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Qui si può leggere la sintesi della documentazione presentata in
ITALIANA ENERGETICA TIRE S.r.l.
Foro Buonaparte, 67
20121 MILANO
IMPIANTO PER LA MESSA IN RISERVA ED
IL RECUPERO DEGLI PNEUMATICI FUORI
USO (PFU) NEL COMUNE DI CASALINO (NO)
SINTESI NON TECNICA DEL PROGETTO E
DELLO STUDIO D’IMPATTO AMBIENTALE
redatta ai sensi dell’art. 22 del D. Lgs. 152/2006 s.m.i. e
dell’art. 12 della L.R. 40/98 s.m.i.
Luglio 2013
Ing. Riccardo Massara
Ing. Silvia Carretta
Dott. Luca Frenguelli
Ing. Viola Piovera
PRODOTTO AMBIENTE di Ing. Riccardo Massara
Viale Paganini, 9 - 28047 Oleggio (NO) - Italia
Tel: +39 0321 992299
Fax: +39 0321 994407
[email protected]
http://www.prodottoambiente.it
INDICE
1.
PREMESSA ............................................................................................................................ 3
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INQUADRAMENTO GENERALE DELL’INTERVENTO PROPOSTO ...................... 4
2.
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SCOPO DELL’IMPIANTO PROPOSTO ............................................................................................................ 4
INQUADRAMENTO GENERALE DELL’INTERVENTO................................................................................ 4
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2.2
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3.
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QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ..................................................... 5
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3.1 LA NORMATIVA EUROPEA E LA GESTIONE DEI PFU................................................................................ 5
3.2 NORMATIVA NAZIONALE .............................................................................................................................. 7
3.2.1
La regolamentazione dei PFU in Italia ...................................................................................................... 7
3.2.2
Inquadramento del progetto rispetto alla normativa nazionale vigente ..................................................... 7
3.3 COERENZA CON GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE TERRITORIALE VIGENTI ........................................................ 8
3.4 VINCOLI PRESENTI SULL’AREA.................................................................................................................... 8
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4.
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QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE ............................................................. 9
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STATO DI FATTO ............................................................................................................................................... 9
NUOVO IMPIANTO PER LA MESSA IN RISERVA ED IL RECUPERO DEGLI PNEUMATICI FUORI
USO – SINTESI GENERALE DEL PROGETTO .............................................................................................. 10
MODALITÀ OPERATIVE DELLA FASE DI DISMISSIONE ......................................................................... 12
4.1
4.2
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4.3
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5.
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QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE .............................................................. 13
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5.1 SINTESI SULLA QUALITÀ AMBIENTALE ANTE-OPERAM ..................................................................... 13
5.2 STIMA QUALITATIVA E QUANTITATIVA DELL’IMPATTO AMBIENTALE ......................................... 15
5.2.1
Clima e atmosfera .................................................................................................................................... 15
5.2.2
Ambiente idrico superficiale ................................................................................................................... 15
5.2.3
Ambiente idrico sotterraneo - falda ......................................................................................................... 16
5.2.4
Geomorfologia, suolo e sottosuolo .......................................................................................................... 17
5.2.5
Clima acustico ......................................................................................................................................... 17
5.2.6
Flora, Fauna ed Ecosistemi...................................................................................................................... 18
5.2.7
Ambiente antropico ................................................................................................................................. 19
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Viabilita’ ...........................................................................................................................................................19
Paesaggio, beni culturali e naturali ...................................................................................................................19
5.2.7.1
5.2.7.2
5.3
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MISURE PREVISTE PER EVITARE, RIDURRE E COMPENSARE DAL PUNTO DI VISTA
AMBIENTALE GLI EFFETTI NEGATIVI DEL PROGETTO SULL’AMBIENTE ........................................ 22
5.4 MONITORAGGIO AMBIENTALE .................................................................................................................. 23
5.4.1
CONTROLLI PER LA QUALITÀ DELL’ARIA ................................................................................... 23
5.4.2
CONTROLLI PER LA QUALITÀ DEGLI SCARICHI IDRICI ............................................................ 23
5.4.3
CONTROLLI PER LA QUALITÀ DELLA FALDA FREATICA ........................................................ 24
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Impianto per messa in riserva e recupero PFU
Sintesi non tecnica
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1.
PREMESSA
La Società Italiana Energetica Tire S.r.l. (nel seguito IET) ha sede legale in Foro Buonaparte n. 67 –
20121 Milano ed è stata costituita con la missione di promuovere impianti tecnologici innovativi
per il trattamento di Pneumatici Fuori Uso (PFU).
Nell’ambito di tale missione aziendale, IET intende realizzare a Casalino (NO) un impianto di
recupero di Pneumatici Fuori Uso che prevede l’applicazione di una tecnologia di trattamento a
caldo basato su un processo di pirolisi.
Il progetto è stato sviluppato congiuntamente da Fisia Babcock Environment (www.fisiababcock.com), società del gruppo Impregilo (www.impregilo.it) con una lunga esperienza nel
campo degli impianti di trattamento rifiuti, e da Nippon Steel & Sumikin Engineering Co.. Ltd
(www.eng.nssmc.com), azienda giapponese che ha già realizzato con successo impianti che
applicano questo tipo di tecnologia.
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Per le competenze tecniche richieste nel management del progetto e della realizzazione della
proposta, IET ha affidato a Techint - Compagnia Tecnica Internazionale S.p.A. (www.techint.it) il
ruolo di Owner’s Engineer.
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IET ha poi affidato a Prodotto Ambiente (www.prodottoambiente.it) il compito di provvedere alla
gestione delle procedure amministrative per ottenere le autorizzazioni a realizzare l’impianto in
Italia; in particolare Prodotto Ambiente ha avuto l’incarico di produrre lo Studio di Impatto
Ambientale relativo all’impianto proposto e tutta la documentazione prescritta dalla Provincia di
Novara per questo tipo di autorizzazioni.
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La presente relazione costituisce la Sintesi Non Tecnica prevista dall’art. 22 del D. Lgs. 152/2006
s.m.i. e dall’art. 12 della L.R. 40/98 s.m.i..
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2.
2.1
INQUADRAMENTO GENERALE DELL’INTERVENTO PROPOSTO
SCOPO DELL’IMPIANTO PROPOSTO
Lo scopo dell’impianto proposto è il recupero integrale della materia di cui lo pneumatico è
composto, attraverso la sua trasformazione nelle tre frazioni olio combustibile, carbon black e
acciaio. Le caratteristiche merceologiche e chimico-fisiche delle tre frazioni risultanti sono tali da
renderle commerciabili in quanto utilizzabili da altri cicli produttivi.
In altre parole l’applicazione della tecnologia IET consente la massima valorizzazione dei PFU,
trasformando un rifiuto in prodotti finiti con elevato valore commerciale.
