Parte Prima: Il soggetto dell`accompagnamento dei fidanzati

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Parte Prima: Il soggetto dell`accompagnamento dei fidanzati
PARTE PRIMA
IL SOGGETTO
DELL’ACCOMPAGNAMENTO DEI FIDANZATI
CAPITOLO I
Una comunità che cresce
nella consapevolezza del Sacramento del Matrimonio
Occorre, in primo luogo, motivare adeguatamente la competenza della
Chiesa nella formazione dei fidanzati.
La prima e più decisiva obbiezione infatti è posta dalla cultura contemporanea che indica i fidanzati, e solo essi, come protagonisti della loro storia, cosicché ogni intromissione esterna appare abusiva e invadente. Al
massimo si accetta dall’esterno un mero riconoscimento di un dato di fatto.
Questa obiezione ha le sue radici in una cultura intimistica, che relega
all’ambito del privato esperienze esistenziali di enorme rilevanza e ricaduta
sociale, come la sessualità, l’amore, il matrimonio e la famiglia.
Perché dunque la comunità cristiana dovrebbe interessarsi di come si arriva al Matrimonio? Non le compete un puro compito «notarile»?
Talvolta gli stessi fidanzati manifestano il loro fastidio alla proposta del
Corso per fidanzati: di fatto essi chiedono alla Chiesa di celebrare il sacramento del matrimonio, ma non sono disposti a riconoscerle alcun diritto di
parola sul loro rapporto!
Si cercherà perciò, dapprima, di fondare teologicamente la competenza
ecclesiale nella preparazione al Matrimonio.
Si motiverà poi l’ambito parrocchiale come particolarmente adeguato per
l’accompagnamento dei fidanzati.
Infine si raccoglieranno alcuni elementi specifici della comunità parrocchiale di Carpenedo, nella quale è nata e si è sviluppata l’esperienza oggetto di questo studio.
CAP. I: UNA COMUNITÀ CHE CRESCE
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1. La centralità della comunità nell’educazione alla fede
Questa prima riflessione si articola su due livelli: uno più generale che
riguarda la competenza della comunità cristiana sul cammino di fede dei
credenti, uno più specificamente sul matrimonio come sacramento.
1.1 «La mediazione educativa di tutta la comunità cristiana»
I fidanzati1 che camminano verso il matrimonio sono anzitutto dei battezzati2 che in questo percorso progressivamente realizzano la chiamata del
loro battesimo. La stessa dimensione sacramentale connota le nozze come
un passo determinante nel cammino di fede sgorgato dal battesimo. E tale
dimensione sacramentale richiede, particolarmente nel contesto attuale, un
corrispondente impegno ecclesiale di evangelizzazione 3.
«Il cammino della fede non è un percorso che si compie da soli, ed è riduttivo pensarlo anche come un progetto da condividere tra pochi, magari
fortemente affini. Il luogo storico in cui Gesù si offre all’incontro personale
è la comunità ecclesiale» 4.
L’evangelizzazione, che è il «compito primario della Chiesa»5, non è solo una diffusione intellettuale, ma un evento, un’esperienza reale di incontro con Gesù Cristo, e si concretizza nella generazione sacramentale dei Figli di Dio.
1
Il titolo di questo paragrafo è tratto da CEI, «Educare i giovani», 3 (ECEI, VI,
1561).
2
Evidentemente si prende qui in esame il caso normale, pur nella consapevolezza
che nella società che si fa sempre più pluralista saranno sempre più numerosi anche i
casi di matrimoni «misti», nei quali cioè solo una delle due parti è cristiana. In questi
casi, che pur meritano un’attenzione particolare (cf. la riflessione dal punto di vista teologico in C. ROCCHETTA , Il sacramento della coppia, 186-188), si può ritenere comunque sostanzialmente valido il nostro ragionamento, servatis de iure servandis, almeno
per la parte cristiana.
3
Cf. la riflessione dell’Episcopato italiana iniziata con il programma per gli anni ’70,
in EeS.
4
CEI, «Educare i giovani», 3 (ECEI, VI, 1561).
5
CEI, Comunicare il Vangelo, 1, che lo esplicita così: «testimoniare la gioia e la
speranza originate dalla fede nel Signore Gesù Cristo, vivendo nella compagnia degli
uomini, in piena solidarietà con loro, soprattutto con i più deboli». Cf. anche Ibid., 6364.
PARTE I: IL SOGGETTO DELL’ACCOMPAGNAMENTO DEI FIDANZATI
14
«Il popolo di Dio, cioè la Chiesa, che trasmette e alimenta la fede ricevuta dagli apostoli, considera suo compito fondamentale la preparazione al
Battesimo e la formazione cristiana dei suoi membri» 6.
Per questo si può dire che:
La vera madre del credente, Colei che lo genera e lo educa alla fede, accompagnandolo «per mano » nelle strade della vita, è la Chiesa: si può proprio dire
che non c’è il cristiano senza la Chiesa. […] La comunità è la continuazione
dell’incarnazione di Cristo, lo «spazio umano» nel quale Gesù, e in lui il Padre, si rendono ancora presenti nel mondo»7.
La Chiesa, così, partecipa la vita stessa di Cristo, che le è infusa nello
Spirito Santo, a tutti i credenti, che diventano membra del corpo di Cristo; e
questo avviene in modo del tutto speciale per mezzo dei sacramenti. Con
chiarezza infatti si esprime LG:
Il Figlio di Dio, nella natura umana che si era unita, vincendo la morte con la
sua morte e risurrezione, ha redento l'uomo e l'ha trasformato in una nuova
creatura (cf. Gal 6,15; Rom 13; 2 Cor 5,17). Comunicando infatti il suo Spirito, costituisce misticamente come suo corpo i suoi fratelli, chiamati da tutte le
genti.
In quel corpo la vita di Cristo si diffonde nei credenti, che attraverso i sacramenti vengono uniti in modo arcano ma reale a Cristo che ha sofferto ed è stato glorificato8.
Naturalmente i sacramenti non sono atti magici, ma momenti di particolare spessore nel continuum della vita, e richiedono perciò un percorso che
conduca ad essi e da essi si diparta. È per questo, come vedremo meglio nel
prossimo capitolo, che i vescovi italiani chiedono che la formazione dei fidanzati assuma le caratteristiche di «itinerario catecumenale» 9 . Si tratta
cioè di non vivere la realtà sacramentale come isolata nell’esperienza della
6
SACRA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO, L’iniziazione cristiana. Introduzione
generale, 7.
7
PATRIARCATO DI VENEZIA . UFFICIO PER LA PASTORALE GIOVANILE, L’ago della bussola, 17.
8
LG 7 (EV, I, 296).
9
ESM 78 (ECEI, II, 2173). Un approfondimento in chiave pastorale di questo concetto è presentato in C. ROCCHETTA , «Fare» i cristiani oggi, 25-34.
CAP. I: UNA COMUNITÀ CHE CRESCE
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fede, ma piuttosto come capace di segnare e promuovere adeguati cammini
di vita 10.
È evidentemente in questa prospettiva che l’Episcopato italiano afferma
che l’«attenzione particolare […] alla famiglia» è un «impegno che affidiamo e raccomandiamo alla comunità cristiana» 11, sottolineando, accanto
all’urgenza di tale prospettiva, la titolarità dell’intera comunità per questo
impegno 12.
Nell’orizzonte così delineato appare particolarmente lucida, e vorremmo
dire profetica, la riflessione di Pattaro 13. Egli propone il fidanzamento dei
credenti come il cammino tra il Battesimo e il Matrimonio, e proprio da
questo duplice riferimento ne delinea le caratteristiche e i percorsi. Così
della preparazione al matrimonio si mettono in evidenza la dimensione di
itinerario vocazionale e di conversione 14.
A questo livello generale pare perciò fondata non solo la possibilità, ma
si direbbe l’esigenza che spinge la comunità cristiana a interessarsi del
cammino verso il matrimonio.
10
Ciò corrisponde al va lore reale della liturgia, e perciò di ogni atto liturgico — quale è evidentemente il matrimonio — come è espresso in SC: «La liturgia […] contribuisce in sommo grado a che i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il
mistero di Cristo e la genuina natura della vera chiesa […] In tal modo la liturgia, me ntre ogni giorno edifica quelli che sono nella chiesa in tempio santo nel Signore, in abitazione di Dio nello spirito, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo, nello
stesso tempo in modo mirabile irrobustisce le loro forze per predicare il Cristo; e così a
coloro che sono fuori mostra la chiesa come segno innalzato sui popoli, sotto il quale i
dispersi figli di Dio si raccolgano in unità» (SC 2 [EV, I, 2]. I corsivi sono redazionali).
