Crescita post-traumatica: un`opportunità dopo il trauma?

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Crescita post-traumatica: un`opportunità dopo il trauma?
Ricerche
Crescita post-traumatica:
un’opportunità dopo il trauma?
Gabriele Pratia e Luca Pietrantonib
a
b
Dipartimento di Scienze dell’Educazione, Università di Bologna
Facoltà di Psicologia, Università di Bologna
Riassunto
La letteratura sul trauma ha evidenziato ampiamente le conseguenze psicopatologiche sulla vittima. Tuttavia fra le reazioni post-traumatiche vi è anche la possibilità di esperire una crescita in termini personali
e interpersonali. Lo scopo di questa ricerca è di verificarne l’esistenza, l’entità e le relazioni con altre variabili fra cui il sostegno sociale, attività di coping ed emozioni sperimentate dopo il trauma. Il campione
è composto da 61 persone che hanno subito gravi traumi (violenze, incidenti, lutti inattesi, ecc.). Il questionario utilizzato comprende il Post-Traumatic Growth Inventory (PTGI) tradotto e adattato in italiano. I
punteggi di crescita post-traumatica risultano medio-bassi e appaiono legati al genere, al tempo passato
dall’evento, alle emozioni positive e ad alcune forme di sostegno sociale e di strategie di coping.
Parole Chiave: crescita post-traumatica; trauma; psicologia positiva; violenza, incidenti.
Summary
Post-traumatic growth: an opportunity after the trauma?
There is considerable evidence in literature on the psychopathologic effects in trauma
victims. However, post-trauma reactions also include the possibility of achieving growth
in personal and interpersonal terms. This study aims to investigate the existence, extent
and the relationships with other variables including social support, coping activities and
emotions experienced after the trauma. The sample consists of 61 persons who have
suffered severe trauma (violence, accidents, unexpected deaths, etc.). The questionnaire
used includes the Post-Traumatic Growth Inventory (PTGI) adapted and translated into
Italian. The results obtained indicate that the post-traumatic growth scores are medium-low
and appear to be associated with the gender, the time elapsed from the event, the positive
emotions and to some forms of social support and coping strategies.
Key words: post-traumatic growth, trauma, positive psychology, violence, accidents.
Edizioni Erickson - Trento
Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale - Vol. 12 - n. 2 • 2006 (pp. 133-144)
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INTRODUZIONE
In letteratura esiste un’ampia mole di studi sui traumi e sulle loro conseguenze in termini psicopatologici. In generale si può rilevare che l’assunto sottostante a queste ricerche
è che il trauma compromette la salute della persona. Questo assunto ha sicuramente un
fondamento scientifico ma ci sono situazioni traumatiche che possono comportare invece
un arricchimento in termini personali e sociali altrimenti impensabili. Il pensiero filosofico e religioso, infatti, ha da lungo tempo riconosciuto che l’esperienza di eventi dolorosi
può rendere le persone più sagge, più forti, più vicine alla verità e/o a Dio (Tedeschi e
Calhoun, 1995).
Negli ultimi vent’anni, grazie soprattutto al fiorire della psicologia positiva, si è diffusa
in ambito psicologico un’area di ricerca che va a indagare gli aspetti positivi conseguenti
a eventi traumatici (Tedeschi, Park e Calhoun, 1998).
In letteratura si utilizza una ricca gamma di termini per indicare cambiamenti positivi
dopo un trauma (Linley e Joseph, 2004). Nella presente ricerca si utilizzerà il termine
post-traumatic growth o crescita post-traumatica, sia perché ci sembra quello che ha una
migliore base teorica ed empirica, sia perché si riferisce proprio all’esperienza di eventi
traumatici e non semplicemente stressanti come fa una buona parte della letteratura.
Tedeschi, Park e Calhoun (1998) definiscono la crescita post-traumatica come la tendenza, in seguito a un trauma, a riportare cambiamenti in positivo in tre aree principali: cambiamento nella percezione di sé, nelle relazioni interpersonali e nella filosofia di
vita.
