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n° 347 - ottobre 2010 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it La ‘maniera moderna’ del Bronzino Eclettico personaggio nella Firenze del Cinquecento, grande ritrattista alla corte medicea di Cosimo I e poeta dalla vena ironica e celebrativa Agnolo di Cosimo, detto il Bronzino (soprannome che pare gli venisse attribuito per il colore dei capelli), fu uno dei protagonisti dell’arte fiorentina e italiana del Cinquecento, rappresentante perfetto di quella ‘maniera moderna’ che per Vasari costituiva il vertice della pittura; artista di corte, nel pieno senso della parola, fu uno dei pittori preferiti di Cosimo I de’ Medici, della sua sposa Eleonora di Toledo e di alcune grandi famiglie fiorentine, come i Panciatichi. La sua vena creativa si espresse anche nella poesia, dove toccò vari generi, da quello petrarchesco a quello burlesco e malizioso. Peculiare della sua pittura, e del tutto innovativa, è la capacità di coniugare uno straordinario naturalismo con una minuziosa descrizione dei dettagli, quasi fiamminga, che trasporta le sue opere in una dimensione extratemporale: questa caratteristica fa dei ritratti dipinti dal Bronzino opere splendide e misteriose, nelle quali i personaggi rappresentati appaiono quasi tangibili nell’esasperato realismo delle vesti e dei gioielli, ma allo stesso tempo astratti e remoti, anche grazie all’uso di colori puri, simili a quelli degli smalti. I suoi dipinti divengono così una sorta di metafora e di rappresentazione idealizzata della corte medicea e del suo splendore. Oltre ad essere il maggiore ritrattista del Cinquecento a Firenze e forse in Italia assieme a Tiziano, Bronzino affrontò numerosi temi sacri in cui interpretò il fervore religioso dell’epoca. Analogamente a quanto avveniva per le sue rime, dove non mancavano i componimenti dai toni e temi ricchi di doppi sensi e valenze carnali, Bronzino dipinse anche allegorie profane intorno a variazioni sul tema degli amori sensuali di Venere e Cupido: nella tavola con Venere, Amore e Satiro della Galleria Colonna,uno dei capolavori di questo genere, il registro aulico e quello burlesco si intrecciano e si completano a vicenda come in molte delle rime composte dallo stesso artista. A Bronzino pittore e poeta alla corte dei Medici è dedicata una grande rassegna che si tiene a Firenze nelle sale di Palazzo Strozzi fino al 23 gennaio prossimo, attraverso la quale è possibile seguire tutte le tappe principali del suo percorso creativo. Ac- Eleonora di Toledo col figlio Giovanni - Firenze, Galleria degli Uffizi canto ai quadri del Bronzino sono esposte sculture di maestri del pieno Cinquecento, come Benvenuto Cellini, il Tribolo, Baccio Bandinelli, Pierino da Vinci, che con lui ebbero rapporti amichevoli e scambiarono sonetti. Concludono il percorso espositivo alcuni dipinti di Alessandro Allori, allievo prediletto del Bronzino. La formazione giovanile del Bronzino, che era nato nel 1503, si av- pag. 2 valse della vicinanza a un grande maestro come il Pontormo, con il quale svolse una stretta collaborazione a cominciare dagli affreschi alla Certosa del Galluzzo, dove dipinse due lunette - una con Cristo e due angeli, l’altra col Martirio di san Lorenzo - che costituiscono le sue opere più antiche conosciute. Tra il 1525 e il 1529 Bronzino lavorò con Pontormo alla decorazione della Cappella Capponi nella chiesa di Santa Felicita a Firenze, contribuendovi con due dei tondi raffiguranti gli evangelisti che decorano i pennacchi della cupola. Il linguaggio figurativo dell’artista si andò distaccando da quello del maestro dopo il soggiorno alla corte dei duchi di Pesaro (1530- ‘32). Fra le opere di questo periodo figurano capolavori quali la Sacra famiglia della National Gallery di Washington, il Pigmalione e Galatea degli Uffizi, la Sfida