Cfr il commento in G. DOSSETTI, Per una «chiesa eucaristica», 47-48. Tutto lo studio di
Dossetti è interessante a questo proposito.
11
CEI, Comunicare il Vangelo, 51.
12
«La dimensione ecclesiale dei sacramenti coinvolge sempre la sollecitudine pastorale di tutta la Chiesa» (ESM, 67 [ECEI, II, 2161]). Questo riferimento a tutta la comunità cristiana come protagonista dell’annuncio della Parola, che nel nostro caso si fa accompagnamento, è sottolineata con forza in NMI 40.
13
G. PATTARO, Fidanzamento e matrimonio, 13-28. Anche in questo caso però
l’intero libro è degno di particolare interesse.
14
«Il fidanzamento […] entra nella logica sacramentale e ne sostiene responsabilmente la decisionalità espressiva» (G. PATTARO, Fidanzamento e matrimonio, 48).
PARTE I: IL SOGGETTO DELL’ACCOMPAGNAMENTO DEI FIDANZATI
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1.2 Sacramento delle nozze tra Cristo e la Chiesa
Ma vi è un ulteriore argomento che fa riferimento alla realtà propria del
sacramento del matrimonio.
Non potremmo esprimerla meglio che con le parole di Pattaro:
Esiste un rapporto, privilegiato, perché connaturale e omogeneo, tra comunità
sponsale e comunità ecclesiale. Che è come dire che la relazione esistente tra
le due comunità si fonda sulla stessa fisionomia profonda, sia vocazionale che
missionaria. Esse sono, cioè, il «segno» comunitario di Dio che attua la salvezza donata a favore degli uomini. Per questo, sia la Chiesa che il matrimonio sono comunità «sacramentali», dove sacramento significa che la comunità
è profezia viva, annuncio efficace, parabola concreta di Cristo che salva il
mondo. Per questo la figura esistenziale della Chiesa deve esser tale che ad essa si rivolga la comunità coniugale per avere notizie concrete su come si vive
la pratica dell’amore tra cristiani. Nasce, perciò, un doppio compito, che dovrebbe diventare costume pastorale ed esercizio pratico di una relazione
responsabile tra il matrimonio e la Chiesa. Un compito di «ammonizione »,
così che essi stanno uno per rapporto all’altro in attitudine critica, perché
ciascuno ha bisogno della testimonianza positiva dell’altro. Il richiamo alla
fedeltà, reciprocamente, è obbligo a cui applicarsi per coerenza e per
temperamento costitutivo. Un compito di «profezia» per esplorare in avanti
nuove possibilità e nuove esperienze, così da essere, sempre reciprocamente,
una provocazione continua l’uno per rapporto all’altra. In istato, perciò, di
competizione di fede sempre attivato per una testimonianza disponibile e
stimolante15.
È appunto in gioco la dimensione sacramentale propria del matrimonio.
In essa «il matrimonio modula il sacerdozio che “annuncia” l’Alleanza di
Cristo con la sua Chiesa e il mondo attraverso l’amore di coppia.
L’attendere a questo amore è la sostanza del ministero coniugale. In senso
forte ed obiettivo»16. Tale dimensione sacramentale fonda poi «una assunzione di responsabilità nella vita della Chiesa. […] Il sacramento, cioè,
immette il matrimonio sulla linea dei compiti missionari della Chiesa […].
Si deve sempre ricordare che il “sacramento” non è mai per una sistemazione (religiosa, civile, sociale), ma per una missione» 17.
Da quando Pattaro ha scritto queste considerazioni (venticinque anni fa!)
la ricerca teologica, sotto la forte spinta del magistero specialmente del
15
G. PATTARO, Fidanzamento e matrimonio, 47.
G. PATTARO, Fidanzamento e matrimonio, 50.
17
G. PATTARO, Fidanzamento e matrimonio, 49-50.
16
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17
Santo Padre, ha approfondito questa prospettiva, nella consapevolezza «che
solo un’adeguata visione della sacramentalità del matrimonio cristiano poteva fondare il rinnovamento spirituale, morale e pastorale della realtà del
matrimonio e della famiglia» 18.
Per la chiesa, «due cristiani che rispondono alla vocazione al matrimonio
non sono due estranei che vivono un’intensa esperienza affettiva, ma due
“christifideles laici” che il Signore chiama ad essere testimoni del suo amore sponsale nella Chiesa e per la Chiesa» 19. Perciò proprio da questa partecipazione all’evento d’amore, che è il cuore della salvezza — e che è insieme atto di Cristo e della Chiesa — il matrimonio tra cristiani trae la sua
profondità e il suo senso20.
«Se il matrimonio cristiano è legato alla rivelazione dell’amore sponsale
di Cristo anche la spiritualità coniugale dovrà muovere i suoi passi da questo riferimento centrale e normativo»21, dove «centrale e normativo» non è
solo un richiamo di contenuto teologico, ma teologale. E perciò riguarda
non solo la comprensione del mistero, ma la vita ecclesiale che del mistero
è esperienza diretta.
«Grazie a questa nuova prospettiva il matrimonio si ritrova al cuore della sacramentalità della Chiesa, in stretto legame con l’Eucaristia, mistero
d’Alleanza per eccellenza» 22.
Ed è proprio per questo «legame diretto tra la verità dell’amore umano
quale si dona nella realtà dell’uomo/donna e la verità del rapporto Cristo/Chiesa» 23 che il rapporto di coppia in cammino verso il matrimonio interessa intrinsecamente la Chiesa. È cioè cammino ecclesiale in senso pieno, e chiede sia alla comunità sia ai fidanzati una disponibilità reciproca
all’accompagnamento: la comunità accompagna i fidanzati, riconoscendo
in essi e nel sacramento verso il quale stanno camminando una presenza
singolare del proprio mistero; i fidanzati accompagnano la Chiesa, rendendole la testimonianza dell’amore da cui essa stessa scaturisce.
18
F. PILLONI, «Uomo/donna nel mistero pasquale/pentecostale», 107.
C. GIULIODORI, «La sponsalità di Cristo e della Chiesa», 99.
20
«Solo nella sponsalità di Cristo e della Chiesa il mistero antropologico può esprimere la sua pienezza creaturale, come partecipazione all’Amore trinitario che creandolo
lo ha fondato» (F. PILLONI, «Uomo/donna nel mistero pasquale/pentecostale», 116).
21
C. GIULIODORI, «La sponsalità di Cristo e della Chiesa», 88.
22
M. OUELLET , «La célèbration du sacrement du mariage», 7. La prospettiva da noi
enunciata è particolarmente approfondita da G. MAZZANTI, Teologia sponsale.
23
F. PILLONI, «Uomo/donna ne l mistero pasquale/pentecostale», 118.
19
PARTE I: IL SOGGETTO DELL’ACCOMPAGNAMENTO DEI FIDANZATI
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Con una ulteriore sottolineatura: l’esperienza sponsale, che gli sposi vivono e cui i fidanzati tendono, è tuttavia una dimensione propria di ogni
cristiano, a causa della sua partecipazione alla Chiesa sposa24. A questa dimensione sponsale di tutti è ordinata anche quella «specifica dimensione
ministeriale» per la quale «gli sposi vengono costituiti come Chiesa domestica per l’edificazione di tutto il corpo ecclesiale» 25. E anche per questa
missione di edificazione della chiesa, la comunità è evidentemente coinvolta nel cammino formativo dei fidanzati.
Tutto ciò è espresso anche nella liturgia della celebrazione del matrimonio. La riflessione teologica più recente ha provveduto a un «ripensamento
della ministerialità matrimoniale» 26 — intendendo qui con «ministerialità»
in senso specifico solo quella nella celebrazione —, riscoprendo nella ministerialità degli sposi «una forma di servizio […] all’agire di Cristo e della
Chiesa» 27: «i nubendi sono “ministri” dell’atto sacramentale che celebrano,
ma l’atto che essi pongono è — nella sua radice e propriamente parlando
— un atto di Cristo e della Chiesa» 28. Questo modo di intendere la ministerialità degli sposi «in termini inclusivi, e non univoci o di autonomia dal
mistero della Chiesa e dal loro esserne parte» 29 è poi espresso dalla celebrazione del matrimonio così come è venuta componendosi nel secondo
millennio: nella comunità cristiana e alla presenza di un ministro ordinato.
