09 Intervento seconda metà del 900 Archivo

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09 Intervento seconda metà del 900 Archivo
01/12/2016
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI FIRENZE
Dipartimento di Architettura
CdL in Scienza dell’Architettura
Corso di Fondamenti di Urbanistica
a.a. 2016/17
Prof.
Giuseppe De Luca
cultore della materia: arch. Luca Di Figlia
Intervento sulla città (recupero e riqualificazione)
dall’Ottocento al Novecento
La rottura dello schema romano
porta ad una fioritura urbana
Città come piccola patria” dove
URBS (città costruita) e
CIVITAS (cittadinanza)
coincidevano
Erano fattori distintivi sul territorio e nella società:
LA CITTA’
Cittadini:
Chi appartiene alla collettività di
uno stato e come tale è titolare dei
diritti e soggetto ai doveri
Quelli che stanno dentro e sono
garantiti, ma devono condividere
usi, costumi, limiti
IL CONTADO
Contadini:
Chi appartiene alla terra ed è
regolato dalla natura
Quelli che stanno fuori e sono
liberi, così come la natura
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La rottura dello schema romano
porta ad una fioritura urbana
Erano fattori distintivi sul territorio e nella società:
IL CONTADO
LA CITTA’
Contadini: Chi appartiene alla terra ed è regolato dalla natura
Allegoria del Buono e Cattivo Governo e loro Effetti in Città e Campagna (1338-1339)
La rottura dello schema romano
porta ad una fioritura urbana
Erano fattori distintivi sul territorio e nella società:
IL CONTADO
LA CITTA’
Cittadini: Chi appartiene alla collettività di uno stato e
come tale è titolare dei diritti e soggetto ai doveri
Allegoria del Buono e Cattivo Governo e loro Effetti in Città e Campagna (1338-1339)
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Fumone (Frosinone)
Monteriggioni (Siena)
Soiana, Terricciola (Pisa)
La rottura della fioritura urbana
porta alla città capitalistica
Cuore del sistema capitalistico: fabbriche (e abitazioni operai)
Cervello: capitale finanziario (banche e uffici delle società anonime)
Collegamento: rete dei trasporti (le strade, le ferrovie, i canali) e
delle comunicazioni (il telegrafo)
Per governare il tutto: il potere statale, per avere mercati
nazionali ampi e sicuri e definire regole
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La fabbrica
ottocentesca
del sistema
capitalistico
CONSEGUENZE SULLA CITTÀ
dell’affermarsi del sistema capitalistico-borghese
La città diviene più complessa e si lega in sistemi alle altre città
Il sistema di produzione capitalistico sviluppa la divisione del lavoro e la conseguente specializzazione
Le unità produttive si specializzano e si frammentano
Aumentano enormemente i traffici, gli scambi, le comunicazioni
Internazionalizzazione dell’economia
Crescita abnorme della città
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New York,
il piano del 1811
Il piano di NY del 1811: quasi una metafora
All’inizio del XIX secolo NY aveva raggiunto 60mila abitanti, ed era in continua
espansione. Le aree lottizzate per la residenza si riempivano di fabbriche e magazzini.
Le strade erano percorse dai pedoni residenti e dai carri che dalle fabbriche si
dirigevano verso l’Ovest. I valori immobiliari erano instabili: l’intrusione delle fabbriche
nelle zone residenziali ne abbassava il valore.
Così non andava. Senza regole certe il mercato sarebbe impazzito, la vita economica e
sociale sarebbe diventata insostenibili.
È sulla base di queste esigenze che il governo cittadino decise di incaricare una
commissione di redigere il Piano regolatore: quello che ancora oggi determina la forma
della città.
Il piano regolatore nasce insomma perché il mercato ne ha bisogno: non si sa
regolare da sé.
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Il Piano regolatore di Barcellona, 1857
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Parigi, il piano di Hausmann
Pianta d’insieme dei Grands Travaux de Paris, 1876 Effetti dei Grands Travaux de Paris, 1876
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Parigi, il piano di Hausmann
Tavola dagli Atlas des Travaux de Paris, 1876con l’apertura dell’Avenue de l’Opera
Grands Travaux de Paris, 1876
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Nuovo disegno urbano
• Residenza della famiglia borghese (elementi di ordine e monumentali)
• Prospettive, percorsi, viali, monumenti, piazze
• Zonizzazione di classe (palazzo reale, casa del podestà e del vescovo, quartieri borghesi, operai, middle
class)
In ITALIA
Roma, Piano regolatore edilizio, 1873
Bologna, Piano regolatore edilizio e Piano di ampliamento, 1885
L. 2359/1865, art. 86 «I Comuni, in cui trovasi riunita una popolazione di diecimila abitanti almeno, potranno, per causa di pubblico vantaggio determinata da attuale bisogno di provvedere alla salubrità ed alle necessarie comunicazioni, fare un piano regolatore, nel quale siano tracciate le linee da osservarsi nella ricostruzione di quella parte dell’abitato in cui sia da rimediare alla viziosa disposizione degli edifizi, per raggiungere l’intento»
L. 2359/1865, art. 93 «I Comuni pei quali sia dimostrata la attuale necessità di estendere l’abitato, potranno adottare un piano regolatore di ampliamento in cui siano tracciate le norme da osservarsi nella edificazione di nuovi edifizi, a fine di provvedere alla salubrità dell’abitato, ed alla più sicura, comoda e decorosa sua disposizione»
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Bologna, Piano di ampliamento, 1885
Schema di funzionamento delle parti pubbliche e delle parti private
l’iter della formazione
di un piano così come
vigente fin dalla legge n.
