QUANDO DIO è CONTENTO

Transcript

QUANDO DIO è CONTENTO
Pippo Corigliano
Quando Dio
è contento
Il segreto della felicità
Quando Dio è contento.indd 3
04/01/13 10.06
Dello stesso autore
in edizione Mondadori
Un lavoro soprannaturale
Preferisco il Paradiso
Quando Dio è contento
di Pippo Corigliano
Collezione Ingrandimenti
ISBN 978-88-04-62678-7
© 2013 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano
I edizione gennaio 2013
Quando Dio è contento.indd 4
04/01/13 10.06
Indice
5
Introduzione
11
I
29
II
41
III
La mia ricerca della felicità
63
IV
La strada della felicità
71
V
83
VI
95
VII
111
VIII
117
Quando Dio è contento.indd 5
Il segreto della felicità
Persone felici
I maestri di una vita felice
La sofferenza
Percorrere la strada della felicità
Le piccole felicità
Conclusione
04/01/13 10.06
Quando Dio è contento.indd 6
04/01/13 10.06
Quando Dio è contento
Quando Dio è contento.indd 1
04/01/13 10.06
Quando Dio è contento.indd 2
04/01/13 10.06
Se sei un uomo, sei capace di amare Dio.
proverbio medievale
Vi faccio una domanda. Ma pensateci su prima di rispondere. Tra quelli che conoscete, quali sono le persone che
funzionano? Quelli che reggono su di sé saldamente il
peso della propria vita, e lo fanno col sorriso, e magari sono anche quelli a cui ogni tanto vi siete appoggiati,
o avreste tanto desiderato farlo, quando, come Forrest
Gump, eravate «un po’ stanchini»? Non so voi, ma quelli
che conosco io sono cristiani. E sinceramente dubito che
ce ne siano altre, di persone che funzionano davvero, meravigliosamente, col sorriso, fedeli alla propria chiamata,
al proprio piccolo posto di combattimento. Non perché i
cristiani siano più bravi degli altri, ma perché si appoggiano a Colui che ci ha detto: «Senza di me non potete far
nulla». E nulla vuol dire proprio nulla, non qualcosa, non
poco, non tanto.
costanza miriano
Quando Dio è contento.indd 3
04/01/13 10.06
Quando Dio è contento.indd 4
04/01/13 10.06
Introduzione
Viviamo in un’epoca in cui nessuno crede più alle teorie,
ai sistemi concettuali che dovrebbero risolvere i problemi
dell’umanità. Ed è giusto così. Sono state tali e tante le delusioni provocate dalle ideologie che ormai ci fidiamo solo
di ciò che vediamo e tocchiamo con mano. Si crede solo
all’esperienza del vicino. Sarebbe lungo l’elenco delle illusioni menzognere che ci portiamo sulle spalle, penso al
marxismo, al nazismo, e anche al capitalismo trionfante che
presumeva di bastare a se stesso: le vane promesse di felicità, i «nuovi diritti» sbandierati dappertutto oggi stanno
cedendo il passo ai doveri che la crisi economica comporta.
Niente illusioni, quindi, nessuna velleitaria promessa di felicità. Non ci resta che pensare ciascuno alla propria vita e trarre
profitto dalle esperienze altrui. E allora, chi è davvero felice?
La risposta non si può trovarla certo nei pensierini dei
Baci Perugina. La risposta, per me, sono le persone felici
che ho incontrato. La risposta è la mia esperienza personale
della felicità. Questo libro nasce come viaggio, un viaggio
di esperienze da condividere col lettore alla scoperta delle
vite di tutti quelli che ho conosciuto e che mi hanno arricchito con la loro felicità. Una felicità relativa, sia ben chiaro.
Non esiste il Paradiso in terra, questo lo so bene, e chi ha
preteso di instaurare paradisi in terra ha seminato terrore.
Occorre perciò accontentarsi, e cercare di capire quale sia
la via della felicità vera.
Quando Dio è contento.indd 5
04/01/13 10.06
6
Quando Dio è contento
Una persona felice che ho incontrato, per esempio, è
Pina Cannas, una brava collaboratrice domestica, così brava al punto da insegnare, ormai da anni, in una scuola alberghiera. Pina ha fatto la scelta di restare nubile per dedicarsi agli altri, come Gesù. Ecco in breve la sua storia, così
come la racconta la protagonista:
Siamo cinque figli, tre maschi e due femmine… Il mio paese
è Terralba, provincia di Oristano, non lontano dal mare. Mia
madre invece proviene da un paesino di montagna e, ogni
fine settimana, andavamo tutti insieme a trovare i nonni, stipati in una Fiat 850. Mio nonno era pastore e a noi bambini
piaceva molto andare in quella fattoria piena di animali, con
greggi di pecore e il pagliaio dove cercavamo le uova. Ho
bei ricordi dell’infanzia perché siamo stati sempre una famiglia unita. Si facevano molte gite per la Sardegna con i parenti – si formava una colonna di quattro, cinque macchine –
e grazie ai miei genitori ho conosciuto bene la Sardegna…
Nel 1980 partecipai a un corso estivo di orientamento che
si faceva presso la scuola alberghiera Samara di Milano. Ci
andai non perché mi interessasse particolarmente quel tipo
di lavoro ma perché avevo l’opportunità di viaggiare, conoscere persone, sentire un senso di libertà. A casa mio padre
era molto rigido per le uscite: tramontava il sole e dovevo
tramontare pure io. Mentre tornavo a casa vedevo gli altri
uscire. Volevo andare in discoteca ma mi veniva risposto
che ero troppo giovane. Così a volte ci andavo di nascosto.
