È ingiuria dire “Terrone” a chi non è del Sud

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È ingiuria dire “Terrone” a chi non è del Sud
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Pianeta Giustizia
Anno VII° nr. 12 Dicembre 2011
( poco comprensibile!)
È ingiuria dire “Terrone” a chi
non è del Sud
Lo stabilisce un discutibile pronunciamento della Suprema Corte di Cassazione
Parrebbe che l’ epitoto “Terrone” sia una offesa che non può essere tollerata da
un cittadino del Nord, mentre è costretto a subirla uno del Sud
Da oggi ci si dovrebbe quindi informare della professione della madre prima di
apostrofare qualcuno con il titolo di ... “figlio di put..na” per non commettere reato!
Gazzetta del Sud
ROMA Dare del “terrone” a chi non ha origini meridionali è comunque offensivo perchè
«odiosamente razzista».
Lo sottolinea la Cassazione che ha confermato la condanna – la cui entità non è precisata ma
che comprende anche un risarcimento danni morali – nei confronti di Vittorio G., un piemontese che durante una lite con il vicino di casa,
In fin dei conti ci sembra che la Suprema
a Novara, pur sapendo che Andrea C., non
Corte
di Cassazione ritiene il meridionale
era meridionale, gli aveva detto «lei per me
un essere inferiore per cui attribuire ad
può andare solo a fanculo, terrone di meressere superiore quale è un nordico
da».
l’epitoto
di “Terrone” deve considerarsi
«Con la medesima tecnica dell’assimilaziouna offesa che produce una condanna nei
ne denigratoria – spiega la Suprema Corte –
confronti di chi ha pronunciato la frase e
il vicino è stato paragonato, non solo a un
genera addirittura un risarcimento danni
rifiuto organico, ma anche a un individuo
morali per chi l’ha subìta!
che, per la sua origine, è evidentemente
A
nostro
povero parere si tratta di aver
ritenuto obiettivamente inferiore (si insancito da parte del più alto vertice della
tende: da Vittorio G., che, in un sol colpo,
Magistratura un principio altamente
ha offeso Andrea C. e gli italiani del Sud)».
discriminatorio e razzista
Così i Supremi Giudici hanno replicato al
ricorso con il quale l’imputato, dotato anche di laurea, pretendeva l’assoluzione dicendo
che ormai la società è abituata alle «espressioni poco corrette».
E poi, insomma, il vicino – ha insistito Vittorio G. – non aveva nemmeno motivo di offendersi non essendo meridionale.
«È pur vero che la recente giurisprudenza – ha proseguito la Cassazione, sentenza 42933 –
ha mostrato alcune aperture verso un linguaggio più diretto e disinvolto, ma è altrettanto vero
che talune espressioni hanno un carattere obiettivamente insultante». «Certamente – dice la
Suprema Corte – sono obiettivamente ingiuriose quelle espressioni con le quali si “disumanizza”
la vittima, assimilandola a cose, animali o concetti comunemente ritenuti ripugnanti, osceni,
disgustosi».
Pertanto, «paragonare un uomo a un escremento (“terrone di merda”) è certamente locuzione che, per quanto possa essersi degradato il codice comunicativo, conserva intatta la sua
valenza ingiuriosa».
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Ancora misteri nell’omicidio di Elisa Claps
Chi aiutò Danilo Restivo ad uccidere
ed occultare Elisa Claps?
Aperta inchiesta su esame del Dna si indaga anche su leggerezze e falle
nell’inchiesta svolta all’epoca a Potenza
Gazzetta del Sud
NAPOLIIl processo a carico del presunto assassino,
Accertamenti che furono, questa volta, affidati a due
Danilo Restivo, è in corso: martedì la prima udienza, oggi la ufficiali dei Carabinieri, uno del Ris di Parma, l’altro del Ris
seconda ed ultima, venerdì forse la sentenza.
di Roma.
