,
ambientale, multimediale, stradale e personale, intesa come educazione alla salute, e si svilupperà
nell’arco di tutto l’anno scolastico.
Dal momento che lo sport è salute, si è pensato che nessuno, meglio di atleti professionisti poteva
parlare di un tema così delicato ai nostri ragazzi.
L’entusiasmo e la partecipazione da loro dimostrata è stata la conferma che avevamo fatto la scelta
giusta!
Fin dal loro arrivo al mattino, ragazzi e bambini, erano molto emozionati ed incuriositi, all’idea di
incontrare, proprio negli ambienti della scuola degli atleti che hanno fatto dell’impegno, del sacrificio
e della tenacia, le loro armi per riuscire.
L’incontro si è aperto con l’intervento dei giocatori del Petrarca Rugby, i quali, anche attraverso la
visione di alcuni filmati, delle partite e degli allenamenti hanno raccontato ai ragazzi la loro
esperienza come sportivi, sottolineando più volte e con fermezza l’importanza del gioco di squadra e
di come, in realtà, nessuno possa raggiungere la meta se non è supportato da tutto il gruppo.
Molto spazio è stato concesso ai ragazzi, che hanno potuto soddisfare tutte le loro curiosità,
attraverso domande sullo sport del rugby nello specifico, ma anche su aspetti più profondi come la
forza di volontà e il sacrificio: componenti essenziali, per la riuscita, in qualunque campo.
Ha preso poi la parola Manuela Lavorato, che ha raccontato la sua storia di atleta e di una passione
per la corsa, scoperta quasi per caso.
Nel corso del suo racconto ha saputo trasmettere a chi ascoltava tutta la passione e la dedizione che
le sono necessarie, ogni giorno, per continuare a credere in un sogno come le Olimpiadi.
Con dolcezza e (devo aggiungere) pazienza ha ascoltato le domande dei ragazzi, toccando temi forti
come l’uso del doping nello sport.
È stata una mattinata molto densa, di emozioni, ma anche di contenuti.
Da parte di tutti gli sportivi intervenuti, è stato unanime il messaggio circa l’importanza dello sport,
non solo come attività fisica, ma soprattutto come palestra di vita, nella quale si imparano
nell’incontro con l’altro, l’importanza della lealtà, della tenacia e si tocca con mano come a volte,
una sconfitta possa insegnare più di mille vittorie.
In questi tempi, in cui tutto scorre velocemente, e presto passa “di moda”, le nuove generazioni
hanno bisogno di modelli di riferimento forti, per questo è importante offrire loro, esempi reali e
positivi di persone che, in fondo, ce l’hanno fatta.
Come insegnante mi permetto di aggiungere che l’esperienza vissuta oggi da ciascuno di noi, è stata
particolarmente significativa, in quanto è bello pensare che la scuola, non insegni solo a “leggere e
far di conto…” come si richiedeva qualche decennio fa, ma insegni anche ai suoi ragazzi a
valorizzare al massimo le proprie potenzialità, affrontando con entusiasmo e determinazione ciò
che la vita presenterà loro.
Maddalena Rosso
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QUI SCUOLA PRIMARIA
A SCUOLA DI CARTONI ANIMATI
U
na mattina di novembre, la
Maestra Alessandra è entrata in
classe e ci ha invitati a prepararci
per andare in sala audiovisivi a
vedere dei cartoni animati.
Sinceramente abbiamo pensato
che la Maestra fosse diventata un
po’ pazza o ci volesse prendere in
giro… non ci aveva mai fatto vedere
un cartone animato, nemmeno
quando eravamo in terza… Ma la
cosa straordinaria era che lo stava
dicendo sul serio!
Appena arrivati in sala, Alessandra ci spiegò perché ci eravamo riuniti lì insieme alla classe terza.
Non si sarebbe trattato di una rilassante e divertente visione, ma avremmo dovuto confrontare le
caratteristiche di due diversi cartoni animati e cercare di comprendere gli insegnamenti sia positivi
che negativi.
A questo punto quadrava tutto… la Maestra non era impazzita, ci avrebbe fatto lavorare come al
solito.
Ed ecco che partono i due cartoni da analizzare. Si trattava di Heidi e di Ben Ten. Terminata la
visione abbiamo preso due cartelloni ed abbiamo confrontato le caratteristiche: dei personaggi, delle
ambientazioni, del linguaggio, dei suoni usati e la velocità delle immagini.
