Il corpo e l`umore. In preda degli sbalzi d`umore?

Transcript

Il corpo e l`umore. In preda degli sbalzi d`umore?
“Il corpo e l’umore.
In preda degli sbalzi d’umore?
Come intervenire sugli alti e bassi dell’umore,
patologici e fisiologici, maschili e femminili”.
L’umore conferisce ritmo allo scorrere della nostra vita.
Può assumere qualsiasi cadenza, tranne l’ostinazione che diventa monotoni e vuota routine..
Ecco gli sbalzi d’umore.
Il ritmo dell’euforia è troppo veloce, il ritmo della depressione è troppo lento.
Iper o ipo nel pensiero, nell’emotività, nella comunicazione, nel piacere, nella memoria, nell’azione, nella
sessualità, nel sonno, nell’alimentazione, nell’ottimismo e nel pessimismo, nell’impulsività o nella
ponderazione…
E così via per tutte le sfumature dei ritmi e delle emozioni.
ECCOCI AGLI ODIATI SBALZI D’UMORE.
ECCOCI AD AGOGNARE LA SERENITA’ COME LA MANCANZA DI SBALZI D’UMORE.
E’ POSSIBILE CHE LA SERENITA’ SIA PRESENZA, NON MANCANZA?
Un po’ di teoria: l’UMORE di fondo è la tonalità di base dell’affettività della persona. E’ una caratteristica
della personalità con tratti di durevolezza e relativa indipendenza dalle situazioni e dagli stimoli ambientali.
Lo STATO DELL’UMORE invece varia da momento a momento in base all’equilibrio somato-biologico, ai
pensieri, alle situazioni esistenziali vissute.
Varia dalla gioia alla tristezza e influenza l’attività intellettiva, la volontà, il comportamento, le relazioni e le
funzioni vegetative e somatiche.
Per la psicoanalisi è una scarica libidica graduale che protegge l’Io da un’esplosione incontrollata.
Ha tratti patologici però quando oscilla oltre le soglie compatibili con la situazione di gratificazione o di
frustrazione vissuta. Ci accorgiamo del disagio soprattutto negli stati depressivi, meno in quelli maniacali.
Nei primi per l’enormità della sofferenza, nei secondi, meno, perché lo stato euforico conferisce un senso
di vitalità e riempimento nel breve termine, seguito poi da un grande vuoto, fuga del pensiero e
depersonalizzazione.
IL SISTEMA NERVOSO SIMPATICO o VEGETATIVO è AUTONOMO dalla volontà ed è fortemente interessato
dall’umore.
Ricordiamoci che il simpatico controlla i visceri da cui riceve continuamente informazioni e a cui invia
impulsi, la muscolatura liscia (tutti gli organi interni) e le ghiandole (ormoni).
Ha due sezioni: ORTOSIMPATICO (rilassamento) e PARASIMPATICO (tensione), che esercitano azioni di
norma antagoniste sugli organi interni innervati e interazioni anche più complesse, per esempio nella
sessualità maschile con erezione-parasimpatico, eiaculazione ortosimpatico.
Il sistema neurovegetativo sta “tra corpo e psiche”, interviene nella vita istintiva ed emotiva, quindi nelle
manifestazioni psicosomatiche delle emozioni.
Quando parliamo di disturbi dell’umore ci riferiamo a una gamma di emozioni tra depressione e mania
come estremi e tristezza ed euforia come posizioni specularmente mediane.
Questo equilibrio è tra i più delicati della psiche
È sensibile, se non compromesso, da diverse stimolazioni: fattori fisici, chimici, climatici, esperienze di vita,
qualità dell’educazione ricevuta, fattori ereditari, ritmi biologici giornalieri.
Ognuno apprende da sè come tamponare gli squilibri umorali soprattutto depressivi.
Questo spiega perché la depressione si affaccia quando le scelte sono compiute e determinano il futuro.
