La petizione e le motivazioni del comitato
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La petizione e le motivazioni del comitato
Piacenza, 11 marzo 2015 Alla cortese attenzione di Comune di Piacenza Amministratore Delegato e Direttore Generale dell’ENEL Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna e per conoscenza a Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio per le province di Parma e Piacenza Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo - Direzione Generale Archeologia Prefettura di Piacenza Italia Nostra FAI - Fondo Ambiente IBC - Istituto per i Beni Culturali Emilia Romagna, Procura Regionale della Corte dei Conti Emilia Romagna loro indirizzi Recapito per comunicazioni: Arch. Manrico Bissi Via Angelo Genocchi 52 29121 PIACENZA [email protected] PIACENZA, PALAZZO EX ENEL IL MERCATO GOVERNA L’ARCHEOLOGIA E L’URBANISTICA Dall'abbattimento dell'ex scuola Enel di viale Risorgimento sta sorgendo, su antichi resti archeologici, l'ennesimo edificio residenziale privato con appartamenti, negozi e uffici, col solo misero contentino alla cittadinanza di uno spazio "polivalente" e di una palestrina di metri 15 x 15, prevista per sopperire parzialmente alle inderogabili necessità delle scuole limitrofe e invece inutilizzabile come palestra scolastica. Motivi del malcontento di associazioni e singoli cittadini: a) IL CAMBIO DI DESTINAZIONE D'USO che da pubblica utilità passa a beneficio totalmente privato, senza alcuna necessità o legge che lo imponga, sottraendo alla collettività un contenitore di funzioni di interesse generale; b) L'INSPIEGABILE LIEVITAZIONE DEL VALORE ECONOMICO, aumentato ad ogni passaggio di proprietà fra società appartenenti all'ENEL; c) IL RISCHIO di perdere per sempre I RESTI ARCHEOLOGICI, che non potranno più essere visti, studiati e tantomeno essere valorizzati e utilizzati a fini culturali e turistici; d) LA PERDITA DELLA NECESSARIA PALESTRA PER LE SCUOLE; e) IL TIMORE CONCRETO CHE LA NUOVA COSTRUZIONE STONI DI FRONTE A PALAZZO FARNESE deturpando l'area; f) LA PREOCCUPAZIONE PER IL TIPO E IL METODO DI SIMILI SCELTE URBANISTICHE che non sanno far parte di un progetto complessivo di città bella, vivibile e partecipata nel rispetto della sua storia e delle sue potenzialità. I FATTI RESTI ARCHEOLOGICI 1981: ENEL costruisce il palazzo e, autorizzata, copre con solaio in cemento le strutture di epoca romana allora rinvenute e identificate dalla Soprintendenza Archeologica come "resti d'anfiteatro di età imperiale, addossati all'esterno a tratti di cinta difensiva repubblicana…". Tale copertura fu consentita “constatato che tale progetto consentirà di completare l’indagine archeologica successivamente al di sotto del solettone” e in previsione della loro messa in vista. Quindi, come si deduce facilmente, in una prospettiva di valorizzazione futura. All’epoca del ritrovamento, la dottoressa Mirella Marini Calvani, archeologa, allora Soprintendente per le province di Parma e Piacenza, definì i reperti sotto al cantiere ENEL come “una scoperta di eccezionale importanza” in quanto per la prima volta portava alla luce “resti di un edificio monumentale romano” nella nostra città (“Libertà” del 10 maggio 1981). Il Piano Regolatore Generale allora vigente classificava l'immobile come attrezzatura pubblica urbano-territoriale. Il palazzo era un centro di addestramento per il personale ENEL addetto al funzionamento delle centrali nucleari. 1999-2007: Dopo che ENEL ebbe cessato l'uso del suo palazzo si susseguirono diversi passaggi di proprietà fra società appartenenti allo stesso ENEL, a prezzi sempre maggiori non giustificati da migliorie né da cambi di destinazione urbanistica. Infine il palazzo fu acquistato, insieme ad altri immobili ENEL, dalla Società Immobiliare Demofonte. 