Tempo recuperato - FORMart Didattica
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Tempo recuperato - FORMart Didattica
“Self Empowerment – Time management” Episodio numero 9: Tempo recuperato Testo dell’episodio “Tempo recuperato” Contenuto An. : Ciao Arianna e un buon pomeriggio agli ascoltatori. Da dove vieni, sembri sofferente? Ar. : Sono appena stata dal dentista e non è stata una passeggiata. Ci sono almeno tre buoni motivi per evitare il dentista: non sopporto il dolore; non sopporto aspettare; non sopporto lasciargli lo stipendio per farmi torturare. An. : Poveri dentisti, fanno il loro mestiere, no? Io sono solo frustrato dal fatto di non poter parlare con loro. Sono amici e mi verrebbe da dialogare anche quando ho il trapano in bocca! Così mi sforzo di fare gesti in una sorta di gioco dei mimi che li diverte molto. Ar. : Beato te che ti diverti. Io entro dentro lo studio e mi sento come Seymour il commesso di un negozio di fiori del musical “la piccola bottega degli orrori”. Ti ricordi il film? C’era un geniale Steve Martin che interpretava il dentista sadico. An. : Si molto divertente. Lui che canta “I’m a dentist…” Ar. : Ti prego cambiamo discorso. Di cosa parliamo oggi? An. : Oggi parliamo di come recuperare il tempo. Nei precedenti episodi ci siamo focalizzati su come evitare di perderne quando organizziamo una riunione o quando vi partecipiamo. E abbiamo parlato a lungo di come evitare di perderne troppo con le persone che sul luogo del lavoro interferiscono con le nostre attività. In uno dei prossimi episodi torneremo ancora sul tema, parlando del tempo che perdiamo a scrivere mail, cazzeggiare su internet, rispondere a sms e telefonate private. Ar. : Cazzeggiare? Non parlerei in modo così dispregiativo della principale competenza degli italiani! Il cazzeggio elevato a sistema, trasformato in attività permanente e socialmente rilevante. An. : Che sarcasmo? Sono i postumi dell’anestesia? Ma lasciamoci il tema per uno dei prossimi episodi; sarà divertente. Torniamo a noi. Come dicevo partendo dall’assioma che il tempo è finito e che non è possibile stoccarlo in qualche contenitore ed utilizzarlo quando ci fa più comodo, abbiamo puntato ad individuare le occasioni in cui lo disperdiamo e a trovare soluzioni per ridurre questi sprechi. Ar. : Sì, questo è ormai chiaro. Tempus fugit, quello che è passato non possiamo recuperarlo. In fondo quello che è certo è che viviamo nel presente. Il futuro non è ancora, e il passato, appunto, non è recuperabile. An. : Il primo grande giacimento di tempo è nelle pieghe delle attività che potremmo fare impiegandone di meno. Riunioni organizzate in modo più efficiente, riduzione degli sprechi causati dai colleghi, gestione più consapevole e ragionevole dell’agenda. Ma c’è un secondo un grande serbatoio di tempo disponibile e da utilizzare al meglio. Ed è il tempo delle attese. Ar. : Aspettando Godot… An. : Non possiamo programmare le attività riempiendo ogni minuto, semplicemente perché non abbiamo il controllo di tutte le variabili in gioco e di tutte le persone. Quando sei dal dentista e aspetti il tuo turno certamente non dipende da te ridurre le attese; può dipendere da te essere puntuale e cercare di pretendere la puntualità dagli altri, ma le attese non sono cancellabili dalla nostra vita. Ar. : Temo proprio di no. Le file alle poste, il traffico bloccato, i ritardi degli amici all’aperitivo. Ma anche il mio regista che viene trattenuto dall’impresario, la costumista che mi adatta il vestito per la scena, il tecnico delle luci che fa saltare l’impianto prima della prova finale che si prolunga poi fino a mezzanotte. An. : E sul lavoro altre ancora. Il fornitore