E’ stato sorprendente notare come, terminata la visione di Ben Ten, eravamo tutti elettrizzati:
facevamo fatica ad ascoltare e non riuscivamo a stare fermi.
Le maestre hanno impiegato un bel po’ a calmarci.
Questa esperienza ci ha insegnato a valutare il messaggio positivo o negativo dei cartoni e delle
pubblicità. Si è trattato di una lezione particolare, ma interessante, che ci ha dato istruzioni per la
vita di tutti i giorni.
I Ragazzi della IV Primaria
PUBBLICITARI PER UN GIORNO
N
oi alunni di classe quinta, con la nostra maestra, abbiamo affrontato il tema dell' educazione
multimediale ed in particolare, abbiamo approfondito il campo della pubblicità.
I messaggi delle pubblicità che si vedono per televisione, sui giornali o sui cartelloni in città, ci dicono tante
cose. Ci sono pubblicità che catturano l'attenzione di chi le guarda, finalizzate alla vendita di un prodotto e
pubblicità cosiddette “ progresso”, cioè che ti aiutano a crescere e a porre l'attenzione su comportamenti
corretti per vivere meglio o su atteggiamenti di solidarietà verso chi è meno fortunato di noi.
Il lavoro del pubblicitario è un po' strano e complicato ma anche molto divertente. Egli deve trovare il modo di
catturare l'attenzione delle persone che guardano e ascoltano quella pubblicità. Come? Beh, semplice; deve
inventare uno “slogan”, cioè una scritta, breve ma efficace e magari abbellirla con qualche immagine
accattivante!
Ed ecco che improvvisamente noi alunni ci siamo calati nei panni di un pubblicitario in carriera e, divisi in
gruppetti, ci siamo sbizzarriti ad inventare di punto in bianco una pubblicità su temi diversi che la nostra
maestra ci ha proposto.
E' stato divertentissimo, abbiamo creato dei cartelloni molto belli ed efficaci tanto che noi stessi siamo stati
“catturati” dai messaggi di ciascun gruppo quando ha presentato il proprio lavoro. Inoltre abbiamo abbellito
la nostra aula con immagini coloratissime e originali... ecco a voi nella pagina accanto, i nostri lavori. .. 1, 2,
3 PUBBLICITA'! A prestissimo,
Gli alunni di V primaria
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TERESIANUM
QUI SCUOLA PRIMARIA
POETI IN “ERBA”
Ispirandoci alla famosa poesia di Roberto Piumini “Se i libri fossero” noi bambini di Seconda Primaria ne abbiamo
inventata un’altra divertendoci molto:
Se i libri fossero pannocchie,
li leggerei nelle parrocchie.
Se i libri fossero di cioccolato,
li leggerei tutti di un fiato.
Se i libri fossero di arancia,
li leggerei sdraiato sulla pancia.
Se i libri fossero pane,
li gusterei con le banane.
Se i libri fossero di patate,
li guarderei insieme alle fate.
Se i libri fossero di formaggio,
li sceglierei con molto vantaggio.
Se i libri fossero un minestrone,
li leggerei con… grande passione!
L’agente di polizia locale
Ciao bambini, mi presento
sono un vigile molto contento.
Il mio nome Enrico è
e sono venuto in classe da te,
a dire che, se per la strada vuoi andare,
i segnali stradali devi imparare.
Il triangolo dice che c’è un pericolo,
devi guardarci dentro e stare attento:
agli incendi, ai bimbi che vanno a scuola,
alle curve fatte a cento all’ora!
I cerchi blu e quelli rossi…
Sono fratelli ma anche monelli.
Uno dice di non fare questo,
l’altro risponde di non fare quello:
mettetevi d’accordo, la faccenda è complicata
arriva il vigile a darvi una calmata!
La mia divisa è di un blu scuro
il berretto e la cintura di un bianco puro.
Se il semaforo è bloccato
presto il gioco è fatto:
apro le braccia e vuol dire:”Fermati!”
alzo un braccio per dire:”Sbrigati!”
mi giro poi per lasciarti passare,
perché il verde sto ad indicare.
Se per attraversare sulle strisce non sarai,
passerai certo dei guai:
una bella multa ti arriverà
e il tuo sorriso scomparirà.
Ma l’agente di polizia locale
ti vuole solo insegnare
che le regole si devono rispettare,
prima di farsi molto male!
