Trauma Imp 9 - gruppo di ricerca in Psicologia dell`Emergenza e

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Trauma Imp 9 - gruppo di ricerca in Psicologia dell`Emergenza e
PSICOLOGIA CLINICA
Oltre la
tempesta
Gli psicologi la chiamano “crescita post-traumatica”:
è ciò che succede quando la persona riesce a trasformare
un trauma subito in un’opportunità di miglioramento
di sè e della propria vita. Alex Zanardi (qui nella foto),
ex pilota di Formula Uno, può essere considerato un caso
esemplare di crescita post-traumatica.
Luca Pietrantoni, Gabriele Prati
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Psicologia contemporanea, 198, novembre dicembre 2006
Psicologia contemporanea, 198, novembre dicembre 2006
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TITOLO CORRENTE
Il lato nascosto del trauma
uando gli psicologi
parlano di “trauma”
fanno riferimento ad
un avvenimento estremo e sconvolgente, tale da mettere pesantemente a rischio l’equilibrio della persona. Per decenni molti psicologi clinici e psichiatri si sono basati sull’assunto dell’assoluta negatività e pericolosità dei traumi ai fini dell’integrità e del buon funzionamento dell’individuo. Tanto che sintomi post-traumatici lievi potevano
essere considerati come prodotti da meccanismi difensivi di
negazione, mentre eventuali
cambiamenti in positivo erano
sovente ascritti a manifestazioni
maniacali.
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on che questo assunto “patocentrico” fosse privo di basi scientifiche. Tuttavia aveva
il torto di mettere in secondo
piano alcuni interrogativi fondamentali: la negatività delle conseguenze di un trauma vale necessariamente per tutte le persone e in tutte le situazioni? Oppure aveva ragione Nietzsche
quando sosteneva che tutto ciò
che non uccide fortifica la persona? Ma può darsi davvero
che un trauma induca in certe
situazioni e in certe persone delle conseguenze positive?
cristianesimo e islamismo, vi sono elementi che mettono in risalto il potenziale trasformativo
insito nelle sofferenze. Non è un
caso che il carattere cinese indicante la crisi sia una combinazione di simboli che significano
pericolo ed opportunità. Quanto
si avvicina al vero tutto questo?
N
uesta idea, a ben vedere, non è nuova. Da
millenni la filosofia e le
religioni riconoscono
che l’esperienza di eventi dolorosi può rendere le persone più
sagge, più forti, più vicine alla
verità e alla salvezza. In quasi
tutte le grandi religioni, fra cui
induismo, buddismo, ebraismo,
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Jean-Henri Dunant rimase profondamente sconvolto dalle condizioni dei feriti che
vide sul campo della battaglia di Solferino
nel 1859. L’esposizione a questa tragedia, sufficiente per porlo a rischio di Disturbo da Stress Post-Traumatico. A questo punto maturò la convinzione della necessità di soccorrere, tramite organismi
neutrali, i feriti di guerra. Dallo sconvolgimento personale Dunant passò quindi all’impegno concreto: formò un comitato,
dal cui intenso lavoro nacque la Croce
Rossa. Nella sua vita cambiarono obiettivi
e priorità e si realizzò il suo orientamento
prosociale nell’attività intrapresa. Da allora
sino ad oggi la mole di aiuti forniti dall’organizzazione, sia in tempo di guerra che di
pace, sono sotto gli occhi di tutti. Sia Dunant che la Croce Rossa sono stati insigniti del Premio Nobel per la Pace.
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invece la capacità di mantenere un equilibrio stabile nel funzionamento, al di là di leggere cadute
transitorie. La letteratura sulla resilienza abbonda
ormai di studi longitudinali dai quali è emerso,tra
l’altro, come molti bambini abusati evolvano successivamente in adulti ben adattati, nonostante le
situazioni critiche affrontate.Quest’area di ricerca
ha avuto anche il merito di dimostrare che, in situazioni di resilienza, l’incidenza di disturbi posttraumatici è molto più bassa del previsto.
