Etica e finanza: il rapporto tra l`operatore e il

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Etica e finanza: il rapporto tra l`operatore e il
FINANZA
L’intervento del Presidente Berneschi
Etica e finanza:
il rapporto tra l’operatore
e il risparmiatore
È
per me un piacere ed un onore darVi il benvenuto alla decima edizione di questo Congresso che si apre oggi a Genova. Desidero innanzitutto rivolgere un caloroso saluto di benvenuto a tutti i partecipanti ed un augurio sentito di piacevole soggiorno nella nostra città in un contesto quest’anno ancora più ricco di iniziative, in quanto Genova si fregia del titolo di Capitale Europea della Cultura per il 2004.
Un saluto particolare ed un ringraziamento al Sig. Governatore, che con la sua presenza onora il Convegno e al quale va la nostra più sentita espressione di stima e apprezzamento per la proficua attività svolta dalla Banca d’Italia per assicurare la stabilità del
sistema finanziario italiano e per il prezioso e fattivo contributo che apporterà alla
profondità e scientificità della manifestazione.
Desidero ringraziare gli esponenti del Governo che vedo qui convenuti e i rappresentati delle Autorità religiose, militari e civili.
Ringrazio i Presidenti delle Associazioni che hanno voluto scegliere la nostra città per
l’organizzazione di questo evento così rilevante nel panorama finanziario italiano.
Dicevo Genova Capitale Europea della Cultura per il 2004 e il pensiero va immediata-
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mente alla pittura, all’architettura, alla letteratura e ad altro, ma non va di certo alla finanza, al risparmio.
L’esigenza, la necessità di cultura finanziaria viene richiesta quando si manifesta qualche tracollo per poi rimanere nel dimenticatoio fino a quando la ciclicità dell’economia
e degli eventi non ci fa ricadere nello stesso errore o meglio nell’errore di sempre (la
mancanza di conoscenza).
Credo che si debba operare in più direttrici: quello dell’approfondimento fra gli addetti al lavoro e il Convegno di oggi ne rappresenta l’espressione;
ma, soprattutto, bisogna operare per il trasferimento della conoscenza ai terzi, ai risparmiatori, perché in un libero mercato ognuno si comporti come vuole, secondo coscienza, ma con la certezza della conoscenza, dell’informazione.
Infatti, mai come in questi ultimi tempi, l’attenzione dell’opinione pubblica, dei risparmiatori e delle imprese si è focalizzata sul mondo della finanza.
Sempre più emerge l’importanza strategica e operativa di monitorare, controllare, gestire
oltre i rischi finanziari tipici del nostro mestiere (quali i rischi di credito, di tasso, di liquidità, di mercato) il cosiddetto rischio reputazionale, ovvero il rischio che il comportamento
di un soggetto generi la mancanza dei presupposti di fiducia della sostanziale correttezza
della condotta della propria controparte. La reputazione costituisce un valore intangibile
che sintetizza un complesso di norme non scritte, ma essenziali, sulle quali si fondano la
maggior parte delle transazioni, specie quelle finanziarie.
È onere e responsabilità dei presenti operare per rinsaldare e accrescere questo patrimonio di fiducia. Questo è possibile attraverso la corretta ed armonica gestione degli elementi
essenziali dell’operatività dell’uomo di finanza ovvero la professionalità, i prodotti finanziari, la gestione delle relazioni di clientela. La professionalità sintetizza il complesso della deontologia e delle competenze degli operatori.
Dal lato della deontologia professionale occorre passare dalla dichiarazione all’applicazione effettiva dei principi di eticità che da più parti si sentono enunciare, adottando nei confronti dei soggetti che entrano in rapporto con le nostre istituzioni condotte improntate al
comportamento del “buon padre di famiglia”, che si manifestano nella capacità di contemperare la ricerca del profitto, con il rispetto delle nostre controparti, in una visione strategica che si focalizzi nel medio e nel lungo periodo.
Dal lato delle competenze professionali è necessario integrare le solide basi di conoscenze
tecniche con la capacità di comprendere a fondo le esigenze degli interlocutori, evolvendo dalla figura di “venditori” di prodotti finanziari a quella di “consiglieri” oculati di strategie di gestione dei risparmi. È nostro dovere fare un salto di qualità per identificarci
con i soggetti che si rivolgono a noi per effettuare i propri investimenti, allo scopo di capirne il profilo reddituale, l’effettiva e, soprattutto, sostenibile propensione al rischio, in
modo da soddisfarne le reali esigenze.
