Storia, arte e cultura Le origini di Urbino sono antichissime. Il nome

Transcript

Storia, arte e cultura Le origini di Urbino sono antichissime. Il nome
URBINO
Storia, arte e cultura
Le origini di Urbino sono antichissime. Il nome Urvinum deriva probabilmente dal
termine latino urvus (urvum è il manico ricurvo dell'aratro).
Nel 1375 circa, Antonio da Montefeltro, una delle maggiori figure di soldato e di politico
della seconda metà del XIV secolo, seppe inserirsi nel gioco politico italiano del tempo,
alleandosi nel 1376 con Firenze e Milano, legandosi quindi con Gian Galeazzo Visconti.
Grazie al cresciuto prestigio, nel 1390, ottenne da parte del papa Bonifacio VIII il
riconoscimento di tutti i suoi possessi. Tale situazione portò conseguenze benefiche
anche sulla città che poté risollevarsi dallo stato di confusione in cui versava per le
continue lotte, e poté vedere quel risveglio culturale ed edilizio, primo momento di
quell'ascesa irresistibile cui andò incontro durante il governo del suo grande nipote
Federico. A lui si devono la costruzione del palazzo della casata, oggi sede
dell'Università, nonché i primi contatti con il mondo della cultura, che portarono alla
realizzazione di importanti opere artistiche.
Gli successe Guidantonio che mantenne a sua volta un'accorta politica di equilibrio.
Durante il suo dominio, nel 1416, i fratelli Lorenzo e Iacopo Salimbeni affrescarono
l'oratorio di San Giovanni, portando nella città le esperienze più raffinate del gotico
cortese.
Alla sua morte (1443) subentrò il giovanissimo figlio Oddantonio che, appena sedicenne,
non solo non seppe mantenere la politica di equilibrio, ma dilapidò le scarse risorse
economiche del ducato provocando una rivolta che sfociò nella congiura del 21 luglio
1444, durante la quale venne ucciso assieme a due ministri.
E' a questo punto che compare la figura di Federico da Montefeltro, il personaggio più
illustre che legherà la storia della città alla propria fama. Figlio naturale di Guidantonio,
fratellastro di Oddantonio divenne, alla sua morte, signore di Urbino.
Da allora la sua vita fu un esempio di perfetto principe rinascimentale, uno dei
protagonisti della vita italiana di quel secolo, grande condottiero, ma anche grande
umanista, colui che fece costruire da Luciano Laurana la sua residenza, quella "città in
forma di palazzo" secondo la definizione del Castiglione, che è anche il primo esempio di
complesso architettonico ed urbanistico strettamente legato alla natura.
Negli anni successivi Federico da Montefeltro avrà significativi riconoscimenti: il papa lo
chiamerà a Roma per nominarlo cavaliere di San Pietro e Gonfaloniere della Chiesa
(poco dopo una sua figlia sposerà un nipote del papa, Giovanni della Rovere); Il re
d'Inghilterra, Edoardo IV, gli conferirà l'Ordine della Giarrettiera; il re di Napoli l'Ordine
dell'Ermellino. La morte lo sorprese nel 1482, con il figlio Guidubaldo ancora fanciullo.
La sapiente tutela dello zio Ottaviano Ubaldini seppe conservargli tutti i poteri
conquistati dal padre, anche se alterne vicende politiche italiane lo costrinsero ad
abbandonare in fuga la città, sotto la pressione del Valentino che nel 1502 l'aveva
conquistata. L'anno successivo, rientrato definitivamente in possesso del suo ducato,
presero finalmente avvio anni sereni per la città e per la corte. Sarà proprio in tale
clima culturale che si preparerà e affermerà il genio artistico di Raffello il quale, dopo
la formazione nella bottega paterna e le prime opere eseguite per località del ducato, si
muoverà su raccomandazione di Giovanna Feltria Della Rovere - verso Firenze e Roma
dove raggiungerà il suo apice.
