Il magnifico lavativo TOPIPITTORI
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Il magnifico lavativo TOPIPITTORI
146 TUONO PETTINATO L A Il magnifico lavativo 147 TOPIPITTORI T R A M A D E L L O S T E S S O A U T O R E · Garibaldi, Rizzoli, Milano, 2010 · Apocalypso! Gli anni dozzinali, Coniglio Editore, 2009 DAGLI 11 AI 13 ANNI N on è semplice, o al contrario è semplicissimo riassumere la trama del fumetto di Tuono Pettinato. La difficoltà emerge dal fatto che non esiste un intreccio vero e proprio, la narrazione procede per microracconti autobiografici che spesso hanno il respiro di una pagina sola, a volte di due, mai più di tre. D’altra parte è facilissimo però seguirne il racconto perché il lettore non può evitare di identificarsi negli accadimenti, nei pensieri e nelle reazioni emotive dei singoli episodi. E soprattutto nella sequenza di tappe in cui è diviso il libro, segnato dal passaggio all’asilo, alle scuole elementari e alle scuole medie, sorta di via crucis che vede l’abbandono progressivo dell’infanzia verso nuovi orizzonti dell’esistenza. Ma il libro si ferma prima dell’addio definitivo, prima che l’infanzia svapori del tutto e con essa un modo di vivere che è sempre in bilico tra le esperienze quotidiane concrete, le fughe dell’immaginazione, frutto di pura fantasia ma molto spesso di libri, fumetti, giochi, figurine, cartoni animati. Ecco che allora di fronte al lettore sfilano Snoopy e i libri game, i Cavalieri dello Zodiaco e Dungeons & Dragons, i Lego, la mitologia egizia. Un mondo immaginario che si mescola, e diventa tutt’uno, con i primi giorni di scuola, le lezioni di nuoto, i pomeriggi passati a disegnare. « Ho deciso di usare un filtro e di raccontare le cose non proprio come sono accadute, per renderle più vere! E mi sono tramutato allora in un personaggio da cartone animato, anzi, da fumetto. Come uno di quei fumetti che adoravo leggere da piccino. A volte è più facile raccontare se stessi, se si fa un passetto indietro (o in avanti?) e si esce un attimo da se stessi. Quindi adesso sono Andrea, che si firma Tuono Pettinato, il quale disegna una storia con un personaggio bambino che si chiama Andrea come lui! Che è lui! Ma che è anche un’altra cosa! Avete capito?! Ok, adesso che vi ho confusi, possiamo cominciare. Seguitemi!» 150 COMMENTO L E D E L G R A N D I 151 D O M A N D E L I B R O T uono Pettinato è un autore che, con estrema intelligenza e uno stile raffinato che si rischia di non vedere nelle sue stilizzazioni, ha portato un rinnovamento nel settore del fumetto umoristico che vanta in Italia di una grande tradizione ma che rischiava ora di spegnersi. La sua arma migliore sta nella capacità di creare gag paradossali grazie ad un sapientissimo dosaggio ritmico di immagini e parole e alla costruzione di continui effetti di ribaltamento, di cortocircuito di senso, di un’ironia che non è mai violenta, ma arriva sempre con efficacia. Il lettore si trova nelle sue storie continuamente oscillante tra l’adesione al racconto e i personaggi ed uno sguardo esterno, sorridente. Questo meccanismo assume un valore particolare qui perché l’oggetto del racconto è l’autore stesso, anche se trasformato in personaggio fumettistico e con un nome che non coincide con quello sulla copertina. Un gioco di “finzioni” (come il titolo del libro di Borges da cui l’autore ha tratto il suo pseudonimo) che introduce una questione di non poco conto: è possibile davvero ricordare l’infanzia? Si può tornare davvero a quei momenti? Essere bambini non è una condizione totalmente altra e irrecuperabile? Il distacco ironico è forse allora uno strumento indiretto per accostarsi almeno ad un universo che non si lascia avvicinare? Domande che l’autore lascia sospese, anche se fa capolino tra una vignetta e l’altra, qualche sentore di nostalgia malinconica, che potrebbe essere un indizio importante. 1. Raccontare se stessi: ognuno di noi ha vissuto esperienze, emozioni, avvenimenti che hanno segnato un percorso e via via hanno “disegnato” una forma. Quella forma siamo noi. Sembra scontato, perché siamo convinti che il passato che ci ha costruito ci segua ad ogni passo, sia come il nostro metabolismo. Ma tale convinzione vacilla se quel passato lo guardiamo direttamente in faccia: davvero lo possediamo? Cosa ha selezionato la nostra memoria? Cosa ha trasformato? E quello che è rimasto perché è rimasto? Provare a raccontare se stessi, con un fumetto o con un altro linguaggio, vuol dire avviarsi su un sentiero scosceso, perché si è costretti a rendere comprensibile agli altri quello che spesso anche noi fatichiamo a capire. 2. La realtà e le finzioni: la vita di Andrea nel libro è un inestricabile commistione di esperienze vissute davvero e altre “per interposta persona”. Sono i personaggi dei libri, dei fumetti, delle figurine, dei giochi, dei cartoni animati. Naturale che sia così quando si è bambini. Ma è così solo durante l’infanzia? Cambiamo libri e giochi, ma le finzioni non ci accompagnano per tutta la vita? E a cosa servono, se continuiamo a cercarle? Non sono inutili nel momento in cui si cresce e bisogna affrontare la realtà “vera”. Oppure anche le finzioni fanno parte della realtà? P R O L U N G A M E N T I · Per altre infanzie: Kenneth Grahame, L’età d’oro, Adelphi, 1984 Roald Dahl, Boy, Salani, 1997 · Per ridere con i fumetti: Massimo Mattioli, Pinky, Mondadori, 2006 Adriano Carnevali, Il mondo Ronfi, Struwwelpeter, 2010 Tove Jansson, Mumin e i Briganti, Black Velvet, 2010 Tove Jansson, Mumin e i Marziani, Black Velvet, 2011 Joan Sfar, Il signor Coccodrillo ha molta fame, orecchio acerbo, 2011