Quando viene meno la consapevolezza della FASE DEPRESSIVA che si sta vivendo e della fiducia nel poterla
superare da sè, lo squilibrio diviene ingestibile a livello somatico e neurovegetativo con insonnia,
inappetenza, mancanza di desiderio e disfunzioni epato biliari (bile nera), a livello affettivo con tristezza
profonda, cupa e resistente alle sollecitazioni esterne, perdita di interesse per la vita, senso di colpa non
espiabile, autoaccusa, sentimenti di indegnità e autodisprezzo, il pensiero e il comportamento sono inibiti
perché l’attenzione è concentrata sui temi melanconici e impoverisce l’ideazione, blocca le sintesi mentali,
appesantisce i ricordi ecc..portando al desiderio di morte, a volte come gesto altruistico nei confronti di un
avita che può solo peggiorare.
COSA SUCCEDE?
È un problema somatico, per malattie organiche o disfunzioni (arteriosclerosi, tumori cerebrali, paralisi
progressive..) o per in seguito ad infezioni , operazioni, intossicazioni…
È un problema endogeno, con fasi depressive periodiche, con alternanza con momenti di euforia per cui
ciclica. Ci sono oscillazioni nella giornata con idee di colpa, rovina, incurabilità e ipocondriasi per sensazioni
fisiche di oppressione e angustia. (le definizioni sono ancora insoddisfacenti)
È un problema psicogeno: reattivo a un’esperienza vissuta come perdita. Lutto, delusioni amorose,
insuccesso sociale, frustrazione delle aspettative.
Bisogna fare un bilancio tra causa ed effetti, se eccessivi o inadeguati supponiamo che la VERA
MOTIVAZIONE DELLA REAZIONE DEPRESSIVA NON E’ CHIARA ALLA COSCIENZA, si confonde con la propria
biografia e lo sviluppo affettivo.
I nessi tra passato, presente e futuro si stringono= si destruttura lea temporalità:
il passato non è passato, per cui impedisce al presente di accadere e al futuro di avvenire.
Non mi sento nella mia pelle ora, il domani è svuotato, non ha senso.
La vera perdita è quella del presente, cioè dell’unico momento in cui ci è dato di vivere e quindi, anche
del futuro si riempie di vuote intenzioni spossandoci: il mondo è vuoto di possibilità e pieno di se…”se
avessi, se non avessi…” nel passato.
Se son sono al presente, presente a me stesso si verifica la vera perdita: la perdita dell’ esperire, del
sentirsi vivi e quindi la perdita del futuro come evento, avvenire e la sensazione invece che tutto sia
avvenuto, accaduto.
Allora il cambio dell’umore avviene (viene a me) per svegliarmi alla vita che è in essere. Dalla quale sono
vissuto. Sia che sia una bella vita, sia che sia brutta, l’umore si fa sentire e mi chiede di esserci, di
riconquistare la vita che è in movimento. Mi chiede di reagire, aggredire, assecondare, accogliere…il flusso
della vita in movimento.
Il cambio della tonalità affettiva è come il tono della sveglia, mi sveglia.
IN PSICOSOMATICA: L’affetto , L’EMOZIONE, IL SENTIMENTO solitamente lo si localizza nel torace, nel
petto, nell’addome.
DENTRO: nel profondo dell’essere, fisico e al tempo stesso astratto, spirituale.
Abbiamo parlato di movimento, di flusso , di alternanza tra stati dell’umore: ecco il petto con i polmoni e il
flusso dell’aria, cioè lo scambio continuo con la vita.
Alla nascita è chiaro: per vivere dobbiamo fare uno sforzo (dentro alla placenta, invece no) che ci sveglia
alla vita cosciente. L’ampiezza del respiro è il margine di libertà che abbiamo nella vita riuscendo a trovare
un equilibrio e uno scambio continuo tra gli opposti inspirare ed espirare.
Gli sbalzi d’umore smuovono la respirazione (con i sospiri, ma anche con l’attacco di panico..) che si è
bloccata su un unico ritmo (magari obsoleto, cioè del passato che non è passato)….cosa impossibile nella
vita, a meno che la vita non stia passando mentre ne siamo incoscienti.
