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LA FAUNA
SCHEDA F12
il capriolo
I
Il Capriolo (Capreolus capreolus Linnaeus,
1758) è il più piccolo tra i Cervidi italiani.
Presente in tutto il continente europeo,
dalla Penisola scandinava alle montagne
del Caucaso, il suo areale si estende a gran
parte della Cina e dell’Asia settentrionale,
dove il Capriolo europeo è sostituito dal
Capriolo siberiano, C. pygarus, specie
caratterizzata da dimensioni maggiori.
Il Capriolo era ampiamente diffuso in quasi
tutta l’Italia fino all’inizio del 1800; in
seguito, deforestazione, meccanizzazione
dell’agricoltura e pressione venatoria ne
hanno provocato la quasi totale estinzione.
A partire dagli anni ‘50 una maggior
disponibilità di habitat idonei, causata
dall’abbandono di aree montane e collinari
da parte dell’uomo, l’assenza quasi totale di
predatori e numerose operazioni di
reintroduzione hanno consentito a questo
cervide di riconquistare buona parte della
Penisola. Oggi secondo dati dell’Istituto
Nazionale per la Fauna Selvatica la
popolazione italiana può essere stimata
intorno ai 400.000 esemplari; distribuiti
principalmente lungo tutto l'arco alpino,
l'Appennino centro-settentrionale e la
Maremma toscana.
Capriolo, maschio.
Le corna, o meglio i palchi, sono una
caratteristica dei maschi. Cadono in autunno e
ricrescono prontamente fino ad essere complete
per la primavera successiva. La lunghezza dei
palchi è indice dell’età dell’animale, così che è
possibile esprimere una valutazione in tal senso
anche da grande distanza.
Capriolo, femmina.
Il Capriolo ha comportamento molto elusivo,
favorito dai colori mimetici del mantello, più
scuro, marrone grigio nella stagione fredda, tra
ottobre e maggio, più chiaro, rossiccio, durante
l’estate. Comunque, in condizioni normali, è
sempre difficile osservare l’animale, che esce a
pascolare nelle radure preferibilmente nelle ore
notturne. Per superare il problema occorre
pazienza ed alzarsi prima dell’alba… o aspettare il
tramonto. Durante il giorno i Caprioli si
nascondono nel folto dei boschi e dei cespugli.
Si tratta di un animale estremamente
versatile, in grado di colonizzare con
successo gli ambienti più diversi, dalle
foreste di conifere alla macchia
mediterranea. Predilige tuttavia le aree
collinari e di media montagna,
caratterizzate da una alternanza di boschi,
pascoli e ampie radure. Abbondanti
nevicate, soprattutto se persistenti per
lungo tempo al suolo, possono causare
forti mortalità.
Il Capriolo è un ruminante selettivo
nell’alimentazione. A seconda della
disponibilità durante l’anno, si ciba di foglie
e getti di un gran numero di essenze
legnose (biancospino, sambuco, nocciolo)
e semilegnose (rovo, edera, lamponi).
Meno appetiti risultano vegetali erbacei,
ghiande e funghi.
Il Capriolo possiede un corpo snello,
raccolto, adatto al salto. L’altezza al garrese
è di 60–90 cm, il peso varia tra i 25 e i 30
Kg per i maschi, 2–3 Kg in meno per le
femmine. Come negli altri cervidi (esclusa la
renna) solo i maschi possiedono i palchi: 2
Con la partecipazione
della
Fondazione
Cassa
di Risparmio
di Saluzzo
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il capriolo
SCHEDA F12
SCHEDA N. 1
strutture ossee ramificate, caratterizzate
ognuna da tre punte, che cadono in
autunno e sono completamente rinnovate
nella primavera successiva. Praticamente
assente la coda. Il mantello, bruno grigio
tra ottobre e maggio/giugno, diviene
rossiccio nei mesi estivi. Sul posteriore è ben
visibile lo specchio, una macchia (bianca in
inverno, giallastra in estate) reniforme nei
maschi e cuoriforme nelle femmine, molto
utile nell’identificazione dei sessi nel
periodo di assenza dei palchi.
I maschi sono poligami e, tra febbraio e
settembre, sviluppano un comportamento
territoriale su un’area di 30-60 ettari dove
non ammettono la presenza di rivali. A
differenza degli altri cervidi l’accoppiamento
avviene in estate, dopo un corteggiamento
basato su lunghi inseguimenti delle
femmine da parte dei maschi. La
gestazione, grazie ad un fenomeno
chiamato diapausa embrionale, dura 10
mesi e i parti, di norma gemellari
avvengono tra maggio e giugno. I piccoli
nascono con pelame rossiccio chiazzato da
macchie bianche che li mimetizza tra le
ombre del sottobosco dove resteranno con
la madre fino all’estate successiva.
Se è difficile scoprire i Caprioli nel loro ambiente, specie se boscato, assai più agevole è accorgersi della
loro presenza cercandone le tracce. Piccoli tratti umidi, zone sabbiose lasciate da un temporale o il limo
che si accumula nelle pozzanghere dopo la pioggia, consentono di rilevare le orme. Un occhio esperto
da quei segni ricava un mucchio di informazioni. Altro segno rilevabile sono gli escrementi, piccoli
mucchietti di pallottole scure lasciate a mucchietti nelle zone di passaggio lento, vagamente a forma di
goccia quelle del maschio, allungate e leggermente ovali quelle della femmina.
Infine, altro segno della presenza del Capriolo, è la sua voce, soprattutto nel periodo degli amori. Il
richiamo, una sorta di latrato, è niente affatto piacevole e nella luce incerta delle ore estreme della
giornata, o di notte, può provare un certo disagio nell’ascoltatore che ne ignori la provenienza.
Foto: Luca Maurino, naturalista - Testi: Luca Maurino, naturalista e Renzo Ribetto - Disegni: Renzo Ribetto - © Parco del Po Cuneese - Mar. 02