20090318manifutura ore 13 - Ministero dello Sviluppo Economico

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20090318manifutura ore 13 - Ministero dello Sviluppo Economico
NENS – NUOVA ECONOMIA NUOVA SOCIETÀ
FESTIVAL DELL’INDUSTRIA “MANIFUTURA”
(Pisa, 19 marzo 2009)
INTERVENTO
DEL MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
ON. CLAUDIO SCAJOLA
Grazie onorevole Bersani.
Signore e signori,
sono lieto di partecipare oggi
all’inaugurazione del primo festival
dedicato all’industria italiana, un’iniziativa
quanto mai opportuna nell’attuale delicata
fase di crisi economica, di fronte alla quale
non dobbiamo cedere alla rassegnazione,
ma valorizzare i punti di forza del nostro
sistema produttivo.
Mi complimento per la scelta di tenere
questa iniziativa a Pisa, città che per quasi
due secoli ha dominato il commercio
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internazionale nel Mediterraneo, che ha
dato i natali a Galileo Galilei, padre della
scienza e della tecnologia moderne, che
ospita la Normale, centro universitario e di
ricerca di eccellenza a livello mondiale.
Pisa e il suo territorio sono un simbolo
dell’operosità e dello stile di vita italiani:
una provincia dove lo sviluppo economico
non è andato a discapito dell’identità
culturale, del patrimonio storico e
ambientale, del senso di appartenenza alla
comunità.
Dalla Piaggio di Pontedèra alla
cantieristica, dai mobili di Càscina alla
miriade di piccole e medie imprese che
hanno fatto sistema e sono fortemente
radicate nel territorio, questa area è ricca di
esempi vincenti del Made in Italy.
E per questa terra, così come per il resto
d’Italia, il futuro è ancora legato
all’industria, all’attività manifatturiera,
alla sua capacità di rinnovarsi, senza
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rinnegare il proprio passato.
Ma
l’accresciuta
concorrenza
internazionale – una delle conseguenze più
evidenti della globalizzazione – impone
oggi un raccordo sempre più stretto con
la ricerca e l’università, con i servizi e
con le filiere di prodotto.
Pensare che lo sviluppo di un’economia
avanzata possa coincidere con il
ridimensionamento o addirittura con la
cancellazione dell’attività industriale a
favore dei servizi è fuorviante e pericoloso.
E
le
evoluzioni
più
recenti
dell’economia di quei Paesi che
maggiormente avevano puntato sulla
finanza a scapito della produzione
manifatturiera lo hanno confermato in
modo drammatico.
Certo, anche la nostra industria, come
quelle degli altri Paesi occidentali, sta
attraversando uno dei suoi momenti più
difficili, attestato dall’entità della caduta
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della produzione nel 2008 e dai
preoccupanti primi dati del 2009.
Ma sono convinto che sarà proprio il
settore manifatturiero a tirarci fuori
dalla crisi, perché rappresenta un fattore
trainante di crescita e innovazione per
l’intero sistema economico italiano.
Per favorire questo risultato è
necessario
puntare
con
decisione
sull’innovazione e tutti noi – imprese,
sindacati, istituzioni e forze politiche –
siamo chiamati a fornire lealmente un
contributo di proposte concrete e
costruttive.
La strategia da seguire deve conciliare
interventi congiunturali per arginare la crisi
e misure strutturali per modernizzare il
sistema produttivo, mettendolo in grado di
agganciare la ripresa quando tornerà a
manifestarsi sui mercati.
Il Governo è attivamente impegnato su
entrambi i fronti, per sostenere le nostre
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imprese manifatturiere e renderle più
competitive e presenti sui mercati
internazionali.
Siamo intervenuti a sostegno del
comparto automobilistico, duramente
colpito dalla crisi mondiale, che rischia di
compromettere i progressi raggiunti negli
ultimi anni dalle nostre imprese, dopo un
periodo di grande difficoltà.
Le misure che abbiamo approvato sono
il frutto di una attenta valutazione e di una
meditata strategia che, accanto ai profili
occupazionali, promuove l’innovazione,
l’efficienza energetica e la tutela
dell’ambiente.
Coerentemente con gli obiettivi di
Kyoto, abbiamo adottato interventi mirati
che, stimolando i consumi con incentivi
particolarmente consistenti, sostengono la
produzione ed orientano le scelte di
produttori e consumatori verso beni ad alto
contenuto tecnologico, a basso impatto
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ambientale,
ad
elevata
intensità
occupazionale.
A febbraio gli ordinativi di acquisto di
auto sono aumentati del 4% rispetto allo
stesso mese del 2008 e si stima che nel
mese di marzo le immatricolazioni possano
tornare a crescere.
Per rilanciare la domanda interna,
abbiamo previsto, inoltre, misure di
sostegno
all’acquisto
di
motocicli,
elettrodomestici e mobili.