Classe Prima Primaria
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QUI SCUOLA SECONDARIA
ALUNNI ALLA CATTEDRA
S
alve, siamo ancora noi, Elisa e Paola. in questo articolo vi racconteremo l'esperienza didattica affrontata
dalla classe 2 secondaria. Essa consisteva in un lavoro a coppie riguardante l'educazione stradale
progettato dalla prof. Capozzi.
I ragazzi dovevano svolgere una ricerca su vari ambiti dell'educazione stradale (segnaletica luminosa,
verticale, orizzontale, ecc.).
A molti dei nostri compagni è piaciuto questo nuovo modo di imparare senza annoiarsi, alcuni hanno avuto
paura di sbagliare e di fare figuracce, ma per fortuna tutti hanno avuto successo e la prof. ne è stata fiera e
felice. Gli alunni hanno avuto la possibilità di scegliere se presentare il proprio lavoro con un cartellone o con il
computer. Per noi questa esperienza è stata molto istruttiva, e ha scatenato la creatività nostra e quella dei
nostri compagni. Allegri saluti da Paola ed Elisa!
LE PRIME CON LA RACCHETTA
Q
uest’ anno molti ragazzi di Prima Secondaria hanno imparato a giocare a tennis. I nostri maestri,
Maurizio e Matteo, usano metodi diversi ma entrambi molto efficaci per insegnarci a giocare.
Dal mio punto di vista (anche se non faccio tennis) vedo che in poche lezioni, si imparano molto
velocemente le tecniche.
Per l’altra parte (chi gioca) i due maestri sono di più, ma, il tennis, è un gioco che vorremmo approfondire.
Dopo tante lezioni di tecnica abbiamo iniziato a fare i match che ci divertono molto, e, siamo addirittura
andati a giocare sulla terra rossa!
Secondo noi il tennis è un gioco bellissimo!!!!
Margherita, Arianna e Lucia
O
ggi, 2 Marzo , è venuto a scuola un attore: Alberto Riello, per presentare alle classi IA e IB il libro
“Marcina” in una lettura animata, che è piaciuta molto a noi ragazzi, perché Alberto è stato molto bravo nel
raccontarla.
“Marcina” è la storia di una ragazzina di 11 anni che, avendo cambiato scuola, viene ignorata dai nuovi
compagni. Il suo vero nome è Marina, ma viene chiamata Marcina perché decide di farsi notare e un piccione
la“aiuta”, schizzando sul suo naso una cacchetta …
Oltre alla lettura, Riello – tra giochi e scherzi – ci ha fatto riflettere sul bullismo nelle scuole.
E, facendoci sentire tutti un po’ attori, alla fine ci siamo salutati come i personaggi della storia.
Nicolò Ventre – Alin – Giulia Andrea
(Classe I Sec. A)
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TERESIANUM
QUI SCUOLA SECONDARIA
LA SECONDARIA CHE LEGGE E SCRIVE
S
COM’ERO DA PICCOLO?
ono nato il 18.08.2000, un caldo
giorno d’estate, a Dolo, alle 14.36; ero lungo
54.5 cm e pesavo la bellezza di 3,870
grammi.
Il primo mese di vita l’ho trascorso
beatamente tra biberon e meravigliose
dormite; quando ero sveglio guardavo per
brevi momenti i miei genitori che mi
parlavano e facevano strani gesti.
Sussultavo quando sentivo forti rumori come
il temporale e i gridolini di mia sorella che,
probabilmente, come ho visto in qualche foto,
mi abbracciava così forte da strozzarmi.
Giravo testa e mani quando sentivo il calore
familiare di Francesca, mia sorella, o dei
miei genitori che mi accarezzavano e mi
parlavano.
Mi piaceva dormire, anzi lo adoravo e piangevo solo quando avevo fame. Se mi mettevano a pancia in su
sollevavo la testina e la giravo di lato, ma la posizione è così scomoda che scommetto che non ci rimanevo
molto, anche se mi dicono il contrario. Da neonati non ci sono tante scelte: o steso a pancia in giù o steso a
pancia in sù e allora era tutto uno sgambettare e un muovere di braccia.
