la lettera a roosevelt

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la lettera a roosevelt
LA LETTERA A ROOSEVELT
Mario Vadacchino
Abstract: It's generally known that the letter written by Einstein to Roosevelt launched the nuclear arms race;
this thesis cannot be maintained on the basis of the documents at the moment available. The informations of
Einstein on the project development were very poor; his influence on the scientific, military and political
complex that managed the research project and the resolution to use the bomb on Hiroshima was very feeble. It
must be concluded that the influence of the Einstein's letter was almost insignificant. The ethical suffering
induced in Einstein by his signature of the letter is the first evidence of the problem of the social responsibility of
the scientists.
Chi volesse definire il giorno nel quale inizia il processo di nascita e di crescita degli arsenali
nucleari che ha caratterizzato la 2° metà del XX secolo, avrebbe un certo numero di ragioni per
sostenere che quel giorno è il 2 Agosto 1939, quando Albert Einstein firma una lettera per il Presidente
degli Stati Uniti F. D. Roosevelt 1; nella lettera si chiede infatti di promuovere un programma che
indaghi la possibilità di costruire un ordigno nucleare utilizzando le ultime scoperte della fisica
nucleare. Un primo risultato del programma fu sperimentato sei anni e quattro giorni dopo su
Hiroshima ed il suo sviluppo fece sentire i suoi effetti negli anni seguenti: oggi, settant'anni dopo, ci
sono negli arsenali della Russia e degli Stati Uniti circa 10000 bombe nucleari, tenendo conto solo di
quelle strategiche e parecchie decine di migliaia se si tiene conto degli arsenali della altre nazioni ed
anche delle armi cosiddette tattiche.
La lettera, come dice Einstein, contiene fatti e raccomandazioni, ed è indirizzata semplicemente a
F. D. Roosevelt, Presidente degli Stati Uniti, Casa Bianca, Washington, D. C. ed il mittente, ancora più
semplicemente, è indicato come Albert Einstein, Old Grove Rd. Nassau Point, Peconic, Long Island. Il
banchiere Alexander Sachs, incaricato della consegna, riuscì ad avere un colloquio con il Presidente
Roosevelt ed a consegnargli la lettera il giorno11 Ottobre del 1939.
La lettera inizia con alcuni fatti: ricorda che in alcuni recenti lavori di Fermi, Joliot-Curie e Szilard
è stata dimostrata la possibilità di indurre nell'Uranio un processo fisico in grado di produrre una
grande quantità di energia. Ė quasi certo che la realizzazione pratica di questo processo potrà essere
verificata nell'immediato futuro; si può inoltre pensare, ma è molto meno certo, che questo processo
possa essere utilizzato per costruire bombe di un tipo nuovo e di enorme potenza.
Einstein azzarda anche un suggerimento sulle modalità con le quali l'eventuale bomba potrà essere
utilizzata in guerra: tenendo conto che sarà presumibilmente troppo pesante per essere portata da un
aereo, egli suggerisce di collocarla a bordo di una nave e introdurla in un porto nemico dove
l'esplosione potrebbe distruggere il porto ed anche la città. La materia prima con la quale è possibile
ottenere questo processo è l'Uranio, minerale di cui gli Stati Uniti non hanno grande disponibilità,
mentre esso è presente in Canada, in Cecoslovacchia ed in Congo Belga.
Einstein raccomanda al Presidente di sollecitare l'amministrazione ad affrontare il problema ed
affrontarlo con una certa sollecitudine; ciò può essere inizialmente ottenuto con la creazione di un
collegamento permanente tra l'amministrazione ed il gruppo di fisici che negli Stati Uniti stanno
lavorando nel campo della fisica nucleare. Si suggerisce anche come creare questo collegamento; un
personaggio di fiducia del Presidente potrebbe essere incaricato in modo non ufficiale di questo
1 Si tratta probabilmente del lavoro di Einstein più riprodotto e letto. Il testo della lettera è, tra l'altro, reperibile in vari siti
della rete anche nel suo aspetto originale.
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compito e dovrebbe, collegandosi con le altre strutture governative interessate, fornire raccomandazioni
per un intervento del governo che inizialmente garantisca il rifornimento di Uranio. Compito di questo
delegato del governo dovrebbe anche essere quello di reperire i finanziamenti che potrebbero essere
garantiti da un privato disposto a finanziare questa causa, ma anche da industrie e laboratori privati.
Un ulteriore informazione è che la Germania ha proibito l'esportazione della pechblenda 2 dalla
Cecoslovacchia da poco occupata; per dimostrare l'interesse dei tedeschi alle ricerche sull'Uranio si
aggiunge che il figlio del sotto segretario di stato tedesco von Weizsäcker era stato distaccato all'istituto
Kaiser-Wilhelm di Berlino dove si erano replicati gli esperimenti sull'Uranio già fatti dagli americani.
Questo riferimento alla Germania è un indizio delle reali preoccupazione di Einstein e soprattutto di
coloro che lo convinsero a mandare la lettera.
L'accenno al Congo Belga, che a quel tempo era una colonia del Belgio, indica quale era
l'obbiettivo iniziale dei promotori ed anche uno dei motivi per il quale essi pensarono ad Einstein.
Questo fu anzi lo stimolo iniziale3: bisognava impedire alla Germania di venire in possesso dell'Uranio.
Per questo scopo Einstein era particolarmente adatto: oltre ad essere a quel tempo una delle più note ed
apprezzate personalità del mondo, egli aveva un rapporto di mutua stima con Elisabetta, regina del
Belgio; ed in effetti inizialmente si pensò di contattare solo la regina del Belgio, ma poi parve poco
corretto non coinvolgere il governo degli Stati Uniti nell'iniziativa, mostrando qui un atteggiamento che
poteva essere solo quello di cittadini non ancor americani.