Esistono diversi questionari studiati per misurare la capacità umana di crescere dopo tali
eventi. Lo strumento di misura più diffuso per il costrutto della crescita post-traumatica è
il Post-Traumatic Growth Inventory (PTGI; Tedeschi e Calhoun, 1996). L’analisi fattoriale
ha riscontrato cinque dimensioni le quali rappresentano cambiamenti positivi in diverse
aree denominate dagli autori: relazione con gli altri, nuove possibilità, forza personale,
cambiamento nella spiritualità, apprezzamento per la vita.
La crescita post-traumatica risulta essere associata a diverse variabili fra cui: tempo passato dall’evento (Cordova, Cunningham, Carlson e Andrykowski, 2001; Manne,
Ostroff, Winkel, Goldstein e Grana, 2004), età (Davis, Nolen-Hoeksema e Larson,
1998; Evers et al., 2001; Manne et al., 2004; Widows, Jacobsen, Booth-Jones e Fields,
2005), genere (Park, Cohen e Murch, 1996; Tedeschi e Calhoun 1996), sostegno sociale
(O’Leary, Alday e Ickovics, 1998), emozioni positive (Fredrickson, Tugade, Waugh e
Larkin, 2003; Evers et al., 2001) e diverse strategie di coping (Armeli, Gunthert e Cohen,
2001; Cordova et al., 2001; Frazier, Tashiro, Berman, Steger e Long, 2004; Park, Cohen
e Murch, 1996).
Una delle critiche che vengono rivolte al costrutto della crescita post-traumatica consiste nel sostenere che i benefici riportati siano delle mere illusioni. A questo proposito
viene citata la teoria del confronto temporale (Albert, 1977) secondo la quale le persone,
per salvaguardare l’autostima, sono portate a denigrare il proprio passato per illudersi di stare continuamente migliorando. Questa illusione è fondamentale per l’autostima.
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McFarland e Alvaro (2000) e Widows, Jacobsen, Booth-Jones e Fields. (2005) rilevano
che in condizioni di stress vi è una tendenza a screditare il passato per migliorare la propria
percezione del presente.
Un’altra critica al costrutto di crescita post-traumatica si basa sulla mancanza di distinzione, concettuale ed empirica, fra coping orientato alla reinterpretazione positiva
dell’evento e cambiamento positivo genuino (Park, 2004).
Il proposito di questo studio è quello di condurre una ricerca pilota utilizzando una
versione tradotta e adattata della Scala della crescita post-traumatica.
L’ipotesi principale di questo lavoro di ricerca è verificare se e quanto un campione
di persone che hanno subito traumi riportano cambiamenti in positivo. Inoltre, abbiamo
voluto analizzare eventuali relazioni fra le caratteristiche legate alla persona e all’evento
(tipo di evento, sostegno sociale, emozioni sperimentate, coping) e cambiamenti in positivo e la teoria del confronto temporale chiedendo ai partecipanti di giudicare il grado di
felicità della propria vita prima del trauma e indagando se ciò correla con le valutazioni
di crescita.
METODO
Partecipanti
La presente ricerca si è svolta in collaborazione con l’Associazione «Fer. Vi. Cr. e
Do.» (Feriti e Vittime della Criminalità e del Dovere). I partecipanti sono vittime di traumi
(incidenti, sequestri, conflitti a fuoco, attentati terroristici) o lutti inattesi, sia per motivi
legati all’espletamento del proprio lavoro, sia per motivi connessi alla criminalità.
Dei 61 soggetti che costituiscono il campione, 36 (61%) sono uomini. L’età varia da un
minimo di 19 anni a un massimo di 83 anni, con una media di 47,38 (DS = 14.68).
Procedura
In una prima fase (novembre 2004) si è deciso di inviare a 100 vittime, membri dell’associazione, un questionario anonimo chiedendo di compilarlo e rispedirlo indietro.