Ma intanto trapela un passaggio fondamentale per un’alI due “superperiti” individuarono, «oltre ogni ragionetra parte della storia di
vole dubbio», la cosiddetta
Elisa Claps: quella non le“prova regina”: tracce di
La sentenza è stata emessa ed ha
gata alla sua morte, ma agli
sangue sulla maglia di Elisa,
condannato Restivo a 30 anni di
errori commessi nelle indain tre punti, che contenevacarcere che, sommato all’ergastolo
gini, ai depistaggi, agli aiuti
no il Dna di Danilo Restivo.
che Restivo avrebbe riceQuella stessa maglia bianavuto in Inghilterra, fanno di Restivo
vuto, ripetutamenti denunca che Elisa indossava al
un morto vivente.
ciati dalla famiglia della ramomento della morte, che
gazza uccisa.
era ancora su quel che reAdesso si spera non ci si fermi e si
Uno stralcio dell’inchiedi lei e che Pascali non
indaghi su omissioni per leggerezza o stava
sta sul quale la Procura di
ha mai esaminato, ritenendo
voluti e che hanno tutto il sapore di
Salerno sta lavorando da
che non fosse utile per i suoi
tempo.
accertamenti.
depistaggi e favoritismi.
E che oggi mette sotto
Lo stesso Pascali, lo scorE’ in gioco l’onore della
accusa una perizia, quella
so mese di aprile, nel corso
di Vincenzo Pascali, che
delle udienze dell’incidente
Magistratura, delle Forze
poteva “salvare” Restivo,
probatorio bis, ammise gli erdell’Ordine e, sopratutto, è quanto
visto che accertò che il suo
rori: quella maglia bianca,
dobbiamo ad
Dna non c’era su nessuno
raccontò, la diede a colleghi
dei reperti ritrovati nel
periti che gli davano fretta.
Elisa Claps
sottotetto della chiesa delE poi disse che le valutala SS. Trinità di Potenza dove
zioni sulla rilevabilità della tracfu trovato il cadavere di Elisa, il 17 marzo dello scorso anno. cia furono un errore.
Una perizia che non analizzò la maglia di Elisa, lì dove il
Non solo, Pascali aggiunse anche: «Vi pare che protegDna di Restivo è stato, poi, trovato nel corso di una secon- go i preti? Io sono una persona onesta».
da perizia genetica svolta da due ufficiali dei carabinieri del
Toccherà ora agli inquirenti fare luce.
Ris.
Restivo che da anni viene indicato come colpevole, come
La perizia di Pascali, ordinario di medicina legale all’Uni- colui che materialmente ha ucciso Elisa, tra poche ore poversità Cattolica del Sacro Cuore, è stata sin da subito al trebbe essere condannato.
centro di serrate polemiche.
Ma la storia sembra iniziare proprio ora, diciotto anni
Su incarico del gip Attilio Franco Orio, la perizia, era il dopo la scomparsa della ragazzina di Potenza.
luglio 2010, individuò due diversi Dna maschili ma nessuPerché è ora che potrebbe venire fuori tutto il resto, che
no, accertò, era di Danilo Restivo.
è poi è la parte centrale di questa lunga e brutta storia: chi
Pochi mesi dopo, ad ottobre, il pg di Salerno, Lucio Di ha aiutato Danilo, e perché.
Pietro, avanzò la richiesta di un altro incidente probatorio.
E finalmente, come chiede la famiglia Claps da sempre, e
La perizia non convinse i pm salernitani Rosa Volpe e come ha fatto anche martedì Filomena, l’instancabile mamLuigi D’Alessio che la ritennero, sulla base di rilievi formu- ma di Elisa con gli occhi pieni zeppa di lacrime, qualcun
lati dal consulente dell’accusa Patrizia Stefanoni, della po- altro potrebbe arrivare sul banco degli imputati.
lizia scientifica di Roma, «incompleta e insufficiente» e
E sarà solo allora che Elisa avrà giustizia, per davvero.
chiesero altri accertamenti.
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Riaperto “il caso”della morte
sospetta di Nathalie Wood
Nicoletta Tamberlich - Gazzetta del Sud
ROMA - Per molti anni sono circolate voci e indiscrezioni sulla morte in mare durante una gita in barca, mai chiarita del tutto, e avvenuta a soli 43 anni di
una delle attrici più affascinanti di Hollywood, Natalie
Wood.