Da un punto di vista energetico, considerato il notevole potere calorifico degli pneumatici in
ingresso, il processo è autosufficiente ed anzi è prevista la produzione mediante turbine a gas di una
quota di energia elettrica da immettere sul mercato. In sostanza l’intero contenuto energetico in
ingresso viene trasferito in gran parte nei prodotti ed in misura minore nella produzione di calore
per sostenere il processo e in energia elettrica da mettere sul mercato. Tuttavia per la sola fase di
avviamento è necessaria una certa quantità di gas metano che dovrà essere fornita dall’esterno.
4
2.2
INQUADRAMENTO GENERALE DELL’INTERVENTO
L’intervento che qui viene proposto è il risultato di una lunga e accurata ricerca sulle condizioni
attuali del mercato del recupero e smaltimento dei PFU in Italia, svolta con la collaborazione dei
principali consorzi di raccolta PFU operanti oggi in Italia.
La ricerca della migliore tecnologia disponibile sul mercato, intesa come migliore perfomance
produttiva e ambientale, è stata svolta a livello mondiale ed ha portato infine alla scelta del
trattamento termico basato sul processo di pirolisi.
E’ bene sottolineare che il Proponente è consapevole dei numerosi fallimenti che l’applicazione di
tale tecnologia ha comportato per impianti di trattamento su tipologie di rifiuti diverse da quella qui
proposta.
Tuttavia esistono impianti funzionanti che applicano il processo di pirolisi ai PFU; tali impianti
sono stati visitati e le loro specifiche tecniche sono documentate. I progettisti di tali impianti sono
gli stessi che hanno redatto questo progetto.
L’impianto proposto non è quindi un impianto sperimentale, bensì un’applicazione di una
tecnologia già in uso nel mondo; allo stato attuale non risultano comunque applicazioni esistenti in
Italia.
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3.
QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
Il quadro di riferimento programmatico fornisce gli elementi conoscitivi sulle relazioni tra l’opera
progettata e gli atti di pianificazione e programmazione territoriale e settoriale.
Il progetto della proponente Italiana Energetica Tire, relativo alla realizzazione di un nuovo
impianto per il trattamento ed il recupero di pneumatici fuori uso (rifiuti non pericolosi), deve
essere coerente, oltre che con le norme di settore, anche con gli strumenti di pianificazione e
programmazione Regionale, Provinciale e locale, nonché di quella settoriale.
Verranno successivamente elencate, sinteticamente, le normative specifiche esaminate nella stesura
del quadro di riferimento programmatico in materia di gestione dei rifiuti, costituite principalmente
da normativa comunitaria e nazionale, mentre per quanto riguarda gli strumenti di pianificazione
sono stati considerati ed analizzati il Piano Territoriale Regionale (PTR), il Piano Paesaggistico
Regionale (PPR), Piano di assetto idrogeologico (PAI), il Piano Territoriale Provinciale (PTP), ed il
Piano Regolatore Comunale (PRGC).
3.1
LA NORMATIVA EUROPEA E LA GESTIONE DEI PFU
5
La Direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo relativa ai rifiuti definisce la gerarchia da
applicare quale ordine di priorità da perseguire nella normativa dei singoli Stati Membri in materia
di prevenzione e gestione dei rifiuti:
1. la prevenzione è l’azione di minimizzazione dei rifiuti, che deve essere perseguita prima di
ogni altra, per limitare la quantità e la pericolosità degli stessi orientando la progettazione
dei beni in modo da renderli facilmente riciclabili a fine ciclo di vita. Lo scopo è quello di
dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione di rifiuti.
2. la preparazione per il riutilizzo, che implica operazioni di controllo, pulizia e riparazione
attraverso cui i prodotti o i loro componenti possono essere reimpiegati senza altro
pretrattamento.
3. il riciclaggio, intendendo per essa qualsiasi operazione attraverso cui i materiali recuperati
dai rifiuti attraverso la raccolta differenziata vengono impiegati per ottenere prodotti,
materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini.
4. il recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia. Esso è diverso dal
riciclaggio ed è costituito dal recupero di energia o altre operazioni il cui principale risultato
sia di “permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile sostituendo altri materiali”.
5. lo smaltimento, che si realizza nelle discariche e negli inceneritori privi di recupero
energetico o con rese energetiche basse.
Con riferimento alla filiera produttiva degli pneumatici, si riporta di seguito la lista di
corrispondenza tra le attività prioritarie individuate dalla “Direttiva Rifiuti” 2008/98/Ce” recepita a
livello nazionale dal D. Lgs. 205/2010 e le attività di prevenzione e riduzione svolte nella gestione
del potenziale rifiuto:
a) Prevenzione mediante il riutilizzo degli pneumatici in applicazioni meno performanti
Il livello più alto della gerarchia dei rifiuti è certamente la prevenzione, ovvero evitare la
creazione di un rifiuto laddove possibile. Gli pneumatici che possiedono ancora una
profondità del battistrada superiore al limite legale e non sono danneggiati nella struttura,
possono essere usati senza alcun trattamento preliminare e rimandare, di fatto, la
produzione di un rifiuto. E’ il caso, ad esempio, degli pneumatici smontati dai veicoli a fine
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vita o degli pneumatici sostituiti prima del raggiungimento del limite di usura e non
classificati come rifiuti.
b) Preparazione per il riutilizzo tramite la ricostruzione di pneumatici usati
Il processo di ricostruzione di pneumatici usati permette di utilizzare le carcasse,
strutturalmente ancora integre ma con profondità del battistrada inferiore al limite legale,
per produrre pneumatici riducendo il consumo di polimeri e di energia impiegati in caso di
nuova fabbricazione. Questo tipo di pneumatici non sono considerati rifiuti.
La ricostruzione di pneumatici avviene attraverso numerose fasi di lavorazione che
comprendono la raspatura del battistrada e la sua sostituzione con uno nuovo. Il processo di
ricostruzione è definito dai Regolamenti Europei (UN-CE 108 e 109) e può essere ripetuto
più volte su molti pneumatici da autocarro e solitamente una volta su molti pneumatici da
autovettura, in funzione delle caratteristiche progettuali iniziali del pneumatico e delle
sollecitazioni a cui è stato sottoposto durante l’uso.
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c) Riciclaggio finalizzato al recupero di materia da PFU
I PFU possono essere utilizzati interi oppure frantumati in dimensioni variabili in funzione
dell’impiego finale. Le principali destinazioni d’uso solo legate ad opere di ingegneria
civile (come barriere insonorizzanti, anti-erosione, terrapieni stradali drenanti, etc.) e come
materiale per l’isolamento termico, per la produzione di asfalti modificati e la pacciamatura
di giardini pubblici/privati.
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d) Recupero di altro tipo finalizzato ad esempio alla produzione energetica
Il combustibile derivato da PFU ha un potere calorifico equivalente a quello del pet-coke o
di un carbone di ottima qualità e, per questo motivo, è apprezzato quale materiale
sostitutivo dei combustibili solidi fossili in impianti industriali quali cementifici, centrali
termoelettriche, cartiere, etc.
