Indicatori per l`analisi dello sviluppo economico e del sistema

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Indicatori per l`analisi dello sviluppo economico e del sistema
Indicatori per l’analisi dello sviluppo economico e del
sistema produttivo
Nell’analisi economica regionale lo sviluppo economico di una regione viene analizzato prima a
livello macroeconomico e poi a livello settoriale.
È importante ricordare, come indicato per l’analisi della popolazione, l’importanza, nel commentare
i dati, di un confronto della regione analizzata con ripartizioni territoriali dello stesso livello o di
livello superiore (es. regione confrontato con nazione).
A. Lo sviluppo economico
Le grandezze che misurano lo sviluppo economico di un’area territoriale sono:
- il suo prodotto interno lordo (PIL), ossia il valore della produzione di beni e servizi finali ottenuta
in un anno dall’attività economica svolta all’interno del paese dai residenti e dai non residenti.
- e il valore aggiunto (VA) prodotto dalle attività economiche presenti nel suo territorio
Secondo una ,delle tre possibili, definizione, il PIL è la somma dei valori aggiunti dei diversi stadi
della produzione. Valore aggiunto e PIL quindi coincidono.
È facile comprendere che un’unità territoriale (ad es. una provincia) con un alto numero di
lavoratori generi una ricchezza maggiore di una unità territoriale dello stesso livello ma con meno
lavoratori al suo interno. Per questo motivo non è possibile utilizzare i valori assoluti degli
indicatori per effettuare dei confronti ma è necessario costruire indicatori pro capite o analizzare
l’andamento dell’indicatore in diverse aree (utilizzando un tasso di crescita, il confronto non è più
sulla dimensione assoluta del valore aggiunto)
È necessario considerare inoltre che un confronto dovrà basarsi su misure in termini di prezzi
costanti. Questi, a differenza dei valori a prezzi correnti, tengono conto dell’inflazione che si è
manifestata e quindi danno un’indicazione del valore aggiunto al netto della crescita dei prezzi
dovuta all’inflazione. Per calcolare il valore a prezzi costanti è sufficiente moltiplicare il valore del
valore aggiunto a prezzi correnti per un coefficiente di rivalutazione diverso per ogni anno. Questi
coefficienti
si
trovano
nella
pagina
del
sito
dell’Istat
http://www.istat.it/prezzi/precon/rivalutazioni/val-lira2001.htm .
a
questo
indirizzo:
Per valutare lo sviluppo economico di un’area consideriamo il tasso di crescita medio annuo del
valore aggiunto. Al posto di un semplice tasso di crescita utilizziamo il tasso di crescita medio
annuo per poter confrontare dati riferiti a periodi diversi: il tasso di crescita che otteniamo è
“pesato” per il numero di anni che costituiscono il periodo che consideriamo e quindi potremo
confrontare tassi di crescita calcolati per periodi di tre e di cinque anni anziché dover calcolare i
tassi di crescita per lo stesso tipo di periodo.
La formula per il calcolo del tasso di crescita medio annuo è la seguente:
i = t (YT / Y0 ) − 1
dove:
-
i è il tasso di crescita medio annuo
-
YT è il valore del valore aggiunto all’anno T (quello finale)
-
Y0 è il valore del valore aggiunto all’anno 0 (l’anno in cui inizia il periodo considerato)
-
t è la differenza tra T e 0.
Per rendere il tasso leggibile moltiplico il risultato per 100, per avere una percentuale.
Per calcolare il suo valore i passaggi sono i seguenti:
-ricerca delle informazioni sul valore aggiunto alla pagina http://sitis.istat.it/sitis/html/index.htm.