Il Presidente Berneschi
durante il suo
intervento.
Da sinistra
Il Governatore
della Banca d’Italia,
Angelo Brizzi
e Mario Ghiraldelli.
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A fronte
Momenti del Congresso.
Da sinistra a destra,
dall’alto in basso
L’incontro
del Governatore
e della moglie
Maria Cristina con
il Cardinale Tarcisio
Bertone, alla presenza
del senatore Luigi Grillo
e del Presidente
della Regione Liguria
Sandro Biasotti,
che nella foto accanto
saluta il prof. Vincenzo
Lorenzelli Presidente
della Fondazione Cassa
di Risparmio di Genova
e Imperia.
Il Presidente Berneschi
con il Direttore
Generale dell’ABI
Giuseppe Zadra;
il Vice Presidente
di Banca Carige
l’On. Alessandro Scajola
con il Direttore
Generale della Banca
Alfredo Sanguinetto
e il Presidente
della Regione;
Il Presidente Berneschi
con il Sindaco Pericu;
Vincenzo Desario
Direttore Generale
della Banca d’Italia
con il Presidente
della Carige.
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In questo contesto, in tema di emissione di obbligazioni la mancanza di una effettiva armonizzazione del quadro legislativo, fiscale, contabile ed informativo a livello europeo
e, più in generale, su scala mondiale ha generato situazioni di squilibrio e di crisi.
La parametrizzazione delle emissioni dei bond al patrimonio delle società non finanziarie, prevista dalla normativa nazionale, si è rivelata insufficiente a garantire i risparmiatori. Ciò è emerso in tutta evidenza nelle recenti vicende che hanno riguardato alcune società italiane.
Le nuove regole già in vigore e quelle in corso di emanazione devono necessariamente
essere armonizzate almeno a livello europeo.
Per assicurare un efficiente finanziamento delle imprese occorre, peraltro, evitare che la
circolazione e lo sviluppo del mercato dei corporate bond subisca rallentamenti, anche
in considerazione delle pressioni che si potrebbero determinare sulla domanda di credito, per l’effetto sostituzione dei corporate bond con prestiti bancari.
D’altro canto un fatto è certo: con l’allargamento del mercato finanziario (dal tradizionale rapporto a tre: risparmiatore-banca-impresa, al rapporto a due: impresa-risparmiatore) e, di fatto, con l’attenuazione dell’ intermediazione bancaria in senso stretto
che funge da garante, il risparmiatore è esposto ad un rischio maggiore.
È vero che senza l’onere dell’intermediazione bancaria tradizionale il denaro costa meno, ma è anche vero che tale eventuale costo aggiuntivo rappresenta la maggiore tutela
per il risparmiatore.
Non è mia intenzione dare suggerimenti. Voglio solo rappresentare lo stato d’animo di
uno che da molti anni fa questo mestiere.
Relativamente ai prodotti bisogna contemperare l’innovazione che ha portato all’elaborazione di strutture finanziarie evolute e complesse con la capacità di trasferire agli investitori l’adeguata comprensione delle caratteristiche e delle implicazioni ad esse connesse.
L’innovazione nel comparto dei prodotti finanziari è proceduta in questi ultimi anni a
ritmi vorticosi, creando strutture di prodotto talvolta di difficile comprensione per gli
investitori, aumentando così il grado di asimmetria informativa tra operatori e investitori finali, specie piccoli risparmiatori. Tale asimmetria coinvolge ora non più solo gli
aspetti di solvibilità dei prenditori dei fondi, ma la natura stessa dei prodotti finanziari che vengono collocati presso i risparmiatori, creando, in alcuni casi, un sostanziale
disorientamento.
È giusto innovare, ma occorre operare nell’ambito di un rapporto improntato al principio della massima trasparenza, nel contesto dell’effettiva utilità dei prodotti proposti.
È nostro compito allora creare prodotti innovativi, ma caratterizzati da estrema chiarezza. È fondamentale porre gli investitori nella condizione di capire la sostanza del prodotto in cui investono e soprattutto non proporre prodotti finanziari complessi a chi,
comunque, non ha la capacità di comprenderne a fondo le caratteristiche e le implicazioni. Soprattutto va evitata la ricerca della complessità fine a se stessa.
