Guardare il divorzio dalla parte dei bambini

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Guardare il divorzio dalla parte dei bambini
Guardare il divorzio dalla parte dei bambini
di Carlo Bellieni – Avvenire, martedì 12 maggio 2015
Abbiamo assistito in questi giorni all’approvazione della legge sul divorzio breve. In apparenza solo una
semplificazione legale, fatta passare come un buon passo – addirittura come un «traguardo di civiltà» – in
un’epoca di burocratizzazioni inaccettabili, se non fosse che in questo modo si facilita il divorzio – a
differenza di quanto sembrava in una prima stesura – anche in presenza di figli minori. Ben pochi quelli che
hanno ricordato ai nostri legislatori e a tanti opinionisti entusiasti quello che il buonsenso e anche la ricerca
scientifica insegnano, cioè che vivere un divorzio può essere (raramente) indolore per gli adulti ma è sempre
un trauma per i figli?
Lo spiega uno studio fatto su 150.000 bambini svedesi appena pubblicato sul Journal of Epidemiology and
Community Health,
che mostra l’alto livello di malattie psicosomatiche nei figli di divorziati rispetto ai figli di coppie integre.
Ma basta andare nel sito della prestigiosa Mayo Clinic per leggere che in caso di divorzio «un bambino
piccolo può avere una regressione comportamentale, tipo riprendere il ciuccio e bagnare il letto. Può
intervenire un’ansia da separazione. Un bambino grande può avere un misto di emozioni: rabbia, ansia,
dolore o magari sollievo. La rabbia può diventare depressione».
Il divorzio provoca rischi importanti per i figli, dato che il 25% di loro avrà problemi comportamentali e
scolastici contro il 10% dei figli di coppie ancora sposate (JB Kelly, Oxford University Press, 2012); questi
dati tengono conto del 'clima' pre-divorzio di cui parleremo tra poco e, dunque, sono scremati da errori e
attendibili. Per lo psicologo texano Carl Pickhardt (www.psychologytoday.com, 2012), il divorzio è un
crocevia irreversibile per i figli, e il difficile è proprio convincerli della sua irreversibilità, quando il figlio di
solito fantastica e si illude che i genitori tornino insieme. Per le adolescenti femmine è più probabile avere
reazioni di ansia, mentre per i maschi avere aggressività e rabbia. P Thompson della Columbia University
spiega che molti fattori contribuiscono alla vulnerabilità degli adolescenti ai disturbi fisiologici e psicologici
al divorzio dei genitori, tra cui l’assenza del padre, i conflitti tra genitori, le fatiche economiche (Journal of
Psychosocial Nursing and Mental Health Services).
Nelle coppie in cui il divorzio non risolve la conflittualità e i figli sono contesi e stressati nel rapporto di
reciproca calunnia tra i genitori. Infatti esiste una patologia ad hoc: si chiama Sindrome da Alienazione
Parentale ed è ben conosciuta nelle aule di tribunale durante
le cause di divorzio. La Sindrome da Alienazione Parentale consiste nelle conseguenze di una continua e
corposa campagna di denigrazione nei confronti del genitore non affidatario da parte del genitore affidatario;
la si riesce a identificare dopo un’attenta valutazione e osservazione del comportamento del minore e
consiste in un quadro di repulsione verso il genitore non affidatario e quindi nel rischio di varie conseguenze
psicologiche.
Certo che la conflittualità in famiglia è sempre un fattore di rischio per i figli, sia che si divorzi o no.
Secondo uno studio neozelandese fatto a Christchurch, in Nuova Zelanda su 1.265 bambini nati tutti nel
1977 e seguiti nel tempo per 30 anni, il divorzio è 'ereditario', nel senso che chi ha sperimentato divorzio da
bambino è incline più degli altri al divorzio da adulto, soprattutto per le condizioni di disagio in cui è vissuto.
Infatti sembra che molti problemi psicologici che si ritrovano dopo il divorzio siano già presenti prima della
separazione. Come mostra uno studio americano comparso nel 2012 sulla rivista Pediatrics in Review.
Ma, spiega EM Hetherington che ha a lungo studiato il fenomeno, i figli di coppie divorziate hanno più
problemi di comportamento delle coppie non divorziate e la presenza di conflitti in famiglia spiega solo
parzialmente i rischi psicologici per i figli dopo il divorzio. Per questo bisogna prevenire con interventi
adeguati il trauma da post-separazione: talora con aiuto i figli riescono ad assorbire l’impatto con maturità e
carattere; ad esempio, spiega Brenda Clark e il Mental Health and Developmental Disabilities Committee
della Società di Pediatria Canadese, si può intervenire rafforzando i processi familiari che hanno un effetto
positivo di mediazione sul benessere del figlio dopo il divorzio, quali migliorare la qualità del rapporto con i
genitori, e controllare i conflitti.
Dunque il rischio per la salute è il divorzio o il clima di conflitto? Per rispondere dobbiamo rifarci a due
studi. Il primo è di E. Mavis Hetherington; questa psicologa dell’Università della Virginia, pioniera dello
studio delle dinamiche familiari, spiega – analizzando la letteratura scientifica – che se c’è conflitto e deve
esserci anche dopo, è meglio per i figli che la coppia non divorzi; così come se il conflitto è basso prima e
resterà basso dopo. In poche parole, il problema è che per i figli la stabilità del tetto familiare è
importantissima, a meno che non si preveda – cosa non frequente – che, se prima del divorzio vivevano in un
clima conflittuale continuo e grave, le cose col divorzio miglioreranno. Certo che se il clima conflittuale non
c’era non ha senso pensare a un vantaggio per i figli dovuto al divorzio. Anzi, Joan B Kelly, che ha speso la
vita per studiare la sociologia del divorzio, spiegava in un interessante articolo che il trauma maggiore dal
divorzio non lo traggano i figli di coppie altamente conflittuali, ma quelli di coppie in cui sembrava andar
tutto bene e il divorzio cade come un fulmine a ciel sereno. Insomma, i figli non hanno nessun giovamento
da un divorzio che non risolve i conflitti e hanno un rischio serio se avviene 'soft', cioè senza che loro
capiscano motivi e che sentano che per loro non ci sono vantaggi.
Si pensa oggi che il massimo della moralità sia lasciare automaticamente che si faccia quel che si sceglie.
Una delle conseguenze cupe di questo ragionamento è proprio questa: non si pensa a tutte le conseguenze. È
stata facilitata dal Parlamento italiano la fine di matrimoni difficili includendo le coppie con figli, scordando
che sono i figli a restar segnati per sempre dalla fine del matrimonio.
Lasciare tempo obbligatorio alla riflessione e alla riconciliazione in caso di presenza di minori, uscire
dall’automatismo di una rottura automatica ai primi fulmini familiari, avrebbe aiutato tanti bambini.