L’unica volta che mio padre mi ha dato il permesso fu quando venne in paese un cantante che allora andava molto, Alberto Camerini. Due amici miei vennero a casa per invitarmi e mio padre non disse niente. «Miracolo!» pensai. Quella
fu la prima e ultima volta che andai in discoteca rilassata.
Erano le vacanze natalizie, finite le quali tornai al Samara…
Mi chiedevo cosa non andasse bene in me: certo, facevo
solo finta di seguire le attività formative di tipo religioso ma
non mi sentivo tanto cattiva… In aprile si cominciò a parlare del viaggio a Roma per partecipare al convegno Univ, un
incontro internazionale di studenti con udienza dal papa.
C’ero già stata l’anno precedente e mi era rimasta impressa
la figura di Giovanni Paolo II, tant’è che cominciai a pregare per lui (nel frattempo c’era stato anche l’attentato). An-
Quando Dio è contento.indd 6
04/01/13 10.06
Introduzione
7
che a Roma feci la ribelle, mi si accennava alla vocazione
ma io non la sentivo proprio dentro di me. Per questo dico
che, se non hai dentro una vocazione, nessuno dall’esterno
può influenzarti: è una cosa impossibile…
Tra aprile e maggio c’era un ritiro spirituale di tre giorni
e decisi di partecipare. Tornai contentissima e sono convinta
che è intervenuta la Madonna con la sua intercessione, perché da allora non ho avuto più tranquillità: non mangiavo,
non dormivo, non mi divertivo più a fare la scema con le
altre… Fu il mio periodo di travaglio e capivo che era il Signore che me lo chiedeva, non altri. Nessuno poteva convincermi dall’esterno. Furono bei momenti perché ci fu l’incontro con Gesù a livello personale, una cosa meravigliosa che
non si può spiegare… Sentivo anche il desiderio di sposarmi, di divertirmi, fare delle belle vacanze al mare, la discoteca, i ragazzi… E concludevo: «Gesù ti dico di no, basta».
E allo stesso tempo: «Madonnina, il mese di maggio sta per
finire, dammi una risposta». Arrivò il 20 maggio, mia madre mi chiamò per ricordarmi che era il compleanno di mio
padre e mi disse: «Figlia mia, mi hanno detto che sei cambiata, sono contenta!», e si mise a piangere. Anche a me veniva da piangere, ho attaccato il telefono e sono entrata in
cappella. «Basta Gesù, ho capito. Ti dico di sì, basta.» Quando è così non si può resistere, non si può. Mi ricordo che, appena detto di sì, ho sentito dentro di me una pace così grande, ma così grande che non è possibile spiegare e che non
cambierei con nessuna cosa al mondo…
Decisi così di fidarmi di Dio e quest’atteggiamento ce
l’ho ancora dentro, nelle situazioni difficili in cui mi trovo
– perché la vita non è certo tutta rose e fiori – mi rivolgo al
Signore dicendogli che mi fido di Lui, perché so che Lui mi
ha chiamato, ha scelto una via precisa per me sapendo tutti i
miei difetti. Così in tante occasioni dico: «Signore, mi fido di
te. Sono dentro un tunnel ma so che tu mi toglierai di qui».
E nella misura in cui dico: «Non so cosa fare, non ho forze,
non so a chi rivolgermi se non a te», ricevo subito una luce.
Io questo lo griderei, perché è proprio così. La vita vissuta
così è una cosa meravigliosa che non cambierei con nulla al
mondo, anche se mi spaccassero la testa. La tranquillità e la
serenità che si ricevono sono qualcosa di non umano, perché
Dio se chiama qualcuno non lo abbandona mai.
