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NORTH COUNTRY – LA STORIA DI JOSIE
Sito: http://northcountrymovie.warnerbros.com/
Anno: 2005
Titolo Originale: NORTH COUNTRY
Altri titoli: CLASS ACTION
Durata: 125
Origine: USA
Genere: DRAMMATICO
Tratto da: LIBRO "CLASS ACTION: THE LANDMARK CASE THAT CHANGED SEXUAL HARASSMENT LAW" DI
CLARA BINGHAM E LAURA LEEDY GANSLER
Produzione: NICK WECHSLER PER WARNER BROS., INDUSTRY ENTERTAINMENT, PARTICIPANT
PRODUCTIONS
Distribuzione: WARNER BROS. PICTURES ITALIA (2006)
Data uscita: 10-02-2006
Regia: Niki Caro
Attori:
Charlize Theron Josey Aimes
Frances McDormand
Glory
Sissy Spacek
Alice
Jeremy Renner Bobby Sharp
Brad William Henke
Sig. Lattavansky
Woody Harrelson
Bill White
Sean Bean
Kyle
Michelle Monaghan
Sherry
Richard Jenkins Hank
Jillian Armenante
Peg
Marcus Chait
Wayne
Thomas Curtis Sammy Aimes
Linda Emond
Leslie Conlin
Jacqueline Wright
Moglie Di Bobby Sharps
Rusty Schwimmer
Grande Betty
Amber Heard
Josey Da Giovane
Soggetto: Laura Leedy Gansler, Clara Bingham
Sceneggiatura: Michael Seitzman
Fotografia: Chris Menges
Musiche: Gustavo Santaolalla
Montaggio: David Coulson
Scenografia: Richard Hoover
Costumi: Cindy Evans
Effetti: Geoffrey C. Martin
Trama:
Il matrimonio di Josey Aimes è naufragato e per sopravvivere lei è costretta a tornare insieme ai due figli nella sua cittadina
natale nel nord del Minnesota. Josey riesce a trovare lavoro presso le locali miniere di ferro, che costituiscono la principale
fonte di sostentamento per gli abitanti della zona. Purtroppo, però, i compagni di lavoro non accolgono con simpatia le donne
perché le ritengono inadatte ad eseguire mansioni prevalentemente maschili. Per questo non esitano ad importunarle e a
mortificarle sia moralmente che fisicamente. Josey decide di non sottostare alle angherie e si ribella portando allo scoperto gli
abusi subiti dalle donne nelle miniere, ma la comunità, donne comprese, invece di sostenerla le si rivolta contro cercando di
screditarla. Josey porta avanti la sua battaglia sola contro tutti, facendo anche i conti con avvenimenti del suo passato che non
avrebbe mai voluto far conoscere ai suoi figli.
Critica:
I fatti narrati in North Country, della regista neozelandese Niki Caro, sebbene romanzati ad uso di una sceneggiatura
tipicamente contesa tra la denuncia e la commozione, si ispirano ad eventi realmente accaduti. Il personaggio di Josey Aimes
(interpretato dalla camaleontica Charlize Theron) raccoglie, idealmente, il mandato di tutte quelle donne che hanno lottato e
sofferto per veder riconosciuta la loro identità in ambienti lavorativi ad esclusività maschile e in generale per vedere affermati
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i diritti fondamentali di parità e dignità. L’azione muove dal cuore freddo degli Stati Uniti, 4ove a metà degli anni 70, per una
sentenza della Corte Federale, un’industria mineraria si vede costretta ad aprire i cancelli alle donne per svolgere le mansioni
prima a uso degli uomini. Un drappello di operaie ha vestito così la tuta, il casco, gli occhiali e i guanti e ha guidato enormi
camion, s’è dedicata alla pulizia dalla fuliggine degli impianti, s’è calata nei pozzi e via dicendo. Il film segue la vicenda,
romanzata, di una donna che scappa dalle violenze domestiche di un marito alcolizzato, portandosi seco i due figli, il primo
avuto a 16 anni per le conseguenze di un orrendo stupro. Ripara a casa dei genitori all’ombra della compagnia mineraria che
sfama tutta la comunità locale. Per sopravvivere decide di lavorarvi come operaia, seguendo l’esempio di poche altre donne
inserite nel complesso. Inizia così una discesa negli inferi che la porterà a denunciare il clima di vessazioni, molestie e abusi
operati dai minatori che mal sopportano l’ingerenza femminile.
