Inizio del Vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio

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Inizio del Vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio
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Inizio del Vangelo di Gesù Cristo
Figlio di Dio
Catechesi del 25 novembre 1999 n.4 di P. Diego Pedone
L'inizio è importantissimo per comprenderne tutto l'insieme. Marco incomincia a
modo suo. Gli altri evangelisti non lo hanno imitato, perché iniziano con una storia
dell'infanzia di Gesù (Mt e Lc) e/o con un «prologo» (Lc e Gv).
L'attività di Giovanni il Battistae l'attività di Gesù sono collegate tra loro. Il
Battistaè visto inoltre come il precursore di Gesù. L'attività del Battistaè introdotta da
una citazione veterotestamentaria ed è descritto in modo che la sua opera (4-6) spicchi
sul suo annuncio (7 s.).
Dopo il suo battesimo per opera di Giovanni, Gesù è presentato come Figlio di
Dio da una voce che viene dal cielo (9-11), viene quindi tentato da Satana nel
deserto (12 s.) ed inizia poi in Galilea la sua predicazione, sintetizzata in un
sommario (14 s.).
Gesù, il Figlio di Dio, annuncia il «vangelo di Dio» e supera la predicazione del
Battistache aveva solamente il compito di predicare il battesimo di penitenza e di
additare colui che è più forte.
v. 1: titolo: Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio:
Marco vuole che quanto segue sia compreso come VANGELO. Si conoscono altre
proposizioni mancanti di predicato poste all'inizio di libri della Bibbia (Prv 1,1; Ct 1,1;
Qo 1,1). Marco però non si accontenta della caratterizzazione «vangelo», ma ne
specifica espressamente l'inizio.
Benché Marco confermi la prassi delle precedenti tradizioni di premettere il
Battista e l'Antico Testamento, l'inizio deve essere legato più strettamente al vangelo
e deve essere inteso in senso storico. Il vangelo, che solamente qui e in 1,14 è unito ad
un complemento di specificazione, mentre altrove è usato in forma assoluta (1,15;
8,35; 10,29; 13,10; 14,9), è sempre riferito all'annuncio.
Esso include l’attività di
Giovanni che ne è appunto l'inizio. Il v. 1 è dunque la sintesi di tutta l'opera
marciana, non il titolo del libro ma l'indicazione del suo contenuto.
Il Battista è stato inserito nel vangelo cristiano. Come si inserisce Gesù nel
vangelo? L'antica controversia era così espressa grammaticalmente: il genitivo Iesou
Christou indica il soggetto o l'oggetto del vangelo? Sarà necessario tenere presenti
tutt'e due gli aspetti. Marco vuole parlare di Gesù Cristo, prende le tradizioni che
riguardano le sue parole e le sue opere e ne fa il contenuto del suo annuncio. Che ne
derivi un racconto non è un fatto «casuale», ma espressione dell'intervallo di tempo che
è passato e compilazione del ricordo storico.
Gesù Cristo però non è soltanto colui che è stato ricordato in senso storico, ma
anche colui che è stato caratterizzato dalla croce e dalla risurrezione. Perciò egli è
anche soggetto del vangelo, che lo rappresenta. Il vangelo di Marco è un racconto
inteso come annuncio.
Il figlio di Dio, definizione di Gesù Cristo, divenuto ormai nome proprio, e
quindi anche fattore determinante del vangelo, evoca la professione di fede del
centurione sotto la croce: «Veramente quest'uomo era Figlio di Dio» (15,39). Viene
gettato un ponte tra la prima proposizione e questa confessione finale. Essa
descrive la reazione adeguata all'ascolto del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio.
2. Come è scritto nel profeta Isaia: ecco, io mando il mio messaggero dinanzi al tuo volto, che preparerà la tua via.
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Se, prima di Marco, la formula come è scritto, introduceva Is 40,3(LXX), vuol dire che
per l'evangelista la citazione mista è di notevole importanza. Gli offre la possibilità di
presentare Dio che rivolge la parola al Figlio di Dio or ora nominato. Inoltre,
coll'aiuto di questa citazione, egli può mettere in rapporto il Battista col profeta
Elia. Tanto tempo fa Dio ha fissato normativamente nelle Scritture la figura del
precursore Giovanni.
La formula introduttiva dei Settanta: «Ecco, io mando il mio messaggero dinanzi
a te» acquista il carattere di un discorso rivolto a qualcuno.
