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n° 317 - ottobre 2004
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Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it
Eleonora di Toledo ritratta dal Bronzino
«Ben vestito dee andar ciascuno
secondo sua condizione
e secondo sua età,
perciocchè altrimenti facendo
pare che egli sprezzi la
gente» Giovanni della Casa,
Galateo
Eleonora, bellissima e statuaria, splende di statica
lucentezza, e sembra allontanarsi dalla sua vita naturale, dal quotidiano, pur
tenendo accanto il figlioletto Giovanni, per immergersi nella fissità dell’ideale,
dell’intelletto.
Una figura isolata, ritratta
con lo stesso sguardo acuto
che pare l’abbia contraddistinta in vita, e presentata
con una stringatezza pittorica, quella del Bronzino,
non comune. Una duchessa
che parla all’osservatore mediante una forza e un’immediatezza tutte particolari.
È, questo di Eleonora di
Toledo, il più celebre dei
ritratti del Bronzino, esponente del secondo manierismo fiorentino, dallo stile
elaborato e cerebrale che
esplica soprattutto nei ritratti, veri modelli di idealizzazione cortigiana, ma
anche di freddo rigore psicologico.
Allievo e collaboratore del
Pontormo, Agnolo Allori
detto il Bronzino si avvicina alla corte medicea nel
1539, quando si occupa degli addobbi per le nozze di
Cosimo I con la bella e ricca
Eleonora di Toledo, figlia
del Viceré di Napoli.
In breve tempo diventa il
ritrattista ufficiale del Duca
e della sua corte: per Cosimo esegue tra l’altro pic-
coli ritratti di tutti gli uomini illustri di casa Medici. E decora la Cappella
eretta in Palazzo Vecchio
a Firenze per Eleonora con
una serie di affreschi che
rappresentano un compendio della sua arte: Le storie
di Mosè sulle pareti; sulla
volta le apoteosi dei santi Francesco, Girolamo e Giovanni,
e dell’Arcangelo Michele; la
Deposizione sulla pala a olio
dell’altare e, ai lati, gli episodi dell’Annunciazione. Immagini incorrotte, auliche,
preziose e al tempo stesso
vivaci che traducono e interpretano pienamente il
gusto assolutista del sovrano e la sua necessità di
elargire ai sudditi certezze
al posto delle inquietudini
esistenziali del primo manierismo.
Il ritratto di Eleonora di Toledo con il figlio Giovanni,
conservato agli Uffizi, mostra «la ricerca di una forma
regolare, quasi geometrica,
a cui s’accompagna un colore limpido e freddo che
giunge a note alte e timbrate» (Argan). Una purezza formale, quella che
regala il Bronzino ai suoi
personaggi che è un elogio
nei loro confronti; una scelta
che li rende privilegiati
perché frutto di una preziosa selezione. Personaggi,
direbbe sempre Argan, che
sembrano uscire dal Galateo di Monsignor della Casa,
mentre quelli di Raffaello
paiono scaturire dal Cortegiano di Baldasar Castiglione.
Eleonora è elegantissima
nell’abito superbo, lo stesso,
con alcune varianti, indossato dalla duchessa nel momento in cui fu sepolta,
Agnolo Allori detto Il Bronzino: Particolare del Passaggio del Mar Rosso
Firenze, Palazzo Vecchio, Cappella di Eleonora da Toledo
come è emerso dalla ricognizione nelle tombe dei
Medici avvenuta lo scorso
anno.
Dolcissimo suo figlio, già
identificato tradizionalmente con Garzia, il settimo figlio della coppia ducale nato nel 1547, mentre per alcuni si tratterebbe
del secondogenito Francesco, nato nel 1541, subito
dopo Maria. Questa disparità d’opinione sull’identificazione dei fanciulli si
spiega sia con la lieve differenza d’età di alcuni dei
piccoli Medici, sia con il
numero di repliche e copie
di ritratti dei principi dipinte a più riprese dal Bronzino e dalla bottega. Che
si tratti piuttosto di Giovanni, quarto figlio di Cosimo ed Eleonora, lo con-
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fermerebbe il dato cronologico-stilistico che vedrebbe il dipinto da porsi
verso il 1545 o poco dopo,
quando il piccolo Giovanni
aveva due anni.
È quindi verosimile che il
ritratto sia quello citato dal
Vasari come voluto da Eleonora dopo che il Bronzino
aveva eseguito altri ritratti
dei Medici: «E non andò
molto che ritrasse, siccome piacque a lei, un’altra volta la
detta duchessa, col signor don
Giovanni suo figliolo appresso».
Il Bronzino per accontentarla «mise in opera tutto il
suo talento, tutte le finezze»
scrive il Venturi, «costruzioni, tutti i fregi, i ricami, i
merletti, i tessuti più belli a
gloria dell’arte medicea».
È peraltro questa l’epoca,
forse più di ogni altra, in
cui il modo di vestire ha
una funzione simbolica.
L’abito diventa per i potenti strumento di propaganda personale e politica, mezzo per dimostrare
potere e appartenenza sociale. Si moltiplicano gli
accessori dell’abito e il taglio cambia; la scollatura
si adorna di reticelle per
abbellirla e l’acconciatura
si fa raccolta per rimpicciolire il capo e dare slancio alla figura mentre gli
abiti sontuosi accentuano
l’aspetto regale della persona; aspetto che in quest’opera diventa anche l’inaccessibile grandezza che la
duchessa Eleonora porta in
sé, sotto l’aespressione dolce
eppure severa, secondo l’autodisciplina dei personaggi
dipinti dal Bronzino, tutti
chiusi nella «corazza del
contegno», come scrive
Pinder.
maria siponta de salvia
Agnolo Allori detto Il Bronzino: Eleonora di Toledo con il figlio Giovanni - Firenze, Galleria degli Uffizi