in ritardo con la consegna, il capo che viene chiamato al telefono e parla per un quarto d’ora mentre tu sei là; il computer che si blocca e devi chiamare il tecnico. Internet che non va, la luce che salta. Se solo facessimo un bilancio settimanale di quante ore rimaniamo in attesa di qualcosa o qualcuno scopriremmo un tesoro, un giacimento appunto. Ar. : Sì, un giacimento di arrabbiature, per essere educati. An. : La buona notizia è che questo giacimento che comunemente non consideriamo, è una grande fonte di opportunità. Tu cosa fai nelle attese? Ar. : Principalmente telefono, mando messaggi. Se per caso ho un libro o un giornale leggo. An. : Di fatto attingi da questo serbatoio tempo per le tue attività personali; quelle libere, quelle relazionali. È comunque un uso. Ma si può recuperare questo tempo anche a fini lavorativi. Ar. : E cosa possiamo fare? An. : Cominciamo con qualcosa che è comune a tutti e di cui abbiamo già parlato. L’agenda. Ar. : Eh? An. : Il tempo delle attese lo possiamo utilizzare aggiornando l’agenda. Abbiamo visto nel terzo episodio di questa serie l’importanza dell’agenda nel gestire il nostro tempo e le nostre attività in modo razionale. Dedicare il tempo delle attese ad aggiornare l’agenda, a programmare le attività lavorative e quelle libere è certamente un buon uso del tempo. È qualcosa che dovremmo fare comunque, se condividiamo l’idea alla base del concetto di time management. E se lo facciamo nei tempi di attesa, risparmiamo del tempo lavorativo. Ar. : Mi sembra ragionevole e non è così difficile avere sempre con sé l’agenda. Insomma è qualcosa che è sempre a portata di mano. O almeno dovrebbe… in fondo chi sono io per pontificare sull’uso dell’agenda quando fino a poche settimane fa mi vantavo di ricordarmi tutto a memoria? Prima naturalmente che tu distruggessi questa mia certezza! An. : Dai, ho solo insinuato qualche dubbio… Ar. : Piantala di fare il finto modesto quando sai bene che ne ho comprata una dopo aver registrato con te il terzo episodio e non sorridere compiaciuto… An. : Ok. L’agenda dunque, come suggerisce la mia amica Arianna, è un ottimo modo per recuperare il tempo delle attese e finalizzarlo ad organizzare le proprie attività. Naturalmente, non bisogna dimenticarlo il tempo delle attese non è uniforme. Una cosa sono le attese nel traffico, altro è aspettare un cliente in ufficio, altro ancora è stare in fila alle poste o attendere il proprio turno dal dentista. Ar. : Se sono in auto non posso scrivere o posso farlo con qualche pericolo. An. : Non suggeriamo modi per perdere punti sulla patente o tamponare quello che ci precede. Se non possiamo scrivere possiamo però fare delle telefonate. Con l’auricolare mi raccomando. Ar. : Telefonate di lavoro intendi? An. : Sì, di lavoro. Quello che diciamo sulla gestione delle attese può essere dedicato anche al tempo libero, come abbiamo detto e come più spontaneamente ci viene in mente di fare. Lo hai detto tu stessa che durante le attese mandi sms o telefoni agli amici, no? Concentriamoci sul recupero di tempo a fini lavorativi. L’ideale è disporre di un elenco di telefonate da fare; sono quelle urgenti ma che non hanno un impatto sul nostro lavoro. Le telefonate ai clienti, quelle post vendita, che servono per sapere se il prodotto che abbiamo consegnato è di loro gradimento, se il servizio che abbiamo prestato ha avuto gli effetti voluti, se serve ancora il nostro contributo o la nostra assistenza. Ar. : Marketing? An. : Si chiama qualità inaspettata. Serve a fidelizzare il cliente, a comunicare che il nostro interesse verso di lui non si limita a quanto scritto nel contratto e non si esaurisce con la consegna del prodotto