La diffusione dell`immagine di Roma e le tecniche dell`incisione

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La diffusione dell`immagine di Roma e le tecniche dell`incisione
EDUCARE ALLE MOSTRE
EDUCARE ALLA CITTÀ
INCONTRO | LA DIFFUSIONE DELL’IMMAGINE DI ROMA E LE TECNICHE
DELL’INCISIONE. LA RACCOLTA DEL GABINETTO COMUNALE DELLE
STAMPE
A CURA DI ANGELA MARIA D’AMELIO, SIMONETTA TOZZI.
Museo di Roma | giovedì 2 febbraio 2012, h 16.00
L’incontro offre ai docenti la possibilità di conoscere un vasto gruppo di opere grafiche
appartenenti alle collezioni del Gabinetto delle Stampe del Museo di Roma, relative alla veduta
della città e dei suoi dintorni dal XVI al XIX secolo, periodo in cui numerosi incisori, con la loro
produzione, contribuirono ad una capillare diffusione dell’immagine di Roma.
La varietà del materiale oggetto di indagine, permetterà una migliore comprensione delle
metamorfosi urbanistico-architettoniche della città eterna, la ricostruzione dell’attività grafica ed
editoriale romana e la conoscenza diretta delle differenti tecniche utilizzate dagli artisti. In questa
occasione verranno, infatti, selezionate alcune opere che permetteranno l’analisi diretta dei più
diffusi modi di incidere sia in cavo (bulino e acquaforte) che in rilievo (xilografia) e in piano
(litografia).
L’incontro si concluderà con una visita al Laboratorio di restauro dei materiali cartacei e
membranacei, dove verranno illustrate alcune tra le principali procedure di restauro e il metodo di
conservazione del materiale, collocato all’interno di passe-partout in cartone non acido,
ricoverato in cassettiere metalliche nelle sale di deposito.
La fruizione delle opere su carta – particolarmente delicate e dunque non esponibili per tempi
prolungati – è affidata prevalentemente alle mostre temporanee su nuclei omogenei della
collezione o a visite guidate, con un contenuto numero di persone.
Vedute romane dal Cinquecento all’Ottocento nella raccolta del Gabinetto delle Stampe
Alla fine del Quattrocento, e più diffusamente nel secolo seguente, le immagini incise di Roma
vengono realizzate per illustrare le prime guide a stampa: i Mirabilia, rivolti ai viaggiatori e agli artisti,
che sempre più numerosi arrivano in città, i quali forniscono la descrizione dei principali monumenti
antichi e moderni e le Indulgentiae ecclesiarum Urbis Romae, itinerari più propriamente religiosi,
per i pellegrini interessati sia alla visita dei santuari cristiani che all’acquisizione delle indulgenze
spirituali.
Alla conoscenza al di fuori dei confini italiani dell’immagine grandiosa della Roma classica e
contemporanea contribuisce, inoltre, la celebre raccolta pubblicata da Antonio Lafrery dal titolo
Speculum Romanae Magnificentiae, costituita da decine di fogli eseguiti da diversi incisori, aventi
come soggetti piante e monumenti cittadini, statue antiche, frammenti marmorei, allegorie,
monete ed alcuni avvenimenti pubblici.
L’interesse per le rovine e i monumenti di un passato glorioso prosegue anche nel XVII secolo, non
solo ad opera di artisti italiani ma anche e soprattutto di quelli stranieri, per i quali l’antico
rappresenta sempre una fonte inesauribile di ispirazione e di fascino.
Nella prima metà del Seicento ricordiamo Aloisio Giovannoli – che illustra in uno stile sommario ma
efficace le zone antiche di Roma, animate da una folla di piccole figure e corredate da una
doppia didascalia in italiano e latino -, Giovanni Maggi – interessato ugualmente ai monumenti
antichi e all’edilizia moderna - e Giacomo Lauro, noto soprattutto per la sua opera di cartografo.
