Scarica il discorso del Presidente Romeo
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discorso del Presidente Alfredo Romeo Cultura e qualità dei servizi – Il New Deal necessario. Gentili Relatori e Gentili Signori grazie di essere intervenuti a questo seminario, che sono convinto possa essere un’occasione importante e innovativa di riflessione collettiva per il rilancio di un comparto, quello del Real Estate e di tutti i servizi collegati al suo funzionamento ed alla qualità della vita della sua utenza, che con l’indotto rappresenta circa il 20 per cento del PIL del Paese ed occupa oltre 2.000.000 di addetti. Faccio la premessa che non mi piace pensare in modo conforme e omologo e preferisco inseguire – perdonate l’apparente presunzione - idee innovative e di libertà. E anche di provocazione, se necessario. Come farò oggi, ma sempre con l’obiettivo di discutere e riflettere per difendere il mercato da una parte, e trovare punti di sviluppo per il nostro sistema economico dall’altra. “La gestione delle città - La risorsa Territorio per un New Deal italiano”, è il titolo impegnativo di questo incontro, nato come sintesi di riflessione di un lungo lavoro di ricerca fatto dall’Osservatorio Risorsa Patrimonio-Italia. Una Associazione di scopo – costituita da Romeo Gestioni, Cresme-Consulting e NOMISMA: un luogo di confronto, ma soprattutto un laboratorio di proposte e di modelli operativi da offrire al mercato e al Paese, in un comparto strategico per la nostra economia. Un lavoro di ricerca, quello dell’Osservatorio, che ha già prodotto il libro “Patrimonio Italia. La risorsa” pubblicato con il Sole24ore, che qui oggi viene presentato. 1 Sole24ore che ringrazio qui, nella persona del Dott. Santilli, perché ha creduto alla necessità di questo dibattito complesso e articolato nel tempo. Come ringrazio anche tutti gli autori e collaboratori, che hanno contribuito alla realizzazione delle ricerche ed alla redazione del libro. Non voglio dilungarmi. Ci sono margini straordinari per la ripresa di tutto il comparto, attraverso un rilancio dei Servizi come strumento di economia reale e, a cascata, strutturale per, e su tutto, il Territorio. Ma servono idee, nuove regole e nuovi orizzonti per recuperare le risorse del tutto inesplorate che l’Italia, questo Paese bellissimo, possiede e merita di poter utilizzare. Questo nostro comparto, e di conseguenza il Paese, richiedono una scossa che non si può ridurre a un decalogo di richieste che le varie associazioni del settore mettono sul tavolo di una Politica sorda o – se va bene – distratta. Né tanto meno da manovre di piccolo cabotaggio interno alle stesse attività di rappresentanza. Serve invece una scossa in termini di innovazione, di progettazione e di capacità di interlocuzione con il Legislatore e con l’Esecutivo. Ecco perché sono convinto che sia arrivato il momento di sviluppare, con occhi e mentalità nuovi, una riflessione strategica sulla principale - ma dimenticata - risorsa dell’Italia: il Territorio, il “tesoro” di questo Paese paralizzato da politiche prive di visioni e dalla farraginosità della Pubblica Amministrazione, ma anche da gravi distorsioni del Mercato, soprattutto in relazione alla possibile valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico. 2 Si pensi in tal senso a quanto provocato dai Fondi immobiliari e dalle loro SGR che operano in via diretta come piccoli “amministratori di condominio”, approfittando di normative che non tutelano adeguatamente rispetto ai possibili conflitti di interesse fra i diversi attori del processo (finanza, apportatori dei beni, quotisti, etc.). E che invece di valorizzare concretamente, con il supporto dei veri professionisti del Property e del Facility Management i beni immobili a loro affidati, in attuazione di quella che sarebbe la vera e fondamentale loro mission strategica, bruciano per lo più a vantaggio di pochi “valore economico collettivo” a discapito del possibile sviluppo economico, dell’occupazione e della crescita, e innovazione qualitativa, di tutte le aziende e le professioni specialistiche di settore. Un vulnus gravissimo – come dimostra la ricerca che vi