Patrizia Bonardi
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Patrizia Bonardi
44 L’ECO DI BERGAMO MARTEDÌ 5 GIUGNO 2012 Le storie Vita da creativi a Supermamma si riscopre artista E oggi racconta la natura ferita Casnigo: Patrizia Bonardi alla seconda gravidanza inizia a dipingere, poi decide di iscriversi all’Accademia Carrara. Dopo la laurea, pioggia di riconoscimenti. «I miei video sono denunce» DI GIADA FRANA B ende impregnate di cera d’api, che rappresentano la cura dell’uomo verso una natura ormai ferita. Una video-testimonianza degli scioperi degli operai di Mirafiori. Sculture che attraverso la fragilità dei propri materiali riportano alla caducità dell’esistenza umana. Sono solo alcuni esempi delle opere di Patrizia Bonardi, 43 anni di Casnigo, laureatasi a pieni voti in Teoria e pratica dei linguaggi artistici contemporanei all’Accademia Carrara di Bergamo. Opere che rispecchiano la sua vocazione ecologica e il suo impegno di cittadina attiva. «L’arte per me è la possibilità di essere presente nell’evolversi della società – spiega Patrizia (www.premioceleste.it/patriziabonardi) –, attraverso esperien- ta da autodidatta: durante la seconda gravidanza, prende in mano tavolozza e pennelli e dipinge una copia del quadro «Vaso dei dodici girasoli» di Van Gogh. Sulle orme di Van Gogh L’opera «Marea nera» ze forti. Esperienze che lo spettatore può fare sue e che possono essere rese ancora più potenti quando all’arte si affianca la sociologia». Un’arte capace quindi di dialogare con lo spettatore e che ha ottenuto diversi riconoscimenti in concorsi internazionali. Eppure Patrizia vi si è avvicina- Da lì comincia ad appassionarsi sempre più, leggendo libri e visitando mostre, finché nel 2005, quando i suoi tre figli iniziano ad essere grandicelli, decide di iscriversi all’Accademia Carrara. Su 36 domande e 18 posti disponibili, viene selezionata: comincia così un percorso durato tre anni in cui Patrizia si districa tra studio, esami e compiti dei bambini. Un percorso durante il quale si avvicina alla sociologia, leggendo Bauman, Pierre Bourdieu e il premio Nobel per l’economia Amartya Sen. Si laurea nel 2009 con la tesi «In- contri inattesi: quando artisti e sociologi dialogano»: 13 interviste ad altrettanti artisti per analizzare il rapporto che intercorre tra questi e i sociologi. «Volevo arrivare alla conclusione che le letture sociologiche possano influenzare il lavoro dell’artista, come è successo a me. Ma mi sono resa conto che in realtà questa mia modalità di concepire l’arte non era così condivisa come pensavo» continua Patrizia. Dopo la tesi, Patrizia comincia a muovere i primi passi nel mondo delle mostre. Nel 2008 partecipa al simposio d’arte «European artist art impulse» ad Essen con la sua opera Quasar. Arte e impegno civico Seguono una girandola di premi e riconoscimenti, senza dimenticare il suo impegno per l’am- biente: in un video del 2008, quando è consigliere delegato all’Ecologia nel suo paese, Patrizia filma infatti il controllo di un intervento di bonifica avvenuto in seguito allo sversamento doloso di nafta in un canale confinante con il fiume Serio, confermando come la sua arte si ponga anche al servizio dei cittadini. Il 2010 è un anno d’oro: Patrizia viene selezionata su 1.800 partecipanti per il concorso internazionale Expectation; il suo video «Lasting» viene esposto al museo «Invisible Dog» a Brooklyn, a cura di Manon Slome, ex chef curator del Chelsea Museum. Viene inoltre selezionata da Fernando Galan e Cathryn Drake per il Premio Celeste 2010; d’estate espone una sua personale alla galleria Fantasywerkstatt