Quando Dio è contento.indd 7
04/01/13 10.06
8
Quando Dio è contento
Da ragazza ero proprio una capretta ma mi colpì molto
sentire che ci si poteva santificare nel lavoro professionale,
che si potesse trovare Dio nelle situazioni quotidiane. Mi
si aprirono orizzonti nuovi, pensai alle cose che da sempre
amavo e sognavo fare: i viaggi, le navi, le crociere, la musica, il canto, il mare. Dio sta dappertutto e ci si può santificare anche nel divertimento, nello stare con le persone cui
si vuole bene, nel fare una gita. Con Dio non ci sono limiti.
Questa scoperta mi ha fatto sentire come se fossi salita su
una montagna a vedere un panorama sconosciuto…
Il mio lavoro specifico è sempre stato nei servizi di sala e
bar, e ho sempre cercato di farlo con affetto, un affetto che si
può dimostrare anche nel modo di porgere un piatto: lo si può
fare con il muso, senza badare alla persona, oppure guardandola negli occhi, cercando di capire se è contenta del servizio…
Mi aiuta tantissimo pensare a mia madre, non quando
eravamo piccoli, ma adesso che mi rendo conto del valore
della mia vocazione. Mai l’ho sentita lamentarsi per le cose
da fare ogni giorno, tutti i giorni, nel servizio del marito e
dei figli. E ho sempre presente il suo senso di donazione nel
preparare bene un pranzo, con un’attenta cura, con la fettina cotta al momento perché sia mangiata ben calda, col pensiero al piatto preferito di ciascuno. Mi aiuta l’esempio di
chi sa dire di sì fino all’ultimo dettaglio, quando si è stanchi
e magari c’è da preparare un vassoietto con una camomilla
per qualcuno che sta male. Sono momenti in cui serve un
pensiero soprannaturale perché umanamente la voglia sarebbe a zero. «Gesù voglio preparare questa camomilla per
te» e così ci metto quell’ingrediente in più d’affetto. La persona che riceve la camomilla non verrà mai a saperlo. Mi
aiuta tanto sapere che Dio mi vede sempre e che conosce le
mie tensioni, i miei sforzi, sa che magari dopo una reazione
di poca voglia c’è uno sforzo di volontà. Al contrario degli
uomini, Lui queste cose le vede tutte, e io so che è contento.
E io sono contenta quando so che Dio è contento…
Qui mi fermo perché sono commosso. Mi commuove
pensare che in questa frase – «Io sono contenta quando so
che Dio è contento» – c’è tutta la teologia, la storia dell’Occidente cristiano, il Pater Noster, l’Antico e il Nuovo Testamento, i trattati di ascetica e mistica, le vite dei santi.
Quando Dio è contento.indd 8
04/01/13 10.06
Introduzione
9
«Io sono contento quando so che Dio è contento» è una
frase che vorrei ripetermi tante volte al giorno perché la santità è tutta qui, nel pensare che quando Dio mi giudicherà
potrebbe dire: «Servo buono e fedele … entra nella gioia
del tuo Signore» (Mt 25,21). Sento di non meritare l’invito
del Signore ma l’affermazione di questa ragazza mi aiuta
nel perseverare su tale strada.
Un’ultima battuta di Pina a proposito di Giovanni Paolo II:
Il Signore mi ha dato la grazia di avere molte occasioni di
stare vicino a Giovanni Paolo II, di parlargli personalmente, di dirgli molte volte che gli volevo bene. Lui mi piaceva perché sapeva stare con tutti e non scansava nessuno,
non faceva preferenze di persone e non chiudeva le porte
a nessuno, neanche a chi gli voleva male. Questo mi colpiva molto, e nella vita quotidiana mi serve per non escludere nessuno dalla mia amicizia. Per questo ho tante amicizie,
perché la gente si sente voluta bene. E tanto più con coloro che vivono con me; cerco ogni giorno di voler bene alle
persone così come sono e dare loro tutto l’affetto possibile
e immaginabile, anche senza essere ricambiata. Questa è la
cosa più bella: si fatica a capirlo, ma quando ci sei riuscita
la gioia non te la toglie più nessuno.
In queste parole ci sono semplici ma profonde verità: «Ho
tante amicizie perché la gente si sente voluta bene». A chi si
lamenta perché ha poche amicizie ecco la formula vincente: voler bene per primi, senza aspettarsi nulla.
Ed è bellissimo il riferimento che Pina fa a chi vive con
lei: gli dedica un «tanto più», a differenza di chi è gentile
con gli estranei e brusco con chi ha vicino. Il segreto è essere gentili «tanto più con coloro che vivono con me», accettandoli «così come sono» e dando loro «tutto l’affetto possibile e immaginabile, anche senza essere ricambiata». Ecco
la chiave di questa particolare felicità. «È la cosa più bella:
si fatica a capirlo, ma quando ci sei riuscita la gioia non te
la toglie più nessuno.»
Si sente che qui non ci sono teorie, massime o consigli,
c’è la vita vissuta che dà frutti saporiti.
Quando Dio è contento.indd 9
04/01/13 10.06