Abstract esteso Faioli
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Abstract esteso Faioli
Michele Faioli, Lance Compa, Henning Meyer, Stephen Barber, Rebecca Givan, Klaus Mehrens, Paquale Sandulli, Angelo Pandolfo Le Relazioni Economiche Transatlantiche Europa-USA tra “geo-diritto” del lavoro, principio di effettività ed istanze di modernizzazione del mercato del lavoro. Il principio di effettività impone al diritto l’osservazione e l’analisi delle attività degli individui, in vista di una adeguata e moderna regolazione. Tanto più il medesimo principio impone al diritto del lavoro di concentrare l’attenzione sull’attività e l’iniziativa privata nonché sulla capacità di quest’ultima di farsi anche transnazionale, nella correlazione con l’azione della produzione, la quale, come è noto, utilizza le categorie della mobilità geo-economica per cercare la maggiore soddisfazione dei propri interessi. La domanda del giurista sulle ragioni della tendenza dell’economia a scegliere il luogo del diritto o, inversamente, della tendenza del diritto a determinare il luogo dell’economia (o delle economie) deve esser posta tenendo presente l’ambito di geo-diritto a cui si intende riferire la propria ricerca. L’analisi che qui si propone, in tale ottica di definizione dell’ambito di geo-diritto da studiare, segue il paradigma giuridico dei profili sociali nelle relazioni economiche transatlantiche tra Europa e Stati Uniti d’America. In particolare il contributo che si intende offrire per il Convegno del 19-20 marzo 2010 è lo sviluppo di una ricerca i cui spunti sono stati suggeriti dalla partecipazione ad una indagine condotta, anche con l’ausilio di colleghi della Cornell University e della London Metropolitan University, sui difficili temi del commercio internazionale UE-USA (in particolare si v. il FATEI del 2007 che è da considerarsi il completamento del percorso iniziato nei primi anni 90 per costruire il c.d. Framework for Advancing Transatlantic Economic Integration) e sui connessi aspetti riferiti ai diritti sociali. Si osserverà, in particolare, il fatto che la combinazione dei due più importanti blocchi economici del mondo, per produzione di beni/servizi e per tipologia di consumatori, rende indispensabile studiare i rapporti commerciali bilaterali tra Europa e Stati Uniti sia sotto il profilo dei relativi effetti sulle economie interessate sia sotto l’aspetto dell’incidenza di tali effetti sui diritti dei lavoratori coinvolti nella produzione di tali beni/servizi. Saranno analizzate le distinzioni tra Europa e Stati Uniti nell’ambito dei rispettivi sistemi di protezione dei diritti dei lavoratori. Nel sistema europeo, che è composto di interstizi normativi artificiali, le norme giuridiche che disciplinano i rapporti di lavoro paiono essere sempre più slegate dal confine giuridico nazionale, protese alla determinazione di uno spazio nella gestione comune dell’economia e della coesione sociale (art. 2 del Trattato UE), riferite alla interazione tra fenomeni di globalizzazione (ed anche, di recente, di de-globalizzazione) per delineare un diritto coordinato (si v., in termini di esempio, il Reg. (CE) n. 1408 del 1971) o armonizzato (si v. i numerosi interventi in materia di informazione e consultazione, trasferimento di azienda, licenziamento collettivo, etc.). In questo quadro anche le istanze di modernizzazione del mercato del lavoro, di cui al Libro Verde del 2006, saranno analizzate per l’impatto su ciascun ordinamento nazionale. Nel sistema nordamericano il diritto del lavoro tende, invece, a conservare un “dove”, segnando una linea di rottura tra ordinamenti nazionali (i quali regolano fenomeni strettamente territoriali) e mercato internazionale (il quale definisce il quadro dei rapporti commerciali e il modo di intessere le complesse vicende giuridiche tra imprenditori dei diversi Stati coinvolti). Qui si ferma il contenuto del “geo-diritto del lavoro” nel sistema nordamericano. Il diritto del