La chiacchiera - Mondadori Education
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La chiacchiera - Mondadori Education
Heidegger La chiacchiera (da Essere e tempo, 35) L’esserci e la quotidianità media Per Heidegger, ciascun soggetto (l’esserci, nella terminologia heideggeriana) ha già sempre un certo modo di rapportarsi al mondo e di comprenderlo preliminarmente. Nella quotidianità media questa preliminare comprensione del mondo, propria dell’esserci, si realizza come partecipazione acritica e irriflessa alla vita sociale, adottandone i pregiudizi, le opinioni correnti, le mode. In questo stare con gli altri esserci si rafforza la tendenza a comprendere il mondo secondo la mentalità comune e a progettarsi in base al “si” anonimo dell’opinione pubblica. Anche le idee discordanti, le discussioni, le divergenze avvengono all’interno di un quadro omogeneo, caratterizzato dagli schemi del si, dove dominano la chiacchiera, la curiosità, l’equivoco. Il linguaggio esiste prima dell’esserci L’analisi di Heidegger si mantiene su un piano diverso da quello dell’analisi sociologico-politica o della condanna morale in quanto il “si” appartiene alla stessa costituzione dell’esserci: è il modo in cui l’esserci è dato a se stesso nella quotidianità. Il fenomeno designato dalla chiacchiera consiste dunque in quel rapporto tra uomo e linguaggio per cui chi parla lo fa dall’interno di un linguaggio che esiste prima di lui, nel quale si trova immerso e dal quale è per così dire istituito; tale linguaggio – che l’esserci trova intorno a sé e con cui si esprime normalmente – rende possibile, con le sue regole, la comprensione e l’interpretazione di ogni discorso; dunque è alla base della comunicazione. 1 Nel circuito comunicativo abituale, dove la comprensione e l’interpretazione si sviluppano secondo schemi ricorrenti attraverso cui si esprime il linguaggio, questo tende ad “autonomizzarsi”, così che chi ascolta non avverte più l’esigenza di un effettivo comprendere e interpretare, capace di mettergli di fronte le cose, ma presta orecchio al suono superficiale delle parole. 2 Nella situazione che viene descritta (cioè nel circuito comunicativo abituale), il solo fatto di nominare – ovvero di codificare all’interno di un linguaggio dato – viene considerato indice di comprensione. 3 Perso il rapporto con la realtà, il discorso gira a vuoto su se stesso, ripetendosi e nello stesso tempo allargandosi in cerchi successivi, con un effetto di rafforzamento del discorso stesso in quanto continuamente ribadito. 4 La vuotaggine della chiacchiera, il suo essere senza fondamento, non ne ostacola ma anzi ne favorisce la circolazione, perché, consentendo di dire quello che tutti dicono, esonera dalla fatica del comprendere. La certezza che essa diffonde – perché ciascuno vede rispecchiato il suo discorso in quello degli altri e ne trae la convinzione di “essere nel giusto” – chiude ogni possibilità di comprensione aperta e articolata: dove tutto è certo, non c’è più niente da domandare, spiegare, giustificare; nemmeno da riesaminare. In virtù della comprensione media che il linguaggio espresso porta con sé, il discorso comunicante, successivamente, può essere compreso anche senza che colui che ascolta si collochi nella comprensione originaria di ciò sopra cui il discorso discorre1. Più che di comprendere l’ente di cui si discorre, ci si preoccupa di ascoltare ciò che il discorso dice come tale. L’oggetto della comprensione diviene il discorso, il sopra-che-cosa lo è solo approssimativamente e superficialmente. Si intendono le medesime cose, perché ciò che è detto è compreso da tutti nella medesima medietà. Il sentire e il comprendere sono ormai vincolati anticipatamente a ciò che il discorso dice. La comunicazione non “partecipa” il rapporto originario all’essere dell’ente di cui si discorre; l’essere-assieme si realizza nel discorrere-assieme e nel prendersi cura di ciò che il discorso dice. Ciò che conta è che si discorra. L’esser-stato-detto, l’enunciato, la parola, si fanno garanti dell’esattezza e della conformità alle cose del discorso e della sua comprensione2. E poiché il discorso ha perso, o non ha mai raggiunto, il rapporto originario con l’ente di cui si discorre, ciò che esso partecipa non è l’appropriazione originaria di questo ente, ma la diffusione e la ripetizione del discorso3. Ciò-che-è-stato detto si diffonde in cerchie sempre più larghe e ne trae autorità. Le cose stanno così perché così si dice. La chiacchiera si costituisce in questa diffusione e in questa ripetizione del discorso nelle quali la incertezza-iniziale in fatto di fondamento si aggrava fino a diventare infondatezza. Essa trascende il campo della semplice ripetizione verbale, per invadere quello della scrittura sotto forma di “scrivere pur di scrivere”. In questo caso la ripetizione del discorso non si fonda sul sentito dire, ma trae alimento da ciò che si è letto. La capacità media di comprensione del lettore non sarà mai in grado di decidere se qualcosa è stato creato e conquistato con originalità o se è frutto di semplice ripetizione. La comprensione media non sentirà mai neppure il bisogno di una distinzione di questo genere, visto che essa comprende già tutto. La totale infondatezza della chiacchiera non è un impedimento per la sua diffusione pubblica ma un fattore determinante. La chiacchiera è la possibilità di comprendere tutto senza alcuna appropriazione preliminare della cosa da comprendere. La chiacchiera garantisce già in partenza dal pericolo di fallire in questa appropriazione. La chiacchiera, che è alla portata di tutti, non solo esime da una comprensione autentica, ma diffonde una comprensione indifferente, per la quale non esiste più nulla di incerto4. [M. Heidegger, Essere e tempo, tr. di P. Chiodi, Longanesi, Milano 1970, pp. 212-213] 1 Competenze Individuare e comprendere 1 La nozione di “linguaggio” equivale qui a quella di “discorso”? Motiva la tua risposta (max 3 righe). 2 Definisci la comprensione media nel senso heideggeriano. Spiega il termine “media” (max 3 righe). 3 Definisci la comunicazione quale emerge dal testo (max 3 righe). 4 Cosa intende Heidegger con “chiacchiera”? (max 3 righe) Riflettere e valutare 5 Nella dimensione della chiacchiera “il sentire e il comprendere sono ormai vincolati anticipatamente a ciò che il discorso dice”: spiega il significato di questa affermazione, illustrando come si sviluppa il fenomeno della chiacchiera e individuando alcuni contesti comunicativi (o pseudocomunicativi) in cui il linguaggio si caratterizza nei termini descritti da Heidegger (max 5 righe). 6 La chiacchiera diffonde una comprensione indifferente, per la quale non esiste più nulla di incerto”: esponi il motivo per cui la “chiacchiera” svolge una funzione di “chiusura” (max 5 righe). 2