a Muri, Svizzera. E il video «All is water» arriva finalista al Concorso RewF. Premi ottenuti senza per questo tralasciare la famiglia di musicisti: tra una mostra e l’altra, assiste ai concerti della figlia più grande di 17 anni, Silvia, cantante nella band «Oblivion’s Key», e accompagna Lucia, 14 anni, alle lezioni di violino al Conservatorio di Darfo e pure Gabriele, 11 anni, all’Accademia Santa Cecilia di Bergamo dove studia organo. Senza dimenticare il suo impegno come vicepresidente nel comitato «Salute e territorio» di Casnigo. Fino al 12 giugno il suo video «The immobility of tree» sarà esposto a Firenze, nella mostra «Beyondmemory» insieme ad altri nove artisti internazionali scelti tra 360 candidati. ■ ©RIPRODUZIONE RISERVATA GAZZANIGA Il marinaio alla corte degli Who C osa ci fanno due chitarre rock legate tra loro da un nastro vagamente british, montate su di un trofeo romaneggiante, in casa del leader degli Who? Ci stanno che è una meraviglia, per la soddisfazione di Loris Masserini, ex marinaio ed ex impiegato all’ufficio vendite dell’Italcementi, felicemente pittore in quel di Gazzaniga. Guardi i suoi quadri e ti chiedi come un venditore in pensione possa riscoprirsi un Piero della Francesca del ventunesimo secolo. All’occorrenza anche uno scultore, visto che in questi giorni Masserini è al lavoro per realizzare il monumento ai Il trofeo creato per Pete Townshend Marinai per il suo paese. Troverà posto accanto ai cippi in onore ai Caduti delle altre armi, alle spalle del Mausoleo Briolini. Mancava, ora è allo studio, complice la recente premiazione di Masserini nel Salone dei marmi della Marina militare. A lui il capo di Stato maggiore Bruno Branciforte ha consegnato la medaglia d’argento al merito di marina per aver ideato e realizzato, senza alcun compenso, circa sessanta emblemi e rappresentazioni riconducibili soprattutto alla marineria nella galleria d’accesso alla presidenza del Centro alti studi per la Difesa. «Brillante esempio di straordinarie capacità – si legge nelle motivazioni –, solidarietà ma- rinaresca e generoso attaccamento alla Forza armata». L’attaccamento di Loris Masserini alla Marina lo si può leggere passando in rassegna – è il caso di dirlo – le sue opere, raccolte al Museo storico navale di Venezia, al Circolo ufficiali della Marina militare, a Venezia e a Roma, al ministero della Difesa, oltre che al Centro alti studi per la Difesa. Le sua visioni prospettiche dai colori nitidi, stemmi e quadrature sono raccolti sul sito www.lorismasserini.com, ma li possono ammirare anche, nelle loro case, l’attore Renato Pozzetto e Peter «Pete» Townshend, chitarrista e compositore britannico, leader del gruppo rock «The Who», per il quale Masserini ha realizzato il curioso trofeo. Loris Masserini, a destra, riceve la medaglia d’argento della Marina Classe 1947, a 16 anni si arruolò nella Marina, dove è stato radiotelegrafista sull’incrociatore Garibaldi, sulla corvetta Ibis, sul cacciatorpediniere Alpino e nelle stazioni radio Maritele a Roma. Congedatosi molti anni più tardi, si è dedicato al lavoro nell’ufficio vendite dell’Italcementi, oltre che alla moglie Angela e alla figlia Mircea. «Proprio grazie ai solleciti di mia mamma si è accostato alla pittura – spiega la figlia Mircea –: il pittore e decoratore Pierfrancesco Taragni per vent’anni e fino alla sua scomparsa è stato il maestro e la guida di mio padre». E con lui ha curato il restauro della parrocchiale di Rigosa e della villa di Pozzetto a Laveno Mombello, nel Varesotto. Ora l’impegno di realizzare un monumento ai marinai. Un ritorno. ■ M. Tode.