La regista è una donna, e questo fa la differenza. Niki Caro non lesina situazioni raccapriccianti e restituisce il contesto con
schietto realismo, senza essere di fatto mai retorica o, peggio, ricattatoria. La ribellione cui si trova costretta Josey Aimes la
costringe all’isolamento, financo delle sue compagne di lavoro, che hanno paura di perdere il posto di lavoro. E anche in
questo Niki Caro non fa sconti, additando l'ignavia (comprensibile e giustificabile) di quelle donne che non hanno avuto la
forza e ribellarsi, unendo le identiche istanze. Che Hollywood decida di aprire ad un argomento così delicato, attuale, è un
buon segno. Anche se siamo ben consapevoli di quanto una storia sì fatta, con il suo carico di commozione e indignazione,
faccia gola e avvicini l’incasso alla ragione della protesta. In un clima di rinnovato fervore per le questioni sui diritti della
donna, il film fa bene e aiuta a capire che solo venti anni fa nel paese più «avanzato» del mondo ancora si lottava per garantire
una sopravvivenza dignitosa a donne lavoratrici. Sarebbe interessante vedere come stanno le cose ora.
Un enigma ricorrente nell’ormai lunga storia degli Oscar è se i premi per gli attori li vincono gli interpreti o i personaggi.
Spieghiamoci meglio: è ovvio che più grande è il talento del recitante, maggiori sono le possibilità di vittoria. Ma l’esperienza
dice che gli elettori sono molto condizionati dal personaggio così com’è; e soprattutto quando deve sopportare delle
ingiustizie, quando è malato o quando muore. In tale senso la travagliatissima Charlise Theron con la sua nomination per
North Country - Storia di Josey è ben piazzata; e quasi altrettanto, anche se sfavorita dal copione, lo è la sua sfortunata
compagna Frances McDorinand, candidata fra le comprimarie. L’una e l’altra sono donne che lavorano in miniera, un fatto
raro e innovativo nel Minnesota anni Settanta: quando le femmine avevano strappato qualche posto di lavoro grazie a una
decisione della Corte suprema, ma il loro inserimento era avversato dalla stragrande maggioranza dei colleghi uomini,
maschilisti, aggressivi e peggio.
La storia è vera, anche se la regista neozelandese Niki Caro (La ragazza delle balene) la racconta con i colori foschi e
accattivanti del romanzo d’appendice: nella realtà la vertenza per tentato stupro mossa dalla grintosa Lois Jenson (Josey nel
film) contro i proprietari della miniera ci mise tre lustri (e non qualche giorno) per andare a sentenza. Analoga peraltro fu la
strategia dell’avvocato (qui incarnato da Woody Harrelson), abile nel trasformare in un’ azione collettiva una denuncia che
portata avanti da una persona singola non avrebbe avuto esiti. in un primo momento sembra che la protagonista non sia
sostenuta da nessuno, nè in famiglia né in fabbrica, ma poco per volta (e forse con un eccesso di ottimismo) le cose cambiano.
Oltre che recitato benissimo (bisogna ricordare Richard Jenkins e Sissy Spacek nella parte dei genitori), North Country è
anche un film in cui il contesto è fatto rivivere con la proprietà dì un documentario. Peccato che nella vita certi problemi siano
molto più ardui da risolvere rispetto a come appare nei film. (Alessandra Levantesi, La Stampa - 10/02/2006)
Usa, 1989. Josey Aimes scappa coi figli dal marito manesco per tornare dai genitori che vivono nel Nord del Minnesota. Lì
inizia a lavorare alla miniera locale, contro il volere del padre, anche lui minatore. Vessata, come le poche altre operaie, dalle
umiliazioni verbali e fisiche dei colleghi maschi, per ottenere il dovuto rispetto decide di fare causa alla compagnia, anche a
costo di esporre il proprio doloroso passato. A cosa servono il glamour e i premi Oscar (McDormand per Fargo e Theron per
Monster) se non a sviluppare progetti non glamour? Ispirandosi alla protagonista della prima azione di categoria per molestie
sessuali, la regia di Niki Caro si riscatta dalla convenzionalità del sopravvalutato La ragazza delle balene, gioca bene
l’alternanza tra le scene lavorative e forensi, non scivola nel femminismo fazioso. Ma la sceneggiatura di Michael Seitzman che guarda contemporaneamente a (e frulla) Norma Rae, Ufficiale e gentiluomo e Silkwood e Erin Brockovich - dai toni pur
autentici, sconfina un po’ nel lacrimevole e artefatto. Si va oltre l’inverosimiglianza della top model in tuta blu, perché