Non ci sono dubbi sul fatto che furono tre fisici, nel luglio del '39, a partecipare all'impresa di
contattare Einstein ed a convincerlo a firmare un messaggio per il presidente degli Stati Uniti; Einstein
non era in quel momento a Princeton, ma villeggiava a Long Island. I tre furono Leo Szilard, Edward
Teller e Eugene Wigner. Le modalità con le quali si organizzò questa iniziativa, chi la organizzò ed
anche chi in effetti scrisse la lettera, sono fatti per certi aspetti chiariti, ma per altri ancora controversi. I
partecipanti hanno dato nel corso del tempo versioni diverse di come si svolse la vicenda ed il ruolo
svolto da ciascuno di essi. Restano discordi ad esempio le testimonianze su chi redasse il testo della
lettera; dubbi questi favoriti dal fatto che, non essendo ancora Einstein completamente padrone della
lingua inglese, fu redatta probabilmente anche una versione in tedesco. Le testimonianze di coloro che
furono attori della vicenda, nelle loro discordanze che sono aumentate con il trascorrere del tempo,
mostrano per certi aspetti una certa ritrosia nel descrivere i vari passaggi che si conclusero il 2 Agosto
1939 con la firma di Einstein4; pare in sostanza che tutti tentino di sottrarsi alla responsabilità di avere
redatto quel testo. E non sono i soli tra i partecipanti all'impresa di costruire la bomba nucleare che
negli anni successivi hanno tentato di sminuire il loro ruolo.
Secondo Hans Bethe la lettera non fu scritta da Einstein, ma da Szilard e Wigner 5; secondo Ana
Maria Cetto e Luis de la Peňa invece Szilard compilò solo una bozza6. Il dettaglio non è forse molto
importante ed in ogni caso non più ricostruibile; una versione plausibile dei fatti è la seguente: un
primo incontro tra Einstein, Szilard e Wigner avvenne il 16 Luglio; fu redatta una lettera in tedesco che
Wigner tradusse successivamente in inglese; la copia della lettera fu portata ad Einstein il 30 Luglio,
questa volta da Szilard e Teller, venne firmata da Einstein ed è quella che fu quindi inviata a Roosevelt.
Il principale promotore dell'iniziativa fu, senza dubbio, Leo Szilard, che aveva sin dall'inizio del
1933 intuito la possibilità che la fissione nucleare dell'Uranio, cioè la divisione del nucleo in due o più
2 La pechblenda è il minerale da cui si estrae l'Uranio.
3 L. Szilard, La coscienza si chiama Hiroshima, Editori Riuniti, 1985. pag. 96.
4 R. Jungk, Gli apprendisti stregoni, Einaudi, 1958. Questo testo, basato essenzialmente sulle testimonianze personali di
molti di coloro che parteciparono allo sviluppo della armi nucleari, non tiene conto dei documenti ufficiali che sono stati
resi disponibili negli ultimi anni.
5 Einstein-Peace Now! Vision and Ideas, Ed. R. Braun, D. Krieger, Wiley-Vch GmbH&Co. KgaA, pag 39.
6 Einstein-Peace Now, pag. 72.
2
parti, potesse divenire un fenomeno auto sostenentesi per mezzo di una reazione a catena, cioè potesse
interessare l'intera massa e che questo processo avrebbe prodotto una quantità notevole di energia.
La più completa storia della bomba atomica7 attualmente disponibile inizia proprio descrivendo
Szilard fermo ad un semaforo di Londra il 12 Settembre del 1933 che ha l'idea di quella che oggi si
chiama reazione a catena, mettendo subito in evidenza il debito spirituale che Szilard dice di avere per
il narratore inglese H. G. Wells, le cui profezie lo avrebbero accompagnato per tutta la vita.
Oggi tutti hanno imparato dalle cronache di politica internazionale che riguardano l'Iran e la Corea
del Nord che, per fare una bomba nucleare, è necessario possedere una certa quantità dell'isotopo
Uranio 235 oppure di Plutonio e che per poter avere l'Uranio 235 bisogna sviluppare la sofisticata
tecnologia della separazione isotopica e per avere il Plutonio bisogna disporre di un reattore nucleare,
ma nel 1939 la situazione era diversa. Le notizie tecniche contenute nella lettera riflettono le
conoscenze acquisite fino alla data della sua redazione: in quel momento non era ancora stato chiarito il
ruolo esercitato dall'isotopo Uranio 235 nel corretto funzionamento di una bomba ed non era ancora
stato dimostrato sperimentalmente che nell'Uranio naturale si potesse produrre una reazione auto
sostenentesi; quindi la cosiddetta massa critica, cioè la quantità minima di materiale necessario per una
esplosione era quella relativa all'Uranio naturale ed era cautelativamente supposta enorme: questo
giustifica la bizzarra proposta di collocare la bomba su di una nave.
Nel corso del 1939 molti fisici si erano resi conto della potenzialità delle recenti scoperte della
fisica nucleare e lo avevano in qualche modo comunicato alle autorità governative o militari.
L'informazione si era ampiamente e rapidamente diffusa: in quegli anni le modalità di funzionamento
della comunità dei fisici si erano modificate in modo sostanziale; gli scambi di informazioni
avvenivano per mezzo dei fisici stessi che viaggiavano, facevano conferenze e soggiorni in istituzioni
diverse da quelle di appartenenza, oltre ovviamente attraverso gli articoli pubblicati sulle riviste che
erano spedite in tutte le parti del mondo.
La scoperta della fissione fu resa pubblica con due articoli sulla rivista “Nature” il primo uscito il
giorno 11 Febbraio 1939 con la firma di Frisch e Meitner ed il secondo, nella settimana successiva, a
firma del solo Frisch; ma già il 3 Gennaio del 1939 Frisch ne aveva parlato con Bohr che quattro giorni
dopo sarebbe partito per gli Stati Uniti per partecipare al V Congresso di Fisica Teorica, cui
parteciparono molti dei fisici americani che avrebbero poi lavorato alla produzione della bomba
atomica.
La discussione tra i fisici sulle possibili applicazioni della fissione nucleare avvenute durante
convegni scientifici pubblici, non erano sfuggite alla stampa ed in particolare non era sfuggita la
possibilità che tra queste applicazioni ci fosse anche una bomba. Una notizia in merito era stata infatti
pubblicata il 29 Aprile dal New York Times8 dove, facendo riferimento a quella riunione, si parlava
esplicitamente di una reazione a catena o esplosione atomica sufficientemente grande da far saltare in
aria il laboratorio e il territorio circostante per molte miglia.