Reazioni al trauma
arlando di traumi e lutti,Bonanno (2004)
indica che le traiettorie più infauste nel
processo di fronteggiamento sono costituite dalla cronicità sintomatologica e dall’impatto ritardato; a queste vanno però aggiunte
la traiettoria che porta alla guarigione e quella caratterizzata dalla resilienza (Figura 1).Le prime due
reazioni, relative alla cronicizzazione dei sintomi
e all’impatto ritardato del trauma, sono state tradizionalmente le più studiate.La medicina e la psicologia si sono infatti occupate a lungo dei traumi Il trauma come opportunità
come precursori di tutta una serie di conseguenze
negative in termini fisici,psicologici e sociali.Quea le svolte paradigmatiche nel campo
sto interesse è derivato dall’enorme mole di studi
della traumatologia non finiscono qui.
e di lavoro clinico svolti con persone che avevano
Soprattutto nel corso dell’ultimo deriportato gravi disfunzioni post-traumatiche. Ciò
cennio ha cominciato a prendere cornonostante, non si deve assumere che un trauma po una corrente di studi eterogenea, che ha avuto
comporti necessariamente e sempre delle conse- come oggetto di analisi le possibilità di crescita
guenze psicopatologiche permanenti. Non solo umana e sociale insite nell’affrontare un trauma.
può esservi la traiettoria
Per cui il focus della
della guarigione, ma
psicotraumatologia si è
anche quella della resiampliato: si è passati
lienza.
dalla resilienza, intesa
decorso
cronico
Secondo Oliverio
come capacità di manimpatto
Ferraris (2003), la resitenere un’omeostasi nel
ritardato
lienza denota la capafunzionamento della
cità di mantenere la
persona, alla crescita
propria integrità fisica
post-traumatica, ossia
e psicologica di fronte
alla possibilità di arricad un evento fortechimento,o trasformaguarigione
(recovery)
mente stressante.Quezione positiva,risultante
sto costrutto,sviluppato
resilienza
dal fatto stesso di dover
circa un quarto di sefar fronte ad eventi cri|
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colo fa, ha rappresentici (Tedeschi e CalEvento
1 anno
2 anni
tato una svolta epocale
houn, 2004).
1 – Le quattro reazioni più comuni
nello studio dello stress Figura
Già negli anni Cinai traumi e ai lutti (da: Bonanno, 2004).
traumatico,orientando
quanta alcuni studiosi,
l’attenzione dei ricercatori non più soltanto su chi fra cui Caplan, Frankl, Maslow e Dohrenwend,
soccombeva al trauma,ma soprattutto su chi lo su- avevano intuito che eventi di vita critici possono
perava efficacemente. Oliverio Ferraris ha giusta- offrire il potenziale per un cambiamento in posimente paragonato la resilienza al sistema immuni- tivo.Tuttavia è solo a partire dagli anni Ottanta, e
tario, che permette di far fronte alle emergenze e in maniera più consistente negli anni Novanta,che
di combattere gli agenti patogeni fin dall’inizio. si sviluppa una corrente di studi che va ad indaDiverse sono pertanto le traiettorie della guari- gare le possibilità di crescita nella risposta ad un
gione e della resilienza.
trauma. Dapprima si sono rilevati episodi anedSe la guarigione (recovery) denota il percorso dotici, tramite metodi qualitativi, poi si sono affievolutivo caratterizzato da un primo periodo (di nati sempre più gli strumenti di misura.Tra i difsolito almeno alcuni mesi) di sintomatologia sot- ferenti costrutti, quello di “crescita post-traumatosoglia, seguito da un graduale ritorno al livello tica” (“post-traumatic growth”) ha la più considi funzionamento pre-evento, la resilienza indica stente base teorica ed empirica: il termine fa spe-
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grave
medio
lieve
Disturbo del funzionamento
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TITOLO CORRENTE
cificamente riferimento al trauma, piuttosto che
ad eventi semplicemente stressanti, e sottolinea
anche l’evidenza del cambiamento come esito che
va al di là delle semplici illusioni difensive o delle
consuete strategie di coping.Nel Box della pagina
accanto presentiamo il Post-Traumatic Growth Inventory nella versione italiana. Compilandolo, il
lettore avrà modo di compiere una prima riflessione sulla sua personale crescita post-traumatica.