Durante il primo anno di vita, ogni mese era una conquista: a tre mesi sorridevo quando ero felice, mi piaceva
accarezzare i capelli di mia madre e Francesca, tenevo da solo la testa e la schiena ben dritte, mi divertivo a
guardare le mani. Finalmente sono arrivati i nove mesi, ho cominciato a unire parole ma-ma, pa-pa e la-la, mi
piaceva farmi scorrazzare in bicicletta e, fortunatamente, mi tenevo pulito. Gattonare non mi piaceva, mi
spostavo da seduto, era così semplice raggiungere qualsiasi cosa e poi aggrapparsi ed alzarsi. Al compimento
del primo anno ho terminato di essere un neonato: avevo cominciato a camminare.
Da un tema di FEDERICO DEGLI AGOSTINI I B
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RECENSIONI DI LIBRI DALLA TERZA SECONDARIA
VALERIO MASSIMO MANFREDI (IDI DI MARZO)
Roma, inizi di marzo del 44 a.C.Caio Giulio Cesare, è malato e sta per finire la sua carriera di dittatore per mano
di un gruppo di congiurati che volevano ucciderlo.Tra questi: Marco Junio Bruto, Ponzio Aquila, Gaio Trebonio,
Emilio Lepido, Gaio Casca, Pomponio ecc...La storia parla degli ultimi giorni di vita del dittatore perpetuo e del
suo fedelissimo aiutante Silvio Salvidieno. Inoltre narra la storia della congiura e delle persone che hanno saputo
della sua esistenza ma che per uno sfortunato insieme di eventi non sono riusciti ad avvisare Cesare. Uno di
questi era Publio Sestio, suo fedelissimo centurione, che è venuto a sapere della congiura contro Cesare a Rimini
e che ha compiuto un viaggio molto pericoloso contro altri e contro il tempo ma che è riuscito ad arrivare a
Roma ormai troppo tardi; infatti Cesare era appena stato pugnalato. Oltre a lui altre persone sono venute a
conoscenza di questa congiura come Artemidoro (l’insegnante di greco di Marco Junio Bruto) che pure non è
riuscito ad avvisarlo in tempo. Dopo la morte di Cesare in tutto l’impero stava per scatenarsi una nuova guerra
civile ma grazie alle astute mosse diplomatiche di un’altro suo fedelissimo Marco Antonio, il fatto non si
verificò. Successivamente Marco Antonio divenne anche imperatore. Grazie a questo libro noi oggi possiamo
conoscere la persona di Cesare e possiamo trarne la sua complessità politica, la sua profondità psicologica
nonché la sua potenza drammatica. Trovo che questo libro sia scritto con una semplicità tale da poter essere
capito anche da persone più giovani. Questo libro è un best seller.
Mattia Pedrocco
IL NATALE DI POIROT di AGATHA CHRISTIE
"Il Natale di Poirot" mostra il metodo e l'intelligenza con i quali Poirot agisce. La soluzione finale lascerà sicuramente a
bocca aperta perché si rivelerà imprevedibile, ma con un'osservazione attenta gli habitués della scoperta dell'assassino ce la
faranno anche questa volta. E' Natale, il giorno più atteso dell'anno. Come tutte le famiglie anche la misteriosa famiglia Lee
si riunisce per condividere un momento delizioso come questo. Ma il vecchio patriarca della famiglia è trovato morto nella
sua stanza. Nessuno dei presenti in casa Lee ha l'alibi di ferro che ognuno si aspetterebbe da qualsiasi libro giallo. Inoltre la
lotta per l'eredità del vecchio incombe sulla famiglia. Naturalmente il caso sarà risolto con una facilità impressionante da
Hercule Poirot che, forse, potrà vivere le feste natalizie con maggiore felicità… eh sì! Perché l'unica cosa che lo rende
veramente soddisfatto è il far lavorare il suo cervello.
Chiara Ceccarello
A.S. 2011/2012
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L’ANGOLO DEI PROF
LA GUERRA TRA GENITORI E FIGLI (E SCUOLA)
(a cura del Prof. Mimmo)
“Metti in ordine la tua camera!” - “Studia!” - “Tagliati quei capelli!” - “Ti sembra l’ora di tornare?” “Questa casa non è un albergo!”. Sono le frasi che scandiscono la vita di ogni adolescente.Non è
facile andare d’accordo con i grandi in questa fase della vita. Che si tratti di guerra fredda, guerra
aperta, guerra di nervi, sempre guerra è! Eppure anche i grandi sono stati ragazzi, molto empo fa.