Anche i fisici di nazioni come il Giappone o l'Unione Sovietica, nelle quali non si erano prodotti i
principali progressi della fisica, che avevano interessato principalmente la Germania, la Gran Bretagna
e gli Stati Uniti, avevano intuito le possibili applicazioni militari della fisica nucleare e fin dal 1940
avevano iniziato ad interessare le autorità civili e militari: dal semplice esame della letteratura un
generale giapponese aveva intuito le possibili conseguenze della scoperta della fissione ed aveva
ordinato ad un suo collaboratore di preparare un rapporto. Nell'ottobre del 1940 questo rapporto fu letto
da Nishina, uno dei maggiori fisici giapponesi che aveva studiato a Copenhagen con Bohr; egli
sollecitò la formazione di un gruppo di lavoro che, sotto l'egida dell'aeronautica imperiale giapponese,
7 R. Rhodes, The making of the atomic bomb, Simon & Schuster, 1986. (Trad. it L'invenzione della bomba atomica,
Rizzoli, 1990)
8 R. Rhodes, op. cit, pag. 297..
3
promuovesse un programma di ricerche per la realizzazione di una bomba nucleare 9. Anche i russi si
resero conto che qualche rilevante applicazione doveva essere legata alla scoperta della fissione. Essi
notarono infatti che improvvisamente era cessata ogni pubblicazione su questi argomenti da parte dei
fisici americani10: conseguenza paradossale della censura che gli americani si erano imposti. Kurchatov
aveva allertato il suo governo sul possibile significato militare della fissione sin dal 1939; sull'Isvestija
del Capodanno del 1940 apparve un articolo nel quale si esaltavano le proprietà dell'Uranio 235 quale
fonte inesauribile di energia11.
Alla fine del 1939 quindi il fenomeno della fissione nucleare e delle sue possibili applicazioni non
solo era ampiamente noto alla comunità dei fisici, ma era giunto anche sulle pagine dei giornali. La
lettera di Einstein quindi, dal punto di vista della semplice informazione di questa possibile
applicazione militare, non può essere considerata una assoluta novità. Questa applicazione, già
divulgata negli Stati Uniti, sarebbe stato diffusa nel mondo nei mesi successivi: la lettera appare quindi
essere una semplice supplenza ad un sistema informativo militare carente.
Szilard tentò invano sin dall'Aprile del 1939 di interessare il governo americano alle possibili
applicazioni militari della fissione dell'Uranio; le autorità militari erano indifferenti e non avevano
neanche notato l'articolo apparso il 29 Aprile sul New York Times. Anche Fermi ebbe un incontro con
alti ufficiali della marina, che non furono particolarmente impressionati; forse l'esposizione di Fermi
non fu particolarmente brillante: egli in effetti aveva in testa essenzialmente la pila atomica più che la
bomba. Il 1939 fu un anno straordinario per questo settore della fisica: le memorie dei fisici del tempo
descrivono quei mesi come caratterizzati da una attività frenetica di incontri, congressi, riunioni, viaggi
ed anche di calcoli ed esperimenti; anche Heisenberg era nell'estate del 1939 negli Stati Uniti, dove
aveva tenuto una serie di conferenze12.
Tutta l'attività che in particolare Szilard sviluppò per ottenere finanziamenti fu vana: le autorità
politiche e militari americane non mostrarono di essere interessate alla problematica, come peraltro si
mostrarono non particolarmente interessate anche le autorità tedesche. C'è una ragione sostanziale in
questa indifferenza che caratterizza le dirigenze politiche e militari nei confronti di questi progetti:
l'aggravarsi della situazione politica nel teatro europeo, con l'espansione della Germania e con l'attacco
all'Unione Sovietica del 22.6.1941 faceva prevedere agli americani che una loro entrata in guerra
poteva essere imminente e rendeva quindi difficile pensare di dare uomini e finanziamenti ad un
progetto che non prometteva benefici immediati. Questa cautela non era dovuto sola alle lungaggini
burocratiche o allo scontro di competenze tra vari enti, ma anche alle divisioni all'interno della
comunità scientifica: alcuni sostenevano che, anche accertato il ruolo dell'Uranio 235, la necessità della
complessa operazione della separazione isotopica rendeva questa via impraticabile in tempi brevi e
conveniva quindi approfondire lo studio dell'utilizzo dell'Uranio naturale: Fermi, ad esempio, era tra
questi; altri invece sostenevano che, anche se si fosse accertata la possibilità di usare l'Uranio naturale,
la bomba avrebbe avuto dimensioni tali da essere praticamente inutilizzabile: furono anche queste
divergenze all'interno della comunità dei fisici a rendere molto cauti gli amministratori, che in ultima
istanza dovevano finanziare l'impresa. Nella seconda metà del 1940 si sarebbe aggiunto un ulteriore
elemento di incertezza: irradiando con neutroni l'Uranio era stato isolato un nuovo elemento, non
presente in natura, che fu poi chiamato Plutonio, che si presumeva potesse avere, come esplosivo di
una bomba, caratteristiche migliori di quelle dell'Uranio 235. La quantità ottenibile con le tecniche di
irraggiamento allora disponibili era infinitesima, ma la separazione per via chimica era molto più
agevole rispetto alla separazione isotopica necessaria per ottenere l'Uranio 235.
9
10
11
12
R. Rhodes, op. cit. pag. 346.
R. Rhodes, op. cit. pag. 327.
R. Jungk, op. cit., pag. 273.
R. Jungk, op. cit., pag. 92.
4
Appare chiaro che in questo momento non si era ancora chiarito un punto essenziale e cioè la
differenza tra l'utilizzo della fissione per la produzione di energia ed il suo utilizzo come esplosivo per
una bomba: nel primo caso la velocità di moltiplicazione dei neutroni, cioè della reazione a catena,
deve essere sufficientemente lenta e controllabile, mentre nel secondo caso deve essere la più veloce
possibile.
Szilard particolarmente attivo in questi mesi, constatato lo scarso interesse incontrato, decise di
comunicare le sue preoccupazioni ad alcuni colleghi che gli erano particolarmente vicini, appunto
Teller e Wigner, costituendo quello che fu chiamato il clan degli ungheresi; nell'ambito di questo
gruppo nacque probabilmente l'idea di chiedere un aiuto ad Einstein.
Non c'è dubbio che l'urgenza espressa dalla lettera di Einstein fosse sentita particolarmente dai tre
fisici del clan degli ungheresi e fosse presumibilmente molto maggiore di quella presente in Einstein
che in quegli anni stava lavorando al tentativo di soluzione di problemi della teoria della relatività
generale13 e, secondo Szilard, non era a conoscenza degli ultimi sviluppi della fisica nucleare.
La storia personale di Teller, Wigner e Szilard presenta straordinarie coincidenze ed è marchiata in
modo indelebile dalla loro esperienza di ebrei nella Germania di Hitler e dalla paura che questi nuovi
sviluppi della fisica potessero essere utilizzati da Hitler.
