“Le Borse cadono? Allora servono più speculatori” Luigi Zingales

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“Le Borse cadono? Allora servono più speculatori” Luigi Zingales
“Le Borse cadono? Allora servono più speculatori”
Luigi Zingales, Corriere della Sera
13 September 1998
La recente crisi dei mercati ha suscitato forti prese di posizione contro la speculazione e gli strumenti di cui si serve: i
derivati. Dalle pagine di questo giornale l'ex cancelliere tedesco Helmut Schmidt ha lanciato un j'accuse: gli speculatori
sono responsabili della crisi in Asia, Russia e America Latina; per fermarli è necessaria una regolamentazione
internazionale del mercato dei capitali. Lo stesso giorno gli ha fatto eco il finanziere Jody Vender. Il primo ministro
della Malesia, poi, è passato dalle parole ai fatti, bloccando la convertibilità della sua valuta. La musica non è nuova. A
ogni crisi, si cerca un capro espiatorio e, sull'onda del furore popolare, i governi cercano di intervenire per bloccare la
speculazione. Già Manzoni nei Promessi Sposi ci narra delle (inutili) grida emesse dal governo spagnolo contro gli
speculatori, "causa" della carestia a Milano. Durante la crisi del 1929, poi, i politici americani si sbizzarrirono nelle
proposte di legge più astruse per punire gli speculatori e frenare la loro attività. Un senatore propose di imprigionare
chi vendeva titoli allo scoperto. Un altro voleva proibire dal parterre di Borsa un nuovo strumento diabolico: il
telefono. Ma perché gli speculatori generano così tanta cattiva stampa? Il motivo è che i benefici prodotti dalla
speculazione sono poco visibili, mentre i suoi costi (o pretesi tali) sono evidenti.
Il primo beneficio della speculazione è quello di assicurare liquidità al mercato. I risparmiatori valutano la possibilità di
poter liquidare in ogni momento il proprio investimento. Offrendosi come controparte tra chi vuole vendere e chi vuole
comprare gli speculatori permettono che denaro investito a breve vada a finanziare progetti di lungo periodo. È anche
grazie ai capitali degli speculatori inglesi che nel secolo scorso gli Stati Uniti si svilupparono. Ed è grazie alla presenza
degli speculatori che nel 1997 233 miliardi di dollari di privati cittadini sono andati a finanziare gli investimenti dei
Paesi in via di sviluppo. Ma questo è un beneficio indiretto e come tale poco visibile. L'altro beneficio prodotto dalla
speculazione è quello di muovere i prezzi verso i loro valori fondamentali, favorendo un aggiustamento. Come già
aveva capito Manzoni, per esempio, in una carestia la speculazione sulla farina produce un "doloroso, ma salutevole
come inevitabile effetto, il rincaro". Il rincaro è salutare perché riduce il consumo di grano e aumenta gli incentivi a
coltivarne di più. Ma proprio questo beneficio si trasforma agli occhi dei politici come un grosso costo. Forzando un
aggiustamento immediato dei prezzi, gli speculatori mettono a nudo gli errori dei governi. Senza possibilità di appello.
Non ha fallito il mercato, ma la politica economica del primo ministro malese, e il mercato si è limitato a constatarlo.
La crisi valutaria del 1992 non è colpa di Soros e compagni, ma del governo italiano e inglese, che sprecarono migliaia
di miliardi dei contribuenti a difesa di parità valutarie insostenibili. Tanto meglio funziona la speculazione, tanto più è
odiata anche dal piccolo investitore, perché aggiusta i prezzi prima che costui possa modificare il proprio portafoglio
titoli. Ma questa è proprio la funzione della speculazione.
Quando la paura assale i risparmiatori, tutti vorrebbero abbandonare gli investimenti rischiosi. Questo nell'aggregato
non è possibile. Nel breve periodo l'ammontare di ricchezza investita in impianti e macchinari non può cambiare. Il
salutare ribasso dei prezzi riduce gli incentivi a vendere e attira nuovi investitori. Ese talora la speculazione può aver
accentuato il calo dei corsi, questo non sembra essere il caso oggi. Due speculatori per eccellenza come George Soros e
Long Term Capital Management (un fondo speculativo americano che vanta due premi Nobel tra i propri partner) hanno
annunciato perdite rispettivamente di 2 e 1,8 miliardi di dollari nel mese di agosto. Visto il crollo dei mercati è difficile
immaginare che tali perdite derivino da speculazioni al ribasso. Sembra, invece, che abbiano perso cercando di
resistere al panico creato dalla crisi russa. Nonostante i grossi capitali a disposizione e la possibilità di prendere forti
posizioni attraverso l'uso dei derivati, anche loro hanno dovuto gettare la spugna: i loro capitali non sono sufficienti a
controbilanciare l'ondata di panico. Paradossalmente se la speculazione ha una colpa nei ribassi di questi giorni è per
non essere stata abbastanza presente. C'è stata una penuria di speculatori che durante la fase di rialzo dei corsi avesse
la forza di calmierare i prezzi e mantenerli più vicino ai loro valori fondamentali. C'è una penuria di speculatori adesso,
capaci di assorbire l'ondata di vendite, smorzando le fluttuazioni dei corsi azionari. L'ultima cosa al mondo di cui i
mercati hanno bisogno è di un intervento pubblico che riduca la speculazione.