Ci attendiamo risultati positivi anche
dalla riduzione dell’imposta sostitutiva
per la rivalutazione degli immobili
d’impresa e dall’introduzione della nuova
fiscalità di distretto, che permetterà alle
aziende di dimensioni ridotte di optare per
un regime IRES più confacente alle loro
esigenze.
Sempre sul fronte fiscale, abbiamo
introdotto l’IVA per cassa, stabilendo che
l’imposta sia versata solo all’atto
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dell’effettiva riscossione.
Credo sia una misura utile, soprattutto
per le piccole imprese, l’ossatura del
nostro sistema industriale, pesantemente
colpite dalla crisi di liquidità causata dalla
stretta creditizia.
Il Governo ha elaborato una articolata
strategia per venire incontro alle loro
esigenze.
Stiamo rifinanziando con 1,3 miliardi
di euro il Fondo nazionale di garanzia,
esteso anche all’artigianato: sono “soldi
veri” che serviranno per garantire crediti
per decine di miliardi di euro.
Per rendere ancora più efficace e meno
oneroso il ricorso a questo strumento,
stiamo estendendo al fondo la garanzia
dello Stato, portando così a zero il rischio
sul credito concesso dalle banche alle
aziende di dimensioni medio-piccole.
Aumenteremo da 500.000 euro a 1
milione e mezzo il tetto massimo dei
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prestiti garantiti.
Su questi e sugli altri temi che
interessano il nostro tessuto produttivo,
proprio ieri abbiamo avviato il confronto
con i rappresentanti delle associazioni di
categoria, in occasione della prima riunione
del tavolo di iniziativa per le piccole e
medie imprese.
***
Un altro settore nel quale stiamo
intervenendo con determinazione per
ridurre gli oneri a carico delle imprese di
più ridotte dimensioni è quello della lotta
all’eccesso di burocrazia.
Con la sostituzione dei libri matricola e
paga con un unico “Libro del Lavoro”, la
semplificazione della disciplina del
contratto a termine, lo snellimento delle
regole sull’orario di lavoro e l’imminente
istituzione dello Sportello unico per le
attività produttive, stiamo alleggerendo in
misura notevole gli oneri amministrativi a
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carico delle aziende.
Per
contrastare
l’eccessiva
frammentazione di impresa e consentire
anche alle piccole aziende di competere con
successo sui mercati internazionali,
abbiamo modificato la normativa sui
distretti, estendendola anche alla filiera.
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Ma la strategia del Governo non si
limita a combattere la crisi: guarda avanti e
cerca di riformare il sistema economico con
un vasto programma di interventi
strutturali, concentrati su alcuni settori
strategici.
Per ridurre i costi delle nostre imprese
manifatturiere e salvaguardare l’ambiente,
la nostra strategia energetica prevede il
potenziamento
della
dotazione
infrastrutturale (centrali, rigassificatori,
gasdotti, elettrodotti), la diversificazione
delle aree di approvvigionamento, lo
sviluppo delle fonti rinnovabili e
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dell’efficienza energetica, la promozione
dell’innovazione e, non da ultimo, il
rilancio del nucleare.
Nucleare e rinnovabili non sono opzioni
alternative: entrambe sono indispensabili
per ridurre stabilmente e in misura
consistente la dipendenza dal petrolio.
Il nucleare è l’unica fonte in grado di
garantire energia su larga scala, a costi
competitivi e senza emissioni di CO2.
Negare questa evidenza vuol dire voler
mantenere il nostro sistema energetico
pericolosamente esposto alle fluttuazioni
dei prezzi del greggio e ai rischi di crisi
internazionali, come la recente guerra del
gas tra Russia e Ucraina.
***
Per
ammodernare
la
dotazione
infrastrutturale del
Paese, abbiamo
sbloccato al CIPE 17,8 miliardi di euro,
destinati ad opere pubbliche.
Per l’economia reale e le imprese, il
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Governo ha creato un Fondo di 9 miliardi
di euro, che sarà impiegato per finanziare i
progetti delle amministrazioni centrali di
più immediata realizzazione e con un
maggior impatto anticiclico.
Rispetto al passato, si tratta di un
importante cambiamento di prospettiva per
la pubblica amministrazione, che è
chiamata ad uno sforzo di maggiore
efficienza nella sua capacità di impegnare
le risorse pubbliche in progetti operativi.
***
Parallelamente,
per
promuovere
l’innovazione nel nostro tessuto produttivo,
abbiamo sbloccato le risorse e accelerato le
procedure del programma Industria 2015.
Abbiamo già assegnato 380 milioni di
incentivi a progetti innovativi nei settori
della mobilità sostenibile e dell’efficienza
energetica ed ulteriori 190 milioni saranno
distribuiti nelle prossime settimane per
progetti sulle nuove tecnologie del Made
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in Italy.
A queste risorse si aggiungono i 175
milioni di euro del Fondo per
l’innovazione tecnologica.