Ciò ci riporta alla necessità di curare con la massima attenzione la gestione del rapporto con la clientela.
La posizione di chi si trova a proporre strumenti di investimento del risparmio impone
la responsabilità morale di non poter prescindere da alcune concrete consapevolezze, che
trovano fondamento nell’interiorizzazione del principio della tutela dello stesso.
L’offerta di prodotti di investimento non può astrarre, né dalla coscienza che occorre
mantenere sempre un equilibrio tra la ricerca della remunerazione dell’investimento e
la preservazione del patrimonio investito, né dalla consapevolezza delle reali condizioni patrimoniali, correnti e prospettiche, delle nostre controparti.
La clientela retail è quella che ci impone la responsabilità più gravosa. In particolare, il
valore, in genere modesto, se non ai limiti della sussistenza, delle prestazioni previdenziali attuali e ancora di più di quelle del prossimo futuro, fa si che per il mantenimento di un dignitoso tenore di vita, anche in età avanzata, sia fondamentale la preserva-
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zione di quei patrimoni, che, molto spesso, rappresentano i risparmi di tutta un’esistenza lavorativa.
L’applicazione coerente dei principi di deontologia professionale, il costante sviluppo delle competenze tecniche e relazionali, la capacità di contemperare le esigenze
di innovazione con la trasparenza della comunicazione,
la cura del rapporto con la clientela volta a comprenderne a fondo le esigenze, la consapevolezza delle implicazioni del nostro operare ed il senso di responsabilità verso i nostri interlocutori sono questi gli ingredienti che,
a mio avviso, noi operatori finanziari, possiamo e dobbiamo applicare per rafforzare il senso di fiducia nel nostro sistema finanziario e per garantirne le condizioni di
correttezza e integrità, presupposti per un sano e sostenibile sviluppo. Vi auguro buon lavoro!
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Ringrazio il Sindaco, il Presidente della Banca Carige, il presidente dell’AIAF per le parole che hanno voluto pronunciare e per accoglierci qui in questa splendida sede.
Genova, insieme a Lille, Capitale Europea della Cultura: è un titolo che l’Unione Europea
attribuisce ogni anno alle città portatrici di alti valori culturali e di forti tradizioni civili.
Genova, la Superba, la Signora del Mare come la definì Petrarca, città di Cristoforo Colombo: quest’ultimo ha cambiato il corso della storia.
L’architettura, l’arte, la storia di Genova ci dicono, nello splendore del suo passato, di
non dimenticare che qui nel 1844 è stata fondata la Banca di Genova da cui è seguita,
poi, la Banca Nazionale del Regno alla quale è seguita la Banca d’Italia.
Quindi, la Banca d’Italia ha le sue origini in questa città.
E ricordando la fondazione della Banca di Genova, il pensiero va al dr. Giovan Battista
Parodi, discendente di uno dei fondatori della Banca di Genova, a lungo decano del Consiglio della Banca d’Italia presieduto con grande classe e con grande onore.
Oggi Genova è una realtà in piena evoluzione, ci sono difficoltà momentanee. Sono sicuro che queste difficoltà grazie alla laboriosità, serietà, parsimonia dei genovesi, ma anche alle loro grandi capacità nelle arti, nell’industria e nel commercio, potranno essere
risolte felicemente.
FINANZA
Introduzione del Governatore della Banca d’Italia: Dr. Antonio Fazio
A fronte, all’alto
in basso e da sinistra
a destra:
Il Vice Direttore
Generale Carige
Giovanni Poggio;
sotto, i Vice Direttori
Generali Carlo Arzani
e Achille Tori.
Momenti della visita
del Governatore
accompagnato, fra
gli altri, dal Presidente
della Fondazione
Vincenzo Lorenzelli,
e da Giuseppe Felloni
dell’Università
di Genova durante
la visita alla Mostra
numismatica allestita
nei locali della Carige.
Il Direttore Generale
Carige Alfredo
Sanguinetto (a sinistra)
a colloquio
con i Presidenti
delle Associazioni.
Marco Liera de “Il Sole
24 Ore” coordinatore
della Tavola Rotonda
fra Giovanni Pittaluga
(a sinistra)
e Amedeo Amato,
professori
dell’Università
di Genova.
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