Dato che la nostra vita dipende dall’aria, è in campo il concetto di DIPENDENZA: cioè tutto ciò a cui siamo
attaccati che ci tiene in vita concretamente , ma non autonomamente (cordone ombelicale invisibile , m
aconcreto)
L’aria è di tutti e per tutti, per cui stiamo toccando il tema dell’ATMOSFERA che c’è intorno a noi, in cui
siamo immersi e quanto, sia atmosfera emotiva, che collettiva o sociale negli spazi in cui viviamo
concretamente (famiglia, lavoro, amicizie...)
Da ultimo l’intimità nelle RELAZIONi sentimentali in cui l’uno respira l’aria dell’altro.
Il respiro partecipa all’espressione dell’affettività: ansia, riso, pianto, eccitazione, rabbia, preoccupazione,
umiliazione, tristezza, desiderio, paura, interesse, vergogna …
Il respiro è come un ponte tra la concretezza della vita e la nostra interiorità.
Cosa ci propongono gli sbalzi d’umore attraverso l’apertura o l’oppressione del petto e i modi della
respirazione?
Guarda alle dimensioni protettive in cui vivi, alla dipendenza …
Guarda al restringimento del tuo spazio vitale in ambiti che contano
Guarda l’avversione che provi se costretto in un ambiente, una relazione, un contesto…
Guarda l’angoscia che provi per il timore di esser soffocato da richieste e pressioni…
Guarda, cioè accorgiti delle emozioni che provi. Sii presente , ma non identificarti con le emozioni che
provi. Tu sei quello che le guarda e ne coglie il senso in funzione del proprio benessere nel qui e ora.
Ecco il cuore con il sistema circolatorio.
Come i polmoni: essenziale per la vita, si contrae e rilascia determinando il ritmo dell’esistenza.
La vibrazione cardiaca fa muovere, pulsare il corpo intero al proprio ritmo.
Come i polmoni, spinge , butta fuori il sangue e raccoglie: maschile e femminile insieme.
A contatto con l’aria nei polmoni e con la materia di tutto il corpo.
Il sistema circolatorio è emozione e affetto, nella stessa modalità dei polmoni, ma attraverso uno scambio
più materico. Il cuore con il sangue porta l’energia al corpo e alla mente per “l’intelligenza del cuore”.
Il cuore muove l’organismo attraverso il sangue e muove gli affetti.
Il cuore BATTE IL TEMPO DELLA VITA MENTRE SCORRE, UNA VITA SOMATOPSICHICA della cui unione e
identità sono rappresentative in primis le emozioni, gli affetti e gli umori.
Il ritmo delle pulsazioni, a quanto sto vivendo la vita? Troppo forte, troppo piano? La pulsazione si compone
della spinta impressa al sangue, cioè la forza della contrazione (maschile) e la sua frequenza, cioè il ritmo,
per quante volte in un minuto (che è una convenzione sociale!) cioè quante spinte è in grado di contenere
(femminile).
La persona è nel pieno della propria forza fisica ed emotiva, psichica quando la pulsazione è funzionale al
momento di vita in essere. Quando l’accordo maschile-femminile è armonioso e coerente con la situazione
in essere. E’ UNICO PER OGNUNO DI NOI e IN CONTINUA EVOLUZIONE nei diversi momenti della vita.
Ecco l’addome con lo stomaco per accogliere e “divenire ciò che introduciamo dall’esterno” attraverso una
sorta di cottura, lo stomaco brucia ciò che vi introduciamo perché l’essenza possa esser assorbita
dall’intestino.
E’ un organo cavo, contiene la materia fino a che non si trasforma in vita, femminile.
Con gli acidi, attivamente agisce corrode e brucia, maschile.
Il cibo si carica dell’atmosfera in cui lo consumiamo. Atmosfera emotiva.
Per cui lo stomaco “digerisce” gli affetti.
Il cibo in sè, l’atmosfera nella quale mangiamo e il modo in cui mangiamo (maschile e femminile insieme)
modifica il nostro modo di agire, di sentire, di pensare, di essere.
L’umore cambia, cosa e come mangiamo cambia per darci ancora la stessa indicazione: sii presente al
momento che stai vivendo e stai per vivere. Scegli di introdurre ciò che serve, che abbia una funzione
ottimale all’esterno, nell’azione (maschile) e all’interno , nei sentimenti, nell’estetica (femminile).