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e) Smaltimento in discarica per i PFU di largo diametro ( > 1400 mm)
Lo smaltimento in discarica (mista o dedicata) è stato fino a tempi molto recenti la
principale destinazione dei PFU. In Europa il divieto di smaltimento in discarica è stato
attuato dal 2003 per i PFU interi e dal 2006 per i PFU frantumati, ad esclusione degli
pneumatici usati con diametro esterno superiore a 1.400 mm.
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L’impostazione adottata per la gestione dei PFU è definita classicamente “ciclo di filiera” destinato
a svolgersi attraverso la sostanziale integrazione di attività diverse, quali:
 raccolta differenziata;
 lavorazione dello specifico rifiuto;
 produzione di prodotti finiti destinati ad essere reimpiegati direttamente nel ciclo produttivo
o commercializzati.
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3.2
NORMATIVA NAZIONALE
3.2.1 LA REGOLAMENTAZIONE DEI PFU IN ITALIA
Nella Gazzetta Ufficiale n. 131 del 8 Giugno 2011 è stato pubblicato il Decreto Ministeriale n. 82
dell’11 Aprile 2011 che regolamenta la gestione degli pneumatici fuori uso (PFU), ai sensi
dell’articolo 228 del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i..
Il Decreto ha come obiettivo primario la gestione dei PFU al fine di ottimizzarne il recupero,
prevenire la formazione dei rifiuti e proteggere l’ambiente, controllando la filiera produttiva anche
nella fase di “end of waste”.
Le soluzioni attualmente adottate per il trattamento dei PFU sono caratterizzate dalla scarsa
richiesta di mercato relativa ai prodotti derivanti dall’utilizzo del polverino di gomma ottenuto;
d’altro canto l’utilizzo dello pneumatico fuori uso come combustibile è limitato dal numero di
impianti, per lo più cementifici, autorizzati per tale operazione. In sintesi il ricavo netto ottenuto
dalle attività di recupero attualmente esercitate sul territorio italiano è quindi decisamente inferiore
rispetto a quello ottenuto in altri settori del riciclo dei rifiuti.
L’intervento in progetto s’inserisce quindi all’interno di un quadro di mercato che richiede soluzioni
diverse dal quelle attualmente applicate.
La soluzione progettuale proposta è caratterizzata da una forte componente di innovazione
tecnologica finalizzata a:



Massimizzazione del recupero del materiale che costituisce gli pneumatici fuori uso (quasi
al 100%);
Utilizzo di una tecnologia già consolidata e non sperimentale;
Autosufficienza energetica dei processi riutilizzando parte dell’olio combustibile ed il gas
prodotto dal trattamento di pirolisi.
La configurazione impiantistica progettata permette di produrre materiali commercialmente
competitivi caratterizzati da un mercato della domanda e dell’offerta su base annuale pressoché
costante.
3.2.2 INQUADRAMENTO DEL PROGETTO RISPETTO ALLA NORMATIVA NAZIONALE VIGENTE
Con riferimento all’art. 183 del D. Lgs. 152/2006, l’esercizio della configurazione impiantistica
adottata ricade nelle attività di recupero rifiuti, in quanto definite come “qualsiasi operazione il cui
principale risultato sia di permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile, sostituendo altri materiali
che sarebbero stati altrimenti utilizzati per assolvere una particolare funzione o di prepararli ad
assolvere tale funzione, all’interno dell’impianto o dell’economia in generale”.
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Nello specifico le operazioni di recupero adottate risultano essere identificate dalle tipologie
previste dall’Allegato C alla Parte IV del D. Lgs. 152/2006 di seguito riportate:



R3 – Riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi (carbon black
e olio combustibile);
R4 – Riciclo/recupero dei metalli e dei composti metallici (fibre di acciaio);
R13 – Messa in riserva di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate nei punti
da R1 a R12.
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3.3
COERENZA CON GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
VIGENTI
Gli strumenti di pianificazione territoriale esaminati nella stesura del quadro di riferimento
programmatico sono risultati i seguenti:





Piano Territoriale Regionale (PTR);
Piano Paesaggistico Regionale (PPR);
Piano di assetto idrogeologico (PAI);
Piano Territoriale Provinciale (PTP);
Piano Regolatore Comunale (PRGC).
Per quanto riguarda l’inserimento territoriale, la localizzazione scelta per la realizzazione
dell’impianto in progetto risulta strategica in quanto minimizza le distanze di trasferimento dei
PFU, inserendosi come potenziale centro di trattamento a servizio del bacino di utenza sia del
quadrante orientale della Regione Piemonte sia del quadrante occidentale della Regione Lombardia.
L’impianto non ricade in aree soggette a vincoli paesaggistici, ambientali o territoriali.
È infine importante sottolineare che il lotto interessato dal progetto è destinato ad aree produttive di
nuovo impianto dalla vigente destinazione urbanistica del Comune di Casalino; per tale motivo,
l’impianto proposto risulta compatibile sia con la destinazione dell’area sia con gli aspetti
pianificatori ed ambientali sopra citati.
3.4
VINCOLI PRESENTI SULL’AREA
Sull’area identificata da Italiana Energetica Tire per la realizzazione dell’impianto di trattamento
dei PFU non insistono vincoli urbanistici o paesaggistici.
In fase di progettazione è stata verificata la compatibilità urbanistica con quanto prescritto all’art.
3.5.3 delle N.T.A. allegate al P.R.G.C. di Casalino. In particolare sono stati rispettati i limiti
massimi di altezza, i rapporti di copertura e le distanze dai confini. Inoltre verranno rispettati in fase
di progettazione esecutiva eventuali prescrizioni specifiche sancite dallo strumento urbanistico
esecutivo (PEC) cogente ed attualmente in fase di elaborazione.
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4.1
QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
STATO DI FATTO
L’area su cui si prevede la realizzazione dell’impianto è costituita da terreni attualmente ad uso
agricolo con destinazione urbanistica “Aree produttive di nuovo impianto attivabili mediante Piano
Esecutivo Convenzionato (PE1)”.
L’area è delimitata direttamente:
 A Nord: da una strada privata a servizio degli attuali lotti agricoli collegata alla SS11
“Padana Superiore”;
 Ad Est, Sud ed Ovest: da lotti a destinazione produttiva secondo il nuovo PRGC del
Comune di Casalino ed attualmente ad uso agricolo.
Con riferimento al contesto territoriale limitrofo, lungo la SS 11 “Padana Superiore” sono presenti i
seguenti siti industriali:
 Mario Costa S.p.a. – Stabilimento produttivo in costruzione;
 Cabifi S.p.a.;
 Sambonet S.p.a..
Inoltre ad Ovest, ad una distanza pari a circa 200 metri dall’area in progetto, è presente il tracciato
dell’Autostrada A26 “Genova – Gravellona Toce” e lo svincolo di Vercelli Est.
L’area di progetto è indicata nella seguente ortofoto di inquadramento.