Nel passo citato (si tratta di Esodo 23,20.29) la parola è rivolta al popolo di
Israele, al quale Dio promette un angelo come difensore sulla via che conduce nella
terra di Canaan. In Marco, però, questa citazione è stata subordinata a Ml 3,1:
«Ecco, io mando il mio messaggero a preparare la via davanti a me». Già in Ml 3,23 s.
viene nominato Elia come messaggero; egli verrà prima del grande e terribile giorno
del Signore. Nell'esegesi giudaica Elia era visto ora come il messaggero precursore
di JHWH, ora come il messaggero precursore del Messia. Anche lì si combinavano
quindi Ml 3,1 ed Es 23,20.29. Questa combinazione vuole probabilmente significare
che gli avvenimenti dell'Esodo si ripeteranno alla fine dei tempi.
Is 40,3 è legato alla citazione mista soprattutto dal pensiero della via da preparare.
Il passo citato si trova all'inizio del libro del Deutero-lsaia, dove al popolo è
promesso il ritorno dall'esilio babilonese.
La preparazione della via di Dio allude probabilmente al modello della
processione in onore degli dei a Babilonia. J
HWH tuttavia non è presente come statua di un Dio portata per le strade, ma
è presente e agisce nel corteo del popolo che ritorna in patria. Secondo il testo
ebraico la voce grida: «Nel deserto preparate la via per JHWH! Raddrizzate nel deserto
una via per il nostro Dio». Nel targum al posto di JHWH è messo il popolo: «Nel
deserto preparate la via per il popolo! Raddrizzate nel deserto una via per
l'assemblea del nostro Dio!». Ma solamente i Settanta presentano un testo che rende
possibile un'applicazione al Battista, perché riferiscono alla voce l'indicazione del
luogo. «Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore! ».
GIOVANNI BATTISTA: CHI ERA?
Una delle figure più note di profeta fu Giovanni Battista, le cui attività sono
narrate sia da Flavio Giuseppe sia nel N.T.
- Giovanni predicò l'imminenza del giudizio escatologico e
- amministrò una forma di abluzione rituale (forse un nuovo adattamento del
battesimo dei proseliti) a coloro che si pentivano e dimostravano di avere mutato il
loro comportamento.
- Ma il rito battesimale di Giovanni era più che un rito che simboleggiasse il
perdono divino: come già il bagno rituale (d'ingresso) della comunità di Qumran, il
battesimo di Giovanni ha la funzione di un rito di passaggio che ammette nella
comunità escatologica, il vero Israele, che sarà l'unico a essere giustificato da Dio
nel giorno del giudizio.
- I vangeli chiamano spesso profeta Giovanni o sollevano la questione del suo status
di profeta.
- L'idea che Giovanni fosse il profeta Elia è sottintesa in Marco e sviluppata da
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Matteo, ma è rifiutata da Luca. In Matteo Gesù identifica esplicitamente Giovanni con
Elia ben due volte. La legge e tutti i profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni.
E se lo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire.
Allora i discepoli gli domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima
deve venire Elia?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi
dico: Elia è già venuto e non lo hanno rconosciuto; anzi, l'hanno trattato come
hanno voluto. Così anche i1 Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora
i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni Battista.
FLAVIO GIUSEPPE
dà un giudizio molto positivo su Giovanni come predicatore del pentimento,
ma non lo definisce un profeta: questo non desta sorpresa, visto che Giuseppe è incline
ad applicare il titolo di «profeta» solo ai profeti dell'Israele antico. Sono molti inoltre i
modi usati per caratterizzare Giovanni come profeta.
1. Il suo tipico abbigliamento, che consisteva in un mantello di pelo e in una cintura
di pelle (Mc. 1,6; Mt. 3,4) che si ispirava consapevolmente all'abbigliamento dei profeti
dell'A.T. (1Re 19,19; 2Re1,8; 2,13-14; Zacc. 13,4).
2. L'affermazione in Lc 1,15 che Giovanni sarà pieno di spirito fin dal seno di sua
madre non è che un modo per dire che egli è un profeta.
3. Lc. 3, impiega per Giovanni una formula profetica di rivelazione dell'A.T.: «la
parola di Dio scese su Giovanni figlio di Zaccaria nel deserto».
4. Si narra che Giovanni rimproverasse aspramente Erode per la sua immoralità (Mc. 6,
17-18), in un modo che ricorda i profeti classici.