tra Apollo e Marsia dell’Hermitage di San Pietroburgo. Dopo il rientro a Firenze, il Bronzino non si allontanò più dalla città, svolgendovi tutto l’arco della sua attività, che rimase sempre strettamente legata alla corte dei Medici. Su commissione di Cosimo I decorò la cappella di Eleonora di Toledo negli appartamenti monumentali di Palazzo Vecchio, dove il granduca si era trasferito nel 1540 incaricando Vasari della ristrutturazione architettonica e dell’ampliamento del palazzo. In questo contesto, Cosimo Venere, Amore e Satiro - Roma, Galleria Colonna I ordinò anche al Bronzino i cartoni per il ciclo di arazzi con le Storie di Giuseppe destinato al Salone dei Dugento in Palazzo Vecchio: su quei disegni l’arazzeria medicea realizzò alcuni tra i più straordinari e sontuosi arazzi dell’Europa del Cinquecento. Bronzino fu il ritrattista ufficiale della corte, per la quale eseguì alcuni dei ritratti più intensi che la pittura rinascimentale ci abbia lasciato, come il celebre Eleonora di Toledo col figlio Giovanni, dipinto probabilmente intorno al 1545, nel quale lo sfarzoso abito in broccato della granduchessa domina la scena come simbolo del potere, risultando il terzo protagonista del dipinto. Alla morte del Pontormo, nel 1557, Cosimo I affidava al Bronzino il compito di portare a termine gli affreschi del coro nella basilica di San Lorenzo, rimasti incompiuti. Per la famiglia Medici compose versi in varie occasioni: nel 1562 de- dicò dodici componimenti a Eleonora di Toledo e ai figli Giovanni e Garzía, deceduti in quell’anno a breve distanza uno dall’altro, mentre nel 1566 componeva per Cosimo I Tre canzoni sorelle. Il Bronzino fu anche uno dei protagonisti della disputa promossa da Benedetto Varchi su quale arte fra pittura e scultura fosse maggiore, che nel 1549 portava alla pubblicazione di un volume contenente lettere di vari artisti, fra cui Bronzino, Michelangelo, Pontormo e Cellini. Il Bronzino partecipò alla cosiddetta disputa sulla Maggioranza delle arti anche con un dipinto, il Ritratto del nano Morgante, nano di corte di Cosimo I, raffigurato nudo sulle due facciate della stessa tela. Per Bartolomeo Panciatichi, ricco mercante fiorentino ambasciatore di Cosimo presso la corte di Francia, come ricorda Vasari il Bronzino «dipinse i ritratti di lui e della moglie, tanto na- pag. 3 turali che paiono vivi veramente e che non manchi loro se non lo spirito». Sempre per i Panciatichi eseguì tre opere a carattere religioso di grande intensità: la Sacra famiglia degli Uffizi, quella del Kunsthistorisches Museum di Vienna e uno straordinario Cristo crocifisso descritto da Vasari e ritenuto perduto; ritrovato nel Musée des Beaux-Arts di Nizza, viene esposto per la prima volta nella mostra fiorentina. L’opera del Bronzino attraversa quasi tutto il Cinquecento, dagli anni Venti, quando collabora col Pontormo fino al 1572, anno della sua morte; durante questo arco di tempo la sua produzione dedicata a temi sacri risente dei contrasti di un secolo pieno di fermenti religiosi, e il Crocifisso dipinto per i Panciatichi è una testimonianza della loro religiosità valdesiana e poi luterana: processati negli anni Cinquanta per eresia dall’Inquisizione romana, solo per intercessione di Cosimo i due coniugi evitarono una pubblica abiura. Dagli anni Sessanta, in- Sacra Famiglia con Sant’Anna e San Giovannino - Parigi, Musée du Louvre vece, Bronzino segue, come l’intera corte di Cosimo, la mutata religiosità in linea con i nuovi dettami del Concilio di Trento. Indipendentemente dai suoi committenti, al pari delle opere profane, anche nelle opere sacre del Bronzino restano comunque evidenti la straordinaria eleganza formale e la preziosità di esecuzione che costituiscono la sigla caratteristica della sua pittura. federico poletti Ritratto di Lucrezia Panciatichi - Firenze, Galleria degli Uffizi