Se invece vorrà una valutazione più accurata delle
sue risposte al test potrà entrare nel sito di Psicologia dell’emergenza dell’Università di Bologna:
http://emergenze.psice.unibo.it/test/ptgi.asp
trasferire le risposte nell’apposita griglia del PostTraumatic Growth Inventory e inviare.
Dati di ricerca
e evidenze disponibili ci indicano che la risposta al trauma è un’esperienza ambigua,
in cui si mescolano inesorabilmente cambiamenti negativi e positivi.Va sottolineato
che le esperienze di crescita non sono traiettorie
alternative ai quattro processi di adattamento al
trauma indicati nella Figura 1.Al contrario, un’esperienza di crescita può senza dubbio coesistere
con la cronicità sintomatologica, l’impatto ritardato,la guarigione (recovery) e la resilienza.Serve
insomma una visione olistica nella comprensione
delle reazioni al trauma: dalla patologia alla resilienza e al funzionamento ottimale.
Al momento attuale, data la metodologia impiegata negli studi, è difficile stimare con certezza
la prevalenza di cambiamenti in positivo dopo uno
specifico evento traumatico. I dati disponibili ci
indicano che,a seconda della ricerca e dell’evento
specifico,le percentuali di persone colpite che riportano almeno un’esperienza di crescita sono
molto variabili (Linley e Joseph,2004).Se nella valutazione si utilizzano scale otteniamo percentuali
di risposta maggiori, mentre se si utilizza una singola domanda aperta abbiamo tassi minori.Da ciò
si deduce che una parte sostanziale delle persone
è comunque disposta ad ammettere, se in qualche
modo sollecitata con domande mirate, che qualcosa è cambiato in positivo dopo il trauma.
Non ci sono ancora evidenze che dimostrano in
maniera chiara se e quale tipo di evento ha implicazioni nel determinare cambiamenti in positivo.
Parlando di eventi traumatici c’è chi sostiene che
non è tanto la loro entità, ma la valutazione sog-
L
Nel 2001 Alex Zanardi, pilota di Formula
Uno, fu vittima di un terribile incidente nel
circuito del Lausitzring. Evitò di poco la
morte, ma perse entrambe le gambe e, almeno in apparenza, il suo sogno di continuare a correre. Tuttavia il coraggio, la
speranza, la voglia di vivere e ricominciare
nonostante tutto, furono gli elementi decisivi che gli consentirono di dare inizio a
una vita nuova. Ora è tornato a correre
nei circuiti più veloci e difficili, collezionando
vittorie su vittorie. Si impegna anche attivamente nell’aiuto di persone che stanno
attraversando percorsi di vita simili al proprio. Il suo straordinario recupero non solo ha commosso il mondo degli sportivi e
delle persone comuni, ma ha anche impressionato quello degli studiosi. Alle interviste si dichiara “rinato”, felice della propria vita e desideroso di migliorarsi ancora, come uomo e come sportivo.
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BOX
Post-Traumatic Growth
Inventory
l Post-Traumatic Growth Inventory è di un questionario a scelta multipla (da “nessun cambiamento” a
“cambiamento molto importante”), di cui qui presentiamo l’adattamento italiano. Il questionario esplora
cinque aree: 1) relazioni con gli altri, 2) nuove possibilità, 3) forza personale, 4) cambiamento spirituale
e 5) apprezzamento per la vita.
I
cambiamento leggero
cambiamento moderato
cambiamento impottante
cambiamento molto importante
Ho cambiato la scala dei valori della mia vita ..............................
