IL F IGLIO DEL VAMPIRO

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IL F IGLIO DEL VAMPIRO
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il Figlio
del Vampiro
invito alla lettura
Per Vladimir Tod, la scuola è un vero inferno: i
bulli lo tormentano tutti i giorni e Meredith,
la ragazza dei suoi sogni, non solo non lo degna di uno sguardo, ma sembra pure molto
attratta da Henry, il suo migliore amico.
Vlad ne capisce perfettamente il motivo:
Henry è spigliato, spiritoso e molto popolare, invece lui è considerato un reietto e viene continuamente preso in
giro, per la carnagione bianchissima, perché indossa sempre gli occhiali scuri, perché non mangia mai
in mensa e si porta il pranzo da casa
come uno «sfigato»… Se i compagni
sapessero la ragione di tali stranezze, di certo smetterebbero
di torturarlo. Ma Vladimir non
può rivelare a nessuno che, in
realtà, lui è un mezzosangue,
cioè figlio di un’umana e di
un vampiro, altrimenti la sua
vita sarebbe in grave pericolo. Ed è proprio per questo
motivo che il ragazzo ha
così tanta paura del professor Otis, il nuovo insegnante di letteratura,
perché sembra davvero
troppo interessato a lui
e ai suoi genitori, morti
in un incendio tre anni
prima. E, quando il professore gli restituisce l’ultimo compito in classe, i
sospetti di Vlad diventano
una terribile certezza.
Sul foglio, infatti, Otis ha scritto
un appunto agghiacciante: Conosco il tuo segreto…
Nome: Vladimir Tod, ma gli amici mi chiamano Vlad
Anni: tredici
Colore preferito: nero
Piatto preferito: spaghetti conditi con sangue
0 Rh+
Eroe: Tomas Tod, mio padre, perché ha abbandonato
il mondo dei vampiri per restare accanto a mia madre
Migliore amico: Henry. Quand’ero piccolo l’ho
morso, ma poi la mamma mi ha spiegato che non si
devono mangiare gli altri bambini
Sogno nel cassetto: invitare Meredith al ballo
di fine anno
Paura più grande: che Meredith non accetti!
Ed essere ucciso da qualche ammazzavampiri di
passaggio
Il figlio del vampiro (100 x 150 mm) p. 001
Heather Brewer
IL FIGLIO
DEL VAMPIRO
Romanzo
16 PAGINE IN ANTEPRIMA
Il figlio del vampiro (100 x 150 mm) p. 002
Titolo originale
Eighth Grade Bites
Traduzione di
Enrica Budetta
Per essere informato sulle novità
del Gruppo editoriale Mauri Spagnol visita:
www.illibraio.it
www.infinitestorie.it
Copyright g Heather Brewer 2007
All rights reserved
g 2011 Casa Editrice Nord s.u.r.l.
Gruppo editoriale Mauri Spagnol
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DOV’È IL RAGAZZO?
Il ramo di un albero colpı̀ John Craig in piena faccia, ma lui continuò a correre e ignorò gli aghi di
pino che gli si conficcavano nei piedi scalzi. I passi
dell’uomo dietro di lui facevano eco ai suoi. Ed
erano sempre più vicini.
John inciampò in un ramo spezzato e cadde in
avanti. I passi dell’uomo si fecero più rapidi e,
proprio quando la guancia di John stava per colpire il suolo, lo sconosciuto lo afferrò per i capelli.
« Che vuoi da me? » gridò John.
Il suo aggressore non rispose. Una mano coperta da un guanto di pelle nera lucida entrò nel suo
campo visivo, stringendo una pagina strappata
del Bathory Gazette. « Dov’è? » ringhiò l’uomo tirandogli ancora di più i capelli.
Al centro del foglio c’era l’immagine sgranata
di un tredicenne che John conosceva bene, circondato da alcuni compagni e dall’insegnante, ma
sembrava nervoso, a disagio.
Piangendo, John scosse la testa, rifiutandosi di
rispondere.
Qualcosa di caldo gli colò sulla fronte. Attraver-
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so gli occhiali macchiati di rosso, guardò il parco
che li circondava. Chiese aiuto finché i polmoni
non iniziarono a bruciargli, ma non sarebbe arrivato nessuno a soccorrerlo.