Hanno risposto 50 soggetti.
In una seconda fase si è proceduto a pubblicare un invito a compilare un questionario
on line sul sito web http://www.fervicredo.it dell’Associazione. L’invito a compilare il
questionario è stato pubblicato il primo aprile 2005 sulla home page del sito fino alla fine
di agosto 2005. Le persone che hanno accettato l’invito sono state contattate allo scopo
di verificare la loro idoneità (condizione di vittima) a partecipare alla ricerca. Una volta
accertata la condizione di vittima veniva dato loro un indirizzo web riservato, cliccando
sul quale avrebbero potuto compilare il questionario.
Tramite pubblicazione del questionario sul sito web hanno risposto 11 soggetti.
Purtroppo non si riesce a stimare quanti hanno avuto l’opportunità di compilare il questionario on line e hanno declinato l’invito.
I contenuti del questionario sono uguali sia nella versione cartacea che digitale.
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Il questionario somministrato nella ricerca è anonimo e si compone di più parti le quali
vanno a indagare diversi fattori.
Evento negativo, tempo trascorso e valutazione della vita pre-trauma. Per prima cosa
si richiede di riportare attraverso una domanda aperta una breve descrizione dell’evento
negativo. In seguito si chiede di indicare se gli anni passati dall’evento sono minori di 2,
fra i 2 e 5, fra i 5 e 10 o maggiori di 10. In seguito si chiede di giudicare quanto si sentivano
felici prima del trauma (1 = per niente, 4 = molto).
Sostegno sociale. È stato indagato il sostegno sociale percepito mediante quattro domande
sulla famiglia, compagno/a, amici e sull’Associazione con un formato di risposta sì/no.
Emozioni positive e negative. Gli item utilizzati nel questionario sulle emozioni positive
(6 item) e negative (6 item) sono stati tradotti e adattati dalla ricerca di Fredrickson et al.
(2003). Nel questionario si chiede di esprimere un grado di frequenza (su scala a quattro
punti: 1 = quasi mai, 4 = quasi sempre) con cui si sono provate sei emozioni negative (rabbia, tristezza, paura, colpa, imbarazzo, umiliazione) e sei positive (gratitudine, interesse,
amore, speranza, serenità e felicità) ripensando a quel periodo e al tempo trascorso da
allora. È stata condotta un’analisi fattoriale esplorativa utilizzando il metodo delle componenti principali per i 12 item della scala. Il criterio per l’estrazione si basa su 2 fattori
in quanto ci si aspetta che le emozioni positive e negative facciano parte di due fattori
indipendenti. Il metodo di rotazione è Varimax. La soluzione ottenuta su due fattori spiega
una varianza totale di 53%, di cui 35% il primo fattore e 18% il secondo fattore. Il primo
fattore comprende gli item sulle emozioni positive, mentre il secondo fattore comprende
quelli sulle emozioni negative, tranne l’item sul senso di colpa. Questo item verrà, pertanto,
escluso. L’alfa di Cronbach per gli item sulle emozioni negative è ,73, mentre per gli item
sulle emozioni positive è ,85.
Coping. Sono state poste dodici affermazioni relative alle strategie di coping più comuni (evitamento, uso di sostanze, utilizzo di strategie, humor, negazione, spiritualità ricerca
di informazioni, espressione di emozioni, ecc.), alle quali viene chiesto di esprimere la
frequenza di impiego (su scala a quattro punti: 1 = mai, 4 = sempre).
Crescita post-traumatica. L’ultima sezione del questionario riguarda la traduzione e
adattamento della Post-Traumatic Growth Inventory (PTGI; Tedeschi e Calhoun, 1996). La
scala si compone di 21 item con modalità di risposta a 6 punti (da nessun cambiamento = 0, a
cambiamento molto importante = 5) sui diversi tipi di cambiamento positivo dopo il trauma.