Mentre indiscusso protagonista della seconda metà del secolo è Giovan Battista Falda, che si
orienta verso la rappresentazione della nuova edilizia seicentesca e le molteplici sistemazioni
urbanistiche del tessuto cittadino, assecondando così con la sua opera - intitolata Il Nuovo Teatro
della Fabbriche et edifici in prospettiva di Roma moderna sotto il felice pontificato di N.S. papa
Alessandro VII – l’intento celebrativo del papato.
Le vedute della città moderna del Settecento sono eseguite da Giuseppe Vasi – che tra il ‘46 ed il
‘61 pubblica 10 volumi con 240 incisioni dei monumenti di Roma - e dal suo celebre allievo Giovan
Battista Piranesi, interessato sia alle antiche rovine che agli aspetti della città contemporanea, alla
quale si affiancano le numerose vedute paesaggistiche - eseguite utilizzando le tecniche
dell’acquaforte o dell’acquatinta –, perlopiù tratte dalle opere di Jakob Philipp Hackert e Carlo
Labruzzi.
E’ questo il secolo in cui si incrementa il commercio di stampe souvenir, richieste da tutti coloro che
intraprendono il Grand Tour, lungo viaggio nell’Europa continentale effettuato dai ricchi giovani
dell’aristocrazia europea e destinato a perfezionare il loro sapere. L’Italia, con la sua eredità della
Roma antica, diventa una delle tappe predilette, luogo ottimale in cui acquistare - secondo le
proprie possibilità - oltre ad opere d'arte e d’antiquariato, le vedute di tutti i più bei luoghi visitati.
Tra le opere più significative del XIX secolo ricordiamo quelle di Achille Pinelli, che ritraggono le
chiese romane; le vedute di Luigi Rossini, eseguite all’acquaforte, e le litografie di Philippe Benoist e
di Antoine Jean-Baptiste Thomas.
Importante è, in questi due secoli, la produzione degli artisti stranieri che, numerosi, arrivano a
Roma e vi soggiornano a lungo, per lo più pittori che gravitavano nella cerchia dell’Accademia di
Francia e di altre prestigiose istituzioni, che consentono loro di studiare e perfezionarsi.
Il compito didattico-divulgativo, egregiamente svolto dall’arte incisoria per tanti secoli diventerà, di
lì a poco, appannaggio della neonata tecnica fotografica, non appena questa riuscirà a superare
i limiti tecnici della riproduzione seriale.
Le tecniche incisorie
Xilografia: “Detta anche stampa in rilievo”, è la tecnica più precoce utilizzata nel campo
dell’incisione artistica. La matrice in legno viene scavata con un coltellino, facendo risultare in
rilievo il disegno da inchiostrare e stampare. Le zone che non vengono intagliate o scavate,
vengono quindi inchiostrate con un tampone o un rullo ed impresse su carta mediante pressatura
a mano o meccanica. Esistono due tipi di xilografia: quella detta “di punta” e l’altra detta “di filo”,
in dipendenza del fatto che la tavoletta sia stata ricavata con il taglio del tronco in longitudinale
oppure in verticale.
Incisione diretta della lastra metallica: bulino e puntasecca: Nell’incisione su lastra metallica,
l’inchiostro viene fatto entrare nei solchi, ai quali corrispondono i neri sul foglio e viene tolto dalle
superfici non incise, alle quali corrispondono i bianchi. Per questo motivo viene detta “in cavo”. Gli
strumenti utilizzati in questo tipo di incisione sono il bulino e la puntasecca. Il primo è una sbarretta
d’acciaio a sezione quadrata, con la punta tagliata trasversalmente a becco e montata su un
manico ligneo; i segni vengono incisi sulla traccia del disegno riportato, rovesciato, a ricalco e poi
graffito sulla superficie metallica, trattata con cera affumicata. La seconda – una punta a forma di
ago, a sezione circolare - scalfisce il metallo creando un solco e alzando dei filamenti, detti barbe,
che trattengono l’inchiostro, conferendo un caratteristico segno morbido.