« Dov’è il ragazzo? Dov’è Vlad? »
John si dimenò. La faccia dell’uomo era vicina
alla sua. Un alito freddo gli scese sulla nuca e
qualcosa di appuntito gli penetrò la pelle.
« Dimmelo o morirai. »
John aprı̀ la bocca per dire qualcosa, ma era
troppo tardi per le bugie. L’uomo gli diede un
morso. I canini bucarono la pelle di John e gli affondarono nel collo.
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HALLOWEEN
Vlad rimirò la propria immagine nello specchio.
Sorrise. Henry avrebbe sicuramente apprezzato
lo sfigatissimo mantello di nylon nero e i denti
da Dracula; ne avrebbero riso tra loro per tutta
la sera. Vlad si scostò i capelli neri dagli occhi e
s’infilò i canini di plastica in bocca. Stavano a pennello su quelli veri, di canini appuntiti, che sporgevano ancora, nonostante avesse abbondantemente cenato.
Appena un’ora prima, zia Nelly aveva scaldato
due bistecche piuttosto grandi finché la carne cruda non aveva iniziato a perdere sangue. Vlad si
era dovuto trattenere dall’afferrarle con le mani,
ma solo perché zia Nelly ci teneva molto alle buone maniere. Perciò, anche se per lui era un’agonia,
aveva fatto le cose per bene: aveva tagliato le bistecche a pezzetti e li aveva succhiati uno per
uno, per poi gettare la carne asciutta e insipida
nel piatto.
Si tolse i denti da Dracula dalla bocca e si esaminò i canini. « Zia Nelly, mi prepari uno spuntino? »
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« Ma hai appena mangiato! » rispose una voce
melodiosa dal fondo delle scale. « Oh be’, meglio
prevenire che curare, giusto? A che ora arriva
Henry? »
« Adesso. » Soddisfatto del proprio travestimento, Vlad scese al piano di sotto. Zia Nelly
era in fondo alle scale con in mano un contenitore
di plastica coperto con della pellicola trasparente.
Attraverso l’involucro, Vlad intravide il liquido
rosso e viscido e si leccò le labbra. « Lo hai messo
nel microonde? Sai che lo preferisco caldo. »
« Va bene cosı̀. » Nelly gli passò il contenitore e
sgranò gli occhi disgustata mentre lui azzannava
la plastica e tracannava il sangue. « Usa un cucchiaio! Altrimenti lo farai finire tutto sul tappeto
e io ho appena pulito. Tra quel tappeto e le tue
magliette, quelli della lavanderia penseranno
che ci facciamo male in continuazione o siamo degli assassini. E vacci piano con le merendine stasera, Mr Spuntino di mezzanotte. Ne sono rimaste solo due. Dovrò prendere qualche altra sacca
in ospedale per il resto della settimana. »
« Potresti portarmi lo zero positivo, questa volta? È il mio preferito. »
Nelly annuı̀ e Vlad sorrise superandola di corsa
per andare in cucina. Si stava ficcando in bocca
una bella cucchiaiata di sangue dolce e mezzo
congelato, quando suonò il campanello. Trangugiando in tutta fretta il resto, gettò il contenitore
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vuoto nel cestino sotto il lavello e si mise i denti da
Dracula. Scivolò a passo felpato lungo il muro accanto all’arco e sbirciò verso la porta d’ingresso,
dove sua zia stava salutando Henry con un abbraccio.
A quel punto, saltò fuori da dietro il muro e
spalancò il mantello da quattro soldi. « Foglio zucchiare tuo zangue! »
Henry si piegò in due dalle risate. Quando si ricompose, diede una pacca sulla spalla a Vlad.
« Che bel costume. Guarda il mio. Ti farà morire. »
Quando l’amico girò la testa, Vlad rimase a bocca aperta nel vedere due buchini sul collo di Henry. « Non ci credo. » Si avvicinò per esaminare i segni del morso di Henry. Erano perfetti.
Zia Nelly lanciò un’occhiata preoccupata a
Vlad da dietro gli occhiali. « Hai mangiato abbastanza? »
Lui annuı̀, si ficcò un tubetto di crema solare in
tasca e aprı̀ la porta. « La festa finisce a mezzanotte. »
Nelly tese la mano. « Quello non ti servirà. Voglio che torniate a casa alle undici. »
« Alle undici? » A volte la zia poteva essere
iperprotettiva in una maniera del tutto assurda.