Le coincidenze delle storie personali di Szilard, Teller e Wigner negli anni precedenti al 1939,
devono essere ricordate, perché hanno indubbiamente avuto un ruolo nella loro iniziativa verso
Einstein. Tutti e tre erano nati a Budapest; Szilard nel 1898, Teller nel 1908 e Wigner nel 1902; tutti e
tre provenivano da famiglie dell'alta borghesia ebraica. Tutti e tre, dopo i primi studi in Ungheria, si
erano trasferite in Germania, dove si erano iscritti a scuole di ingegneria: Szilard e Wigner alla
Technische Hochschule (Politecnico) di Berlino, Teller a Karlsruhe. Tutti e tre sentirono direttamente le
conseguenze delle politiche razziali; Szilard lasciò l'Ungheria nel 1919 dopo l'instaurazione del regime
fascista del Ammiraglio Horthy che nel 1921, nell'ambito di una legislazione antisemita, introdusse le
quote razziali nell'accesso all'università; lavorò in Germania fino al 1933 quando fu costretto dalle
leggi razziali ad andare in Inghilterra; nel 1938 si trasferì negli Stati Uniti di cui divenne cittadino nel
1943. Teller abbandonò l'Ungheria nel 1926, a causa della turbolenta situazione politica di quegli anni
durante i quali maturò come disse un odio per le ideologie comuniste e fasciste, abbandonò anche lui la
Germania nel 1933 e, dopo essere passato in Inghilterra ed in Danimarca finì nel 1935 negli Stati Uniti
dove ottenne la cittadinanza nel 1941. Wigner, dopo gli studi primari a Budapest si trasferì nel 1921 in
Germania, quindi nel 1930 negli Stati Uniti, dove rimase dopo l'avvento di Hitler al potere, divenendo
cittadino americano nel gennaio del 1937. I destini di questi tre uomini dovevano decisamente separarsi
negli anni successivi: Szilard lottò per tutta la vita contro le armi nucleari. Teller divenne il padre della
bomba ad idrogeno, fieramente anti-sovietico14 e testimoniò contro Oppenheimer nel periodo dei
processi maccartisti; giustificò questo suo comportamento con una considerazione identica a quella
che, come vedremo, sarà fatta da Sachs a Roosevelt: voleva esprimere gratitudine al paese che lo aveva
accolto in tempi per lui durissimi. Wigner partecipò al progetto Manhattam ed i seguito sostenne
sempre, con motivazioni analoghe a quelle di Teller il rafforzamento militare degli Stati Uniti. Nel
Settembre del 1972 non riusci a tenere una conferenza a Trieste: gli fu contestata la sua partecipazione
al cosiddetto gruppo Jason che aiutava con nuove tecnologie gli americani nella guerra in Vietnam.
Questa urgenza nasceva dalla coscienza che i fisici tedeschi non potevano non essere giunti alle
stesse conclusioni alle quali cui erano giunti i fisici americani: la comunità dei fisici tedeschi, per
13 A. Pais, Subtle is the Lord..., Oxford 1982 (Trad. it. Sottile è il Signore, Boringhieri 1986)
14 Il personaggio del dottor Stranamore del famoso film di Stanley Kubrik era costruito sulla figura di Teller: il riferimento
è dato dal fatto che il dott. Stranamore si muove su di una sedia a rotelle. In effetti Teller aveva perso durante il suo
soggiorno a Monaco un piede sotto un tram ed usava una protesi. Per caratterizzare il carattere guerrafondaio del
personaggio il dott. Stranamore è, al contrario del modello, un ex-nazista.
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quanto depauperata dalle leggi razziali, poteva contare ancora su molti validi ricercatori tra i quali
Heisenberg e riceveva naturalmente tutta la letteratura tecnica e scientifica americana. Il lavoro di
Joliot-Curie nel quale si dimostrava la possibilità del processo di fissione era uscito sulla rivista
“Nature” il 18 marzo 1939 ed era stato letto dal fisico tedesco Harteck che ne comprese
immediatamente il significato: il 24 Aprile egli si rivolse all'Ufficio sviluppo nuove armi presso la
Direzione approvvigionamenti dell'esercito, dando così inizio al programma nucleare tedesco 15. Non è
oggi forse possibile neanche immaginare quale ansia potessero avere Szilard, Teller e Wigner, che
avevano dovuto abbandonare in modo drammatico la Germania a causa delle leggi antisemite del
193316 e che vedevano all'orizzonte i segni premonitori di una guerra, alla prospettiva che Hitler
venisse in possesso di una bomba che nelle loro previsioni pareva essere di enorme potere distruttivo:
l'intera vicenda dello sviluppo delle armi nucleari appare inequivocabilmente segnata da quest'ansia.
Le preoccupazioni di Szilard, Teller e Wigner non erano infondate; la possibilità di costruire una
bomba atomica cominciava ad essere chiara, almeno dal punto di vista teorico, per i fisici di tutto il
mondo, americani come tedeschi. Non era invece al momento ancora chiaro che le maggiori difficoltà
nel preparare la bomba non si sarebbero incontrate nella definizione dei principi di funzionamento, ma
nella loro ingegnerizzazione che avrebbe infatti richiesto un enorme sforzo dell'apparato industriale
americano, sforzo che alcuni anni dopo non sarebbe stato sostenibile dalla Germania, con un apparato
industriale sottoposto a continui bombardamenti.
Si potrà discutere sul contributo alla dinamica degli eventi che ha avuto la lettera di Einstein e lo
farò in seguito. Non si può negare che essa presenta problemi dal punto di vista etico di cui fu cosciente
per primo proprio Einstein, ma un dato di fatto è evidente: cinque persone hanno contribuito, con ruoli
diversi, all'invio della lettera ed alla sua consegna al Presidente Roosevelt, ma nessuna di esse era nata
negli Stati Uniti; anzi tre di esse e precisamente Einstein, Teller e Szilard non erano, al momento,
neanche cittadini americani e Wigner lo era da circa due anni.
I mesi che avevano preceduto l'Agosto del 1939 erano stati particolarmente turbolenti e
mostravano i prodromi della seconda guerra mondiale: il 15 marzo la Germania aveva occupato la
Cecoslovacchia, il 22 maggio aveva firmato il Patto d'Acciaio con l'Italia ed il 23 Agosto era stato
firmato il trattato von Ribbentrop-Molotov. Il primo Settembre la Germania avrebbe invaso la Polonia
ed il 3 la Francia e la Gran Bretagna dichiararono guerra alla Germania; era iniziata la seconda guerra
mondiale; non ci si poteva quindi attendere che una lettera, anche se firmata dal più grande fisico
vivente, potesse facilmente raggiungere il Presidente Roosevelt. Si decise quindi di servirsi di un
messaggero particolarmente autorevole rispetto a Roosevelt e la scelta cadde su Alexander Sachs, nato
in Russia nel 1893, naturalizzato americano pochi anni dopo, banchiere e consigliere economico di
Roosevelt, vice presidente della Lehman Corporation.