Apprezzo di più la vita..............................................................
Coltivo nuovi interessi ..............................................................
Ho maggiore fiducia in me stesso ............................................
Sento una spiritualità più profonda ............................................
Avverto di poter contare sugli altri nel caso di problemi ................
Ho costruito un nuovo percorso di vita ......................................
Provo un maggior senso di vicinanza con le persone ....................
Esprimo le emozioni in maniera più spontanea ............................
Sento di potermela cavare meglio nelle difficoltà ..........................
Mi sento capace di fare cose migliori nella vita ............................
Accetto più facilmente il modo in cui vanno le cose nella vita ........
Apprezzo di più ogni nuovo giorno..............................................
Vedo che ci sono opportunità impensabili prima dell’evento ..........
Provo maggiore compassione per gli altri ..................................
Impiego maggiori energie nelle relazioni con gli altri ....................
Sono più disposto ad affrontare le cose da cambiare ..................
Ho una maggiore fede religiosa ................................................
Ho scoperto di essere più forte di quello che credevo ..................
Ho imparato quanto meravigliose siano le persone ......................
Accetto meglio il fatto di aver bisogno di altri ..............................
cambiamento molto leggero
Cambiamento a partire dall’evento. Qui di seguito ti proponiamo
delle affermazioni che possono riguardare il tuo cambiamento personale avvenuto in seguito all’evento. Barra l’opzione che più si avvicina alla tua esperienza.
nessun cambiamento
Evento stressante. Pensa ad un evento altamente stressante capitato nella tua vita. Quanto tempo è
passato da allora? ………… Ed ora contrassegna, fra i seguenti, l’evento a cui stai pensando: perdita di
una persona cara [__], malattia cronica o acuta [__], incidente o infortunio [__], disastro [__], disabilità
[__], perdita del lavoro [__], crimine [__], difficoltà finanziarie [__], cambiamento di lavoro [__], cambiamento
di abitazione [__], cambiamento del nucleo familiare [__], divorzio
[__], pensionamento [__], guerra [__], altro [prova a specificare:
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Annota, se credi, altri tipi di cambiamento che avverti: ……………………………………………………………
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TITOLO CORRENTE
A Lance Armstrong, dopo un brillante avvio di carriera nel ciclismo professionistico, nel 1996 venne diagnosticato un cancro ai testicoli, che si era ormai diffuso fino ai polmoni e al cervello. La malattia lo
costrinse a due operazioni rischiosissime
(probabilità di sopravvivenza del 50%) alle
quali seguirono durissime sessioni di chemioterapia. Le cure, la fortuna e forse anche la sua determinazione gli consentirono
di guarire dalla malattia. Il cancro rese
Armstrong più forte che mai e lo portò a
cambiamenti impensabili. Lui stesso definì
il cancro «la miglior cosa che mi sia mai capitata». I suoi successi sportivi da allora
sono diventati di importanza storica, se
soltanto pensiamo alle sei maglie gialle al
Tour de France. Intorno alla fine degli anni
Novanta Armstrong mise in piedi la propria fondazione per la lotta al cancro nella
quale è tuttora impegnato a fondo..
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gettiva, o il distress iniziale, ad essere importanti.
Tedeschi,Park e Calhoun (1998) sostengono che,
affinché si possa rilevare una crescita,l’evento deve
essere di una gravità tale da mettere in crisi il sistema delle assunzioni di base della persona. In
questo modo si innesca un processo di elaborazione cognitiva necessario alla trasformazione.Una
persistente ruminazione mentale che ha come focus
il trauma consente di ricostruire le assunzioni,i valori,gli obiettivi e la narrazione personale messi in
crisi dall’evento.