Unico problema della corte era la mancanza di eredi, così che, alla morte di Guidubaldo
(1508) il ducato passò a Francesco Maria I della Rovere. Pur senza eguagliare gli
splendori dei Montefeltro, la Corte roveresca continuò a radunare attorno a sé musicisti
e scenografi, artisti e letterati: diverse sono le committenze a Tiziano, senza
dimenticare le numerose opere fatte eseguire all'urbinate Federico Barocci che
certamente costituì l'aspetto più qualificante della committenza degli ultimi Della
Rovere.
Ma il fatto più negativo per la città si verificò quando la Corte, nel 1523, decise di
trasferire la propria sede a Pesaro, con conseguente emarginazione di Urbino rispetto ai
centri litoranei.
Iniziò un lungo periodo di declino che si protrasse fino all'epoca napoleonica la quale
comportò per Urbino, come per molte altre città italiane, oltre alla soppressione di
chiese, conventi e istituti religiosi, un ennesimo impoverimento del proprio patrimonio
artistico con la distruzione di alcune opere (sculture in bronzo, fuse per scopi militari) e
la deportazione di altre verso Milano, prima fra tutte la famosa Madonna col Bambino e
Santi di Piero della Francesca che diventerà la celebre 'Pala di Brera'.
Il Centro Storico
"Chi arrivi a Urbino ignaro e della sua storia e della sua importanza si trova di fronte a una
sorpresa straordinaria, anzi a un miracolo. Nel giuoco delle colline che sopportano le strade
d'accesso ecco che appare un palazzo fatato che il tempo non ha sfregiato né intaccato. È un salto
indietro nel tempo, un tuffo nella purezza e nella libertà dello spirito".
Carlo Bo
II palazzo di cui parla Carlo Bo è quello di Federico da Montefeltro, rinascimentale signore della
città.
Il Palazzo Ducale, uno dei capolavori più insigni dell'arte rinascimentale, rappresenta l'autentico
tesoro di Urbino, ed è sede della Galleria Nazionale delle Marche. La generale concezione
dell'opera si deve a Luciano Laurana, il quale ha battezzato con il suo nome i due affilati Torricini
che, alti quasi sessanta metri, costituiscono una invenzione del tutto originale, e rappresentano il
simbolo visivo della città. Altri architetti famosi che hanno partecipato al compimento dell'opera,
lasciando ampia traccia del loro passaggio, sono Francesco di Giorgio Martini e Girolamo Genga.
La parte più antica è costituita dal lato lungo, ornato da bifore, davanti alla chiesa gotica di S.
Domenico. Dopo aver ammirato la compattezza dell'esterno, con stupende finestre e portali si entra
nello splendido e armonioso cortile d'onore, dove spiccano le proporzioni dei lati, il disegno di
archi e colonne, il gioco cromatico dei materiali usati dal rosso del mattone al chiaro dei marmo
travertino, le lodi tessute in latino al grande Federico sul doppio fregio che corre tutt'intorno in alto
nel cortile, rendendo nell'insieme ancora più concreto l'ideale di armonia e di equilibrio del primo
Rinascimento.
Il Palazzo Ducale può essere visitato seguendo un percorso ideale tutto intorno alla figura di
Federico II di Montefeltro. Attraverso quella che è stata considerata la prima scalinata monumentale
della architettura civile italiana, si accede ai piani nobili che accolgono oggi la Galleria Nazionale
delle Marche.
Grazie ad una raffinata formazione culturale Federico da Montefeltro ha saputo condensare in
questo spazio il fior fiore della cultura umanistica rinascimentale italiana.
Cercando di fare della sua casa la dimora delle Muse, ha chiamato a sé gli uomini e gli artisti
migliori del suo tempo: Piero della Francesca, Luciano Laurana, Leon Battista Alberti,
Francesco di Giorgio Martini. In questa culla della cultura hanno mosso i primi passi artisti quali
Raffaello e Bramante.
Il centro storico di Urbino, che ha un'estensione di poco più di un chilometro quadrato, è racchiuso
tra mura bastionate e interamente costruito in mattoni cotti. Di forma romboidale allungata, il centro
è diviso da due assi viari principali e quasi perpendicolari tra di loro (Via Mazzini e Via Cesare
Battisti per un verso Via Raffaello e Via Veneto dall'altro), che si incontrano nella Piazza principale
(Piazza della Repubblica).