Il fascicolo dedicato ad Alexander Sachs, contenuto nella biblioteca Roosevelt17, permette di
chiarire come si svolse il colloquio tra Sachs e Roosevelt. Il banchiere si presentò all'incontro con un
fascicolo contenete cinque documenti: la lettera di Einstein, un memorandum firmato da Leo Szilard,
due lavori scientifici sull'argomento ed un suo appunto nel quale erano esposte alcune considerazioni
politiche.
Il memorandum di Szilard approfondisce gli aspetti tecnici del problema che erano stati solo
accennati nella lettera di Einstein; elenca le applicazioni prevedibili, aggiungendo a quelle riguardanti
la produzione di energia, già accennate da Einstein, anche la possibilità di produzione di materiali
radioattivi per la medicina, ed entra anche nel merito della possibilità di utilizzare la fissione per la
15 J. Cornwell, op. cit., pag. 248.
16 Un'analisi impressionante delle condizioni nelle quali centinaia di fisici, matematici furono costretti ad abbandonare la
Germania a causa delle leggi razziali si trova in A. D. Beyerchen, Gli scienziati sotto Hitler, Bologna 1981.
17 http://www.fdrlibrary.marist.edu/
6
produzione di bombe che sarebbero in ogni caso troppo pesanti per essere portate da aerei, come aveva
già affermato Einstein. Szilard ricorda che ogni verifica sperimentale di queste possibilità è
strettamente legata alla disponibilità di Uranio e quindi suggerisce di acquistare una scorta di Uranio
dal governo belga, dicendo che sarebbe stato utilizzato in applicazioni mediche e tacendo ovviamente il
reale scopo dell'acquisto. Il paragrafo conclusivo contiene un suggerimento di carattere più politico: se
gli esperimenti previsti avessero mostrato la possibilità costruire una bomba si sarebbero dovute
proibire la pubblicazione di lavori su questo argomento. Szilard ricorda che esiste già a questo
proposito, un accordo informale tra gli scienziati americani ed inglesi, mentre invece certi laboratori
francesi hanno avuto un atteggiamento negativo. Il riferimento è a Joliot-Curie che, come ricordato
sopra, aveva voluto pubblicare un suo lavoro su “Nature”, lavoro subito notato dai tedeschi e che aveva
stimolato l'inizio del loro programma nucleare.
Questa indicazione di Szilard, ormai inutile, contraria all'ethos dello scienziato, che richiede la
diffusione dei risultati della ricerca, ethos sicuramente condiviso da Szilard, mostra quale fosse l'ansia
di Szilard per impedire che i tedeschi acquisissero la bomba per primi.
Il documento che Sachs aveva preparato e che fu letto da Sachs stesso durante l'incontro con
Roosevelt entra immediatamente nel cuore del problema: il contenuto della lettera di Einstein e del
memorandum allegato hanno un significato di vasta portata per la Difesa Nazionale. Sachs quindi
scrive: Memori delle implicazioni di tutto questo per la democrazia e la civilizzazione nella lotta
storica contro il totalitarismo che ha sfruttato le invenzioni del libero spirito umano, il Dr. Szilard,
dopo consultazioni con il Professor E. P. Wigner, capo del dipartimento di fisica di Princeton ed il
Prof. Teller dell'Università George Washington ha cercato di promuovere questo lavoro negli Stati
Uniti con la creazione di una associazione per la collaborazione scientifica, con l'incremento della
collaborazione scientifica di fisici dei paesi democratici – come il prof Joliot in Parigi, del prof
Lindemann di Oxford e il Dr. Dirac di Cambridge – e con il ritiro delle pubblicazioni dei progressi
nelle ricerche sulla reazioni a catena. Tenendo conto della crisi che si è sviluppata questa estate, questi
studiosi rifugiati e noi in consultazioni con loro, crediamo tutti che sia loro dovere, come è loro
desiderio, di informarla sul loro lavoro appena possibile e di ottenere la vostra collaborazione.
Per quanto riguardava l'esigenza principale proposta dai fisici, quello di poter disporre di una
quantità sufficiente di Uranio, Sachs scrive che, tenuto presente il pericolo di un'invasione tedesca del
Belgio18, sarebbe stato utile contattare direttamente la Union Minière du Haute-Katanga per ottenere la
fornitura di Uranio. Nella conclusione, presentando a Roosevelt i documenti che aveva con se, Sachs
afferma: Alla luce di quanto detto sopra, desidero riuscire a comunicarle personalmente, a nome di
questi studiosi rifugiati, il senso della loro desiderio di servire la nazione che ha offerto loro ospitalità.
Non era naturalmente sfuggita a Sachs la composizione singolare dal punto di vista della cittadinanza
dei promotori di questa iniziativa.
Roosevelt rispose ad Einstein il 17 Ottobre per mezzo del suo segretario con una lettera poco più
che formale, nella quale dopo averlo ringraziato gli comunica che esaminerà come affrontare il
problema e poi con una sua lettera personale, il 19 Ottobre, nella quale gli annunciava che era stato
costituito un comitato che avrebbe esaminato la questione. Si trattava dell'Advisory Committee on
Uranium di cui fu nominato presidente Lyman J. Briggs, che era il direttore del Bureau of Standard e
che si riunì il 21 Ottobre. Alla riunione parteciparono Sachs, Szilard, Wigner, Teller, che era stato
delegato da Fermi, Roberts e due militari: nella ricostruzione di Rhodes 19 l'oggetto della discussione fu
la fattibilità della bomba ed il tempo necessario, tenuto conto che la prospettiva di una guerra non
pareva molto lontana. Roberts che apparteneva al Dipartimento di Magnetismo Terrestre della Carnegie
18 Si tenga conto che la prima direttiva tedesca per un'offensiva in occidente fu emessa il 6 Ottobre 1939; l'attacco al
Belgio sarebbe stato effettuato il 10 maggio del 1940. Vedi J. Keegan, La seconda guerra mondiale, Rizzoli 1989.