5. Sebbene il messaggio di Giovanni sia aspro e severo, esso si incentra sull'invito al
pentimento in un modo che ricorda gli inviti al pentimento tipici dei profeti classi
6. Infine Giovanni, come già i profeti dell'A.T., si rivolge a tutto il popolo d'Israele
(e anche ai gentili) e non a un gruppo ristretto all'interno d'Israele.
Due brevi profezie di Giovanni, che ci sono giunte nei vangeli sinottici, possono a
buon diritto essere giudicate autentiche. La prima di queste si trova in Matteo e Luca e
proviene dalla fonte Q (Mt. 3,7-10; Lc. 3,7-9). Poiché le versioni di Luca e di Matteo
sono praticamente identiche, citeremo solo il testo di Matteo:
«Voi razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente ? Fate
dunque frutti degni di conversione,e non crediate di poter dire tra voi: Abbiamo
Abramo per padre».
Giovanni parla con la sua autorità personale e non presenta il suo messaggio
come discorso in prima persona di Jahvé, come facevano i profeti dell'A.T. Questo
discorso mostra tuttavia alcuni interessanti paralleli con alcune profezie di Amos.
L'espressione spregiativa con cui si rivolge all'inizio ai suoi interlocutori ricorda
espressioni simili di Am. 4,1; 8,4. L'esortazione di Giovanni comincia inoltre con un
comando positivo seguito da una proibizione, uno schema che si ri trova in Am.
5,4-5. La domanda retorica «Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente?»
richiama alla mente la forma profetica veterotestamcntaria detta «chiamata alla
fuga» (Ger. 4,4-5; 6,1; 48,6-8.28; 49,8.30) Di fatto è come se Giovanni chiedesse a
quanti si affollano attorno a lui: «Chi è il profeta che vi ha consigliato di fuggire e
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sottrarvi all'imminente giudizio di Dio?».
Giovanni s’inserisce qui appieno nella tradizione apocallttica, poichè il giudizio che
egli profetizza non è il giudizio storico, cioè la punizione divina di una trasgressione
specifica, bensì il giudizio escatologico, che Giovanni vede come la terribile, definitiva
risposta della giustizia divina alla malvagità e alla corruzione d'Israele. Se l'avvento di
Dio è imminente e ineluttabile, tuttavia coloro che si pentono sinceramente e si
uniscono alla comunità escatologica dei redenti mediante il rito battesimale di
iniziazione di Giovanni sfuggiranno all'ira di Dio.
Luca pone in appendice a questa profezia una sezione esortativa (Lc 3,1O-14) Le
folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due
tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che
dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato
fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi che dobbiamo fare?». Rispose
loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre
paghe».
Questo schema di Luca induce a pensare che l'evangelista abbia rielaborato in chiave
cristiana il discorso di Giovanni, aggiungendovi una serie di esortazioni sotto forma di
omelia dialogata.
Il secondo discorso profetico di Giovanni Battista che vogliamo analizzare si
ritrova sia in Mc 1,7-8 (Mt. 3,11-12; Lc. 3,16-17). Citeremo dapprima Mc. 1,7-8, poi
Lc 3,16-17: E annunciava: Viene dopo colui che è più forte di me. Io non .sono degno di piegarmi a sciogliere i
legacci dei suoi sandali. 8 Io Vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con spirito santo.
Egli ha in mano i1 ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio, ma la pula la
brucerà con fuoco inestinguibile.
É forse impossibile stabilire quali precise relazioni vi furono tra Giovanni Battista
e Gesù, ma uno studio comparativo delle varie tradizioni evangeliche riguardo
Giovanni mostra chiaramente come Giovanni sia stato sottoposto a una
«cristianizzazione», cioè sia stato integrato in quella linea di storia salvifica che gli
evangelisti trassero dall'A.T. a Gesù. I vangeli riferiscono spesso le profezie di
Giovanni su «colui che viene» (Mc. 1,7; Mt. 3,11; Gv. 1,15.27.30; cfr.Atti 13,25) e
nel contesto dei vangeli e degli Atti «colui che viene è sicuramente identificato con
Gesù».
A Giovanni è affidato il ruolo di Elia redivivo, il profeta escatologico che prepara
la strada al messia davidico (Mt. 17,10-13; Mc. 1,2-3 parr.).