2007: La "Società Immobiliare Campo della Fiera" acquista il palazzo ex Enel quando il palazzo è ancora vincolato dal Piano Regolatore all'uso pubblico. L'ITER 2009: Il Consiglio Comunale (amministrazione di centrosinistra, sindaco Reggi, assessore all'urbanistica Cacciatore) poco opportunamente accoglie la richiesta della Società proprietaria e adotta un Piano di Recupero in variante al Piano Regolatore Generale. Si prevedono appartamenti, uffici, un primo piano sotterraneo di 60 posti auto privati e un secondo piano sotterraneo con 50 posti auto pubblici a pagamento. All'interno di quest'ultimo piano dovevano essere resi visibili parte dei resti archeologici. Con l'adozione del Piano di Recupero, il Consiglio approva un ordine del giorno che impegna la Giunta a reperire nell’edificio spazi per una palestra di cui le scuole hanno urgente bisogno. 2010: La stessa amministrazione in Consiglio Comunale approva questa variante, che elimina il vincolo di uso pubblico a favore di una destinazione che ammette interventi edilizi compresa la demolizione e ricostruzione per usi privati. La variante approvata recepisce la proposta che impegnava la Giunta a reperire spazi per la palestra scolastica, riducendo la quota di parcheggi di uso pubblico a favore di una palestra. 2014: La Giunta Comunale approva un "aggiornamento progettuale" del Piano di Recupero, con valore di permesso di costruire, che cancella il secondo piano sotterraneo di parcheggi nel quale dovevano essere riportati alla luce i reperti archeologici. Tale modifica progettuale viene pubblicamente presentata ai cittadini nell’Auditorium Sant’Ilario il 21 luglio 2014, dichiarando apertamente che la nuova versione rispetta le disposizioni della Soprintendenza. In particolare, a detta dei progettisti e degli Amministratori presenti in sala, i reperti andrebbero mantenuti sepolti perché: • • • sono di scarso pregio; il mantenimento del solettone è stato richiesto dalla Soprintendenza; la loro messa in luce potrebbe danneggiarli o esporli ad un rapido degrado. In realtà, il nuovo progetto non era stato affatto presentato agli organi di tutela, che infatti apprendono della variante solo su segnalazione delle associazioni culturali e ambientaliste piacentine, insoddisfatte dell’esito dell’assemblea del 21 luglio: a seguito di tale segnalazione, in data 4 agosto 2014 (protocollo n.9023) il Soprintendente regionale dell’Emilia Romagna, dottor Marco Edoardo Minoia, risponde alle associazioni piacentine confermando testualmente che: • • • • • la Soprintendenza archeologica è totalmente all’oscuro del nuovo progetto; la Soprintendenza archeologica aveva approvato soltanto il primo progetto (risalente al 2009), che prevedeva appunto il raggiungimento e la messa in vista dei reperti; la Soprintendenza archeologica non è quindi contraria all’eventuale riapertura dei reperti, purché l’intervento sia condotto volontariamente dal privato, e si dimostri rispettoso di tutti gli opportuni criteri conservativi; la decisione di coprire i reperti con il solettone cementizio, assunta nel 1981, era dettata unicamente da ragioni di convenienza economica, non certo da considerazioni sulla qualità dei reperti; la soletta di cemento armato, realizzata nel 1981, può essere rimossa in qualunque momento, a patto che si progetti un opportuno allestimento che garantisca la protezione e la conservazione dei reperti. Visto e considerato che gli organi di tutela, per loro stessa ammissione, sono stati estromessi dalla valutazione del nuovo progetto, e dato che la stessa consistenza dei reperti archeologici pare necessitare di ulteriori indagini e valutazioni, le associazioni