Forse lo hanno solo dimenticato.
PRIMA PUNTATA
TUTTI “CASA E SCUOLA”
L
’argomento compiti e lezioni garantisce quasi sempre lo scoppio di una guerra fredda anche
nelle migliori famiglie. Puoi ripertere ai tuoi fino alla nausea che stai facendo quello che devi fare: è
difficile che ti credano. Ecco il genere di conversazione che un figlia/o tipo potrebbe sostenere con
suo padre...
PADRE: “Dove credi di andare?” (antico urlo di guerra) - “Hai fatto i compiti?”
FIGLIA: “Niente paura papà. Ho un’ora libera domani e li farò allora.”
PADRE: “Io alla ta età capivo il valore dell’istruzione. Io...”
FIGLIA: “Non starai per dirmi che non saresti diventato quello che sei se non avessi studiato,
vero?”
PADRE: “Non mancarmi di rispetto. Aspetta di sbattere il muso contro la realtà! Il lavoro non cresce
sugli alberi,cara.”
FIGLIA: “Non credo che andare da Francesca per mezz’ora segnerà il corso di tutta la mia vita
papà!” (è il momento giusto per strizzare l’occhio e sorridere. Di solito i papà sono prede facili e si
sciolgono).
PADRE: “Non stai mai da Francesca per mezz’ora e basta... Non dare la colpa a me quando sarai
bocciata o non troverai lavoro. Non ho intenzione di ripeterlo!” (Ma c’è in realtà una remota
possibilità che lo faccia).
FIGLIA (fra sé): “ Fosse vero. Passo più tempo a litigare con lui sui compiti che a farli.”
La versione del padre
Odio dover brontolare, ma lo faccio per il suo bene. Credo che i ragazzi di oggi non capiscano
com’è duro stare al mondo. Se potessi tornare indietro alla loro età mi darei da fare il doppio. A lei
sembra invece che interessino solo i vestiti, i ragazzi e quella musica tremenda che ascolta
sempre. Sai come le saranno utili il giorno di un esame o al suo primo colloquio di lavoro...!”
La versione della figlia
Si meriterebbe l’Oscar per la noia. L’ho sentito dire troppe volte la frase “ai miei tempi...”. E
comunque, cos’è tutto questo straparlare di un buon lavoro? Intanto di lavoro non ce n’è proprio...e
poi non credo nemmeno di volerne uno, se devo diventare una vecchia brontolona come lui.
Secondo il signor Sotutto se vengo bocciata un anno sarò destinata alla dannazione eterna
(probabile, con tutti quei libri noiosi che mi tocca studiare). Vorrei che la finisse di agitarsi tanto per
cose che alla fine riguardano solo me. Se mi lasciasse fare come dico io, sono sicura che me la
caverei meglio”
E VOI COSA NE PENSATE? INTANTO APPUNTAMENTO AL PROSSIMO NUMERO CON LA
SECONDA PUNTATA DAL TITOLO “ESSERE O NON ESSERE...ORDINATI?”
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TERESIANUM
PIANETA GENITORI
Quality Time
(Come viviamo il tempo c
lo trascorriamo con i nostri figli)
È
stata una bella idea quella di
realizzare un questionario sul tempo
che dedichiamo ai nostri figli.
Analizzare le numerose risposte ricevute
è stato veramente interessante e mi ha dato la
possibilità di cogliere innanzi tutto il grande piacere
che proviamo nel vivere in famiglia con i nostri figli e
anche la disponibilità a condividere le proprie
esperienze piacevoli e gratificanti vissute nell’ambito
familiare. In base al numero di schede consegnate
(108) ed al tono delle risposte è risultato piuttosto
evidente che di questo argomento si parla volentieri.