Il punteggio totale va da 0 a 105. Risulta molto soddisfacente l’alfa di Cronbach (,92) dello
strumento utilizzato.
Il questionario si chiude con la richiesta dell’anno di nascita e dell’appartenenza di
genere.
Analisi statistica
Sono state svolte le analisi descrittive e l’analisi fattoriale della scala della crescita
post-traumatica. In seguito tramite t-test e analisi della varianza si sono analizzate le
differenze nelle medie sui punteggi di crescita dei gruppi formati dalle variabili genere,
valutazione della vita prima dell’evento, sostegno sociale e coping. Per le analisi in
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cui il gruppo aveva una scarsa numerosità (> 40) si sono utilizzati test non parametrici
come il test U di Mann-Whitney. La correlazione di Pearson è stata impiegata per verificare una relazione fra età e crescita post-traumatica. Tramite la regressione lineare si
è verificato se le sottoscale delle emozioni positive e negative sono in grado di predire
i punteggi di crescita.
RISULTATI
Crescita Post-traumatica
La media sul punteggio totale della scala relativa alla crescita post-traumatica è di
50,45 (DS = 25,32) da un minimo di 0 a un massimo di 100, mentre la media calcolata
sugli item è 2.42 (DS = 1,2).
I tipi di cambiamento meno indicati riguardano gli item «Ci sono opportunità che prima
non erano neanche possibili» (M = 1,83) e «Maggior senso di vicinanza con le persone»
(M = 2). Al contrario i tipi di cambiamento più riportati riguardano gli item «Maggiore
apprezzamento per la vita» (M = 3,39) e «Cambiamento nella scala dei valori della vita»
(M = 3,37).
È stata condotta un’analisi fattoriale esplorativa per i 21 item della scala della crescita
post-traumatica. In base ai risultati ottenuti nella validazione dello strumento originario,
si è deciso di estrarre 5 fattori con il metodo della Massima verosomiglianza, utilizzando
una rotazione Direct oblimin. La soluzione ottenuta ha prodotto 5 fattori (tabella 1) che
spiegano rispettivamente il 41,7%, il 10,5%, il 6,7%, il 6,1%, e il 5,3%, per un totale di
70,4% di varianza.
Il primo fattore ricalca l’originale «Cambiamento spirituale» e comprende 2 item.
Il secondo fattore comprende 7 item (α = ,90) facenti parte degli originali fattori
«Relazione con gli altri», «Nuove possibilità», «Forza personale» e «Apprezzamento per
la vita»; abbiamo deciso di chiamare il fattore «Cambiamento nella filosofia di vita e nella
concezione di sé».
Il terzo fattore, chiamato «Cambiamento nelle relazioni», comprende 5 item (α = ,80)
e ricalca l’originale che però ne comprendeva sette. Il quarto fattore è stato chiamato
«Nuove possibilità e apprezzamento per la vita» e comprende 3 item (α = ,74). Il quinto
fattore comprende 3 item (α = ,70) che concettualmente sono di difficile integrazione.
Dall’analisi è stato escluso l’item «Ha scoperto di essere più forte di quello che credeva»
poiché ha una saturazione fattoriale troppo bassa.
Variabili anagrafiche, caratteristiche dell’evento e felicità pretrauma
L’età non correla con il punteggio sulla scala della crescita post-traumatica (r = -,19;
N = 60, p > ,05), tramite t-test abbiamo verificato che vi sono differenze di genere in base
alla scala della crescita post-traumatica: la media dell’uomo è 43,55 (DS = 27,14), mentre
quella della donna è 60,4 (DS = 18,8); t(59) = -2,863, p < ,01.
