calcio antagonisti e diuretici

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calcio antagonisti e diuretici
CALCIO ANTAGONISTI E DIURETICI
DELL'ANSA ASSOCIATI A MINORE RISCHIO
DI DEMENZA INCIDENTE
I calcio-antagonisti non diidropiridinici e i diuretici dell'ansa sono associati a una
riduzione del rischio di demenza, indipendentemente dal coefficiente di variazione
(CV) della variabilità della pressione arteriosa (BPV) nei 4 anni precedenti. Lo rivelano
i risultati di uno studio francese, pubblicato online su Neurology, secondo il quale la
BPV sistolica non è il meccanismo principale attraverso il quale le varie classi di
farmaci antipertensivi riducono il rischio di demenza.
24 luglio 2016
I calcio-antagonisti non diidropiridinici e i diuretici dell’ansa sono associati a una riduzione del
rischio di demenza, indipendentemente dal coefficiente di variazione (CV) della variabilità della
pressione arteriosa (BPV) nei 4 anni precedenti. Lo rivelano i risultati di uno studio francese,
pubblicato online su Neurology, secondo il quale la BPV sistolica non è il meccanismo principale
attraverso il quale le varie classi di farmaci antipertensivi riducono il rischio di demenza.
«Ci sono dati conflittuali sul fatto che specifiche classi di farmaci antipertensivi, o in generale i
farmaci antipertensivi, possano ritardare o ridurre il rischio di demenza» ricordano gli autori,
coordinati da Christophe Tzourio, della Neuroepidemiologia dell’INSERM e dell’Università di
Bordeaux (Francia). «Il principale meccanismo che potrebbe spiegare maggiori le principali
discrepanze nei risultati è la differenze tra le classe di farmaci nella BPV tra una visita e l’altra per
le misurazioni pressorie».
Uno studio di tre città
«Prove sempre maggiori indicano che la BVP tra le visite è associata ad outcome avversi
cardiovascolari indipendentemente dalla media della pressione arteriosa (BP) «proseguono i
ricercatori. «Inoltre un corpo di lavori emergente e parallelo corrobora anche che la BPV è
associata a declino cognitivo e rischio di demenza incidente, ampliando così in modo ampio la
BPV negli outcome neurologici»
I risultati del presente studio – spiegano Tzourio e colleghi - provengono dal Three-City (3C)
Study, un grande studio di coorte prospettico multicentrico francese che studia i determinanti della
demenza, dell’ictus e della coronaropatia in soggetti adulti di età =/> 65 anni. «Questo studio»
affermano «ha esaminato se specifiche classi di farmaci antipertensivi sono associate in modo
differente con la demenza incidente, controllando per la BPV nei 4 anni precedenti».
Un totale di 6.537 partecipanti (età media: 79 anni; 62% donne) sono stati seguiti per demenza
incidente in una coorte prospettica basato sulla popolazione. È stato fissato un periodo di tempo di
ritardo di 4 anni per classificare l'esposizione al farmaco e misurare la pressione arteriosa. È stata
effettuata una regressione del BPV rispetto a 9 classi di farmaci antipertensivi (BPVreg). Sono
stati utilizzati modelli di regressione di Cox per determinare gli hazard ratio (HR) per demenza
incidente quindi in base alla classe di farmaci, aggiustati per pressione arteriosa media, covariate e
BPV o BPVreg.
Su una mediana 8,4 anni di follow-up (range interquartile: 6,7-9,0), il più basso rischio di
demenza è risultato associato ai calcio-antagonisti non diidropiridinici (HR: 0,56; p = 0,05) e
diuretici (HR: 0,45; p = 0,03) dopo aggiustamento per CV-BPV. Risultati simili sono stati ottenuti
nelle analisi limitate ai soli utilizzatori di farmaci antipertensivi non diidropiridinici (HR: 0,52; p
= 0,03) e diuretici dell’ansa (HR: 0,40; p = 0,01). Tutti i termini di interazione BPV sistolica ×
farmaci antipertensivi non sono risultati diversi da p <0,05.
Non coinvolta la variabilità della pressione arteriosa: altri meccanismi
«La maggior parte delle evidenze riguardanti i calcio-antagonisti sostengono che siano i
diidropiridinici piuttosto che i non diidropiridinici a ridurre il rischio della demenza» osservano
gli autori, «In una recente revisione ci si è chiesti se i diidropiridinici potessero essere preferiti nel
ridurre il rischio di demenza sottolineando la loro abilità di attraversare la barriera
ematoencefalica e la loro associazione con la clearance dell’amiloide beta».
Il signalling del calcio – spiegano - è anche coinvolto in altri processi neuronali compreso
l’iperfosforilazione tau e l’apoptosi. «In modo simile altre teorie hanno teorizzato che i
diidropiridinici potrebbero ritardare l’insorgenza della malattia di Alzheimer bloccando il
trasporto transmembrana inappropriatamente aumentato di calcio tra membranoso del calcio
attraverso i canali-L dentro i neuroni» aggiungono.
«È anche possibile che i non diidropiridinici riducano qui il rischio di demenza per via dell’effetto
sul ritmo cardiaco. I risultati fanno pensare alla possibilità che i calcio-antagonisti in generale
riducano il rischio di demenza» sostengono Tzourio e colleghi.
Quanto all’associazione con un minore rischio di demenza incidente da parte dei diuretici
dell’ansa, proseguono gli autori, il meccanismo ipotizzabile – che renderebbe questi farmaci
differenti rispetto agli altri antidiuretici e altre classi di farmaci antipertensivi - potrebbero
comprende l’aumento dell’acido urico nel siero, che riduce il rischio di demenza e il declino
cognitivo. Inoltre sono da considerare gli effetti vasodilatatori e possibili effetti neuroprotettivi nel
ridurre l’edema cerebrale riscontrati per ora a livello sperimentale.
Tully PJ, Dartigues JF, Debette S, et al. Dementia risk with antihypertensive use and blood
pressure variability. A cohort study. Neurology, 2016 Jul 8.