lavoro, riferito ad elementi di internazionalità, è appendice degli Accordi Multilaterali (si pensi al sistema WTO, ITO, GATT) o degli Accordi Regionali (si può prendere in considerazione l’assetto definito dal NAALC); esso non tende (né potrebbe farlo) ad una armonizzazione o ad un coordinamento normativo. Il presupposto della scissione tra fatti connessi al mercato e fatti connessi alla protezione dei lavoratori che operano in quei mercati è rinvenibile nella medesima logica degli accordi appena menzionati: questi ultimi riguardano (e continueranno a riguardare, salvo stravolgimenti politici) i fenomeni commerciali i quali non possono assorbire temi e problemi di carattere sociale. Tocca all’OIL, secondo i sostenitori di questa logica, promuovere, nell’ambito delle proprie competenze e con gli strumenti a propria disposizione, la tutela dei diritti dei lavoratori. Saranno altresì analizzati i profili istituzionali e storici della cooperazione economica transatlantica (la Dichiarazione di “Interdipendenza” del 1960 di J.F. Kennedy, la Dichiarazione Transatlantica del 1990, il NTA del 1995). Ciò che sarà rilevabile mediante tale analisi potrà esser riferita all’assenza di una condivisa dimensione giuslavoritisca nell’ambito delle relazioni economiche UE-USA. Si tratterà dunque di dare una risposta alle ragioni che impediscono all’Europa e agli Stati Uniti di definire comuni regole di protezione giuslavoristica nei propri rapporti commerciali (in altre parole, per quale motivo altre regioni del mondo dovrebbero rispettare i c.d. labor standards quando purtroppo non vi è una definizione di una comune visione di protezione giuslavoristica da parte degli attori del più importante spettro commerciale internazionale del mondo?) Il che verrà affrontato anche da un punto di vista operativo, facendo riferimento a casi effettivamente verificatisi (tra questi, Amazon UK, Virgin Atlantic, Honeywell, GE Caledonian, Eaton Corporation, Calor Gas, Silberline Ltd, Cable & Wireless). La ricerca individuerà (i) principi da applicare alle relazioni commerciali transatlantiche (tra questi, primeggia il criterio della correttezza nelle relazioni industriali, riconducibile al principio civilistico generale della buona fede nelle varie fasi della relazione contrattuale), (ii) modelli istituzionali da inserire in tale sistema commerciale per permettere la giustiziabilità dei diritti dei lavoratori (schemi di arbitrato, commissioni ad hoc, segretariati con funzione ispettiva, etc.), (iii) labor standards utili sia per l’apparato giuslavoristico nordamericano che per quello europeo (tra questi spicca il concetto di decency at work e di sicurezza sociale definiti tra il 1998 e il 2001 dall’OIL). La ricerca sarà arricchita dall’analisi delle criticità derivanti dai recenti casi Laval, Ruffert, Viking e Lussemburgo. Si imposterà il discorso a partire dal tema della temporaneità della prestazione di lavoro di cui al Reg. (CE) n. 593 del 2008 e delle intersecazioni con la disciplina del distacco internazionale. Il principio di effettività sarà riportato al tema del trade off tra libertà economiche e giustizia sociale. Le istanze di modernizzazione del mercato del lavoro potranno così esser rilette alla luce della difficile combinazione tra flessibilità e sicurezza ed in vista del necessario confronto con strumenti i nuovi modelli di Corporate Codes of Conducts (interni/endoaziendali/single-firm ed esterni/esoaziendali/multi-stakeholder). In questo modo lo scenario da analizzare, riferito alle relazioni transatlantiche Europa– USA, può permettere una visione più completa del dialogo tra diritto comunitario del lavoro, diritto della concorrenza e principio di libera prestazione di servizi in quanto esso potrebbe divenire modello di regolazione economica che, includendo il rispetto dei diritti sociali fondamentali nel commercio internazionale, è utile per la definizione di nuove modalità di incontro tra razionalità economica e giustizia sociale.