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Tabella 1 – Item della Crescita Post-traumatica: saturazioni fattoriali e varianza spiegata
VARIABILI
Ha una maggiore fede religiosa
Spiritualità più profonda
F1
F2
F3
F4
1,00
,72
Si impegna maggiormente nel cambiare cose che
necessitano di un cambiamento
,99
Apprezza di più ogni nuovo giorno
,83
Accetta più facilmente il modo in cui vanno le
cose nella vita
,55
Maggiore fiducia in se stesso
,50
Maggiore apprezzamento per la vita
,50
,42
È capace di fare cose migliori nella sua vita
,48
,44
Impiega maggiori energie nelle relazioni
,47
Vede più chiaramente che può contare sulle persone in caso di problemi
Ha imparato quanto meravigliose siano le persone
F5
-,37
,96
,32
,57
Accetta meglio il fatto di aver bisogno d’altri
,52
Maggior senso di vicinanza con le persone
,37
Più spontaneità nell’esprimere le emozioni
,36
-,32
,31
Ha scoperto di essere più forte di quello che
credeva
Il coltivare nuovi interessi
,51
,36
Cambiamento nella scala dei valori della vita
Costruzione di un nuovo percorso di vita
,32
Prova maggiore compassione per gli altri
,84
Riconosce in maniera migliore che sa cavarsela
nelle difficoltà
,51
Ci sono opportunità che prima non erano neanche possibili
,47
% di variabilità spiegata da ciascun fattore
138
,43
41,70
1,51
6,77
6,11 5,29
G. Prati e L. Pietrantoni - Crescita post-traumatica: un’opportunità dopo il trauma?
Il tempo passato dall’evento (ricodificato in maggiore o minore di cinque anni) influenza i punteggi sulla crescita post-traumatica: i soggetti che hanno subito l’evento da meno
di 5 anni riportano minore crescita (M = 31,5; DS = 23,27) rispetto a quelli che si sono
confrontati con l’evento da più di 5 anni (M = 53,86; DS = 24,44); t(58) = -2,42 p < ,05.
Alla richiesta di riportare il grado di felicità della propria vita prima del trauma non
emergono differenze significative rispetto ai punteggi nella scala della crescita post-traumatica [F(2,58)= ,487, p > ,05].
Emozioni positive e negative
Allo scopo di verificare se la frequenza con la quale si sono provate emozioni è in
grado di predire il punteggio della crescita post-traumatica abbiamo utilizzato un modello
di regressione lineare in cui le sottoscale delle emozioni negative e positive fungono da
predittori. La frequenza con la quale si sono vissute emozioni positive dopo il trauma è in
grado di predire significativamente il punteggio sulla crescita post-traumatica (ß = ,318),
t(2) = 2,28; p < ,05, mentre le emozioni negative non risultano significative (ß = ,262), t(2)
= 1,88 p > ,05.
Sostegno sociale e coping
È stato utilizzato il t-test allo scopo di verificare se il sostegno sociale incide sui
punteggi della crescita post-traumatica. Né il sostegno ricevuto dalla famiglia [«sì»: M =
53,42 DS = 23,19; «no»: M = 32,66, DS = 40,66; t(5) = -1,226 p > ,05], né quello ricevuto
dal partner [«sì»: M = 54,06, DS = 27,36; «no»: M = 39,78, DS = 26,16; t(27) = -1,434, p
>,05] influiscono sulle misure di crescita post-traumatica. Solo il sostegno offerto dagli
amici [«sì»: M = 56,65, DS = 27,1; «no»: M = 32,11, DS = 25,11; t(36) = -2,411 p < ,05]
influenza in positivo i punteggi di crescita.
Eseguendo il t-test sulle quattro sottoscale della crescita post-traumatica emergono
alcuni dati per ciò che riguarda il cambiamento spirituale. Questo fattore, infatti, è influenzato significativamente dal sostegno della famiglia [«sì»: M = 7,16, DS = 3,72; «no»: M
= 3,16, DS = 2,04; t(9) = -4,052, p < ,01] e dal sostegno del partner [«sì»: M = 6,13, DS =
3,22; «no»: M =3,42, DS = 2,56; t(27) = -2,488, p < ,05].