Il questionario era organizzato in quattro parti. La
prima parte riguardava il nome e la classe di
appartenenza e serviva per identificare la persona, se
maschio o femmina e la sua età. La seconda parte
chiedeva quanto tempo dedichiamo ai nostri figli e la
risposta è stata quasi unanime: “tutto il tempo
possibile”, ovvero il pomeriggio dopo la scuola e
tutto il fine settimana. Qualcuno ha manifestato il
proprio rammarico per non riuscire a dedicare ai
propri figli tutto il tempo che vorrebbe, qualcun altro
ha incluso nel “conteggio” anche le attenzioni forse
più “scontate” come ad esempio quelle rivolte alla
mattina per aiutare i propri ragazzi a prepararsi per
andare a scuola oppure per accompagnarli da
qualche parte. La terza parte riguardava la
descrizione di attività svolte nei momenti vissuti
insieme. Tali attività cambiano con l’età e, man mano
che i figli crescono, emerge chiaramente dalle
risposte fornite l’evoluzione del nostro rapporto
affettivo. In corrispondenza dell’età della scuola
dell’infanzia prevalgono attività piacevoli che
mantengano il contatto fisico e l’attenzione reciproca
(giocare insieme, leggere, disegnare, svolgere attività
all’aria aperta ed anche pasticciare in cucina). In
corrispondenza dell’età della scuola primaria
prevalgono attività piacevoli che consentono di
costruire qualcosa insieme, con l’obiettivo principale
di condividere un’esperienza (sostegno nelle attività
di doposcuola, praticare sport anche insieme,
passeggiare, parlare della giornata trascorsa,
svolgere attività manuali, cantare, ballare, dedicarsi
A.S. 2011/2012
al giardinaggio, guardare un film al cinema oppure a
casa e fare giochi di società o videogiochi insieme). In
corrispondenza dell’età della scuola secondaria
diventa più gratificante per i ragazzi avere il sostegno
della propria famiglia nel coltivare le proprie
attitudini e passioni (sostegno nello studio – non
manca mai!–passeggiare, raccontare reciprocamente
la propria giornata, praticare sport, andare al cinema,
fare giochi di società, socializzare con coetanei e con
altri nuclei familiari, accudire un cucciolo). La quarta
parte riguardava le attività fuori dall’ordinario, da
fare in circostanze “insolite”, come premio o
semplicemente per festeggiare un’occasione
particolare. Con i bimbi più piccoli si va al teatro o al
circo, si cucina qualcosa di speciale con la mamma, si
fanno coccole extra magari sul lettone e si può
perfino arrivare a suonare la batteria con papà. Man
mano che i bimbi crescono con il papà si può andare
anche a pescare, si fanno gite all’aria aperta magari
anche in bicicletta, si organizzano dei lavori creativi
da fare insieme (ad esempio realizzare il presepio un
po’ alla volta), si va tutti a Gardaland, si fanno viaggi
anche di valenza culturale, si invitano gli amici e si
prepara una cena strepitosa magari con il barbeque
in giardino, si ospitano amichette nel fine settimana,
si va a fare colazione in pasticceria per organizzare la
festa di compleanno, si va a fare shopping o più
semplicemente a scegliere un bel libro in libreria, ci si
può prendere anche una pausa di relax alla domenica
mattina senza ritmi per forza scanditi oppure si visita
una città o perfino si fa l’esperienza di un’escursione
in quad. Se ci sono più figli ove possibile si cerca di
fare un’attività che coinvolga e gratifichi tutti,
altrimenti si cerca di ritagliare dei momenti
“esclusivi”. I figli più grandi infatti con il tempo
maturano interessi più specifici e personali che
richiedono più autonomia. Per loro diventa più
interessante condividere esperienze e fare gruppo
con i coetanei. Il rapporto con i genitori diventa più
colloquiale e acquista importanza condividere il
vissuto della giornata raccontando reciprocamente la
propria esperienza e le proprie emozioni.
Complessivamente attraverso questo “sondaggio” è
emerso un quadro di belle famiglie con una grande
attenzione verso il benessere e l’educazione dei
propri figli. Complimenti a tutti quanti!
Alessandra Schiavi Marella
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Teresianum
Buona Pasqua
dalla Redazione!
Il 19 aprile alle 20.30, per i genitori,
incontro con la prof. Arianna Thiene sul tema
“Noi e i social networks”.
Data l’attualità e l’importanza dell’argomento,
vi aspettiamo numerosi...
Sarà un’occasione per confrontarsi con una
realtà quotidiana che è ormai parte integrante
della vita dei ragazzi.
LUOGHI DA SCOPRIRE CON I NOSTRI RAGAZZI
- Rubrica a cura di una mamma -
C
ari Lettori,
benvenuti ad un nuovo appuntamento con lo spazio dedicato ai luoghi da scoprire con i nostri ragazzi.