Consideriamo, ad esempio, la Lombardia nel periodo 2001- 2003. Ricordiamoci di prendere anche
il valore dell’Italia!! Iniziamo con l’anno 2003:
-
scegliamo “valore aggiunto a prezzi correnti al netto SIFIM” (è la seconda voce che
compare nel menù)
-
sceglieremo poi l’anno, 2003, cliccando il quadratino corrispondente nella parte superiore
della pagina
-
poi, utilizzando il menù a tendina potremo scegliere prima “regioni” e nel menù che appare
sceglieremo “Lombardia” (rispettivamente i valori sono:234.842 per la Lombardia,
1.166.661 per l’Italia).
-
alla pagina http://www.istat.it/prezzi/precon/rivalutazioni/val-lira2001.htm troviamo il
coefficiente di rivalutazione corrispondente all’anno di nostro interesse. Per il 2003 è
1,0373.
Nella pagina di Excel nel quale abbiamo copiato i dati per il valore aggiunto, copiamo anche
questo valore e moltiplichiamo i primi per il secondo.(I risultati sono 243.602 e 1.210.178:
abbiamo ottenuto il valore aggiunto a prezzi costanti per il 2003, YT).
Ripetiamo l’operazione per l’anno 2001: alla pagina
http://sitis.istat.it/sitis/html/index.htm
cerchiamo il dato per il valore aggiunto di Bergamo, Lombardia e Italia nel 2001 (rispettivamente
223.011 per la Lombardia, 1091217 per l’Italia ) e, dopo averli copiati in Excel, alla pagina
http://www.istat.it/prezzi/precon/rivalutazioni/val-lira2001.htm troviamo il valore del coefficiente
di rivalutazione per l’anno 2001: 1,0886.
Moltiplichiamo i primi per il secondo e otteniamo il valore aggiunto a prezzi costanti per il 2001, Y0
( 242.770 per la Lombardia, 1.187.900 per l’Italia).
Troviamo t = T-0= 2003-2001 =2 e applichiamo la formula, effettuiamo il calcolo prima per la
regione: dobbiamo calcolare la radice quadrata del rapporto tra YT e Y0. Al valore ottenuto
dobbiamo poi sottrarre 1. Quindi : YT/ Y0 = 1,003429; la radice quadrata è 1,001713 a questo valore
sottraggo 1 e ottengo: 0,001713. Moltiplico infine per 100: 0,17%
Ripetiamo lo stesso procedimento per la regione Lombardia e per l’Italia e possiamo dire quale
delle tre aree ha sperimentato uno sviluppo maggiore in termini di tasso di crescita.
N.B. È possibile calcolare anche la PRODUTTIVITA’, mediante la seguente formula:
produttività = valore aggiunto(a prezzi costanti) / occupati
è importante prendere lo stesso riferimento geografico per le due quantità: ad esempio per la
produttività della regione è importante che sia il dato per il valore aggiunto che quello per gli
occupati siano stati trovati per la regione.
Anche l’informazione per gli occupati è rintracciabile attraverso il sistema di indicatori regionali
alla pagina http://sitis.istat.it/sitis/html/index.htm.
OSS. La produttività può anche essere calcolata per i singoli settori: ancora una volta è importante
che le unità di riferimento siano le stesse, sia per quanto riguarda l’anno per il quale si rilevano i
dati, sia per l’unità territoriale, sia per il settore (es. per il calcolo della produttività dell’agricoltura
dovrò considerare il valore aggiunto e gli occupati solo del settore agricolo)
B. L’analisi del sistema produttivo
In questa parte ci occuperemo di analizzare con una maggiore disaggregazione la struttura
produttiva di un’area.
È importante che sia chiaro cos’è e come funziona la classificazione ATECO (attività economiche):
ricordo che ha una struttura ad albero, nel senso dai tre settori principali (agricoltura, industria e
servizi) sono state create ulteriori classificazioni di livelli diversi.
1. Quote settoriali del valore aggiunto
La composizione settoriale del valore aggiunto ci dà delle informazioni sul contributo dei diversi
settori al prodotto regionale.
Ad esempio possiamo individuare la quota di valore aggiunto prodotto dal settore agricolo,
industriale o dei servizi per una specifica regione.