Otto soggetti hanno riportato di aver ricevuto sostegno dall’Associazione, 16 di non
essere stati supportati; i restanti soggetti ai tempi dell’evento non la conoscevano. Il sostegno dall’associazione influisce solamente sui punteggi del fattore «Cambiamento nelle
relazioni» (U = 29, p < ,05), mentre non ha relazioni con la scala della crescita post-traumatica (U = 40, p > ,05).
Quasi tutte le strategie di coping misurate non hanno effetto sui punteggi della scala
della crescita post-traumatica: «Progettando una strategia» [F(3,50)= ,037, p > ,05], «Pensando
a come fare per superare l’evento» [F(3,55)= 1,353, p > ,05], «Parlando dei miei sentimenti
con qualcuno» [F(3,52)= 1.261, p >.05], «Confidando nell’aiuto di Dio o pregando o approfondendo la mia spiritualità» [F(3,55) = 1,194, p > ,05], «Utilizzando sostanze (droghe,
alcol, medicinali o altro) per non pensarci o per sentirmi meglio» [F(2,52) = 1,756, p > ,05];
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«Cercando di scherzare sulla situazione» [F(3,52)= ,856, p > ,05]; «Continuando a negare
che ciò fosse successo» [F(2,52) = ,136, p > ,05]; «Cercando di vedere il lato più positivo
dell’accaduto» [F(3,53) = 1,090, p > ,05]; «Pensandoci il meno possibile» [F(3,52) = ,16, p >
,05]; «Rinunciando a ottenere ciò che mi ero prefisso» [F(3,54) = 0,476, p > ,05]; «Cercando
di esprimere e di tirare fuori tutte le emozioni» [F(3,53) = 0,284, p > ,05].
L’unica strategia di coping, fra quelle presenti nel questionario, la cui frequenza di
utilizzo incide sulla scala della crescita post-traumatica è «Cercando informazioni, consigli
e conoscenze da altri» [F(3,51) = 3,65, p < ,05]. In base all’analisi Post hoc di Scheffe, chi
riporta di non aver mai utilizzato questa strategia (M = 29,11, DS = 24,27) ha punteggi
medi di crescita post-traumatica inferiori rispetto a chi riporta di averla sempre utilizzata
(M = 64,33, DS = 27,39). Inoltre il coping religioso si associa a un maggiore cambiamento
nella spiritualità [F(3,55)= 13.027, p < ,001]: in questo caso l’analisi Post hoc di Scheffe rileva
che chi ha utilizzato spesso (M = 5,65, DS = 3,06) o sempre (M = 6,61, DS = 2,85) questa
strategia di coping si percepisce come più cresciuto da un punto di vista spirituale rispetto
a chi non l’ha mai utilizzata (M = 0, DS = 0).
CONCLUSIONI
L’obiettivo di questa ricerca è stato quello di indagare la crescita post-traumatica e le variabili a essa associate in persone vittime di traumi a causa di incidenti o eventi criminosi.
Il punteggio ricavato dalla scala, 50, può essere considerato medio-basso se confrontato
con le ricerche esistenti (Linley e Joseph 2004). Tuttavia ciò sta a indicare che persone
vittime di traumi gravi possono esperire cambiamenti in positivo in maniera importante.
I risultati dell’analisi fattoriale della scala della crescita post-traumatica pongono alcuni
dubbi sulla sua validità in quanto si sono ottenuti cinque fattori che non ricalcano quelli
dello strumento in lingua inglese.
Vi sono due punti a favore della validità di costrutto della crescita post-traumatica.