proponiamo nella cartellina di documentazione - e come racconta oggi il Sole24ore che vi è stato consegnato all’ingresso e che presenta questo seminario. Lancio subito la prima provocazione: chi può raccontare di una sola SGR che abbia davvero valorizzato un cespite nell’interesse dei risparmiatori? Certo, anche qui il legislatore deve dare i suoi indirizzi e offrire i suoi strumenti, altrimenti di valorizzazioni e dismissioni (pubbliche o private) si parlerà all’infinito senza costrutto. Ma la finanza immobiliare deve tornare a svolgere il proprio insostituibile ruolo di tutela e supporto degli interessi dei risparmiatori e di chi le affida i propri beni, mentre i professionisti del Facility e dell’erogazione dei Servizi devono offrire nuovi modelli di valorizzazione dei beni a tutela della qualità della vita dei cittadini. 3 Ancora: dov’è la crescita di valore senza valorizzazioni? Dove sono l’economia di scala e il volano economico che invece si possono attivare con piani integrati di riqualificazione, valorizzazione e gestione? Dove sono le centrali di committenza che “pensano futuro” osservando i nuovi bisogni delle comunità urbane moderne e cercando di soddisfarli? Perché, anche ad opera delle nuove centrali di committenza nazionali e regionali, si continuano a bandire appalti parcellizzati nei servizi secondo vecchi schemi ancorati alla storica frammentazione delle competenze delle P.A., invece di rispettare l’esigenza di ottimizzare i risultati economici e funzionali della spesa pubblica, capitalizzando così al massimo i vantaggi derivabili dalle sinergie possibili grazie a una moderna e coordinata gestione integrata dei servizi di facility? E ciò a discapito di ogni possibilità di affrontare - e dare risposta con modelli innovativi ed efficienti in termini di costo/qualità di servizi ai bisogni più complessi e sempre diversi espressi dalla collettività? Dove sono i contributi innovativi delle Università, che propongono soluzioni scientifiche avanzatissime, ma troppo spesso avulse dalle necessità e dalle dinamiche vere del Mercato? E la Pubblica Amministrazione, soprattutto a livello territoriale, da vera e propria grande azienda di servizi quale dovrebbe essere (pensiamo all’Ente locale), quando evolverà da un’organizzazione ormai arcaica e troppo frazionata per competenze (figlia di una diversa società) verso modelli organizzativi più moderni e dinamici che privilegino la responsabilità per funzioni interdisciplinari integrate, capaci di restituire - in tempi rapidi e con minori sprechi risultati produttivi concreti e percepibili per la collettività? 4 Non basta: chi dei presenti mi sa raccontare di una Pubblica Amministrazione che abbia mai presentato un piano operativo di riqualificazione dei Servizi al cittadino: dalla pianificazione capillare di un risparmio energetico, alla guerra all’elusione fiscale - che è cosa ben più articolata e promettente dell’evasione fiscale – e che solo attraverso la conoscenza del Territorio si può ottenere? Sono il mercato e la comunità economica privata che propongono questi bisogni e le possibili soluzioni. Ma la PA sta chiusa nei suoi uffici. E se io provo a parlarci, mi becco una denuncia per turbativa d’asta. Noi diciamo invece, che un “dialogo”, ancorché disciplinato in direzione di trasparenza e capacità propositive, debba essere non solo consentito, ma reso obbligatorio. Soprattutto oggi che l’articolo 24 della Legge 133 “Sblocca Italia” prevede – finalmente – la possibilità che i cittadini possano interloquire a pieno titolo con l’Amministrazione per organizzare con i privati parte dei servizi a loro destinati, in cambio di vantaggi ed esenzioni fiscali e tributarie (cioè il corrispettivo degli stessi). La nostra risposta-proposta a questa impasse, è puntare sulla responsabilità di indirizzo e di risultato, e sui progetti di medio e lungo periodo contro il degrado del patrimonio e a favore delle comunità, rifiutando procedure e interventi dettati dall’emergenza. E ancora non basta. Per affrontare i nodi reali del comparto, abbiamo elaborato punti di confronto e dibattito che siano di guida a queste riflessioni e a queste