Figura 1 - Ortofoto di inquadramento
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4.2
NUOVO IMPIANTO PER LA MESSA IN RISERVA ED IL RECUPERO DEGLI
PNEUMATICI FUORI USO – SINTESI GENERALE DEL PROGETTO
L’impianto di messa in riserva e trattamento degli Pneumatici Fuori Uso (PFU) proposto da Italiana
Energetica Tire trae origine da una configurazione impiantistica sviluppata e realizzata da “Nippon
Steel & Sumikin Engeneering Co.” e da “Nippon Steel & Sumimoto Metal Corporation” presso
alcuni siti produttivi giapponesi e coreani.
La soluzione tecnologica scelta da Italiana Energetica Tire prevede che i PFU vengano sottoposti ad
un trattamento termico di pirolisi al fine di ottenere prodotti finiti (olio combustibile, fibre di acciaio
e carbon char) con caratteristiche merceologiche dotate di un elevato standard qualitativo.
In generale il processo di pirolisi consiste nella degradazione termica, mediante riscaldamento
indiretto, del materiale in ingresso in condizioni di assenza o ridotta concentrazione di ossigeno.
Questo processo porta come risultato alla produzione di due principali prodotti:
 una frazione solida indicata con il termine Char;
 una frazione volatile, la quale a sua volta si suddivide in:
o una componente liquida, dovuta alla condensazione della frazione volatile dei
prodotti (Olio combustibile);
o una componente gassosa, detta gas di pirolisi o Syngas (gas di sintesi), costituita
dalle componenti non condensabili della frazione volatile dei prodotti.
Tali componenti sono prodotti in percentuali e proporzioni reciproche in funzione delle condizioni
di processo. Inoltre dal trattamento di pirolisi dei PFU si ottiene anche la separazione dei filamenti
di acciaio presenti nel battistrada dello pneumatico.
Sulla base del know-how impiantistico sperimentato e consolidato dalle due società giapponesi, la
società di ingegneria FISIA Babcock Environment è stata incaricata da Italiana Energetica Tire
della progettazione definitiva degli impianti e delle utilities necessarie per il conseguimento
ottimale del trattamento dei PFU in prodotti finiti commercializzabili.
In particolare l’impianto di recupero degli pneumatici fuori uso è stato progettato al fine di
rispettare i seguenti parametri dimensionali alla massima capacità produttiva:




Massima capacità di trattamento: 100 ton/d di PFU (pre-triturati);
Tipologia di conduzione del processo produttivo: in continuo (24 h/d) per 330 d/y;
Prodotti autoconsumati: 100 % del gas di sintesi autoprodotto;
Massimo quantitativo di prodotti finiti (per 100 ton di PFU trattati al giorno):
 Olio combustibile: 29 ton/d;
 Olio combustibile denso: 13 ton/d;
 Olio combustibile leggero: 16 ton/d.
 Carbon black (grezzo): 31 ton/d;
 Acciaio: 15 ton/d.
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Si ribadisce che l’impianto è stato progettato per trattare esclusivamente Pneumatici Fuori Uso.
Si riporta di seguito uno schema a blocchi delle materie prime in ingresso e dei prodotti finiti attesi
dal processo di recupero.
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29 % Olio
combustibile
55 % Olio combustibile leggero
45 % Olio combustibile denso
20 % Gas
combustibile (syngas)
Elettricità/Vapore/Calore
31 % Materiale
carbonioso
Carbon char
(Carbon black grezzo)
Pneumatici
fuori uso PFU
15 % Fibre di acciaio
Nell’ambito del nuovo sito si propone la realizzazione di diverse aree funzionali, che consentiranno
lo svolgimento delle varie attività secondo una divisione in settori specificamente dedicati. In
particolare è stata prevista la completa separazione delle aree dedicate allo stoccaggio degli
pneumatici fuori uso dagli impianti tecnologici e dalle aree dedicate allo stoccaggio dei prodotti
recuperati.
I vari settori saranno caratterizzati da specifici presidi ambientali e di sicurezza, adeguati alle
tipologie di materiali stoccati ed alle lavorazioni che vi verranno svolte; i settori saranno serviti da
una viabilità interna in grado di servire in maniera dedicata ogni singola area funzionale.
Il progetto prevede la suddivisione dello stabilimento in due principali aree funzionali nelle quali
verranno realizzate rispettivamente le seguenti opere ed impianti:

Stoccaggi e aree di lavorazione
 Nel Quadrante ad Ovest, si prevede la realizzazione dell’area di stoccaggio degli Pneumatici
Fuori Uso suddivisa in otto settori distinti e separati tra loro da muri di contenimento di
altezza pari a 5 metri;
 Un edificio ad usi tecnici che ospiterà i seguenti locali:
o sala comando;
o centrale elettrica e cabine di trasformazione;
o gruppo elettrogeno di continuità;
o reparto “Manutenzione meccanica/elettrica impianti”.
 Nella fascia centrale del Quadrante Est, a ridosso dell’impianto di trattamento principale, si
propone la collocazione di:
o Area di stoccaggio dell’olio combustibile e l’annessa baia di carico per le autobotti;
o Area di stoccaggio e di carico delle fibre di acciaio;
o Edificio per il confezionamento e lo stoccaggio del carbon char.
 Nella fascia meridionale del Quadrante Est, a ridosso dell’impianto di trattamento
principale, si propone la collocazione dell’area di carico del carbon char.
Tale zona verrà utilizzata anche per le attività di scarico delle materie prime ausiliarie
necessarie alla conduzione degli impianti principali e delle utilities.
 Nell’angolo a Nord-Est dello stabilimento si prevede il posizionamento del serbatoio per lo
stoccaggio del gas di sintesi (syngas) prodotto dal processo di pirolisi. Tale gas verrà
utilizzato completamente per autoalimentare i processi termici necessari al mantenimento in
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condizioni ottimali del processo di pirolisi e per la produzione di vapore e di energia
elettrica.

Strutture e impianti ausiliari
 Un edificio ad uso ufficio amministrativo e ricezione dei visitatori/fornitori;
 Un’area a parcheggio e manovra per autovetture, su pavimentazione drenante con elementi
autobloccanti;
 Una strada interna in asfalto a due corsie, che serve tutto il sito, di ampiezza tale da
consentire un ordinato traffico veicolare degli automezzi in ingresso e in uscita;
 Un serbatoio di stoccaggio per gasolio da autotrazione ed annessa colonnina di erogazione
da istallarsi nell’angolo Sud-Ovest della proprietà;
 Un sistema di raccolta delle acque piovane di prima e seconda pioggia a servizio dell’intera
superficie impermeabile, con successivo trattamento in un impianto di depurazione dedicato.
Le acque piovane provenienti dalle coperture del solo edificio ad uso amministrativo
saranno raccolte per essere successivamente smaltite in pozzi perdenti;
 Un impianto antincendio con stazione di pompaggio e riserva idrica per garantire la
protezione esterne ed interna dello stabilimento. La stazione di pompaggio e la riserva idrica
saranno collocate in prossimità dell’impianto di trattamento e laminazione delle acque
meteoriche nella zona a Nord – Ovest dello stabilimento;
 Una recinzione con muretto e sovrastante barriera metallica di altezza pari a 2,5 m sopra il
piano di campagna;
 Una barriera arboreo/arbustiva per la mitigazione dell’impatto visivo.