Così anche il rito liturgico esprime la partecipazione della Chiesa al matrimonio dei credenti. Partecipazione quindi che non può prescindere dalla responsabilità formativa della comunità nei confronti dei fidanzati.
L’ascolto della riflessione teologica non può non condurre a ritenere che
compete alla comunità cristiana accompagnare i fidanzati nel loro cammino
verso il matrimonio, anzi che questo impegno è un’esigenza che scaturisce
dalla natura di cammino di fede della preparazione alle nozze e, più specificamente, dalla realtà stessa che costituisce il matrimonio per i cristiani.
24
«Ogni cristiano vive la sua prima e fondamentale esperienza sponsale nell’essere
membro della Chiesa sposa» C. GIULIODORI, «La sponsalità di Cristo e della Chiesa»,
99.
25
C. GIULIODORI, «La sponsalità di Cristo e della Chiesa», 104. Cf. anche D.
TETTAMANZI, «Linee di sviluppo», 292.
26
C. ROCCHETTA , Il sacramento della coppia, 213.
27
C. ROCCHETTA , Il sacramento della coppia, 216.
28
C. ROCCHETTA , Il sacramento della coppia, 218.
29
C. ROCCHETTA , Il sacramento della coppia, 214.
CAP. I: UNA COMUNITÀ CHE CRESCE
19
L’obbiezione che vorrebbe contestare questa competenza risulta così inadeguata e riduttiva rispetto a quella realtà dell’amore e del matrimonio che
pretenderebbe di difendere da intrusioni esterne e di cui invece in ultima
analisi non riesce a rendere pienamente conto. Occorrerà comunque tenerla
presente in sede pastorale, visto che da quella precomprensione spesso
muovono i fidanzati quando cominciano a partecipare ai Corsi per fidanzati.
2. Ruolo della comunità parrocchiale
nell’accompagnamento degli sposi e dei fidanzati
Se la teologia ha fondato efficacemente la titolarità della Chiesa nella
formazione dei fidanzati, intendiamo ora indicare come maggiormente adeguata a questo compito quell’espressione ecclesiale che è la parrocchia. E
se l’argomentazione teologica ha portato a una conclusione a suo modo cogente, il discorso che andremo facendo in questo paragrafo — di indole più
specificamente pastorale — intende invece solo indicare una opportunità
maggiore, anche se non esclusiva.
L’ambito parrocchiale è indicato universalmente come quello ordinario
della formazione al matrimonio: «la cura pastorale dei fidanzati […] è un
compito che riguarda e interpella ogni comunità cristiana e, in particolare,
ogni parrocchia»30, chiamata in causa «come soggetto immediato e concreto»31, dice il Direttorio, chiedendo poi che «possibilmente ogni comunità
parrocchiale sia in grado di offrire questi itinerari di fede innanzitutto ai
propri fidanzati» 32.
D’altronde questa indicazione risulta coerente con il dettato del CIC, che
prevede che ordinariamente «i matrimoni siano celebrati nella parrocchia in
cui l’una o l’altra parte contraente ha il domicilio» 33.
Ma perché proprio la parrocchia? Quali sue caratteristiche la indicano
come ambito preferibile?
Si potrebbe pensare che il motivo sia di carattere sociologico, come se
fosse la capillarità che determina tale preferenza. Ed è pur vero che la par30
CEI, Direttorio, 44.
CEI, Direttorio, 56
32
CEI, Direttorio, 56
33
CIC, 1115.
31
PARTE I: IL SOGGETTO DELL’ACCOMPAGNAMENTO DEI FIDANZATI
20
rocchia è l’espressione della chiesa più vicina alla gente, e forse il luogo in
cui più spesso e più ampiamente approdano anche quei cristiani che pure
non partecipano ordinariamente alla vita della chiesa — come in gran numero sono i fidanzati che si avvicinano al matrimonio 34.
Tale capillarità non basterebbe a raccomandare le parrocchie in modo
così forte; essa si accompagna a una proprietà che caratterizza in modo
preminente le comunità parrocchiali: «esse infatti rappresentano in certo
modo la chiesa visibile stabilita su tutta la terra» 35, e questo a motivo principalmente del fatto che la parrocchia è il luogo proprio delle celebrazioni
liturgiche e in special modo dell’Eucaristia 36. La celebrazione eucaristica
mette perciò in relazione stretta la comunità parrocchiale con la Chiesa, e
particolarmente con la Chiesa diocesana37, «di cui la parrocchia è come una
cellula» 38. Il verbo repraesentare, con cui il testo latino di SC esprime tale
relazione, non indica infatti una pura riproduzione, a guisa di immagine,
ma comprende primariamente il significato di render presente; esso meglio
corrisponde alla natura sacramentale della Chiesa, che scaturisce dalla celebrazione dell’Eucaristia e in essa trova il suo punto apicale.
Della Chiesa diocesana la parrocchia non ha la pienezza, derivante dalla
presenza del Vescovo, ma vi partecipa in modo del tutto singolare e in via
ordinaria. Da questo punto di vista, nessuna altra espressione di Chiesa è
così significativa. In questo suo articolarsi con la Chiesa locale, la parrocchia trova la sua specificità e il progetto complessivo e compiuto dei suoi
compiti propri, specialmente nell’ambito dell’evangelizzazione, cui tutta la
vita della Chiesa è ordinata.
34
A questo proposito è significativo l’invito a «valorizzare quei momenti in cui le
parrocchie incontrano concretamente quei battezzati che non partecipano all’eucaristia
domenicale e alla vita parrocchiale» (CEI, Comunicare il Vangelo, 57); momento tra
questi va certamente segnalato il Corso per fidanzati.
35
SC 42 [EV, I, 74].
36
«Poiché nella sua chiesa il vescovo non può presiedere personalmente sempre e
ovunque l'intero gregge, deve necessariamente costituire delle assemblee di fedeli, tra
cui hanno un posto preminente le parrocchie organizzate localmente sotto la guida di un
pastore che fa le veci del vescovo» (SC 42 [EV, I, 74]). Cf. B. FORTE, La Chiesa
nell’Eucaristia, 191-193.
37
Di volta in volta denominata nei vari documenti «chiesa locale» o «chiesa particolare».
38
AA 10 (EV, I, 951).
CAP. I: UNA COMUNITÀ CHE CRESCE
21
Tutta l’attività evangelizzatrice trova il suo centro propulsivo e unificante nella Chiesa locale, dove l’economia della salvezza entra più concretamente nel
tessuto della vita umana; dove in comunione e stretta collaborazione con il
Vescovo e il suo presbiterio, si fonda, si alimenta e si manifesta la vita del popolo di Dio, perché ivi si celebra con tutta pienezza il mistero di Cristo.
Nella Chiesa locale, la parrocchia è il luogo ordinario e privilegiato di evangelizzazione della comunità cristiana; qui più che altrove l’evangelizzazione può
diventare insegnamento, educazione ed esperienza di vita39.
È così che la parrocchia si caratterizza come l’ambito in cui ogni cammino di fede trova il suo riferimento nella «coscienza di essere membri vivi
e attivi del popolo di Dio»40. In essa il credente vive la «dimensione comunitaria […], a partire dalle diverse vocazioni e ministeri, come pure dalle
diverse accentuazioni spirituali e apostoliche che caratterizzano istituti di
vita consacrata, associazioni laicali, movimenti e gruppi» 41.
Per questo gli Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il primo decennio del 2000 invitano a «recuperare la centralità della parrocchia e
rileggere la sua funzione storica concreta a partire dall’Eucaristia» 42.
Proprio queste caratteristiche strutturali della parrocchia — la sua capillarità e il suo rapporto strutturale, organico e ordinario con la Chiesa diocesana — la raccomandano come la realtà più adeguata per accompagnare i
fidanzati nel loro cammino di fede verso il matrimonio, come opportunamente sintetizza ESM:
L’evangelizzazione del Matrimonio è missione che riguarda tutta la Chiesa e,
in essa, tutti e singoli i fedeli secondo il loro posto e ministero.