Il primo riguarda la mancanza di relazione fra un giudizio sul grado di felicità attribuito
alla vita prima del trauma e la crescita riportata. Questo risultato preliminare pare disconfermare la teoria del confronto temporale (Albert, 1977) ripresa da McFarland e Alvaro
(2000). In questo caso la percezione di crescita non sembra basarsi su una valutazione più
negativa del passato allo scopo di enfatizzare il presente. Questo risultato è in linea con le
evidenze ricavate dallo studio di Smith e Cook (2004) i quali ritengono che il solo fatto di
collegare la richiesta di indicare un cambiamento in positivo dopo un trauma non conduce
automaticamente a sovrastimare l’esperienza di crescita. Inoltre, Smith e Cook sostengono,
contrariamente a McFarland e Alvaro, che sia difficile associare esperienze di crescita con
eventi traumatici in base alla teoria della dissonanza cognitiva (Festinger, 1957).
Un secondo punto riguarda la differenza riscontrata fra coping orientato alla reintepretazione positiva dell’evento e crescita come esito. In letteratura (Park, 2004) si discute se
i due costrutti siano troppo simili oppure distinti sebbene intercorrelati. Contrariamente
a ogni aspettativa in questa ricerca non è stata riscontrata neppure una relazione significativa. Ne deriva che il riportare cambiamenti positivi dopo un trauma non ha a che fare
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con lo sforzo deliberato di cercare di vedere il lato positivo dell’accaduto per diminuire
il disagio.
Parlando di variabili demografiche, le donne tendono a esperire maggiori livelli di
crescita post-traumatica, risultato in linea con diverse ricerche (Park, Cohen e Murch,
1996; Tedeschi e Calhoun 1996) anche se non per tutte (Powell, Rosner, Butollo, Tedeschi
e Calhoun, 2003). Questo risultato potrebbe essere spiegato dal maggiore orientamento
delle donne ai processi emotivi e relazionali coinvolti negli eventi di vita.
L’età, invece, non risulta correlata ai cambiamenti in positivo in accordo con quanto
emerge dallo studio di Tedeschi e Calhoun (1996), ma in disaccordo con altri studi (Davis,
Nolen-Hoeksema e Larson, 1998; Evers et al., 2001; Manne et al., 2004; Widows et al.,
2005).
Il tempo passato dall’evento ha un’influenza positiva sui punteggi della scala della
crescita post-traumatica, in linea con altre ricerche (Cordova et al., 2001; Manne et al.,
2004). Negli anni immediatamente successivi all’evento probabilmente sono predominanti
cognizioni ed emozioni negative; solo successivamente i soggetti riescono a prendere in
considerazione i cambiamenti positivi sopraggiunti.
Nel nostro caso, il sostegno sociale risulta debolmente correlato con la crescita posttraumatica, contrariamente a molte ricerche che dimostrano un’associazione positiva fra
supporto sociale e cambiamento positivo (O’Leary et al., 1998). I diversi item che andavano a indagare il sostegno ricevuto dalla famiglia e dal partner non influiscono sulla scala
della crescita post-traumatica. Risultano essere importanti, invece, il sostegno percepito
da amici, probabilmente perché le persone esterne al nucleo familiare possono offrire un
aiuto meno vincolato alle dinamiche della famiglia sconvolta dall’evento e quindi più
adeguato e valorizzato.
Per quanto riguarda il sostegno da parte dell’associazione, è facile ipotizzare che i
soggetti attraverso la condivisione e la conoscenza con altre persone che hanno superato
un trauma analogo possano maggiormente esperire cambiamenti positivi. Secondo Weiss
(2004), coloro che si confrontano con persone simili che hanno sperimentato una crescita
post-traumatica («modello di crescita») hanno più probabilità di incorrere in processi
simili di sviluppo positivo.
In questa ricerca le strategie di coping indagate non sembrano influire sulla crescita
post-traumatica. L’unica strategia di coping che ha un impatto è quello orientato alla ricerca
di informazioni, consigli e conoscenze da altri. Questa è una strategia di coping che potremmo definire attiva. Dalla letteratura emerge chiaramente ciò che si sostiene nel modello di
Moos e Schaefer (1998), cioè una stretta associazione fra il coping attivo (approach) e la
crescita post-traumatica (Cordova et al., 2001; Frazier et al., 2004). Contrariamente alla
letteratura il coping basato sull’evitamento, la reinterpretazione positiva dell’evento e il
coping religioso non influiscono sulla crescita (Armeli et al., 2001; Cordova et al., 2001;
Frazier et al., 2004; Park et al., 1996). Inoltre, com’era prevedibile, il coping religioso è
associato a un maggiore cambiamento spirituale.