Dalle ricerche sembrano emergere dati interessanti riguardo alle variabili socio-demografiche
più comuni. Per esempio, le donne riportano, rispetto agli uomini,cambiamenti positivi maggiori
a seguito dell’esperienza traumatica.Inoltre le misure di crescita post-traumatica sembrano correlare negativamente con l’età: tanto più questa aumenta,tanto minore sembra la probabilità di cambiamenti in positivo. Questo risultato, però, oltre
ad essere meno documentato, va preso con cautela, date le possibili interferenze di altre variabili,
fra cui il livello di scolarità,il reddito e la differenza
generazionale. Sono state prese in considerazione
anche variabili psicosociali, anche se allo stato attuale della ricerca le inconsistenze sono parecchie.
In via provvisoria, si può supporre che i cambiamenti positivi sono maggiori nelle persone che
sono ottimiste e orientate alla spiritualità,che hanno
utilizzato le strategie di coping volte alla reinterpretazione positiva e all’accettazione dell’evento,
che percepiscono la presenza di un certo sostegno
sociale e che hanno capitalizzato su emozioni positive (Linley e Joseph, 2004).
Un nostro recente studio sulla crescita post-traumatica,svolto in collaborazione con l’Associazione
Feriti e Vittime della Criminalità e del Dovere, ha
mostrato risultati parzialmente in linea con quelli
delle ricerche effettuate all’estero,mettendo in evidenza il ruolo del sostegno sociale e delle emozioni positive e, in misura minore, del coping. Si
sta anche confermando come i cambiamenti posttraumatici positivi possano coesistere con una salute mentale precaria.
Gli ambiti di crescita
econdo Tedeschi,Park e Calhoun (1998),
la crescita post-traumatica si sviluppa in
tre aree principali: percezione di sé, filosofia di vita e relazioni interpersonali. La
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percezione di sé si trasforma nel momento in cui
si assume l’identità di una persona che ha superato
una grossa difficoltà:un evento molto negativo può
rendere la persona più consapevole di sé, più ottimista nei confronti del futuro e delle proprie forze.
Il trauma la espone a situazioni e compiti mai pensati o mai affrontati e da ciò può derivare, per
esempio, un maggior senso di efficacia. Possono
anche verificarsi cambiamenti nelle abilità di coping e negli stili di vita.
Si può anche sviluppare una nuova filosofia di
vita:si vengono a formare altre assunzioni di base,
si rinnova la componente spirituale, cambiano le
priorità e l’atteggiamento nei confronti della vita.
Il trauma distrugge inevitabilmente le credenze
basilari e ciò innesca un dialogo interno, una discussione su temi esistenziali che può risolversi in
maniera soddisfacente, trovando nuovi obiettivi,
scopi e significati per la propria vita. Chi è andato
vicino alla morte può trovarsi ad apprezzare maggiormente la propria vita, sentendosi soddisfatto.
Spesso emerge che non si dà più per scontata la
vita e si tende a vivere ogni giorno al meglio,come
se fosse l’ultimo. Nella reazione al trauma la persona può modificare i valori personali,dando maggiore importanza alle relazioni affettive,ad approfondire la propria spiritualità, al raggiungimento
della propria ed altrui felicità e meno peso al successo o al denaro.
Le relazioni interpersonali si possono caratterizzare per una maggiore vicinanza emotiva,un senso
di appartenenza e fiducia nei rapporti sia con le
persone più vicine che con la comunità in generale.Il trauma può indurre una maggiore apertura
di sé agli altri nel discuterne i risvolti. Il riconoscimento della propria vulnerabilità può portare
ad una migliore capacità di esprimere le proprie
emozioni e ad accettare l’aiuto offerto da altri,accrescendo così il sostegno sociale. Inoltre può diventare saliente l’empatia e la compassione nei confronti di chi soffre,soprattutto per cause simili alle
proprie.A seguito di un trauma può capitare che
antichi rancori vengano superati,o che la persona
diventi più impegnata socialmente.