I dati presenti nel sito dell’Istat, nel sistema di indicatori regionali non hanno un altissimo livello di
disaggregazione, contrariamente ai dati presenti nel Censimento dell’Industria e dei servizi (in
questo secondo data base non ci sono però informazioni sul valore aggiunto e su anni diversi dal
2001)
La formula per trovare il valore aggiunto settoriale è la seguente:
VAs
Qs =
*100
VAtot
La quota settoriale è quindi data dal rapporto tra il valore aggiunto del settore che consideriamo e
quello di tutti i settori considerati nell’insieme.
Ad esempio: vogliamo calcolare il peso del settore del commercio, alberghi e ristoranti in Italia
nel 2001.
- andiamo nella pagina del sistema di indicatori territoriali
- scegliamo contabilità nazionale nel menù a sinistra
- scegliamo“valore aggiunto a prezzi base del commercio, alberghi e pubblici esercizi”
- scegliamo l’anno 2001
- come unità territoriale l’Italia: il valore è 65.043.
Il valore del valore aggiunto per tutti i settori è invece 1.091217,70.
Applicando la formula abbiamo che la quota settoriale di valore aggiunto del settore considerato è
5,96%.
Calcoliamo anche la quota settoriale per l’agricoltura con lo stesso procedimento ma scegliendo
“valore aggiunto a prezzi base per l’agricoltura”, il cui valore è 30.881. In questo caso la quota
settoriale è 2,82%. Si può vedere come è limitata la quota di valore aggiunto prodotto
dall’agricoltura.
2. Dimensione d’impresa
Le piccole imprese sono le imprese con meno di 20 addetti. Data la struttura dell’economia italiana
è interessante sapere qual è il peso di queste imprese sul totale delle imprese che operano nel
territorio.
La formula che dà informazioni su questo aspetto è semplicemente la quota di piccole imprese sulle
imprese totali:
P ia =
AP ia
Ai
dove:
- al numeratore troviamo il numero di piccole imprese (informazione reperibile alle pagine del
censimento dell’industria e dei servizi)
- al denominatore troviamo il numero di imprese del settore (informazione reperibile alle pagine del
censimento dell’industria e dei servizi).
OSS. La cosa che consiglio è quella di scaricare i fascicoli (la richiesta automatica delle tabelle non
funziona sempre….alla pagina iniziale del censimento in alto si trova download, cliccando qui
compare poi un elenco dei fascicoli, provinciali e regionali scaricabili. Prendiamo il fascicolo
provinciale di Bergamo).
La tabella di riferimento per le informazioni sulle piccole imprese è la 3.6.(il numero è lo stesso per
tutte le unità territoriali). Prendendola, potete accorgervi che le imprese sono ordinate sia per settore
(sulle y) sia per numero di addetti (sulle x). In questo caso ci interessa il numero di imprese per le
seguenti classi di addetti: 1, 2, 3-5,….fino a 10-19. Sommando il numero delle imprese che
compaiono incolonnate in queste voci (per un settore che ci interessa, es. le costruzioni, F) abbiamo
il numero di piccole imprese per il settore delle costruzioni nella provincia di Bergamo.
In fondo alla riga che stiamo utilizzando troviamo il numero di imprese del settore (per tutte le
classi di addetti e cioè di tutte le dimensioni) : questo è il denominatore. Il rapporto tra i due numeri
ci dà la quota di piccole imprese per un particolare settore. Il valore viene moltiplicato per 100 per
avere una percentuale.
La specializzazione settoriale: quozienti di
localizzazione ( o di specializzazione)
Vediamo adesso un importante indicatore per capire in quali settori dell’attività economica è
specializzata l’area territoriale che vogliamo analizzare. Questa analisi permette di individuare quali
sono gli elementi di forza di un territorio.
