Quelle regine del mare che guidavano il destino dei
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Quelle regine del mare che guidavano il destino dei
Quelle regine del mare che guidavano il destino dei naviganti Il guardiano del faro/24. Un tempo nei fari capitava che in caso di morte dei responsabili subentrassero le mogli. "Onca" era stata l'ultima inquilina della Lanterna. Non sapeva nuotare ma la sua vita si era consumata nel Mediterraneo di PAOLO RUMIZ La riconobbi subito. Era la chioccia calda e morbida di sempre. Si era sistemata con una sedia davanti al portone del faro e rammendava una calza, col suo vecchio uovo di legno. Stava lì, soletta nel tramonto, sotto un turbine di gabbiani. "Che Dio te compagna e la piova no te bagna" fece appena in tempo a dirmi. Poi scomparve. Il ricordo di "Onca" venne a trovarmi così, di sorpresa. Era stata l'ultima inquilina della Lanterna, il faro più vecchio di Trieste. Ero salito lassù a cinque-sei anni: mio padre mi ci aveva portato per una scala a chiocciola, poi mi aveva mostrato Trieste da un vertiginoso ballatoio. C'era un gran traffico di pescatori; scaricavano quintalate di sgombri davanti alla pescheria grande. Nonna Onca, al secolo Veronica, non sapeva nuotare, ma la sua vita si era consumata nel Mediterraneo. In un faro si era sposata, in un faro aveva trascorso la luna di miele, in un faro aveva partorito sei figli tra le due guerre. Giovanni, Erminia, Maria, Rosetta, Licia e Renato. Sei figli e sei fari: Porer, sulla punta meridionale dell'Istria; Pelagosa, al largo di Curzola; Faresina sull'isola di Cherso; Fasana e Scoio Olivi dalle parti di Pola e San Giovanni in Pelago presso Rovigno. Poi era venuta la Lanterna, ultima destinazione del marito, il fanalista-capo Giovanni Rakiæ, italianizzato Racchi, nato a Promontore a Sud di Pola, primo di dieci fratelli. In quanto istriano, aveva combattuto a Caporetto dalla parte austriaca, e con onore; il che non gli aveva impedito, poi, di servire fedelmente l'Italia come farista. Un giorno d'aprile del '60, s'era sentito un po' stanco ed era salito in camera a dormire. Mezz'oretta, aveva detto. E invece c'era rimasto per sempre. Nei fari si nasceva e si moriva; e Onca rimase alla Lanterna fino alla fine, circondata da uno stuolo di nipoti che, all'ombra della torre, impararono la vita allo stato brado. Quando puliva il radicchio, la piccola Nadia le chiedeva: "Nona, quando te sarà morta, chi me neterà el radicio?". Lei rideva e diceva: "Mi no morirò mai". Ai bambini raccontava fiabe di volpi furbe e lupi creduloni, di contadini poveri e preti ben pasciuti. Oggi le società veliche hanno blindato i moli e ceduto la lampada del faro a un museo ligure, sostituendola con una luce da discoteca. La vecchia torre è blindata da casermoni della Finanza. È sparito tutto: il treno che attraversava le Rive a passo d'uomo, i ferrovieri e i facchini, le bagnine, il boogie woogie, i prestigiatori e le scimmie del luna park. E poi i pallanotisti, i tuffatori, le lucciole nell'erba, il baracchino delle salsicce. La Lanterna piena di famiglie - i Corbatto, i Zaratin, i Maurel, i De Stalis - ma, in quella corte dei miracoli, la regina era lei. Nonna Onca non stava al faro. Lei era il faro. Riemersi dalla visione. Maria stava rientrando dall'orto con un cesto di pomodori e cetrioli. Anche lei era una regina. Il marito governava la torre di luce, ma lei faceva tutto il resto. Con l'aiuto di suo figlio pescava, curava la campagna, cucinava, teneva in ordine l'alloggio. Quella sera Tommy mi mostrò vecchie foto dell'isola, invasa da capre, asini e bambini. Ben tre famiglie lavoravano al faro, e lui, dal primo anno di età, aveva passato tutte le estati così, libero come il vento. C'erano fino a diciassette ragazzini, ma quello scampolo di terra irsuta li nutriva tutti. Patate, pesce, verdura, uva, carne. Solo la farina bisognava portarla dal Continente. Al tempo dei Pelasgi il mare era governato dalle donne. Poi dal Nord vennero i Dori, guerrieri maschilisti di terraferma, e tutto finì. Ma l'anima femminile, corsara, rimase. Un tempo, nei fari capitava che - in caso di morte dei responsabili - subentrassero le mogli. La sentinella dei naviganti andava affidata a chi la conosceva bene, non a tremebondi novizi. "Ho sempre raccomandato scriveva nel 1851 il responsabile del comparto negli States - che alla morte di un guardiano a succedergli fosse la moglie, se donna fidata e rispettabile". Erano anni duri, non c'era ancora corrente elettrica, la lanterna a petrolio andava alimentata in continuazione e l'apparato rotante funzionava con una catena tirata da pesi che ogni giorno andavano portati per le scale in cima alla torre. Eppure le donne diedero straordinaria prova di sé, anche nei fari più isolati e tempestosi. Kate Walker fu per 33 anni guardiana di Robbins Reef, alla foce dello Hudson, scoglio microscopico davanti a Manhattan. Succeduta al marito John, che nel 1890 le era morto di polmonite tra le braccia, pesava 45 chili, ma salvò più di cinquanta persone disperse in mare. Nel registro del Round Island Lighthouse, presso New Orleans, distrutto da un fortunale nel 1998, è annotata la successione dei guardiani. Anni, nome, cognome, salario, motivo di fine-rapporto. Leggi, in sequenza: "1870-1872, Charles Anderson, dollari 625, annegato". Segue: "1872-1882, mrs. Margaret Anderson, dollari 625, morta". E ancora, sotto: "1881-1881, Mary Anderson, dollari 625, dimissionaria". Marito, moglie e figlia: un'epopea in tre righe. Pochi mesi fa, me ne andavo a zonzo con la luna intorno a Lussinpiccolo, nel golfo del Quarnero e, quando fui nella baia di Artatore, dal bosco uscì improvvisamente una donna che mi abbagliò con la pila frontale. Aveva una fascina di legna sottobraccio, portava braghe mimetiche e una giacca color bruno. Mi fulminò con gli occhi, senza dire una parola. Tinza si chiamava ed era anche lei una regina del mare. Aveva quasi 90 anni e apparteneva a una dinastia di armatori, ma aveva scelto di vivere da sola in una casa senza corrente, abbarbicata alla scogliera. Era una di quelli che non erano fuggiti dall'Istria, negli anni duri di Tito. Emigrava solo con i grandi freddi. Ma appena il tempo ingentiliva la ritrovavi lì, col vento forte. Feci appena in tempo a guardarle il viso. Pareva scolpita dalle tempeste, portava orecchini e un filo di rossetto. Poi sparì nel buio come una faina. (24 - continua)