Vlad alzò gli occhi al cielo, si ficcò una mano in tasca e le restituı̀ il tubetto. « Ma nessun altro se ne
andrà cosı̀ presto, senza contare che a mezzanotte
dovrebbe esserci una grande sorpresa. »
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Lei si morse il labbro pensosa e, dopo quella
che sembrò un’eternità, sospirò. « Va bene, ma rimanete sempre insieme e, Vlad, se ti viene fame,
chiamami sul cellulare. Sarò a casa di Deb fino a
tardi. »
Henry diede una gomitata all’amico. « Prima
mi ha chiamato Matthew, ha detto che ci sarà anche Meredith. »
Vlad lo fulminò con lo sguardo, dopodiché si
lanciarono fuori di casa, il vampiro e la sua vittima.
« Fate attenzione, ragazzi! » gli gridò dietro Nelly.
Henry diede all’amico un’occhiata d’intesa.
« Mezzanotte. Che successone, eh? »
Vlad si sistemò il mantello. « Sono una creatura
della notte, accidenti! E lei vuole che torni a casa
alle undici? Non ci penso proprio. Perché non viene con me alla festa e mi saluta con un bacetto? »
« Ehi, io al posto tuo non disprezzerei i suoi baci. Se non fosse per Nelly, non ti bacerebbe nessuno. »
Vlad rallentò il passo. « Senti chi parla. »
« Io ho baciato un sacco di ragazze. »
« Tua madre non conta, stupido. »
« Lo so. Parlo di ragazze come Carrie Anderson
e Stephanie Brawn. »
« Stephanie si farebbe chiunque. »
Henry sorrise. « Già. Sua sorella è carina, però. »
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Vlad inarcò un sopracciglio. « Ma è disgustoso!
Ha appena compiuto dodici anni. »
« E quindi? »
« E quindi tu ne compi quattordici tra tipo due
mesi. » Vlad scosse la testa e si fissò le scarpe: l’alluce destro faceva capolino da uno strappo.
Incredibilmente, il sorriso di Henry si allargò
ancora di più. « È carina. »
« Il fatto che sia disposta a baciarti non la rende
carina. » Vlad intravide un maglione azzurro e un
paio di ali d’angelo che sparivano nell’appartamento di Matthew. Meredith. Il giorno prima,
Vlad l’aveva sentita raccontare tutta emozionata
del costume che pensava di mettersi. Era stato in
quel momento che lui aveva deciso di accettare
l’invito alla festa.
« Che c’è, Einstein? » Henry si fermò.
Vlad teneva la testa piegata di lato, con uno
strano luccichio negli occhi. Dopo un po’ annuı̀.
« Le ragazze che pomiciano in sala prove non sono
carine. »
« Non ti ho mai detto che era una della sala prove. » Henry aggrottò la fronte. « Amico, non fare
quella cosa di leggermi nel pensiero. Lo odio. »
Vlad scollò le spalle e continuò a camminare.
Henry gli diede una gomitata e gli indicò tre ragazzini che stavano facendo dolcetto o scherzetto
davanti a loro. « Vuoi delle caramelle? »
« Non posso. Nelly è ancora arrabbiata per quel-
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lo che è successo l’anno scorso. Sai, quei tipi hanno
raccontato ai loro genitori di essere stati aggrediti
da un vampiro. E quell’idiota dell’agente Thompson ha iniziato a fare un sacco di domande a
mia zia. Se si venisse a sapere di me, se si scoprisse
quello che sono... »
Henry gli si parò davanti, bloccandogli la visuale dei ragazzini delle elementari. Due erano
vestiti da supereroi, mentre il terzo aveva lo stesso
mantello di Vlad. « Oh, dai! Sarà divertente. E poi
se non lo fai... dirò a Meredith che lei ti piace. » Si
girò e si abbracciò da solo, facendo il rumore del
bacio.
Vlad fremette di rabbia. « Non è divertente! »
Ma era chiaro che Henry era disposto a combattere per quello scherzetto facile facile.
Scosse la testa in segno di resa. « Se ci beccano,
mi devi un favore enorme. »
« E sono riuscito a incastrarti senza usare nessuno dei superpoteri di cui normalmente sono dotati
i migliori amici dei non-morti. »
I due ragazzi si nascosero tra gli alti cespugli
che affiancavano il vialetto, poi Vlad corse il più
silenziosamente possibile, finché non si trovò
mezzo isolato più avanti rispetto alle sue vittime.