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Signore e signori,
innovazione tecnologica e stile italiano
sono i due aspetti qualificanti della nostra
produzione manifatturiera, una ricchezza
che deve essere tutelata e valorizzata a
beneficio dell’intero sistema economico.
L’attenzione del Governo per il settore
del Made in Italy è massima.
Ho convocato per stasera una riunione
del Tavolo nazionale della moda, in cui
presenterò un pacchetto di interventi a
sostegno del settore, avendo come priorità
l’occupazione femminile e l’innovazione.
Tra gli interventi proposti, vi è anche un
provvedimento destinato a sostenere gli
investimenti di piccole e medie imprese
finalizzati all’efficienza energetica, alla
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tutela dell’ambiente e alla sicurezza dei
prodotti.
Ma la valorizzazione del Made in Italy
passa anche attraverso la promozione dei
processi di internazionalizzazione.
Su
questo
fronte,
stiamo
accompagnando le imprese verso i mercati
che possono offrire ancora occasioni di
crescita, dal Vietnam all’Egitto, dalla
Russia alla Libia, dai Balcani all’America
latina.
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Onorevole Bersani,
lo stato di incertezza e di sfiducia che
domina i mercati è, allo stesso tempo, un
effetto della difficile crisi che stiamo
attraversando ed uno dei fattori che la
alimenta.
È compito della politica – di tutta la
politica e non solo del Governo –
infondere fiducia agli operatori ed ai
cittadini, con comportamenti responsabili e
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misure in grado di assicurare un quadro di
certezze.
Il nuovo scenario di stabilità politica,
che insieme – centrodestra e centrosinistra
– abbiamo contribuito a realizzare nelle
ultime elezioni è, da questo punto di vista,
un fattore importante anche per reagire
alla crisi, per realizzare quelle riforme che
l’Italia attende da troppo tempo.
Dobbiamo proseguire insieme su questa
strada, affrontando le riforme istituzionali
e
dei
regolamenti
parlamentari,
necessarie
per
garantire
maggiore
efficienza alla macchina dello Stato.
La maggioranza ha il dovere di
realizzare il programma scelto dagli
elettori, così come l’opposizione ha il
diritto di contrapporre le proprie proposte.
Dobbiamo sforzarci di mantenere
questa necessaria dialettica democratica
all’interno di un confronto leale e
costruttivo, senza alimentare allarmismi
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ingiustificati e senza illudere i cittadini con
proposte palesemente irrealizzabili.
Dobbiamo tutti rispettare stringenti
vincoli di bilancio: con il debito pubblico
che abbiamo ereditato – il più alto d’Europa
ed il terzo al mondo dopo Stati Uniti e
Giappone – non possiamo permetterci un
peggioramento dei conti pubblici, che ci
costerebbe molto caro in termini di tassi di
interesse.
Dobbiamo,
pertanto,
ottimizzare
l’impiego delle risorse disponibili,
destinandole alle misure che maggiormente
possono contribuire a contrastare gli effetti
della crisi.
Dobbiamo non solo garantire il
reddito di coloro che perdono il lavoro –
come stiamo facendo, con il concorso delle
regioni, destinando 9 miliardi al
rafforzamento
degli
ammortizzatori
sociali – ma anche e soprattutto assicurare
il più possibile il mantenimento dei livelli
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occupazionali, con interventi mirati, che
stimolino i consumi, sostengano la
produzione ed evitino i licenziamenti.
Possiamo contare su un sistema
economico fondamentalmente sano: a
differenza di altri Paesi, le nostre istituzioni
finanziarie non sono fallite né sono state
nazionalizzate, il mercato immobiliare non
è imploso, la solidità patrimoniale delle
famiglie e il limitato livello di
indebitamento medio delle imprese ci
consentono di resistere meglio alla
recessione.
Le famiglie hanno un patrimonio
complessivo che Banca d’Italia ha stimato
nel 2007 in oltre 8.000 miliardi di euro,
mentre lo Stato ha un debito di 1.700
miliardi.
Per sostenere le fasce sociali più deboli
e garantire così la coesione sociale, è
legittimo proporre di tassare di più i redditi
medio-alti, ma questa sarebbe una scelta
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depressiva per i consumi e l’economia, che
finirebbe per essere controproducente.
Noi preferiamo stimolare le famiglie
che hanno redditi stabili e risparmi a
spenderne una parte per riattivare la
domanda interna e la ripresa: lo abbiamo
fatto con gli incentivi per l’auto, lo faremo
con il piano casa, che – nel pieno rispetto
dell’ambiente
–
potrebbe
attivare
investimenti immobiliari per 50-60
miliardi, sostenendo così l’occupazione.
Non dobbiamo, quindi, arrenderci al
pessimismo: se sapremo reagire con
lucidità e coraggio, riattivando un virtuoso
circuito di fiducia tra imprese, cittadini e
istituzioni, potremo uscire da questa crisi
più forti e competitivi di come vi siamo
entrati.
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