L’annuncio del Vangelo è anzitutto grazia e compito della Chiesa particolare o
diocesi: «Tutta l’attività evangelizzatrice e missionaria trova il suo centro propulsore e unificatore nella Chiesa locale» (EeS 93).
Tale ministero, poi, ha il suo luogo ordinario e privilegiato nella parrocchia,
nella quale si compie in modo concreto e in tutta la pienezza del suo contenuto, cioè come catechesi e celebrazione liturgica, come educazione ed esperien-
39
CEI, «Premesse», 2; Cf. EeS 93-94 (ECEI, II, 484-485). Cf. C. ROCCHETTA , «Fare» i cristiani oggi, 33.
40
AA 30 (EV, I, 1027). Il riferimento qui è ai fanciulli, ma sembra di poter riferire
questo testo, per analogia, a tutti coloro che compiono il loro cammino di fede.
41
CEI, «Educare i giovani», 3 (ECEI, VI, 1561).
42
CEI, Comunicare il Vangelo, 47.
PARTE I: IL SOGGETTO DELL’ACCOMPAGNAMENTO DEI FIDANZATI
22
za di vita, sotto la guida pastorale dei presbiteri in comunione con il Vescovo
(cf. EeS 94)43.
Valorizzare in questo modo la parrocchia significa che non basterà delegare la formazione al matrimonio a «persone esperte»: sarà la comunità nel
suo insieme, con la sua vita stessa, a costituire un orizzonte formativo, nutrito dall’annuncio del Vangelo, dalla celebrazione liturgica, e particolarmente eucaristica, dalla testimonianza viva della carità.
Partecipando alla vita di una tale comunità, pur in modo progressivo e
forse parziale, molte volte dopo lunghi periodi di assenza, sarà la vita, e
non solo l’intelligenza dei fidanzati ad essere evangelizzata!
Nella comunità poi saranno coinvolti in un accompagnamento più specifico certamente il parroco, oppure un altro presbitero 44, segno della comunione con il Vescovo, insieme però a qualche coppia di sposi45, presenti per
la loro testimonianza coniugale specifica, ma anche segno della partecipazione dell’intera comunità a questo cammino importante. Gioverebbe, ove
possibile, anche la presenza di persone che vivono nel celibato, richiamo
nella comunità «all’assoluto del Regno, nel quale anche il matrimonio e la
famiglia trovano il loro significato e valore» 46, in una vocazione all’amore
che si incarna in prospettive diverse, ma che si illuminano a vicenda in una
reciprocità orientata alla comunione 47.
In questi ultimi tre decenni le diocesi si sono spesso dotate poi di Consultori familiari48, «strutture non propriamente pastorali, ma […] finalizzate
alla promozione umana della coppia e della famiglia» 49. Essi, che non sono
chiamati a farsi carico direttamente della formazione al matrimonio, prestano però la loro collaborazione mettendo a disposizione della comunità la
loro competenza, particolarmente nella formazione degli animatori e nel
«proporre e illustrare […] gli aspetti della vita matrimoniale e familiare più
43
ESM, 58.
CEI, Direttorio, 259-260.
45
CEI, Direttorio, 262-263.
46
CEI, Direttorio, 264.
47
Non ci è possibile ovviamente approfondire qui questa tematica. Contributi interessanti si trovano in R. BONETTI, Verginità e matrimonio e in La reciprocità verginitàmatrimonio.
48
CEI, L’impegno della Chiesa, III,2 (ECEI, II, 2237).
49
CEI, Direttorio, 249.
44
CAP. I: UNA COMUNITÀ CHE CRESCE
23
direttamente attinenti i campi delle scienze umane, mediche e legali» 50. Ma
accanto a questo servizio di formazione e talvolta anche di consulenza, il
contributo dei consultori di ispirazione cristiana alla formazione dei fidanzati si pone sul piano di una elaborazione culturale, capace di rendere ragione dal punto di vista umano e scientifico del messaggio cristiano sul matrimonio; esso non è — e perciò non dovrà apparire ai fidanzati — «contro
l’uomo, ma […] per l’uomo, per la sua vita, per il suo amore, nella pienezza della loro verità» 51.
Resta perciò confermata la centralità della parrocchia in quanto comunità
ministeriale nella formazione al matrimonio. Formazione che potrà utilmente trovare proprio nella parrocchia stimoli significativi per continuare
anche dopo la celebrazione in un cammino di crescita e di ministerialità il
più adeguato possibile alla chiamata che Dio ha rivolto e continuamente
nella vita rivolge agli sposi col sacramento delle nozze.
50
51
CEI, Direttorio, 250; Cf. anche 57.
CEI, Direttorio, 251.
CAPITOLO II
Cenni di storia dei gruppi sposi a Carpenedo
negli ultimi 10 anni
La parrocchia dei SS. Gervasio e Protasio di Carpenedo1 è il contesto vivo nel quale l’esperienza di Corso per fidanzati che presentiamo è nata e si
è sviluppata 2.
Sembra perciò opportuno, prima di presentare la proposta nei suoi dettagli, rendere brevemente conto del soggetto ecclesiale che la conduce.
1. La Parrocchia di Carpenedo
Nel 2002 la Parrocchia di Carpenedo contava 5540 abitanti3. Nell’arco
dei dieci anni della nostra indagine la popolazione risulta in progressiva e
costante diminuzione 4. Si tratta di una comunità urbana ben integrata nel
tessuto cittadino di Mestre (Venezia), pur avendo un passato di piccolo
borgo di campagna. L’urbanizzazione, avvenuta nel dopoguerra fino agli
anni ’60, l’ha portata a saldarsi progressivamente con il centro di Mestre
(Venezia), mentre la nuova popolazione ben si è integrata con il nucleo storico del borgo, e oggi si può dire che la comunità è ben compaginata, anche
1
D’ora in poi «Parrocchia di Carpenedo».
Queste note hanno il vantaggio e il limite di essere stese da persona coinvolta direttamente in questa comunità parrocchiale, e in particolare in questo settore pastorale.
3
PATRIARCATO DI VENEZIA , Annuario diocesano 2002, 60.
4
Erano 5985 nel 1992 (A. TREVISIOL, Presentazione [1984], 3), 6850 nel 1984 (A.
TREVISIOL, Presentazione [1992], 6).
2
CAP. II: CENNI DI STORIA DEI GRUPPI SPOSI A CARPENEDO
25
come risultato dell’impegno pastorale costante e proficuo della parrocchia 5.
Anche dal punto di vista socio-urbanistico il territorio è gradevole e qualificato; ne è testimonianza il livello dei prezzi del mercato immobiliare.
In questo contesto la parrocchia svolge ancora un ruolo estremamente significativo. Essa anzi si rivela centro che attrae la partecipazione di credenti che pure non abitano entro i confini canonici, ma trovano in essa modo di
vivere la loro ricerca di fede.
L’attività pastorale è da sempre molto articolata e ricca, avendo anche
potuto godere di una continuità di guida (don Armando Trevisiol vi è parroco dal 1971) e del contributo nel passato di un certo numero di vicari parrocchiali generosi e disponibili. L’orientamento pastorale della parrocchia
ha valorizzato le molteplici opportunità di annuncio ad ampio raggio offerte dalle varie occasioni a cui la gente partecipa più ampiamente e da alcune
espressioni di pietà popolare; ha promosso lo sviluppo di realtà associative
di vario tipo come canali diversi per raggiungere le diverse persone; ha curato la preparazione e la celebrazione della liturgia, con particolare attenzione al canto; ha favorito la partecipazione dei laici alla pastorale; ha investito molte forze sulla carità, confidando nella capacità di rendere credibile
la proposta cristiana che ha l’attenzione ai poveri nelle sue varie forme come anche nella efficacia del coinvolgimento personale nei vari servizi6.
2. Gli inizi della pastorale del Matrimonio e della famiglia
Mentre nella relazione per la visita pastorale 1984 non c’è traccia di attività specifica nel campo della pastorale coniugale e familiare 7 e non se ne
percepisce neppure l’esigenza, in quella per la visita del 1992 il parroco, tra
i «Punti deboli e preoccupanti», aggiunge anche che «lo sfascio della famiglia per separazioni, divorzi, matrimoni di fatto è sempre più consistente» 8.