Incisione indiretta della lastra metallica: acquaforte e acquatinta: L’acquaforte è una tecnica
calcografica consistente nel corrodere una lastra di metallo con un acido, per ricavarne immagini
da trasporre su un supporto cartaceo. La lastra viene ripulita e smussata ai bordi, sgrassata nella
parte lucida, cosparsa con un coprente e, infine, affumicata con un mazzo di candele; quindi si
incide il disegno con una punta sottile per mettere a nudo il metallo, in corrispondenza dei segni
che appariranno sulla carta grazie all'inchiostro. S'immerge la lastra in acido, che incide il metallo
solo dove non protetto, poi la si lava con benzina o acquaragia, la si asciuga e la si tiene come
matrice del disegno da replicare. La stampa avviene al torchio calcografico.
L’acquatinta può essere considerata come una variante della tecnica dell'acquaforte, ma le sue
caratteristiche finali, che gli danno la brillantezza propria dell’acquerello, sono ottenute con una
lastra granulata anziché levigata.
Litografia: La litografia è una tecnica di riproduzione meccanica delle immagini. Un particolare tipo
di pietra, levigata e quindi disegnata con una matita grassa, ha la peculiarità di trattenere nelle
parti non disegnate un sottile velo d’acqua, che il segno grasso invece respinge. Passando
l’inchiostro sulla pietra così trattata, esso è respinto dalle parti inumidite e trattenuto dalle parti
grasse. Al torchio il foglio di carta riceve solo l’inchiostro, che si deposita sulle parti disegnate e non
sulle altre.
Spunti didattici
L’incontro può offrire una molteplicità di spunti didattici, che vanno dallo studio delle diverse
tecniche di incisione, all’approfondimento dell’evoluzione topografica della città e di tutti i
cambiamenti urbanistico-architettonici che, nel corso di quattro secoli, ne hanno cambiato la
fisionomia.
Importante, infine, la visita alla mostra – che aprirà a Palazzo Braschi il 7 febbraio – dal titolo “Luoghi
Comuni. Vedutisti francesi a Roma tra il XVIII e XIX secolo”, primo di tre incontri che permetterà al
pubblico di conoscere – attraverso il materiale conservato nei depositi del Gabinetto delle Stampe
– la ricca e variegata produzione vedutistica dei più importanti artisti stranieri che soggiornarono a
Roma a cavallo dei due secoli.
Bibliografia
- C. Pietrangeli, Il Museo di Roma, Roma 1971;
- Fochi d'allegrezza a Roma dal Cinquecento all'Ottocento, Roma 1982;
- Luigi Rossini incisore. Vedute di Roma 1817-1850, Roma 1982;
- L. Cavazzi, A. Margiotta, S. Tozzi, L’incisione a Roma nel Cinquecento nella Raccolta del
Gabinetto Comunale delle Stampe, Roma 1989;
- Piranesi e la veduta del Settecento a Roma, catalogo della mostra a cura di L. Cavazzi, A.
Margiotta, S. Tozzi, Roma 1989;
- Architettura del Settecento a Roma nei disegni della Raccolta Grafica Comunale, Roma 1991;
- L. Cavazzi, A. Margiotta, S. Tozzi, Vedute romane del Seicento nella Raccolta Grafica
Comunale, Roma 1991;
- Una collezionista e mecenate romana Anna Laetitia Pecci Blunt 1885-1971, Roma 1992;
- Incisioni romane dal 500 all’800 nella collezione di Muñoz. Il catalogo informatizzato della
Raccolta Grafica Comunale, Roma 1993;
- A. Margiotta, M. G. Massafra, Arte e tecnica dell’incisione nella Raccolta Grafica Comunale,
Roma 1995;
- Il Museo di Roma racconta la città, Roma 2002;
- S. Tozzi, Incisioni barocche di feste e avvenimenti. Giorni d’allegrezza, Roma 2002;
- S. Guarino, M. E. Tittoni, S. Tozzi, “…Il Fin la Maraviglia”. Splendori di Corte e scena urbana tra Sei
e Settecento dalle collezioni del Museo di Roma, Torino 2005;
- S. Tozzi, Tre acquerelli di Samuel Prout della collezione Lemmerman al Museo di Roma, in
“Bollettino dei musei comunali di Roma”, N.S. 22.2008(2009), p. 47-56.