19 R. Rhodes, op. cit., pag. 314.
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Institution di Washington e che pochi mesi prima aveva verificato gli esperimenti di Frisch sulla
fissione espresse i suoi dubbi sulla possibilità che si potesse avere una reazione a catena. Nel rapporto
finale quindi, alla luce di questi dubbi, fu proposto che il governo procurasse cinque tonnellate di
grafite pura ed in seguito, se giustificati, 15 tonnellate di Ossido di Uranio. Queste raccomandazioni
mostrano chiaramente che lo stato delle ricerche non permetteva ancora in quel momento di sapere che
la grafite serve a fare un reattore e non una bomba. Il rapporto venne archiviato e doveva riapparire nel
1940.
La lettera di Einstein non era quindi riuscita a produrre nessun sostanziale incremento delle attività
di ricerca da parte americana; a questo stallo contribuivano sicuramente la possibilità che gli Stati Uniti
riuscissero ad evitare di essere coinvolti in una guerra fino ad allora esclusivamente europea ed il fatto
che se invece avessero dovuto intervenire questo sarebbe avvenuto in pochi mesi, rendendo pericoloso
affidarsi ad un progetto che aveva poche certezze sulla sua fattibilità tecnica e sui tempi necessari al
suo sviluppo.
Nel marzo dl 1940 Szilard, pressato da un lato dalle notizie che filtravano dalla Germania sulle
attività di ricerche che erano sviluppate là e dall'altro dalla lentezza con cui si muovevano le autorità
americane, convinse Einstein a scrivere una nuova lettera a Sachs affinché informasse il presidente
Roosevelt sugli sviluppi avvenuti dopo la riunione del 21 Ottobre 1939; nulla di nuovo si poteva ancora
sostenere da un punto di vista tecnico, ma si dava un'informazione che voleva dimostrare come in
Germania la ricerca sull'Uranio fosse ormai passata in gestione del governo. Il direttore dell'istituto di
Chimica dove si svolgevano le ricerche sull'Uranio, Peter Debye, di nazionalità olandese, aveva
rifiutato la cittadinanza tedesca ed era stato quindi allontanato dal suo posto.
Quando Einstein scrive la sua terza lettera a Roosevelt, il 25 Aprile 1940, alcuni progressi erano
stati fatti nell'individuare il corretto meccanismo necessario per produrre un'esplosione; nel febbraio del
1940 si era resa disponibile una quantità piccolissima di Uranio 235 sufficiente però a dimostrare che
questo isotopo era quello responsabile della fissione scoperta nell'Uranio naturale. Dal punto di vista
dei progressi della ricerche non si annunciava ancora nulla di decisivo; ed infatti gli sviluppi favorivano
ancora la ricerca sulle reazioni con l'Uranio naturale che non era naturalmente la via buona sulla strada
della bomba.
Accertato che il responsabile della fissione era principalmente l'Uranio 235 restava da affrontare
un problema squisitamente tecnologico, ma di enorme difficoltà: quello di separare dall'Uranio naturale
una quantità sufficiente dell'isotopo Uranio 235 che è quello utilizzabile per fare una bomba. Ed
ancora, una volta ottenuta una quantità sufficiente di materiale, bisognava risolvere il problema
certamente non banale di assemblare il tutto in modo da produrre un'esplosione che avvenisse in modo
affidabile.
Einstein doveva essere sicuramente informato da Szilard degli sviluppi della ricerca che era
condotta ancora in modo non segreto, per lo meno nella comunità degli scienziati e doveva quindi
sapere che la possibilità di una bomba non era assolutamente garantita; quindi anche alla metà del 1940
la sua richiesta non poteva essere diversa da quella di un anno prima; non era quella di costruire una
bomba, ma semplicemente quella di verificarne la fattibilità.
Nell'estate del 1941, esistevano quindi diversi progetti di bomba tra loro in parte concorrenti,
nessuno dei quali aveva ancora raggiunto una sufficiente certezza sulla sua fattibilità teorica, ma sui
quali vi era invece perlomeno la certezza che avrebbero richiesto la soluzione di problemi
ingegneristiche nuovi e complicati; ciò aveva fatto si che il programma americano fosse giunto ad un
punto morto e di fatto potesse soccombere sotto le urgenze di una guerra incipiente.
Il contributo decisivo a convincere le autorità americane della necessità di aumentare gli sforzi di
ricerca che si ha nella metà del 1941 e fu dovuto ad un rapporto prodotto da due fisici che lavoravano
in Inghilterra: Otto Frisch e Rudolf Peierls.
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Otto Frisch, nato a Vienna nel 1904 aveva, come detto sopra, scoperto alla fine del 1938, con la
collaborazione della zia Lisa Meitner, la fissione; la sua storia personale è analoga a quella del clan
degli ungheresi, storia di esilio e di fuga che lo portò nel 1934 a Copenhagen e poi, fuggendo
l'occupazione nazista, a Birmingham in Gran Bretagna. Nel 1943, divenuto cittadino inglese parti per
Los Alamos e diresse il gruppo che progettò i meccanismi di detonazione della bomba. Peierls, nato a
Berlino nel 1907 era arrivato in Inghilterra nel 1993, vi rimase quando furono promulgate le leggi
antisemite e divenne cittadino britannico nel 1940.
Frisch e Peierls, nel marzo del 1940 scrissero due brevi rapporti20, dai titoli particolarmente
significativi, nei quali dimostrarono come con l'Uranio 235 fosse possibile costruire una bomba
atomica di dimensioni tali da essere facilmente trasportabile, la cui potenza calcolarono essere,
utilizzando 5 Kg di Uranio, di parecchie migliaia di tonnellate di dinamite. Nel rapporto si indicava
come ottenere che la massa diventasse critica al momento dell'esplosione quali erano le possibili
modalità d'uso ed anche una valutazione dei costi.