iniziative, con punti cruciali che non vanno più elusi: 1. Modifiche al codice appalti per una maggiore competitività, qualità e trasparenza degli appalti di servizi e capitolati rispondenti ai concreti, evoluti bisogni espressi dalla società; 5 2. Nuove e più stringenti regole in materia di conflitto di interessi e di puntuale e rigoroso rispetto della propria ben delimitata specialistica funzione per gli operatori della finanza immobiliare (SGR, Fondi, etc.), a tutela e garanzia di un qualificato sviluppo del mercato e dell’interesse dei risparmiatori; 3. Norme attuative per l’art. 24 della legge Sblocca Italia ai fini dello sviluppo della iniziativa privata per la riqualificazione e la gestione auto-sostenibile del territorio. 4. Regole per la disciplina del dialogo pubblico-privato per l’impostazione e la gestione efficiente di moderni servizi sul territorio;. 5. Valorizzazione prima, e poi dismissioni di immobili pubblici, all’interno di piani di sviluppo e gestione integrata e dinamica del territorio; 6. Ripensamento in chiave moderna ed attuale della gestione e delle dismissioni dei patrimoni ERP come volano economico per il finanziamento di nuove iniziative di politica abitativa a supporto delle fasce deboli; 7. Investimenti per la formazione di nuove professionalità tecniche e manageriali per lo sviluppo di una nuova e innovativa cultura di gestione del Territorio, che integri le specificità del property e del facility management. Prima ancora che diventi un “Manifesto dei Servizi”, è questa la rivoluzione culturale indispensabile per la crescita di questo comparto, e parallelamente una rivoluzione strutturale per il nostro Paese, che vive evoluzioni sociali ed economiche di valenza impressionante, che sarebbe da ciechi sottovalutare. 6 I processi di bonifica, riqualificazione e valorizzazione del Territorio non possono essere dunque solo di carattere e indirizzo amministrativo. Servono invece crescita di conoscenza, consapevolezza e responsabilità dei cittadini. Ancora. Lavoriamo perché la Pubblica Amministrazione non bandisca più gare al massimo ribasso, o troppo condizionate dal mero formalismo, in danno di una vera garanzia di qualità del risultato perseguito ed ottenuto in ragione di una incentivata competitività qualitativa del mercato, che premi chi investe e innova in termini di prodotto e di processo. Caratteristiche attuali del mercato pubblico, queste, che creano e stimolano i presupposti di infiniti ricorsi al Tar, paralisi operativa, ed inefficienze a tutto discapito della qualità e della economicità dei servizi. Si deve certo puntare a protocolli standard per le gare e regole interpretative che non lascino margini a dubbi. Ma lavoriamo anche perché le centrali di committenza pubbliche, confrontandosi con gli operatori del mercato e con i bisogni concreti del territorio, appaltino e gestiscano configurazioni di servizi più integrati e ottimizzati verso i bisogni di efficientamento dei risultati, e non si adagino, invece, esclusivamente sulla ripetizione di modelli operativi del passato non più aderenti alle moderne diverse esigenze del presente. Già questo porterebbe a una forte sburocratizzazione della PA. Ma anche a forti risparmi per la comunità imprenditoriale e ad una diversa e più efficiente capacità di competere. Preparare una gara media può costare anche più di 100 mila euro; con ricorsi, controricorsi e rinvii i costi aziendali diventano insostenibili per le piccole aziende. 7 Il risultato finale è un danno per l’azienda, per la committenza, e alla fine per il destinatario finale del servizio (singolo o comunità che sia) che in qualche modo paga quei costi aggiuntivi in termini di minore efficienza. E’ questo il “new deal” italiano che perseguiamo, e che tutti noi possiamo realizzare. Sono un uomo d’impresa e del fare. E dunque non sto proponendo un sogno. Ma credo fermamente che si possano costruire da oggi, da qui, gli strumenti per questo disegno. A partire dai moderni modelli gestionali integrati. Bene! Studiamo questi modelli! Approfondiamoli, sperimentiamoli, mettiamoli a regime. Basta che non si perda più tempo. E qui lancio un appello al