4.3
MODALITÀ OPERATIVE DELLA FASE DI DISMISSIONE
Nel caso in cui la Società Italiana Energetica Tire S.r.l. interrompesse, per qualsiasi motivo, la
propria attività, si prevede lo smantellamento e rimozione degli impianti inutilizzabili senza valore
commerciale, dei materiali residui e dei rifiuti speciali eventualmente accumulati nell’insediamento.
La fase delle attività di messa in sicurezza e bonifica dell’insediamento prevede le seguenti
operazioni principali:
a) smantellamento degli impianti comprendente la rimozione e lo smaltimento dei materiali in
essi contenuti;
b) classificazione, rimozione e smaltimento presso siti autorizzati dei materiali residui dei rifiuti
speciali presenti in cumuli all’interno dell’insediamento.
L’operazione comprenderà la bonifica delle tubazioni di collegamento interrate, delle eventuali
apparecchiature ed impianti, nonché lo smaltimento dei materiali residui in essi contenuti che si
ritenga possano eventualmente costituire pregiudizio per le persone e per l’ambiente.
Al termine delle fasi di cui sopra i materiali provenienti dalle operazioni di bonifica subiranno i
seguenti trattamenti:
- i materiali riciclabili (es.: pneumatici fuori uso, lamierino di acciaio, carbon char ed olio
combustibile) verranno recuperati da ditta/ditte autorizzate ed inviati, per il loro riutilizzo, al
settore industriale più adatto;
- i materiali residui verranno classificati e smaltiti, ai sensi della normativa vigente, come
rifiuti per singola tipologia con la codifica CER.
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5.
QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Per la definizione del quadro di riferimento ambientale sono stati descritti i prevedibili effetti
positivi e negativi, diretti e indiretti, a breve, medio e lungo termine, permanenti e temporanei, che
la realizzazione del progetto comporta sull’ambiente.
Un impatto può essere definito come la differenza tra lo stato futuro dell’ambiente nel caso in cui il
progetto venga realizzato e lo stato dell’ambiente nel caso in cui lo stesso progetto non sia attuato.
Gli impatti associati ad un progetto possono essere di diverso tipo: diretti, indiretti o cumulativi; la
loro valutazione comprende la raccolta, la selezione e l’identificazione dei dati relativi all’ambiente
coinvolto, agli elementi di progetto ed alle relazioni che intercorrono tra loro.
Come previsto dalla normativa vigente, l’analisi effettuata si compone, per ciascuna componente
ambientale esaminata, dai seguenti elementi:
a) l’analisi della qualità ambientale, con riferimento alle componenti dell’ambiente potenzialmente
soggette ad un impatto significativo del progetto proposto;
b) la descrizione degli effetti positivi e negativi, diretti e indiretti, a breve, medio e lungo termine,
permanenti e temporanei che la realizzazione del progetto comporta sull’ambiente;
c) la descrizione delle misure previste per evitare, ridurre e compensare gli effetti negativi del
progetto sull’ambiente.
5.1
SINTESI SULLA QUALITÀ AMBIENTALE ANTE-OPERAM
La qualità ambientale allo stato di fatto è sintetizzata nella seguente tabella:
COMPONENTI AMBIENTALI
CLIMA E ATMOSFERA
AMBIENTE IDRICO
SUPERFICIALE
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QUALITÀ DELLE COMPONENTI AMBIENTALI
Le principali fonti in inquinamento atmosferico presenti nell’area oggetto di
studio sono imputabili alle emissioni provenienti dal traffico su gomma
transitante lungo la SS11 “Padana Superiore” e lungo il tracciato autostradale
della A26 “Genova – Gravellona”.
Sono quindi certamente presenti tutti gli inquinanti tipici della combustione
(NOx, polveri, O3, CO2, SOx, etc.) derivante da traffico veicolare.
Non è presente una centralina di rilevamento in situ; si ipotizza pertanto che la
qualità dell’aria possa essere assimilata a quella registrata nella centralina più
vicina, ubicata in Biandrate, in cui è rispettato il limite di legge per il biossido
di azoto, mentre non sono rispettati i limiti per la concentrazione di ozono.
L’assetto idrografico naturale è caratterizzato dalla presenza di una fitta rete di
rogge e fossi irrigui, destinati ad alimentare i fabbisogni delle colture risicole
circostanti. I due corsi d’acqua presenti nell’area di indagine sono la Roggia
Busca, che scorre con decorso Nord-Ovest Sud-est a una distanza di circa 1 km
a Nord-Est rispetto all’area in esame, e la Roggia Osia, di dimensioni minori
rispetto alla Roggia Busca, la quale scorre circa 300 m a Nord-Ovest dal punto
più prossimo all’area di futuro insediamento.
Non sono al momento disponibili analisi chimiche che consentano di definirne
la qualità puntuale; si suppone pertanto che la qualità delle acque in loco sia
influenzata dal dilavamento dei terreni agricoli, e pertanto caratterizzata dalla
presenza stagionale di composti legati a fertilizzanti e pesticidi tipici della
coltura del riso.
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COMPONENTI AMBIENTALI
AMBIENTE IDRICO
SOTTERRANEO - FALDA
GEOMORFOLOGIA, SUOLO E
SOTTOSUOLO
BIOSFERA
CLIMA ACUSTICO
AMBIENTE ANTROPICO
QUALITA' DELLE COMPONENTI AMBIENTALI
La falda freatica superficiale presenta valori bassissimi di soggiacenza,
dell’ordine di 1-2 m da p.c., ed è soggetta a notevoli oscillazioni su base
stagionale dovute alle pratiche di allagamento delle risaie. L'assetto
idrogeologico vede la presenza di sedimenti a granulometria medio-fine e
grossolana; l’andamento generale della falda freatica è grossolanamente N-S e
la vulnerabilità del primo acquifero è alta. La sua qualità si suppone pertanto
scadente.
L’orizzonte di separazione tra l’acquifero superficiale e gli acquiferi profondi è
posto circa a quota 115 m s.l.m., ovvero ad una profondità di 15-20 m rispetto
alle quote di piano campagna rappresentative dell’area. L’acquifero profondo,
caratterizzato da una bassa vulnerabilità, è infatti soggetto a captazioni ad uso
idropotabile che presentano evidenze analitiche conformi ai limiti di legge.
Il progetto andrà a svilupparsi in un’area inquadrabile geologicamente come
caratterizzata dai sedimenti del Livello Fondamentale della Pianura. Questi
sono costituiti da ghiaie e sabbie, poco o per niente alterate, di granulometria
omogenea e discretamente arrotondate, depositatasi a strati variamente
interdigitati.
Gli strati più superficiali sono costituiti tuttavia da suoli e terreni a matrice fine,
idonei all’uso agricolo.