In quegli anni, sotto la guida del vicario parrocchiale don Marino Gallina, erano iniziate alcune esperienze di incontri di coppie giovani nelle case;
5
Cf. A. TREVISIOL, Presentazione (1984), 1-2.
Cf. A. TREVISIOL, Presentazione (1984), 6.
7
Se si eccettua il festeggiamento per gli anniversari di matrimonio: «Ogni anno vengono invitate con lettera personale tutte le coppie che compiono durante l’anno uno o
più lustri di matrimonio […]. L’iniziativa serve per una mini- catechesi matrimoniale e
familiare» (A. TREVISIOL, Presentazione [1984], 17).
8
A. TREVISIOL, Presentazione (1992), 32.
6
PARTE I: IL SOGGETTO DELL’ACCOMPAGNAMENTO DEI FIDANZATI 26
per iniziativa di questo gruppetto si era cercato anche di coinvolgere altre
coppie in alcune domeniche pomeriggio nelle strutture parrocchiali. Tali iniziative tuttavia non avevano poi avuto seguito.
Nel settembre 1992 avvenne l’avvicendamento tra don Marino e il nuovo
vicario parrocchiale, alla prima esperienza dopo l’ordinazione.
Domenica 25 aprile 1993 era fissato il ritiro per i bambini che avrebbero
fatto la prima comunione il 1 maggio. Con le catechiste si decise di coinvolgere i genitori, cercando di cogliere e trasmettere il significato per la
famiglia intera della prima comunione di un suo membro. I genitori parteciparono con entusiasmo a questa esperienza nuova, e furono invitati ad accompagnare come famiglia in quella settimana i figli verso quella tappa
importante, valorizzando, come preparazione alla mensa eucaristica, la
mensa familiare: si suggerì di «incorniciare» la cena (il pasto cui presumibilmente partecipa tutta la famiglia) con un breve momento di preghiera, e
questo momento familiare fu sussidiato con un libretto predisposto per
l’occasione. Dice la sua introduzione: «Gesù, il Signore, attraverso questa
prima Comunione, si invita a casa vostra. È per questo che tutta la famiglia
si deve mobilitare per accogliere questo ospite singolare»9.
Da questa prima esperienza è nata l’idea di proporre alle famiglie dei
bambini che si preparavano alla prima comunione un cammino che le valorizzasse proprio nel loro essere famiglia, cioè luogo di salvezza, piccola
chiesa fondata sul sacramento del matrimonio. L’eucaristia, al centro della
riflessione, risultava in piena sintonia con l’identità della famiglia e stimolava ogni nucleo familiare a scelte e comportamenti adeguati. Dall’anno
pastorale 1993-94 si cominciò così a proporre alcuni incontri ai genitori dei
bambini di IV elementare, che si concludevano con il ritiro insieme ai
bambini e con la proposta della preghiera in famiglia.
Animatori di questi incontri non sono state le persone che si occupano
della catechesi dei bambini, ma alcune coppie della parrocchia che avevano
alle spalle esperienze di animazione, talune specificamente anche in ambito
di pastorale familiare a livello diocesano.
Contemporaneamente, all’inizio dello stesso anno pastorale, alcune coppie che avevano maturato una specifica sensibilità presero l’iniziativa di
proporre che anche a Carpenedo fosse attivato un Corso per fidanzati, e
9
PARROCCHIA DI CARPENEDO, …ringraziate il Signore, seconda di copertina.
CAP. II: CENNI DI STORIA DEI GRUPPI SPOSI A CARPENEDO
27
coinvolsero in questa avventura il vicario parrocchiale. Una lunga fase di
gestazione portò a programmare il Corso da gennaio a marzo 1994. Presentando il corso sul mensile parrocchiale, le coppie animatrici scrivevano:
I «corsi per fidanzati» sono un primo passo, necessario, che è inquadrato nel
progetto più complessivo di FORMAZIONE AL MATRIMONIO (itinerari di
fede e gruppi sposi) che, a sua volta, investe la pianificazione di una
PASTORALE FAMILIARE. Concretamente cominceremo, pertanto, con un
«semplice» e «classico» corso di preparazione al matrimonio cristiano, poi —
con l’aiuto del Signore — speriamo venga il resto10.
Proprio il percorso auspicato diventerà nel corso degli anni realtà!
Un numero di coppie di molto superiore alle aspettative rispose
all’invito, tanto da costringere a sdoppiare il corso.
Fin dall’inizio l’impostazione del corso fu di coinvolgimento dei fidanzati e di proposta della vita di coppia e del matrimonio come concreto
cammino di fede. Il corso che presentiamo in questo studio corrisponde
fondamentalmente, quanto a scelte di fondo, contenuti, struttura, a quello
che fu proposto nel 1994, pur con aggiustamenti e sviluppi maturati nel
tempo.
Da queste due prime esperienze è maturata l’esigenza, nelle coppie animatrici e anche in alcune coppie partecipanti,
di riflettere insieme, di approfondire, di confrontarsi. Fu così che decidemmo
di continuare a trovarci, la domenica pomeriggio una volta al mese. Questo
progetto coinvolse da subito altri sposi, e uno sparuto gruppetto iniziò un
cammino di ricerca che si è andato man mano chiarificando, mentre altri si univano a noi 11.
Dall’anno pastorale 1995-96 compare così nell’«Organigramma della
parrocchia» anche il settore: «Pastorale del Matrimonio e della Famiglia»,
con animatori per il «Gruppo sposi», per i «Fidanzati», per i «Genitori IV
elementare» 12. Sono poste le basi per il cammino successivo che si articolerà proprio in questi tre ambiti: Gruppi sposi, formazione al Matrimonio, va-
10
D. GIANTIN – al., «Corso di preparazione».
M. SCARPA , «Piccole chiese».
12
Cf. «Organigramma» (1995).
11
PARTE I: IL SOGGETTO DELL’ACCOMPAGNAMENTO DEI FIDANZATI 28
lorizzazione del ministero di formazione alla fede dei figli da parte dei genitori.
3. I Gruppi sposi: Aquila e Priscilla e Cana
Già nel 1995-96 le coppie che avevano frequentato i Corsi per fidanzati
erano un certo numero e «alcune mostravano un qualche interesse a continuare il cammino intrapreso (provenendo spesso da lontananze rispetto alla
vita della parrocchia), ma le loro esigenze sembravano diverse da quelle
delle coppie più mature e coinvolte» 13 nel gruppo sposi. Così questa realtà
si è strutturata in due gruppi14: «Aquila e Priscilla», il gruppo sposi che si
potrebbe dire di testa, trainante tutta la pastorale del matrimonio e della
famiglia in parrocchia, e «Cana» il gruppo che raccoglie gli sposi giovani,
prevalentemente provenienti dai Corsi per fidanzati. Fin dalla fine del
1996-97 i gruppi Cana diventano due15, uno che si potrebbe chiamare di
prima accoglienza degli sposi appena sposati e uno un po’ più strutturato.
Caratteristica qualificante di questi gruppi non è l’argomento trattato 16,
ma l’orizzonte nel quale ci si pone. In un articolo del 1999 una coppia del
gruppo Aquila e Priscilla esprime efficacemente questo orizzonte:
13
M. SCARPA , «Piccole chiese».
Questa strutturazione avviene già nel corso dell’anno 1995-96, ma solo nell’anno
successivo questa viene registrato anche nell’organigramma della parrocchia. In «Organigramma» (1996) compaiono infatti un «Gruppo sposi» (per quell’anno facente direttamente riferimento a me) e un gruppo «Sposi giovani» con i relativi animatori.
15
Così testimonia una «Relazione sulla pastorale degli sposi e della famiglia» presentata al Consiglio Pastorale Parrocchiale l’8 maggio 1997 e reperibile nel quaderno
dei Verbali del Consiglio. Viene poi regolarmente registrato in «Organigramma» (1997)
con la presenza di due coppie di animatori sotto la dicitura Sposi giovani «Cana». Tra
l’altro è in questo organigramma che compaiono per la prima volta le denominazioni dei
gruppi.