La volta scorsa, come ricorderete, Vi abbiamo portato nel Paese delle Fiabe, Sàrmede. Oggi approfondiremo il tema dei
laboratori per bambini sotto il profilo ludico-didattico-creativo. I laboratori sono importanti momenti di gioco e di
divertimento, ma sono anche utili perché aiutano i fanciulli a sviluppare le loro capacità e a promuovere la loro creatività.
L’offerta sull’argomento è assai vasta. L’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova ha elaborato una guida
“TERRAPADOVA 0-14”, contenente una variegata gamma di opportunità di crescita culturale. Noi Vi parleremo della nostra
personale esperienza, ma ci farebbe molto piacere ricevere presso la Redazione del Giornalino la segnalazione di altri
Genitori, che hanno condiviso attività simili con i figli.
Partiamo con la proposta della libreria Lovat, che ha organizzato laboratori e incontri con Autori di libri per bambini. A
partire da ottobre, per tre mesi, ogni sabato pomeriggio, i bimbi hanno avuto l’opportunità di vivere lo spazio della libreria,
accostandosi alla lettura in modo giocoso. Si sono alternati incontri in cui i bambini sono stati intrattenuti: ora dalla
Cooperativa Apiediscalzi, simpatici personaggi che conducevano i bambini in un fantasioso viaggio nel Paese dei Mostràz,
realizzando insieme a loro al termine della rappresentazione simpatici manufatti artistici; ora dagli stessi Autori che leggevano
i propri libri, relazionandosi con i loro piccoli uditori.
Particolarmente accattivante è stata la lettura del libro, magnificamente illustrato, “Buoni, bravi, brutti, cattivi …
d’Italia” (ISABELLA PAGLIA e FRANCESCA CAVALLARO, Camelozampa, 2011, passim), scritto in occasione delle Celebrazioni
per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia. Una storia molto divertente che ha per protagonisti una banda di ragazzini, che si
intrufola nella soffitta di una nonna molto speciale; dai bauli polverosi usciranno abiti, oggetti e memorie dei personaggi che
hanno fatto grande l’Italia, ma, anche menti brillanti, coraggiosi condottieri, artisti unici, personalità geniali e…
personaggi poco meritevoli, i “brutti e cattivi” appunto con i quali ci si è dovuti confrontare per crescere ed essere ciò che
siamo.
Un’altra esperienza preziosa è quella che si svolge ogni sabato pomeriggio presso il Centro culturale Altinate/San Gaetano,
dal titolo “Arti di scarto”, realizzata in collaborazione con AcegasAps e dall’ Associazione Fantalica.
Scopo del laboratorio (amatissimo dai bambini) è stimolare la riflessione, la creatività e il pensiero critico nei confronti dello
scarto e del rifiuto e diffondere l’educazione ambientale attraverso il riutilizzo di materiali di scarto e di recupero. L’attività
consiste nel modificare gli oggetti dalla loro funzione primaria, insegnando a riconoscere il materiale utilizzato, ad osservarlo
da un altro punto di vista, e a stimolare il processo di ricerca di soluzioni creative. Il percorso ha inizio con l’acquisizione dei
materiali (bottiglie di plastica, scatole di scarpe, vasetti di vetro, stoffe, giornali, materiali da imballo etc.) per trasformarli
successivamente in opere artistiche. Tutto ciò avviene attraverso la sapiente guida dell’insegnante Cristina Masiero, pittrice
eco-creativa, esperta in pittura espressiva e in attività creativa-manipolativa, che insegna ai piccoli a giocare ecologicamente,
sensibilizzandoli anche al rispetto della natura e all’importanza del riciclo. Da questa attività prenderanno forma varie opere:
piccole sculture, maschere in carta pesta e plastica, quadri con pittura materica e con altre tecniche di assemblaggio,
sospensioni, ed infine un “librone Riciclone”. Il tutto confluirà in una Mostra, che verrà allestita presso il Centro culturale
Altinate/San Gaetano dal 17 maggio al 3 giugno 2012.
In armonia con la suggestiva meta educativa proposta dal nostro Teresianum per l’anno scolastico in corso vorrei concludere
con una riflessione che ho letto di recente e che suona più o meno così: in un momento in cui sempre più spesso si delega al
computer e/o alla televisione l’educazione dei figli sarebbe opportuno ricordarci che “un bambino che si sporca con i
colori è si-cura-mente un bambino che si diverte e ... un bambino che si diverte è un bambino libero”.
Giuseppina