Il periodo napoleonico

Transcript

Il periodo napoleonico
Lozza Lisa
Il periodo napoleonico
La storia
Questo periodo di fine rivoluzione francese, che era stato espressione sia di posizioni democratiche sia rivoluzionarie
dei giacobini, è stato un laboratorio politico perché sperimenta diverse soluzioni politiche: liberali, democratiche,
radicali.
Emerge la figura di Napoleone che, allo stesso tempo, nega e attua la rivoluzione francese.
La nega poiché crea un accentramento assolutistico in linea con l'ancien regime (contro cui lottava la rivoluzione).
Creò però uno Stato borghese che riportò ordine e permise di creare un efficiente struttura statale, segnale di
progresso (come voleva la rivoluzione). L'accentramento determina la delusione storica che è fondamentale per
capire l'atteggiamento degli uomini di cultura di quegli anni. Questa nasce dalla constatazione che la rivoluzione è
costata molto ed è sfociata in una soluzione autoritaria. Gli intellettuali delusi rifiutano quindi la storia.
Durante gli eventi tra fine settecento e il 1815 gli intellettuali o aderiscono o rifiutano ciò che accade. Molti rifiutano
la politica di potenza e con dolore la delusione perché gli ideali di libertà e indipendenza erano stati fortemente
amati dagli intellettuali che pensavano che la rivoluzione sarebbe stata un riscatto per l'Italia invece il dispotismo
diede a questi il colpo di grazia. Gli intellettuali tuttavia coltivano l'ansia di libertà e giustizia che vedono impossibile
a realizzarsi, hanno quindi una visione pessimistica della storia.
Non tutti però vedono negativamente Napoleone, c'è chi apprezza gli aspetti positivi che porta: risveglia l'Italia da un
sonno secolare e, anche se non raggiunge la libertà, diffonde gli ideali della rivoluzione e risveglia dalla servitù. Due
aspetti erano fondamentali, la realizzazione di un efficace struttura statale in Italia composta da una gerarchia
amministrativa, dalle grandi scuole e dall'emanazione nel 1804 del codice napoleonico (libertà personali, civili,
laicità) e il fatto che Napoleone era l'esportatore delle iniziative rivoluzionarie, infatti, prima che lui deludesse, in
Italia si erano già create repubbliche sul modello dei principi rivoluzionari. La delusione avviene nel 1797 e
l'elemento che la causa è la firma del trattato di Campoformio: Napoleone non aveva a cuore l'Italia e sacrifica i
principi della rivoluzione per i suoi interessi, cede infatti Venezia all'Austria. Questa è la più cocente delusione per i
patrioti italiani.
La letteratura
Sopravvive la letteratura accademica che riprende la mitologia e si allontana dalla realtà. Vi sono anche autori che
vivono la crisi fra Illuminismo e romanticismo. Nasce una corrente che da meno spazio alla ragione e + al sentimento
e all’irrazionalità. Poi c'è la corrente degli intellettuali realisti che criticano molto l'ideologia francese per l'astrattezza
dei suoi principi. C'è poi il neoclassicismo che caratterizza fortemente l'età napoleonica, è infatti la corrente
dominante. Infine è presente la corrente romantica (attenta al romanticismo) detta anche notturno - sepolcrale.
Il neoclassicismo
Il neoclassicismo si presenta come la ripresa di orientamenti classicisti, del gusto dell'antico, dei modelli greci
romani, della mitologia. Ma ha qualcosa di diverso, la sensibilità più moderna. Infatti, ha origini sia illuministiche sia
preromantiche. Illuministiche perché gli illuministi dicevano che l'uomo deve tornare allo stato di natura (semplicità,
ordine, integrità dei costumi) e identificavano questo con il mondo classico. Gli antichi erano quindi i primitivi, gli
esponenti dell'umanità primigenia e naturale, non deformata dalla civiltà ma caratterizzata da virtù e armonia di
spirito e di corpo. Sono quindi modelli di un mondo perfetto e ideale. Alla base del preromanticismo c'è il pensiero
che lo spirito tende verso qualcosa che è distante dalla realtà e che dona serenità e beatitudine. I neoclassicisti che
idealizzavano gli antichi provavano rimpianto e nostalgia verso qualcosa che non hanno più, cioè le origini perdute
degli antichi.
Questa concezione è un teorico principale, il critico tedesco Winkelmann. Si è occupato di interpretare opere greche
e romane e anche della lezione archeologiche dei recenti scavi di Pompei ed Ercolano e contribuirono ad alimentare
1
Lozza Lisa
un gusto per gli antichi. Erano anche teorie estetiche alla base del neoclassicismo e scrisse il libro "La storia dell'arte
nell'antichità" nel 1764.
I punti fermi del suo pensiero sono:
1- Afferma la necessità di imitare l'arte dei greci. Dichiara che ciò è superiore alla natura perché la bellezza
ideale supera quella naturale. La statuaria greca è un modello di assoluta perfezione perché l'arte depura la
realtà da ogni fenomeno contingente e astrae da ciò che perfetto ciò che perfetto. L'arte classica quindi è
curata da passioni e segue un ideale di bellezza interno.
2- Enuncia cos'è la bellezza ideale. È quella non turbata dalle passioni, che comunica una calma grandezza e
nobile semplicità, trasmette un senso profondo di armonia. È grandiosa ma allo stesso tempo non comunica
turbamento.
3- Sottolinea che lo scopo dell'arte è contemplare la bellezza ideale e la trasfigurazione della realtà contingente
fuori dal tempo e dalla storia. Esprime il bisogno di un'armonia ideale fuori da un periodo emblematico e
contraddittorio (evasione dalla realtà). L'accostarsi al mondo antico è un rifugio. L'arte è infatti perfezione e
consolazione. Il culto degli antichi e adeguato ai tempi moderni. L'esperienza rivoluzionaria fa aspirare agli
intellettuali un'oasi ideale.
Formalmente recupera i miti, i personaggi mitologici, gli elementi archeologici, i latinismi, e grecismi, il gusto
omerico, le citazioni dotte.
I trattati sono molti. I testi sono o componimenti occasionali (fatto di cronaca, nozze … ) o eventi storici, descrizione
dei luoghi...
Il neoclassicismo dà luogo a diverse posizioni:
-
Esteriore: l'antico è solo un culto esteriore, motivo di abbellimento del testo, non comunica nulla (Monti)
Rivoluzionario: prende come modello la Roma repubblicana dove il tiranno non era ben visto ma era ben
visto il tirannicidio. Si servono delle immagini di Roma per trattare della rivoluzione
Imperiale: tipico del periodo napoleonico, i suoi sostenitori fanno riferimenti alla Roma imperiale, dominata
dalla figura autoritaria, assimilabile a Napoleone (Monti)
Filosofico: chi appartiene a questa posizione è impegnato nella componente preromantica (Pindemonte e
Foscolo). Parte dal presupposto che il mondo classico è un mondo di armonia per sempre perduto verso cui
con nostalgia l'intellettuale si protende. In Foscolo c'è anche una componente personale perchè è nato a
Giacinto, e quindi anche autobiografico. La grecità per Foscolo non è strumento formale come per Monti ma
è il rifugio da un presente doloroso dove è esule e indica il ritorno alla sua terra d'infanzia.
2