La qualità geochimica degli strati superficiali del suolo, sebbene non siano
disponibili risultanze analitiche, è certamente condizionata dall’uso agricolo
prolungato, sia a livello di granulometria sia a livello di contaminazione da
agenti chimici legati a fertilizzanti e diserbanti.
La qualità geotecnica è anch’essa condizionata dalla presenza di uno strato
superficiale di terreno di coltivo, che solitamente presenta caratteristiche
geotecniche scarse.
In generale la biosfera si presenta altamente
Flora
antropizzata a causa della pratica di agricoltura
Fauna
intensiva della coltura del riso. Si rileva la presenza,
ad una distanza superiore ai 5 km, della riserva
Ecosistemi
naturale “Palude di Casalbeltrame”.
Nell’area in progetto e presso il ricettore individuato il clima acustico
attuale misurato è compatibile con i limiti previsti dalla zonizzazione
acustica, sia nel periodo diurno che notturno.
Monotono, privo di particolarità fisionomiche.
Assenza di beni e pregi storici, culturali o ambientali
Paesaggio,
beni
nelle vicinanze del sito oggetto di studio.
culturali e naturali
Presenza di insediamenti produttivi fortemente
caratterizzanti nelle immediate vicinanze.
Viabilità
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E’ presente una importante rete infrastrutturale, il cui
elemento principale è l’autostrada A26 con il casello
di Vercelli Est ubicato a poche centinaia di metri dal
sito, che garantisce facilità di collegamenti.
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STIMA QUALITATIVA E QUANTITATIVA DELL’IMPATTO AMBIENTALE
5.2
5.2.1 CLIMA E ATMOSFERA
Dal punto di vista delle potenziali variazioni della qualità dell’aria nell’area oggetto del presente
studio, le interferenze generate dall’inserimento dell’opera in progetto con il comparto ambientale
“Atmosfera” sono legate all’inquinamento atmosferico riconducibile alle emissioni derivanti dalle
seguenti attività:


Fase di cantiere;
Fase di esercizio dell’impianto di messa in riserva e recupero degli Pneumatici Fuori Uso
quali:
o Punti di emissione in atmosfera di tipo convogliato;
o Traffico indotto dall’esercizio dell’impianto.
Con riferimento alla soluzione tecnologica proposta ed ai sistemi di trattamento degli effluenti
gassosi previsti dal progetto, si può osservare come le misure adottate per la riduzione degli
inquinanti presenti nei punti di emissione continui possano garantire una sufficiente salvaguardia
del livello di qualità dell’aria per l’area in oggetto, che risulta, per altro, già compromessa
pesantemente dalle emissioni provenienti dal traffico veicolare autostradale e stradale limitrofo.
Componente ambientale
Impatto fase di
cantiere
Impatto fase di
esercizio
Impatto fase di
dismissione
Clima e atmosfera
(qualità dell’aria)
BASSO
MEDIO
BASSO
Giudizio qualitativo sugli impatti previsti – CLIMA E ATMOSFERA
L’impatto sulla qualità dell’aria è di grado basso in fase di realizzazione e di dismissione
dell’impianto, in quanto è presente il solo contributo del traffico dei mezzi di cantiere.
L’impatto è giudicato medio in fase di esercizio data la presenza contemporanea di due sorgenti, sia
pure mitigate.
Gli impatti in oggetto sono comunque reversibili in tutte e tre le fasi di vita dell’impianto, sia nel
breve che nel lungo termine.
5.2.2 AMBIENTE IDRICO SUPERFICIALE
L’esercizio dell’impianto tecnologico proposto non comporta alcuna modifica dei rapporti esistenti
con questa matrice in quanto non sono previsti scarichi reflui di processo; questi rimangono i
medesimi presenti prima della realizzazione dell’opera.
Dal punto di vista della raccolta e gestione delle acque meteoriche di dilavamento dei piazzali
esterni potenzialmente contaminati, l’impianto disporrà di una rete di raccolta delle acque
meteoriche con annesso impianto di depurazione delle stesse.
Inoltre per garantire la tutela idrogeologica della Roggia Osia, corpo idrico superficiale individuato
per lo scarico delle acque meteoriche, e mitigare gli effetti di piena dovuti a eventi meteorici
eccezionali, il progetto prevede la realizzazione di una vasca di laminazione atta a garantire il
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controllo e la regimazione delle portate di seconda pioggia provenienti dal dilavamento dei piazzali
esterni impermeabili.
Le misure di tutela delle acque, gli accorgimenti tecnici adottati e le modalità di gestione
dell’impianto proposte garantiscono un alto livello di tutela dell’ambiente idrico superficiale in ogni
fase di esecuzione dell’opera in progetto.
Componente
ambientale
Ambiente idrico
superficiale
Impatto fase di
cantiere
Impatto fase di
esercizio
Impatto fase di
dismissione
NULLO
NULLO
NULLO
Giudizio qualitativo sugli impatti previsti – ACQUE SUPERFICIALI
5.2.3 AMBIENTE IDRICO SOTTERRANEO - FALDA
Per analizzare i possibili impatti agenti sull’ambiente idrico sotterraneo sono stati considerati gli
aspetti relativi alla matrice ambientale in oggetto e più precisamente:
 caratterizzazione idrogeologica dell’area;
 presenza di falde idriche sotterranee e relativa soggiacenza e direzione di flusso;
 uso e stato di qualità delle acque.
Durante la fase di esercizio la presenza di superfici impermeabili comporta la mancata percolazione
delle acque meteoriche nel terreno. Tale effetto non si può considerare trascurabile in quanto tutte le
acque di prima e seconda pioggia di dilavamento dei piazzali esterni saranno convogliate, previo
trattamento specifico e laminazione dei picchi delle portate raccolte, allo scarico finale nella Roggia
Osia. Solo le acque meteoriche di dilavamento delle coperture dell’edificio amministrativo saranno
scaricate nel terreno tramite pozzi perdenti.
Considerata la morfologia dei terreni limitrofi e la loro destinazione d’uso, l’interruzione del flusso
diretto della quota scaricata nella Roggia Osia non creerà rilevanti scompensi del livello della falda
acquifera che verrà ricaricata dai terreni permeabili a Nord ed ad Ovest dell’area produttiva.
Durante le fasi di cantiere e di dismissione, non sono presenti pavimentazioni impermeabili, o
perché non ancora realizzate (cantiere) o perché in fase di rimozione (dismissione). Lo sversamento
e percolazione nel suolo di liquidi (olio o carburante) dai mezzi meccanici di cantiere potrebbe
quindi implicare la contaminazione della falda. Lo sversamento sarebbe comunque molto limitato in
quantità; per tale motivo si può affermare che il rischio nel complesso rimane basso nelle fasi di
cantiere e di dismissione.