l’ambientazione è realistica, si apprezzano le grandi prove di Sissy Spacek e Richard Jenkins e l’atmosfera alla Dylan,
saccheggiato dalla colonna sonora. L’intento è sacrosanto, e l’accento sulla forza rivendicatrice di un gruppo e dei singoli,
anche. (Raffaella Giancristofaro, Film Tv - 22/02/2006)
Charlize Theron torna a fare la guerra agli uomini e dopo Monster punta dritto a un nuovo Oscar. Diretta dalla neozelandese
Niki Caro, al suo primo film hollywoodiano dopo La ragazza delle balene, l’attrice sudafricana è una giovane madre vittima di
violenze tra le mura domestiche e di abusi sessuali sul posto di lavoro nel Minnesota dei primi anni Ottanta (in realtà si tratta
di una storia vera accaduta dieci anni più tardi). Trasferitasi con i due figli dai genitori dopo essere fuggita da un marito
manesco, Josey lotta per uno stipendio decente e per smentire i pregiudizi di una cultura ottusa e maschilista. Quando le si
presenta l’opportunità di un impiego in miniera, la ragazza la prende al volo, ma l’ostilità verso le donne che muovono i primi
passi in ambienti di lavoro fino a quel momento esclusivamente maschili assume forme odiose e ripugnanti. Con l’aiuto di un
avvocato in cerca di celebrità, la donna darà inizio alla prima causa americana contro gli abusi sessuali creando un prezioso
precedente per tutte le successive rivendicazioni femminili. Osteggiato dal governo del Minnesota, il film punta tutto sulla
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forza congenita nelle storie di impegno civile e nella convinta interpretazione della Theron, ma sconta il fatto di essere forse
arrivato fuori tempo massimo. La rivendicazione del diritto a svolgere un lavoro tra i più pesanti, pericolosi e “sporchi” che si
possano immaginare si affaccia sullo schermo in un momento di “controrivoluzione” in cui sempre più donne (ma anche
uomini, a dire il vero) si chiedono se valga davvero la pena immolarsi sul posto di lavoro. (Alessandra De Luca, Ciak 22/02/2006)
"Film d'impegno, spettatore paga pegno. Come nel caso di 'North Country' di Niki Caro, neozelandese (notevole il suo 'La
ragazza delle balene') reclutata da Hollywood per raccontare il caso di Josey Aimes (...) Josey è Charlize Theron, brava ma
non bravissima come ai tempi di 'Monster'. La seconda candidatura all'Oscar è arrivata lo stesso ma nonostante un buon cast
(Frances McDormand notevole come sindacalista coriacea), 'North Country' è il massimo del già visto. Specie negli ultimi
minuti processuali. Film d'impegno, il cineasta deve aguzzare ancora di più l'ingegno. Nessuno può costringerci ad amare un
film solo perché racconta una storia vera, animato dal più sincero progressismo. Non basta." (Francesco Alò, 'Il Messaggero',
10 febbraio 2006)
"Ambientato in modo da farti sentire il freddo di quelle remote contrade e i miasmi irrespirabili della miniera, 'North Country'
è un film che induce alla disperazione. Si ammira Charlize Theron, bella e fiera nella sua decisione di non mollare, si ammira
la sua vulnerata compagna Frances McDormand (bravissime, vanno all'Oscar tutte e due), si odia il padre Richard Jenkins, si
commisera la povera madre Sissy Spacek, si vorrebbe che l'avvocato Woody Harrelson strangolasse l'odiosa legale della
controparte padronale; e quanto al coro degli operai, uomini e donne, sembrano messi là per farti perdere ogni residua
illusione sul genere umano. Insomma si smania con tutta l'anima perché la storia approdi a un lieto fine, ma quando l'
auspicata conclusione arriva puntuale, proprio come se il regista fosse Frank Capra, il film perde quota e la delusione è
irrefrenabile. Dopo quasi due ore di totale immersione nella verità, subentra la finzione; e neanche una delle dolorose
conseguenze previste dall'avvocato si verifica. Proprio come l'universo intero fosse diventato buono di colpo. Tra il cinema e
la vita si ristabilisce quella barriera che solo pochi autori, da Rossellini a Ken Loach, hanno saputo infrangere. Negli altri casi,
quando la Decima musa affronta un argomento serio si rafforza il sospetto che non è una musa seria." (Tullio Kezich,
'Corriere della Sera', 10 febbraio 2006)
"Se il soggetto è dei più gravi, il modo che 'North Country' ha di portarlo sullo schermo non si può certo dire rivoluzionario.