16
Il gruppo Aquila e Priscilla ha riflettuto negli anni sui seguenti temi: 1994-95 Il
Sacramento del Matrimonio; 1995-96 Sposi e anno liturgico; 1996-97 La famiglia e il
suo tempo; 1997-98 Famiglia e lavoro; 1998-99 «Evangelizzazione e sacramento del
Matrimonio» (lettura e commento comunitaria); 1999-2000 Il vangelo di Marco (a partire da M. C È, Perché siete così paurosi?); 2000-01 Il ministero sacerdotale degli sposi;
2001-02 Il ministero regale degli sposi; 2002-03 Lieti nella speranza. I gruppi Cana
cercano di accompagnare i primi tempi del matrimonio, affrontandone le tematiche fondamentali come emergono dalle coppie stesse, cercando progressivamente di avvicinare
14
CAP. II: CENNI DI STORIA DEI GRUPPI SPOSI A CARPENEDO
29
No grazie! No grazie ad un gruppo il cui motivo di incontro sia solo il confronto tra diversi modi di vivere la famiglia, il confronto tra diversi metodi educativi, il conforto nelle difficoltà. No grazie al tentativo di realizzare, illudendosi di averne le capacità, una sorta di strumento che dia risposta o autorevolezza a scelte di cui gli sposi sono unici ed assoluti responsabili.
Sì invece ad un gruppo di coppie se lo scopo dell’incontrarsi è aiutarsi a scoprire che la famiglia è luogo privilegiato degli sposi per incontrare Cristo, per
crescere nella fede. […]
Il camminare insieme e il riflettere in un’ottica di mediazione della fede, più
che di semplice esperienza, aiuta ciascuno a ricollocare la Parola al centro del
proprio fare quotidiano, restituendo alle mille cose che ogni giorno ci occupano in casa, al lavoro, nel volontariato il senso di una collaborazione al compimento della creazione. […]
Ogni famiglia cristiana scopre che il matrimonio rende gli sposi una carne sola, crea dei due una realtà nuova. […]
Intuiamo, quindi, che è questa nuova realtà ad essere chiamata a diventare segno e strumento dell’amore di Dio per la coppia, per i figli e per tutti coloro
che la famiglia incontra: per gli sposi, l’amore di Dio passa attraverso la famiglia che, luogo di vita ordinario, diventa, perciò, luogo di sintesi della fede e
luogo primo di santificazione. […]
Partecipare ad un gruppo coppie significa, allora, incontrare nella fede altri
sposi che il Signore ha chiamato ad una risposta radicale nel matrimonio per
riflettere assieme, pur nel rispetto delle diverse scelte che ogni famiglia è
chiamata a compiere, sui modi di rendere concreta, incarnata la grazia del sacramento 17.
Si tratta cioè di un’esperienza volta alla formazione delle persone nella
loro prospettiva vocazionale e intesa a sostenere la ministerialità propria
del sacramento del matrimonio nella famiglia, nella Chiesa e nella società.
Il gruppo diventa così una vera esperienza di Chiesa in cui gli sposi
desiderano riscoprire la propria vocazione al Matrimonio come sacramento,
come luogo privilegiato, cioè in cui «giocarsi» la propria fede in Cristo; ma
questo significa anche sentirsi chiamati a vedere tutta la propria vita, legata al-
le coppie alla Parola di Dio, conducendole anche alla Consegna della Bibbia dalle mani
del Patriarca, proposta dalla diocesi.
17
S. MADRICARDO – A. DE SABBATA , «Editoriale»; cf. anche L. GARDELLIN, «Gruppo famiglie».
PARTE I: IL SOGGETTO DELL’ACCOMPAGNAMENTO DEI FIDANZATI 30
la famiglia e al lavoro (anche Aquila e Priscilla lavoravano…), in Cristo e aprirsi all’impegno verso gli altri e la Comunità18.
Per questo l’attività del gruppo è costituita da momenti di riflessione 19,
di preghiera 20, di condivisione, di comunità 21, di presenza nella comunità
parrocchiale 22 e di partecipazione alle iniziative diocesane.
Il gruppo sposi non assume in proprio, come gruppo, dei servizi specifici
continuativi, ma promuove l’assunzione di responsabilità di ciascuna coppia negli ambiti che ciascuno sente più congeniali a sé23.
Porta il suo contributo proprio nella comunità testimoniando il sacramento del Matrimonio e facendo crescere la sensibilità in proposito; nella
società civile, indirettamente, perché promuove una cultura di responsabilità e di attenzione all’amore, una «civiltà dell’amore».
18
Da una relazione su «Gruppi di Pastorale del Matrimonio e della Famiglia» presentata in Consiglio Pastorale Parrocchiale il 28.10.1998 e reperibile nel quaderno dei Verbali del Consiglio.
19
Un incontro al mese di gruppo in parrocchia e, tra un incontro e l’altro, un incontro
nelle case a gruppetti di tre o quattro coppie. All’inizio, dopo il corso per fidanzati, la
proposta è solo dell’incontro in parrocchia. La modalità ordinaria è la discussione, avendo sempre presente il riferimento alla Parola di Dio; di solito i gruppetti nelle case
sono dedicati alla Lectio divina di un testo biblico. Un’uscita a giugno di tutti i gruppi
insieme è dedicata a temi di carattere formativo con la presenza di relatori esterni.
20
Un incontro all’anno, il pomeriggio della domenica delle Palme, è interamente dedicato alla preghiera, con il coinvolgimento anche dei bambini. L’inizio di ogni incontro
è dedicato a un momento significativo di preghiera, di solito strutturato sullo schema
della Liturgia delle ore, la preghiera della Chiesa.
21
Occasioni di condivisione più esplicita sono l’uscita di fine anno, la proposta di
una settimana nella casa della parrocchia in montagna durante le vacanze di Natale, i
momenti conviviali…
22
Contributo per l’animazione dell’Eucaristia per i Lustri di matrimonio, o per
l’animazione di Eucaristie nel corso degli anni, per la Veglia di Natale, testimonianze
rese durante incontri di preghiera e di riflessione parrocchiali, pubblicazioni di articoli
sugli organi di stampa della parrocchia (settimanale e mensile)…
23
Responsabilità che si attua primariamente all’interno della propria famiglia, ma si
dilata per esempio nell’accoglienza di bambini in affido, nella partecipazione agli organi di partecipazione delle scuole, nella presenza e nell’impegno negli ambiti del sociale
e del politico, nel sostegno alle famiglie in difficoltà, nella disponibilità per
l’accompagnamento di gruppi di coppie di sposi o di fidanzati nella comunità cristiana,
nell’animazione delle iniziative con i genitori e nella predisposizione dei cammini di
preghiera proposti a tutte le famiglie…
CAP. II: CENNI DI STORIA DEI GRUPPI SPOSI A CARPENEDO
31
L’identità di questi gruppi è maturata man mano nel tempo con il contributo di tutte le coppie che vi hanno partecipato 24.
In questo cammino alcune esperienze dolorose hanno segnato il nostro
passo.
La malattia e la morte di Fabio, membro e animatore dei gruppi sposi fin
dall’inizio: la comunità è stata arricchita della testimonianza d’amore di
questa coppia, segnata dalla prova dolorosa della croce; anche la morte di
Fabio appartiene alla logica evangelica del chicco di grano che, caduto in
terra muore e produce molto frutto (cf. Gv 12,24).
La morte improvvisa di Marino, membro e animatore di un gruppo di
genitori.
La crisi e la separazione di alcune coppie che partecipavano ai gruppi
pone inevitabilmente davanti alla realtà della fatica dell’amore e della debolezza di tutti e chiama in causa tutti, anche se in modo differenziato, sulla
nostra capacità di accompagnare anche queste situazioni e questi cammini.
Nell’anno pastorale 2002-2003 i gruppi sposi coinvolgono stabilmente
una sessantina di coppie, di cui una trentina in Aquila e Priscilla e una
quindicina rispettivamente in ciascuno dei due gruppi Cana.
In quest’ultimo anno si è sentita l’esigenza di promuovere la pubblicazione mensile di Parole. Periodico di formazione e comunicazione delle
coppie e delle famiglie della Parrocchia di Carpenedo: uno strumento che
si è reso necessario dal crescente numero di partecipanti ai gruppi e che, recapitato anche a tutte le famiglie dei ragazzi del catechismo, permette di
condividere a più ampio raggio riflessioni, testimonianze, proposte.
