Lo sfruttamento criminale del minore

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Lo sfruttamento criminale del minore
Diario di uno scandalo
di Richard Eyre
Presentazione critica
Introduzione al film
E’ un film strutturato direttamente su due personaggi quello che Richard Eyre porta sullo schermo sulla
base dell’adattamento che lo sceneggiatore Patrick Marber ha fatto del libro scritto, in forma di diario, da
Zoe Heller e che qui si converte in dialoghi di forte impatto drammatico. Il diario resta comunque al
centro della narrazione divenendo, alternativamente, pagina su cui esporre le proprie fragilità, strumento
per tentare di superare la solitudine e arma di ricatto. Sulla solitudine si innerva anche il lavoro della
macchina da presa che, nella prima parte, lavora sui dettagli di Barbara con le labbra sporche di
cappuccino oppure sulle sue dita che attorcigliano un capello. E’ quasi un lavoro preparatorio finalizzato a
rendere ‘comprensibile’ l’atteggiamento futuro di una delle due protagoniste. Così come invece il
personaggio di Sheba viene tratteggiato dando prevalenza al versante emotivo e complesso del
personaggio e del suo vissuto piuttosto che al versante erotico della vicenda. Judi Dench e Cate Blanchett
hanno entrambe ricevuto la nomination all’Oscar grazie all’abilità con cui hanno saputo offrire
un’interpretazione aderente a una lettura delle relazioni di amicizia femminile dotata di una sensibilità
piuttosto inusuale in uno sguardo maschile come è quello del regista. Risulta così particolarmente
interessante l’operazione che viene compiuta sul personaggio di Barbara per la quale non si punta
eccessivamente sul versante di una omosessualità frustrata. Viene invece sviluppato l’aspetto di donna in
età non più giovanile che è e si sente ‘cronicamente inviolata’ che regredisce a una sessualità possessiva
in cui tutto quanto è imploso si manifesta, ad esempio, attraverso l’atto di accarezzarsi le mani.
Il ruolo del minore e la sua rappresentazione
Si rivela relativamente complessa ma non per questo meno interessante l’operazione di individuare la
rappresentazione dei minori in questo film di Eyre che vede protagoniste due donne, colleghe nella stessa
scuola. L’ambiente borghese prevede copioni comuni: famiglie più o meno normali, piccole difficoltà e
piccole gioie, rapporti tra colleghi impostati all’insegna della più incolore prevedibilità, pochi spazi per
sognare. Troppi spazi di solitudine alla quale ognuno risponde a suo modo per andare avanti. Sono spesso
questi scenari ipocriti, perbenisti, prevedibili e probabili, quelli che si offrono al realizzarsi di atti
scandalosi. È proprio in uno di questi scenari di provincia che si consuma la relazione tra Sheba, giovane e
bella insegnante, e il quindicenne Steven, suo alunno. Il regista affronta il delicato tema del rapporto tra
una donna adulta e un minorenne dal punto di vista di Sheba più che da quello del ragazzo riuscendo,
tuttavia, a mettere in evidenza quanto siano importanti anche per un adulto pulsioni e desideri che non si
esiterebbe a definire adolescenziali. “Il matrimonio, i figli sono una cosa bellissima ma non bastano”
confida Sheba all’amica Barbara, denunciando allo stesso tempo un vuoto e l’impossibilità di colmarlo.
Registrato un gap incolmabile tra quello che ci si aspetta dalla vita e quello che in realtà si vive, Sheba
sembra identificarsi in una posizione adolescenziale che cerca suo malgrado nella trasgressione quello che
la vita sembra non darle. È la stessa immaturità che la spinge a cadere nella trappola di un rapporto
morboso che Barbara le offre sotto le mentite spoglie dell’aiuto e della solidarietà. L’equivoca amicizia
tra le due donne, perfidamente condotta da Barbara che vuole Sheba tutta per sé, mostra tutto il suo
inganno nel momento in cui la prima si trova, più o meno casualmente, ad assistere a un incontro
clandestino tra Sheba e il suo studente. Da quel momento l’anziana donna capisce che ora può avere tutto
quello che vuole dalla giovane collega senza bisogno di fare più niente: basta il ricatto. Scoperte le carte
Barbara si mostra per quello che è: una persona perfida e gretta che approfitta dell’amica per manovrare
il suo sporco gioco. Dal momento in cui la relazione di Sheba con lo studente viene scoperta, grazie a una
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Diario di uno scandalo– scheda critica
soffiata di Barbara, lo scalpore che il fatto suscita all’interno della scuola così come nella cittadina relega
sullo sfondo il rapporto delle due donne.
Che dire del giovane studente implicato nello scandalo? La storia non lo racconta certo come una
povera vittima, anzi è lui a fare il primo passo verso l’insegnante. Si tratta dell’incontro di due
insoddisfazioni dettate da motivi diversi, ognuna delle quali cerca nell’altro un riscatto personale o
quantomeno un risarcimento alla monotonia della propria esistenza. Per il ragazzo l'episodio ha il sapore
della bravata, di un atto che dovrebbe dare un’impennata alla sua autostima, la rincorsa di un desiderio
impossibile, destinato fin dai suoi albori al fallimento ma che pure lo ha sedotto. In questi rapporti
morbosi, intrecciati perversamente con le reciproche storie, ognuno è sedotto dal suo stesso,
adolescenziale bisogno di affermazione più che dall’altro reale.
Riferimenti ad altre pellicole e spunti didattici
Per i temi trattati la visione di Diario di uno scandalo va considerata adatta esclusivamente ad un
pubblico di allievi delle scuole medie superiori che siano attrezzati per leggere la rappresentazione del
mondo adulto e, in particolare, le dinamiche psicologiche: a) di una relazione adulto/minore; b) di una
relazione omosessuale femminile. Il film si rivela interessante per la descrizione di un microcosmo
scolastico visto dalla parte delle dinamiche che possono intercorrere tra docenti e per lo sguardo che
getta sul ‘privato’ di una professione di cui allo studente appare quasi sempre solo l’aspetto pubblico.
Anche se la sindrome di Down da cui è affetto uno dei figli di Sheba non viene particolarmente messa in
rilievo può essere comunque interessante fare riferimento a L’ottavo giorno di Jaco Van Dormael (1996).
Due interessanti figure di donne che insegnano storia emergono dai film La Historia Oficial di Luis Puenzo
(1985) e da The History Boys di Nicholas Hytner (2006). Tra i film di maggior interesse per quanto riguarda
la trattazione del rapporto adulto/minore, oltre a Lolita di Stanley Kubrick (1962) va segnalato un altro
‘classico’ come Manhattan di Woody Allen (1979). Meno frequente il rapporto donna/ragazzo che trova
però una sua interessante versione in The Reader di Stephen Daldry (2008).
Elena Galeotto, Giancarlo Zappoli
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