Come dicevamo,nel processo di trasformazione
che segue al trauma i gruppi e la comunità assumono un ruolo fondamentale. Si è infatti rilevato
che i tassi di crescita post-traumatica in seguito a
disastri sono più elevati nelle piccole comunità rispetto a quelle di dimensioni maggiori.Questo risultato può essere dovuto al fatto che le comunità
più piccole sono più pronte ad offrire aiuto alle
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vittime. Un disastro che colpisce una piccola comunità è sentito da tutti, mentre in una grande
città il coinvolgimento riguarda più che altro i diretti interessati. Da alcune ricerche emerge anche
che i servizi messi a punto da una comunità possono trasformare una situazione a forte rischio in
un miglioramento della salute fisica e dell’empowerment.
Inoltre il cambiamento in positivo può riguardare la comunità stessa nel suo insieme, piuttosto
che la singola persona. In questo caso le ricerche
sono più carenti, ma non meno promettenti. Un
esempio di crescita a livello macro è avvenuto all’interno della comunità gay in seguito all’epidemia
di AIDS: fiorirono gruppi di sostegno, organizzazioni per la sperimentazione di farmaci e attività
di raccolta di fondi per la ricerca. La crescita può
riguardare addirittura una nazione nel suo complesso,come dimostra la trasformazione del Giappone da società militarista a società pacifista in seguito alle tragedie vissute durante la seconda guerra
mondiale.
Crescita post-traumatica: illusione
o realtà?
a ora passiamo a considerare da vicino
le principali obiezioni che sono state
avanzate nei riguardi della crescita
post-traumatica e che tuttora alimentano il dibattito fra gli studiosi. Possiamo dire che
il nucleo centrale che le riassume è costituito dalla
supposta illusorietà di tali trasformazioni positive,
o perché sarebbero diretta conseguenza di meccanismi di difesa intrapsichici, o perché deriverebbero da errori cognitivi,o perché altro non sarebbero che gli effetti di strategie di coping.
Il miglioramento come meccanismo di difesa.Secondo
questa ipotesi, i cambiamenti positivi post-traumatici non avrebbero alcun fondamento, trattandosi piuttosto di illusioni soggettive derivanti dall’azione dei meccanismi difensivi.Vi sono però alcuni elementi da considerare.Prima di tutto è stato
ampiamente accertato che spesso le vittime sono
in grado di indicare,come conseguenze del trauma,
sia elementi positivi che negativi. Ciò sta ad indicare che, ammesso che siano in atto meccanismi
difensivi, come ad esempio la negazione, questi
non sono così esclusivi. In secondo luogo le misure di crescita post-traumatica correlano con incrementi sia delle risorse esterne (sostegno sociale),
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TITOLO CORRENTE
sia di quelle interne (cambiamenti nella personalità,come miglioramento del senso di padronanza
e dell’ottimismo),evidenze che suggeriscono una
base concreta, più che illusoria. Del resto, le valutazioni di crescita delle vittime correlano, sia pure
moderatamente, con quelle formulate da loro familiari ed amici. Per cui, come nota Park (2004),
non è detto che se alcune esperienze di crescita
post-traumatica riportate dalle persone possono
essere per certi aspetti fittizie,non debba esservene
alcuna genuina.
Il discredito del passato. Un altro argomento a favore dell’illusorietà della crescita post-traumatica
si basa sul fatto che dopo il trauma le persone non
migliorerebbero veramente,ma semplicemente sarebbero portate a valutare in modo peggiore il loro
passato. In effetti, si è riscontrato che il solo fatto
di chiedere a una persona quanto è progredita nel
corso della vita,la porta a sovrastimare la positività
della propria evoluzione attraverso un processo definito di “motivazione al miglioramento di sé”
(“self-enhancing thinking motives”).Questo processo si attua attraverso confronti temporali “al ribasso”, in cui il proprio passato è sempre peggio
del proprio presente.Per quanto ne sappiamo,possiamo rilevare che effettivamente esiste un bias (errore cognitivo) di questo tipo, ma non possiamo
sostenere che esso sia necessariamente collegato
ad eventi critici.Anzi,tale bias di discredito del passato generalmente è più forte se l’evento di rottura
è positivo, piuttosto che negativo.