Demanio, che è il Caronte del Patrimonio pubblico vista la sua centralità. Si attivi per traghettare questo comparto dall’immobilismo alla ricerca, dalla burocrazia alla moderna prassi della valorizzazione. Io credo che - come me – la comunità delle imprese private sia fortemente motivata a investire su queste prospettive. Noi come imprenditori da una parte, e come forti sostenitori della ricerca e dell’innovazione dall’altra, abbiamo lanciato un modello gestionale integrato per la riqualificazione del territorio urbano – l’INSULA – (verde, strade, sicurezza, servizi ambientali, risparmio energetico, parcheggi, arredo urbano, mobilità sostenibile, etc.). Modello che vuole essere una prima organica risposta a queste problematiche, nell’ambito della quale sia possibile realizzare e controllare con il coinvolgimento diretto di chi ci vive e lavora, un più efficiente e sinergico impiego delle risorse prodotte (tasse, tributi, etc.) e spese sul territorio, ed una maggiore qualità dei servizi fruiti dalla collettività locale. 8 Partiamo infatti dall’assunto che la partnership pubblico-privata, correttamente e professionalmente interpretata, con il coinvolgimento delle comunità interessate, sia la chiave di volta di questi processi, per la ragione sostanziale che il modello trasforma le ingovernabili e inefficienti macro-comunità urbane in micro-comunità responsabili e produttive. E in più, è un modello che nel dare per la prima volta maggiore leggibilità della stessa contabilità pubblica, può essere autosostenibile e vantaggioso per tutti, grazie alle risorse che il territorio ha intrinsecamente in sé, pur non essendo ancora recuperate o utilizzate al meglio. Si pensi in tal senso ad una possibile articolazione del territorio comunale in più insulae amministrate e servite con il coinvolgimento delle realtà cittadine, a cui corrisponda una prevalente riorganizzazione per responsabilità funzionali territoriali della macchina amministrativa comunale, ripensata anche per una corrispondente riarticolazione dei propri conti: non più per capitoli generali di entrata e spesa, ma per veri e propri bilanci territoriali misurabili e controllabili nei risultati prodotti. Noi siamo qui oggi con questi intenti, queste proposte e questi strumenti, per questo disegno e per questi obiettivi: per dare un concreto contributo, prima ancora che ad oggettive opportunità di sviluppo di un mercato, alla complessiva crescita del Sistema-Paese. Obiettivo possibile, però, solo con un salto concettuale in apparenza semplice, ma dirompente: il passaggio dall’idea di manutenzione in emergenza delle città e del Territorio, all’idea di gestione integrata delle città e del Territorio, attraverso un trasparente confronto competitivo nel mercato, che privilegi realmente la qualità e 9 l’affidabilità della prestazione da rendere, in uno alla sua economicità. E non importa chi gestisce il Territorio in questo modo, la componente pubblica o quella privata, perché è il processo che crea valore per tutti. Questa è l’unica, vera e pratica soluzione per evitare quelle corse al tamponamento delle emergenze cui assistiamo sgomenti, sia che si tratti delle strade di Roma o di Napoli, sia che si parli delle alluvioni a Genova o in Val Padana, per non parlare dei ritardi di ideazione e pianificazione cui abbiamo assistito negli ultimi anni per Bagnoli, l’area Est di Napoli, l’area dell’EXPO per il post-EXPO, o per le centinaia di periferie da recuperare in un mondo che sempre più si inurba con disordine, in città che offrono sempre meno servizi, invece di proporne di innovativi. Per questo mi auguro che, oltre alle soggettive valutazioni, questo seminario accenda una nuova linea di collaborazione tra questo mercato e le istituzioni. Perché prevalga – insisto - una nuova visione dei problemi e una capacità di affrontarli e risolverli con il coraggio della creatività e la limpidezza degli intenti. Questo Paese offre una opportunità per tutti e merita che venga utilizzata al meglio. E questa responsabilità noi dobbiamo assumerci, anche per dare chances e speranze concrete alle generazioni future . Grazie. Buon lavoro. Alfredo Romeo 10