culturali e ambientaliste piacentine richiedono alla Soprintendenza un accurato sopralluogo che verifichi la regolarità del progetto e del relativo cantiere; tuttavia, in data 4 novembre 2014, la Soprintendenza risponde così alla sezione piacentina di Italia Nostra: "dall'esame della documentazione progettuale si evince che non verrà rimossa la soletta di cemento armato a suo tempo costruita a protezione dei resti rinvenuti nel 1981. Dal momento, quindi, che i lavori previsti non rappresentano alcun rischio per la conservazione dei suddetti resti, si ritiene non siano necessarie ulteriori prescrizioni di tutela…" Per salvaguardare e valorizzare i resti archeologici e conservare al meglio e restituire un ruolo pubblico alla zona interessata, che è di valore monumentale e caratterizzata quasi esclusivamente dalla presenza di edifici pubblici (scuole, Musei civici, sede AUSL) e grandi spazi liberi (campo Daturi e area ex Camuzzi), intendiamo partecipare attivamente alle scelte al riguardo. Vogliamo dunque comprendere i veri motivi dei cambiamenti decisionali ad opera del Consiglio e della Giunta comunali, e pertanto chiediamo per quanto riguarda l'ASPETTO ARCHEOLOGICO: alla Soprintendenza Archeologica che senso ha tenere al di sotto di un solettone di cemento, a sua volta sepolto sotto un palazzo di quattro piani, resti che sono testimonianza unica dell'antica Placentia – tra i quali mura repubblicane del II sec. a.C. – se nessuno potrà mai vederli e studiarli? Non è di fatto decretarne l'annullamento, come se non esistessero? A che serve allora questa istituzione che deve salvaguardare sì i reperti, ma non per sottrarli per sempre alla fruizione pubblica e a qualunque studio? Chiediamo quindi alla Soprintendenza Archeologica di motivare meglio una risposta che a lume di logica ci è incomprensibile e a dirci: - se la stessa Soprintendenza possiede la documentazione tecnica relativa ai lavori eseguiti nel 1981 e a quelli che si stanno svolgendo nell'area relativa ai reperti; - se ha fatto verifiche in loco per accertarsi che sia i lavori eseguiti oltre trent'anni fa, sia quelli in corso – e, in particolare, l'esecuzione dei plinti dei pilastri – siano stati fatti in modo da non mettere a repentaglio la conservazione dei reperti già ritrovati come pure delle aree limitrofe non scavate nei lavori precedenti; - se è possibile prendere visione delle piante e delle sezioni di progetto delle fondazioni, dei pilastri e delle travi della soletta per comprendere con quali distanze di sicurezza dai reperti sono state posate le strutture orizzontali e verticali del 1981 e quelle di oggi e capire, quindi, quali problemi si dovrebbero eventualmente affrontare in caso di recupero dei reperti per renderli visibili; - se (e se no, perché) non ritiene opportuno effettuare nuovi studi sui reperti e una verifica del loro stato di conservazione, in considerazione delle nuove conoscenze e tecniche di indagine e degli oltre trent’anni trascorsi dal loro seppellimento sotto il solettone esistente; - i reperti sono salvaguardati solo dalla soletta o anche da atti di vincolo e tutela? Se sì, quali? Aggiungiamo che secondo la legge, dalla n.364 del 20.06.1909 fino al vigente decreto legislativo 22 gennaio 2004 n. 42-Codice dei beni culturali, art. 91, i reperti, anche se rinvenuti in una proprietà privata, appartengono al demanio dello Stato, ai sensi dell’art. 822 del Codice Civile. Il possessore non può danneggiare, né fare ciò che vuole dei reperti. È evidente che il mantenimento dei reperti sotto un solettone di cemento di un condominio (e dunque, la loro totale inaccessibilità e invisibilità futura) rappresenta, di fatto, una loro “privatizzazione” e, sicuramente, la loro