L’analisi della regressione ha rivelato che la sottoscala delle emozioni positive (e non
quelle negative) è un buon predittore della crescita post-traumatica. In questo caso emerge
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la grande importanza delle emozioni positive sperimentate nel periodo dopo il trauma nel
determinare in seguito cambiamenti positivi. I risultati sono in linea con la «broaden and
build theory of positive emotions» di Fredrickson et al. (2003), secondo la quale le emozioni positive sono estremamente adattive poiché sono in grado di ampliare («broaden»)
il repertorio cognitivo e comportamentale delle persone, e, grazie a questo ampliamento le
persone costruiscono («build») le proprie risorse fisiche, psicologiche e sociali (in questo
caso crescita post-traumatica).
Infine vanno segnalati diversi limiti della presente ricerca. Uno dei limiti maggiori
concerne il disegno di tipo correlazionale, pertanto non è possibile trarre inferenze causali
dai dati emersi. Un altro limite è il campione esiguo e non generalizzabile in quanto è
formato, per massima parte, da appartenenti a una associazione di vittime.
Inoltre, come già segnalato, l’utilizzo di strumenti non validati per misurare i costrutti
proposti non consente di poter affermare che le variabili siano state misurate in maniera
adeguata. La stessa scala della crescita post-traumatica è alla sua prima applicazione in
lingua italiana e quindi necessita ancora di ulteriori studi e modifiche. Questo primo utilizzo
ha messo in luce alcune problematiche nel riproporre l’originaria soluzione fattoriale.
Sono necessarie, inoltre, ulteriori ricerche con campioni più adeguati e di tipo longitudinale.
L’area di ricerca sulla crescita post-traumatica può avere delle implicazioni cliniche
degne di nota (Calhoun e Tedeschi, 1999; Tedeschi e Kilmer, 2005) che andremo ad accennare.
Gli operatori di salute mentale che lavorano con pazienti vittime di traumi possono
mirare non solo alla riduzione della sintomatologia post-traumatica ma anche favorire il
riconoscimento e lo sviluppo di elementi positivi conseguenti all’evento. Una volta stabilita la relazione terapeutica, l’operatore può dimostrarsi aperto a recepire tutti i possibili
risvolti positivi che emergono dalle parole del paziente. Il terapeuta può prendere nota dei
cambiamenti positivi e restituirglieli in modo che l’esperienza di crescita diventi saliente
dal punto di vista cognitivo. L’identificazione e la discussione dei cambiamenti positivi
può incoraggiare un ulteriore sviluppo del processamento cognitivo che porta dal trauma
alla crescita. Inoltre la valutazione della crescita post-traumatica è importante indipendentemente dalla relazione con la diminuzione della sintomatologia. Infatti, il disagio
psicologico è più tollerabile se una persona riesce ad attribuire una cornice di significato
e di valore all’esperienza del trauma.
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G. Prati e L. Pietrantoni - Crescita post-traumatica: un’opportunità dopo il trauma?
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Corrispondenza
Dott. Luca Pietrantoni
Dipartimento di Scienze dell’Educazione
Università di Bologna
via Filippo Re, 6 – 40126 Bologna
e-mail: [email protected]
Ringraziamenti
Desideriamo ringraziare vivamente il vicepresidente dell’Associazione «Fer. Vi. Cr. e
Do.» (Feriti e Vittime della Criminalità e del Dovere) Riccardo Mattioli e tutti i membri
dell’associazione stessa per la disponibilità a collaborare in questo studio.
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