24
Ad esempio del gruppo Aquila e Priscilla si scrive nella «Relazione sulla pastorale
degli sposi e della famiglia» presentata al Consiglio Pastorale Parrocchiale l’8 maggio
1997: «il gruppo soffre di alcuni problemi di avvio e di identità, anche per l’eterogeneità
dei suoi membri, e perché sta aprendo una strada in cui non sembra esserci nessuno davanti… Ma certamente quest’anno la situazione sta procedendo, anche se un po’ lentamente». Già nella relazione su «Gruppi di Pastorale del Matrimonio e della Famiglia»
presentata in Consiglio Pastorale Parrocchiale il 28.10.1998 sembra esserci maggiore
chiarezza, evidentemente maturata nel tempo, anche con il contributo di una coppia più
matura di animatori, di cui c’è un primo riscontro nell’«Organigramma» (1997). Nella
presentazione della Veglia di Natale 1998, preparata dal gruppo Aquila e Priscilla si
parla di un «percorso a volte irto di difficoltà ma anche ricco di entusiasmo» che si vuole offrire come «un contributo costruttivo per la comunità».
PARTE I: IL SOGGETTO DELL’ACCOMPAGNAMENTO DEI FIDANZATI 32
Con il contributo delle coppie dei vari gruppi è operativa anche una piccola biblioteca che mette a disposizione di tutti libri di tematiche prevalentemente inerenti all’amore, alla coppia, al Matrimonio e alla famiglia, con
l’obiettivo di fornire ulteriori e più approfonditi strumenti di formazione.
4. La formazione al Matrimonio:
Corso per fidanzati e gruppi Ecbatana25
Proprio nell’esperienza dei gruppi sposi trovano il contesto proprio i
Corsi per fidanzati e le altre proposte di formazione al Matrimonio, che a
partire da questa esperienza si sono formati e sviluppati.
Dal 1994 (quando sono cominciati i Corsi per fidanzati a Carpenedo), si
sono svolti ogni anno due Corsi per fidanzati, entrambi nel periodo Gennaio-Aprile. In totale hanno partecipato poco meno di trecentocinquanta
coppie in dieci anni, con una media annuale di circa trentacinque.
Si sono alternate alla conduzione diciassette coppie che fanno parte dei
gruppi sposi parrocchiali, sempre insieme al presbitero 26. Talune di esse
hanno ripetuto l’esperienza di animazione del Corso, mentre la maggior
parte ha poi continuato ad animare gli sposi giovani o comunque altri gruppi di sposi o di fidanzati. Per ora non è prevista una formazione specifica
per gli animatori, ma viene fornito materiale di approfondimento sugli argomenti degli incontri. La formazione remota è garantita dalla partecipazione al loro gruppo di riferimento. Alcune coppie che hanno frequentato il
Corso, alcuni anni dopo ne sono diventate animatrici.
Il primo anno il corso proposto era costituito da otto incontri serali, ma
già dal secondo anno gli incontri divennero dieci. Dal 1998 un incontro è
stato trasformato in una uscita di una giornata intera. Rientra nel calendario
(come undicesimo appuntamento) anche l’Assemblea diocesana dei fidanzati con il Patriarca nella Basilica di san Marco, che si svolge annualmente
dal 1995.
25
I contenuti delle proposte di formazione al Matrimonio sono l’oggetto proprio di
questo studio e saranno analizzati nei capitoli successivi. Qui si presentano invece alcuni dati sintetici sulla storia di queste esperienze.
26
Il primo anno abbiamo avuto anche il contributo di mons. Silvio Zardon, direttore
dell’Ufficio diocesano per la pastorale degli Sposi e della Famiglia.
CAP. II: CENNI DI STORIA DEI GRUPPI SPOSI A CARPENEDO
33
Nel maggio 1997, alcune coppie hanno manifestato l’esigenza «di prepararsi con più calma al Matrimonio, e specialmente di vivere seriamente il
loro “fidanzamento”» 27, «anche a distanza dalla celebrazione del Matrimonio»28. Nasce così l’esperienza dei gruppi Ecbatana, che, dopo un periodo
sperimentale in cui era costituito un unico gruppo, si è nel tempo strutturata
in due parti: il primo anno, introduttivo, che cerca di far cogliere il fidanzamento come specifico tempo di grazia; la seconda parte, di carattere più
monografico, che affronta ogni anno una tematica diversa inerente alla vita
dei fidanzati alla luce del progetto di Dio e della sua Parola. Per questo il
gruppo, che si trova con scadenza quindicinale, può essere (ed è) frequentato per più anni di seguito, fino alla celebrazione delle nozze.
I gruppi Ecbatana hanno visto nel corso di questi sei anni la partecipazione di un totale di più di quaranta coppie di fidanzati — con una media di
coppie per gruppo da sette a dieci — accompagnandone talune alla celebrazione del matrimonio, talune alla separazione. Questo cammino svolge così
la funzione di un vero cammino di verifica vocazionale. Ne vedremo in seguito le caratteristiche principali.
Si alternano alla guida dei due anni due coppie di sposi che appartengono al gruppo Aquila e Priscilla, e che hanno maturato una particolare sensibilità in proposito, sempre insieme con il presbitero.
5. L’accompagnamento dei genitori: Nazaret
Per completare l’orizzonte della Pastorale del Matrimonio e della famiglia
in Parrocchia di Carpenedo, occorre ora fermare la nostra attenzione
sull’esperienza di accompagnamento dei genitori. Come abbiamo più sopra
ricordato, proprio un coinvolgimento dei genitori è stata la prima proposta
organica nell’ambito di questo settore pastorale. Nel tempo l’esperienza è
cresciuta e maturata.
Punto di riferimento costante sono stati alcuni testi del Magistero.
La grazia del Matrimonio specifica e corrobora la vocazione cristiana dei coniugi, iniziata col Battesimo, consacrandoli ministri di Dio per la santificazione della famiglia. Principio e fondamento dell’umana società, la famiglia diviene con il sacramento del Matrimonio il «santuario domestico della Chiesa»,
27
M. SCARPA , «Piccole chiese».
«Relazione sulla pastorale degli sposi e della famiglia» presentata al Consiglio Pastorale Parrocchiale l’8 maggio 1997.
28
PARTE I: IL SOGGETTO DELL’ACCOMPAGNAMENTO DEI FIDANZATI 34
quasi la «chiesa domestica» (cf. AA 11; LG 11). In modo suo proprio, rende
manifesta la presenza del Salvatore nel mondo e la genuina natura della Chiesa
(cf. GS 48). L’amore, la fecondità generosa, l’umiltà e la fedeltà degli sposi e
la calda cooperazione di tutti i membri svelano mirabilmente la vocazione
dell’umana società e l’amore infinito di Dio, riversando luce di fede e vigore
di carità su tutta la vita. Genitori e figli crescono santificandosi insieme, soprattutto lungo la via della croce, narrando le meraviglie operate da Dio, rendendo grazie a Lui in seno al suo popolo, offrendo testimonianza operosa al
mondo.
La famiglia è come la madre e la nutrice dell’educazione per tutti i suoi membri, in modo particolare per i figli: «prevenuti dall’esempio e dalla preghiera
comune dei genitori, i figli, ed anzi tutto quelli che convivono nell’ambito familiare, troveranno più facilmente la strada della formazione veramente umana, della propria salvezza e di una vera santità» (cf. GS 48). La catechesi familiare trova la sua originalità e la sua efficacia nel carattere occasionale e nella
immediatezza dei suoi insegnamenti, espressi innanzi tutto nel comportamento
stesso dei genitori e nella esperienza spirituale di ciascuno. In famiglia, ciascuno deve poter trarre un modello di vita permeato di fermenti cristiani, sperimentando dal vivo il senso di Dio, di se stesso, del prossimo. Al magistero
della vita, si unisce provvidamente il magistero della parola che, in famiglia, è
quanto mai semplice e spontaneo. Nasce infatti nei momenti più opportuni e
più vitali, per celebrare, ad esempio, il mistero di una nuova vita che si accende, per interpretare una difficoltà ed insegnare a superarla, per aprire alla coerenza spirituale, per ringraziare Dio dei suoi doni, per creare raccoglimento di
fronte al dolore e alla morte, per sostenere sempre la speranza. Grande rilievo
ha la celebrazione del culto di Dio nelle espressioni di preghiera personale e
familiare, nella partecipazione della famiglia alla vita liturgica della comunità
parrocchiale, nelle ricorrenze e negli anniversari più cari. Insostituibile è la
partecipazione attiva dei genitori nella preparazione dei figli ai sacramenti della iniziazione cristiana. In tal modo, non solo i figli vengono adeguatamente
introdotti nella vita ecclesiale, ma tutta la famiglia vi partecipa e cresce: i genitori stessi, annunciando ascoltano, insegnando imparano 29.