Componente
ambientale
Ambiente idrico
sotterraneo - falda
Impatto fase di
cantiere
Impatto fase di
esercizio
Impatto fase di
dismissione
BASSO
BASSO
BASSO
Giudizio qualitativo sugli impatti previsti – ACQUE SOTTERRANEE
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5.2.4 GEOMORFOLOGIA, SUOLO E SOTTOSUOLO
Gli impatti che agiscono sulla componente "geomorfologia, suolo e sottosuolo" sono costituiti dalle
modifiche all’attuale superficie del suolo per la costruzione dell’impianto. Tali modifiche sono
indotte dalle seguenti operazioni:
 la riquotatura del sito mediante impiego di materiale inerte;
 l’impermeabilizzazione delle aree adibite al transito veicolare e di quelle di stoccaggio dei
rifiuti non pericolosi interne al sito.
Gli effetti della realizzazione dell’opera sono:
 una riduzione di superficie libera di suolo;
 la variazione del profilo granulometrico superficiale in conseguenza della creazione di uno
strato con terra di riporto necessaria alla realizzazione delle opere; tale intervento non
comporterà comunque variazioni all’attuale capacità permeabile del terreno;
 il mantenimento delle attuali caratteristiche del sottosuolo in tutte le aree operative di
progetto; le opere previste interessano infatti solo lo strato superficiale di terreno.
L’impatto principale per la matrice ambientale considerata è la diminuzione della permeabilità
naturale complessiva del sito, dovuta all’impermeabilizzazione delle superfici adibite alla nuova
attività produttiva.
Il progetto proposto comporterà quindi un impatto trascurabile sulla componente ambientale suolo e
sottosuolo; tale impatto sarà ad ogni modo facilmente reversibile in fase di dismissione.
Componente
ambientale
Geomorfologia, suolo e
sottosuolo
Impatto fase di
cantiere
Impatto fase di
esercizio
Impatto fase di
dismissione
MEDIO - BASSO
BASSO
BASSO
Giudizio qualitativo sugli impatti previsti – GEOMORFOLOGIA, SUOLO E SOTTOSUOLO
5.2.5 CLIMA ACUSTICO
Il nuovo Piano Regolatore del Comune di Casalino prevede la variazione di destinazione d’uso da
“area agricola” a “area industriale” della superficie di progetto e di quelle a essa limitrofe; vista
dunque l’edificabilità di tali aree, come stabilito dalla Deliberazione della Giunta Regionale 2
febbraio 2004 n. 9-11616 “Criteri per la redazione della documentazione di impatto acustico”,
l’area di progetto e quelle limitrofe in cui ricade anche il ricettore individuato sono stati considerati
in classe acustica VI.
Dall’analisi delle sorgenti di rumore individuate dal progetto definitivo redatto a cura di Fisia
Babcock, dalle misure effettuate e dalle considerazioni svolte in sede di valutazione emerge la
sostanziale compatibilità dell’impatto acustico del progetto con i limiti della zonizzazione acustica
comunale.
Per quanto riguarda l’analisi dell’impatto acustico generato durante le fasi di cantiere per la
realizzazione dell’impianto e per la sua dismissione, è ragionevole ritenere che le emissioni di
rumore durante tali fasi siano del tutto confrontabili e paragonabili a quelle dell’impianto in
esercizio, valutate come compatibili con la zonizzazione acustica comunale.
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Si può quindi concludere che l’impatto acustico complessivo dell'opera considerata, per tutte le fasi
analizzate, possa essere valutato complessivamente medio.
Componente
ambientale
Clima acustico
Impatto fase di
cantiere
MEDIO
Impatto fase di
esercizio
MEDIO
Impatto fase di
dismissione
MEDIO
Giudizio qualitativo sugli impatti previsti – IMPATTO ACUSTICO
5.2.6 FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI
Nel valutare l’interferenza dell’impianto con la matrice ambientale in questione, si consideri
innanzitutto che:
 La fauna e la flora presenti sono prive di pregi specifici;
 Il sito non ricade all’interno di parchi naturali o fasce pre-parco;
 Lo stato attuale del sito e del suo ristretto intorno non presenta spiccate qualità
naturalistiche, trattandosi di aree coltivate e aree con presenza di impianti a destinazione
produttiva.
Gli interventi di progetto non comportano pertanto l’abbattimento di alberi o arbusti di particolare
pregio. Sono inoltre molto basse le pressioni esercitate dall’impianto verso l’ambiente, non
essendoci habitat naturali di pregio da tutelare.
Si sottolinea anzi che con l'inserimento delle quinte arboree lungo l'intero perimetro dell'area di
intervento si contribuirà, oltre a mascherare l'impianto, anche alla riqualificazione di un paesaggio
piuttosto monotono e fortemente compromesso dalla vicinanza dello svincolo autostradale di
Vercelli Est ed il tracciato dall’Autostrada A26.
Tutto ciò considerato, l'impatto sulla matrice “Flora, fauna ed ecosistemi” è stimato dunque di entità
bassa durante la fase di esercizio: le misure di protezione in progetto sono sufficienti a garantire il
rispetto ambientale durante la vita dell’impianto.
L’impatto è giudicato medio in fase di cantiere, in quanto la mancanza della siepe arboreoarbustiva, soprattutto nelle fasi iniziali, farà si che le operazioni di costruzione interferiscano con la
fauna e la flora che vivono soprattutto lungo le fasce verdi parallele alla Roggia Osia, sia in termini
di rumore, sia in termini di diffusione delle polveri sollevate con gli scavi e i riporti.
Componente
ambientale
Flora, fauna ed
ecosistemi
Impatto fase di
cantiere
Impatto fase di
esercizio
Impatto fase di
dismissione
MEDIO
BASSO
BASSO
Giudizio qualitativo sugli impatti previsti – FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI
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5.2.7 AMBIENTE ANTROPICO
5.2.7.1
Viabilita’
La fonte di pressione che agisce direttamente e indirettamente sulla rete viaria esistente è
individuata nel flusso veicolare dei mezzi in ingresso e in uscita durante l’esercizio dell’impianto.
In particolare il conferimento dei PFU ed il carico dei materiali e dei prodotti finiti da/verso
l’impianto causerà un incremento del traffico veicolare indotto nell’area in studio.
Sulla base delle stime condotte, si evince che la variazione al traffico indotto durante le giornate
feriali nel Comune di Casalino risulta essere pressoché trascurabile con un incremento medio
percentuale del 6 % su base oraria (ora di punta) ed inferiore al 3 % su base giornaliera.
Le fasi di cantiere e di dismissione non introdurranno variazioni rilevanti del traffico indotto
nell’area in progetto.
La componente “rete viaria” è, di per sé, di grado basso sia per lo stato in cui versa attualmente, sia
per il territorio che attraversa.
Le pressioni esercitate portano, quindi, ad un ridotto impatto su tale componente, sulla quale
andrebbe a scorrere un traffico di poco superiore rispetto a quello attuale.
Componente
ambientale
Viabilità
Impatto fase di
cantiere
BASSO
Impatto fase di
esercizio
BASSO
Impatto fase di
dismissione
BASSO
Giudizio qualitativo sugli impatti previsti – VIABILITA’
5.2.7.2
Paesaggio, beni culturali e naturali
Il progetto architettonico dell’impianto è stato svolto dallo studio Santa Maria Magnolfi e dall’arch.
