Sport e disabili no limits! L`esperienza di Claudio Zannotti

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Sport e disabili no limits! L`esperienza di Claudio Zannotti
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SPORT
SENZA BARRIERE
La squadra dei Tori Seduti, nella quale gioca Claudio Zannotti, durante una delle innumerevoli partite
Sport e disabili no limits!
L’esperienza di Claudio Zannotti
Ho iniziato a fare nuoto subacqueo, perché
amavo l’acqua e in acqua non esiste gravità,
quindi per un disabile tutto è più semplice. Successivamente mi ha incuriosito lo sci
alpino, a tal punto da dover
imparare a sciare, cosa che
nemmeno prima del mio incidente sapevo fare, quindi
tutto nuovo, ma anche tutto
eccitante. La mia costanza è stata premiata, infatti
sono arrivato a partecipare
a gare di livello nazionale.
Certo non è stata una cosa
semplice: ho dovuto frequentare numerosi corsi di
Come inizia la tua av- Claudio Zannotti, maglia n. 33
soprannome Zanna
perfezionamento svolti in
ventura?
La mia avventura è iniziata per caso, tutto il nord Italia.
Questa opportunità mi ha permesso tra
come del resto tutto inizia, un po’ per curiosità e un po’ per conoscenze trasversali. l’altro, di conoscere luoghi davvero bellissiFare sport non è più prerogativa dei “fisicamente integri” come affermava nei suoi
principi Pierre De Coubertin.
«Oggi tutti possono e dovrebbero cimentarsi in varie discipline»
spiega Claudio Zannotti
nazionale di hockey su slittino. «L’attività motoria per
la persona disabile è l’esaltazione delle capacità e di
ciò che sa fare, in un mondo che spesso gli ricorda ciò
che non è in grado di essere
e ciò che gli manca».
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Cos’è l’hockey
su slittino
L’hockey su slittino, noto anche con il termine inglese Ice
Sledge hockey, è uno sport
di squadra. È una variante dell’hockey su ghiaccio,
pensata appositamente per
le persone con disabilità permanente nella parte inferiore
del corpo a causa di traumi di
vario genere, ma che hanno
buone braccia, un buon controllo del tronco, e normali
capacità coordinative. La differenza principale tra le due
versioni è l’equipaggiamento
utilizzato. Anziché indossare
pattini da ghiaccio ai piedi,
i giocatori di sledge hockey
si muovono utilizzando uno
slittino (detto sledge), dotato
di due lame analoghe a quelle dei pattini. Ogni giocatore
usa inoltre due bastoni da gioco, anziché uno, che servono
sia per colpire il disco (puck)
con l’estremità fatta a pala, sia
per spingersi con l’altra estremità fatta a punta. Tutti gli
altri aspetti del meccanismo
di gioco rimangono pressoché
invariati. Solo la durata dei tre
tempi è ridotta, 15 minuti per
tempo rispetto ai 20 dell’hockey su ghiaccio. L’hockey su
slittino è stato inserito nel programma dei Giochi Paralimpici invernali a partire dai VI
Giochi Paralimpici invernali
di Lillehammer 1994.
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mi del nostro panorama nazionale alpino, fino al 2004. Poi
la svolta: nel 2006, per propaganda alle future olimpiadi di
Torino, ho partecipato al video
promozionale con Alberto Tomba, insieme ad un mio carissimo amico e compagno.
Lo spot ha avuto un forte
impatto sociale ed è stato presentato in tutte le scuole italiane. In seguito a questa performance mi hanno proposto, in
previsione appunto delle future
olimpiadi in Italia, di entrare
nella squadra di Ice Sleedge
Hockey.
Ho così fatto parte, in un primo momento, della squadra regionale di Torino al primo campionato italiano, tra parentesi
vinto, e poi sono stato convocato dalla nazionale Italiana, che
si stava preparando alle prime
olimpiadi. L’Italia nel 2006 era
il paese organizzatore, ma la
mia avventura arriva fino alle
Para Olimpiadi di Vancouver
del 2010. La nostra nazionale
è attualmente campione europea, avendo vinto la passata manifestazione europea in
Svezia. Ho vinto sia i campionati italiani che quelli europei
e mondiali. Stare così al vertice
è per me davvero gratificante».
In che modo un disabile
può avvicinarsi ad una disciplina sportiva?
Esistono strutture a cui si
può far riferimento? C’è un
limite d’età?
«Un disabile oggi può praticare qualsiasi tipo di sport, anche i più estremi, io ho provato
il paracadutismo con un lancio
da 4000 metri in provincia di
Torino e Sci Nautico nel campo di allenamento federale in
Provincia di Novara, e ancora
la canoa.
È sufficiente visitare i principali siti web della federazione italiana per il tipo di sport
che si vuole praticare e chiedere informazioni, visto che oggi
le federazioni nazionali si sono
unite a quelle per diversamente
abili. Un altro ente a cui si può
far riferimento è il CIP (Comitato Italiano Paralimpico) l’organismo che, per legge dello
Stato, ha lo scopo di regolare
e promuovere l’attività sportiva dei portatori di handicap, a
qualunque livello.
In merito alla pratica non ci
sono limiti di età, ma solo grande voglia di fare ed entusiasmo
da parte di chi vuole iniziare».
Claudio mi sembra di
capire che oltre alla soddisfazione personale questo
sport favorisca l’integrazione in un contesto di vita ricco di relazioni significative.
«Certo ogni pratica sportiva
ti porta a competere con te stesso e con gli altri, ma al tempo
stesso, il forte spirito di coesione che viene a crearsi all’interno della squadra ti fa conoscere
nuove persone e nuove situazioni. L’aspetto sociale dello sport
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Claudio durante l’esperienza del parapendio, del down hill e in canoa.
aiuta certamente a fortificare
il carattere, a confrontarsi su
svariate problematiche, instaurando anche legami importanti».
Quali sono le difficoltà e
i pregiudizi che hai dovuto
affrontare nell’intraprendere la tua attività sportiva?
«Le prime difficoltà le ho incontrate in famiglia. I miei cari
hanno cercato di dissuadermi dal praticare attività a volte estreme. Da un lato questi atteggiamenti sono più che
comprensibili, avendo passato parecchie disavventure, ma
questo non mi ha certo scoraggiato dal cimentarmi in nuove
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ed entusiasmanti esperienze.
Quello che mi ferisce maggiormente sono gli sguardi della
gente comune che talvolta ti
giudica come un “malato” con
enormi difficoltà fisiche, non
pensando alle potenzialità della persona, che può avere una
vita molto interessante e ricca
di stimoli positivi nonostante la
disabilità».
Dopo questo dialogo molto intenso con Claudio, che ho strappato ai suoi impegni sportivi,
capisco che essere menomati
non vuol dire per nulla essere
inferiori. Anziché ricercare la
“normalità” perduta, come erroneamente si potrebbe pensa-
re dall’esterno, è molto più stimolante e avvincente costruirsi
una “nuova” vita, come Claudio
ci ha dimostrato, in maniera
concreta. Con l’attività sportiva
qualunque deficit, seppur reale,
è sempre relativo, mai assoluto o peggio ancora invalicabile.
Esistono, se si vogliono cercare,
moltissime alternative per rimettersi in gioco.
La competizione offerta dallo sport permette di raggiungere piccoli o grandi traguardi
che danno molta soddisfazione.
Nello sport come nella vita, le
barriere si possono abbattere
se si possiedono determinazione, passione, spirito di squadra
e professionalità.
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