L'australiano Mark Oliphant, direttore del Dipartimento di Fisica dell'Università di Birmingham,
in cui lavoravano Frisch e Peierls, comunicò alle autorità il contenuto dei documenti, promosse nel
giugno del 1940 la creazione di un comitato, il Comitato MAUD cui parteciparono sei tra i maggiori
fisici inglesi, ma non Frisch e Peierls che non erano ancora cittadini britannici. Fu redatto un rapporto
noto come Rapporto MAUD21, nel quale, pur nella estrema sintesi si affermava che una bomba ad
uranio era fattibile ed avrebbe dato un contributo decisivo alla guerra, alla sua costruzione doveva
quindi essere data la massima priorità ed all'impresa conveniva associare gli americani
Negli Stati Uniti all'inizio del 1940 era stato creato il National Defense Research Council che
doveva presiedere a tutte le tematiche legate all'utilizzo militare della scienza e della tecnologia; a
questo organismo era stato allegato, come semplice dipartimento anche l'Advisory Committee on
Uranium. Durante un viaggio a Londra nell'inverno del 1941 dove doveva aprire un ufficio del Council,
il suo direttore Conant apprese direttamente ed anche attraverso suoi collaboratori dell'esistenza di un
rapporto nel quale si riportavano i risultati di una ricerca dove si dimostrava la fattibilità di una bomba
basata sulla fissione dell'Uranio; in realtà già dalla fine del 1940 gli americani erano in contatto con i
membri del Comitato MAUD e dal Luglio del 1941 erano in possesso di bozze del rapporto MAUD; il
rapporto sarebbe stato trasmesso ufficialmente agli americani nell'ottobre del 1941, dopo che Churchill
aveva deciso di proseguire secondo le indicazioni contenute nel rapporto MAUD. Tale rapporto pure
acquisito non riuscì però a modificare l'inerzia americana.
Il personaggio che riuscì a modificare la situazione dando un l'impulso allo sviluppo della bomba
atomica da parte americana fu Mark Oliphant, che si recò negli Stati Uniti alla fine dell'Agosto 1941
per illustrare le sue ricerche sul radar ed anche per accertare come mai gli americani non davano segni
di avere preso in considerazione il rapporto MAUD. Dopo una serie intensa di riunioni, ad alcuna della
quali partecipò lo stesso Oliphant, il 6 Dicembre nasceva quello che in seguito divenne noto come il
progetto Manhattam. Il giorno dopo i giapponesi attaccarono Pearl Harbour: la coincidenza è irrilevante
per la sua casualità, ma simbolicamente significativa: un giorno prima di entrare in guerra col Giappone
gli Stati Uniti iniziano a preparare quella bomba nuova che proprio i giapponesi avrebbero subiti per
primi e fino ad ora soli. Il ruolo di Oliphant fu riconosciuto proprio da Leo Szilard: Non ho dubbi che
se si volesse dare una medaglia agli stranieri che si sono interessati a dare un importante contributo, il
dr. Oliphant sarebbe il primo a riceverla 22; Szilard riconosce così che le sue iniziative attuate con il
sostegno di Einstein non erano state in realtà decisive: anche in questo caso un contributo essenziale fu
20 Questi due rapporti intitolati rispettivamente On the construction of a “super-bomb” based on a nuclear chain reaction
in uranium e Memorandum on the properties of a radioactive “super-bomb” sono ricavabili dalla rete.
21 Anche il rapporto MAUD è reperibile in rete.
22 R. Rhodes, op. cit., pag. 372.
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dato da fisici che non erano cittadini americani ed erano sfuggiti al nazismo.
Jungk. nel suo famoso testo, da una giustificazione diversa del contributo preponderante dato dagli
stranieri, in particolare dai rifugiati tedeschi, allo sviluppo delle armi nucleari: gli scienziati, le
istituzioni nazionali ed i relativi fondi erano impegnate nei programmi militari più tradizionali e quindi
i programmi che apparivano meno importanti potevano essere sviluppati da scienziati stranieri 23. Se
questo elemento certamente ci fu, non mi pare tuttavia che sia stato quello principale.
Einstein scrisse un'ultima volta a Roosevelt: in una lettera datata 25 marzo 1945 presentava
Szilard chiedendo al Presidente di concedergli un colloquio per importanti comunicazioni, il cui
contenuto, ci tiene a fare sapere, non gli era noto. Come dice Einstein: Le condizioni di segretezza cui è
attualmente sottoposta l'attività del dr. Szilard non gli permettono di informarmi del suo lavoro.
Secondo Einstein Szilard era particolarmente preoccupato per la mancanza di un collegamento
adeguato tra gli scienziati che stanno lavorando alla bomba ed i membri del suo governo che sono
responsabili di decidere la politica su questo caso. Questa lettera non fu mai letta da Roosevelt che
sarebbe morto il 12 Aprile 1945; nel lungo ed articolato memorandum annesso alla lettera 24, che
Einstein non conosceva, si sconsigliava tra l'altro l'utilizzo della bomba sul Giappone e si prevedeva
lucidamente che gli Stati Uniti non avrebbero conservato a lungo il monopolio della bomba. La moglie
di Roosevelt rispose a Szilard convocandolo per l'8 Maggio, ma ovviamente l'incontro non poté
avvenire.
La scarsa conoscenza che Einstein dichiara di avere dello stato del progetto non deve stupire:
Einstein era sorvegliato dal FBI fin dal 1932 25 … a causa della sua affiliazione al Partito Comunista.
Einstein fu membro, sponsor o affiliato a trentaquattro fronti comunisti (sic !) dal 1937 al 1954. Egli
ha assunto inoltre il ruolo di presidente per tre organizzazioni comuniste. Basterebbe questa
giustificazione dell'interesse del FBI per Einstein, con il suo grossolano stile poliziesco, a fare capire
che le informazione in suo possesso non dovevano essere rilevanti e che altrettanto trascurabile doveva
essere la sua influenza sulle decisioni prese riguardo le modalità di utilizzo della bomba.
Einstein più volte espresse in seguito il suo dispiacere per la firma apposta alla lettera del 2
Agosto, assumendosi così in qualche modo la responsabilità per tutti gli sviluppi che credeva fossero
derivati da quella firma; bisogna dire però che, come si ricava dalla descrizione dello sviluppo della
tecnologia delle bomba nucleari fatta sopra, questa responsabilità non pare proprio che possa essere
attribuita al solo Einstein ed anzi la sua non pare essere proprio la principale. Furono altri, a limitarsi
solo alla comunità scientifica, i responsabili dei rallentamenti e delle accelerazioni dello sviluppo della
vicenda. Einstein avvertì probabilmente che, qualsiasi fosse stato l'esito delle ricerche che chiedeva di
promuovere, il ruolo della scienza e degli scienziati rispetto alla società non sarebbe più stato lo stesso.
La sua previsione è stata felice: questo dilemma oggi non interessa solo i fisici, ma anche altre
comunità di scienziati.
Con una certa approssimazione si possono individuare principalmente due eventi come
conseguenze principali delle ricerche iniziate dietro sollecitazione di Einstein; il primo è il
bombardamento di Hiroshima e Nagasaki avvenuti rispettivamente il 6 ed il 9 Agosto del 1945, il
secondo è la corsa al riarmo nucleare proseguita negli anni successivi che, come già detto, ha riempito
gli arsenali di un potenziale distruttivo enorme.