Il miglioramento come strategia di coping. Un ulteriore punto di discussione sul costrutto di crescita
post-traumatica riguarda la possibilità che si tratti,
più che di un miglioramento effettivo,di una strategia di coping: le vittime del trauma tenderebbero a rielaborarlo intenzionalmente in termini
positivi per incrementare la speranza e attenuare il
dolore. Cose certamente importanti, ma che evidentemente non corrispondono ad una genuina
esperienza di crescita post-traumatica. L’esistenza
di questa strategia di coping è stata dimostrata in
maniera sperimentale: si è infatti visto che, assegnando a un gruppo di pazienti con tumore il compito di elaborare ripetutamente per scritto gli aspetti
positivi ancora presenti nella loro vita, questi interpellavano i medici molto meno di un gruppo
di controllo. La presenza di strategie di coping di
questo tipo, tuttavia, può essere facilmente riconosciuta e tenuta distinta dall’effettiva manifestazione di miglioramenti post-traumatici.Questi ultimi,al contrario delle strategie di coping,sono in10
fatti in grado di predire,tra l’altro,un migliore adattamento fisico, ad esempio una migliore risposta
fisiologica allo stress in laboratorio o una riduzione
del rischio di infarto.
a conclusione che si ricava da tutto questo
è che non solo è possibile crescere dopo
un’esperienza traumatica, ma che è anche
possibile continuare a migliorare, con importanti benefici sul piano psicologico, sociale e
fisico.Anche per questo è importante comprendere quando ci troviamo di fronte a vere e proprie
esperienze di crescita post-traumatica e quando
invece a forme di illusione o di autoinganno.Solo
le prime sono infatti portatrici di potenzialità benefiche di lunga durata, quelle stesse che hanno
improntato la vita di persone come Dunant, Zanardi e Armstrong. Un trauma può segnare la vita
in modo indelebile. Eppure da questo punto di
rottura possono anche partire molteplici traiettorie,in cui componenti negative e positive (spesso
insieme) si sviluppano nella persona.Fra gli obiettivi nell’odierna clinica vi è non solo l’“aggiustare”
ciò che non funziona,ma anche il porre le basi per
facilitare processi di rafforzamento e di crescita.
Fattori non più etichettabili come irrealistici, ma
come possibilità concrete.
L
Riferimenti bibliografici
LINLEY P. A., JOSEPH S. (2004), Positive change following trauma and
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BONANNO G. A. (2004), Loss, trauma, and human resilience: Have
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TEDESCHI R., CALHOUN L. (2004), Post-traumatic growth, «Psychological Inquiry», 15, 1-18.
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OLIVERIO FERRARIS A. (2003), Resilienti: la forza è con loro, «Psicologia contemporanea», 179, 18-25.
PARK C. L. (2004), The notion of growth following stressful life experiences: Problems and prospects, «Psychological Inquiry», 15, 69-76.
PIETRANTONI L., PRATI G. (2006), Crescita post-traumatica: un’opportunità dopo il trauma?, «Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale», 000, 00-00.
Per saperne di più si veda anche: P. STECA, Il potenziamento delle
risorse, «Psicologia contemporanea», 190, 18-25 e, in questo stesso
fascicolo: G. V. CAPRARA, P. STECA, Voglia di felicità.
Luca Pietrantoni ([email protected]) è Ricercatore
alla Facoltà di Psicologia dell’Università di Bologna dove si
occupa di comportamenti umani nelle situazioni di pericolo
e avversità. È docente di Psicologia dell’emergenza e degli
eventi critici presso la Facoltà di Psicologia della stessa
Università.
Gabriele Prati ([email protected]) è dottorando in psicologia sociale, dello viluppo e delle organizzazioni presso il
Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di
Bologna. Si occupa di stress-coping e di psicologia positiva.
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