Queste pagine profetiche de Il rinnovamento della catechesi30 chiedono
con forza di trovare spazi concreti di realizzazione nelle comunità parrocchiali. È questa la sfida che sta sotto l’esperienza Nazaret a Carpenedo.
29
CEI, Il rinnovamento della catechesi, 151-152 (ECEI, I, 2828-2833).
Cf. anche ESM 102-104 (ECEI, II, 2198-2200); EN 71 (EV, V, 1688); FC 3639.52-53 (EV, VII, 1638-1654.1688-1692).
30
CAP. II: CENNI DI STORIA DEI GRUPPI SPOSI A CARPENEDO
35
L’intuizione di partenza è che coinvolgere i genitori nella catechesi dei
figli significa prima di tutto valorizzare la missione loro affidata dal sacramento del Matrimonio, o almeno — ove si tratti di famiglie che non hanno
alla base il Matrimonio — dalla generazione dei figli.
Per questo motivo non si chiede ai genitori una collaborazione all’attività
parrocchiale, ma si offre un sostegno perché possano svolgere il compito
loro proprio dell’educazione dei figli nella logica del vangelo. È sembrato
necessario non presentare la fede come una parte della formazione dei ragazzi, ma come una dimensione che dà qualità e senso nuovo a tutta
l’educazione, che trova nel vangelo e nel progetto di Dio che da esso promana non un sovrappiù ma un principio unificatore.
Così non si è voluto prima di tutto offrire ai genitori una dottrina, di cui
spesso non sentono il bisogno, ma occasioni di confronto a partire dalla vita
familiare, dalle quali potesse sgorgare l’esigenza di approfondire i contenuti di quella fede che si scopre così profondamente attinente all’esperienza.
Dapprima sono stati coinvolti i genitori dei ragazzi che quell’anno avrebbero fatto la prima comunione. Nei primi anni si proponevano due incontri finalizzati a leggere la prima comunione di un figlio, a partire da due
testi biblici, come una visita del Signore a tutta la famiglia 31; il cammino
verso la prima comunione diventa così un cammino familiare di accoglienza del Signore.
Successivamente il percorso è stato strutturato in cinque incontri (oltre al
ritiro). Festa, dialogo, comunità, preghiera, carità: cinque dimensioni che
fanno parte della vita familiare come anche dell’Eucaristia. Il dialogo con i
genitori cercava di sottolineare le due direzioni: dalla vita familiare
all’Eucaristia, cogliendo cioè l’importanza di vivere nel quotidiano ciò che
poi si celebra nella comunità; dall’Eucaristia alla vita familiare, cogliendo
come la partecipazione alla celebrazione della Messa animi e stimoli la vita
della famiglia.
Una attenzione particolare era posta nel far emergere come questi comportamenti familiari trovano la loro radice più profonda nella dimensione
coniugale tra i genitori, e — in modo del tutto speciale — nel sacramento
del Matrimonio.
31
In particolare gli incontri partivano dal commento di due testi biblici che raccontano proprio di una visita del Signore in una casa: Gv 12,1-8; Gen 18,1-15.
PARTE I: IL SOGGETTO DELL’ACCOMPAGNAMENTO DEI FIDANZATI 36
Così, su richiesta di alcune coppie di genitori, si proponeva di continuare
il cammino anche negli anni successivi, conducendo sempre più le coppie a
riscoprire il dono che portano con sé.
Si sono formati così i Gruppi Nazaret32. La partecipazione, quasi totale
nell’occasione del ritiro 33, si assestava negli incontri intorno alla metà dei
genitori. Negli anni successivi vi era un ulteriore calo di partecipanti.
Questo cammino ha portato nel tempo alcune coppie a inserirsi e a partecipare al gruppo sposi Aquila e Priscilla.
A partire dall’anno pastorale 2001-2002, l’esperienza si è radicalmente
trasformata, mantenendo però gli obbiettivi e le scelte di fondo che avevamo maturato. Sottolineando la continuità con il cammino precedente, questo percorso è denominato: Progetto Nazaret.
Ai genitori dei bambini e dei ragazzi dalla seconda elementare alla prima
media si propone di fare spazio alla Parola di Dio nella loro famiglia, sussidiando un cammino nei tempi di Avvento e di Quaresima, ancora una volta nella convinzione che i protagonisti sono i genitori, e la parrocchia si
mette a servizio di questo compito che loro spetta.
Concretamente sono proposte e sussidiate due modalità: un tempo quotidiano — pur breve — di ascolto della Parola in famiglia; un’occasione più
prolungata e strutturata, un vero gruppo di ascolto per bambini34, guidato
da alcuni genitori.
Una settantina di coppie di genitori ha dato la disponibilità di guidare i
circa cinquanta gruppetti di ascolto dei bambini che si sono formati
32
Cf. G. DI MARZIO – R. FRANCESCHINI, «L’importanza di farlo insieme…». Cf. anche la «Relazione sulla pastorale degli sposi e della famiglia» presentata al Consiglio
Pastorale Parrocchiale l’8 maggio 1997, punto 6, e le parti che si riferiscono a questi
gruppi nella relazione su «Gruppi di Pastorale del Matrimonio e della Famiglia» presentata in Consiglio Pastorale Parrocchiale il 28.10.1998.
33
L’esperienza positiva del coinvolgimento dei genitori nel ritiro in occasione della
Prima comunione ci ha portato ad estendere questa formula anche alla preparazione alla
Prima confessione e alla Cresima, ovviamente predisponendo anche per i genitori un incontro adeguato all’occasio ne ma sempre con l’intento di coinvolgerli nel loro essere
famiglia.
34
Si è tentato così di mediare anche per i bambini la scelta fatta dal Patriarcato di
Venezia in occasione del Giubileo del Duemila e riconfermata poi di promuovere i
gruppi di ascolto della parola di Dio nelle case con il metodo della lectio divina popolare (cf. M. C È, La comunità cristiana, specialmente 14. 33).
CAP. II: CENNI DI STORIA DEI GRUPPI SPOSI A CARPENEDO
37
nell’anno pastorale 2001-2002, e sostanzialmente confermati nel 2002200335. Animano questi genitori e predispongono i libretti che sussidiano in
cammino 36 alcune coppie che partecipano al gruppo sposi Aquila e Priscilla.
6. Qualche conclusione
Questa esperienza decennale, partita forse un po’ in sordina, sembra ora
aver trovato alcune strade significative:
– l’orizzonte di fondo, costituito dalla valorizzazione del sacramento del
Matrimonio;
– l’attenzione alla vita concreta delle nostre coppie e famiglie, evitando ogni fuga nell’astrazione o nell’ideologia;
– il radicamento ecclesiale, mediato dalla partecipazione attiva, anche come
gruppi, alla vita della comunità parrocchiale;
– la promozione del cammino di ogni coppia, nella sua specificità, evitando
di voler proporre strade esclusive di crescita e di servizio e rispettando i
tempi di ciascuno;
– la ricerca di rendere significativo il cammino di responsabilizzazione non
solo a livello personale o familiare, ma nell’esercizio di una ministerialità
ecclesiale e di una responsabilità socio-politica.
La progressiva crescita, non solo numerica ma anche di consapevolezza,
delle coppie coinvolte in questa pastorale ha trovato riscontro in un corrispettivo contributo alla pastorale parrocchiale, tale da innervare e rinnovare
il tessuto della Parrocchia e capace di proporre non solo delle iniziative, ma
una cultura che si potrebbe indicare come nuova.
È proprio per questo che la formazione al Matrimonio trova nel soggetto
ecclesiale costituito dalla Parrocchia di Carpenedo un adeguato protagonista, e non solo un contesto.
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I bambini coinvolti sono circa 250.
Nei primi due anni sono stati pubblicati quattro sussidi: Dov’è il Re che è nato; Io
sono con voi tutti i giorni; Erano assidui nell’ascoltare la Parola; Capisci quello che
stai leggendo?.
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