Ci si può chiedere se la lettera di Einstein giocò un ruolo nel bombardamento di Hiroshima e quale
fu questo ruolo; la domanda è particolarmente pertinente, quando si tenga conto dello sviluppo
temporale che precede il bombardamento. Si potrebbe in effetti pensare che un ritardo di alcuni mesi
nella preparazione dell'ordigno lanciato su Hiroshima avrebbe reso inutile il suo utilizzo. Sono
23 Jungk, op. cit., pag. 119.
24 L. Szilard, op. cit. pag. 222.
25 Si veda il suo fascicolo reso recentemente disponibile al sito http://foia.fbi.gov/foiaindex/einstein.html.
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facilmente individuabili in questa vicenda due fasi a cui hanno partecipato attori diversi con
responsabilità differenziate. La prima fase, che potremmo pensare iniziata con la lettera di Einstein, si
concluse con l'esperimento Trinity del 16 Luglio 1945, nel quale si dimostrò che era possibile costruire
una bomba basata sulla fissione26 e si verificò anche che la sua potenza era enorme. Una seconda fase,
in parte sovrapposta temporalmente alla prima, è quella nella quale si decise il bombardamento di
Hiroshima e di Nagasaki. Il ruolo di Einstein nella prima fase fu semplicemente quello di ottenere la
costituzione dell'Advisory Committee on Uranium, organismo che non fu particolarmente attivo e
venne di fatto esautorato dopo l'intervento di Oliphant e la definizione del progetto Manhattan.
Alla seconda fase, quella nella quale si decise di utilizzare la bomba su un Giappone ormai
prossimo alla sconfitta, è dedicata una letteratura enorme e non pare che sia possibile individuare una
ragione prevalente di questa azione, tra le varie possibili. Anche la tesi che la decisione di un utilizzo
della bomba atomica andasse compresa prevalentemente in chiave antisovietica è oggi contestata 27; i tre
gruppi che poterono, pur con diversa responsabilità e peso, esprimere la loro opinione, e cioè gli
scienziati, i militari ed i politici si divisero al loro interno sull'opportunità di questa operazione;
naturalmente questa seconda fase fu possibile grazie al fatto che la prima si era conclusa positivamente.
L'intervento di Einstein in questa fase fu, come detto sopra, l'ultima lettera a Roosevelt, nella quale si
appoggiava il tentativo di Szilard di non utilizzare la bomba contro il Giappone, lettera che però non fu
mai letta da Roosevelt; ed infatti la decisione finale fu presa da Truman che era succeduto a Roosevelt.
Non ci sono dubbi che la corsa al riarmo nucleare si sia sviluppata senza alcuna responsabilità di
Einstein, che anzi si spese molto nelle campagne contro le armi nucleari e che firmò come ultima
lettera prima di morire il 18 Aprile del 1955, proprio il Manifesto di Bertrand Russel per il disarmo
nucleare e che sarebbe stato assunto in seguito come programma dal movimento Pugwash. I principi
fisici alla base del funzionamento delle bombe sono proprietà della natura che lo sviluppo della ricerca
scientifica avrebbe prima o poi scoperto, anche se i primi che ne vennero a conoscenza fossero riusciti,
come pure fu proposto, a conservare il segreto; a queste ricerche, tra l'altro, Einstein non aveva
partecipato direttamente.
Gli anni tra le due grandi guerre furono anni difficili per chi doveva fare scelte ed assumere quei
comportamenti che oggi consideriamo doverosi per un uomo civile; la dimostrazione di questa
difficoltà è ben rappresentata da Leo Szilard, modello di scienziato che oggi diremo militante, pacifista
e sostenitore della libertà e della pubblicità della ricerca. Egli viene invece costretto dagli eventi tra i
quali gli capitò di vivere a tentare di rendere segreti i risultati della ricerca ed a lottare per la
costruzione della bomba nucleare, diventando di fatto il principale protagonista del monumentale testo
di Rhodes.
La sofferenza di Einstein è la stessa che afflisse molti dei partecipanti alle ricerche sulla bomba
nucleare, diversa a secondo della parte che essi avevano avuto; per fare un solo esempio è la stessa
sopportata da Bohr, nel ricordare il suo incontro con Heisenberg avvenuto a Copenhagen nel Settembre
del 1941. Per quanto possa essere discutibile la rilevanza di questo incontro, Bohr nelle sue
testimonianze, rileva l'angoscia che gli procura la sensazione di avere sopravvalutato, nel riferire agli
americani di questo colloquio, lo stato di avanzamento delle ricerche tedesche sulla bomba atomica,
contribuendo così alla decisione americana di accelerare i loro sforzi28.
Ogni considerazione di natura etica relativa al comportamento di Einstein non può prescindere dal
26 La bomba fatta esplodere ad Alamogordo era a Plutonio, come quella che venti giorni dopo sarebbe stata lanciata su
Nagasaki, diversa quindi da quella lanciata su Hiroshima che era ad Uranio 235.
27 A. J. Rotter, Hiroshima: The World'bomb, Oxford 2008 e M. D. Gordin Five Days in August. How World War become a
Nuclear War, Princeton 2007.
28 J. Cornwell, Hitlerian's Scientist. Sciente, War and the Devil's Pact 2003 (trad.it Gli scienziati di Hitler, Garzanti 2006) ,
pag. 327.
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fatto che l'insieme di regole etiche cui deve obbedire un membro della comunità scientifica se vuole
fare parte della comunità non coincisero in quel frangente storico con quelle cui deve obbedire se vuole
appartenere ad una comunità di cittadini; l'ethos dello scienziato è stato descritto per la prima volta da
Merton29; l'applicazione di queste regole al caso degli scienziati che svilupparono la bomba atomica 30
mostra per la prima volta le conseguenze e le difficoltà prodotte dal fatto che le regole possono essere
diverse, difficoltà che non sono mancate neanche ai nostri giorni31 .
29 R. K. Merton, Science and Technology in a Democratic Order, Journal of legal and political Sociology, 1, 1942. trad. it
Teoria e struttura sociale, Bologna 1966.
30 M. Vadacchino, La morale degli scienziati e la bomba atomica, Nuvole , 21, pag. 46-55.
31 M. Vadacchino, La moralità degli scienziati: da Leo Szilard a Mordechai Vanunu, Nuvole 25, pag.111-121.
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