C’è chi parlò all’epoca di un litigio per un presunto
«triangolo» amoroso con il marito, l’attore Robert
Wagner e un altro divo, del cinema Christopher
Walken.
A 30 anni dal misterioso annegamento della protagonista di “Gioventù Bruciata”, “West Side Story” e
“Splendore nell’Erba” la polizia americana ha annunciato la riapertura dell’inchiesta.
Nel comunicato diffuso dalle autorità di Los Angeles,
la polizia motiva la decisione con nuove informazioni
raccolte sul decesso, all’epoca archiviato come incidente.
Natalie Wood venne ritrovata annegata il 29 novembre 1981 durante una gita al largo della California.
Stando a quanto si legge nel comunicato, «gli investigatori della squadra omicidi sono stati contattati da
diverse persone che affermano di avere ulteriori informazioni sulle circostanze dell’annegamento dell’attrice che portano l’ufficio dello sceriffo a riaprire il
caso».
Secondo il Los Angeles Times, la polizia sarebbe
particolarmente interessata alle nuove dichiarazioni del
capitano della barca.
La coppia era partita per trascorrere il fine settimana del Thanksgiving a bordo della loro yacht
“Splendour” in compagnia dell’attore Christopher
Walken.
Entrambi gli attori dichiararono all’epoca che
Natalie era caduta in acqua per un banale incidente.
La donna ritrovata il mare il giorno dopo la sua scomparsa vicino a un canotto di salvataggio.
Ma chi era Natalie Wood?
Nasce a San Francisco in California, il 20 luglio del
1938, il suo vero nome era Natalia Nikolaevna Gurdin.
Figlia di un architetto russo ed una ballerina francese, esordisce a 4 anni con una particina nel film Happy
Land del 1943.
Di rara e splendida bellezza (nel 1955 il celebre
magazine Life, la definì “la teenager più bella del
mondo”), ma dal carattere difficile, con problemi d’inquietudine derivati da forme nevrotiche altalenanti, è
stata tra le attrici adolescenti più note degli anni ’50.
Con Gioventù bruciata (1955), probabilmente sua
migliore interpretazione, diviene, insieme all’alter ego
James Dean, modello rivoluzionario del periodo e, specialmente verso la fine del decennio, simbolo della “ri-
bellione” giovanile di allora.
È stata l’attrice che inaugurò sugli schermi il famoso e passionale «bacio alla francese».
Avvenne nel 1961 in “Splendore sull’erba”; il partner maschile era Warren Betty.
Nel 1968 si allontana dal set per dedicarsi alla famiglia.
Sposata due volte con l’attore Robert Wagner; prima unione nel 1957 e dopo il divorzio del 1962 (causato dal marito che la voleva a casa impedendole così
il proseguo della carriera), sposa lo sceneggiatore
Richard Gregson (una figlia, Natasha, attrice), dal
quale divorzia nel 1971.
Nel 1972, nuovo matrimonio con Wagner (una figlia, Courtney), unione che dura fino alla morte di lei.
Dopo aver provato la televisione in vari tv-series
anni ’50 (“The Pride of the Family”), l’abbandona ma
ritorna nel Settanta dove vi lavora con grande intensità, special modo in “From Here to Eternity”, miniseries di grande ascolto, prima del ritorno sul grande
schermo, per l’ultima volta, in “Brainstorm - Generazione elettronica”.
La sua vita finisce, l’anno dopo, quella notte di novembre, annegando nelle calde onde californiane.
Riposa a Los Angeles.
Sulla sua morte ci sono fiumi d’inchiostro: si è arrivati a pensare è stata frutto di una maledizione che
colpì i protagonisti di “Gioventù bruciata”. I quattro
attori principali morirono in sequenza. James Dean,
durante le riprese de “Il gigante” si sfracellò con la
sua Porsche, Nick Adams morì di overdose a 37 anni
e Sal Mineo, compiuti i 34, fu assassinato da un balordo a coltellate.