Lo strumento per questa analisi è il coefficiente di localizzazione, indicatore che è
particolarmente utile per confrontare l’area di analisi con un’area di riferimento. Introduciamo il
coefficiente dicendo che l’unità di misura sono gli addetti (delle unità locali, vedi glossario) per i
diversi settori. Il peso di un settore all’interno dell’economia viene fatto dipendere dal numero di
addetti che vi sono occupati.
Il quoziente di localizzazione è definito come il rapporto tra quota settoriale dell’area considerata
(numero di addetti del settore nell’area considerata su numero di addetti totali dell’area ) e quota
settoriale dell’area di confronto (ad esempio, per una regione, l’Italia)
La formula è la seguente:
( N. _ ad detti _ settore_ i) regione (N. _ ad detti _ settore_ i) Italia
QLi =
/
( N. _ totale_ ad detti) regione
( N. _ totale_ ad detti) Italia
Come interpretare il risultato del calcolo del QL?
•
QLi=0
•
0< QLi<= 1
il settore i non è presente nell’area A considerata
l’area A, rispetto all’area di confronto N, non è specializzata nel
settore i
•
QLi = 1
il settore è presente allo stesso modo in A e N
•
1<QLi<= 2
l’area A, rispetto all’area di confronto N, è specializzata nel settore i
•
2<QLi<=10
l’area A, rispetto all’area di confronto N, è fortemente specializzata nel
settore i.
Come costruire i QL?
I dati per la costruzione dei QL si trovano nel sito del censimento dell’industria e servizi dell’Istat.
Ancora una volta, è consigliabile scaricare i fascicoli regionali nei quali sono contenuti i dati da
utilizzare per il calcolo dell’indice.
La tabella di riferimento per reperire i dati degli addetti alle unità locali per calcolare il quoziente è
la 1.10 in tutti i fascicoli.
Per prima cosa è necessario calcolare le quote settoriali per la regione e per l’Italia, utilizzando
questa formula:
S
ia
=
A ia
Aa
dove: la quota di addetti nel settore i nella regione a (Sia) è pari al rapporto tra il numero di addetti
nel settore i nell’area a sul totale degli addetti nell’area a .
Confronto il numero di addetti di un settore con gli addetti di tutti i settori per l’area a .
Se ad esempio il settore di interesse è il settore delle costruzioni (F) e l’area di interesse è la regione
Lombardia nella tabella 1.10 del fascicolo della regione Lombardia cercherò il settore F e prenderò
il valore corrispondente al numero di addetti alle unità locali (per il 2001). Prenderò poi, in fondo
alla tabella 1.10 il valore corrispondente al numero di addetti delle unità locali di tutti i settori (che è
il totale della tabella). Calcolo il rapporto tra questi due valori.
Per quanto riguarda il denominatore, devo fare la stessa cosa per l’Italia: calcolo SiN = AiN/AN. Del
fascicolo Italia, molto voluminoso, è possibile scaricare gruppi di tabelle, anziché l’intero fascicolo.
Scelgo ancora la tabella 1.10 e guardo il numero di addetti alle unità locali per lo stesso settore di
interesse e per tutti i settori: ancora una volta questo dato si trova in fondo alla tabella, è il totale.
Calcolo il rapporto e adesso ho numeratore e denominatore per il calcolo del quoziente di
localizzazione: questo indice è quindi dato dal rapporto tra la quota settoriale di addetti nel settore i
nell’area a e la quota settoriale di addetti nel settore i nell’area di riferimento.
È possibile calcolare lo stesso indice con una disaggregazione maggiore dei settori: in questo caso,
anziché utilizzare come riferimento la lettera (es. F) si può utilizzare il numero corrispondente e
successivi decimali es. 45.1, 45.2,…Questa operazione è ad esempio necessaria nel calcolo del QL
per il settore turistico che è dato da 55.1, 55.2, 55.3 e 55.4 ( alberghi, ristoranti, campeggi e bar) più
il 63.3 (relativo all’attività delle agenzie di viaggio).
È possibile calcolare lo stesso indice per aggregazioni territoriali diverse (es. per una provincia
rispetto alla regione in cui si trova).