non disponibilità da parte dello Stato e dei cittadini in modo irreversibile dopo che la proprietà sarà stata frazionata in unità immobiliari e trasformata in un condominio di tanti singoli proprietari. Aggiungiamo che la presenza di importanti ritrovamenti nel sottosuolo dell’ex palazzo ENEL era ben nota fin dal 1981. Gli acquirenti hanno comprato a loro rischio, ben conoscendo i vincoli pubblici e archeologici che gravavano sull’immobile. Dunque la decisione dei costruttori di mantenerli anche ora sotto una soletta anziché metterli in vista non può essere giustificata dalla “scoperta” degli elevati costi del recupero archeologico. La tutela dei beni culturali consiste, per definizione di legge (art. 3 comma 1 del D.Lgs. 42/2004), nel “garantirne la protezione e conservazione per fini di pubblica fruizione”. Gli atti che la Soprintendenza Archeologica può compiere a tutela dei reperti sono: il decreto di vincolo; il provvedimento di prelazione e/o esproprio (atto di acquisizione del bene di interesse archeologico di proprietà privata); l'immissione nel Demanio dello Stato, ramo storico-artistico, dei beni immobili rinvenuti. Il Comune, nel momento in cui ha autorizzato un intervento edilizio radicale come questo, fra l’altro con una variante urbanistica e un piano di recupero, poteva pretendere che esso garantisse la pubblica fruizione dei reperti, imponendo che fossero resi visibili. Nel 1981 l’interlocutore del Comune era l’ENEL. I resti archeologici vennero sì coperti, ma da un edificio di proprietà pubblica, dunque con le massime garanzie di salvaguardia futura e di possibile fruizione. Ora, di fronte all’opposizione del privato possessore, il Comune poteva sospendere le decisioni sulla variante, allo scopo di intavolare una trattativa nella quale far pesare, a fronte dei costi privati dell'intervento, anche quelli pubblici per la negata fruizione, avvalorando così la reciproca convenienza di arrivare a un accordo. Il D.Lgs. 42/2004, art. 115, prevede espressamente che la gestione dei beni culturali possa essere effettuata anche da privati tramite accordi, convenzioni, concessioni con il competente Ministero. Riguardo all'individuazione di una parte dei resti come strutture dell'anfiteatro romano, può essere interessante considerare le ipotesi illustrate nell'"Atlante Cisalpino" di Francesco Corni (2012), già presentato anche a Piacenza. Il volume contiene ricostruzioni grafiche delle piante di alcune città romane del nord e centro Italia – fra cui Placentia – basate sui ritrovamenti archeologici e sulla riproduzione dei modelli insediativi conosciuti. Nella veduta della Placentia del I secolo, prima della distruzione dell'anfiteatro avvenuta nel 69 d.C., l'autore colloca nell'area del palazzo ex ENEL non l'anfiteatro ma il teatro romano. L'anfiteatro viene posizionato, invece, in fondo a via X Giugno-via Genocchi, all'altezza dell'area ex Camuzzi, nella quale tuttora è riconoscibile, dalle foto aeree e dalle mappe, un ampio tratto di forma ellittica che, per dimensioni, potrebbe essere quella di un anfiteatro. Esistono studi su queste ipotesi? È possibile che qualche specialista faccia degli approfondimenti, anche con indagini archeologiche? per quanto riguarda l'ASPETTO ECONOMICO: a ENEL Se l'alienazione dei beni ENEL a privati, a prezzi di mercato, doveva contribuire a risanare le finanze dissestate dello Stato, come mai ENEL stesso per garantirsi aumenti di valori reali, non ha presentato la domanda di variante prima di vendere? A chi faceva capo e da dove traeva i suoi proventi la Società Immobiliare Demofonte che ha comprato nel 2007, per 131 milioni, immobili ENEL sparsi in tutta l’Italia, tra cui il palazzo di viale Risorgimento a Piacenza? ENEL