All`indomani delle elezioni del 9 e 10 aprile i sondaggi elettorali
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All`indomani delle elezioni del 9 e 10 aprile i sondaggi elettorali
RICERCHE SUL VOTO TRA IL FARE IL DIRE E IL … CONDIRE Intervento di Nando Pagnoncelli Presidente Assirm All’indomani delle elezioni del 9 e 10 aprile i sondaggi elettorali sono stati investiti da un’ondata di critiche, in taluni casi davvero aspre. Abbiamo letto titoli irridenti (“Che asini questi sondaggisti” recitava la copertina di un noto settimanale) e accuse spesso eccessive ed ingenerose, considerazioni tanto gravi quanto arbitrarie, approssimative e superficiali: mi riferisco, per esempio, all’articolo (intitolato “exit flop”) in cui si sosteneva che gli investimenti in ricerche di mercato in Italia (ricerche nel loro complesso, non i sondaggi, che ne rappresentano solo il 6,3%) sono limitati rispetto agli altri paesi europei a causa del nostro scarso livello qualitativo (e non già ad aspetti strutturali, quali la maggiore presenza in Italia di micro-imprese che non hanno dimensioni e capacità di investimento in ricerche di mercato). Come associazione abbiamo preferito astenerci dalla replica immediata alle accuse che ci venivano mosse: sarebbe stato facile ma inutile far osservare a chi ci accusava la grave confusione tra sondaggi elettorali e exit polls, oppure tacciare di malafede chi metteva sullo stesso piano stime realizzate in periodi molto diversi tra loro (i sondaggi dell’ultima settimana con quelli di 2-3 mesi prima delle elezioni), come se la campagna elettorale non servisse a nulla, l’opinione degli elettori fosse fissa ed immutabile nel tempo. Ignorando che, paradossalmente, i partiti e i leader politici operano, nei fatti, per “smentire” i sondaggi, per fare in modo che non si realizzi quanto stimato dai sondaggi: infatti chi è dato per perdente agirà per recuperare lo svantaggio, chi è dato per vincente per consolidare e aumentare il proprio vantaggio. Sarebbe stato facile ma inutile ricordare che negli USA in occasione delle ultime due elezioni presidenziali i sondaggi pre-elettorali e alcuni exit polls avevano indicato vincente il candidato che in realtà risultò sconfitto (prima Gore poi Kerry), o ricordare i clamorosi errori nelle stime delle elezioni in Gran Bretagna nel 1992 (Kinnock venne dato per vincente) o in Israele, o ancora la preannunciata vittoria di Mario Cuomo (“governatore” per una notte), oppure la mancata previsione dell’accesso al ballottaggio di Le Pen alle presidenziali francesi del 2002 o, per ricordare alcuni “incidenti di percorso” avvenuti in Italia, le bandierine di Emilio Fede alle regionali del 2000 (in cui preannunciò il trionfo del centro destra che risultò sconfitto) o le proiezioni elettorali in cui si stimò il raggiungimento del quorum al referendum del 1999. Quest’anno era tale la portata della critica e del discredito che sottolineare il fatto che tutti i sondaggi pre-elettorali sono stati più precisi di quelli del 2001, come sostiene –dati alla mano – il prof. Giacomo Sani e in definitiva hanno colto il forte recupero della CdL, prefigurando correttamente la vittoria dell’Unione alla Camera e la situazione di equilibrio al Senato, avrebbe potuto essere consolatorio ma inutile. Abbiamo evitato le polemiche e ritenendo più proficuo ed opportuno organizzare un seminario a porte chiuse, rivolto ai soli istituti impegnati nella realizzazione di sondaggi e ricerche nel corso della campagna elettorale, con l’obiettivo di individuare i motivi della imprecisione delle stime delle ricerche pre e post elettorali. I risultati del seminario che si è tenuto all’inizio di giugno saranno illustrati nel prossimo interventi dal prof. Bosio, direttore del centro studi di Assirm. Le reazioni suscitate dai sondaggi ci hanno indotto a riflettere sullo scarto elevato tra le aspettative di precisione da parte dei media e dei politici e le crescenti difficoltà a garantire elevati livelli di precisione, in considerazione degli aspetti di cui ci parlerà Bosio. Senza dimenticare il contesto nel quale si sono svolte le elezioni, caratterizzato da elevata complessità e da fattori anomali, quale ad esempio il significativo calo delle schede bianche, di cui si sta proprio dibattendo in questi giorni , dopo l’uscita del DVD di Diario sull’argomento. Non c’è dubbio che negli ultimi anni, soprattutto nelle situazioni di incertezza, queste aspettative siano significativamente aumentate; quello che ci fa riflettere riguarda il vero e proprio cambiamento della funzione d’uso del sondaggio, della sua destinazione, dei suoi obiettivi: non è più solo uno strumento di conoscenza ed analisi dell’elettorato, utile per capire il contesto, per definire e verificare le strategie politiche e comunicative, ma è sempre più strumento di previsione e di comunicazione politica. Il sondaggio elettorale e d’opinione, in virtù della sua immagine di oggettività e neutralità, viene utilizzato per influenzare l’opinione pubblica, modificare il clima sociale, gli orientamenti di voto. Per legittimare le proprie tesi e delegittimare quelle degli avversari. Una sorta di “gioco di specchi”, in cui lo specchio può essere deformato e condurre all’amplificazione dei giudizi, delle opinioni, degli atteggiamenti che trovano conferma e “legittimazione” in un fenomeno che si autoalimenta, sfuggendo ad ogni controllo. Le conseguenze di questa deriva sono state più volte da noi richiamate con preoccupazione all’attenzione dei nostri interlocutori: strumentalizzazione