o con il termine dell’attività di consulenza. Non ti farebbe piacere se più tardi ti chiamasse il dentista per chiederti come stai e se il dente otturato ti fa male? Ar. : Certamente e forse ridurrebbe l’odio che ora provo per lui. Insomma non per lui, ma per il trapano! An. : Le telefonate posso essere molte, e tutte produttive. Si può ad esempio chiamare un fornitore per accordarsi sui prodotti che deve consegnare o contrattare sul prezzo. Si può chiamare un collega per fare un breve aggiornamento che in ufficio non avremmo tempo di fare. Ar. : Si può chiamare anche uno dei colleghi scocciatori che ci fa perdere tempo? An. : Bravissima. È un’ottima strategia per anticipare il tempo che ci farebbero perdere non appena entriamo in ufficio. È una strategia che possiamo aggiungere a quelle indicate nell’ottavo episodio per ridurre il tempo che sul lavoro ci rubano, per così dire, i colleghi del “hai un attimo per parlare? Hai un momento per un caffè? Ar. : Bene, agenda e telefono sono due ottimi alleati nei tempi di attesa. Siamo in ufficio ora: sto aspettando che arrivi un cliente. Ma come parlo? Sono al teatro e sto aspettando che arrivi il regista. Ecco mi pare più credibile An. : Hai un computer? Ar. : Certo. An. : Allora possiamo usarlo. C’è un’altra lista da tenere sempre accanto a sé, oltre a quella delle telefonate: la lista della mail da mandare. Possono essere mail di vario genere: di nuovo a clienti e fornitori, a colleghi, a collaboratori. Hanno varia origine ma la stessa natura. Non sono urgenti. Ar. : Ma tu hai una lista per tutto? An. : No, ho una lista unica. Segna e depenna… Ar. : Cosa vuol dire? An. : Che ho una lista in cui segno quello che devo fare e via via depenno le cose che faccio. Cerco di tenerla aggiornata e indicare le priorità e le cose meno urgenti. E vuoi sapere quando la aggiorno? Ar. : Lasciami indovinare. Nei tempi di attesa! An. : Esatto. Non solo naturalmente. Alla lista delle cose da fare dedico del tempo ad inizio giornata e a fine giornata, ma di questo parleremo in uno dei prossimi episodi. Ar. : La lista possiamo aggiornarla anche mentre il capo sta facendo una telefonata no? An. : Sì la possiamo aggiornare in ogni momento di attesa. Abbiamo ancora qualcosa che possiamo fare per gestire le attese. Possiamo studiare, aggiornarci, rivedere un lavoro fatto. Ar. : Dovrei sempre portare il copione con me? An. : Sì, dovresti. Possiamo portarci un progetto da rivedere che stiamo scrivendo, o una proposta da mandare ad un cliente. Possiamo studiare una nuova disposizione di legge che è importante per il lavoro o un contratto che ci viene sottoposto. Il consiglio in questo caso è di avere più soluzioni perché possono essere diversi i momenti e le occasioni. Ar. : Occorre uno zainetto per portare tutti questi documenti! An. : Documenti diversi per momenti diversi. In metropolitana c’è confusione e forse è difficile studiare una nuova normativa. Magari è più facile rivedere un documento. Nell’attesa dal dentista c’è più calma per studiare la nuova normativa. Insomma materiali diversi per momenti diversi. Ar. : Ho notato che in questo episodio abbiamo citato molto spesso strumenti ed episodi precedenti o addirittura futuri. È un caso o c’è una spiegazione? An. : C’è una spiegazione. Il tempo delle attese è tempo recuperabile come dice il titolo. Ed è tempo recuperabile rispetto a quello che si è già perso o che si potrebbe perdere; è recuperabile per il tempo futuro che si vuole organizzare; è recuperabile per dedicarlo agli altri, a se stessi, al proprio lavoro e al tempo libero. Insomma come dicevo all’inizio è un giacimento da valorizzare nell’ottica di una efficacia gestione del tempo.