avrebbe avuto il dovere di agire al meglio nell'interesse dello Stato, cioè della collettività. Attendiamo pertanto risposta in merito. al Comune di Piacenza Se la variante non fosse stata approvata, il valore dell'immobile (artificiosamente accresciuto coi vari passaggi di proprietà) sarebbe rimasto quello iniziale di bene vincolato ad uso pubblico, dissuadendo così eventuali acquirenti, e il Comune avrebbe potuto acquistarlo o affittarlo per adibirlo ad usi di interesse generale. Vorremmo perciò sapere quali interessi di carattere generale erano tutelati dalla variante. In merito agli ASPETTI URBANISTICI, aggiungiamo che: dire, come è stato detto dall'allora Assessore Cacciatore in occasione dell'adozione della variante urbanistica, che questa "rivestiva interesse pubblico perché riqualificava la zona con un edificio più bello, la rivitalizzava portando abitanti in centro, garantiva 50 posti auto a pagamento e la messa in vista di parte dei reperti archeologici e garantiva la tutela dei beni culturali perché il progetto era stato approvato dalle Soprintendenze", ci sembra assolutamente diverso da quanto oggi effettivamente in corso di costruzione: i 50 posti a rotazione non ci sono, i reperti non sono visibili e una palestrina non scolastica non risponde a esigenze collettive reali, mentre l'edificio rischia di non migliorare affatto la situazione estetica di fronte al Farnese. Tra l'altro, in periodo di enorme crisi edilizia con interi edifici invenduti o sfitti, non si vede proprio la necessità di costruire un condominio in zona monumentale. Edificio residenziale che non aumenta il valore della zona, ma la "sfrutta" aumentando esso di valore proprio grazie alla sua posizione. È evidente la speculazione, per quanto legittima, di un privato a discapito degli altri cittadini. Infine, la variante, senza alcuna consultazione né spiegazione nei confronti della cittadinanza, ha del tutto ignorato e disatteso il fabbisogno pregresso e le ripetute richieste di spazi scolastici (palestre, ma anche aule e altri locali accessori) proprio in quel luogo. Di fatto è stata data preminenza all’interesse economico dell’impresa a scapito degli interessi generali, rovesciando l’ordine dei valori stabilito dall’articolo 41 della Costituzione: “L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.” Ancora, chiediamo al Comune di Piacenza: come mai al palazzo ex ENEL – da demolire – è stato attribuito un valore di dieci milioni di euro, mentre il Comune ha valutato l'insieme dei due palazzi storici comunali di via Scalabrini 11 e via Verdi 30 solo 3,5 milioni, e il palazzo ex Olivetti del Pubblico Passeggio solo 2,5 milioni di euro? Com'è possibile che l’insieme di questi 3 immobili comunali d'indubbio pregio valga il 60% della sola area del palazzo ex ENEL (ingombra, peraltro, di un palazzo da demolire, dunque con relativi costi aggiuntivi)? la variante ha determinato o no il superamento del limite del 3% di incremento della capacità insediativa del PRG approvato? Inerisce o no alla disciplina particolareggiata per la zona omogenea A? Ossia: ha rispettato o no le condizioni specifiche stabilite dalle leggi regionali urbanistiche 20/2000 - art. 41 e 47/1978 art. 15 comma 4 lettera c)? ha imposto o no il non superamento delle volumetrie preesistenti, con un indice di utilizzazione comunque non superiore a 1,3 mq/mq, e un adeguato incremento delle aree libere? Ossia: è conforme o no alle prescrizioni specifiche stabilite dalle norme del PRG vigente -art. 19.03.02? Chiediamo di poter prendere visione delle valutazioni economiche, dei documenti tecnici e degli atti amministrativi che hanno determinato le decisioni in merito ai punti qui esposti. LE NOSTRE PROPOSTE 1) Offrire alla proprietà una PERMUTA, ad esempio palazzo ex Olivetti o altri immobili di proprietà comunale, acquisendo contestualmente anche la contigua area ex Camuzzi a scopi di valorizzazione archeologica o per altri usi pubblici. 