Dopo essersi arrampicato su una vecchia quercia,
si appostò in tutta fretta su un ramo lungo e spesso e aspettò i ragazzini.
Mentre i due supereroi e il vampiro si avvicina-
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vano con in mano le federe piene di dolcetti, Vlad
si tolse i denti da Dracula e se li ficcò nella tasca
davanti. Lasciò vagare un po’ l’immaginazione,
pensando a fiumi di sangue e alla fame che urlava
per essere saziata. Poi si piegò in avanti, finché i
piedi non scivolarono dal ramo e lui si ritrovò a
fluttuare nell’aria. Il vento gli scostò i capelli dalla
faccia mentre lui scendeva verso i ragazzi, le braccia tese, i canini in bella mostra, la gola che emetteva un ringhio basso e gutturale. Non appena fu
sopra le loro teste, gridò.
I supereroi lasciarono cadere le federe e schizzarono via in una baraonda di mantelli e urla di
terrore. Il vampiro invece rimase indietro a fissare
Vlad, congelato in un attimo di panico che durò
per un’eternità. Vlad gridò di nuovo e il ragazzino fece lo stesso, lasciando finalmente cadere la
federa.
Poi, in un baleno, Vlad si vide mentre fluttuava
giù col mantello di plastica da quattro soldi che
svolazzava dietro di lui e i denti luccicanti e appuntiti che brillavano alla luce del lampione.
Stava per farsela sotto... cos’avrebbero pensato Mark
e Todd se lo avessero visto? Ma in fondo che gliene importava di quello che pensavano loro? Erano degli idioti
del cavolo che erano scappati via senza di lui. E quando
il giorno dopo avrebbero scoperto che lui era morto, si
sarebbero sentiti malissimo e se lo sarebbero meritato.
Vlad batté le palpebre. Senza volere, aveva letto
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i pensieri del vampiretto. « Dovresti andare a casa
adesso », sussurrò.
Fu come se avesse pronunciato una formula
magica: le gambe del ragazzino finalmente si
sbloccarono e lui scappò via di corsa.
Henry saltò fuori dai cespugli ridendo come
un pazzo e raccolse una delle federe. « Hai visto
la faccia che ha fatto? Pensavo che se la sarebbe
fatta sotto. » Corse avanti, gridandogli di muoversi. Vlad prese la federa del vampiretto e raggiunse l’amico proprio mentre stava entrando nella
veranda di Matthew. Dalla porta aperta provenivano una musica assordante e chiazze di luce colorata che si spandevano sul patio. La mamma di
Matthew li accolse con una risata. « Be’ forza, entrate, ragazzacci. La festa è cominciata e spacca di
brutto. »
Vlad e Henry si scambiarono un’occhiata.
Quando gli adulti cercavano di fare i fighi era allo
stesso tempo triste e fastidioso. Senza dire niente,
entrarono in casa. Vlad contò venti dei suoi compagni di scuola prima di smettere di cercare di capire quanti ce n’erano, ma solo dopo aver notato
Meredith vicino alla ciotola del punch, dalla parte
opposta della stanza.
Henry gli diede una gomitata e gli disse qualcosa; Vlad però non riuscı̀ a sentire per colpa della
musica a tutto volume, cosı̀ annuı̀ e rimase a guardare mentre l’amico veniva inghiottito dalla folla.
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Abbandonato a se stesso, Vlad si sedette sul divano e aspettò che Henry tornasse. Bill Jensen e Tom
Gaiber stavano entrando nella stanza. Vlad si nascose tra i cuscini, sperando che non lo notassero.
Ma Bill lo scorse subito e tirò Tom per la manica
finché quest’ultimo per poco non cadde addosso
a Vlad. « Oddio. Guarda un po’ questo sfigato. »
Tom scoppiò a ridere. « Bel costume, darkettone. »
Vlad gli lanciò un’occhiataccia e si girò dall’altra parte. « Bell’alito puzzolente, sfigato. »
La mamma di Matthew osservava la scena dalla porta e sembrava essere davvero dispiaciuta
per Vlad, anche se lui avrebbe preferito che guardasse da un’altra parte. Lei però continuava a fissare il ragazzo magrolino e impopolare che veniva
preso di mira. Vlad sperava che avesse abbastanza
sale in zucca da non cercare di consolarlo dopo
che si fossero allontanati o – ancora peggio – prima. Per sua fortuna, Bill e Tom infilarono la porta.
