Francesca Maria Minchiotti

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Francesca Maria Minchiotti
Premio Dialogare 2015
La giuria del Premio Dialogare1 ha proclamato
vincitore il racconto
Anna e Sabina
presentato da Francesca Maria Minchiotti di Sesto Calende (Italia).
La scelta della giuria è stata così motivata:
Si dice che nessun grand’uomo sia tale per il suo cameriere, ma in questo racconto troviamo
un’eccezione alla regola, perché Anna Kuliscioff, nei ricordi della sua domestica, è rappresentata
non solo come un’icona del femminismo, ma come un’esemplare figura di donna ricca di umanità e
fedele ai suoi valori anche nelle prove più dure della vita. Il nome della “signora” viene rivelato
soltanto alla fine del racconto, ma man mano che il ritratto di arricchisce di cenni storici e biografici la
calibrata espressività della scrittura, pur attenendosi al codice linguistico ed emozionale di una
persona semplice, fa emergere con forza narrativa il ruolo fondamentale giocato dalla Kuliscioff nella
Milano del primo ‘900, antesignana sostenitrice di riforme sociali che si sarebbero affermate soltanto
nella seconda metà del secolo.
Francesca Maria Minchiotti, 43 anni, laureata in Lettere moderne, vive a Sesto Calende.
«Mi sono a lungo occupata di parole e immagini, ho lavorato come editor free lance soprattutto
per il web e da alcuni anni mi occupo invece di educazione: lavoro in particolare con adolescenti in
progetti di educazione di strada e laboratori artistico/animativi con soggetti svantaggiati (disabili,
utenti psichiatrici ecc…)».
Come ha saputo del bando Premio Dialogare? Ha già ottenuto altri riconoscimenti?
«Sono venuta a conoscenza del vostro concorso, cercando nel web dei materiali di
argomentazione sociale. Questo premio è la mia prima volta e ne sono davvero felice e
emozionata. Ho sempre avuto una grande passione per la scrittura narrativa e per la letteratura,
ma non ho mai partecipato a concorsi letterari, forse perché ho sempre sofferto di una sorta di
timore reverenziale nei confronti di quegli autori che considero un po’ come i miei riferimenti:
Jonathan Franzen, Raymond Carver, Amos Oz, Daniel Pennac; tra gli italiani Italo Calvino, Natalia
Ginzburg, Ernesto Ferrero e i grandi classici Jane Austen, Francis Scott Fizgerald, Fëdor
Dostoevskij».
Nella sua vita, quale spazio prende la scrittura?
«Scrivere lo considero un grande passatempo, tanto “inutile”, quanto necessario. Si può dire che
scrivo da sempre, forse per rimettere in ordine il mondo o per esplorarlo in maniera più intima e
profonda».
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Composizione della giuria: Osvalda Varini, presidente, Luciana Bassi Caglio, Alda Bernasconi, Daniela
Pizzagalli, Franca Tiberto e Alessandro Zanoli.
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Lugano, 7 maggio 2015
Questo suo racconto svela forse un suo impegno personale per i diritti delle donne?
«Ho voluto raccontare una storia al femminile che mettesse in luce come i diritti di cui oggi
godiamo siano il risultato dell’impegno di alcune donne eccezionali; al contempo ho voluto
mostrare una donna passionale, innamorata del suo uomo, assolutamente vitale. Scrivere di
grandi donne, ma anche grandi uomini per me significa anche emozionare, commuovere, fare
riflettere, conoscere, sognare».
Perché scegliere Anna Kuliscioff?
«Ho una grande passione per la Storia e, all’interno della Storia, per gli aspetti minuti, quotidiani,
per le vite e le vicende di personaggi cosiddetti “minori” ma che con i loro gesti hanno dato impulso
a movimenti, azioni, pensieri. Quando mi sono imbattuta nel personaggio di Anna Kuliscioff sono
rimasta colpita: colpita da questa figura di rivoluzionaria colta, di donna instancabile nella sua
militanza tra le fila del socialismo (fu una delle fondatrici del Partito Socialista Italiano) e per i diritti
delle donne (in primis quello del suffragio, che chiude il racconto), di medico delle periferie (era
chiamata “la dottora dei poveri”). Mi sono documentata a lungo su di lei prima di iniziare a scrivere.
Ho scelto una narrazione non di stampo biografico bensì di scrivere in prima persona e da un
punto di vista umile, quello di una cameriera. Nel racconto ho intrecciato storia e finzione: storici
sono i passaggi che riguardano Anna Kuliscioff, dalla sua descrizione fisica alla sua abitazione, dal
suo iter di studi alla sua vita sentimentale. Frutto di invenzione, invece, è la figura della sua
domestica, la milanese Sabina, che proprio a contatto con Anna Kuliscioff acquisisce una
maggiore consapevolezza di sé. Ci tengo a sottolineare che la prima università frequentata da
Anna Kuliscioff, nel 1871, fu quella di Zurigo. La Svizzera era allora l’unico paese che ammettesse
le donne all’Università. (… Anna dovette interrompere gli studi per volere dello zar, che richiamò in
patria tutti i giovani: la Svizzera era considerata infatti un luogo eccessivamente liberale…. Anna
Kuliscioff si laureò successivamente in medicina, poi si specializzò in ginecologia). Infine, ho
accostato alla rivoluzionaria una popolana, Sabina, una donna umile e solidale alla quale ho dato il
compito di narrare questo pezzo di storia italiana».
A chi dedicherà il Premio Dialogare 2015?
«Lo vorrei dedicare alla mia compagna Giulia Tabacco, come me appassionata di scrittura, che mi
legge e mi sostiene e attraverso di lei a tutte le donne perché non abbiano paura di esprimere
pienamente sé stesse con libertà e creatività».
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Lugano, 7 maggio 2015