L’utero e la prostata, una ghiandola contenitrice, dove gli spermatozoi acquistano vigore e vitalità.
Hanno la possibilità di creare in un ciclo continuo e di proteggere, rendere più forti rispetto alle asperità e
agli ostacoli che si incontrano (utero con il liquido amniotico attutisce i colpi, gli sbalzi; spermatozoi più
mobili e vigorosi per perforare gli ovuli), muscoli dell’addome a scudo flessibile.
Sono la nostra creatività, cioè la capacità di contenere per il tempo sufficiente per lasciar andare in modo
che cresca e viva, tutto ciò che ci sta a cuore, a cui teniamo (progetti, sogni, persone, segreti…).
Ma ciò accade nel buio del corpo, cioè nelle emozioni buie che ci spingono a prenderci cura di noi stessi,
della nostra anima, del corpo, dei bisogni, ad accudirci, a farci rispettare e rinascere cioè trasformarci nelle
diverse fasi della vita.
Altro organo coinvolto nell’umore è umido, pieno di anse, circonvoluzioni, lungo, tenue e crasso…intestino:
è un contenitore che trasforma per l’azione di agenti attivi, femminile e maschile, per scegliere cosa
trattenere e cosa eliminare, tratta lo “sporco”, è un cervello viscerale che lavora i contenuti rifiutati…. Non
corrispondenti all’immagine pulita che si ha di sè.
Svolge un rito di purificazione (perché quotidiano , a determinati orari, in un luogo e in forme deputate
ecc…)che consiste nel trattare i contenuti rifiutati, per analogia con la mente, quindi aprire un dialogo con i
contenuti inconsci (desideri, fantasie, pensieri...) che non corrispondono all’immagine “bella e giusta” che
vogliamo avere di noi e dare agli altri.
La produzione intestinale è associabile al pianto. Lo è concretamente da neonati. Quelle sono le nostre
produzioni. Esplicitano come stiamo fisicamente ed emotivamente.
Come vengono accolte? Dagli altri e da me stesso. Sul come vengono accolti pianto e feci si basa la fiducia
in sè.
Lo sbalzo dell’umore cambia la motilità intestinale e indica, richiede la necessità di aver fiducia o di
riconquistare una nuova fiducia di poter integrare trattenere e dare, quindi prendere e ricevere, contenere
e esprimere, stare e agire, dire e tacere…ciò che mi piace e ciò che non mi piace, non solo ciò che mi serve
o è giusto da un punto di vista razionale o collettivo. Ciò che mi piace, non piace e serve, non serve
visceralmente.
Abbiamo detto che l’intestino è il cervello viscerale…infatti torniamo al cervello, alla mente.
Il Sistema Nervoso Autonomo è un ponte tra corpo, l’umore e la mente:
È connesso nell’encefalo all’ipotalamo (responsabile dell’omeostasi dell’organismo, dei livelli costanti di
temperatura, glucosio, sali e ormoni nel sangue):
gli studi sulle lesioni evidenziano che nell’ipotalamo ci sono zone responsabili di comportamenti aggressivi,
di eccitamento con manifestazioni vegetative come aumento pressione del sangue e dei battiti del cuore e
zone responsabili di apatia , depressione e rallentamento globale delle funzioni psichiche e motorie.
All’ipotalamo sono connesse le tensioni prodotte dai bisogni istintivi: cibo, acqua, attività sessuale, sonno.
Nella zona intermedia c’è il centro della sazietà che inibisce quello della fame nella parte laterale. La
sessualità è nella parte anteriore , sensibile agli ormoni prodotti dal sistema endocrino nel sangue e ai
fattori ambientali accessibili attraverso i sensi.
Sono connessi il sonno e la veglia. La stimolazione dell’ipotalamo posteriore provoca il risveglio e uno stato
di eccitazione legato ai circuiti cortoreticolari.
Dipende dall’ipotalamo anche la termoregolazione, cioè la sudorazione, vasodilatazione, aumento della
ventilazione polmonare.