Giampaolo Celada.
Le ricostruzioni tridimensionali riportate di seguito intendono dare un’idea rappresentativa
dell’impatto visivo del sito una volta realizzato.
Figura 2 – Vista complessiva
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Figura 3 – Vista da Nord
20
Figura 4 – Vista da SS11 – 1
Figura 5 – Vista da SS11 - 2
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Inoltre l'inserimento delle quinte arboree lungo l'intero perimetro dell'area di intervento contribuirà,
oltre a mascherare l'impianto, anche alla riqualificazione di un paesaggio piuttosto monotono e
fortemente compromesso dalla vicinanza dello svincolo autostradale di Vercelli Est ed il tracciato
dall’Autostrada A26.
Tali elementi, unitamente all’intervento di mitigazione proposto, consentiranno di integrare l’opera
in progetto con il territorio circostante.
L’impatto è considerato medio nella sola fase di cantiere, quando sono in fase di realizzazione ma
non ancora completate le misure di mitigazione visiva.
Componente
ambientale
Paesaggio, beni culturali
e naturali
Impatto fase di
cantiere
Impatto fase di
esercizio
Impatto fase di
dismissione
MEDIO
BASSO
BASSO
Giudizio qualitativo sugli impatti previsti – PAESAGGIO, BENI CULTURALI E NATURALI
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5.3
MISURE PREVISTE PER EVITARE, RIDURRE E COMPENSARE DAL PUNTO
DI VISTA AMBIENTALE GLI EFFETTI NEGATIVI DEL PROGETTO
SULL’AMBIENTE
Per evitare o minimizzare dal punto di vista ambientale gli effetti negativi del progetto nel suo
complesso, la Società FISIA Babcock Environment ha sviluppato e dimensionato la configurazione
impiantistica proposta nel pieno rispetto delle BAT (Best Available Techniques) indicate dalla
Comunità Europea per la prevenzione ed il controllo integrato dell’inquinamento.
La sensibilità e l’attenzione del team di progettisti nei confronti delle problematiche ambientali
connesse con l’esercizio di impianti simili hanno permesso di conseguire i seguenti obiettivi:







Riduzione ai minimi termini del consumo di acqua di processo, di raffreddamento e per la
produzione di vapore mediante il dimensionamento a ciclo chiuso di tutte le reti presenti in
stabilimento.
Nessuno scarico refluo previsto;
Recupero di tutti gli intermedi di produzione all’interno dei cicli produttivi per eliminare o
ridurre al minimo la produzione di rifiuti derivanti dal trattamento dei PFU;
Autoalimentazione energetica, sia termica che elettrica, di tutti gli impianti previsti
utilizzando gli intermedi di produzione provenienti dal trattamento dei PFU (syngas e fanghi
oleosi non commercializzabili)
Riduzione dei punti di emissione in atmosfera continui e discontinui mediante il
collegamento di tutte le linee e gli sfiati tecnicamente convogliabili;
Riduzione delle emissioni di inquinanti rilasciate in atmosfera dai due punti di emissione
continua mediante l’istallazione delle migliori tecnologie disponibili e dei più efficienti
sistemi di abbattimento esistenti;
Salvaguardia e tutela idrogeologica del corpo idrico superficiale limitrofo (Roggia Osia),
individuato come recettore per le sole acque meteoriche, mediante il dimensionamento di:
o un sistema di trattamento delle acque di prima pioggia (potenzialemente inquinate);
o un sistema laminazione per il controllo e la regimazione delle acque di seconda
pioggia.
Inoltre la realizzazione dell’impianto comporterà delle modificazioni del paesaggio, a causa della
morfologia pianeggiante del territorio.
Per limitare tali modificazioni sono previsti interventi di mitigazione finalizzati a limitare le
interferenze ambientali e paesaggistiche delle opere in progetto.
In particolare Italiana Energetica Tire ha commissionato allo studio Santa Maria Magnolfi e
all’Arch. Celada di elaborare la progettazione architettonica dell’edificio industriale che ospiterà
l’impianto di recupero degli pneumatici fuori uso. L’approccio progettuale è stato sviluppato con la
volontà di inserire la nuova composizione architettonica nel contesto territoriale locale, rispettando
l’ambiente naturale e mitigarne l’impatto visivo.
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5.4
MONITORAGGIO AMBIENTALE
5.4.1 CONTROLLI PER LA QUALITÀ DELL’ARIA
Il monitoraggio delle concentrazioni di inquinanti attese dal punto principale di emissione in
atmosfera verrà eseguito con cadenza annuale o con la frequenza che sarà prescritta dagli enti
preposti e prevederà il controllo dei seguenti parametri:




Portata: espressa in Nm3/h;
Temperatura dell’emissione: espressa in °C;
Velocità dei gas in emissione: espressa in m/s;
Concentrazione degli inquinanti attesi: espressa in mg/Nm3;
Metalli pesanti
PARAMETRO
Polveri totali
NOx (espresso come NO2)
SO2
CO
HCl
HF
Antimonio e i suoi composti espressi come Sb
Piombo e i suoi composti espressi come Pb
Cromo e i suoi composti espressi come Cr
Manganese e i suoi composti espressi come Mn
Rame e i suoi composti espressi come Cu
Vanadio e i suoi composti espressi come V
Cadmio e i suoi composti espressi come Cd
Mercurio e i suoi composti espressi come Hg
Tallio e i suoi composti espressi come Tl
Arsenico e i suoi composti espressi come As
Cobalto e i suoi composti espressi come Co
Nichel e i suoi composti espressi come Ni
5.4.2 CONTROLLI PER LA QUALITÀ DEGLI SCARICHI IDRICI
Il monitoraggio ambientale degli scarichi sarà relativo unicamente alle acque provenienti dal
sistema di raccolta e trattamento delle acque meteoriche e di lavaggio, unico punto di emissione.
Per il controllo della qualità delle acque inviate al recapito finale, si prevede la realizzazione di due
punti di controllo: il primo verrà realizzato a valle del disoleatore ed il secondo a valle della vasca
di laminazione.
Il controllo potrà essere eseguito per ciascun punto individuato attraverso un apposito pozzetto di
ispezione, accessibile direttamente dalla superficie del piazzale.
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5.4.3 CONTROLLI PER LA QUALITÀ DELLA FALDA FREATICA
Il monitoraggio ambientale relativo alla falda freatica è previsto attraverso la realizzazione di
quattro piezometri, di cui due ubicati idrogeologicamente a monte e due situati a valle rispetto al
sito.
I piezometri di valle potranno essere impiegati quali pozzi di sbarramento in caso di ipotetici
incidenti dovuti allo sversamento di sostanze liquide in falda.
Il campionamento periodico delle acque prelevate dai piezometri è fissato a cadenza semestrale,
salvo diversa imposizione in sede di autorizzazione, e i referti devono essere comunicati all'Ente di
Controllo.
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