Garante la didascalia, l'ennesima, 'ispirato a una storia vera', il film di Niki Caro si presenta come uno dei tanti mélo blindati
all'americana: tema serio, struttura a flashback, mozione degli affetti, esito catartico, supportino cast di ferro e un'attrice da
candidare agli Oscar. (...) 'North Country' è il tipo di film dove tutto dipende dal potere di persuasione delle parole, con
l'aggiunta di personaggi di umile condizione socioculturale che, appena aprono la bocca in tribunale, prendono a parlare con
arte oratoria consumata." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 10 febbraio 2006)
"Tratto da una storia vera, 'North Country' non nasconde il suo valore progressista. (...) Si tratta di un prodotto di buona
qualità, diretto con anonima compattezza. Ma è anche un ottimo esercizio per chiunque abbia voglia di arrabbiarsi quando i
diritti umani vengono calpestati." (Adriano De Carlo , 'Il Giornale', 10 febbraio 2006)
Dopo Monster, Charlize Theron torna ad interpretare un film di argomento civile, in cui i soprusi sulle donne sono al centro di
una narrazione intensa e difficile. Se per entrare nei panni di Aileen Wuornos, la serial killer stuprata un numero imprecisato
di volte e vissuta al limite della società per anni, la Theron aveva voluto essere diretta da una donna (Patty Jenkins), la stessa
situazione si ripropone per North Country.
Per raccontare la lotta civile di un gruppo di operaie all’interno di una miniera nel Nord degli Stati Uniti, la produzione è
ricorsa, giustamente, alla sensibilità di un’altra regista: Niki Caro. L’autrice de La ragazza delle balene segue la storia, ispirata
a fatti realmente accaduti a metà degli anni ‘80, in chiave di dramma familiare. Anche qui, alla base di tutto, c’è uno stupro.
Un figlio nato al di fuori del matrimonio cambia la vita della liceale Josie che, nella piccola comunità di minatori dove vive, è
guardata con diffidenza per la sua bellezza e il suo anticonformismo. Quando la legge per la parità dei sessi sul lavoro impone
alla miniera di assumere obbligatoriamente una quota di lavoratrici, le ragazze soffrono sul lavoro una vita d’inferno, subendo
ogni sorta di oscenità, mobbizzate in ogni momento della loro giornata lavorativa. Insulti, parolacce, ammiccamenti, tentativi
grossolani di approcci sessuali, falli di plastica e feci negli armadietti costituiscono il repertorio maschilista e grossolano
attraverso cui gli operai maschi torturano le loro sfortunate colleghe.
La reazione di Josie è esemplare ma ha tutti contro, non solo la sua famiglia. Perfino le compagne di lavoro preferiscono
“l’inquieto vivere” retribuito piuttosto che la disoccupazione. Josie, però, non demorde: venuta a contatto con un avvocato di
fama che aveva lasciato da giovane la piccola città industriale per andare a giocare a hockey (finalmente un ruolo adeguato
alle capacità drammatiche di Woody Harrelson), la donna decide di andare a fondo della questione, anche se questa battaglia
legale le costerà moltissimo sotto il piano personale.
Doloroso e difficilissimo da guardare per gli spettatori di sesso maschile che non possono non vergognarsi dei propri simili,
North Country oltre ad offrire una notevolissima interpretazione di Charlize Theron, affascinante nonostante gli abiti da
lavoro, è un film importante sotto il piano civile e politico. Oltre a ricordare a quale prezzo siano stati conquistati i diritti civili
delle donne e non solo, il film è un dramma in cui le dinamiche familiari e sociali sono esplorate in maniera non banale.
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Equilibrato, sebbene con una vaga tendenza a sfogare la tensione emotiva nel melò, North Country è un film femminile che
non è appannaggio esclusivo delle donne, ma di un pubblico più ampio interessato non solo allo sviluppo e all’evoluzione dei
diritti civili, ma soprattutto alla loro difesa, prima ancora che nei confronti della violenza psicologica domestica o sul lavoro,
soprattutto contro forme di qualunquismo pericolose per la loro facilità e ignoranza. Una pellicola importante, impreziosita
dall’interpretazione di un cast eclettico che oltre a Sean Bean e Frances McDormand annovera Sissy Spacek e Richard Jenkins
(Six Feet Under) nel ruolo dei genitori della protagonista, lacerati tra l’amore per la figlia e il perbenismo dei presunti “amici e
vicini”. (www.fice.it)
Note:
- ISPIRATO ALLA STORIA VERA DI JOSEY AIMES CHE NEGLI USA HA INTENTATO LA PRIMA AZIONE
LEGALE PER MOLESTIE SESSUALI.
- NOMINATIONS OSCAR 2006: MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA (CHARLIZE THERON) E MIGLIOR
ATTRICE NON PROTAGONISTA (FRANCES MCDORMAND).
- BAFTA AWARDS 2006
NOMINATED BEST PERFORMANCE BY AN ACTRESS IN A LEADING ROLE: CHARLIZE THERON
NOMINATED BEST PERFORMANCE BY AN ACTRESS IN A SUPPORTING ROLE: FRANCES MCDORMAND
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