2) Fare dell'area in questione un SITO ARCHEOLOGICO eventualmente estendendo le ricerche nel sottosuolo e NON RICOSTRUENDO L'EDIFICIO, anche per migliorare la percezione di Palazzo Farnese e il valore monumentale del più prestigioso viale d'ingresso in città. Ovviamente, reperti visibili e non esposti alle intemperie, ma protetti in un ambiente adeguato come già in altre città (es.: Domus romana di Mantova, casa del Chirurgo di Rimini, sotterranei della Sinagoga di Bologna, scavi scaligeri di Verona, scavi del teatro romano di Milano, scavi di San Lorenzo presso Sant’Orso ad Aosta, scavi del Macellum di Fano, scavi di piazza Battisti a Trento, ecc…). 3) UNA CITTADELLA DELLA CULTURA CON SPAZI MUSEALI, ESPOSITIVI, CULTURALI, per congressi a integrazione degli antistanti musei di Palazzo Farnese (quindi per comodi spostamenti a piedi) 4) SERVIZI SCOLASTICI quali aule, palestre, biblioteca. DUBBI DI LEGITTIMITA' Il Piano di Recupero approvato nel 2010 dal Consiglio Comunale, in variante al PRG vigente, ha subito nel 2014 una modifica sostanziale che prevede l'eliminazione del secondo piano interrato. Questa modifica costituisce variante sostanziale del Piano di Recupero perché cancella gran parte delle dotazioni territoriali del Piano, cioè gli spazi destinati a parcheggio di uso pubblico e alla messa in vista dei reperti archeologici. Questa variante è avvenuta con un atto di Giunta avente valore di permesso di costruire. MA, PER LEGGE, tale permesso per essere valido deve essere conforme al PRG vigente, che in questo caso è costituito dal Piano di Recupero approvato il quale prevede un secondo piano sotterraneo destinato ad usi pubblici. Quindi per essere legittima ed efficace la Delibera di Giunta, variante della variante, deve essere approvata dal Consiglio Comunale. Cosa che non è avvenuta. Pertanto nutriamo forti e fondati dubbi sulla legittimità delle decisioni assunte con quella delibera e chiediamo una verifica al Comune e a chi di dovere. IN CONCLUSIONE attendiamo risposte sollecite, esaurienti, documentate, trasparenti alle domande che abbiamo posto ai soggetti coinvolti: Comune, Soprintendenza ed ENEL. Noi, associazioni e cittadini, intendiamo batterci per le proposte che qui avanziamo confidando in un saggio ripensamento dei nostri amministratori. FIRMATARI Agosti Susanna Alberici Battista Alberici Ileana Albertelli Maria Elena Allesti Silvana (Bobbio – PC) Arcelli Fontana Margherita Arduini Maura Astinetti Giuliana Azzali Gianni Baccaglini Alessia Badini Giorgio Baio Vittorio Balduzzi Ivo Balduzzi Nadia Ballotta Elisabetta (Rottofreno – PC) Barabaschi Marco Barbieri Gabriella Barilli Sara Bariola Massimilano Bellini Jole Benedetti Marco Benedetti Stefano Bergamaschi Laura Bergonzi Elisabetta Bertolino Pierfrancesco Bertozzi Flavia Bertuzzi Renza (Rivergaro – PC) Berzolla Mimma Biasini Antonio Bilancetti Carla Bisotti Roberto Bissi Manrico Bolliger Leo Bolzoni Giuseppe Bordoni Lucia Bortolamedi CarloPaolo Bottassi Giampaolo Bottazzi Pierluigi Botti Giovanni Bottigelli Maurizio Branca Mario Brusamonti Lalla Buccellari Lorenzo Buccellari Federico Calastri Angela (Rivergaro – PC) Cammi Paola Campioni Paolo Canuto Gabriella Capelli Tiziana Carasi Francesca Carini Lucia Carotenuto Alba Casalini Silvia Castelnuovo Giuseppe Cattaneo Angela Cattani Graziella Cattani Maura Cavagna Artemio Chiappa Laura Chiappelloni Mauro Chiappelloni Pietro Chiappelloni Stefano Chiappini Gabriele Ciavatta Giacomo Ciciriello Elia Ciciriello