2359 del 1865
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La natura del piano Ottocentesco
La natura principale dei primi piani ottocenteschi era quella di costruire una nuova città,
igienica e funzionale, la cui rappresentazione era una immagine sinottica di uno stato
finale, di cui organizzava e guidava le azioni per attuarlo. L’aspetto iconico del piano
ottocentesco si evidenzia nel suo essere un disegno che restituisce la città futura in una
forma geometricamente riconoscibile: tutti possono leggere questo piano che non ha
bisogno di strumenti di decodificazione.
Nasce soprattutto per il modificarsi dell’economia e per effetto della rivoluzione
industriale, cioè dai nuovi modelli di produzione fondati sulla fabbrica che producono
beni e prodotti in sovrappiù rispetto al bisogno del singolo produttore
passaggio dall’autoconsumo al sovrappiù
Autoconsumo
Prodotto = Consumo
sovrappiù
Risorse naturali + mezzi di produzione + lavoro = nuovi prodotti in serie
Piano di Ampliamento
di Milano 1889
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Piano Regolatore e
Piano di Ampliamento
di Milano 1932
Piano Regolatore e
Piano di Ampliamento
di Roma 188326
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Piano di Ampliamento
di Cosenza 1985
Piazza del mercato
a Firenze
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L’abbattimento delle mura a Firenze
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Gli inizi: gli anni ’30:
prime riflessioni sulla città storica
Dibattito tra “novatori” e “conservatori” sul mantenimento o distruzione dei monumenti nelle città. I primi sostengono che le città non sono dei musei, ma devono essere fatte per viverci nel miglior modo possibile: vedono delle città con aria, luce, comodità, igiene e soprattutto vie ampie e per ottenere questo era possibile abbattere le opere d’arte. Viceversa i conservatori affermano che la città deve contenere un’educazione morale, estetica e soprattutto una tradizione, che viene calpestata ogni volta che si abbatte un monumento.
Per questo forte contrasto Giovannoni si domanda se in un’unica città può coesistere il “vecchio” e il “nuovo”. Secondo lui nelle città italiane sono stati commessi molti errori, come la costruzione di vie senza sbocco e piani regolatori concepiti solo in funzione geometrica e quindi senza sistemazione logica. Le leggi presenti in Italia per la materia urbanistica sono secondo Giovannoni arretrate e favorevoli a compiere degli errori nello sviluppo urbano. Le città, secondo lui, hanno perso l’antica bellezza senza divenire città moderna.
1931
«Non è più concepibile che si redigano in una città altrettanti piani regolatori indipendenti, o addirittura contrastanti, della igiene, della viabilità, della valorizzazione dei monumenti, delle ferrovie, delle tranvie, dei pubblici edifici, dei quartieri, delle case popolari, dei giardini, dello sport» (Pag. 143). Il piano regolatore deve essere unico
Il Piano Regolatore di Roma del 1931
Redatto da Luigi Piccinato
legge urbanistica nazionale 1150 del 1942
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Il GUR (Gruppo Urbanisti Romano) composto da L. Piccinato, Cancellotti, Nicolosi ed altri, cui si aggiunse come capogruppo il più anziano Piacentini propose nel 1929, in occasione del Congresso della International Federation
for Housing and Town Planning, un piano basato sull’idea dello spostamento ad est del centro della città, incardinato su un nuovo asse stradale che da piazza del Popolo e dal Ponte Cavour arrivava a Termini e proseguiva utilizzando il sedime della stazione ferroviaria. Questa veniva spostata e collocata oltre Porta Maggiore. Il nuovo asse, che distingueva la parte storica della città (quartiere Rinascimento, Trastevere, Vaticano) da quella nuova (Salario, Nomentano, Viale della Regina), era immaginato proseguire fino alla nuova stazione. Nel piano si prevedevano poi una serie di centri satellite, serviti da una rete stradale e ferroviaria di tipo metropolitano.
Nel 1930 il Governatore, principe Boncompagni Ludovisi nomina una Commissione, da lui presieduta, per la redazione del nuovo Piano regolatore. Ne fanno parte, tra gli altri, Giovannoni, Piacentini, Muñoz e altri rappresentanti degli Ingegneri e degli Architetti. Il progetto di Piano è presentato a Mussolini nell’ottobre del 1930 e viene approvato nel 1931.
La l. 1150/42 è improntata ad un modello
"razionalistico", che porta a considerare in
modo globale l'intero territorio nazionale.
Tre sono le caratteristiche fondamentali:
a) la previsione di una sequenza graduale
di Piani, secondo il modello della cd.
"pianificazione a cascata" o a "piramide
rovesciata";
b) un rigido vincolo gerarchico tra i piani
medesimi;
c) la sostanziale "a-temporalità" della
pianificazione.
Si tratta cioè di una Legge nella quale ad
una precisa gerarchia dei Piani
corrisponde una altrettanto chiara
gerarchia di "interessi", nel senso che
l'interesse che è espressione di una
dimensione territoriale più ampia prevale
su altri di dimensione più "locale".
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La legge 1150/42
Il problema razionalista può essere
così sintetizzato:
affrontare qualunque problema
scomponendolo in problemi minori
sino ad arrivare ad una somma di
problemi elementari le cui singole
soluzioni, ricomposte, danno la
soluzione complessiva. Una volta
definita la soluzione complessiva
questa si implementa senza indugi.
Seconda guerra mondiale impedì l’applicazione della L. 1150/42
Dopo la nascita della Repubblica Italiana la legge venne nei fatti sospesa, per favorire la ricostruzione del paese. Ritornò ad essere applicata solo dal 1954
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