Con le emozioni il gioco è presto fatto: basti pensare a come il nostro corpo reagisce a emozioni che
infiammano o che raggelano, svegliano o annoiano, fanno venir voglia o repulsione.
Il sistema nervoso autonomo è connesso al sistema limbico, composto da setto-amigdala-ippocampo che è
il responsabile dell’integrazione vita emotiva, istintiva e comportamentale, delle funzioni olfattiva e
gustativa.
Agisce nella fisiologia delle emozioni, dell’affettività e della memoria mantenendo in sintonia il nostro IO
con i contenuti dell’esperienza presente e passata, cioè trasforma le informazioni della memoria in
RICORDI attraverso l’abbinamento a delle emozioni, cioè a turbe viscerali.
E’ implicato nell’acquisizione di comportamenti, nel consolidamento delle tracce mnestiche e nella
fissazione di ricordi nuovi correlati a emozioni o motivazioni.
Lesioni a queste zone producono incapacità di fissare l’attenzione e di anticipare il futuro immediato in
base del passato recente.
Da ultimo è connesso alla formazione reticolare , responsabile dei livelli di vigilanza, di presenza a sè stessi
nel qui e ora, quindi di coscienza e dell’attenzione selettiva rispetto ai sensi. Inoltre sostiene il tono
muscolare, influisce sulla respirazione e la circolazione.
Sbalzi d’umore? ecco cosa NON FARE e COSA FARE:
guardare ciò che accade ora. Non commentare. Non giudicare. Non saltare tra passato e futuro,
perdendosi il presente. Non identificarsi con le emozioni.
Mantenere i nostri aspetti femminili e maschili insieme. Io non sono l’emozione, l’umore, lo stato
d’animo che provo in un dato momento. Io non sono la pesantezza o la leggerezza del corpo. Sono il
Maschile e Femminile insieme. Io sono chi si accorge dell’emozione che soffia, dell’umore che sta fluendo
o stagna in quel momento nel mio spazio vitale.
Io sono il presente, il momento di vita. Sto, contengo, covo, nutro, trasformo e vitale agisco
consapevolmente nel qui e ora.
QUALCHE INFORMAZIONE sulla DEPRESSIONE:





Depressione monopolare: rottura di uno schema, prelude alla rinascita.
Depressione bipolare: ricerca dell’identità nell’altalena drammatica nella visione di sè e della vita.
Cronica o distimia: stasi esistenziale per forte difficoltà nella trasformazione e nel cambiamento.
Depressione ricorrente: tentativo non riuscito di affrancarsi da un certo modo di essere
Depressione stagionale: difficoltà a essere in sintonia coi cicli naturali, tentando innaturalmente di
esser sempre uguali a sè stessi e utilizzare sempre le medesime energie.
SEMPLICI MOTIVI che la scatenano:






esaurimento psicofisico: lutti, pressioni, malattie, stress…qualcosa ha consumato anche le riserve
delle energie e la volontà non basta per andare avanti.
Implosione energetica: delusioni, difficoltà che impediscono di vivere parti fondamentali di sè per
ostacoli interiori o esteriori fanno ripiegare l’energia su di sè.
Personalità instabile: mutevole percezione di sè e della realtà per un blocco in alcuni passaggi
esistenziali, il più frequente fisiologico è tra l’adolescenza e la prima età adulta o alla
menopausa/andropausa, che impedisce di fare progetti e avere relazioni durature portando a una
sempre maggiore frustrazione.
È più a rischio chi respira aria disturbata nell’umore, chi non ha elaborato qualche evento negativo,
chi è ammalato di anemia, ipotiroidismo, cefalea, lombalgia cronica o con importanti interventi
chirurgici.
Chi non può esprimere il proprio talento, che vive in contrasto con la propria natura.
Chi è sottoposto a mobbing o a pressioni familiari, sociali.
Se la sensazione di impotenza e di apatia, aprassia perdura bisogna chiedere aiuto in molti modi, non
soltanto allo psicologo, e soprattutto accettare l’aiuto perchè il cervello si adagia facilmente e il sintomo
si cronicizza, si impossessa di noi, cioè del presente e della possibilità di esperire (usare i sensi e agire).