dell’opinione pubblica ma anche discredito e svalutazione dei sondaggi, vissuti non più come strumento super partes ma strumento “partigiano”; e ancora, attribuzione di paternità politiche ai sondaggi, agli istituti e ai ricercatori, accusati o sospettati di scorrettezze ai danni di questo o quel partito e, soprattutto ai danni dei cittadini. La preoccupazione per il rischio di condizionamento dei cittadini ha indotto il legislatore ad intervenire a più riprese istituendo, tramite l’Agcom, un regolamento per la pubblicazione dei sondaggi. Si tratta a nostro parere di un buon regolamento. L’analisi comparativa di quanto previsto nei principali paesi occidentali evidenzia che in Italia vi è una situazione di maggiore trasparenza (nota informativa e documento completo relativi ai sondaggi pubblicati sono resi disponibili su appositi siti internet accessibili a tutti) e una maggiore restrizione: nelle due settimane precedenti le consultazioni elettorali viene vietata la pubblicazione dei sondaggi pre-elettorali, caso unico, insieme alla Grecia. Basti pensare che in Francia, dove dal 1977 vige la legge denominata “Informatique et liberté”, di recente la Corte Suprema ha abolito il “black out” dei sondaggi in virtù del principio che tutti i cittadini hanno il diritto di essere informati riguardo agli orientamenti di voto fino alla vigilia delle elezioni. Le società demoscopiche che fanno capo ad ASSIRM, all’associazione di categoria che mi onoro di presiedere, da 15 anni si sono dotate di un codice deontologico (mutuato dal codice internazionale adottato dall’ESOMAR), hanno reso obbligatoria la certificazione ISO (rendendo trasparenti le procedure di realizzazione dei sondaggi e imponendo standard qualitativi minimi ed irrinunciabili), hanno istituito un comitato disciplinare, presieduto da un magistrato, al quale chiunque può rivolgersi per qualsiasi controversia su un sondaggio. E’ un comitato che può proporre al consiglio direttivo dell’associazione sanzioni severe, fino all’espulsione dell’associato. Nel 2006, inoltre, Assirm ha ricevuto il mandato dagli associati per la definizione di un codice etico e di un nuovo protocollo di qualità a cui tutte le società associate dovranno obbligatoriamente attenersi. Codice etico e protocollo di qualità saranno sottoposti alla ratifica assembleare entro il primo trimestre 2007. Negli ultimi anni abbiamo mantenuto un rapporto intenso e proficuo con l’Autorità garante per le comunicazioni per tutto quanto attiene la pubblicazione dei sondaggi. Tutto ciò, oggi, sembra non essere più sufficiente. Nonostante le norme e la deontologia la situazione è ulteriormente peggiorata. Noi riteniamo sia necessaria una ridefinizione della relazione tra istituti, politici e media. L’intervento di Mario Abis, consigliere Assirm, protagonista negli anni ’80 dei primi sondaggi trasmessi con regolarità in programmi televisivi, sarà focalizzato sull’esigenza di rinegoziare il rapporto tra questi attori. Da parte nostra, già nel luglio scorso in occasione dell’incontro con il Presidente dell’Ordine dei giornalisti abbiamo proposto di dare piena attuazione al protocollo di intesa siglato da Assirm con l’Ordine nel 1995, nel quale tra l’altro si dice: “Nei confronti del pubblico, la responsabilità della correttezza delle informazioni relative a sondaggi è - ciascuno per la sua parte - del soggetto che esegue il sondaggio e del soggetto che lo divulga o diffonde in qualsiasi forma. Dovere imprescindibile di entrambe le parti è di fornire in ogni caso al pubblico tutte le informazioni necessarie e indispensabili per valutare l'attendibilità dei dati, la loro completezza, la loro rilevanza e significatività rispetto ai temi trattati e alle conclusioni tratte”. In concreto abbiamo proposto di costituire il Comitato Permanente formato da 5 componenti in rappresentanza degli organismi firmatari: i compiti, le attribuzioni e le modalità di svolgimento del lavoro sono già indicati nel documento sottoscritto nel 1995. Abbiamo inoltre proposto di istituire corsi di formazioni destinati ai giornalisti che attraverso moduli snelli, non troppo impegnativi in termini di tempo, forniscano alcune delle competenze di base sulla metodologie e le modalità di utilizzo dei sondaggi. Siamo tuttora in attesa di una risposta da parte dell’Ordine dei giornalisti. Più difficile ci appare la possibilità di trovare un accordo con il mondo della politica, per l’assenza di un interlocutore che lo rappresenti, definisca accordi e si faccia carico del rispetto di impegni assunti. In conclusione, alla luce di quanto avvenuto negli ultimi anni e in occasione delle elezioni della scorsa primavera, appare necessario che i sondaggi tornino alla loro funzione originaria di strumento di studio e di analisi, che si ridefiniscano le aspettative rispetto alla loro funzione previsiva alla luce degli oggettivi limiti esistenti e che ci si astenga dall’utilizzarli per influenzare l’opinione pubblica. Noi ci siamo assunti le nostre responsabilità, ma non basta. Auspichiamo vivamente che i politici e i media si assumano le loro. Ecco perché la proposta di Assirm è finalizzata a rinegoziare la relazione tra istituti demoscopici, sistema politico e mezzi di informazione, assumendo impegni precisi, nel rispetto dei propri ruoli, nella consapevolezza delle rispettive responsabilità e nell’interesse dei cittadini, affinché la ricerca socio-politica e i sondaggi elettorali continuino ad essere uno strumento di democrazia e non diventino un rischio per la democrazia. Roma, 29 dicembre 2006