Samuele (16 anni) Ciocchi Antonella Cobianchi Bruno Colombi Cinzia Cordani Roberto Corradi Corrado Correa Rosalia Correz Luis Corsi Adriano Cortimiglia Annamaria Cortinovis Maria Caterina Corvi Mora Cecilia Corvi Mora Paolo Cotugno Piernicola Cristalli Cristina Croci Martina Dermi Giovanna D’Orazio Giuseppe Dama Simona Dattilo Salvatore De Marco Silvana Dermi Giovanna (Pontenure - PC) De Pantz Elena (Pontenure –PC) Del Monte Maria Delli Antoni Maria Pia Dordoni Roberta Dosi Dimitri Dossena Giusi Fantigrossi Umberto Faulisi Giusi Favari Enrico Ferrari Elena Ferrari Graziella Fidone Francesco Finotti Adriana Fiorani Andrea Fiorani Fabrizia Fiorani Fiorella Fittavolini Ettore Foanna Ciani Ester Formaleoni Antonia Fornasari Monica Fornasari Monica Franconet Monica Franzini Elina Fugazzi Angela Fugazzi Benvenuto Fugazzi Filippo Fugazzi Stefano Gaiuffi Giorgio Gallini Carla (Cadeo – PC) Gambolò Alessandro Paolo Gandini Donatella Gardella Maria Cristina Gatti Adriana Gentile Stefano Gigala Claudio Giorgioni Carlo Giorgioni Livio Giorgioni Virginio Graviani Barbara Graviani Rosé Guasconi Giulio (Cortemaggiore – PC) Guazzi Loris Iannini Massimo Iannuzzi Vito Labati Claudia Labati Roberto Lalatta Anna Lambrini Chiara Lanzoni Elena Lanzoni Maurizio Lavelli Guido Lelli Annamaria Lertola Elisabetta Luigi Mozzi Piero Luppi Bianca Lusardi Valter Mafezzoni William Magistrali Antonino Magistretti Giovanni Magnaschi Ernesto Malfanti Annarita Malvezzi Gisella Malvicini Francesca Maramotti Dario Marazzi Laura Marazzola Stefano Marchetti Giuseppe Marchionni Anna Maria Marco Rancati Gian Massari Andrea Massimo Preti Luca Mazzocchi Filippo Melandri Vittorio Mencini Elena Milani Francesca Milani Franco Miserotti Giuseppe Miserotti Stefano Mocchi Anna Monti Enrica Mutti Giorgio Nagel Maria Teresa Natali Marco Negri Manuela Nicoli Giorgio Oliveti Daniela Ometti Cesare (Pontenure – PC) Paderni Giuseppe Pagani Margherita Papa Maria Luisa Passilongo Patrizio Pastori Eliseo Pastorini Lidia Pera Rita Pescara Rosaria Petonjic Ivan (taxista a Piacenza) Petroni Daniela Peveri Piera Peveri Roberto Piazza Stefano Pignataro Rosina Pinotti Cristina Pivoni Edoardo Ponzini Graziano Puppo Franca Ramon Rosa Rebecchi Giovanna Rebecchi Pierangela (F. d’Olmo – PC) Regalia Laura Repetti Luciano Rigolli Margherita Riscazzi Graziana Rizzi Stefano Roca Gilma Rojas Lady Rojas Vinicio Romano Maria Pia Ronda Gilberto Rosa Calamari Maria Rossi Antonella Rossi Fausto Rossi Roberto Rossi Tino Rossi Tiziana (Milano) Ruggeri Fausto Ruggeri Franco Sacconi Fabio Salotti Michela (M. d’Ongina – PC) Sbordi Emanuela Sbriscia Natascia Scaglia Antonio Scaglia Laura Scaglia Maria Teresa Scaglia Rita Schiavi Alberto Schiavi Carla Sciascia Carmelo Secolo Franco Secolo Elisa Sforza Fogliani Gian Maria Sichel Elena Silva Vittorio Sironi Xerra Rosalba Solenghi Sara Sorbello Angela Sordi Elena Sordi Paolo Soressi Stefano Sorrentino Rosa Sozzi Giordana (F. d’Arda – PC) Spagnoli Alberto Esse Spagnoli Lorenzo Spagnoli Valerio Spasic Ana Stefanini Graziella Stragliati Deborah Strinati Luigi Tagliaferri Sabrina Tangorra Vito Tansini Pietro Tansini Renata Tinelli Cristina Tomma Marzia Tonelli Roberto Tonini Elsa Toscani Franco Toto Carlo Trabucchi Mirella Trasciatti Ezio Tricarico Annamaria Trucchi Silvana Tuberosa Barbara Ughini Claudio Valenti Giuliana Varani Maria (Salsom. Terme - PR) Vega Hamilton Vega Pablo Vegezzi Antonio Vegezzi Clelia Vegezzi G. Augusto Veneziani Lucia Veneziani Pierandrea Vercesi Antonella (Rivergaro – PC) Verdecchia Enzo Verdecchia Lorenzo Vezzosi Patrizia Vincini Giuseppina Visconti Viviana Xerra William Zambianchi Gianni Zappa Monica Zavattoni Giovanni Zerbinati Doriana Zioni Giandomenico Zucchini Emilio