Vlad aspettò che Bill e Tom si allontanassero e
poi uscı̀ in veranda. Aveva bisogno di qualche minuto per calmarsi.
L’aria fresca e l’atmosfera tranquilla erano un
graditissimo diversivo rispetto alla festa. Le prese
in giro di Bill e Tom gli avevano lasciato addosso
quella fastidiosa sensazione di vuoto per la quale
l’unica cura nota era passare qualche ora a lottare
contro i cattivi per il destino della Terra. La gente
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poteva dire quello che voleva sul fatto che i videogiochi contribuissero alla delinquenza minorile,
ma Vlad era sicuro che, se Bill e Tom avessero giocato di più con la PlayStation, avrebbero passato
molto meno tempo a tormentare lui.
Si lasciò cadere sul dondolo ascoltando la musica che filtrava dalla porta d’ingresso. Si stava
prendendo in giro da solo se pensava che sarebbe
riuscito a invitare Meredith al ballo. Le ragazze come lei non uscivano con quelli come Vladimir
Tod. Senza contare che i succhiotti sarebbero stati
un incubo.
I canini gli si ritirarono e, mentre se ne stava lı̀,
sentı̀ la voce di Meredith, dolce e allegra, che veniva dalla finestra aperta della cucina: « Mi stai chiedendo di uscire? »
Il cuore di Vlad sprofondò, poi gli scivolò lungo
la gamba e spuntò fuori dal buco nella scarpa destra, quindi finı̀ a terra e si spezzò. O almeno cosı̀
parve a lui. Si mosse furtivamente verso la finestra
e, trattenendo il respiro, sbirciò all’interno.
Henry era seduto sul bancone della cucina. Si
piegò in avanti e sussurrò qualcosa a Meredith,
che assunse un’espressione imbronciata e si mise
i morbidi capelli castani dietro le orecchie. Vlad
cercò di non saltare a conclusioni affrettate, ma
le labbra di Henry che si muovevano a pochi centimetri dal bell’orecchio di Meredith erano abba-
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stanza per far schizzare la gelosia di Vlad a livelli
inimmaginabili.
Henry alzò lo sguardo verso la finestra. Vlad
cercò di nascondersi, ma era troppo tardi.
Qualche attimo dopo, Henry era in veranda.
« Non è come sembra. »
Vlad cercò di aggrapparsi all’ultimo pezzetto di
dignità che gli era rimasto e di recitare la parte di
quello indifferente e disinvolto. Invece la voce gli
si ruppe. « Venire qui è stato un errore. Forse dovrei tornarmene a casa. »
« Di già? E che mi dici di Meredith? »
Vlad scrollò le spalle e scese i gradini della veranda. « Mi è sembrato che fosse in buona compagnia. »
Henry lo seguı̀. « Non hai capito niente. Stavo
cercando di farla venire con te al ballo. Mi credi,
vero? »
Certo che gli credeva. Ma era difficile ignorare
il fatto che Henry fosse il ragazzo più figo di tutto
il Bathory Junior High. A volte, quando passavano
per i corridoi della scuola, i sospiri malinconici
delle ragazze in adorazione erano davvero assordanti. Eppure... Henry era fatto cosı̀. E, se Vlad poteva fidarsi di qualcuno, quello era lui. Gli sorrise.
« Ovvio. »
Henry prese a camminargli accanto. « Hai sentito di Craig? »
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« Non dirmi che resterà a casa malato un’altra
settimana? »
Henry rallentò. « Si dice che la polizia abbia dichiarato ufficialmente la sua scomparsa. »
« Non è possibile! Qualcuno sa cos’è successo? »
« No. Dicono che sia sparito di punto in bianco. »
« Strano. »
« Già. » L’espressione seria che Henry aveva assunto fu rimpiazzata dal solito sorrisetto. « Hai visto la sorella di Stephanie là dentro? Era davvero
carina. »
Vlad scosse la testa e girò l’angolo, dirigendosi
verso casa. « Ma dai, amico. Ha dodici anni. »
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