5 Ottobre 2016 - MafieInLiguria.it
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22 MERCOLEDÌ 5 OTTOBRE 2016 genova IL SECOLO XIX L’INCHIESTA SULL’OMICIDIO DI MOLASSANA LA PROVOCAZIONE «Di Maria e i suoi amici hanno alzato la cresta perciò sono stati puniti» Adesso noi ci prendiamo Genova, tu la droga la devi comprare solo da noi MARCO N’DIAYE a un cliente IL MOVENTE Nei giorni precedenti la tragedia c’erano stati più incontri Il trio di spacciatori voleva mettersi in proprio Anche il colombiano Beron in cella per rapina MARCO GRASSO MATTEO INDICE LE “VOCI”, da qualche tempo, si sono fatte sempre più insistenti. Quel trio di spacciatori sta alzando la cresta. Il senegaleseMor“Marco”N’Diaye,il colombiano Christian Beron e il loro compare Davide Di Maria raccontano in giro che non hanno nessuna intenzione di pagare i debiti contratti con i fornitori di droga, ormai troppo deboli per riscuotere il credito. Vogliono diventare una gang, sfidare i “siciliani”. L’obiettivo finale (che si rivelerà del tutto velleitario) lo spiega bene N’Diaye, a uno dei vari clienti che tenta di accaparrarsi a suon di botte e minacce: «Noi adesso ci prendiamo Genova. Tu d’ora in avanti il fumo devi comprarlo da noi». Va in tutt’altro modo, e gli “scissionisti” finiscono accoltellati. Di Maria, il più spavaldo, riceve un fendente mortale. E, qualunque cosa sia davvero successa in quell’appartamento, Enzo Morso, nome di peso emerso più volte nelle indagini sulla mafia gelese, e il figlio Guido, spacciatore di medio cabotaggio legato al mondo ultrà, mandano un segnale chiaro a tutto l’ambiente criminale: nessuno può permettersi un affronto simile. Arrestati per rapina È un mosaico sempre più nitido quello che in queste ore sta ricostruendo la squadra mobile genovese, guidata da Annino Gargano e coordinata dal sostituto procuratore Silvio Franz. Alla base del delitto di Molassana, avvenuto sabato 17 settembre, c’è un principio di lotta per la spartizione delle piazze di spaccio. E in partico- ANNINO GARGANO capo della squadra mobile Christian Beron, uno dei feriti, è stato arrestato per rapina Marco N’Diaye, amico della vittima Di Maria, è in cella per armi lare un tentativo di “ribellione” d’un gruppo in ascesa, capeggiato da Marco N’Diaye e formato dal colombiano Christian Beron e dallo stesso Di Maria, quest’ultimo ucciso al termine di un incontro con i venditori ai quali forse volevano fare le scarpe. A spingere per ripagare il debito che i Morso stanno chiedendo di restituire in modo sempre più insistente. Nel garage si svolge una scena brutale e i clienti vengono malmenati, derubati di 400 euro in contanti più altri 600 euro, ritirati con un bancomat di cui sono costretti verso quest’ipotesi è la scoperta di un episodio, finora inedito, accaduto alla vigilia del delitto. Il trio N’Diaye - Beron - Di Maria raggiunge due giovani di Marassi, acquirenti abituali di hashish. I tre hanno un bisogno disperato di soldi, forse a rivelare il codice. Il secondo precedente I due giovani finiscono al pronto soccorso, ma hanno così tanta paura che ai medici negano di aver riconosciuto i propri aggressori. Sono gli investigatori a scoprirlo, per È INDAGATO CON IL FIGLIO GUIDO, PRESUNTO AUTORE MATERIALE DEL DELITTO Enzo Morso si difende: «Ero disarmato, non ho ucciso» Si era costituito sabato scorso: «Sapevo che l’incontro in quella casa poteva finire male» «ERO ANDATO all’incontro per tutelare mio figlio. Avevo capito che non c’era da fidarsi e che poteva finire male. Ma sono arrivato senza la pistola».LohadettoVincenzoMorso, 60 anni, durante l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice Ferdinando Baldini, in cui ha risposto all’accusa di detenzione e porto abusivo di arma clandestina nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Davide Di Maria, ucciso il 17 settembre a Molassana. Enzo Morso, che si è costituito sabato scorso dopo due settimane da ricercato, è il padre di Guido, 34 anni, anch’egli presente sulla scena del delitto, che si era consegnato ai carabinieri il giorno dopo la tragedia. Padre e figlio sono indagati per concorso in omicidio, sebbene ieri Morso senior abbia respinto ogni addebito: «Quando sono arrivato nell’appartamento - ha spiegato al gip - sono stato aggredito da Marco N’Diaye (amico della vittima, affittuario dell’alloggio e a sua volta protagonista della rissa mortale, ndr). Era armato e mi ha colpito più volte. Io mi sono solo difeso e non ho visto cosa succedeva...dicertosevolessi uccidere una persona non agirei in quel modo». Oltre ad aver negato il possesso della pistola, Vincenzo Morso ha escluso di essersi portato dietro un coltello pur avendolo visto «da qualche parte» nel corso della zuffa - e non è un dettaglio trascurabile. L’autopsia ha infatti stabilito che la vittima non è stata uccisa, come si era ipotizzato in un primo momento, da un colpo di pistola, bensìdaunacoltellata;manessuno dei testimoni finora interrogati è stato in grado di riferire se uno dei Morso abbia colpito Di Maria con un fendente. Nella casa di salita San Giacomo era presente pure il colombiano Christian Beron, 26 anni; la sua ricostruzione che riferisce di Morso senior presentatosi armato ed entrato subito in rotta di collisione con N’Diaye - è ritenuta allo stato abbastanza credibile, anche se pure lui è dall’altro ieri in cella per una rapina (vedi articolo sopra) compiuta nei giorni precedenti la mattanza. M. GRA. - M. IND. questo ieri N’Diaye e Beron hanno ricevuto un ordine d’arresto con l’accusa di rapina. Sempre loro due, oltre allo stesso Di Maria, erano stati denunciati da un ultrà del Genoa e dal gestore d’una pizzeria per estorsione. Il tifoso, in particolare, aveva raccontato d’essere stato portato in un box e minacciato con una pistola, puntata alla bocca per convincerlo ad accaparrarsi, e pagare, almeno un chilo e mezzodihashishentro24ore. Al momento non ci sono elementiinvestigativiperstabilire quale sia la dinamica esatta della rissa mortale, avvenuta a casa di N’Diaye (difeso dall’avvocato Alessandro Vaccaro), che ufficialmente si era offerto di fare da paciere tra Di Maria e i Morso. È stata una spedizione punitiva, premeditata dai Morso (assistiti dal legale Mario Iavicoli)? Oppure, al contrario, il gruppo N’Diaye - Beron - Di Maria voleva tendere un agguato ai loro fornitori? Finora tutte le persone presenti nell’appartamento hanno fornito versioni diverse. Di certo sembra essercistatounaltroincontro, precedente al delitto, che potrebbe risultare fondamentale per circoscrivere il movente. Guido Morso incontrò Di Maria in un bar di Piazza Alimonda, intorno a mezzogiorno, il giorno prima dell’omicidio. Voleva sapere da lui se era vero ciò che aveva sentito, e cioè che non aveva nessuna intenzione di pagare. Il chiarimento successivo si è concluso nel sangue. [email protected] [email protected] cc BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI